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Autore: Star_Rover    25/12/2020    9 recensioni
Fronte Occidentale, inverno 1917.
Il tenente August Spengler è un giovane ufficiale dallo spirito valoroso e coraggioso. Grazie alle sue lodevoli qualità è stato onorato con la Croce di Ferro.
Al comando di una pericolosa missione Spengler deve ricorrere a tutta la sua forza d’animo per salvare i suoi compagni, dimostrando che il reale valore di un uomo è qualcosa che va oltre ad una decorazione appuntata al petto.
Questa storia è dedicata al carissimo Old Fashioned^^
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Guerre mondiali
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Premessa
Il protagonista della vicenda è un personaggio secondario del mio racconto “Dulce et decorum est”, trattandosi di uno spin-off non è necessario conoscere gli eventi narrati nella storia principale.

 
 
Croce di Ferro
 
 
Sul terribile sfondo si erge il combattente, un uomo semplice senza nome; su di lui poggiano il peso e il destino del mondo.
Ernst Jünger

 
 
Le semplici forme dell’insegna di ferro brunito erano illuminate dalla calda luce della lampada a carburo, il contorno di metallo argentato brillava nella penombra del rifugio.
Il capitano Richter esaminò la preziosa onorificenza stringendola delicatamente tra le dita per poi riconsegnarla al legittimo proprietario.
«Complimenti tenente, non potrei essere più orgoglioso di lei. Ha dimostrato di essere un ufficiale competente e valoroso, le sue imprese sono davvero lodevoli!»
August rispose con la sua solita modestia: «grazie signore, ma ho semplicemente svolto il mio dovere. Non mi aspettavo alcuna ricompensa per quel che ho fatto»
«Lei ha messo in pericolo la sua vita per salvare i suoi commilitoni, questo è ciò che l’Esercito tedesco pretende dai suoi ufficiali: cameratismo ed eroismo»
Spengler non credeva che a quel punto della guerra quelle parole potessero ancora avere significato, era per disperazione che aveva deciso di sfidare le pallottole nemiche. Non aveva più alcuna possibilità, doveva essere pronto a morire rischiando ogni cosa per il bene dei suoi uomini. Le uniche alternative sarebbero state arrendersi o attendere la fine, entrambe scelte che un buon comandante non avrebbe mai potuto considerare.
Ciò che i suoi superiori definivano eroismo per Spengler era solo senso del dovere. Un uomo d’onore come lui non avrebbe potuto agire diversamente.
Il tenente sistemò la Croce di Ferro sotto al taschino sinistro della giubba.  
Il suo superiore accennò un sorriso: «questa è l’occasione giusta per festeggiare»
Richter non esitò a versare una generosa quantità di brandy in entrambi i bicchieri.
August brindò senza troppo entusiasmo ad una fantomatica vittoria. In quel momento il fronte era bloccato dal freddo e dalla neve, la linea Siegfried si stava rafforzando con truppe fresche e riposate. Tutto appariva calmo e tranquillo, ma l’esperienza gli aveva insegnato che in guerra non c’erano certezze, la situazione avrebbe potuto degenerare in qualsiasi momento.
 
 
Quella notte Spengler ripensò al maggiore Breyer, suo caro amico nonché mentore che l’aveva istruito al mestiere della guerra. Ormai di lui restava solo un lontano ricordo, erano trascorsi due anni dalla sua morte. August ricordò tristemente l’accaduto.
 
