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Autore: Lamy_    27/12/2020    1 recensioni
Durante un temporale Tommy Shelby trova riparo in una tavola calda di Londra che offre i pasti migliori di tutta la città. Qui conosce Judith, giovane studentessa che attira la sua attenzione. L’incontro fra i due segna l’inizio di una bizzarra amicizia.
Ariadne Evans è la sorella di David Evans, il capo della gang dei Blue Lions. Ariadne ritorna a Birmingham per assistere il fratello malato e aiutare la madre a gestire gli affari in via provvisoria. Le cose, però, non vanno come spera lei e una breve visita a casa si trasforma in una trappola. A complicare la situazione è l’attrazione che si instaura fra lei e Tommy. Tra una madre dispotica, un fratello minore che si mette sempre nei guai e una gang che dipende anche da lei, Ariadne impara a sue spese che ribellarsi è l’unica soluzione che ha.
E se Judith e Ariadne fossero la stessa persona?
“Siede arbitro il Caos, con le sue decisioni raddoppia ancora il contrasto per il quale regna; a lui presso governa supremo il Caso.”
(John Milton, Il Paradiso Perduto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. EPILOGO

“L’inferno è la sofferenza di non poter più amare.”
(Fëdor Dostoevskij)
 
 
Una settimana dopo
Ariadne fissava la tazzina con sguardo perso. Il tè caldo creava strisce bianche mentre girava il cucchiaino di zucchero. Sospirò. Era stanca, anche se aveva dormito per tutto il giorno. Da quando si era trasferita nella nuova casa, non faceva altro che dormire, mangiare e guardare il sole tramontare alla sera. L’unica distrazione erano il disegno e la pittura. Il terzo piano della palazzina in realtà era una mansarda che lei aveva trasformato nel suo studio artistico. Finn l’aveva aiutata ad arredare lo spazio con una chaise longue di velluto verde adornato da un cuscino cucito a mano dalla sorella di Margaret. Avevano pulito per bene la finestra e ci avevano piazzato davanti un cavalletto e un tavolino per depositare pennelli, tavolozze e qualche straccio per le mani.
Era sempre sola, eccezione fatta per Margaret che le portava la spesa ogni due giorni. Julian le aveva fatto visita, aveva atteso per ore sulle scale, ma lei non gli aveva mai aperto. Tommy, invece, non si era fatto più vedere né sentire. Quei pensieri furono interrotti dal campanello che suonava. Forse era di nuovo Julian, ma poi bussarono direttamente sul legno del portone con veemenza.
“Chi è?”
“Sono Ada Shelby. Hai intenzione di lasciarmi qui fuori?”
“Prego.”
Ariadne con uno sbuffo aprì e vide una donna bellissima che sorrideva soddisfatta.
“Sei tu Ariadne, giusto? Tommy non mi aveva detto che sei così carina.”
“Tommy è uno che non dice molte cose.”
“Touché!” disse Ada con una risata.
“Vuoi qualcosa? Ti posso offrire una tazza di tè, ma non ho il latte.”
Ada si sedette sul divano e allungò le gambe sul tavolino di cristallo.
“Non sono qui per il tè. Sono qui per accompagnarti al porto di Londra.”
“Perché?”
“Perché Michael torna oggi.”
Michael Gray, il suo futuro marito. Ariadne non lo conosceva ancora, non conosceva il suo aspetto e neanche il suo carattere. Sapeva solo che era bravo con i numeri e che per questo era il contabile degli Shelby. Sua madre era Polly, la donna affascinante che aveva conosciuto al Garrison qualche tempo prima.
“Torna oggi? Così presto?”
Ada lesse negli occhi della ragazza paura e tristezza, sentimenti a lei ben noti.
“Tesoro, capisco che per te deve essere difficile. Però sappi che Michael è un tipo apposto, e soprattutto è molto bello!”
“Non mi interessa che sia bello. Voglio solo che sia una persona … decente.”
“Andrà tutto bene. Fidati di me.”
Ariadne non si fidava più. Aveva dato fiducia agli Shelby e loro l’avevano usata contro di lei, imprigionandola in una gabbia d’oro.
“Faccio fatica a fidarmi di voi.”
“Siamo la tua famiglia adesso, devi per forza fidarti.” Disse Ada con un sorriso.
Ariadne incrociò le braccia come a volersi difendere.
“Perché non è venuto Tommy? Scommetto che ha troppa paura di affrontarmi.”
“Tommy ha sempre le sue ragioni per fare quello che fa. Cercare di capirlo è impossibile. Ora va a vestirti, abbiamo tante cose da fare in questa bella giornata di sole!”
 
Ariadne avrebbe voluto vomitare la colazione per l’ansia che la divorava dall’interno. Dopo essere arrivate a Londra, scortate da Finn, lei e Ada avevano fatto un breve giro della città e poi si era dirette al porto. Ora attendevano che la nave in arrivo da New York attraccasse.
