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Autore: Geani    28/12/2020    3 recensioni
Un ballo di Natale, un amore proibito e una strega che non accetta l'etichetta imposta dal suo rango sociale.
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"-Immagino che stiate tutti aspettando il grande spettacolo finale di questo Natale- iniziò -e come ogni anno eccomi qui a soddisfare i vostri sogni! Questa, di tutte le nostre tradizioni festive, probabilmente è quella che meno preferisco perché ho sempre paura di non essere all’altezza, ma non siete certo qui per le mie paure. Siete qui per il mio spettacolo, come ogni 25 dicembre quindi non indugiamo oltre.- Concluse mentre le luci si affievolivano nella stanza grazie ai maghi del fuoco e del vento. Vide le fate, incaricate di lanciare coriandoli argentati, aspettare il suo segno e allora aprì le mani in avanti, facendone uscire piccole fontane di cristallo che rigenerandosi crescevano sempre più, quasi fino a toccare il soffitto."
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Note:
Questa storia partecipa alla sfida natalizia del gruppo Ritrovo scrittori anonimi (s)bloccati
Consegna N.8
#narratoridistorie
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ballo dei cristalli
 
 
Kathinka entrò nel grande salone illuminato dalla fievole luce delle candele di soppiatto, stringendosi il mantello sulle spalle e cercando di non fare rumore. Le ghirlande piene di fiori rossi e bianchi decoravano le porte e le finestre creando giochi di colore sul soffitto chiaro. Tutto era immerso nella più completa calma, come accadeva ogni Vigilia di Natale, tranne lei. Invece di dormire e riposarsi, come ci si sarebbe aspettato da lei, era uscita in piena notte per un incontro segreto. Nessuno nella sua famiglia avrebbe approvato la sua scappatella notturna prima del grande ballo di Natale che si sarebbe tenuto l’indomani. In effetti, forse, uscire con lo stesso vestito che avrebbe dovuto indossare non era stata una grandiosa idea ma era l’unico abito a disposizione nelle sue stanze. Le domestiche avevano approfittato della giornata per lavare tutti gli altri, convinte che non avrebbe lasciato la casa durante il pomeriggio o la sera. Purtroppo per loro, per la sarta e per il vestito nuovo lo aveva fatto.
Risalì le ampie scale in marmo, attenta a non impigliarsi nelle decorazioni natalizie e a restare sul tappeto verde scuro che le ricopriva per non fare rumore con i tacchi delle scarpe. Tenendosi alla ringhiera finemente elaborata dai maghi architetti e poi avvolta in nastri verdi e rossi giusto in tempo per il grande evento. Una volta nel corridoio che conduceva alle camere da letto, dove le luci, le candele e gli abeti decorativi iniziavano a essere di meno, si permise di tirare un sospiro di sollievo, aprendo il mantello per poterlo lasciare sulla sedia della propria stanza. Dopo aver richiuso la porta e aver controllato che nessun domestico l’avesse vista, si girò e si premette una mano contro la bocca per soffocare un urlo.
“Yvonne, per l’amor del cielo!”
“Pensi di poter sgattaiolare in giro senza che io lo sappia, sorellina? Hai di nuovo visto quel mago? Nostro padre ha sottolineato in modo chiaro che non devi farlo.”
Kathinka lanciò il mantello sulla sedia, come previsto, e si diresse verso il guardaroba in modo da cambiarsi prima di danneggiare il vestito in modo permanente. Decise di ignorare la sorella, nella speranza che se ne andasse lasciandola in pace anche se, conoscendola, sarebbe stato un miracolo di Natale. Yvonne era famosa in tutta la tenuta per essere una perfetta e tenace ficcanaso. Quando tornò da lei, nella sua camicia da notte color argento, la trovò esattamente come l’aveva lasciata: seduta sul suo letto e senza alcuna intenzione ad andarsene.
“Cosa vuoi sapere?” chiese rassegnata, sperando di poter finire quella storia il prima possibile.
