Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Trixie_    25/12/2020    9 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- 25 –
 
 
And ya know what I mean
I see your smilin' face
Like I never seen before
- What Christmas means to me
 
 
Emma si schiarì la voce, infilò le mani nelle tasche della giacca per impedirsi di gettarle intorno al collo di Regina e baciarla.
«Hai anche tu la netta sensazione di essere appena stata manipolata dal tuo stesso figlio?» domandò lo sceriffo, fingendo un tono casuale.
«Molto netta» rispose Regina, ma a Emma non sembrò tanto irritata quanto avrebbe dovuto. La guardò sorpresa. «Ne sei orgogliosa!» esclamò poi.
Regina scosse la testa. «No, certo che no!» rispose, ma l’angolo destro della sua bocca si sollevò appena. Emma sogghignò.
«Cosa ti ha detto Henry?» domandò però Regina, preoccupata.
«Parafrasando? Che siamo una più idiota dell’altra».
«Mio figlio non direbbe mai una cosa del genere».
«Ma non avrebbe tutti i torti» rispose Emma.
Regina le rivolse uno sguardo interrogativo. «Di cosa stai parlando?».
«Beh…» iniziò Emma, poi esitò. Con lo sguardo, il sindaco la incitò a continuare. «Ecco, sì, Snow ha detto che non sarebbe poi così tragico se tu ed io… Sì, insomma, hai capito, no?»
«L’ha detto anche a me» rispose Regina, puntando lo sguardo a terra.
«Davvero?»
«Davvero».
«E Henry sa qualcosa. Non so cosa. Insomma, dice che gli sta bene, che abbiamo promesso che non lo metteremo in mezzo e-»
«Abbiamo promesso?»
«Ho promesso al posto tuo» confessò Emma, con una smorfia.
«Emma!»
«Ero nel panico!» si giustificò lo sceriffo. «Credevo che sarei stata io a fargli il quarto grado, ma quel ragazzino mi ha fregata».
Regina alzò gli occhi al cielo.
«Ma il punto è che… Così… Voglio dire, tutte quelle cose che ci siamo dette… Puff» aggiunse Emma, stringendosi nelle spalle.
Regina scosse la testa. «Puff? Henry può anche credere che gli stia bene, ma non è così! Lo dice solo perché pensa che finirà bene!»
«E tu sei certa che finirà male?»
«No, ma-»
«Mi hai lasciata vincere a carte?» domandò Emma, a bruciapelo.
«Cosa?» chiese Regina, anche se in realtà aveva capito benissimo. Solo, non voleva rispondere.
«L’altro giorno, quando stavamo giocando a carte, solo tu ed io. Ricordi?»
«Sì» rispose Regina, esitante.
«Mi hai fatta vincere».
«Fortuna» rispose il sindaco. E l’angolo destro della sua bocca non si mosse. Perché era, in parte, vero. Ad Emma era toccata in sorte una buona mano.
Lo sceriffo la fissò per qualche istante. «Regina, è stata solo fortuna?»
Regina prese un respiro profondo, si strinse nelle spalle. «È solo un gioco» disse.
«E tu sei solo incredibilmente competitiva» le fece notare Emma. «Mi hai lasciata vincere?»
Regina si morse il labbro inferiore. «Forse» ammise, con un filo di voce.
«Regina» fece Emma, in tono serio.
Il sindaco stirò le labbra, incrociò le braccia al petto. «Sì» concesse infine. «Certo che sì, io non perdo mai».
Emma sorrise, Regina alzò gli occhi al cielo. «Non dovresti esserne felice. Vuol dire che non avresti vinto, se io-»
«Vuol dire che ti importa di più vedermi felice che vincere» la interruppe Emma.
Regina la fissò. «Lo sai, odio davvero il fatto di non poterti mentire».
«Per favore. Tu e i tuoi giri di parole, chissà su quante cose mi stai fregando».
Il sindaco evitò accuratamente di commentare a riguardo. «Ma questo non risolve niente, Emma. C’è comunque la possibilità che questa storia finisca… male».
«Ma c’è anche la possibilità che questa storia finisca bene. E… ha senso. Tu ed io abbiamo senso! Pensaci! Tu hai lanciato la Maledizione per trovare il tuo lieto fine, giusto?»
Regina annuì.
«E io sono la Salvatrice! Non che la cosa mi sia mai piaciuta fino in fondo, ma non ho scelta, il mio compito è restituire a tutti il lieto fine che si meritano e… E se io fossi il tuo, Regina? Insomma, sono la figlia di Snow! È esattamente il tipo di ironia che piace al destino. Senza contare che non ho nessun dubbio sul fatto che tu sia il mio, Regina. Nessuno. Tu ed Henry. E ho fatto tanti errori, nella mia vita, ma non quel bacio. E non… non questo, non noi» disse Emma. «E baciarti e poi convincermi che non potrò mai più baciarti per il resto della mia vita, Regina, è una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare. E ho ucciso un drago, combattuto un orco e navigato fino a Neverland! Se hai bisogno di tempo per pensarci, se vuoi andare con calma, se-»
