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Autore: LaViaggiatrice    26/12/2020    0 recensioni
Dalla morte del padre, Bree ha capito che il vento gira contro di lei. Così ha fatto i bagagli e se ne è andata di casa, trovando rifugio a Dale, Canada, la città Natale di suo padre, dove ci sono tutti i suoi amici. Ma non sono tutte rose e fiori; non appena andrà nella nuova scuola dovrà confrontarsi con ragazzi spocchiosi, bulli di prima categoria e gente che non ha voglia di fare altro che non sia festeggiare. Fortuna che avrà dalla sua degli amici che le vogliono bene. Riuscirà a costruirsi una nuova vita? O i fantasmi del passato le si riproponeranno?
Spero di avervi incuriositi ;P
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!ATTENZIONE!
Sto riscrivendo questa storia, perché ci tengo molto anche se la trovo molto cringe. Cercherò di starci un po' più dietro ma non prometto nulla! Questa resterà, non la eliminerò, semplicemente ne farò un'altra con lo stesso titolo, quindi se siete ancora qui cercatela!
Baci
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Legolas, Nuovo personaggio, Tauriel, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un brivido le percorse la schiena e un mucchio di domande le si affacciarono in testa.
Per quale motivo suo padre – perché sicuramente era stato lui – aveva nascosto un pezzo di una lama in un baule nel pavimento di casa sua? Da dove proveniva? A che serviva? E soprattutto; cosa centrava con il suo attuale professore di inglese?
Ricordò improvvisamente la conversazione che aveva origliato, riguardo “il piano di Robin”, quello che molto probabilmente gli era costato la vita. La lama faceva parte di quel piano?
Si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani, decidendo che c’era troppo caos e che doveva cercare di fare ordine.
Per prima cosa, come poteva far parte del suo piano se Robin aveva passato gli ultimi anni della sua vita a New York?
Era evidente che qualcuno di Dale fosse coinvolto; a dimostrazione di ciò c’era anche il fatto che gran parte dei suoi professori parevano al corrente di quel fantomatico piano.
Essendo sul biglietto riportato il nome di Elrond, poteva voler dire o che doveva parlare col professore, o che comunque c’entrava qualcosa, ma non sapeva cosa e anche solo un passo falso avrebbe potuto mandare tutto all’aria e farla ammazzare.
Le pareva una persona fidata, ma non aveva abbastanza informazioni su di lui per chiarire la faccenda. C’era qualcosa di grosso all’opera, se lo sentiva.
Si rigirò il frammento di spada tra le mani, poi lo rimise dentro allo scrigno, richiuse l’asse del pavimento e si passò le mani sul viso. Aveva assolutamente bisogno di uscire.
Si vestì alla meno peggio e prese solo il telefono e le chiavi, poi uscì e si diresse verso una delle foreste di Dale.
Attorno alla città infatti si trovavano ben quattro foreste diverse, ognuna con un nome diverso dato dagli abitanti del quartiere più vicino.
La prima che si incontrava arrivando in città era quella che si trovava tra la parete rocciosa del monte da cui scendeva e il quartiere di Eriador, quello in cui vivevano Paladino Took e Bilbo Baggins. Vi si trovavano principalmente salici, e per qualche strano motivo la parte che dava su Eriador era piuttosto tetra, tanto che gli abitanti consideravano entrarci un vero e proprio rito di passaggio. L’avevano chiamato “Vecchia Foresta”, ed era fonte di storie per terrorizzare i bambini che si comportavano male, che lo credevano un luogo infestato da forze maligne. Bree non ci era mai andata; le metteva inquietudine sin da quando era piccola.
La seconda foresta invece si inoltrava nel quartiere di Rohan, e si chiamava Fangorn. Somigliava alla Vecchia Foresta, tranne per il fatto che in confronto quest’ultima era poco più che un parco. Fangorn era immensa, impraticabile nella zona più fitta, ma a differenza della Vecchia Foresta era più ospitale e più varia, nonostante in certi punti fosse parecchio tetra. Era sempre stata la sua preferita grazie a quell’alone di mistero che la circondava.