“Che cosa avete fatto? Cosa gli hai detto? Lo sa che non dovreste vedervi, vero? Che non ha nessuna speranza con te perché lui è solo un comune mago delle erbe e tu la prossima Strega di cristallo.” Chiese, porgendole poi una tazza di cioccolata calda che ormai si era quasi del tutto raffreddata.
“Non mi interessa cosa sono e cosa non sono, il mio potere non può decidere a chi appartiene il mio cuore. Vorrei che lo capiste anche voi altri.” sospirò scuotendo la testa, prendendo la tazza riconoscente e ormai rassegnata a dire alla sorella quello che voleva sapere per potersene finalmente liberare e mettersi a dormire. “Non è successo nulla di sconveniente, non preoccuparti. Abbiamo parlato e basta, lui del suo lavoro e io dei miei infiniti studi e delle noiose lezioni di pratica. Fanno sembrare quello che faccio una cosa miracolosa, quando è solo un mucchio di numeri di magia.” vedendo sbiancare la sorella, pronta a intervenire in quel suo sminuire il proprio potere, cambiò velocemente argomento tornando al pettegolezzo principale “Adelchi è sempre molto gentile con me, pronto ad ascoltarmi e a supportarmi. Per questo l’ho baciato prima di tornare a casa. Mi ha portato un mazzo di fiori coltivati da lui ed era così bello e profumato che non ho potuto non farlo.”
Yvonne sgranò gli occhi a quella confessione e quasi fece cadere la cioccolata rimasta nella tazza sulle coperte, ma rimase in silenzio, sperando in un continuo che però non arrivò. Ci mise un po’ prima di organizzare i pensieri e le parole per poter aprire bocca senza farne uscire una cascata di versi insensati.
“Hai baciato un mago?! Oddio, se qualcuno lo viene a sapere… tu sei destinata ad uno stregone! Te lo sei dimenticata?”
“Non lo saprà nessuno, se tu non lo dirai” le fece notare la sorella “o vuoi rovinarmi tu stessa?”
“Mi stai rendendo complice di una trasgressione all’etichetta!” Appoggiò la propria tazza su un tavolino, con espressione indignata.
“Io non ho fatto un bel niente, sei stata tu a prenderti il disturbo di venire in camera mia per farti gli affari miei. Se fossi rimasta al tuo posto non avresti saputo nulla e non ti saresti sentita in colpa ora.” Kathinka, irremovibile, dopo aver messo da parte anche la propria tazza, si infilò sotto le coperte indicando poi la porta alla sorella maggiore. “Ora che sai cosa volevi sapere, ti prego di lasciarmi riposare prima di domani. A differenza tua a me tocca fare la bella statuina sul palco mentre intrattengo dei palloni gonfiati.”
“Non ho chiesto io di ereditare il potere di nostra madre, è successo e basta.” Mormorò la ragazza, avviandosi verso la porta. “Se avessi avuto l’onore che hai tu non mi sarei lamentata per un solo giorno della mia vita.”
“Peccato che viviamo nel regno del ghiaccio e non in quello del fuoco e che nostra madre sia stata la sposa dell’erede, non l’erede. Buona notte.” Kathinka si girò con le spalle rivolte alla porta, in attesa di sentire la sorella uscire. Sospirò sentendo la maniglia muoversi e chiuse gli occhi, scacciando la sorella dalla propria mente per ripercorrere gli eventi di quel veloce incontro romantico.
Ripensò alle mani di Adelchi attorno alla propria vita, il mazzo di fiori bianchi fra le braccia a dividerli e poi le sue labbra leggermente screpolate dopo aver lavorato sotto il sole tutto il giorno. La luce della luna a illuminali appena mentre si riparavano dal nevischio che aveva iniziato a cadere proprio in quel momento. Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di male in tutto ciò. Erano cresciuti insieme nella reggia, avevano giocato insieme e studiato insieme per tutta l’infanzia. Come potevano credere di poterli dividere per una stupida regola d’etichetta che non era mai stata promulgata legge? Scosse appena la testa contro il cuscino, scacciando nuovamente quei pensieri. Non potevano e lei, per sottolinearlo, lo avrebbe incontrato al ballo per dargli il suo regalo di Natale. Qualcosa di piccolo ma simbolico a cui aveva lavorato nel tempo libero delle ultime settimane.
 
