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Autore: sfiorarsi    25/12/2020    4 recensioni
Il Natale a Beacon Hills è, da sempre, di una noia mortale, soprattutto per Stiles Stilinski.
Così, quando decide di organizzare un Babbo Natale segreto insieme al branco, deve fare i conti con il regalo destinato a Derek Hale, e di come questo condizioni il loro rapporto da lì in poi.
«Corri» lo minacciò il mannaro, e Stiles seppe che mai, mai in vita sua avrebbe corso ancora così velocemente. Fuggì per le scale ridendo, ridendo a crepapelle, e causando risate nervose nel branco. Rideva da matti, tanto da doversi tenere la pancia mentre tentava di non inciampare nei gradini di cemento, e mentre Derek lo inseguiva, probabilmente a zanne sguainate. Con ogni probabilità gli stava lasciando tutto il tempo per godersi la parvenza di essere riuscito a fuggire, per poi afferrarlo e ucciderlo con zanne ed artigli. Così Stiles si fermò sul pianerottolo del primo piano, così bruscamente che quasi Derek gli finì addosso. Continuava a ridere, nonostante avesse gli occhi brillanti del mannaro e le sue zanne a pochi centimetri dal viso.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi descritti nella one-shot non mi appartengono, ma sono frutto dell’inventiva di Jeff Davis, che ne detiene i diritti. La fan-fiction viene ideata, scritta e pubblicata senza alcuno scopo di lucro.

N.d.A: cari lettori, la mia intenzione è quella di rubarvi poco tempo. La one-shot “Secret Santa” è una semplice storiella natalizia, la cui tematica del “Babbo Natale segreto” è ispirata al libro/film “Noi siamo infinito”. I personaggi saranno quelli provenienti dalla terza stagione, ma i protagonisti indiscussi saranno Stiles e Derek - strano. La mia intenzione è quella di presentarli nella maniera più IC possibile, ma ci tengo a scusarmi in anticipo qualora risulteranno anche solo lievemente OOC.
Buona lettura, e buon Natale!
P.S.: ogni recensione, positiva o negativa, è ben accetta!

 

*

L’ultima campanella dell’anno suonò, sancendo la fine delle lezioni.
Folti gruppi di studenti si riversarono nei corridoi, scherzando e ridendo, battendosi pacche sulle spalle e abbracciandosi, con la promessa di rivedersi dopo le vacanze natalizie, che avrebbero trascorso chi in casa con la propria famiglia, chi in un centro benessere di lusso in Svizzera, chi sciando sulle Alpi italiane. La prospettiva di Scott e Stiles non comportava niente di esageratamente inusuale: un pranzo insieme allo sceriffo e a Melissa, lo scambio allegro di qualche regalo sotto l’albero di Natale e poi, per i due adolescenti, un pomeriggio trascorso davanti ai videogiochi.
«Per questo Natale ho in mente qualcosa di meglio» esclamò Stiles, mentre varcavano l’uscita della scuola. Per quanto facesse freddo, non aveva nevicato, il che per Stiles era una vittoria: nessun rischio in più di fare incidenti con la Jeep.
«Che intendi dire?» gli domandò Scott, seguendolo verso l’auto. La sua moto non era il massimo, ed era rischioso usarla con quelle temperature.
«Non preoccuparti, passeremo ancora il pranzo di Natale insieme a mio padre e a Melissa. Il mio piano prevede niente pomeriggio trascorso incollati ai videogiochi» spiegò il castano, salendo a bordo dell’auto.
«Cos’hai in mente?» chiese Scott, preoccupato. L’ultima volta che Stiles aveva optato per un cambio di programma il giorno di Natale, si erano ritrovati all’ospedale, entrambi con una gamba fuori uso.
«Hai mai sentito parlare di “Babbo Natale segreto”?»
«No. È un film?»
«No, idiota. È un’usanza, una tradizione» spiegò Stiles, mettendo in moto la Jeep e immettendosi nel traffico del parcheggio della scuola.
«Se è una tradizione perché non la conosco?» chiese Scott, confuso.
«Perché non è un’usanza di qui, e perché siamo i maestri dei Natali noiosi, a Beacon Hills» si lamentò Stiles con fare irritato.
«In cosa consisterebbe questo “Babbo Natale segreto”?»