La terza foresta invece faceva proprio parte del quartiere Quendi, dove vivevano Thranduil, Legolas, Tauriel, Elrond, Galadriel e le famiglie degli amici di Legolas. In quella zona, vivevano due grandi famiglie: Sindar e Noldor. Elrond, ad esempio, faceva parte della famiglia Noldor, mentre il cognome della professoressa Galadriel era Sindar, così come quello di Thranduil, che era imparentato con la donna solo molto alla lontana. Il nome della foresta era Lorien, ed aveva un’aura eterea e mistica, tanto che sembrava di entrare in un altro mondo a visitarla. Bree ci era stata quando era piccina, e ricordava la sensazione di pace che l’aveva investita appena entrata in quel luogo. Non la sorprendeva che fosse il luogo più distante dal quartiere dove viveva Azog.
La quarta foresta infine era quella che aveva attraversato con Fili e Kili per raggiungere la baita di Beorn, Bosco Fronzuto. Era il più selvaggio, e il più complicato da percorrere, ma custodiva anche molti dei ricordi migliori che Bree avesse della sua famiglia e, in particolare, di suo padre. Era divisa tra il quartiere Sindar e quello dove viveva, ma era più presente in quest’ultimo.
Decise di entrare a Bosco Fronzuto, per poi proseguire verso il quartiere Quendi. Era arrivata da quasi una settimana e ancora non aveva esplorato la città per bene, pensò dandosi dell’idiota.
Percorse quindi il bosco fino a sbucare nel quartiere. La piazzetta, più piccola di quella comune, aveva un piedistallo in mezzo, dove un tempo probabilmente doveva esserci una statua, con delle panche tutt’intorno. Un gruppo di ragazzi era seduto a chiacchierare, e non fecero troppo caso a lei, che si guardava intorno.
Le case erano eleganti e slanciate, circondate da alberi, che percorrevano anche il viale principale e che donavano una bella frescura dal sole cocente, grazie all’ombra delle loro grandi fronde.
La foresta di Lorien non era separata dal quartiere Quendi da un taglio netto, piuttosto andava sfumando e si intrecciava ad esso, come se la natura non volesse lasciare completamente posto alle case e gli abitanti l’avessero accettata.
Sorrise tra sé a quel pensiero, per poi venire attirata dalla bacheca all’ingresso della piazza: era una bacheca di sughero, dove gli abitanti appendevano volantini di eventi, pubblicità di iniziative particolari o cose simili. Vi si avvicinò, e tra un poster di una regata che avrebbero tenuto di lì a poco al lago lì vicino e quello del restauro del campo di tiro con l’arco spiccava un manifesto che mostrava una bella casa vicina alla foresta con scritto in caratteri eleganti “esposizione dei più antichi reperti di Dale nella casa di Elrond Noldor”.
Spalancò gli occhi, non credendo a una tale fortuna, per poi guardare le giornate previste, scoprendo che era terminata due giorni prima. Sospirò sconfortata, ma non poté crogiolarsi troppo nell’autocommiserazione che una voce dolce la chiamò – Ciao, sei nuova qui?-.
Quando si girò vide una bambina. Non doveva avere più di dodici anni, ed aveva un volto grazioso incorniciato da capelli neri ondulati, mentre gli occhi sembravano due zaffiri. Indossava un abito verde con lunghe maniche ampie, e le sorrideva dolcemente.
La rossa non riuscì a non ricambiare – Ciao a te. Si, sono arrivata in città da poco. Mi chiamo Bree- spiegò. La piccola si illuminò – Oh, sei la ragazza di cui parlano?-.
- Parlano di me? Chi parla di me?- domandò confusa la rossa.
La bimba ridacchiò – Ho sentito alcuni ragazzi, e anche il mio papà e la mia nonna hanno parlato di te- disse con le mani giunte dietro la schiena, dondolandosi lentamente da un lato e dall’altro.