Kathinka strinse la scatoletta contro il petto, infilandola poi nella tasca dell’ampio vestito mentre la domestica le sistemava i capelli. Tasche nelle gonne, non era forse la più grande invenzione di tutti i tempi?
“Ecco fatto, signorina.” La avvisò la fata, sistemandole un ultimo ricciolo nero sul collo. “Le perle splendono a contatto con i vostri capelli.”
“Come i rametti prendono vita nei tuoi.” Le rispose, sorridendole dallo specchio, mentre la fata portava una mano alle lunghe trecce rosse decorate con rametti e sassolini. “La natura ti dona.”
La domestica sorrise di rimando, fece un piccolo inchino e poi uscì dalla stanza per dedicarsi al salone che era già gremito di invitati. Kathinka, sentendo l’eco dell’orchestra suonare e alcune voci elevarsi sopra le note musicali, si affrettò a fare lo stesso dopo aver controllato che tutto fosse in ordine nella sua figura. Sorrise al proprio riflesso, ai capelli neri semi raccolti, al leggero trucco per far risaltare i suoi occhi verdi, al vestito bianco con balze argentate e piccole bacche rosse all’attaccatura tra corpetto e gonna, poi si avvio verso il grande salone delle cerimonie. Da piccola aveva amato quelle feste, chiedeva sempre ai genitori quando avrebbero tenuto un nuovo ricevimento, ma adesso voleva solo scappare nel roseto del giardino per passare quelle ore nella penombra insieme a Adelchi. Le note di un valzer celeste, calmo e meraviglioso le risuonavano dentro e attorno mentre scendeva le scale d’accesso e tutti si voltavano a guardarla: la futura Strega di cristallo vestita di bianco, rosso e argento. I bracciali in cristallo della nonna paterna aderenti sulle braccia e poi sugli avambracci, la collana che lei stessa aveva creato per quell’evento al collo. La sera prima, non riuscendo a dormire, l’aveva leggermente modificata per poterne custodire all’interno un petalo delle rose bianche che aveva ricevuto in dono.
Tutto intorno a lei gridava aria di festa, dalle ghirlande decorative sulle grandi portefinestre alle candele e alle luminose stelle usate come centro tavola, sicuramente opera di un mago architetto e di un mago della luce.
La sorella le sorrise dalla folla, incoraggiandola a unirsi agli altri e parlare, probabilmente nella speranza che non cercasse di scappare nei giardini. Kathinka ricambiò il suo sorriso e, con un leggero inchino, salutò la sala prima di invitare tutti a riprendere le danze. Come consuetudine lei stessa si unì al gruppo, concedendo un ballo a tutti i suoi amici in modo da non doversi preoccupare di discorsi imbarazzanti o avances indesiderate.
“Vedo che stai evitando tutti gli stregoni che potrebbero essere interessati a te.” Suo padre la prese da parte, dopo l’ennesimo ballo con suo cugino, conducendola verso il rinfresco.
“Evidentemente io non sono interessata a loro.” L’uomo sospirò, versando del vino rosso in due calici, porgendole il secondo prima di risponderle.
“Forse dovresti smettere di perdere tempo con persone non degne del tuo rango per apprezzare quelle che invece lo sono, almeno a Natale.”
“Eppure era degno di me quando eravamo bambini.” Rispose lei, bevendo un sorso per prendere tempo. “E forse, almeno a Natale, vorrei che la mia famiglia mi desse un attimo di pace per festeggiare con chi voglio davvero. Non chiedo altro, se non un minuto per me stessa e la persona a cui tengo, padre.”
“Immagino di poterti fare questo regalo, posticiperò il tuo intervento, ma non credere che sia finito qui questo discorso.” Concluse l’uomo, finendo la propria bevanda e lasciandole una carezza sul braccio nudo prima di allontanarsi e attirare l’attenzione degli invitati su di sé.
Kathinka sgranò gli occhi sorpresa davanti a quel cambio di rotta improvviso, ma non perse tempo a chiedersi se fosse il vino a parlare e sgattaiolò su una delle terrazze munite di una scala per il giardino. Corse così veloce che le sembrò di volare attraverso le decorazioni e le luci natalizie che illuminavano i sentieri di ghiaia ora coperti di neve fresca. Le avrebbe ammirate al suo ritorno, per distrarsi dalla separazione appena avvenuta. Non aveva abbastanza tempo ora. Arrivò trafelata nel piccolo spiazzo nascosto da una fontana e dagli abeti innevati, rendendosi conto solo una volta ferma e tremante di essere quasi nuda. Quando sentì una giacca posarsele sulle spalle la strinse meglio a sé, prima di preoccuparsi di controllare chi gliel’avesse portata.
“Tu vuoi proprio ammalarti e restare a letto, vero? Il tuo potere è il cristallo, non l’acqua o il vento, non ti puoi riscaldare da sola, streghetta.”
