Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Kris    17/12/2020    5 recensioni
Sasuke si era messo in viaggio per espiare le proprie colpe e proteggere la Foglia: il villaggio era l’eredità di Itachi e il sogno di Naruto. Aveva promesso a Sakura di tornare al villaggio, ma con le implicazioni della Maledizione dell’Odio degli Uchiha che i vecchi Hokage gli avevano raccontato, non era sicuro di volerla coinvolgere. Se solo Kakashi non l’avesse assegnata alla sua missione…
"Gli Uchiha sono un clan che prova profondo amore, più di qualunque altro clan.
Ma una volta che un Uchiha conosce l’amore, nel momento in cui lo perde, quel profondo amore si trasforma in profondo odio."

SasuSaku / Post-Naruto / Canon Universe / Blank period (Viaggio di Sasuke e Sakura fino nascita di Sarada) / Riferimenti-spoiler su light novel
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team Hebi/Taka | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Più contesti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo

Sasuke percepiva l’odio ribollirgli nelle vene e attivargli il Mangekyo Sharingan nel suo occhio destro, le tre tomoe nere unirsi con un guizzo a formare un nuovo simbolo sullo sfondo rosso sangue. Il chakra del ragazzo si espandeva intorno a lui ad ondate regolari. Sakura, ferita e appoggiata all’albero dietro di lui, lo osservava in un misto di stupore e realizzazione: le balenarono in testa le parole che le erano state dette pochi mesi prima.
 

Gli Uchiha sono un clan che prova profondo amore, più di qualunque altro clan.

Ma una volta che un Uchiha conosce l’amore, nel momento in cui lo perde, quel profondo amore si trasforma in profondo odio.

 

– Avete toccato la mia famiglia – sibilò il moro, sfilando lentamente la spada che sfrigolava di elettricità.

– Siete morti.



 



 

Capitolo 1 - Casa

 

Sasuke era abituato ad avere incubi: erano iniziati dopo lo sterminio del suo clan, erano aumentati con il marchio maledetto, e si erano trasformati in compagno continuo dalla morte di Itachi. C’era stato un periodo in cui aveva quasi paura a chiudere gli occhi la sera, e la mancanza di sonno l’aveva spinto sempre più velocemente dentro quel baratro di follia in cui si trovava subito prima della guerra.

Il periodo che aveva trascorso dentro le prigioni di Konoha era stato l’ultimo in cui era stato benedetto da un sonno senza sogni: il jutsu che gli bloccava la vista e il chakra, unito allo sfinimento fisico della battaglia contro Kaguya e poi contro Naruto, aveva permesso al giovane shinobi di assaporare una pausa dai propri demoni. Non un sonno rilassante, ma per lo meno neutro.

Tuttavia, durante quello che aveva chiamato il suo viaggio di redenzione gli incubi erano tornati. Non erano più quotidiani, ma erano sempre lì: alcuni erano i soliti incubi ricorrenti come la morte della sua famiglia e di Itachi; altri erano ricordi modificati dal suo senso di colpa.

La notte precedente si era svegliato coperto di sudore dopo aver visto Naruto, Sakura e Kakashi morire davanti ai suoi occhi per mano di Madara Uchiha. La sua mente gli aveva riprodotto una versione alternativa del passato, ovvero cosa sarebbe successo se non fosse riuscito ad attivare il suo Susanoo in tempo prima dello Tsukuyomi infinito: nell’incubo, Madara li aveva presi e uccisi per far sì che l’odio di Sasuke raggiungesse nuove vette e potenziasse ulteriormente il suo potere oculare, per prenderlo come suo discepolo. Erano le tre di notte e il ragazzo non aveva più chiuso occhio, spendendo il resto della notte a fissare la luna dal cuore della foresta dove stava dormendo.

Quella notte, invece, era un incubo nuovo.

Nel sogno, Sasuke si trovava al villaggio: aveva entrambe le braccia – aveva accettato il braccio che Tsunade gli aveva costruito – e stava tenendo le mani di Sakura in quella che era una confessione dei propri sentimenti. La ragazza però aveva ritirato le mani e aveva riso.

- Davvero pensi che potrei accettare? Sasuke-kun, hai provato ad uccidermi – due volte! Sì, alla fine della guerra ti ho detto di amarti ancora, ma era per fermarti ed evitare che uccidessi Naruto. E anche se fosse stato un sentimento sincero, poi te ne sei andato di nuovo. C’è un limite a quanto una persona può essere benevolente. Sei egoista. Sei in ritardo.

Lo sguardo di Sakura era così carico di rancore che Sasuke si svegliò di scatto, tremante. Per un istante non riconobbe la stanza dell’albergo che aveva preso per quella notte di pioggia.

Sakura non gli avrebbe mai detto una cosa del genere… vero?

Premette le dita sui bulbi oculari, cercando di calmare il respiro. Cos’era questo nuovo genere di incubi? Il suo inconscio voleva gettarlo di nuovo sull’orlo della follia?

Calciò le lenzuola lontano da sé e si diresse alla finestra, la t-shirt nera appiccicata alla pelle. Fuori pioveva: si riempì i polmoni di quell’aria fresca, disperatamente, come se potesse lavare via tutto il senso di colpa che quell’incubo gli aveva risvegliato.

Era la prima volta che sognava una scena del genere da quando era partito da Konoha, sei mesi prima.

Sasuke poteva essere testardo e orgoglioso, ma non era stupido: sapeva benissimo che Sakura era l’unica ragazza con cui aveva un legame particolare. Non ci aveva mai riflettuto profondamente in passato perché qualsiasi legame l’avrebbe distratto dai suoi piani di vendetta, quindi l’aveva catalogato sotto “famiglia” insieme a quello di Naruto e Kakashi: era per quello che da genin si era preoccupato per il suo benessere, che non morisse in missione, che fosse sufficientemente carica per passare l’esame Chunin… ma nulla di più, si era detto.

Il giorno che se n’era andato dal villaggio, quando l’aveva colpita privandola di sensi e l’aveva afferrata prima che cadesse a terra, alcune lacrime gli erano cadute sul braccio. Erano tiepide, ma gli bruciavano la pelle come fuoco. Stringendo le labbra, l’aveva appoggiata sulla panchina di fianco a loro, sperando in cuor suo che un giorno imparasse ad odiarlo, rendendogli le cose più semplici. Nel vederla svenuta per mano sua, era la prima volta che aveva sentito un groppo alla bocca dello stomaco pensando a lei.