Dopo lunghi mesi di immobilità sul Fronte Orientale era finalmente giunto il momento di affrontare il nemico in campo aperto. Seppur in una posizione sfavorevole i comandanti avevano deciso di attaccare, prendendosi le responsabilità di ogni rischio. Per raggiungere la sua postazione il plotone di Spengler aveva dovuto attraversare il versante di una collina completamente allo scoperto. I soldati erano usciti uno ad uno dalla trincea, correndo nella terra di nessuno ed esponendosi al pericolo.
Spengler aveva proseguito a fianco del maggiore Breyer, si era sempre fidato di quell’uomo, anche in un momento così drammatico era certo di poter affidare la propria vita nelle sue mani.
Per ripararsi dalle schegge di un’esplosione entrambi si erano gettati in una trincea abbandonata. Erano rimasti a lungo soli in quella buca, schiena contro schiena, potendo fidarsi solamente l’uno dell’altro.
Poi all’improvviso una pallottola aveva colpito il maggiore Breyer, l’uomo era caduto con il volto nel fango. August si era chinato sul corpo inerme del suo compagno, pur sapendo che ormai era troppo tardi aveva rivoltato il suo viso, notando il sangue che continuava a fuoriuscire dal foro sulla sua tempia.
Spengler si era accasciato accanto al cadavere, in quel momento si era sentito veramente solo e abbandonato senza più il supporto del suo superiore. Aveva temuto di perdere il controllo, il dolore l’aveva reso fragile e vulnerabile. Alla fine però erano state la rabbia e la disperazione a prevalere. Spinto dal desiderio di vendetta August si era appostato al parapetto e aveva puntato il suo fucile contro la linea nemica.
Aveva continuato a combattere aspramente finché non era rimasto privo di munizioni. I suoi compagni l’avevano soccorso trovandolo gravemente ferito e ormai incosciente.
 
Spengler si riprese dalle sue memorie lasciandosi sfuggire una lacrima. Il maggiore Breyer era morto affrontando il nemico con onore e coraggio.
August si domandò come avrebbe reagito il suo amico sapendo della sua onorificenza, di certo sarebbe stato orgoglioso di lui.
Il ricordo dei compagni caduti era uno dei motivi per cui ancora non si era arreso a quella guerra, non poteva permettere che quell’enorme sacrificio restasse vano, era suo dovere combattere anche per rendere loro giustizia.
L’ufficiale richiuse gli occhi, rimase solo con i suoi pensieri finché non si abbandonò alla stanchezza.
 
 
Poco prima dell’alba il tenente Spengler si rialzò dal suo giaciglio, si sciacquò il viso con l’acqua gelida che aveva raccolto nell’elmetto e si rivestì in fretta.
Il suo attendente giunse puntuale con la colazione e la posta. August fu lieto di trovare una lettera di suo fratello, anch’egli arruolato nell’esercito ed impegnato a combattere sul Fronte Occidentale.
 
Caro August,
ho appena appreso la notizia della tua ultima grande impresa. Sono molto felice per te, ti sei davvero meritato quella medaglia.
Qui la situazione è sempre la stessa, poiché sono il nuovo arrivato mi assegnano sempre i turni più scomodi e i compiti più faticosi. Nonostante ciò non posso lamentarmi, ho dei compagni affidabili e dei buoni comandanti. 
Ormai gli ufficiali mi conoscono come “il fratellino del tenente Spengler”, all’inizio ammetto che ciò suscitava in me un po’ di risentimento. In realtà tutti provano stima e ammirazione nei tuoi confronti, quindi posso solo sentirmi fiero di essere riconosciuto come tuo fratello.
Non ho ancora avuto occasione di affrontare la mia prima battaglia, ma questo non mi preoccupa, sono pronto a compiere il mio dovere in questa guerra. Ho intenzione di seguire il tuo esempio, ti prometto che farò il possibile per non deluderti.
Cerca di stare attento, voglio ritrovarti sano e salvo per Natale.
Con affetto,
Oskar

 
August fu contento di sapere che egli stesse bene, non si erano quasi mai visti al fronte e probabilmente era meglio così. Preferiva pensare a lui lontano dalla guerra, temeva sempre che ogni incontro sarebbe potuto essere l’ultimo e non voleva ricordare l’amato fratello nel fango delle trincee.
Spengler rimase a fissare la lettera che stringeva tra le mani, con malinconia ripensò agli ultimi momenti vissuti insieme in tempo di pace. I due erano sempre stati molto uniti, Oskar aveva solo un paio d’anni in meno di lui. Come fratello maggiore August aveva cercato di essere un buon esempio, in fondo sentiva di avere delle responsabilità nei suoi confronti.
Era certo che Oskar si fosse arruolato per avere la sua approvazione, ovviamente era orgoglioso di lui, ma non pretendeva alcuna dimostrazione da parte sua.
Era consapevole che ormai suo fratello fosse cresciuto e non avesse più bisogno della sua protezione, ma non per questo avrebbe smesso di preoccuparsi per lui.
 