“Eccola!” esultò Ada, sventolando la mano.
Pochi minuti dopo Ariadne vide un ragazzo camminare verso di loro con una valigia e un mazzo di fiori. Grazie alle informazioni ricavate da Finn sapeva che Michael aveva venticinque anni compiuti da poco.
Ada lo abbracciò e gli strizzò una guancia a mo’ di scherno.
“Cugino, ti presento la tua fidanzata.”
“Michael Gray, è un vero onore conoscerti.”
Michael allungò la mano con un sorriso bonario e Ariadne la strinse con incertezza. Stava tremando.
“Ariadne Evans.” Riuscì solo a dire.
Doveva ammettere che il suo fidanzato era un bel ragazzo dai capelli castano chiaro e un paio di luminosi occhi chiari.  Indossava un completo grigio troppo severo per la sua giovane età, ma al tempo stesso lo rendeva molto professionale.
“Passeggiamo?” domandò Michael.
Ariadne impiegò qualche secondo a capire che parlasse con lei, quindi si affrettò ad annuire. Bene, il primo incontro col suo futuro marito era un vero disastro.
“Certo.”
“Finn, prendi la mia valigia e portala a casa di Ada. Vi raggiungiamo a piedi.”
Ada e Finn salirono in macchina con aria contenta, era un bene per tutti che la novella coppia andasse d’accordo.
“Ah, miseria! Questi fiori sono per te.” disse Michael, rammaricato.
Ariadne accettò il mazzo di girasoli nella totale confusione, non sapeva come comportarsi e si sentiva troppo impacciata.
“Grazie. Avrei dovuto regalarti qualcosa anche io …?”
“No, no! Ho solo pensato che i fiori fossero un buon modo per spezzare il ghiaccio, ma noto che non sta funzionando.”
Ariadne sospirò e chiuse gli occhi, si sentiva sopraffatta da mille emozioni ed erano tutte negative.
“Scusami. È solo una situazione strana. Molto strana.”
La ragazza trasalì quando Michael le prese la mano per stringerla piano.
“E’ una situazione difficile per entrambi, lo capisco. Il matrimonio non rientrava fra i miei piani, io volevo fare affari in America, insomma avevo altre ambizioni.”
“Ma Tommy detta legge.” Chiosò Ariadne a bassa voce.
“Già. Lui è il boss e noi obbediamo. Se questo matrimonio ti può aiutare a non finire con gli Scuttlers, io sono lieto di aiutarti e di sposarti.”
“Grazie, Michael.”
Michael le accarezzò la guancia, e lo fece come un gesto di pura amicizia.
“Allora sarò il tuo migliore amico in questa follia.”
Ariadne si lasciò andare a una risata, era la prima volta che rideva da tempo.
“E io sarò la tua migliore amica.”
 
Tre giorni dopo
“Ariadne, sei pronta?” domandò Michael dal fondo delle scale.
“Un minuto e arrivo!”
Ariadne si aggiustò un riccio sfuggito dall’acconciatura e si guardò un’ultima volta allo specchio, dopodiché andò di sotto e trovò Michael con la porta aperta.
“Sei bellissima.”
Quella sera festeggiavano il loro fidanzamento. Polly aveva preteso una grande festa perché l’unione fra uno Shelby e una Evans andava celebrata in grande stile.
“Grazie. Anche tu stai molto bene!”
Michael non smise di sorridere mentre attraversavano il vialetto. Sorrideva anche mentre guidava verso il luogo del ricevimento.
 
Polly si era davvero superata nell’allestimento della festa. Il locale scelto per la festa era il Delux, uno dei più rinomati ristoranti della città grazie alla clientela che includeva solo gente ricca e influente. Il parcheggio era pieno di auto e la gente si accalcava all’ingresso tra risatine e sorrisi.
“Non penso di farcela.” Bisbigliò Ariadne.
Era nervosa, tormentava le frange sul vestito, ed era terrorizzata di tutte quelle persone che aspettavano solo lei.
“Ariadne, stai tranquilla. Non ti possono mangiare.”
“A meno che non siano cannibali.”
Entrambi si misero a ridere, la tensione si era un poco dissipata.
“Ci sono io con te. Andiamo?”
“Andiamo.”
Entrarono nel locale a braccetto e sorridenti. Tutti si avvicinarono a loro per i saluti e le congratulazioni, e alcuni di loro facevano battutine tremende sulla vita da sposati. Michael e Ariadne ridevano e sorridevano, stringevano mani e scambiavano convenevoli, ma non si separavano mai l’uno dall’altro.
“Ecco qua la mia coppia preferita!” esclamò Polly a braccia aperte.
Ariadne aveva imparato che Polly, oltre ad essere una bella donna, era anche intelligente e sfacciata, furba e generosa quando ne aveva voglia. Era la madre che non aveva mai avuto.
“Mamma, non mettere Ariadne in imbarazzo.” Disse Michael, divertito.