Poi l’aveva vista al covo di Orochimaru: più alta, più adulta. Sakura, l’aveva chiamata. Era ancora viva e sembrava essere in salute. Bene, aveva pensato, prima di archiviare anche quel pensiero e andare oltre: non aveva resistito due anni agli esperimenti di Orochimaru per essere distratto ora.

Poi gli era arrivata davanti gridando che avrebbe abbandonato Konoha per lui. Non ricordava bene il viso di Sakura in quel momento, la sua vista già deteriorata e la sua memoria accecata dall’ira e dal dolore della perdita. Ricordava solo la chiara sensazione di aver capito subito la trappola: Sakura era troppo onesta, troppo buona per tradire Konoha per un bastardo come lui. Magari qualche anno prima, quando la sua anima non era ancora color della notte e aveva ancora una possibilità di essere salvato, ma non in quel frangente, non dopo tutto quello che aveva fatto. Era sicuramente lì per fermarlo, forse ucciderlo. In qualche modo ne era contento: finalmente anche lei aveva aperto gli occhi e aveva iniziato ad odiarlo, rendendogli più facile tagliare gli ultimi legami. Le era riconoscente, quasi. Ma ovviamente quella sua bontà le era costata un secondo di troppo di incertezza e lui l’aveva quasi uccisa.

Perché mi torna in mente tutto questo adesso?, si chiese, il sudore finalmente asciutto. Guardò la città addormentata sotto di sé.

I fuori di ciliegio che aveva visto quella mattina stavano perdendo tutti i petali sotto la pioggia impetuosa.

Quando l’aveva rivista sul campo di battaglia, con il cuore un po’ più leggero dopo aver parlato con i vecchi Kage, era come se l’avesse rivista veramente per la prima volta da quando l’aveva lasciata su quella panchina. Era orgogliosa, coraggiosa e forte. Mostruosamente forte, aveva pensato con un sorrisetto quando l’aveva vista distruggere mezzo campo di battaglia con un pugno. Non aveva mai dubitato che il Team 7 fosse il migliore del loro anno, e confermarlo dopo tutti quegli anni gli aveva dato un moto d’orgoglio. E quando l’aveva presa prima che cadesse, esausta in quel deserto, e i suoi occhi si erano incontrati, per un secondo era sicuro che…

Sasuke si ripassò la mano sugli occhi, fermando il treno di pensieri. No, si disse, non ancora.

Qualsiasi cosa il suo inconscio volesse dirgli, qualsiasi sentimento più o meno nascosto e qualsiasi timore ad esso collegato la sua mente volesse portare a galla, Sasuke sapeva di non essere ancora pronto per affrontarlo. Aveva appena iniziato il suo viaggio di redenzione: il suo nome era ancora sinonimo di criminale di guerra, i suoi peccati troppo freschi nella memoria di tutti – soprattutto nella sua –, la sua confusione ancora troppo profonda. Catalogò l’incubo come argomento tabù e si ripromise di non aprire il coperchio di quella scatola mentale per ancora molti, molti mesi.

 

***

 

Era passato più di un anno da quando si era messo in viaggio. Per tutto il tempo Sasuke era stato periodicamente in contatto con il maestro Kakashi, ora Sesto Hokage: il ragazzo sapeva che dati i suoi precedenti Kakashi voleva tenere traccia dei suoi spostamenti – dopotutto era libero perché Kakashi e Naruto avevano perorato la sua causa. D’altra parte, Sasuke era piuttosto sicuro che fosse anche il modo in cui il maestro cercava di tenere un contatto più umano, dimostrargli che era sempre disponibile a parlare, e tenerlo informato su come andava in città. Di tanto in tanto gli affidava persino delle missioni, che generalmente gestiva e portava a termine da solo, mandandogli poi rapporti abbastanza telegrafici.

Nell’ultimo messaggio Kakashi lo avvertiva che Sasuke era stato avvistato in svariate parti del continente in combutta con dei criminali. A quanto pare la traccia chakra era la sua, e nel confermargli che avrebbe creduto alla versione della storia che Sasuke gli avrebbe dato, gli chiedeva comunque di fare chiarezza.

Qualcuno che copia il mio aspetto e la mia traccia chakra…?

Sasuke era sicuro fosse una trappola: qualcuno lo voleva, probabilmente per lo sharingan o il rinnegan – o entrambi – ma non riuscivano a trovarlo. Mettendo in giro delle sue copie e rovinandogli la reputazione pensavano di obbligarlo a tornare al villaggio.

Peccato che il piano fosse destinato a fallire per ben due ragioni. Primo, uno dei motivi del viaggio di Sasuke era proprio stare lontano dal villaggio per proteggerlo da chi voleva i suoi occhi. Secondo, la reputazione di Sasuke era già sufficientemente danneggiata da non curarsi di questi giochini. Dando la precedenza alla protezione di Konoha, decise di non rispondere ai falchi di Kakashi: avrebbero potuto essere intercettati e così facendo li avrebbe messi in pericolo.

 

***

 

Sakura, da parte sua, si preoccupava per questo silenzio di Sasuke: con questa storia stava rischiando di finire di nuovo nella lista nera dei criminali ricercati. Possibile non avesse mai sentito dire “chi tace acconsente”? Non capiva se fosse più spaventata o frustrata.

- Tranquilla, Sakura-chan. Se Sasuke non è tornato al villaggio nonostante ci siano degli impostori che si spacciano per lui, vuol dire che non pensa sia importante.

- Cosa?

- Direbbe “non chiamatemi per una stupidaggine del genere. Gestitela da soli” – disse Naruto imitando il tono arrogante di Sasuke. Sakura rise alla somiglianza.

- Sono sicuro che se fossimo in pericolo si farebbe vivo. Non è più il Sasuke di qualche anno fa che avrebbe agito d’impulso per vendicarsi a qualsiasi costo di chiunque infangasse il suo nome.

Sakura guardò Naruto e annuì gentilmente. Una volta le aveva detto che lui e Sasuke avevano questo legame fraterno che gli permetteva di capirsi con un pugno – qualsiasi cosa volesse dire. Se Naruto le diceva che Sasuke era cambiato, non poteva fare altro che fidarsi, come aveva sempre fatto. Si sfiorò distrattamente la fronte: anche lei era sicura che il Sasuke attuale fosse finalmente libero dalla nebbia di odio che gli aveva ottenebrato la mente. Altrimenti, perché le avrebbe promesso che sarebbe tornato?