 
A volte il destino poteva creare situazioni assurde, il fronte era un luogo dove eventi improbabili capitavano con inaudita frequenza.
Il tenente Heinrich Festner era un vecchio compagno di scuola di August, da allora i due si erano rivisti solamente una volta all’inizio della guerra. Al tempo Spengler era in partenza per il fronte russo e Festner gli aveva rivelato il suo desiderio di arruolarsi nelle Fliegertruppen[1].
A distanza di tre anni si erano ritrovati sul Fronte Occidentale a causa di una serie di curiosi eventi.
Il Fokker di Festner era stato abbattuto oltre al confine, egli aveva superato le linee nemiche per raggiungere le sicure trincee tedesche. A causa dei bombardamenti il pilota era rimasto bloccato in prima linea, probabilmente i suoi compagni avevano già annunciato la sua morte, ma in guerra accadeva anche che i fantasmi tornassero in vita.
Heinrich attendeva con impazienza di poter tornare al campo. La sua presenza in trincea non era molto apprezzata dagli ufficiali, i quali mal sopportavano il suo carattere arrogante e presuntuoso. I soldati invece sembravano gradire i suoi avventurosi racconti e le sue interessanti teorie sulle tattiche del combattimento aereo. Ovviamente Festner era un estimatore di Boelcke[2], anche se il suo volo era più simile a quello del suo allievo più celebre[3], poiché era meno tecnico ed aggraziato e ben più feroce ed irruento. In ogni caso quasi tutti i suoi attacchi risultavano letali.
Spengler conosceva ormai a memoria le vicende di Heinrich, in quei giorni aveva ascoltato decine di volte il racconto di quando l’aviatore tedesco aveva vinto uno scontro con due Spad britannici e la storia dell’appassionante battaglia durante la quale aveva abbattuto un asso inglese.
Festner gli rivolse il suo solito irreverente sorriso: «dannazione August, hai un aspetto terribile!»
«Anche io sono felice di rivederti» replicò Spengler.
L’altro scoppiò in una sincera risata. I due si scambiarono qualche amichevole battuta, August fu lieto di avere a che fare con una vecchia conoscenza, in altre circostanze quella situazione sarebbe stata ben più spiacevole. Festner l’aveva accolto con spirito cameratesco nonostante l’ormai consolidata rivalità tra fanti ed aviatori. Questa era una strana dinamica dell’Esercito tedesco, dove bisognava sempre dimostrare di star rischiando la pelle più degli altri.
«Così anche tu hai ottenuto la tua medaglia. Era ora, temevo che non ci saresti più riuscito prima della fine della guerra!»
«Non sono qui per parlare delle nostre conquiste personali, ho bisogno del tuo aiuto»
«Certo…ti offrirei qualcosa, ma a quanto pare qui non ve la passate molto bene. Non sono riuscito a trovare nemmeno un goccio di grappa!»
«In prima linea ogni bene è prezioso. Chi possiede ancora dell’alcol lo nasconde gelosamente»
Heinrich sospirò.
«Dunque, che posso fare per te?»
August estrasse dal taschino una cartina topografica e l’aprì sul tavolo.
«Devi provare a dirmi dove è caduto il tuo aereo e che strada hai fatto per arrivare qui»
«Non credo di poterti essere molto utile, ovviamente ho dovuto spostarmi di notte con l’oscurità per raggiungere le nostre linee, non ho idea di come abbia fatto a salvarmi»
«Le sentinelle hanno detto di averti visto arrivare da sud-ovest. Hai affermato di aver incontrato il nemico, ma gli inglesi avevano abbandonato quelle trincee dopo l’ultimo attacco»
«Be’, a quanto pare i Tommies sono tornati!»
Spengler osservò la mappa: «hanno riconquistato terreno vicino al fiume?»
«No, sono più vicini».
August trasalì: «ne sei sicuro?»
«Sì certamente. Ho visto quei bastardi con i miei occhi!»
Il tenente Spengler assunse un’espressione preoccupata, il freddo e la neve non avevano ostacolato l’avanzata inglese, il prossimo attacco sarebbe iniziato prima del previsto.
Mentre August era oppresso da questi pensieri il suo compagno si mostrò impassibile.
Festner possedeva un’eleganza e una compostezza invidiabili. Era sopravvissuto a un incidente aereo e aveva attraversato un intero campo di battaglia sfuggendo alle pallottole nemiche, nonostante ciò era seduto a quel tavolo con innata pacatezza e sfoggiava la sua divisa da aviatore come se si trovasse ad una cerimonia di gala.
Il suo sguardo fiero ed orgoglioso era quello dei suoi nobili antenati, eroi passati della cavalleria.
Eppure in Festner brillava una luce diversa, il suo spirito era stato forgiato dai recenti eventi del rapido e inarrestabile progresso. Una nuova e impetuosa ondata di eccitazione bellica aveva travolto la sua generazione.
Ovviamente anche Spengler era rimasto affascinato dal volo, egli però aveva una concezione diversa della guerra. La sua rappresentazione del combattente era un uomo stremato che marciava nel fango, appesantito dallo zaino e dal fucile, con la divisa annerita dal fumo e macchiata di sangue.
La sua visione non era né eroica né romantica, per lui i valori sul campo di battaglia erano altri.
Spengler ammirava il cuore ardito degli aviatori, ma riteneva che nel loro caso il coraggio si tramutasse in follia con fin troppa facilità.
 