- E chi sarebbero?- chiese Bree sempre più perplessa. Non credeva il suo arrivo avrebbe suscitato tanto scalpore.
- Elrond e Galadriel-.
Rimase per qualche momento sconvolta, non capiva se per il fatto che fosse la figlia di Elrond o che fosse la nipote di Galadriel. Quanti anni aveva quella donna??
- Come mai guardavi la bacheca?- chiese poi la bambina.
Bree si riscosse, e sorrise impacciata – Avevo visto il manifesto dell’esposizione, però ho scoperto che è finita e non ho fatto in tempo a vederla- disse con un sospiro.
La bambina la guardò sorpresa, poi sorrise di nuovo – Puoi chiedere al mio papà se te la mostra lo stesso. Sono sicuro che ne sarebbe felice! Vieni, andiamo a chiederglielo!- disse prendendola per mano e portandola verso una via laterale della piazza.
La ragazza sorrise tra se – Ti ringrazio, sarebbe fantastico- disse seguendola.
Poco dopo arrivarono alla casa descritta nel manifesto: era una bella villa con una veranda, e sul cui retro si notava un giardino coperto da un tendone. Elrond era nel giardino frontale, ad annaffiare con cura le piante. Quando la piccola lo chiamò alzò lo sguardo e guardò le due sorpreso, tirandosi su e appoggiando l’innaffiatoio. Si avvicinò a loro e aprì il cancelletto, rivolgendo un sorriso cordiale a Bree – Ciao. Cosa ci fai qui?-.
Prima che la rossa potesse spiegarsi, la figlia spiegò al padre tutto quanto con fervore. Alla fine del racconto l’uomo scosse la testa con un sorriso – Sei stata molto gentile Arwen. Vieni pure Bree, sarei felice di mostrarti ciò che possiedo-.
L’uomo si spostò dal cancello e fece loro cenno di entrare, al che la rossa si fece avanti con un “permesso” sussurrato, entrando nella casa.
Era molto luminosa e accogliente; le pareti erano principalmente formate da grandi vetrate, protette dalla veranda esterna, su cui cadevano morbidamente delle tende bianche, che si muovevano col vento che entrava dalle finestre messe a ribalta. L’arredamento era semplice, di legno chiaro, e le pareti erano decorate da quadri di paesaggi e disegni probabilmente della piccola Arwen, in cui erano rappresentati lei, suo padre, due ragazzini poco più grandi di lei disegnati allo stesso modo e una donna bionda.
Elrond interruppe i suoi pensieri – Gradisci qualcosa da bere?- chiese con un sorriso cordiale, andando verso la cucina, il cui arredamento era simile a quello del resto della sala: mobili chiari e un’ampia finestra semi aperta.
L’uomo stava già trafficando con una teiera finemente decorata, e parlando si era voltato verso la ragazza che annuì ricambiando il sorriso, non riuscendo a fare a meno di provare una sensazione di calore al petto. Tutto in quella casa le ispirava familiarità, calore, tutto ciò che da quando era morto suo padre non aveva più sentito nella sua vecchia casa.
Prima che i suoi pensieri la intristissero, Arwen arrivò dal padre e gli abbracciò le gambe
– Papà, posso un gelato? Per favore?- chiese guardando l’uomo, che rise e annuì – Certo tesoro, prendili pure- disse carezzando i capelli della figlia e rivolgendole uno sguardo dolce, pieno di quel tipo di amore che solo un genitore può provare.
Quella vista le riempì il cuore di una dolce malinconia, e si trovò a distogliere lo sguardo per nascondere i lucciconi negli occhi.
Il suo sguardo si puntò su una statua che si trovava nel giardino: era una statua di marmo poco più piccola di Bree, ma trovandosi su un gradino pareva più alta. Ricavata dallo stesso blocco di marmo c’era una sporgenza, su cui era appoggiato qualcosa.
Avvicinandosi, un brivido percorse la schiena della ragazza: era una spada. Una spada frantumata, ma con ogni pezzo perfettamente lucidato e curato, e con un familiare decoro lungo la lama.