 

***

 

Sasuke non aveva previsto che Sakura venisse rapita dal capo delle sue copie.

Quando aveva sentito che tale Kido, membro Anbu, non solo aveva rivendicato di aver usato il suo nome e la sua faccia per far sì che i Kage lo rimettessero nella lista criminali, ma che aveva addirittura rapito Sakura per adescarlo, Sasuke aveva deciso che era ora di occuparsi personalmente di questa mezza calzetta che aveva osato toccare i suoi legami per arrivare a lui.

Schioccò la lingua infastidito e girò sui tacchi, destinazione Konoha. Sakura in pericolo per colpa sua? Non con lui in giro. Aveva fatto una promessa, e Sasuke Uchiha ha sempre mantenuto le sue promesse.

 

***

 

Mentre si stava dirigendo verso Konoha si era imbattuto in alcuni membri Anbu ricoperti dal chakra della volpe a nove code, tuttavia non percepiva Naruto nelle vicinanze.

- Cosa sta succedendo?

Sasuke si era avvicinato, ma gli Anbu reagirono attaccandolo. In un istante Sasuke capì che dovevano essere sotto gli ordini di quel famoso Kido che lo stava cercando. Senza troppe cerimonie il ragazzo li stese con le sue tecniche di fuoco, lasciandone solo uno cosciente.

- Tu. Spiegami cosa sta succedendo.

L’Anbu lo guardò con disprezzo e sputò in terra. Sasuke fece qualche passo avanti e lo afferrò per i capelli.

- Se non me lo spieghi a parole, farò in modo di ottenere le informazioni a modo mio.

L’occhio destro si tinse di nero e cremisi, rivelando il Mangekyo Sharingan. Usandone i poteri riuscì a vedere attraverso i ricordi del nemico cosa era successo al covo di Kido: l’uomo che spiegava a Sakura come lo Sharingan si evolve tramite il dolore della perdita delle persone care, come avesse intenzione di ucciderla davanti a lui per “migliorare la qualità dei suoi occhi”, Sakura che era riuscita a scappare e a battere tutti i nemici, Naruto e gli altri che erano riusciti a raggiungerla per darle man forte. In quel punto il membro Anbu si era allontanato dal gruppo e i ricordi si interrompevano.

Sasuke lasciò cadere a terra l’Anbu sconosciuto e permise ad un sorrisetto sornione di decorargli il viso. Vedere Sakura farsi strada a suon di pugni fino all’uscita del covo gli aveva dato la stessa soddisfazione come se lo avesse fatto personalmente. L’unica cosa che lo indispettiva è che Sakura fosse venuta a sapere il segreto dello Sharingan.

Percepì dei segni di chakra che conosceva bene avvicinarsi alla scena del combattimento. Si guardò intorno: non c’erano nemici in grado di combattere, ma rimanevano dei palesi segni di ninjutsu di fuoco. Avrebbero sicuramente riconosciuto il suo operato. Tuttavia, dopo aver evitato di tornare a Konoha per tutti quei giorni, farsi trovare adesso per avere Naruto a fargli una ramanzina non rientrava nei suoi programmi.

Anche se…

Una leggera fitta gli fece capire che tutto sommato voleva assicurarsi che Sakura stesse bene. Dopotutto era stata rapita per colpa sua.

Si allontanò pochi secondi prima che i rinforzi arrivassero, e nel vedere con la coda dell’occhio una macchia di capelli rosa ciliegio, si ripromise di fare presto una breve sosta al villaggio.

 

***

 

Sakura aveva appena declinato di accompagnare Sai e Ino a cena per festeggiare la fine della missione contro Kido quando l’assistente era venuta a chiamarla per delle questioni dell’ospedale.

Alla fine Sakura era riuscita a liberarsi da sola, ma era sicura di aver intravisto il mantello di Sasuke poco distante dal covo, dove avevano trovato gli altri Anbu traditori storditi. Il ragazzo non si era fatto trovare, ma il fatto che fosse tornato perché lei era in pericolo era una verità innegabile di cui non solo lei, ma anche il maestro Kakashi, Naruto, Sai e Ino erano stati testimoni, grazie alle tracce di palle di fuoco.

Mentre l’assistente la ragguagliava sull’incontro con i ninja medici della Sabbia, Sakura stava fantasticando su quando avrebbe potuto raccontare a Sasuke tutto quello che era successo in quei giorni.

La prossima volta lo accompagnerò, qualsiasi cosa dica.

- Inoltre, per i fondi…

A sentire quel termine a Sakura tornò in mente che aveva promesso di passare dall’ufficio dell’Hokage per via dei fondi in ritardo.

- Mari, scusami! – disse improvvisamente – Prima di sera devo andare dall’Hokage per la storia dei fondi! Riusciamo a concludere l’incontro con i medici della Sabbia entro le sei?

- Ah, penso di sì, ma allora dobbiamo sbrigarci!

Le due ragazze corsero alla clinica e la mente di Sakura tornò a concentrarsi sul lavoro, lasciando le fantasticherie sul momento in cui avrebbe rivisto Sasuke a quando sarebbe tornata a casa da sola quella sera.

 

***

 

Sasuke arrivò alle porte di Konoha che il sole era già tramontato. Si guardò intorno indeciso su che strada prendere: erano passati quasi due anni dall’ultima volta che aveva messo piede su quel selciato.

C’era ancora quell’argomento – anzi, un sentimento, ma cacciava quel termine dalla sua testa non appena il suo cervello lo formulava – che aveva volontariamente evitato durante il suo viaggio. Aveva riflettuto su tante cose, dalla sua famiglia a quello che aveva fatto, a ciò che avrebbe potuto fare in futuro per Konoha; ma quel sentimento – no, argomento – che lo tormentava la notte quando le sue difese si abbassavano era ancora argomento tabù. Ogni volta che gli capitavano sott’occhio famigliole nella sua mente si illuminava il cartello di pericolo Maledizione dell’Odio degli Uchiha e relegava quel pensiero in un angolo del suo cervello.