✠  
 
Quel pomeriggio August fu convocato al centro di comando dal colonnello von Kühn.
«Tenente Spengler, sono lieto di rivederla»
Egli rimase in silenzio, in attesa di conoscere il reale motivo di quell’incontro.
«Credevamo che gli inglesi si fossero ritirati dopo l’ultima battaglia, ma a quanto pare così non è stato. È nostro dovere compiere una ricognizione ed io ho pensato di affidare a lei il comando»
Spengler si sentì onorato, ma allo stesso tempo non riuscì a nascondere la sua preoccupazione.
Il suo superiore indicò un punto sulla mappa: «l’obiettivo sarà raggiungere la cima della collina per individuare e segnalare le postazioni nemiche. La missione avrà inizio domani dopo il tramonto. Sarà affiancato dal tenente Falk, egli è già al corrente della situazione. Tutto chiaro?»
«Sissignore»
Il colonnello sorrise con aria soddisfatta.
«Si faccia onore tenente, non dubito delle sue capacità. Questa è la sua occasione per dimostrare che si è realmente meritato quella medaglia»
Spengler si congedò formalmente, uscì rapidamente dal rifugio e a grandi passi tornò sulla strada. Si fermò ai margini del campo e respirò a pieni polmoni. Quella notizia l’aveva scosso nel profondo, era consapevole di non poter deludere né i suoi compagni né i suoi superiori. L’ufficiale rimase immobile a lato del sentiero finché l’eco di una lontana esplosione non lo riportò alla realtà. August si sistemò la medaglia sul petto, essere degno di quella decorazione non era solo un onore, ma anche una responsabilità.
 
Spengler fu sorpreso nel trovare tra i volontari anche il soldato Weber, un ragazzo diligente e volenteroso, ma ancora inesperto. Il tenente decise di essere sincero nei suoi confronti.
«Si tratta di una missione veramente pericolosa. Non voglio mentirti, potremmo anche non tornare»
Il giovane non si lasciò intimorire da quelle parole: «lo so signore, in ogni caso sono pronto a fare il mio dovere»
August annuì, ma il suo sguardo si rattristò.
«Voglio solo che tu sia consapevole di questa decisione»
Weber accennò un timido sorriso: «mi fido di lei tenente, al suo fianco sono pronto ad affrontare qualsiasi avversità»
L’ufficiale fu lieto di sentire quelle parole, nonostante tutto il sostegno dei suoi commilitoni era sempre confortante.
 