“Farò la brava, promesso. Michael, va a salutare il signor Lincoln, quello delle tasse.”
Michael si congedò da Ariadne con un bacio sulla guancia e andò a farsi splendido col signor Lincoln, uno dei papabili soci degli Shelby.
“Ti prendo qualcosa da bere, Polly?” chiese Ariadne.
“Cara, tu pensa solo a divertiti stasera. So che non è facile ma puoi farcela. Va al bar e ordina qualcosa di forte! Io vado in giro a fare gli onori di casa.”
Ariadne guardò Polly ancheggiare fra gli invitati nel suo abito nero scintillante; quella donna era una forza della natura.
“Cosa ordinate?” domandò il barman al di là del bancone.
“Un bicchiere di acqua con ghiaccio e due foglie di menta. Grazie.”
C’era una vasta gamma di alcolici che si sarebbe voluta scolare per reggere quella serata, ma sapeva che era imperativo restare lucida e non perdere il controllo.
“Ariadne.”
Voltandosi, incontrò il sorriso gentile di Bonnie Gold. Indossava un completo elegante, nero lucido, con tanto di papillon e capelli pettinati all’indietro.
“Bonnie! Ma che piacere! Barman, un whiskey per il signore.”
Si diedero un rapido abbraccio, poi si sedettero sugli sgabelli del bar a chiacchierare.
“Come stai? È da un po’ che non ci vediamo.”
“Sto bene. Sono stata impegnata molto negli ultimi tempi. Tu e tuo padre?”
Bugiarda, pensò. Non stava né bene e non era neanche stata impegnata. Si era ritrovata rinchiusa nella torre d’avorio che gli Shelby avevano costruito appositamente per lei.
“Noi stiamo bene. Stiamo ristrutturando casa nelle parti distrutte. Potresti venire a trovarci qualche volte.”
Ariadne trangugiò la sua acqua alla menta in un sorso solo, aveva la gola arida e sembrava che le parole faticassero a venire fuori.
“Sì, certo.”
Bonnie si accigliò perché la ragazza che aveva davanti non era l’Ariadne che conosceva. La sua amica era tenace e sorridente, mentre la ragazza di ora era turbata e sempre sulla difensiva.
È terribile quello che ti hanno fatto.”
“Sarebbe stato peggio finire nelle mani di Mick King.” Replicò lei, fredda.
“Meriti di meglio, Ariadne.”
Bonnie cercò di toccarle la mano ma Ariadne si tirò indietro con uno scatto veloce.
“Per ora merito di sopravvivere. Scusami, devo andare alla toilette.”
 
Tommy e Lizzie arrivarono tardi al Delux perché Charlie aveva fatto i capricci prima di addormentarsi. Loro lo avevano cullato fino a quando non era crollato e la domestica lo aveva messo a letto in camera sua. Fuori in giardino Arthur e Aberama stavano fumando in compagnia di altri giovani Peaky Blinders.
“Tommy, è una gran bella festa.” Si complimentò Aberama.
“Polly è la migliore quando si tratta di feste.”
Quando fecero il loro ingresso, Lizzie fu assalita dalle braccia di Ada che la stringevano in un caloroso abbraccio. Gli occhi di Tommy vagarono nella sala in cerca di Ariadne. Vedeva solo parenti, amici e qualche socio d’affari. Poi la vide uscire dal corridoio della toilette e fermarsi ad osservare un quadro appeso dalla parete. Non era un bel dipinto, eppure lei si era fermata solo per distrarsi un attimo.
“Io vado al bar. Ada, occupati di Lizzie.” disse Tommy.
Dal bancone aveva un’ottima visuale di Ariadne, perciò si accomodò e la guardò con la coda dell’occhio. Era bella, una bellezza che gli faceva battere il cuore ma anche perdere i battiti. Indossava un abitino viola a bretelle sottili e lungo fino al ginocchio, ornato da lunghe frange color argento che ondeggiavano ad ogni suo passo. Aveva legato i ricci ribelli in uno chignon ordinato, però c’era sempre il solito riccio sulla tempia destra che sfuggiva dall’acconciatura.
Tommy spostò lo sguardo sul proprio drink, voleva essere leggero come le bollicine che galleggiavano sulla superficie del bicchiere. Invece era pesante per colpa delle sue azioni passate, presenti e di certo anche future. Non era mai stato un brav’uomo e non lo sarebbe mai diventato.
“Continuerai a fissarmi ancora per molto?”
Tommy si irrigidì quando Ariadne si sedette accanto a lui. La fragranza di bergamotto era così intensa che la sentiva riverberare nei polmoni.
“Temo di morire incenerito se mi avvicino a te.”
Ariadne emise una risata strozzata.
“Purtroppo non ho questo dono, altrimenti ne avrei già usufruito.”
Tommy allora sollevò lo sguardo ed ebbe un fremito quando incrociò gli occhi color ambra che aveva imparato ad amare.
