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Autore: moira78    21/12/2020    6 recensioni
Candy e Albert passano il loro primo Natale insieme come coppia sposata. Un'atmosfera raccolta, un caminetto acceso e, fuori, una tempesta di neve.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Albert parcheggiò l'auto proprio pochi istanti prima che la tempesta di neve cominciasse a prendere forza. Si concesse qualche momento per chiudersi bene il cappotto, riavvolgere la sciarpa e calzare meglio il cappello, quindi aprì lo sportello chiudendo gli occhi quando il gelo gli sferzò la porzione libera di viso.

Con passi veloci si avviò verso il portone di casa, tenendo le spalle curve e la testa bassa. Quando era quasi arrivato, colto da un impulso improvviso alzò lo sguardo verso la finestra illuminata e scorse la sua figura tra i fiocchi bianchi che cadevano di traverso come piccoli proiettili morbidi e ghiacciati.

Un sorriso gli incurvò le labbra e, finalmente, Albert alzò la mano inguantata per inserire le chiavi nella toppa. Ma la porta si aprì ancor prima che lui potesse toccarla e due braccia lo tirarono dentro, nel calore confortante della sua casa.

Quelle stesse braccia, ora, erano strettamente allacciate al suo corpo e lui strinse le proprie attorno al corpo di sua moglie.

"Ero così preoccupata per te!", disse lei alzando il viso per guardarlo.

Incontrare gli occhi luminosi di Candy, il suo viso arrossato e sentirla abbracciata a lui gli trasmise quasi più calore del caminetto acceso alle sue spalle. Con una mano, si abbassò la sciarpa e si chinò per baciarla.

"Come vedi sono arrivato prima di essere sommerso dalla neve", ribatté facendole l'occhiolino quando ebbe rotto il bacio con un piccolo schiocco.

Il suo sorriso illuminò la stanza anche più del fuoco e delle luci accese sull'albero di Natale: "Bene, mettiti comodo, è tutto pronto!", disse.

Albert spalancò gli occhi: "Hai cucinato la cena tutta da sola?", domandò notando l'assenza della servitù.

Lei arrossì un poco, abbassando gli occhi: "In realtà Julie mi ha aiutata oggi pomeriggio per alcune preparazioni, prima che la congedassi per mandarla dalla sua famiglia", cominciò per poi tornare a guardarlo negli occhi con una nuova luminosità, "ma ho fatto quasi tutto io, sai? E ho anche apparecchiato da sola!".

Le sorrise di rimando, curioso di vedere cosa Candy gli avesse preparato per il loro primo Natale da marito e moglie e si chiuse in camera per cambiarsi. Per qualche minuto si sentì come una donna alle prese col suo primo ballo: allo specchio, alternò davanti al petto un maglione bordeaux e uno blu, per poi optare per il primo, più in tono con la festività.

Ridacchiò di se stesso e lo indossò guardandosi con occhio critico e pettinandosi i capelli indisciplinati che stavano già ricrescendo.
A Candy piaceva passarci le mani in mezzo quando si baciavano, quando voleva coccolarlo o quando facevano l'amore. Perché tagliarli, quindi?
Era un po' emozionato mentre camminava verso la sala da pranzo dove, sapeva, sarebbero stati solo loro due.

Ma non era davvero pronto a tanta meraviglia.

Rimase a bocca aperta scorrendo con lo sguardo la tavola imbandita: sulla tovaglia rossa spiccava una zuppiera che avevano ricevuto in regalo per il loro matrimonio da Miss Pony e Suor Lane e i due set di piatti e di bicchieri erano ordinati uno di fronte all'altro. Accanto alla zuppiera c'era un vassoio coperto da un coperchio con rifiniture dorate e, dal lato opposto, troneggiava un secchiello pieno di ghiaccio dal quale Candy stava tirando fuori una bottiglia di spumante.

"Buon Natale, amore mio!", esordì Candy mentre cominciava ad armeggiare con l'apertura della bottiglia.

Albert le si avvicinò in due passi, sentendo un nodo stringergli la gola sempre più forte.