«È sufficiente pescare un bigliettino da un recipiente o un barattolo, su cui ci sarà scritto il nome della persona destinata a ricevere il tuo regalo. La persona, chiaramente, non deve saperlo e, quando verranno consegnati i regali, la persona dovrà indovinare il mittente di ciascun dono. Fico, no?» disse Stiles, emozionato.
«È un po’ triste, considerato che siamo solo in due» gli fece notare Scott, ma il ghigno furbo di Stiles gli fece capire che il suo amico aveva un’idea.
«È per questo che stiamo andando al loft di Derek» disse il castano «tranquillo, ho avvisato tutti. Anche il grande lupo brontolone» concluse. Scott sbuffò, esasperato: quell’idea non avrebbe condotto a nulla di buono.

*

«Mi stai dicendo che, con un branco di Alpha e un Darach alle spalle, dobbiamo perdere tempo a farci regali di Natale inutili?» fu la domanda di Isaac, quando Stiles ebbe spiegato loro il piano.
«Chi lo ha invitato qui? Ora, solo perché indossare la tua sciarpa ha finalmente un senso, non significa che tu debba rovinarci il Natale» lo attaccò il castano, incrociando le braccia al petto.
«Io la trovo un’idea carina» si intromise Allison, guadagnandosi un’occhiata scocciata da parte di Isaac e un moto di affetto da parte di Stiles, che si avvicinò a lei, circondandole le spalle con un braccio.
«Tu sì che sei una vera aiutante di Babbo Natale! Qualcuno desidera unirsi a noi?» domandò Stiles, guardandosi intorno, spostando lo sguardo da Lydia a Scott, da Scott ad Isaac, da Isaac a Derek, da Derek a Cora.
«Uh, d’accordo» pronunciò la ragazza dai capelli biondo fragola, avvicinandosi a loro. Anche Scott si unì a lei, seguito da un insicuro Isaac.
«Dài, lupo brontolone! Mancate solo tu e Cora» li esortò Stiles. Sapeva che convincere i due Hale sarebbe stato difficile.
«Non ne capisco il senso» pronunciò Derek, cupo.
«Perché non ce l’ha» incalzò Cora, inarcando le sopracciglia. Stiles non smetteva di meravigliarsi di fronte alla somiglianza dei due.
«Chiaramente ce l’ha!» esclamò il castano di rimando. Tutti si voltarono verso di lui, in attesa di ciò che avrebbe avuto da dire al categorico rifiuto degli Hale – che, per giunta, inarcarono ancora di più le sopracciglia, scettici riguardo alla proposta di Stiles.
«Perché non limitarsi a-» iniziò Cora, ma il ragazzo la interruppe.
«Perché non limitarsi a scambiarsi regali normalmente? Be’, perché non tutti sono lupi mannari, non tutti hanno la fortuna di farsi sparare e sopravvivere come se la ferita non fosse altro che una puntura di zanzara. Considerato il fatto che per me questo Natale potrebbe benissimo essere l’ultimo, come i Natali da due anni a questa parte, vorrei aggiungerci un po’ di brio, se mi è concesso!» Stiles non si era accorto di aver alzato tanto la voce. Non capiva la testardaggine dei due Hale, non capiva il loro opporsi continuo a qualsivoglia novità che comprendesse cose lontanamente umane. Capiva che dovevano aver avuto dei Natali felici, insieme alla loro famiglia, ma se questo non era più possibile non significava dover rendere un inferno ogni decisione presa a riguardo. Il flusso di pensieri roventi di Stiles fu interrotto dalla voce di Derek.
«D’accordo» disse, guadagnandosi un’occhiata torva da parte di Cora.
«Niente sotterfugi? Niente “fate scegliere a me e a mia sorella a chi destinare i regali, o altrimenti vi strappiamo la gola con i denti”?» chiese retoricamente Stiles, scatenando risolini divertiti da parte del branco.
«No» fu la risposta secca di Derek. Per Stiles fu sufficiente. Incaricò il grande lupo brontolone di trovare un contenitore, un barattolo, qualcosa che potesse contenere i bigliettini, mentre ad Allison disse di scrivere i nomi su un foglio, ritagliarlo in piccole strisce e piegare quest’ultime di modo che i nomi non fossero visibili. Quando la parte pratica fu conclusa, tutti si misero intorno al tavolo.
«Manca poco per farlo sembrare un rito voodoo» fu il commento sarcastico di Isaac che, nonostante avesse accettato, si mostrava ancora restio all’idea. Probabilmente lo aveva fatto per seguire Scott.