“Quando scappi per incontrare il tuo appuntamento segreto non pensi al mantello.” Rispose lei, voltandosi per guardare il ragazzo appena arrivato e abbracciarlo. Si erano visti nemmeno un giorno prima, ma non sapendo mai quanto sarebbe passato tra un incontro e l’altro non era disposta a rischiare il rimpianto di una dimostrazione d’affetto.
“Il ballo di questo Natale è così terribile da averti fatta scappare per stare con me?”
“Questo ballo è terribile perché non posso stare con te, e lo sai” gli fece il verso lei, infilando poi una mano fra le gonne per tirare fuori la scatoletta che aveva precedentemente nascosto. “Ho qualcosa per te, è il tuo regalo di Natale.”
Lui la guardò sorpreso, accettando l’oggetto. La aprì lentamente, con curiosità, prima di sgranare gli occhi e prendere la piccola e delicata spilla fra le dita. Un fiocco di neve dal quale cresceva e sbocciava una rosa.
“È bellissima!” esclamò meravigliato, porgendola alla ragazza in modo che gliela appuntasse.
“Con questa, anche quando non ci sono, saprai che ti penso.” Gli disse, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo dolcemente e velocemente. “Ora è meglio che vada, prima che mi inizino a cercare per il gran finale.” Lui annuì e la accompagnò fino al terrazzo, rubandole un ultimo bacio prima di lasciarla andare.
Kathinka rientrò nello stesso modo furtivo con cui era uscita, lanciando la giacca sul terrazzo prima che qualcuno la vedesse e sicura che lui l’avrebbe recuperata. Volteggiò poi tra le coppie e ricambiando i loro saluti, tra i tavoli colmi di prelibatezze e tra gli alberi bianchi addobbati in oro e rosso per ricordare il fuoco di sua madre, la suprema delle streghe. Una volta arrivata sotto al palco vi salì alzando le gonne del vestito che per miracolo era riuscita a non sporcare nel giardino. Un applauso si levò dalla sala, quando tutti si girarono per guardarla.
“Immagino che stiate tutti aspettando il grande spettacolo finale di questo Natale” iniziò “e come ogni anno eccomi qui a soddisfare i vostri sogni! Questa, di tutte le nostre tradizioni festive, probabilmente è quella che meno preferisco perché ho sempre paura di non essere all’altezza, ma non siete certo qui per le mie paure. Siete qui per il mio spettacolo, come ogni 25 dicembre quindi non indugiamo oltre.” Concluse mentre le luci si affievolivano nella stanza grazie ai maghi del fuoco e del vento. Vide le fate, incaricate di lanciare coriandoli argentati, aspettare il suo segno e allora aprì le mani in avanti, facendone uscire piccole fontane di cristallo che rigenerandosi crescevano sempre più, quasi fino a toccare il soffitto. Le spinse poi in alto e verso il pubblico mentre i coriandoli cadevano e maghi architetti usavano i loro poteri per spezzare quelle lunghe lastre in tanti piccoli diamanti, creando una pioggia di stelle e cristallo così fine da rimanere nell’aria e ricadere lentamente, dando il tempo ai maghi della luce di creare un arcobaleno di colori. Poi tutto diventò buio mentre un applauso e poi un altro e un altro ancora iniziarono a levarsi dagli spettatori ammagliati dal gioco di luci in cui erano stati immersi.
“Buon Natale a voi!” dicevano a gran voce, acclamando e complimentando il potere della strega che li avrebbe guidati in futuro. Ai loro occhi era giovane, promettente e perfettamente deliziosa così come era stata a ogni cerimonia natalizia degli ultimi anni.
Nel cuore di lei però ardeva un solo fuoco e non era quello del proprio popolo o del proprio orgoglio, era quello che si era acceso quando, alla comparsa dell’arcobaleno, aveva visto Adelchi sulla porta del terrazzo seminascosto da un abete. La tunica scura interrotta dalla spilla che teneva sul petto e la mano che teneva sul cuore mentre la guardava. Forse al prossimo Natale non si sarebbe dovuto nascondere dietro un albero. Forse avrebbe fatto spuntare rose bianche dai suoi cristalli nella cerimonia dell’anno seguente, forse per allora suo padre avrebbe capito che non poteva chiederle di smettere di amare come fosse un favore facile da fare o un regalo di Natale.
Pregò che così fosse, che la ascoltasse davvero e che la capisse, in fondo Natale non era la festività dei miracoli e dei desideri esauditi?

 
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Note autrice

Non scrivevo da anni, questa è una prova nata da una sfida persone e non. So di essere fuori mano, ma spero di poter migliorare e riprendere a scrivere storie degne di essere lette.

Questa storia partecipa alla sfida natalizia del gruppo Ritrovo scrittori anonimi (s)bloccati
Consegna N.8

#narratoridistorie

 
   
 
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