Ho otto anni, mio padre è morto da pochi mesi e sento le voci provenire dal salone principale. La festa di Natale, quest'anno, è più sobria ma ci sono alcune persone importanti che la zia Elroy ha avuto cura di invitare. Membri del clan, che parlano piano ed esprimono i loro auguri con voce bassa e discreta.  

"Permetti, tesoro?", chiese a Candy, la voce un po' tremante, aiutandola a stappare la bottiglia con un rumore scoppiettante e una fuoriuscita di schiuma.

Candy fece un urletto divertito e batté le mani, felice come una bambina. Albert versò un po' di spumante nei bicchieri e brindò con sua moglie, baciandola e assaporando le sue labbra impregnate del liquido frizzante e dolce: "Buon Natale, tesoro", disse sfiorandole il naso col proprio.

Lei gli diede un altro bacio prima di allontanarsi all'improvviso come se si fosse ricordata qualcosa. La vide armeggiare in un angolo della sala e ritornare con un pacco avvolto da una carta rossa come il suo maglione.

Il mio unico regalo è ancora incartato e giace sul pavimento. Non mi va di aprirlo. Sono qui, nascosto, solo nella prima notte di Natale che non passerò con mio padre. Anche mia sorella sta partecipando alla festa e io non posso farci nulla. È come se non esistessi.

Sentendo gli occhi bruciare, Albert ringraziò Candy e si predispose ad aprire il pacchetto da cui tirò fuori una bellissima sciarpa con cappello e guanti coordinati di un verde acceso, molto più belli di quelli neri che aveva indossato fino a poco prima.

Con un gesto di stizza, apro il pacco e ne tiro fuori una pila di libri. Di solito amo leggere, ma ricevere dei libri per Natale, per me, equivale a ribadire che non posso giocare con i miei coetanei. Devo solo studiare e diventare degno della famiglia. Ne prendo uno e lo getto contro il muro, in un gesto di furia infantile.

Albert abbracciò i regali al petto, sentendo le lacrime fuoriuscire dagli occhi e scorrergli sul viso, la bocca che si contraeva in una smorfia che voleva essere un sorriso.

"Albert!", la voce di Candy lo riscosse e lui si passò le mani sugli occhi, tremante.

"Perdonami ma... erano anni che non passavo un Natale come questo. Anzi, forse è il primo vero Natale per me", spiegò cercando disperatamente di deglutire altre lacrime.

Vide gli occhi di lei brillare. Dannazione, non voleva farla piangere! D'improvviso lo abbracciò così forte che rimase per un attimo inebetito dalla sensazione di conforto.

Lei lo capiva. Lei, che pur essendo orfana, aveva sicuramente passato Natali migliori del suo con Miss Pony, Suor Lane e i bambini. Lei conosceva la sua storia e lo stava consolando con quell'abbraccio.

Commosso, Albert poggiò la guancia sul capo di sua moglie, aspirando il profumo pulito dei suoi capelli morbidi e dorati. Fissò la tavola attraverso il velo delle proprie lacrime e il petto gli si riempì di un senso di gratitudine tale che gli sarebbe bastato per tutta la vita.

Ci sarebbero state altre feste di Natale, magari da passare con tutta la famiglia ma quella, che avevano voluto solo per loro, sarebbe rimasta impressa nella sua memoria fino all'ultimo giorno della propria esistenza.

In pochi istanti, si sentì ripagato per tutte le sofferenze, gli anni di attesa e le delusioni.

Quando Candy alzò il viso su di lui, con gli occhi luccicanti, non poté fare a meno di baciarla. A lungo, dolcemente. Controvoglia, si staccò da lei per poggiare la fronte sulla sua: "Grazie amore mio e... questo è per te", mormorò mentre con un gesto fluido tirava fuori un pacchetto dalla tasca dei pantaloni.

Con un'espressione eccitata e curiosa, Candy si dispose ad aprire il pacchetto come una bambina impaziente, strappandogli un sorriso. Ne tirò fuori una collana sottile da cui pendevano le loro iniziali realizzate in oro bianco.