«D’accordo, facciamo a turno. Lydia, inizia tu» disse Stiles, indicando l’amica dai capelli biondo fragola. La ragazza infilò la mano nel barattolo, pescando un bigliettino e sbirciando il nome.
«Niente poteri da banshee per sceglierlo» la rimproverò Cora.
«Se li stessi usando, probabilmente il destinatario del mio regalo starebbe per morire» fu la risposta della biondo fragola, che strinse il suo bigliettino, allontanandosi un poco dal tavolo.
«Come facciamo a consegnarceli?» chiese Scott, mentre pescava il nome della persona a cui destinare un regalo. La domanda non colse Stiles impreparato.
«Considerato che non possiamo usare gli armadietti della scuola, perché è chiusa e perché non tutti ne hanno uno» e così dicendo, rivolse un’occhiata sbilenca a Derek «potremmo lasciarli tutti sotto l’albero a casa mia, dove li apriremo. Chiaramente la regola vale solo per i regali segreti, su cui potrete scrivere il destinatario, ma non il mittente. Se poi desiderate fare altri regali non segreti, quelli li apriremo dopo» fu la risposta di Stiles.
«Ma così tutti vedranno il pacchetto e capiranno chi ha consegnato il regalo» s’intromise Cora, ma Stiles aveva una risposta anche per quella provocazione.
«Non se entriamo uno per volta e teniamo il regalo nascosto in qualche sacchetto o busta» ribatté il ragazzo, guardando la minore degli Hale con aria di sfida. Cora fece per avvicinarsi a Stiles, ma un ringhio cupo provenne dalla gola di Scott.
«E se invece lasciassimo i regali segreti davanti alla porta di casa la Vigilia? Almeno per Natale ognuno porterà quello che ha ricevuto senza davvero conoscerne il mittente» intervenne Derek, pronunciando la frase più lunga che Stiles avesse mai sentito dire al mannaro.
«È una buona idea, Sourwolf. Quindi non sei fatto solo per produrre ringhi e ululati. Potrei quasi abbracciarti» ironizzò Stiles, fingendo di avvicinarsi al lupo e sporgendo le labbra, chiedendo scherzosamente un bacio. Bacio che scatenò un ringhio da parte dell’Hale. Ecco il solito vecchio Sourwolf.
«Allora siamo d’accordo» disse Lydia, dichiarando silenziosamente conclusa quella ridicola scenetta «alla Vigilia ciascuno di noi porterà il suo regalo segreto al destinatario, che è gentilmente pregato di non aspettare alla finestra in attesa della posta».
Dopo che tutti ebbero pescato il loro bigliettino e dopo che tutti i dubbi furono chiariti, il branco si decise - Stiles si decise - a lasciare in pace gli Hale, che sembravano già sufficientemente irritati dalla loro presenza.
Quando Stiles e Scott furono saliti in auto, il mannaro pronunciò: «Chi hai pescato?»
«Qualcuno non ha capito le regole del gioco…» gli fece notare Stiles, ingranando la prima marcia e lasciandosi alle spalle il palazzo degli Hale.
«Certo che ho capito il gioco, Stiles. Ma io ho pescato Isaac, e non so davvero cosa regalargli» si lamentò il mannaro, abbandonando la testa contro il sedile in un moto di disperazione «e non fare ironia!»
«Non pensavo di farlo» disse Stiles di rimando, mal trattenendo una smorfia divertita «be’, direi che di sciarpe ne possiede a sufficienza, anche se non ne vedo il senso, considerato che è un lupo mannaro e che potrebbe tranquillamente passeggiare in maglietta in pieno inverno senza morire congelato» proseguì il castano, svoltando a destra verso casa McCall.
«Forse dei guanti o un cappello?»
«Credo che un libro di barzellette potrebbe essergli più utile. Sai, un po’ di humour non dovrebbe arrecargli troppi danni, e di sicuro gioverebbe a noi» scherzò il giovane Stilinski.
«Ha avuto una vita difficile, non essere crudele» lo rimproverò Scott, senza però essere troppo severo.
«L’abbiamo avuta tutti, Scott. Ma non pensavo di trovare qualcuno che fosse peggio del Grinch» fu la risposta di Stiles.
Giunti di fronte a casa McCall, i due amici si salutarono calorosamente, con la promessa di rivedersi il giorno successivo.