Ora che aveva messo di nuovo piede a Konoha aveva la sensazione che non avrebbe più potuto fuggire quella riflessione a lungo. Per un istante si pentì di essere tornato e considerò di fare dietro front, ma decise che non necessariamente avrebbe dovuto affrontarlo quella sera. Decretò quindi di andare all’ufficio dell’Hokage, dove avrebbe trovato solo Kakashi e forse Shikamaru ad assisterlo. Si incamminò verso l’edificio passando per strade quasi deserte: gli abitanti del villaggio erano tutti a casa per cena, condividendo con la famiglia un pasto caldo e le avventure del giorno.

Quando Sasuke aprì la porta dell’ufficio dell’Hokage si trovò davanti non solo Kakashi, ma anche Naruto e Sakura. A farlo apposta non ci sarebbe riuscito: maledì internamente la sua sfortuna.

- Chi si vede, il ninja che non risponde alle lettere.

- Sasuke!

- Sasuke-kun?!

Sasuke sospirò. Aveva sperato di trovare solo l’Hokage, fare rapporto, prendere le chiavi di un appartamento temporaneo e andarsene a dormire. Ora anche senza usare lo Sharingan poteva prevedere una cena a base di ramen.

- Che quadretto nostalgico – commentò, le labbra che si piegavano inconsciamente in un mezzo sorriso.

Naruto gli corse incontro e gli passò un braccio sulle spalle, scrollandolo. – Sasuke, maledetto! Sapevo saresti tornato a breve!

- Da quando hai queste capacità sensitive, perdente? Sei sempre stato pessimo in quei jutsu.

Il sorriso di Naruto diventò, se possibile, ancora più evidente. – E tu sei l’anima della festa come sempre, vedo. Andiamo da Ichiraku a festeggiare! Offre il maestro Kakashi!

- Non mi pare di aver detto di volere ramen per cena…

- E a me non pare di aver detto che avrei offerto…

Naruto si imbronciò, sempre tenendo Sasuke fermo sotto il suo braccio, come se temesse che scappasse prima di riuscire ad agguantarlo per cena. Sasuke lo lasciò fare: Naruto si dimenticava che dopotutto, se davvero avesse voluto scappare, gli sarebbe bastato usare il rinnegan.

- Insomma! Sasuke torna dal suo viaggio di redenzione a sorpresa senza dover essere neppure obbligato, dobbiamo festeggiare! Vero, Sakura-chan? Diglielo anche tu!

Sakura, ancora sbalordita alla vista di Sasuke nella stanza dell’Hokage, sembrò risvegliarsi dal torpore in cui era caduta. Era lui, era il vero Sasuke. Era più alto di quanto ricordasse, i capelli gli erano cresciuti e ora coprivano totalmente l’occhio sinistro, i lineamenti del viso avevano perso l’ultima traccia di rotondità adolescenziale ed erano più fini e taglienti. Era completamente vestito di nero e solo un lieve strato di polvere che gli copriva i sandali e il bordo del mantello faceva intuire che fosse di ritorno da un viaggio. Sakura ricacciò indietro le lacrime di gioia.

- Bentornato a casa, Sasuke-kun! – sorrise felice, piegando il capo di lato.

L’occhio corvino di Sasuke e gli occhi verde smeraldo di Sakura si incrociarono, e sentì un calore familiare ma dimenticato da tempo avvolgergli lentamente il cuore.

Bentornato a casa, Sasuke. Com’è andata oggi?

Era il calore nella voce di sua madre, un sorriso gentile che faceva capolino dal salotto; era il calore nella voce di Itachi che passava per il corridoio, un libro di ninjutsu in mano.

Il calore di essere accolto dalla propria famiglia quando si ritorna da un lungo viaggio. Sentì le sue spalle sciogliersi sotto il braccio di Naruto, riconoscendo lo stesso calore nell’abbraccio ingombrante dell’amico. Chiuse gli occhi e senza accorgersene gli scappò il secondo sorriso della giornata.

- Sono tornato.

 

***

 

Fortunatamente l’intercessione di Sakura evitò a Sasuke la cena a base di ramen.

- Sasuke-kun torna da un viaggio lunghissimo, sarà stanco, invece del ramen ha bisogno di nutrienti!

- Ma il ramen è nutriente!

- È pieno di grasso!

- Appunto! È buono!

- Ma non è nutriente! E anche tu dovresti mangiare più frutta e verdure.

- Nel ramen posso metterci verdure, se voglio!

- Verdure fresche, idiota!

- Su, su – interruppe il maestro Kakashi sorridendo sotto la maschera, mosso a pietà – Che ne dite di carne alla griglia allora? Carne e verdure? Solo per questa volta, offro davvero io.

Sakura approvò subito, e anche Naruto non sembrava più così dispiaciuto all’idea di avere una costosa cena di yakiniku a scrocco. Sasuke si limitò a prendere le chiavi dell’appartamento che Kakashi gli stava porgendo, accettando qualsiasi cosa sarebbe uscita dalla diatriba tra Naruto e Sakura. Dopotutto, poteva concedersi – no, concedere loro – una cena in compagnia dopo anni di distanza dal villaggio.

E poi, anche lui era da un po’ che non mangiava in un ristorante normale…

 

A fine cena Sasuke sentì la stanchezza prendere il sopravvento come raramente gli era successo. Sentiva la testa pesante e davvero, stava sognando il letto.

Stare con questi tre è più stancante che viaggiare a piedi per mesi…

- Kakashi, dov’è l’appartamento?

- È nella zona nuova di Konoha. Ah, è poco distante dalla nuova clinica per i bambini. Sakura, puoi accompagnarlo? Tu conosci bene quella zona. – rispose Kakashi.

Sasuke lo guardò storto: avrebbe potuto trovarlo da solo senza troppi problemi. Con la coda dell’occhio vide il viso di Sakura illuminarsi all’idea di fare un pezzo di strada con lui, e decise di soprassedere.

 

La via di casa era estremamente silenziosa. Che lui non parlasse mai non era una novità, ma che Sakura non lo coprisse di parole era effettivamente strano. Le uniche volte che l’aveva vista così era perché era tesa per qualcosa – tipo l’esame Chunin, o perché stava cercando il coraggio di ucciderlo. Notò anche che la ragazza stava comunque mantenendo una certa distanza da lui, e la cosa inaspettatamente lo turbava. Che fosse arrabbiata perché non era tornato subito quando era stata rapita?