“Avrei fatto altre scelte se ne avessi avuto la possibilità.”
“Io ti credo, Tom. Resta il fatto che adesso sono in gabbia.”
Tommy sospirò, era stremato dalla sua stessa mente che gli dava il tormento. L’idea che lei potesse odiarlo gli faceva accapponare la pelle per il disgusto.
“Dimmi quello che vuoi. Dammi un modo per rimediare.”
Ariadne si alzò e gli parlò all’orecchio, facendogli venire i brividi.
“Una volta mi hai detto che dovevo fare le mie scelte. Stasera scelgo di essere Judith per l’ultima volta. Ci vediamo a mezzanotte sulla barca di Charlie Strong. Non fare tardi.”
Tommy sorrise fra sé senza sapere che Lizzie e Michael lo stavano guardando con astio.
 
Tommy portò la mano sulla pistola quando sentì un rumore metallico provenire dall’esterno. Era sulla barca di suo zio, ancora attraccata al canale, e poco prima aveva ispezionato la zona per accertarsi di non essere seguito. In quei giorni non aveva avuto notizie né degli Scuttlers né dei Blue Lions, però lui sapeva bene che erano spariti solo perché stavano architettando qualcosa.
“Tom, sono io.”
Aprì la porticina e Ariadne scese in cabina; indossava un semplice vestito azzurro e portava i capelli sciolti, non portava gli orecchini e sulle labbra restava un vago alone di rossetto.
Tommy si passò la punta della sigaretta sulle labbra per inumidirla e poi l’accese, tossendo subito dopo per via dei suoi fragili polmoni.
“Perché siamo qui? Vuoi chiedermi di tornare a studiare? Sai che posso farlo.”
“Siamo qui per porre fine alla nostra storia.”
“Abbiamo una storia di cui non so nulla?” chiese Tommy con un ghigno.
Ariadne non sorrideva, restava seria come una statua di marmo. Faceva paura.
“Ti ricordi la nostra notte a Londra? Beh, sembrava che fra di noi ci fosse qualcosa.”
Tommy buttò fuori una nuova di fumo, sperava di nascondersi dietro di essa.
“Ma quelli non erano Tommy Shelby e Ariadne Evans. Altri tempi, altre persone, altra città.”
“Anche i sentimenti sono altri?”
“Cosa vuoi che ti dica, Ariadne? Non ho una cazzo di risposta da darti.”
Ariadne gli strappò la sigaretta dalle labbra, la gettò a terra e la spense con la suola della scarpa.
“Dimmi la verità, ecco cosa voglio. Da quella volta i sentimenti sono cambiati?”
“Lo devo dire a Judith o ad Ariadne?”
“Lo devi dire a me.” replicò lei.
Tommy capì che la ragazza volesse essere vista per chi era davvero, senza Judith o Ariadne di mezzo. Voleva che qualcuno la leggesse come si legge un libro che si conosce a memoria.
“I sentimenti sono gli stessi.”
“Allora passa la notte con me.”
Tommy indietreggiò, spinto via dalle sue stesse debolezze che si dibattevano in lui.
“Non possiamo. Questo complicherà solo le cose.”
Ariadne lo agguantò per il polso e gli sollevò il mento con le dita, voleva essere guardata dritto in faccia. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, e quelli di Tommy parlavano tanto.
“Hai detto che puoi darmi tutto quello che voglio. E io voglio fare l’amore con te.”
“Lo voglio anche io, lo sai. Però se lo facciamo … ah, cazzo! Sarà un fottuto casino.”
“Una sola notte, Tom. Una soltanto. Poi sarò tutto finito.”
Tommy aveva fatto una marea di errori in vita sua, gli ritornavano indietro come onde e lo affogavano, ma in quel momento compiere quell’azzardo era la cosa che più desiderava. Voleva Ariadne. La voleva da quando l’aveva vista per la prima volta a Londra. Sapere che Ariadne voleva lui, che lo desiderava allo stesso modo, lo aveva fatto sorridere per tutta la sera come un ragazzino.
“Facciamo questa enorme cazzata.”
Ariadne ridacchiò e gli diede un pugno giocoso sul petto.
“Facciamo questa cazzata, signor Shelby.”
Un attimo dopo Tommy la cinse con le braccia, premendola contro di sé. Ariadne gli circondò il collo con le mani per attirarlo, voleva sentirlo più vicino. Lui fece scivolare la mano fra i ricci rossi e la premette sulla nuca per approfondire quel contatto. Man mano sentivano la passione aumentare. Magnifico, pensò la ragazza. Era magnifico il modo in cui si stavano baciando. Ariadne fu sopraffatta dalle vertigini quando sentì la mano di Tommy che dalla nuca scendeva lungo il collo, le accarezzava la spalla, e poi scorreva verso il basso a sfiorarle il seno destro. Quel tocco la mandò su di giri, nessuno l’aveva mai toccata in maniera così intima. Lui era il primo a cui lei aveva scelto di concedersi. Lo voleva ad ogni costo.