La mano corse alla tasca dei pantaloni, dove teneva il pezzo di lama dentro il cofanetto.
- Narsil. È un reperto molto antico, sono stato molto fortunato a metterci le mani- la raggiunse la voce di Elrond.
Lei si voltò di scatto a guardarlo, e lui aggrottò appena la fronte – Cosa succede?-.
Lo scrigno parve pesare di più, ma scuotendo la testa Bree forzò un sorriso – Niente! Ero solo colpita, adoro le armi antiche- disse. Prima che l’uomo potesse esprimere i suoi dubbi, Bree guardò l’orologio e, vedendo che era ormai ora di pranzo, esclamò – Oh, si è fatto tardi! Meglio che vada, arrivederci signore, grazie per la vostra ospitalità!-.
Dopo un rapido saluto ad Arwen sparì lungo il vialetto, diretta verso il pub di Bofur.
Aveva trovato un indizio, ne era sicura; ma non sapeva se potersi fidare di Elrond.
 
Fili si trovava al pub, dopo una mattinata passata in officina.
Seduto al bancone, si era fissato a guardare un nodo del legno con fare assorto mentre suo fratello parlava a macchinetta di Tauriel e qualcosa che avevano progettato di fare insieme.
I suoi pensieri erano rivolti a Bree e al loro saluto la sera prima.
- Quindi pensavamo di andare a fare campeggio, visto che a entrambi piace stare nel bosco…-
Gli sarebbe piaciuto davvero vederla ancora, magari senza Kili in mezzo. Però allo stesso tempo si sentiva terribilmente insicuro.
- Potremmo stare dalle parti di Beorn, ci sono delle aree campeggio nei paraggi…-
Magari avrebbe potuto cominciare da qualcosa di semplice, come mangiare qualcosa dopo scuola. Ma se l’avesse fatto suo fratello se ne sarebbe accorto prima di subito e allora apriti cielo; non l’avrebbe più lasciato in pace.
- Chissà, magari riusciremo a vedere un unicorno!-.
Ma era davvero pronto per un’altra relazione? Insomma, aveva da poco trovato il suo equilibrio e non era molto che le cose tra lui e Sigrid erano finite…
- Fili!-
Kili gli schioccò le dita davanti al viso, riscuotendolo, e guardandolo con espressione seccata. Il biondo sussultò e fece un sorriso imbarazzato – Scusami-.
Roteando gli occhi, Kili incrociò le braccia
- Allora, a cosa stavi pensando di tanto importante?- chiese con espressione furba.
L’altro scosse la testa – Nulla, ho fame. Prendiamo da mangiare?-.
In quel momento, sulla soglia comparve Bree, che osservò i due con espressione prima interdetta, e poi un sorriso debole
- Ehi! Che fate?-.
Fili sorrise inspiegabilmente felice, per poi incupirsi appena quando vide la sua espressione
- Cosa è successo? Hai una faccia…- osservò quindi.
- Oh? Nulla!-.
Kili incrociò le braccia – Mh non ti credo-.
L’espressione di Bree si fece nervosa, e con uno scrollo di spalle si avvicinò al bancone – Ehi Bofur, mi scaldi un club sandwich per favore?-.
Lui annuì, quindi con un sospiro Bree si arrampicò su uno sgabello in mezzo ai due ragazzi.
Fili la guardò preoccupato, ma prima che potesse chiedere qualcosa la ragazza li guardò
- Ho bisogno del vostro aiuto-
 
*Angolo della imperdonabile autrice*
Sono talmente felice di essere riuscita a pubblicare che neanche lo ricontrollo quindi toh, un capitolo non betato. Credo che prima o poi farò una completa revisione di tutto e lo ripubblicherò, ma quando non lo so.
E non vi farò nemmeno più promesse vista l’ultima volta, però la buona notizia è che la storia non è abbandonata. Ci sto lavorando, più o meno.
Spero che il prossimo aggiornamento uscirà in meno tempo ma eh, who knows. Abbiate fede (ma non in me)
LaViaggiatrice
   
 
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