- Per quanto rimarrai al villaggio? – gli chiese infine con un sussurro.

Ah, era questo.

- Non so, ma non troppo. Sono solo di passaggio.

Sakura fece un sorriso mesto, stringendo le mani dietro la schiena.

- Quasi due anni non sono bastati ad espiare i tuoi peccati?

Sasuke sospirò. – Mi servirà probabilmente tutta la vita per quello.

- Quindi perché non farlo al villaggio?

Il ragazzo ponderò la risposta, guardandola di sottecchi.

- È complicato. – disse alla fine, rendendosi subito conto che non era una risposta decente. La ragazza, infatti, fece solo un suono di assenso senza proseguire il discorso.

- Cos’è questo centro per bambini di cui Kakashi parlava? – alla fine decise di spezzare lui stesso quel pesante silenzio.

Sakura alzò lo sguardo e finalmente lo guardò, gli occhi illuminati di un ardore che non ricordava di averle mai visto.

- È un centro che fornisce supporto e terapia ai bambini che hanno subito dei traumi.

Sasuke alzò le sopracciglia a quella spiegazione, e Sakura rispose a quella domanda non espressa guardando la luna sopra di loro.

- La guerra appena finita ha richiesto molti sacrifici e ci sono molti orfani. Tutti loro hanno esigenze diverse, ma necessitano tutti di amore e cura. E non solo la guerra. Tanti altri bambini hanno vissuto traumi di altro genere: perdita di amici, mutilazioni… Maltrattamenti fisici e psicologici da parte del proprio villaggio. È giusto che abbiano un luogo dove possano riceve il supporto necessario.

Sakura volse timidamente lo sguardo a Sasuke e sorrise.

- È un progetto che ho proposto io alla maestra Tsunade, che lo ha apprezzato e presentato al consiglio. Ci credo davvero.

Sakura poteva vedere un accenno di perplessità negli occhi di Sasuke, ma il ragazzo non riusciva a proferire parola. Più che perplessità, era lieve shock. Bambini con dei traumi… orfani…? Era questo di cui si occupava ora?

- Perché? – chiese infine, temendo di saltare a conclusioni affrettate. Sakura si fermò sui suoi passi, il sorriso non cambiò di un millimetro.

- Perché sono del Team 7 – disse semplicemente – e non voglio che altri bambini passino quello che avete passato tu e Naruto.

Anche Sasuke si fermò, la luce del lampione vicino a loro rendeva finalmente chiaro anche a Sakura lo shock malcelato sul suo viso.

- Tanti anni fa ti ho detto una cosa bruttissima: ho detto che non avere genitori è quello che rendeva Naruto indisciplinato. Però tu mi hai sgridata: mi hai detto che la solitudine è un dolore lacerante che non potevo capire. E avevi ragione. Inoltre, dire una cosa del genere a te… ero davvero una ragazzina. Non capivo né Naruto, né te. Più passano gli anni, più mi vergogno di quel momento. Ma da quel giorno ho cercato di essere più comprensiva nei confronti di Naruto. E poi… tu hai lasciato il villaggio.

Per la prima volta in quella sera, il sorriso di Sakura tremò.

- E sono stata testimone di quella solitudine divorante, delle sue conseguenze autodistruttive sui diretti interessati e su chi li circonda. Poco dopo Sai è entrato nel team 7, e anche Sai ha avuto un’infanzia terribile per colpa della Radice che l’ha trasformato in una macchina senza sentimenti. Mentre mi allenavo sotto la guida della maestra Tsunade, ho deciso che una volta diventata medico avrei trovato un modo per evitare tutto questo. Che avrei trovato un modo per far sì che non siano soli, che non siano odiati e ostracizzati dal villaggio, che siano aiutati col loro trauma.

- Perché? – chiese di nuovo Sasuke.

Il tono della voce di Sakura era dolorosamente gentile.

- Perché tutti meritano di essere amati.

Sasuke sentiva che la tenerezza di quelle parole non era di circostanza, né era un ulteriore tentativo di attirare la sua attenzione. Era una tenerezza sincera.

In quel frangente, Sasuke percepì con sicurezza che anche Sakura, in quegli anni, era cresciuta e cambiata.

Aveva sempre saputo che Sakura era una persona di buon cuore. Quando aveva lasciato il villaggio, nonostante Sakura avesse evidentemente iniziato a riflettere su quelle parole che le aveva rivolto, c’era ancora una nota egoista – resta qui, ti aiuterò io, se te ne vai per me sarà come essere completamente sola. Ma questa volta il discorso era su tutt’altro piano. Non era un progetto fatto per attirarlo (lui non sapeva neanche stesse lavorando ad un ospedale simile): era il suo modo di sviluppare tutto il male che Sasuke le aveva fatto e trasformarlo in qualcosa di… buono. E senza rendiconto personale.

La forza di quella ragazza lo sorprendeva una volta di più.

Perché tutti meritano di essere amati.

Anche dopo due anni di viaggio non era ancora sicuro di meritarselo. Sentì il coperchio di quella scatola dentro il suo cuore vibrare con violenza e chiedere di essere stappato.

- Anche tu, Sasuke-kun, te lo meriti.

Sakura sembrò leggergli nel pensiero, ma Sasuke non aveva ancora riflettuto a sufficienza sull’argomento per darle una risposta.

- …è un progetto ammirevole. – riuscì solo a dire, e lo pensava veramente.

Cosa sarebbe successo se tale luogo fosse esistito quando lui era bambino? Magari non sarebbe andato da Orochimaru. Magari avrebbe raggiunto Itachi e si sarebbe fatto raccontare la verità senza provare ad ucciderlo. Forse sarebbe riuscito a riportarlo a Konoha prima che la malattia lo divorasse. Sicuramente non avrebbe provato ad uccidere Naruto e Sakura più e più volte, pensando che tagliare i legami con le persone intorno a lui fossero l’unica via possibile per ottenere il potere.

Sicuramente, d’ora in poi molti bambini avrebbero evitato di prendere la sua stessa strada. Era davvero un progetto ammirevole.

Sakura sorrise di nuovo, contenta di ricevere quel commento dalla persona che l’aveva ispirata.

- Ha aperto da poco.

- Sarai impegnata, immagino.