“Ariadne.” Disse Tommy, soffiandole il nome sulle labbra.
Avvertiva il doloroso spasimo del desiderio che gli rivoltava l’anima, però voleva fare le cose con calma per non metterle nessuna pressione.
“Sì?”
La ragazza gli sussurrò sulla bocca e lui dovette chiudere gli occhi per mantenere un briciolo di autocontrollo. Quando riportò lo sguardo su di lei, ogni buona intenzione svanì. Lei era troppo bella, lo attirava come una sirena e lui si faceva trascinare in fondo al mare senza opporsi. In quel breve istante seppe che una sola notte non gli sarebbe mai bastata.
“Sei sicura? È la tua prima volta. Vuoi disobbedire a tua madre in questo modo?”
“Io sono sicura. E tu sei sicuro?”
Tommy la baciò di nuovo, questa volta con maggiore bramosia. Affondò le mani fra i suoi ricci e la spinse leggermente contro il tavolino sbilenco attaccato alla parete. Ariadne barcollò indietro, afferrò il bordo di legno e vi si appoggiò. In automatico allargò le gambe per permettere a Tommy si farsi più vicino.
“Sono sicuro come sono sicuro che l’inferno esiste.”
Ariadne rise gettando la testa indietro, al che Tommy ne approfittò per baciarle il collo. Mentre lui continuava a baciarle lo spazio fra collo e spalla, la ragazza gli tolse la giacca e gli abbassò le bretelle dello smoking. Le mani di Tommy intrapresero un nuovo cammino, dai fianchi alla vita e salendo fino a chiudersi a coppa sui seni. Lei sussultò a quella nuova sensazione, era più piacevole di quanto si aspettava. In tutta risposta Tommy le infilò le dita sotto il vestito, accarezzandole la pelle nuda delle gambe. Dalle caviglie risalì alle cosce, tastando ogni centimetro con ardore.
“Tom … aspetta … fermati.”
“Ho sbagliato qualcosa?”
Tommy era preoccupato, le mani ora erano sollevate come in segno di resa. Ariadne non lo aveva mai visto tanto vulnerabile.
“E’ solo che il tavolino è un po’ scomodo …” ammise lei, arrossendo.
In effetti, la schiena iniziava a farle male a causa del legno duro pressato contro il suo corpo.
Tommy sorrise per le gote arrossate della ragazza, dimostrava tutta la sua giovane età in quello sguardo un po’ imbarazzato ma anche meravigliato. Si andò a sedere sulla brandina, che non mancò di cigolare sotto il suo peso, e le fece un cenno con la mano.
“Vieni.”
Quando Ariadne gli fu di fronte, Tommy le avvolse i fianchi con le mani e la guidò verso di sé. La ragazza finì per sedersi a cavalcioni su di lui. Il rossore in viso era peggiorato ora che in quella posizione il suo corpo era incollato a quello di lui.
“Non parli più? Di solito mi infastidisci fino allo sfinimento.”
“Sei davvero uno stronzo, Shelby.” Disse lei, ridendo.
Tommy si accorse che Ariadne si stava rilassando fra le sue braccia, non era più rigida come pochi minuti prima. Approfittò di quella serenità per riprendere a baciarla. Questa volta Ariadne si inarcò contro di lui e gli afferrò il colletto della camicia per baciarlo con passione. Stavano entrambi bruciando, e non sapevano se fossero fiamme nere infernali o celesti fiamme del paradiso. Tommy sorrise fra i baci mentre Ariadne gli sbottonava la camicia, lasciando qualche carezza qua e là. Erano anni che non provava quel brivido di piacere che gli scuoteva le viscere. Era come tornare a respirare dopo una lunga apnea.
“Non durerò molto se continui a toccarmi così.”
Ariadne si staccò con il viso rosso come un pomodoro. Gli diede un pizzico sul braccio per ripicca.
“Ti detesto quando fai così.”
“Quindi mi detesti sempre.”
La ragazza scosse la testa e rise, doveva ammettere che lui l’aveva messa in imbarazzo sin da quando lo aveva incontrato a Londra. D’improvviso tornò seria, spezzando l’atmosfera piacevole.
“Sai, Tom, il problema è proprio questo. Io non ti detesto affatto.”
Quelle parole colpirono Tommy come un proiettile. Il colpo era pulito e sicuro, aveva fatto centro nel suo cuore con mira incredibile.
“Dovresti odiarmi. Sono uno stronzo che non merita il tuo affetto.”
Ariadne si morse le labbra, voleva gridare ed esternare tutti i pensieri che affollavano la sua mente, ma si limitò a fare un sospiro stanco.
“Dopo stanotte potremo odiarci.”
Tommy deglutì, la sua stessa saliva sembrava amara. Cosa sarebbe successo dopo quella notte? L’avrebbe ignorata? L’avrebbe guardata godersi la sua nuova vita con Michael?