Affascinata, lei le tracciò con il dito: "A e C... come sulle nostre tazze della Casa della Magnolia!", disse ridendo.

"Proprio così", annuì ricambiando il suo sorriso.

"Oh, Bert, grazie! È bellissima!", gridò saltandogli di nuovo al collo.

"So che non ami particolarmente i gioielli, ma ne ho fatto fare uno apposta per te che fosse discreto e racchiudesse un significato importante", spiegò baciandole la fronte.

"Lo adoro, è stato un pensiero dolcissimo!", disse allontanandosi un poco per cercare di indossare la collana. Non riuscendoci, si voltò chiedendogli di aiutarla.

Con delicatezza, Albert le scostò i capelli dal collo, scoprendo la pelle nivea e morbida della nuca. Quella visione gli fece seccare la gola, anche se non era la prima volta che l'apprezzava. Chiuse il gancio che teneva la collana e non poté impedirsi di baciarla proprio lì, all'attaccatura dei capelli, tracciando una scia fino all'inizio della schiena mentre con le braccia l'attirava a sé.

Il desiderio di lei lo investì come la tormenta che imperversava ormai fuori dalle finestre e divenne ancora più urgente nel momento in cui lei rovesciò la testa all'indietro per offrire la gola ai suoi baci con un gemito appena percettibile.

"Candy", le soffiò in bocca quando si voltò e gli affondò le mani tra i capelli che ora, meno che mai, aveva intenzione di accorciare.

Con un verso soffocato approfondì il bacio e la spinse contro di sé passandole le mani sulla schiena. Il suo corpo reagì all'istante e Albert pensò che avrebbe potuto semplicemente prenderla lì, sulla loro bella tavola di Natale.

Pensò alla dedizione e all'amore che lei aveva posto nel preparare la cena e, con uno sforzo di volontà immane, cercò di riprendere il controllo prima che fosse troppo tardi. Con delicatezza, si allontanò da lei per guardarla, i respiri ancora affannati e la faccia di lei arrossata.

"Faremo freddare la cena e sarebbe un peccato", disse con voce roca.

Con una smorfia di disappunto lei annuì: "Hai ragione. Abbiamo tutta la sera per noi".

Con quella frase carica di promesse, mangiarono ridendo e ricordando i tempi in cui vivevano insieme. Albert era davvero molto colpito dal sapore delizioso della zuppa e dalla consistenza perfetta dell'arrosto. Persino il contorno di patate era cotto a puntino. Il dolce, poi, si rivelò una vera sorpresa.

Quando notò la colata di cioccolato non poté fare a meno di scoppiare a ridere: "Si vede proprio che è il tuo preferito, vero?", la canzonò.

Candy assunse un'espressione imbronciata: "Come puoi notare non mancano nemmeno i frutti di bosco che sono i tuoi preferiti e il ripieno è la crema al limone che adori".

Lui le strinse la mano attraverso il tavolo: "Lo so, tesoro, ti stavo solo prendendo in giro".

La tagliarono insieme e lui ricordò il giorno del loro matrimonio, davanti alla torta a tre piani ricoperta di panna. Si era messo dietro di lei e, con le mani sovrapposte, avevano affondato il coltello per tagliare la prima fetta.

Ricordava ancora il senso di gioia e di impazienza che gli avevano attraversato il corpo mentre immaginava cosa sarebbe successo quella sera, quando finalmente sarebbe stata completamente sua.

Candy aveva intinto repentinamente un dito nella panna e se l'era portato alla bocca e, quando si era voltata per baciarlo, lui ne aveva sentito il sapore. L'impulso di prenderla fra le braccia e portarla via in quel momento era stato difficile da trattenere.

Mentre mangiavano quella torta di Natale, Albert si chiese se ora la sua bocca avrebbe avuto il sapore della cioccolata. E, mentre lo pensava, la vide fare qualcosa che per poco non gli fece perdere la ragione: intinse un dito nel proprio piatto e le lo portò alla bocca, come aveva fatto al matrimonio con la panna.

Con un sorriso birichino disse: "Ti ricordi?".

