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Autore: Mari Lace    23/12/2020    6 recensioni
Raccolta in cui confluiranno i miei "esperimenti" con varie coppie.
La #1 è stata scritta per matiscrivo, nonché su sua sfida nella Sfida di scrittura del gruppo fb Caffè e calderotti.
{Draco/Harry; onesided} Indicibile
Draco lo odia, perché nessuno l’ha mai fatto sentire tanto insignificante quanto lui.
La #2 è un regalo per Cress Morlet.
{Draco/Hermione} Solo un rimpianto
Superare – raggiungere – la Granger non è più una stupida sfida.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry, Draco/Hermione
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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«Non vorrai scegliere le amicizie sbagliate, Potter».

 

«Ti avevo avvertito, ti avevo detto che ti eri schierato dalla parte sbagliata! I tuoi amici saranno i primi a pagare, adesso».

 

Lancia un’ultima occhiata risentita alla foto in prima pagina, prima di stracciare con un colpo di bacchetta la Gazzetta di quel giorno. Potter, sempre Potter; ha l’impressione che monopolizzi le copertine da mesi, san Potter salvatore del mondo magico.

San Potter che ha salvato lui.

Draco cerca di ragionare con sé stesso in sua difesa: Potter l’ha anche quasi ucciso, una volta, al sesto anno – è sopravvissuto per miracolo, un miracolo chiamato Severus Piton. Se si concentra può ancora richiamare, fin troppo vivido, l’orribile effetto del Sectumsempra: di quegli istanti ciò che gli è più rimasto non è il dolore ma la certezza di star per morire.

Sono pari, allora, no? Potter l’ha quasi ucciso, Potter l’ha salvato. Anzi, quando a Natale gli è stato chiesto di riconoscerlo Draco ha mentito per salvargli la vita: se non l’avesse fatto, l’idiota-che-è-sopravvissuto non sarebbe mai riuscito a fuggire prima del ritorno del Signore Oscuro. È in debito, allora.

Scuote bruscamente la testa, levitando i resti del giornale direttamente nel fuoco scoppiettante del camino. Gli piacerebbe credere a quelle fantasie, ma in fondo sa che sono solo bugie che si racconta per illudersi.

Durante il sesto anno Potter ha quasi ucciso un Mangiamorte che con sciocchi attentati ha messo a rischio la vita di due persone.

Quella notte di Natale del settimo, sì, Draco ha osato non riconoscerlo – una menzogna che non sarebbe servita a nulla, se Potter non fosse riuscito a fuggire nel mentre, ma che gli si può contare come merito. Peccato che nel giro di pochi mesi si sia subito redento da quell’unico atto di coraggio seguendo il Prescelto nella battaglia decisiva al solo fine di ostacolarlo.

Merlino, è stato così dannatamente stupido.

E nonostante ciò, nonostante a scatenare l’Ardemonio sia stato Tiger e nessuno avrebbe considerato Potter e i suoi amici colpevoli per le loro morti, l’eroe ha comunque rischiato la sua vita per salvare lui e Goyle (e il diadema, maledetto, sono quasi morti per recuperare quel dannato oggetto!).

Per quanto gli piaccia fingere di negarselo, Draco lo sa benissimo: è in debito con Potter, lo sarà sempre. Anche se l’ha quasi ucciso.

Lo odia.

Lo odia e non è per nessuno di quegli eventi.

La Gazzetta è ormai bruciata, ma non ha bisogno di sforzarsi per visualizzare mentalmente la foto sorridente del Prescelto, eroe del mondo magico.

Sorride, Potter – ha vinto la guerra e possiede tutto.

Stringe i pugni, Draco – la guerra l’ha persa e non gli rimane nulla.

Suo padre è ad Azkaban – sa che lo merita –, sua madre non c’è quasi mai. È stata scagionata da ogni accusa grazie alla testimonianza di Potter – ennesimo debito – e da allora ha sacrificato ogni forza allo scopo di riabilitare il nome Malfoy. Coltiva amicizie importanti, in giro per l’Inghilterra, mentre lui rimane al Manor ad annegare nella frustrazione. Gli ha proposto di unirsi a lei, naturalmente, ma Draco è intenzionato a evitare il mondo per un po’.