Spengler rimase solo nel suo angolo di trincea, il suo sguardo si perse nella terra di nessuno, contemplando il campo deserto e devastato dalle esplosioni. In quel raro momento di tranquillità la sua mente lo portò lontano dal fronte. Ripensò alla sua vita prima della guerra, il soldato Weber gli aveva ricordato il se stesso del passato. Un tempo anch’egli era stato un giovane sognatore e speranzoso.
La guerra gli aveva portato via gli anni della sua gioventù, privandolo dell’innocenza e della spensieratezza.
August aveva rinunciato a tutto nel momento in cui aveva deciso di partire per il fronte, ma non si era mai pentito per questo. Sentiva di trovarsi esattamente dove avrebbe dovuto essere, faticava ad immaginare un futuro lontano dal campo di battaglia. Aveva dimenticato il significato della pace, dopo tanti anni di coinvolgimento in quel conflitto aveva iniziato a vedere le cose in modo differente. Più volte si era sentito vivo nel mezzo dei cruenti scontri, in certe circostanze l’esperienza bellica diventava qualcosa di intrigante e affascinante.
Il suo destino era combattere quella guerra, in ogni caso era determinato a compiere il suo dovere. Come unico conforto gli restava la consapevolezza di non avere alcun rimpianto.
 
✠  
 
Il sonno fu agitato e tormentato. August si rigirò nel suo giaciglio, trasalendo al colpo di ogni proiettile che esplodeva nella notte. Il tenente osservò il soffitto traballante del rifugio, ogni tanto qualche cumulo di terra cadeva dall’alto. Spengler pensò ai suoi commilitoni che in quel momento si trovavano nell’oscurità, come spettri che vagavano tra le fiamme. Una visione infernale a cui aveva assistito molte volte in prima persona.
Un altro botto fece tremare le pareti del rifugio. L’ufficiale ebbe quasi la sensazione di avvertire le grida di quegli uomini atterriti dall’orrore di essere sepolti vivi.
August si alzò a sedere, era solo. In tutto quel tempo aveva imparato a considerare accogliente e familiare ogni aspetto di quella galleria, che in qualsiasi momento avrebbe potuto trasformarsi nella sua tomba. Ma a questo Spengler non pensava, nonostante tutto si sentiva al sicuro. Era come se quei pochi metri di terra fredda e bruna che lo separavano dalla superficie fossero impenetrabili. Quel rifugio, in cui a malapena poteva muoversi senza urtare travi e pareti, era la sua casa. D’altra parte dopo la terribile esperienza nei bunker di Sigfrido[4] aveva imparato ad apprezzare molto di più qualsiasi altra sistemazione.
Il tenente rimase immobile ad ascoltare i rumori della battaglia, come se si trattasse di un violento temporale.
Alla fine recuperò il cappotto e la pistola e decise di abbandonare la sua tana per raggiungere i suoi compagni.
 
August ebbe la sensazione di trovarsi in un sogno. La luce argentea della luna si rifletteva sul freddo metallo degli elmetti e dei fucili, tutto sembrava avvolto da un alone patinato. In lontananza si potevano scorgere solo ombre e luccichii. La Croce di Ferro sul suo petto brillava nella notte.
Il tenente notò i volti inespressivi dei suoi uomini, quieti e silenziosi, attenti a captare ogni segnale di pericolo.
Tutto sembrava tranquillo, gli echi delle esplosioni erano sempre più distanti.
Spengler attraversò i camminamenti stringendo saldamente la pistola nella mano destra e poggiando la sinistra sul cinturone, pronto ad innescare una granata se necessario. Le intrusioni notturne non erano rare, bisognava sempre restare in allerta e tenere gli occhi aperti.
L’ufficiale percorse l’intera trincea senza trovare nulla di preoccupante o sospetto.
Un bagliore rossastro comparve sopra alle colline, altri spari echeggiarono in lontananza.
August ripose la pistola, il suo settore non era in pericolo quella notte.
 