Le sorrise: "Mi stavi leggendo nel pensiero, streghetta Candy, vero?".

Lei si alzò guardandolo con un'espressione che conosceva molto bene e Albert prese un respiro profondo, scostandosi un po' con la sedia dal tavolo: "Devo dirti che ho un altro paio di regali per te", gli confessò sedendosi sulle sue ginocchia.

"Ah, sì? E quali?", le chiese con voce di nuovo arrochita dal desiderio, scostandole i capelli dal viso per avvicinare le sue labbra.

"Uno è questo", ribatté lei riprendendo il bacio da dove lo avevano interrotto prima di cena.

Quando quella sedia divenne troppo scomoda, Albert, il fiato corto e il sangue che ribolliva, la sollevò senza staccarsi dalle sue labbra e la portò in camera, dove caddero sul letto scompostamente, ridendo.

Candy gettò la testa all'indietro, ridacchiando ancora di gusto. Eppure non l'aveva vista bere. Glielo fece notare e lei, prendendogli i viso tra le mani, gli disse: "Sono ubriaca di te".

"Ah, davvero?", rispose lui arrampicandosi meglio sul letto per sovrastarla col suo corpo: "Quindi, chi sta facendo un regalo a chi?", domandò abbassando la bocca sulla sua scollatura, iniziando a sbottonarle il vestito con le mani insinuate tra la sua schiena e il materasso.

Nonostante l'urgenza e la passione che sembrava divorare entrambi, fu tutto molto lento e tenero e Albert si trovò il corpo di Candy accoccolato contro il suo mentre il respiro di entrambi tornava alla normalità.

"Ti amo", le disse baciandole la testa, sentendo un dolce torpore invadergli le membra, complice il calore della sua vicinanza e la cena abbondante.

Lei emise una specie di verso soddisfatto che gli ricordò le fusa dei gatti. Alzando un sopracciglio per guardarla meglio vide la sua espressione enigmatica e chiese: "Non mi avevi detto che avevi un altro regalo per me?", le domandò massaggiandole col pollice la porzione di spalla che aveva sotto al braccio con cui la stringeva.

Un sorriso ancora più luminoso di quello che gli aveva riservato all'entrata le adornò il volto mentre soffiava un "Sì" e gli prendeva una mano. In un gesto lento portò quella mano in basso, fino alla pelle liscia del suo ventre, trasmettendogli un brivido: "Il tuo secondo regalo è questo", mormorò con voce carica di emozione.

Albert sbatté le palpebre, confuso, e la consapevolezza di quello che gli stava dicendo sua moglie ci mise qualche istante per invaderlo come una sferzata di vento tiepido.

"Tu sei...? Sei sicura?", chiese senza fiato, sollevandosi un po' sul gomito per guardarla meglio.

Candy chiuse gli occhi senza smettere di sorridere e annuì: "Sì, Bert, sono andata dal medico proprio stamattina perché volevo esserne certa. Tra poco meno di sette mesi diventeremo genitori".

"Oh, tesoro, ma è meraviglioso!", poté solo ribattere stringendosela al petto, circondando il suo corpo ancora nudo con protezione e devozione, attento a non stringerla troppo. Ripeté il suo nome mentre le baciava i capelli, il collo, le guance e la ringraziò per il dono più bello che potesse fargli.

Quando si staccò, Candy lo guardò con gli occhi lucidi: "Sei tu che hai fatto un regalo a me, Albert. Non sai quanto ho desiderato in passato avere una famiglia mia per essere madre, per crescere i miei figli, per dare loro tutto quello che ho ricevuto alla Casa di Pony".

Albert le carezzò la guancia con le nocche, con il tocco leggero simile alle ali di una farfalla: "E tu non sai quanto desiderassi io avere dei bambini dalla donna che amo. Anche io voglio dare loro... beh, tutto quello che invece mi è mancato. Un padre presente, una famiglia unita e la semplicità di una vita lontana più possibile dal clamore". Mentre diceva quelle parole, le lacrime cominciarono a rigare le guance di sua moglie e Albert cercò di non lasciarsi trasportare dalla propria emozione mentre le asciugava.