Emma chiuse la bocca all’improvviso, non appena le mani di Regina si posarono sul suo viso, delicatamente. Il sindaco aveva gli occhi lucidi. «Credi davvero che io sia il tuo lieto fine?»
«Regina, tu sei il mio lieto qualsiasi cosa» rispose Emma, senza esitazioni, strappando una risata a Regina.
Poi, il sindaco annuì, cinse il collo di Emma con le braccia e la strinse a sé. Emma ricambiò l’abbraccio, stringendo l’altra intorno ai fianchi. Inspirò a fondo il profumo di Regina. Rimasero così per qualche secondo, poi Regina si scostò appena, per guardare Emma negli occhi.
«Potremmo uscire a cena, quando torniamo a Storybrooke» suggerì poi, in sussurro. «E magari tenere un basso profilo, per un po’..? Per Henry e-»
Emma annuì.
Poi, qualcuno, sopra di loro, si schiarì la voce.
Emma e Regina alzarono gli occhi verso il balcone del secondo piano dello chalet.
«State litigando?» domandò Henry, ma sorrideva.
«No!» risposero Emma e Regina, in coro. Si sciolsero dall’abbraccio, ma Emma continuò a tenere un braccio introno ai fianchi di Regina e il sindaco aveva una mano appoggiata sulla spalla dello sceriffo.
«Da quanto ci stai spiando?!» domandò Emma, scandalizzata.
«Non vi stavo spiando!» fece il ragazzino.
«Henry» lo richiamò Regina, severa.
«Poco» ammise infine Henry. «Ma non ho sentito niente, bisbigliavate!» aggiunse, in tono lamentoso.
«Henry, non è educato» disse Regina.
«Scusa, mamma» disse Henry. «Scusa, Emma».
«Henry, cosa ci fai qui? Cosa hai in man-» domandò Snow, spuntando in quel momento accanto al nipote. Poi abbassò lo sguardo, vide Emma e Regina. «Oh» disse soltanto.
«Ciao, mamma» fece Emma, imbarazzata.
«Snow, mi hai chiamato?» disse David, raggiungendo la moglie. «Oh» disse anche lui, quando si accorse di Emma e Regina sotto al balcone.
«Forse dovremmo rientrare» disse Regina, rivolta ad Emma. Lo sceriffo annuì ed entrambe mossero qualche passo verso l’ingresso.
«Henry, cosa stai facendo?» domandò David, attirando l’attenzione di Emma e Regina che si fermarono di nuovo, per alzare gli occhi sul balcone.
«Niente» fece Henry, che si era accucciato a terra e ora si rialzò.
Dal balcone, ora, pendeva un rametto di vischio. Proprio sopra le teste di Emma e Regina.
«Davvero, ragazzino?» domandò Emma, esasperata.
Regina era arrossita violentemente.
«È la tradizione» disse Henry, stringendosi nelle spalle.
Emma guardò Regina, che si limitò a sorridere, divertita. Emma ne studiò il viso per qualche secondo.
«Vuoi farlo solo perché i miei genitori ci stanno guardando, non è vero?»
«È la tradizione» rispose Regina, innocentemente. «Posso?» aggiunse poi, abbassando per un secondo gli occhi sulle labbra di Emma.
«Tutto quello che vuoi» rispose Emma in un sussurro.
Regina si alzò appena sulla punta dei piedi e baciò Emma.
Sopra di loro, Snow coprì gli occhi di Henry con la mano e, se anche una parte del suo cuore si strinse, si scoprì immensamente felice per sua figlia. David le cinse le spalle con un braccio e le diede un bacio tra i capelli.
Dal cielo, leggeri fiocchi di neve presero a cadere su di loro.
Emma ne sentì uno posarsi proprio sulla punta del suo naso.
E sapeva che avrebbe dovuto smettere di baciare Regina, ma in cuor suo proprio non ci riusciva. È la tradizione. Così, continuò a baciarla, anche quando sentì Snow trascinare Henry e David di nuovo nello chalet.
Rimasero sole, lei e Regina, sotto la neve.
Infine, si separarono, la fronte appoggiata l’una all’altra.
Sorridevano.
«Buon Natale, Emma».
«Buon Natale, Regina».
 


 
 
NdA
Buon Natale, Swen <3
E così abbiamo finito anche questo calendario dell’Avvento.
Vi ringrazio infinitamente per il sostegno e i commenti e le recensioni (social compresi) <3 E spero che oggi sia, nonostante tutto, una bella giornata <3
A presto,
T. <3
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_