“Sì, ci odieremo.” Disse lui, più a se stesso che a lei.
Ariadne si chinò a baciarlo per spazzare via l’angoscia che presto tutto sarebbe finito. Di lì a poco entrambi sarebbero stati sposati, sarebbero diventati cugini e si sarebbero dovuti comportare rispettando il grado di parentela. Dopo quella notte non ci sarebbe stato più spazio per i sentimenti, per le fughe notturne, per i baci segreti. Tutto stava per finire.
Tommy fece sdraiare Ariadne sul materasso, torreggiando su di lei mentre si sfilava la camicia sbottonata. La ragazza d’istinto gli sfiorò l’addome fino a risalire lungo i pettorali per raggiungere le spalle. Lo tirò verso di sé per baciarlo. Non si sarebbe mai stancata di quei baci.
“Mi dispiace.” Sussurrò Tommy.
Ariadne abbozzò un sorriso, aveva gli occhi lucidi, e fece spallucce.
“Hai mantenuto fede alla promessa di trovare una soluzione.”
Tommy stava per dire qualcosa, ma Ariadne lo baciò prima che una manciata di parole peggiorassero le cose. Si slacciò la sottile cinta di cuoio appesa alla vita del vestito e la fece cadere a terra, poi si sistemò meglio sulla brandina per stare più comoda.
“Lo togliamo questo vestito?” domandò Tommy con malizia.
Ariadne annuì e lasciò che lui togliesse via l’abito lentamente, per tutto il tempo non smise di guardarla negli occhi. Ora che quasi tutti i vestiti erano spariti, tornarono a baciarsi. La cabina si riempiva dei loro respiri affannati. Tommy abbassò le bretelle del reggiseno per lasciare altri baci di fuoco. Il profumo di bergamotto quasi lo stordiva ma era una sensazione straordinaria. Ariadne tremò per la bocca di lui che si faceva sempre più audace. Sussultò quando il gancio del reggiseno scattò e l’indumento rovinò a terra. Tommy si piegò a baciarle lo spazio fra i seni, il suo respiro caldo le faceva venire i brividi in tutto il corpo. Portò le mani sulla cintura di Tommy, al che lui la guardò e scrollò la testa.
“Faccio io.”
Ariadne sgranava gli occhi mentre Tommy muoveva le mani per slacciare la cintura, liberare i bottoni e abbassare la cerniera fino ad abbandonare i pantaloni in un angolo della cabina. La luce traballante illuminava il suo corpo, la pelle bianca era segnata da due tatuaggi e qualche vecchia cicatrice. Ariadne pensò che fosse una statua lavorata dal marmo per essere bellissima. Ecco perché distese la mano per toccarlo, tastando la fattezza dei muscoli delle braccia e del petto. Tommy fece un brusco respiro quando le dita leggere della ragazza gli sfiorarono i pettorali.
“Una sola notte.” Mormorò Ariadne.
Tommy si precipitò sulle sue labbra per impedirle di parlare ancora perché, lo sapevano entrambi, ogni parola quella notte era una condanna. I loro ansimi coprivano il ticchettio dell’orologio da taschino, eppure il tempo era reale e scorreva veloce.
“Mi vuoi davvero, Ariadne?”
Ariadne chiuse gli occhi e ripensò a quanto era successo in pochi mesi, alle cose belle e alle cose brutte, e si domandò in quale categoria collocare Tommy. La risposta era semplice: lui era una cosa bella e brutta al tempo stesso, dolce e amaro in una sola tazzina di tè.
“Ti ho sempre voluto, ma questo tu già lo sai.”
Ariadne era stanca di quell’attesa, presto il sole sarebbe sorto e la magia si sarebbe dileguata. Non c’era altro tempo da sprecare. Strinse le dita intorno alle spalle di Tommy per baciarlo con una tale foga che sembrava impossibile manifestare. Lui rimase stupito dalla determinazione delle sue azioni, era una donna sicura di ciò che voleva e lo stava dimostrando. Le mani di Tommy percossero le sue forme dalle braccia ai seni, lungo i fianchi, e agganciò le dita nella stoffa degli slip.
“Tom …”
“Stiamo per fare una cazzata enorme.” Disse Tommy ridendo.
Anche lei si mise a ridere, forse era l’euforia del momento la ragione di tale divertimento.
“Ne abbiamo fatte tante, una in più non sarà poi così grave.”
“Ti fidi di me, Ariadne?”
“Solo per stanotte.”
Finirono di spogliarsi con calma, si guardavano, ridacchiavano, si baciavano. Con uno sguardo capirono che era giunti al punto di non ritorno. Tommy scivolò in lei lentamente e delicatamente, aspettando che fosse lei a dirgli come e cosa fare. Ariadne si era accigliata, la solita ruga dubbiosa si era appena formata sulla sua fronte.
“Qualcosa non va?” volle sapere Tommy.