Anche così, non è invidioso di Potter. È arrabbiato, semplicemente.

È arrabbiato, perché se una gran parte della sua vita sembra dipendere proprio da lui, al contrario è certo di non esistere per il ragazzo-venerato-dal-mondo-magico.

Non l’ha mai riconosciuto.

Non al primo anno, quando sul treno gli ha offerto la sua preziosa amicizia.

Non quando, a fine quarto, gli ha rinfacciato d’aver scelto il partito sbagliato.

Se ci ripensa, l’unico anno in cui ha realmente avuto le attenzioni di Potter tutte per lui è stato il sesto, il suo punto più basso – il periodo in cui meno le avrebbe volute.

Gli viene quasi da ridere.

Ha fatto di tutto per farsi notare, di tutto, e parzialmente c’è anche riuscito. Poi è arrivata la guerra, sono cresciuti e il tempo delle prese in giro è finito. Potter è diventato l’eroe che il mondo ha sempre preteso che fosse, l’eroe che va in giro a sorridere e rilasciare interviste; Malfoy l’invisibile che ne spia il successo in disparte. Dimenticato.

Lo odia.

 

Non lo vede da mesi e improvvisamente eccolo lì, a pochi metri da lui; sale al banco dei testimoni e parla, dichiarando che senza il contributo di Narcissa Malfoy non sarebbe riuscito a sconfiggere Voldemort una volta per tutte.

Il processo è vinto, Draco l’intuisce con un’occhiata ai volti dei giurati; mentre le formalità procedono, non stacca un istante lo sguardo da Potter.

Al termine si affretta fuori dall’aula, sperando di incrociarlo prima che sparisca: non è certo di cosa vuole dirgli, grazie o ti odio o qualsiasi altra sciocchezza, ma sa che vuole parlargli. È una decisione non ragionata, presa d’istinto, qualcosa che avverte come necessario. Non ha avuto il tempo di pensarci troppo.

È fortunato: individua Potter nel corridoio e gli va incontro, in preda a una strana emozione. Non ha deciso cosa dirgli, le varie possibilità sono ancora in lotta nella sua mente, quando ne incrocia lo sguardo. Dura un solo attimo: Potter lo distoglie prontamente, girando la testa, e lo sorpassa senza una parola o un’esitazione, lasciandolo a chiedersi se l’abbia visto davvero o se non sia stato frutto della sua immaginazione.

Dalla fine della guerra sono in molti a evitarlo a vista, ma non ha importanza, nessuno di quegli sconosciuti ne ha. Potter sì, invece.

 

Draco lo odia, perché nessuno l’ha mai fatto sentire tanto insignificante quanto lui.

Sono passati sette anni e ancora non ha trovato una spiegazione logica all’interesse irrazionale provato per il Prescelto prima ancora di conoscerlo veramente. Certo, ne aveva sentito parlare; suo padre affermava che sarebbe potuto diventare un grande mago oscuro, ma c’era di più – un altro motivo per cui l’aveva avvicinato e si era proposto di scegliere al posto suo, di aiutarlo. Potter aveva rifiutato, ovviamente. Aveva dichiarato di saper scegliere per sé, e così aveva fatto; aveva scelto. Weasley, Granger – non lui.

Non desiderava altro che venire riconosciuto dal coetaneo che, d’istinto, ha considerato suo pari; si sbagliava, ma l’ha scoperto tardi: Potter, il Prescelto, era destinato a stare ben più in alto. Per questo l’ha odiato, senza capirlo – l’ha sempre lasciato indietro.

Draco lo odia – lo odia, perché lo ama.

Scaglia il pugno, ancora stretto, contro il muro più vicino. Dev’essere impazzito, da dov’è uscito quel pensiero?

Si lascia ricadere su una sedia, stanco, e ride; sfogo amaro e privo d’allegria che lo lascia svuotato.

Se l’è finalmente confessata, quella verità scottante e indicibile.

 

  
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