"Sono sicura che avranno tutto questo e molto di più", mormorò Candy con voce roca, sospirando al suo tocco.    

Mentre era ancora immerso in quella bolla di felicità che lo faceva galleggiare in una sorta di realtà parallela, tutto divenne buio. All'improvviso, i suoi muscoli si tesero mentre sentiva chiaramente l'ululato del vento imperversare sui vetri delle finestre, riempiendo la casa di un boato che sembrava l'ululato di un lupo.

"Albert?", la voce di Candy aveva una sfumatura di panico.

"La tempesta deve aver fatto saltare la luce. Vado a recuperare qualche candela", disse cercando a tastoni i suoi vestiti.

"Vengo con te", la udì rispondere mentre il fruscio delle coperte gli indicava che stava facendo lo stesso.

"No, rimani qui e copriti, torno subito. Non vorrei che inciampassi da qualche parte", la fermò finendo di infilarsi i pantaloni.

"Ma potresti inciampare anche tu". Candy non aveva neanche finito di dire la frase che Albert, dopo appena due passi, sbatteva l'alluce contro la gamba del suo comodino.

Con un verso di dolore e un "Accidenti" detto a denti stretti, Albert sentì Candy muoversi dietro a lui: "Che è successo? Te l'avevo detto! Ti sei fatto male?".
"Tranquilla, non è nulla di grave", rispose massaggiandosi la parte lesa.

Muovendo le braccia davanti a sé come un cieco e camminando con cautela, arrivò fino alla porta e l'aprì. Strisciò lungo il muro del corridoio poggiandovisi contro come se stesse camminando su un cornicione e, finalmente, intravide il chiarore della sala da pranzo dove le candele erano rimaste accese in mezzo alla tavola. Prese il candelabro, valutando che sarebbero durate ancora qualche ora, e lo portò con sé.

"Ecco fatto", disse posandolo sullo scrittoio.

"Bene, almeno possiamo stare ancora un po' svegli", disse Candy stiracchiandosi come una leonessa.

Lui si voltò a guardarla con aria perplessa: "Non hai sonno?", le domandò. "Dovresti riposare", suggerì.

Lei gli allungò le braccia chiedendogli di tornare a letto e lui obbedì, stregato dal suo corpo e dai suoi occhi: "Ora non cominciamo con la storia della donna incinta che deve essere tenuta sotto a una campana di vetro. Starò attenta, non farò sforzi e mangerò in modo equilibrato. Ma per il resto... non è che io sia malata, Bert. Stai tranquillo".

Lo raggiunse con un bacio morbido e, ancora una volta, le sue mani gli si intrecciarono nei capelli: "Ma dovremo fare molta più attenzione", disse lui quando smisero per prendere fiato.

"Lo faremo", rispose Candy abbassando le mani per togliergli il maglione. "Il dottore ha detto che va tutto bene e tra un mese potrei addirittura viaggiare".

Albert cercò di concentrarsi sulle sue parole ma la sua mente era già annebbiata dal tocco gentile della moglie che si stava adoperando per spogliarlo con gesti esperti.

"Sei sicura che...", cominciò prima che lei lo facesse tacere con un bacio più profondo.

"Sono sicura, ora baciami", gli chiese e Albert fu felice di assecondare la sua richiesta.

Ore dopo, Albert si svegliò nella luce bianca dell'alba sorta sulla coltre di neve. Il vento era cessato, la tempesta si era placata e le candele erano ormai spente.

Il corpo di Candy era ancora imprigionato tra le sue braccia e lui si godé la sensazione del seno che si alzava e si abbassava al ritmo del respiro. Attese di capire se si sarebbe svegliata, al che avrebbe reclamato le sue labbra e l'avrebbe fatta sua ancora una volta, mentre il giorno nasceva.

Ma Candy si rannicchiò ancora un poco contro di lui, mormorando il suo nome nel sonno e Albert chiuse gli occhi a sua volta.

Avevano un vita davanti ed era luminosa, proprio come quella gloriosa mattina di Natale.
   
 
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