“Non fa tanto male. Mi aspettavo di peggio.”
Lisa le aveva detto che la sua prima volta era stata piuttosto dolorosa, anche se poi il fastidio era svanito poco dopo. Invece Ariadne si era sentita smarrita quando il fastidio era durato una manciata di minuti, e credeva di aver sbagliato qualcosa.
“Perché Tommy Shelby è un amante con i fiocchi.” Disse lui, serio.
“Ti stai facendo i complimenti da solo? Ridicolo.”
“Starei facendo altro se tu la smettessi di parlare.”
Ariadne si fece rossa per l’imbarazzo, riusciva a parlare anche quando era meno opportuno.
“Scusami. Fai quello … quello che devi fare.”
Tommy alzò gli occhi al cielo, gli pareva di avere a che fare con un grammofono che non smette mai di suonare. Però doveva ammettere che la musica di Ariadne era bella da ascoltare.
“Grazie per la gentile concessione.”
“Sei davvero un imbec …”
Tommy sorrise compiaciuto perché aveva spinto un poco i fianchi e Ariadne aveva spalancato gli occhi per l’ondata di piacere che la pervase.
“Stavi dicendo?”
“Che ti odio.” Sibilò lei fra i denti.
Tommy con cautela provò a spingere e proseguì quando notò che Ariadne non si lamentava. Ben presto le battutine si esaurirono per fare spazio solo ai loro gemiti. Ariadne gli premeva le gambe intorno ai fianchi mentre lui seguiva il ritmo delle spinte. Si diedero un bacio strano, sembrava un addio atroce. Era come se dopo quella notte il mondo sarebbe finito. Un po’ era così, avevano poche ore a disposizione per fare l’amore per la prima e ultima volta insieme.
È reciproco.” Biascicò Tommy nella foga.
Ariadne era intontita dal piacere, stentava a credere di averlo sentito parlare.
“Eh?”
“Anche io ti voglio.”
Tommy si maledì per quella confessione. Non era stato in grado di fermarsi, le parole erano rotolate via dalla sua bocca con estrema facilità. Volere qualcosa che non puoi avere fa male, questo gli aveva ripetuto zia Polly per anni. E ora che voleva Ariadne, e la voleva con tutto se stesso, non poteva averla per nessuna ragione al mondo.
“Ti odio.” Bisbigliò Ariadne, la voce dura come la pietra.
Quella era solo l’ennesima bugia. Non odiava Tommy, non avrebbe mai davvero odiato l’uomo che desiderava. Ma per il bene di tutti era giusto odiarsi, almeno un pizzico, almeno alla luce del sole.
Tommy si sentiva in subbuglio, diviso fra ragione e sentimento: da un lato c’erano i Peaky Blinders con i loro affari sporchi e dall’altro c’era una ragazza che per anni era sfuggita all’inferno della sua famiglia per poi cascarci di nuovo. Ed era colpa sua. L’ho fatto per lei, si ripeteva all’infinito.
“Vorrei che le cose fossero diverse.”
Lo sguardo di Ariadne si addolcì perché in fondo lo capiva. Anche lei era cresciuta in una famiglia di criminali, l’usura e la violenza erano pane quotidiano, e l’unico obiettivo era difendere gli affari. Tommy era cresciuta come lei, fra una scommessa e troppe bottiglie di whiskey, senza una vera famiglia, e la guerra poi aveva disintegrato ogni traccia di bontà in lui. Aveva perso tanto. Aveva perso sua madre, Greta, Grace, e adesso stava perdendo anche Ariadne.
“Lo so, Tom.”
Tommy posò la testa contro la sua spalla, inalando quella fragranza di bergamotto che ormai adorava. Gli sarebbe mancato averla così vicina tanto da annusare il suo profumo. Le lasciò un bacio sulla guancia, quindi le baciò il lobo dell’orecchio e le sussurrò qualcosa. Ariadne si strinse a lui, intontita sia dal piacere sia da quel sussurro. Tommy si spinse in lei ancora e ancora, il piacere oscillava come un pendolo che segnava lo scadere del tempo. Erano baci passionali che si confondevano con i gemiti, erano mani che si toccavano, occhi che comunicavano senza parole.
“Lasciati andare.” Disse Tommy, la voce roca e la vista appannata.
Ariadne si aggrappò a lui quando sentì il piacere invaderla, un benessere immediato si diffuse in tutto il corpo come se i raggi del sole scaldassero la sua pelle. Tommy annaspava, la fronte imperlata di sudore, le mani ancora fra i ricci ramati della ragazza.
Trascorsero all’incirca quindici minuti prima che Tommy si stendesse di schiena con le mani dietro la testa. Ariadne si mise seduta e gli diede le spalle, la coperta logora e striminzita a malapena la copriva. Era felicissima e tristissima al contempo. Era possibile sentirsi così? Salire in paradiso e subito dopo precipitare all’inferno?
“Ariadne.”