«Ti verrà in mente qualcosa per Isaac, vedrai» lo consolò il castano, per poi sfrecciare via - arrancare lentamente, considerata la qualità della sua auto - a bordo della Jeep, lasciando Scott sulla porta, indeciso sul da farsi. La verità era che Stiles se la stava vedendo molto più brutta di Scott e, ne era convinto, molto più brutta di chiunque altro nel branco. Sì, perché aveva estratto il nome di Derek. E cosa c’era al mondo di più difficile che accontentare un lupo mannaro brontolone, ringhiante ed aggressivo?
Sulla strada del ritorno verso casa, Stiles pensò ad innumerevoli possibilità per un regalo di Natale: l’ennesima giacca di pelle, un servizio di piatti - non era neppure sicuro che Derek cucinasse -, una sciarpa, e così tante altre cose che il giovane giunse a casa con la testa che scoppiava.
Entrando nell’ingresso, Stiles scorse suo padre addormentato sul divano, mentre riposava prima del turno di notte. Sul tavolino di fronte a lui, il giovane scorse delle fotografie, le solite fotografie che da molti anni a quella parte, giacevano sul mobile in vetro.
E se gli regalassi un album di foto? Con tutte le sue smorfie appiccicate sopra? Trovava l’idea geniale, ma avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Cora per farcela e, Stiles lo sapeva, sarebbe stato difficile ottenerlo. A meno che tu non fossi Stiles Stilinski, gli occhi e le orecchie di Beacon Hills, e che sapessi esattamente come corrompere Cora Hale senza spendere mezzo dollaro.

*

«È escluso che io riesca a fargli delle foto senza che lui se ne accorga» si lamentò Cora dall’altro capo del telefono. Stiles l’aveva chiamata la sera stessa, per coinvolgerla nel piano, nella speranza che lei non ne parlasse con il fratello maggiore.
«Sei un lupo mannaro, Cora. Trova il modo» fu la risposta evasiva di Stiles, che stava cominciando ad irritarsi.
«Anche lui lo è» rispose la giovane Hale, sbuffando sonoramente.
«O collabori e non ne parli con Derek, o io gli dirò chi ha rovinato la sua giacca di pelle preferita. So che sei stata tu, Cora, non negarlo» il giovane aveva scoperto tutte le sue carte, sapendo quanto Derek fosse affezionato alle sue giacche di pelle, e quanto odiasse trovarle minimamente sgualcite, figuriamoci rovinate da cinque paia di artigli.
«Ugh, d’accordo. Farò il possibile, ma tu tieni la bocca chiusa riguardo alla giacca» accettò finalmente Cora, esasperata dall’insistenza dell’umano. Stiles esultò interiormente, ma cercò di non far trapelare troppo entusiasmo, per non dare a Cora la parvenza della vittoria.
«Grazie, Cora. Inviamele il prima possibile, tutte quelle che riesci a scattare» disse, e riattaccò. Aveva chiesto a Cora di scattare tutte le foto imbarazzanti possibili a Derek, senza che lui se ne accorgesse. Di sicuro non si trattava di un regalo utile ma, per prima cosa, era estremamente divertente; seconda cosa, Derek possedeva già un intero palazzo. Di cos’altro doveva aver bisogno? Poteva permettersi di comprare un intero edificio, forse addirittura possedere la centrale di Polizia, se non fosse stata proprietà della Contea di Beacon Hills. Quindi sì, trovava il suo regalo esilarante, ed ancora più esilarante avrebbe trovato la faccia di Derek Hale una volta scartato il suo regalo.
Stiles trascorse il resto del pomeriggio seguente a cercare un album di fotografie adatto all’occasione. Ne trovò uno perfetto: la copertina era foderata in velluto nero, in apparenza molto seria, le cui pagine interne erano bianche, con solo una minima decorazione ad ogni angolo del foglio. Avrebbe chiesto al fotografo di stampare delle fotografie adesive, accanto alle quali avrebbe aggiunto una didascalia o un commento.