- Era per questo che prima ero nell’ufficio dell’Hokage. Ma è un lavoro entusiasmante!

Vedere quel genuino entusiasmo nel viso di Sakura in qualche modo lo rasserenava a sua volta. Se pensava a com’era insicura in passato… sembrava davvero un’altra persona.

- Comunque, Sasuke-kun… il centro è quel palazzo lì in fondo, quindi l’appartamento dovrebbe essere uno di questi due palazzi.

-Ah… ok. – disse sovrappensiero, prima di realizzare che forse non era il caso di farle fare troppa strada da sola la sera. – E tu?

- Io in realtà vivo lì. Mi sono trasferita la settimana scorsa per essere vicina all’ospedale.

Sakura indicò il palazzo in fondo alla strada che avevano appena percorso. Stavano praticamente a 200 metri di distanza.

Sakura si guardò intorno, indecisa sul da farsi. Sasuke decise di interrompere quel silenzio imbarazzante tirando fuori le chiavi.

- Vado a cercare l’appartamento, allora.

- Ah… certo. Buonanotte, Sasuke-kun.

Sasuke rispose con un cenno, prima di voltarsi e confrontare il nome del palazzo che aveva davanti con quello delle chiavi.

- Sasuke-kun…

- Mh? - Il ragazzo si voltò di nuovo a guardarla, trovandola con le mani dietro la schiena che si guardava le scarpe.

- Sono contenta che il progetto del centro per bambini sia approvato anche da te.

Sakura alzò gli occhi, smeraldo liquido su pallida porcellana. Per un istante, Sasuke si ritrovò perso in quegli occhi. Senza aggiungere altro, Sakura si girò e si diresse verso il suo appartamento.

- Sakura. – la richiamò con un tono più imperioso di quanto avesse programmato. La ragazza si voltò a guardarlo.

- …grazie.

Sakura sgranò gli occhi e per un secondo sembrò sul punto di piangere, ma prima che Sasuke potesse confermarlo, si diresse a tutta velocità verso la fine della strada.

Nonostante quel “grazie” fosse sincero, con una leggera perfidia si rese conto che non gli dispiaceva vederla ancora arrossire alle sue parole dopo tutti quegli anni.

 

***

 

Ovviamente Naruto non gli dava pace.

Vero che Sasuke aveva deciso di tornare a Konoha di sua spontanea volontà – pentendosene ogni mattina e chiedendosi perché aveva ceduto alla nostalgia così facilmente – ma sapeva benissimo che non tutti erano contenti della cosa. Di conseguenza aveva deciso di spendere i primi giorni il più tranquillamente possibile, senza dare nell’occhio. Tuttavia Naruto la pensava diversamente e continuava a piombargli in casa ogni volta che aveva qualche minuto libero.

- Fa parte della mia missione farti integrare nel villaggio!

- Che missione?

- La mia missione di tuo migliore amico! – gli aveva risposto Naruto senza troppe cerimonie.

Ovviamente.

Nonostante tutto, non voleva ammetterlo, ma era contento di averlo intorno e che lo aiutasse con i suoi evidenti problemi di socializzazione.

Il primo che aveva accettato di buon grado il suo ritorno era stato Sai – il suo sostituto. Anche se per qualche giorno avevano continuato a chiamarsi reciprocamente “sostituto” e “traditore”, con estremo orrore di Sakura e sadico divertimento di Naruto e Ino, tutto sommato andavano d’accordo. Sai era negli Anbu e di poche parole, non troppo dissimile dal ruolo di vigilante di poche parole che Sasuke stava coprendo da un anno a quella parte. A quanto pare Naruto e Sakura volevano che andassero d’accordo, quindi Sasuke aveva dato fondo a tutta l’educazione che i suoi genitori gli avevano impartito per creare una discussione cordiale e si era complimentato per la peculiarità del jutsu artistico di Sai. Lo shinobi aveva sorriso, in apparenza apprezzando il commento.

- Immagino tu abbia letto il mio stesso libro.

- Che libro?

- Quello che spiega come sia necessario fare dei commenti di circostanza per creare un rapporto di amicizia. Dato che non ci conosciamo, l’unica cosa che sai di me è il jutsu artistico che ho usato contro di te da Orochimaru.

Era serio? Era un’offesa? Non capiva. Sperando in un suggerimento Sasuke fece correre gli occhi a Naruto, che si grattava la guancia a disagio. A quanto pare erano cose che diceva normalmente. Sasuke trovò ironico che il suo sostituto nel Team 7 avesse problemi di comunicazione peggiori dei suoi. Almeno lui non doveva consultare dei libri per imparare a parlare con la gente.

…o forse avrebbe dovuto farlo?

- Quindi io adesso dovrei ricambiare. Vediamo… le tue capacità con la spada sono davvero impressionanti. Immagino che avere uno dei tre ninja leggendari come maestro ti abbia reso forte, anche se quel Sennin era un criminale ricercato da tutte e cinque le Nazioni.

Sasuke era così confuso da quella conversazione e dal modo di esprimersi di Sai che Sakura decise di venirgli in aiuto, suggerendo al gruppo di rimandare la conversazione ad un altro giorno.

No, Sasuke decretò che provare a leggere il famoso libro di Sai decisamente non era una buona idea.

Shikamaru si era rivelato un po’ più ostico, ma Sasuke non lo biasimava. Non solo era la causa per cui la sua prima missione come team leader – riportarlo a Konoha – era fallita, ma aveva perso suo padre durante la guerra, e per quanto Sasuke non fosse quello che l’aveva scatenata e aveva anzi contribuito a vincerla, aveva avuto un ruolo non indifferente nei processi precedenti che l’avevano scatenata. Ma era anche una persona intelligente e lavorava per l’Hokage, quindi Naruto era sicurissimo che prima o poi Sasuke e Shikamaru sarebbero riusciti ad apprezzarsi a vicenda.

Hinata e Ino erano quelle che l’avevano accolto nella maniera più comprensiva, seguite da Choji, Shino e Lee con un tiepido atteggiamento neutro.

Ma nonostante Naruto lo costringesse a girovagare per il villaggio a compiere buone azioni e a socializzare con i loro vecchi amici, riusciva a vedere solo raramente Sakura. La ragazza era impegnata con il nuovo centro e nonostante cercasse di ritagliarsi un po’ di tempo per incontrarli per cena, più di una volta era così stanca da quasi addormentarsi sulla sedia. Sasuke stava a sentire quando raccontava delle difficoltà dei primi tempi – “i fondi sono in ritardo…” –, dei ragazzini che litigavano tra di loro…

- Sembrano Naruto e Sasuke ai primi tempi!

