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Autore: Crateide    18/12/2020    1 recensioni
| Storia partecipante alla Maritombola 11 indetta da Lande di Fandom |
Alessandro ed Efestione si sono sempre rivisti in Achille e Patroclo e, come loro, si sono persi. E se il loro destino fosse quello di trovarsi, perdersi e trovarsi ancora?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Event: Maritombola 11.

Sito: Lande di Fandom.

Prompt: 88 - Found then lost then found again.

 

 

 

 

Un calore intenso gli fece quasi smarrire il senno, mentre sospiri e sussurri sconnessi riempivano il silenzio. Intorno a sé non vedeva quasi nulla, ma Alessandro era certo di conoscere bene quel luogo. Cadde sfinito fra coltri di pelle e le sue braccia andarono a stringersi intorno alle spalle di qualcuno. Ne carezzò i capelli, che avevano un profumo familiare, e con le dita disegnò i muscoli delle braccia che si stringevano intorno al suo busto. Avvertiva i loro cuori battere forte e Alessandro si sentì felice, a casa. Cercò con lo sguardo il viso dell’uomo che aveva così intensamente amato, ma non riuscì a distinguerne bene i lineamenti.

«Non andartene, Achille.»

«Se andrò via, verrai con me, Patroclo.»

Alessandro si sentiva sempre più confuso. Una parte di lui ebbe paura, come se sapesse che quel momento di felicità sarebbe durato poco.

Chiuse gli occhi, vinto dal sonno e il buio lo avvolse. A destarlo furono delle voci che lo chiamavano.

«Achille, Achille!»

Un nome non suo, ma che sentiva appartenergli come la pelle che aveva addosso.

Alessandro si ritrovò all’aperto, davanti al corpo privo di vita di Patroclo. La disperazione gli rapì il cuore, si gettò sul cadavere e iniziò a piangere e a gridare. Gli carezzò il viso pallido e freddo, osservandolo con sguardo febbrile.

«Ci ritroveremo», disse, «in un’altra vita, io e te staremo di nuovo insieme.»

Alessandro chiuse gli occhi, quella visione svanì e sentì il corpo diventare leggero. Il cuore batteva ancora con forza, la mente era ancora devastata dal dolore e dalla disperazione. Un brutto presagio gli pesava sul petto e per un istante ebbe quasi timore di risollevare le palpebre.

Una stanza regale, un letto e l’uomo che amava disteso su di esso. Era Patroclo e al tempo stesso non lo era. Alessandro sentì un nome affiorare alle labbra e fuggire via in un sussurro strozzato.

«Efestione.»

Gli strinse la mano fredda e, a quel contatto, Efestione risollevò le palpebre. Due occhi chiari che tante volte aveva ammirato si fissarono nei suoi, mentre un sorriso tendeva le labbra secche.

«Alessandro», chiamò.

Alessandro si avvicinò e gli diede un lungo bacio sulla fronte sudata.

«Efestione, non temere», disse, «ho avuto una visione di un tempo lontano. Io e te ci ritroveremo ancora, non so né quando né dove, ma accadrà. Io senza di te non sono niente.»

Efestione gli strinse la mano.

«Attenderò, allora.»

Un ultimo fremito e il suo corpo si irrigidì a un tratto.

Alessandro urlò e si ritrovò ad ansimare fra le lenzuola del suo letto, in un bagno di sudore. Si passò una mano fra i capelli biondi e deglutì, cercando di ritrovare la calma. Stava tremando come una foglia.

Si guardò intorno e riconobbe subito la propria camera da letto. La smart TV nell’angolo, l’armadio, la scrivania... era tutto in ordine.

Che sogno assurdo, pensò, scostando le coperte per andare in bagno.

Si sciacquò il viso e guardò il proprio riflesso. Gli occhi, uno azzurro come il cielo e l’altro nero come la terra, erano ancora lucidi.

Alessandro fece una doccia, nella speranza che l’acqua lavasse via il dolore che ancora gli rapiva il cuore, ma quel senso di ansietà che gli scuoteva l’animo non andò via nemmeno quando uscì di casa per andare in azienda.

Ho bisogno di un caffè, si disse e si fermò a prenderne uno da asporto. Mentre camminava per le vie del centro, sorseggiando dal bicchiere di carta, sentì di sfuggita una voce che lo costrinse a fermarsi di colpo.

«Aristotele li definì “una sola anima dimorante in due corpi”.»

Alessandro si volse, chi aveva parlato gli era appena passato accanto. Vide un ragazzo camminare con un libro fra le mani e quasi lo rincorse.

«Perdonami», disse, con voce che tremava, «non ho potuto fare a meno di sentirti e... di chi stai parlando?»

Il ragazzo trasalì e si volse. Quegli occhi... Alessandro li avrebbe riconosciuti fra mille. Era l’uomo del suo sogno. Era Patroclo, era Efestione, era l’altra metà della sua anima che tornava finalmente da lui.

«Come?» gli chiese di rimando, abbassando il libro, senza smettere di fissarlo.

«Aristotele... “una sola anima dimorante in due corpi”», rispose distrattamente, muovendo appena le labbra. Si sentiva come se avesse peregrinato per un tempo infinito e fosse finalmente tornato a casa.

«Di Alessandro Magno ed Efestione», rispose il ragazzo, «è così che li ha definiti Aristotele: “una sla anima dimorante in due corpi”.»

«E tu ci credi?» chiese Alessandro con il cuore in gola.

Lo sguardò che gli rivolse il ragazzo era pieno di sottintesi, di parole non dette e di ricordi che solo la memoria del tempo ancora custodiva.

«Sì, adesso sì», gli rispose.

 

 

 

 

   
 
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