Acquistato l’album, a Stiles non rimaneva che comprare altri regali per i suoi amici. Per Allison scelse un paio di orecchini d’argento, intagliati finemente a forma di foglia, mentre per Lydia acquistò una collana, anch’essa d’argento, a cui era appeso un ciondolo con la forma di una “L”. Per quanto poco conoscesse Cora, la ritenne decisamente non una ragazza interessata a dei gioielli, così optò per un completo sportivo bianco, che si augurò piacesse alla giovane Hale. Anche se per Isaac era davvero tentato di comprare un libro di barzellette, scelse poi una sciarpa bianca di soffice lana, semplice ed elegante. Infine, si recò diretto in una libreria nelle vicinanze per acquistare un dizionario a Scott. Non c’era alcunché di ironico nella scelta, anzi: da qualche tempo a quella parte, il suo migliore amico si lamentava di aver terminato le “parole del giorno”. Il dizionario gli sembrava l’idea migliore.
Fiero dei suoi acquisti, Stiles si diresse verso casa allegramente, pensando a come impacchettare i suoi doni. Era diventato piuttosto bravo con i pacchetti, i nastri ed i fiocchi e, sebbene adorasse incartare i suoi regali di modo che sembrassero tutt’altro, per quell’anno rinunciò all’idea: sarebbe già stato sufficientemente minacciato dalle zanne di Derek Hale non appena avesse visto il suo regalo.
Fu mentre optava per la carta argentata che iniziarono ad arrivare le prime fotografie da parte di Cora. Erano circa una dozzina, alcune a colori e alcune in bianco e nero, realizzate nei momenti più disparati: ritraevano Derek che mangiava, Derek che leggeva, Derek che si allenava, Derek che dormiva, ed in ognuna aveva un’espressione imbarazzante o corrucciata. Mandò un messaggio di ringraziamento a Cora, nella speranza che gliene inviasse altre, e si dedicò ad impacchettare i suoi regali con cura e dedizione.
Una volta concluso, Stiles iniziò a stilare l’ordine in cui voleva posizionare le fotografie nell’album, pensando nel frattempo alla didascalia che avrebbe accompagnato ciascuna. Decise di strutturare l’album come se fosse una giornata: la prima fotografia ritraeva Derek mentre dormiva, con un adorabile broncio sul viso, ma il resto del volto rasserenato da un’espressione pacifica. Sourwolf a riposo fu il commento che aggiunse, tentando di camuffare il più possibile la sua grafia sbilenca. Proseguì poi con Derek che si allenava, Derek che usciva dalla doccia con i capelli inumiditi e che rischiava di scivolare sul pavimento bagnato. Si divertì un mondo nel prepararlo e così, quando Cora gli ebbe mandato le ultime fotografie e Stiles finì il lavoro, si staccò a malincuore dal suo prodigio, incartandolo con una carta regalo differente, per far sì che non la riconoscesse come suo marchio di fabbrica.
Natale si sarebbe tenuto di lì a due giorni, e il ragazzo non poteva esserne più esaltato. Sarebbe stato un Natale parzialmente diverso dal solito, e ciò contribuiva a smuovere qualcosa nello stomaco di Stiles, qualcosa di simile alle farfalle nello stomaco. Solo che qualcosa andò storto.
Il giorno di Natale, Stiles bevve parecchio. Non tanto da ubriacarsi, ma neppure così poco da non sentirsi brillo, la testa leggera. Non farfugliava, ma aveva bisogno di qualche secondo per mettere in ordine una frase di senso compiuto nella sua testa. Forse la felicità, forse la distrazione, Scott si ritrovò a dover guidare la Jeep fino all’edificio Hale, dato che non poteva ubriacarsi. Portò anche il voluminoso sacchetto in cui erano contenuti i doni da parte di Stiles, mentre il suo amico barcollava leggermente salendo le scale, e guardandosi intorno come se tutto lì fosse nuovo e stupefacente.
«Penssi che il mio regalo ssegreto piascerà?» biascicò, voltandosi verso di lui e percorrendo le scale all’indietro.
«Amico, fa’ attenzione. Non ho mani disponibili per prenderti se cadi» lo informò Scott, nella speranza che Stiles non si rompesse una gamba nel tragitto.
«Che problema sc’è? Bassta chiamare il grande lupo cattivo! Ssourwolf!» iniziò a urlare Stiles, sbracciandosi come se qualcuno potesse vederlo. Scott, se avesse potuto, si sarebbe schiaffato una mano in fronte. Due piani sopra la sua testa, sentì la porta del loft aprirsi.
«Scott?» chiese Derek, probabilmente fiutando i loro odori e quello acre dell’alcool. Considerato che lui non poteva ubriacarsi, fece due più due.