- Primi tempi…? – aveva chiesto subdolamente Kakashi.

- Certo, ora io e Sasuke andiamo d’accordissimo! Non è vero?

Sasuke aveva risposto con un Uhmf di circostanza che, come da copione, aveva richiamato la solita reazione di Naruto.

- Ehi, idiota, devo farti saltare anche l’altro braccio per renderti un po’ più socievole?

- Potresti rimetterci tutti e quattro gli arti prima di riuscirci.

- Ma ti dai dell’asociale da solo? Allora sei davvero il più stupido degli Uchiha.

- Sempre meglio di essere il solito perdente da una vita.

- Più di un anno in giro per il mondo e l’unica cosa cambiata in questo bastardo è iniziare a vestirsi di nero!

- Almeno non è arancione, che ninja si veste di arancione? Mai sentito parlare di mimetica?

- Naruto Uzumaki non ha bisogno di nascondersi! Sono comunque il più forte!

- Testiamo chi ha migliorato le proprie tecniche nell’ultimo anno?

- Non sottovalutare il prossimo Hokage!

In quel momento Sakura aveva sbattuto la mano sul tavolo, incrinandolo. Il suono del legno che si spezza fece sobbalzare entrambi i ragazzi e il maestro, che si voltarono verso la fonte di quel suono.

- Pestatevi di nuovo e giuro che questa volta vi starò a guardare mentre morite dissanguati.

- Su su, Sakura, stavano solo scherzando…

- E tu, maestro Kakashi, se continuerai ad istigarli mi premurerò di trovare il modo di fartene pentire. Tipo farti volare in mezzo alla loro battaglia con le mie stesse mani, o bruciando la tua collezione di Icha Icha Paradise. Non ti darò neanche la gioia di scegliere.

Da quella cena, i tre componenti maschili del leggendario Team 7 avevano smesso di accennare a “fraterne battaglie con eventuali mutilazioni” davanti a Sakura: Naruto e Sasuke erano venuti a patti con le rispettive situazioni fisiche, ma a quanto pareva lo shock di Sakura di trovarli ad un passo dalla morte era ancora troppo fresco per scherzarci a cuor leggero.

Inoltre erano piuttosto sicuri che la Sakura attuale fosse sufficientemente stanca di trovarsi in mezzo ai loro battibecchi da lasciarli davvero morire dissanguati.

A volte, però, Sakura condivideva anche le piccole vittorie che assaporava sul suo nuovo posto di lavoro, come aveva fatto in occasione della festa di compleanno di Ino.

- E questa ragazzina che non parlava con nessuno, oggi mi ha chiamata per nome! Ha finalmente parlato!

Sakura era chiaramente commossa nel raccontare di questa bambina del villaggio della Sabbia che il Kazekage le aveva affidato. Aveva perso i genitori durante la guerra e aveva rifiutato qualsiasi tipo di comunicazione per anni.

- Grandioso! Sakura-chan, sei davvero un medico fantastico! – esclamò Naruto.

- Le è rimasta appresso tutto il giorno! Nemmeno io sono riuscita a staccarla da Sakura per portarla dagli altri bambini – aveva aggiunto Ino. – Sakura è proprio nata per questo lavoro.

Sakura arrossì leggermente, continuando il suo discorso.

Sembra davvero felice.

Come al solito, Sasuke la osservava seduto al tavolo poco distante, il viso appoggiato sulla mano destra. Per qualche strano motivo – chiamato “Naruto che gli piomba in casa e lo trascina fuori a forza” – era stato invitato anche lui a festeggiare. Sempre per qualche strano motivo – chiamato “Sakura che salva Sasuke e Naruto dal presentarsi senza regalo” – aveva addirittura partecipato al regalo da parte del Team 7, con grande stupore di Ino. (Sai aveva fatto come regalo a parte un ritratto della festeggiata ad acquerello, scatenando ammirazione da parte di tutti i presenti per la somiglianza col soggetto e un gridolino di sorpresa e gioia da parte della festeggiata)

Naruto gli aveva spiegato che era la prima volta che si ritrovavano tutti insieme da quando Sasuke era tornato al villaggio, e la prima volta che festeggiavano un compleanno tutti insieme in assoluto dalla fine della guerra. Sasuke non poteva smettere di pensare che era questa la pace che suo fratello voleva proteggere con la sua morte e che Naruto aveva promesso di mantenere. Non gli sarebbe dispiaciuto continuare a proteggere questa pace: l’atmosfera di quel ristorante era davvero… doveva ammetterlo, piacevole.

Verso le undici Hinata, Choji e Lee si scusarono dalla festa, accennando all’avere una missione la mattina dopo; a ruota Sakura si alzò dal tavolo.

- Torno a casa anch’io, sono distrutta. Ancora auguri, Ino-pig!

- Grazie ancora, fronte spaziosa!

In quello Ino si girò verso Sasuke e lo fissò. Perplesso, Sasuke ricambiò lo sguardo senza capire cosa volesse da lui. Ino sembrò trattenere un sospiro.

- Sasuke-kun, fronte spaziosa sembra stanchissima, temo si addormenti su una panchina verso casa. Vivete vicini, no? Fammi un favore e seguila in maniera che non cada per terra.

- Ino, riesco a tornare a casa da sola…

- Ti sei già addormentata una volta su una panchina perché esausta dal lavoro.

Sasuke guardò Sakura con sguardo interrogativo, palesemente chiedendole con gli occhi “Sul serio?”, al che Sakura arrossì di vergogna.

- È successo solo una volta! Non serve continuare a ripeterlo, Ino-pig.

È successo sul serio!, fu la reazione divertita del ragazzo – almeno, questo è quello che Sakura lesse nel movimento di sopracciglia e lieve piega all’angolo delle labbra di Sasuke.

- Anche Sasuke-kun sembra stanco, scommetto stava pensando a quando liberarsi di noi e tornare nel suo antro per esercitarsi nelle sue espressioni facciali di uomo misterioso davanti allo specchio! – aggiunse Naruto.