Tommy la sfiorò la schiena con la punta delle dita, temeva di irritarla con quei gesti innocenti. Invece la ragazza si girò con un sorriso meditabondo a incresparle le labbra.
È stato indescrivibile. Grazie per questa notte.”
Lui si irrigidì, la mascella contratta in segno di rabbia.
“Grazie, eh? Non è mica una fottuta opera di carità.”
“Tom, non fare così.”
Tommy si infilò alla svelta i pantaloni e recuperò la giacca per prendere una sigaretta, aveva bisogno di sfogare il nervosismo.
“Prego per la scopata.”
Ariadne non immaginava quella reazione. Non si aspettava che lui la prendesse tanto sul personale.
“Ti avevo avvisato che avremmo avuto una notte soltanto.”
“Già.”
La ragazza si avvolse con la coperta e andò da lui, abbracciandolo da dietro per consolarlo.
“Ragiona, per favore.”
“E come cazzo faccio a ragionare dopo stanotte?”
“Avevamo un accordo, vedi di rispettarlo.”
Tommy si allontanò e si accasciò sulla panca dentro cui zio Charlie spesso conservava gli alcolici. Ariadne intanto si stava rivestendo, ogni tanto borbottava mentre cercava qualcosa per terra.
“Lo dirai a Michael?”
“Cosa dovrei dirgli? Scusami se sono sgattaiolata via da casa nostra. Sai, ho fatto l’amore con tuo cugino!”
Tommy non rise, anzi serrò la mascella e strinse le mani a pugno.
“Fa come ti pare.”
Quando Ariadne si fu ricomposta, prese un piccolo oggetto dalla tasca interna del cardigan.
“Questo lo porto sempre con me.”
Tommy vide che l’oggetto in questione era un piccolo cilindro con incisa sopra una rondine: era il gemello che aveva lasciato a Londra sul cuscino. E lei lo aveva tenuto con sé.
“E’ tuo.”
Ariadne rimise il gemello in tasca con un sospiro, sperava che tenendolo vicino avrebbe sentito meno la mancanza di Tommy.
“Devo andare. Ci vediamo domenica a pranzo a casa di Ada.”
“Mmh.”
Tommy non la guardò, continuò a fumare e a serrare le mani. Ariadne gli baciò la guancia un’ultima volta prima di scendere dalla barca.
Nella mente riecheggiavano ancora le parole che Tommy aveva sussurrato: Avrei voluto sposarti io.
 
Quando si chiuse alle spalle la porta di casa, Ariadne fece un respiro profondo. Ora doveva affrontare Michael e le sue domande circa la sua assenza. Aggrottò le sopracciglia quando annusò nell’aria un profumo nuovo, uno che non apparteneva né a lei né a Michael.
“Michael, sei qui?”
Ariadne seguì la scia di profumo fino al soggiorno con un nodo alla gola che faceva fatica ad andare via. Un giovane uomo con la barba folta era seduto sul divano, una tazza di tè fra le mani e le labbra piegate in un sorriso appena accennato.
“Salve, signorina Evans. È un piacere conoscervi di persona.”
“E voi sareste?”
L’uomo si alzò in tutta la sua minacciosa altezza, fece una specie di inchino e allargò il sorriso.
“Il mio nome è Jonah Solomons. Abbiamo parlato al telefono tempo fa.”
Ariadne ricordò la loro conversazione avvenuta qualche settimana prima. Era il membro di Camden Town con cui lei e Tommy si erano alleati per ottenere le armi contro gli Scuttlers.
“Mi ricordo di voi. Siete qui per rivedere il nostro accordo?”
“Sono qui per stipulare un nuovo accordo. Sapete, signorina Evans, c’è un uomo che è rimasto particolarmente colpito dalla vostra intraprendenza.”
Per un attimo Ariadne temette che l’uomo lavorasse per Mick e che fosse lì per rapirla o per ucciderla.
“Un uomo? Chi?”
Jonah sfoggiò un sorriso a trentadue denti.
“Alfie Solomons vuole fare affari con voi, signorina.”
“Alfie Solomons è morto. Tommy lo ha ucciso.”
“Vi assicuro che Alfie è vivo e vegeto. Vuole incontrarvi perché vi ritiene una personalità interessante.”
Facendo due calcoli, Ariadne capì che era giusto cogliere quell’occasione. Forse Alfie le avrebbe impedito di sposare Michael, salvandola da un matrimonio infelice. Forse questo era il momento di prendere in mano le redini della situazione e farsi valere.
Ariadne ormai era salita sul palco ed era pronta per il primo atto.
La tragedia era appena iniziata.
 
 
Salve a tutti! :)
Ecco che i rapporti fra i personaggi si fanno sempre più complicati.
Ariadne è decisa a diventare una gangster. Ce la farà? Lo scoprirete!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie di cuore a tutti per aver seguito la storia.
Alla prossima, un grande bacio.
 
La vostra Lamy__

 
  
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