«Ho bisogno di una mano!» fu la risposta evasiva di Scott, che non dette spiegazioni. Sebbene il mannaro sbuffò, scese comunque le scale per aiutarlo. E Scott avrebbe ceduto volentieri le borse stracolme dei loro regali per reggere Stiles, che era sicuro pesasse di meno, ma Derek lo colse alla sprovvista: afferrò Stiles per la vita, issandoselo in spalla e salendo le scale senza difficoltà.
«Te lo avevo detto, Sscott! Ssourwolf è utile in quesste ssituazioni!» biascicò il suo amico, dalla sua postazione. Poi si mise ad osservare il sedere sodo di Derek che si muoveva al ritmo dei suoi passi, e non disse più alcunché. Scott scosse la testa, con un sorriso appena accennato sul volto. Ringraziò ogni santo che conosceva e non conosceva per il mancato omicidio da parte di Derek.
Quando giunsero di fronte alla porta metallica che conduceva al loft di Derek, il mannaro continuò a reggere Stiles sulla spalla, facendo il suo ingresso nel grande open-space. Tutto il branco era riunito nella stanza, e l’entrata ad effetto dei tre scatenò risolini ed esclamazioni.
«Cos’è successo?» domandò Allison, preoccupata per il suo amico.
«Ci ha solo dato dentro con il vino, ma non è così ubriaco come sembra» spiegò Scott, poggiando i sacchetti colmi dei loro regali vicino al mucchio accanto al divano di pelle nera.
Derek fece sedere Stiles, posandolo con una delicatezza così inaspettata che nessuno disse qualcosa per i minuti successivi. Fu proprio Stiles a riprendere le danze, biascicando meno del previsto.
«È ora di Babbo Natale ssegreto!» esclamò il castano, avvicinandosi al branco «chi comincia?»
«Comincio io» disse Allison, mostrando un pacchetto rivestito di carta dorata, dall’aspetto morbido, come se dentro vi fosse un cuscino o una sciarpa. La ragazza lo aprì con mani delicate e precise, rivelando un poncho di lana verde militare: il capo aveva un aspetto molto sobrio, perché privo di fronzoli o pon-pon.
«È un regalo molto carino. So che non è di Lydia, perché lei non mi avrebbe mai regalato qualcosa di tanto sobrio. Quindi oserei dire... Cora?» ragionò ad alta voce la cacciatrice, per poi voltarsi verso la minore degli Hale con sguardo interrogativo. La ragazza sorrise, e poi annuì.
Allison le rivolse un sorriso grato, e poi si sedette al suo posto sul divano, dando a Cora la possibilità di distribuire gli altri regali, quelli non segreti, al resto del branco.
Babbo Natale segreto proseguì con Isaac, che ricevette veramente un libro di barzellette. Il beta optò per Stiles, ma quando quello scosse la testa in segno di diniego, Isaac rivolse un’occhiata sbilenca a Scott, che alzò le mani in segno di resa.
«Penso già che tu sia simpatico» si giustificò il moro, sospirando.
«Non farò domande» fu la risposta evasiva di Isaac ma che, in fondo – molto in fondo – aveva apprezzato il dono, non perché fosse un regalo utile, ma perché era di Scott, lo stesso ragazzo che lo aveva accolto e si era preoccupato per lui. Scott distribuì il resto dei regali, che andarono ad affiancarsi a quelli di Cora.
Scott e Lydia scartarono i loro doni segreti, ringraziando i rispettivi mittenti, voltandosi poi verso Derek. L’alpha li guardò con fare indifferente, per poi afferrare il suo dono. Il mannaro ne percepì la consistenza sotto le dita attente, toccando qualcosa di duro ma, al contempo, di estremamente morbido: aveva la parvenza del velluto.
La carta regalo blu fu strappata con delicatezza, forse con l’aiuto di qualche artiglio mannaro, e Derek si trovò fra le mani un album di fotografie rivestito di velluto nero. Sembrava tutto così normale che Stiles, nel suo stato di semi-lucidità, si chiese se avesse mai davvero incollato quelle fotografie, o se fosse tutto frutto della sua fantasia alcolica. Il putiferio scoppiò quando il mannaro iniziò a sfogliarne le pagine.
Si vide fotografato in ogni intima situazione quotidiana: mentre mangiava, mentre si lavava i denti, mentre usciva dalla doccia, mentre si allenava, e in tutta una serie di altre situazioni che solo Cora avrebbe potuto immortalare. L’intero branco si era avvicinato al tavolo, ed osservava le foto in silenzio glaciale.