Sasuke fece scorrere gli occhi tra Ino e Naruto, leggermente perplesso.

Immagino di non avere scelta.

- Naruto, idiota… - borbottò, alzandosi e prendendo il mantello appoggiato sulla sedia, ignorando la risatina dell’amico.

Fu così che si trovò sulla strada di casa con una Sakura effettivamente stanchissima ma ancora su di giri per l’evento della giornata.

- Sono così contenta per Akari-chan! Vuol dire che la clinica funziona! Certo, prima che riesca ad aprirsi completamente riguardo il trauma ci vorranno ancora mesi. Però è un primo passo!

- È un’ottima notizia – convenne lui.

Sakura si voltò, come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa.

- Domani ho il giorno libero e pensavo di uscire dal villaggio, ma non so dove.

Sasuke annuì. – Fai bene. Uno shinobi deve riposarsi per essere sempre al massimo potenziale.

- Che cosa suggerisci?

- Io? – chiese lui, preso in contropiede. Sasuke rifletté un secondo. C’era effettivamente un posto che periodicamente visitava perfetto per chiunque volesse prendersi un giorno di stacco dalla routine – o dai propri pensieri oscuri.

- Il mare.

- Come?

- La costa del Paese del Fuoco che dà sull’oceano.

- Ah, ad est? Penso di non esserci mai stata.

- È molto rilassante. – Poi aggiunse – Se vuoi riposarti dal lavoro.

Sakura si portò un dito sul mento, riflettendo. Sasuke ricordava quel gesto dai tempi in cui erano in squadra insieme.

- È una buona idea… Che zona suggerisci?

- C’è un promontorio da cui si vede la spiaggia e il mare. È piuttosto in alto, quindi non ci vanno molte persone.

- Tu ci vai spesso?

Sasuke sembrò rifletterci. – A volte.

Erano arrivati all’incrocio dove si trovava casa di Sakura.

- Mi accompagneresti? - La ragazza arrossì leggermente.

Sasuke si fermò a sua volta. In effetti era da molto tempo che non ci andava e sentiva il richiamo del mare. Ma andare da solo con Sakura sarebbe stato una specie di…

- Per evitare di perdermi. – aggiunse lei.

- Eri la migliore a leggere le mappe – obiettò il ragazzo.

La ragazza ridacchiò. – Te lo ricordi.

- Certo.

Ricordava tante cose di Sakura dai tempi del Team 7, quella era solo l’ultima della lista.

- …va bene.

appuntamento. E in quel senso lui non aveva ancora deciso cosa voleva da Konoha, o dalla sua stessa vita, se è per quello. Rientrava nell’argomento tabù. Però Sakura era la sua compagna di squadra, non aveva motivo di dirle di no, e aveva così tante cose da farsi perdonare che accompagnarla per mezza giornata era il minimo che potesse fare.

Fece finta di non notare l’espressione di estrema gioia sul viso della ragazza, e la salutò prima che fosse lui questa volta ad arrossire.

 

***

 

Si svegliò di nuovo seduto sul letto e coperto di sudore. Guardò l’orologio: non erano nemmeno le sei di mattina.

Era di nuovo un incubo, lo stesso che aveva già visto qualche mese prima: Sakura che rideva di lui e gli dava dell’egoista. Tuttavia questa volta l’incubo non gli aveva fatto la grazia di interrompersi.

Il rancore nel viso di Sakura si era tramutato in paura.

- E poi… Dopo tutto quello che è successo, l’idea che un eventuale nostro figlio sia maledetto da quegli occhi mi angoscia. L’idea che debba un giorno essere perennemente ricercato per il suo potere oculare, o essere accecato dall’odio – o diventare totalmente cieco nel vero senso della parola. Come potrei mai volere una cosa del genere per mio figlio? Come puoi chiedermelo?

Lo sguardo della Sakura del sogno era così pieno di tristezza e puro terrore che il ragazzo indietreggiò, inciampando e svegliandosi.

Ancora tremante, si passò la mano tra i capelli e si lasciò cadere sul cuscino. Sicuramente era stata una reazione alla promessa di accompagnarla al promontorio da lì a qualche ora, e al discorso sui pazienti della clinica.

Che reazione esagerata. Una volta non mi sarebbe mai successo.

Si coprì gli occhi con l’avambraccio: no, stava mentendo a se stesso. Non era solo una reazione al dialogo della sera prima. Forse la vera domanda che stava evitando era: che cosa rappresentava Sakura per lui? In quei giorni, vederla contenta lo aveva reso felice a sua volta; vederla realizzata nei suoi progetti lo rendeva stranamente orgoglioso. Non ne era del tutto sicuro, ma era un sentimento diverso dal vedere Naruto rincorrere e raggiungere il suo sogno di essere Hokage. Forse una parte molto nascosta di lui aveva iniziato ad accarezzare l’idea di una vita normale con una persona che lo amava. Poteva essere che… lui stesso…?

Sasuke strinse i denti, onestamente spaventato dalle implicazioni di quel pensiero.

La maledizione degli Uchiha.

Il segnale di pericolo lampeggiava più forte che mai.



 






Nota dell'autrice
Grazie per aver letto il primo capitolo! 
La storia è nata dall'aver finalmente letto alcune light novels di Naruto, e l'evoluzione del rapporto tra Sasuke e Sakura mi ha colpito così tanto che la mia mente ha deciso di riempire i buchi fino a raggiungere l'immagine di Sasuke Padre Di Famiglia Innamorato (!!) che c'è nell'ultima novel uscita l'anno scorso.
Sono voluta partire reinterpretando la scena finale della light novel "Sakura's Story" (il "Sono a casa/bentornato a casa") e citando il pezzo di storia con Kido che rapisce Sakura per lo sharingan di Sasuke: dato che la storia esiste già non ho voluto dilungarmi sui dettagli, ma la trovate tutta in quel romanzo!
Volendo seguire la linea del tempo canon, questo primo capitolo non ha molta azione, ma non preoccupatevi: i combattimenti arriveranno! 

È la prima fanfic a capitoli che scrivo dopo anni di stop e la prima pubblicata qui; attendo commenti e critiche costruttive! :)
Parentesi estetica: il Sasuke di questa fic è quello del blank period/Sasuke's Story: Sunrise (le ultime puntate di Naruto Shippuden, visual di Kishimoto qui) :D
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kris