✠  
 
I momenti che precedevano l’azione erano sempre carichi di tensione, il tenente Spengler conosceva bene quelle sensazioni. Era necessario mantenere i nervi saldi e liberare la mente da ogni distrazione.
August nascose la Mauser nella tasca della giubba, riempì le tasche di munizioni e recuperò il fucile. Aveva già provveduto a procurarsi una buona scorta di bombe sferiche. Esitò qualche istante davanti al pugnale, poi si decise ad agganciare l’arma al cinturone, era meglio essere pronti per ogni evenienza.
 
Il tenente Spengler si fermò sulla soglia del rifugio e si accese un’ultima sigaretta. I suoi uomini erano schierati lungo la trincea, trepidanti e in attesa dei suoi ordini.
Il fuoco d’artiglieria aumentò d’intensità, i colpi divennero sempre più intensi e violenti.
Finalmente giunse il momento di abbandonare le trincee. August fu il primo ad arrampicarsi oltre al muro di fango e a superare i reticolati, seguito immediatamente dal tenente Falk.
Gli uomini raggiunsero la terra di nessuno a piccoli gruppi, quello era il metodo più sicuro per attraversare l’area di combattimento.
August si ritrovò a vagare in una nuvola di fumo, il terreno tremava sotto ai suoi piedi. Decine di lampi fiammeggianti illuminarono il cielo notturno.
Spengler saltò rapidamente all’interno di una buca, rannicchiandosi accanto al tenente Falk. Non sapeva in che modo il suo parigrado fosse tornato al suo fianco, ma ciò non aveva importanza. In quel momento fu rassicurato dalla sua presenza.
Un gruppo di shrapnel si scagliò contro di loro con una fragorosa tempesta di frammenti metallici. August abbassò la testa per ripararsi dalle schegge incandescenti.
All’improvviso Falk l’afferrò per un braccio e con forza lo strattonò fuori dalla fossa. Spengler seguì istintivamente il suo compagno, ma ben presto si perse tra la nebbia e l’oscurità.
August continuò ad avanzare, in quella tempesta di fuoco aveva perso i suoi soldati, in quel momento non poté far altro che progredire, sperando di ritrovare i suoi commilitoni ai margini della foresta.
Anche il tenente Falk era scomparso, la sua squadra aveva l’ordine di percorrere il sentiero a sud, se tutto fosse andato secondo i piani avrebbero dovuto ritrovarsi a metà strada.
August prese un profondo respiro, poi con un balzo superò l’ennesimo ostacolo. Fortunatamente un razzo illuminò la terra di nessuno, indirizzandolo verso la giusta direzione.
 
Il tenente Spengler si ritrovò solo con cinque uomini: il giovane Weber, il buon sergente Hofmann e i soldati Keller, Müller e Roth.
Prima di proseguire il cammino l’ufficiale ripeté il piano per accertarsi che tutti avessero chiaro l’obiettivo di quella missione.
«Dovremo raggiungere la cima per individuare la posizione del nemico, non sappiamo che cosa potremo trovare su questa collina, quindi è necessario restare sempre vigili e attenti»
Gli altri annuirono con un cenno deciso. Ad ogni modo ognuno era pronto ad affrontare il proprio destino.
Il sergente Hofmann conosceva ogni aspetto della guerra, così come l’esperto soldato Müller. Keller era un compagno leale ed affidabile, mentre Roth sapeva bene che l’unica cosa importante era sopravvivere. Infine Weber possedeva l’eccitazione e l’entusiasmo delle reclute, qualità tanto preziose quanto pericolose.
August era certo che i suoi sottoposti l’avrebbero seguito anche all’inferno, per questo si sentiva responsabile per la loro sorte.
 
 
 



Note
 
[1] Letteralmente “truppe volanti”, componente aerea dell’Esercito Imperiale Tedesco. Dal 1916 prese il nome di Luftstreitkräfte.
[2] Asso tedesco della Grande Guerra. Considerato il padre dell’aviazione tedesca, fu il primo a formalizzare le regole del combattimento aereo (Dicta Boelcke).
[3] Manfred von Richthofen, il Barone Rosso. 
[4] Rifugi scavati nelle pareti delle trincee, potevano contenere solo due uomini, i tetti coperti di terra erano rinforzati con lamine di zinco.  
  
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