«Cora» la voce di Derek non fu altro che un ringhio. La sorella minore, però, scosse la testa, nonostante ci fosse il suo zampino. Allora Derek capì. Si voltò lentamente verso Stiles, che lo fissava a braccia incrociate e con uno sguardo misto tra il divertito e il terrorizzato.
«Corri» lo minacciò il mannaro, e Stiles seppe che mai, mai in vita sua avrebbe corso ancora così velocemente. Fuggì per le scale ridendo, ridendo a crepapelle, e causando risate nervose nel branco. Rideva da matti, tanto da doversi tenere la pancia mentre tentava di non inciampare nei gradini di cemento, e mentre Derek lo inseguiva, probabilmente a zanne sguainate. Con ogni probabilità gli stava lasciando tutto il tempo per godersi la parvenza di essere riuscito a fuggire, per poi afferrarlo e ucciderlo con zanne ed artigli. Così Stiles si fermò sul pianerottolo del primo piano, così bruscamente che quasi Derek gli finì addosso. Continuava a ridere, nonostante avesse gli occhi brillanti del mannaro e le sue zanne a pochi centimetri dal viso.
«Sai qual è la cosa che mi fa più ridere, Sourwolf?» chiese retoricamente il castano, sforzandosi di trattenere le risate. Non aspettò la risposta di Derek per continuare - perché, probabilmente, non sarebbe arrivata.
«È che non ti accorgi di quanto tu sia fottutamente umano in quelle foto, di quanto sembri un normale essere umano che fa cose da essere umano. È che non ti accorgi di quanto tu sia effettivamente...» disse Stiles, senza biascicare. E quello che disse dopo, seppur sospinto dall’alcool che aveva in corpo, era qualcosa che pensava davvero, che aveva sempre pensato, ma a cui non aveva mai dato voce, forse per paura della reazione del mannaro «di quanto tu sia effettivamente bellissimo» concluse. Stiles aveva smesso di ridere, perché il suo viso si era avvicinato a quello di Derek, così bruscamente che il calore del mannaro lo colpì sul volto improvvisamente, calore che si propagò anche attraverso le loro labbra, unite in un morbido bacio guidato da Stiles, a cui il mannaro non rispose, almeno non immediatamente.
«Se tu non avessi avuto tanta fretta di uccidermi, avresti visto l’ultima fotografia, che ti ritrae mentre sorridi» disse Stiles quando si staccò dalle labbra morbide di Derek, ancora inchiodato sul posto per lo stupore.
«E forse è il vino che ho bevuto, forse senza forse, ma non hai idea di quanto tu-» proseguì Stiles, ma la sua voce gli venne spezzata nella gola, come se qualcosa lo avesse colpito sul petto e gli avesse mozzato il respiro. E in effetti qualcosa gli aveva mozzato il respiro, perché Derek lo stava baciando, così calorosamente che il castano pensò che non fosse vero, per un istante, finché non ricambiò il bacio.
Era un bacio dolce, un toccarsi di labbra come petali di rosa, che poi venne approfondito, e Stiles si sentì come un vulcano in eruzione. Era un calore doloroso, ma da cui non voleva allontanarsi: voleva solo avvicinarsi di più, voleva toccare con mano - con labbra e lingua e denti - tutto quel calore.
Quando si staccarono, avevano entrambi le labbra tumide e arrossate, il viso accaldato e gli occhi umidi.
«Se avessi saputo prima che questa sarebbe stata la tua reazione, ti avrei fatto fotografare molto prima, anche dallo zio Peter» rise Stiles.
«Sei un idiota, ragazzino» fu il commento di Derek, ma il castano non vi percepì astio, anzi. La voce di Derek era mossa da una nuova nota, più dolce, che Stiles non aveva mai sentito.
Quando tornarono nel loft, con le labbra ancora gonfie di baci, il branco li osservò, senza commentare. Forse lo avevano sempre saputo tutti, forse tutti avevano sempre avuto il sentore che il loro continuo stuzzicarsi non fosse altro che un’attrazione mai espressa, l’incapacità di starsi lontani per più di qualche giorno, nonostante i loro battibecchi. Quello del giorno di Natale fu solo uno dei tanti baci che Derek e Stiles condivisero nel futuro a venire, e nessuno dei due si stancò mai di ricordare quell’episodio, che li aveva uniti e spinti a scontrare le loro anime.

  
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