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Autore: _Bri_    28/12/2020    2 recensioni
Raccolta di One-Shot legate alla long "Di Ghiaccio e Tempesta", completata e disponibile sul mio profilo. Auguro una buona lettura ai vecchi e nuovi lettori.  
1 • Wild
2 • Primo appuntamento
3 • George's Dilemma
4 • La Festa
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"La festa"
 
Tu ascolti il sangue che ti scorre attraverso
Io guardo la luna e ci vedo me stesso
C'è chi conta i soldi e chi conta i voti
Io conto le ossa che tieni sulla schiena
Tutte le lacrime che abbiamo versato
Hanno fatto il mare che hai navigato

Ma la tristezza passerà
E finalmente libera
Da questa razionalità?
La gente ci consolerà
Che cosa siamo in fondo noi
Due gocce in questa umanità
Tu non dimenticarlo mai
Resta se lo vuoi

La Festa – Zen Circus
 
 

 
24 Dicembre
- Mi sei mancata. -
 
Quel naso lungo e affilato si infila fra la nuvola dei suoi capelli chiari con fare famelico, aspirando poi lentamente, intanto che gli occhi si socchiudono e le dita della destra, lentissime, salgono a ballare sul ventre sferico di lei.
 
- Mpf… mancata! Sei stato via solo il pomeriggio, non dire romanticherie fuori luogo, Georgie. - 
 
- Sarà, ma a me sono sembrati anni, Lemonsoda. -
 
È proprio vero: a George Weasley sembra passata un’eternità, dall’ultima volta che ha visto Matilda. Probabilmente, ci ragiona su mentre continua a studiare l’atipica siluette di lei, stesa sul letto e con un libro incollato alla faccia, deve essere colpa del periodo festivo del Natale. Non è che non ci arrivi, eh; George sa benissimo come mai quasi tutti, nel mondo, adorino quella festa. Anche lui amava il Natale, ma la guerra ha cambiato moltissime cose e inferto ferite tanto gravi che, sperare si rimarginino definitivamente, non può che essere un’utopia. Ogni anno arriva la conta dei regali che deve fare per accontentare la sua vasta famiglia e ogni anno la testa si fa vuota e lo stomaco pesante, quando all’appello ne manca uno.
Come sempre accade, Matilda ha percepito la frizione degli ingranaggi nella sua testa, così abbassa il libro e lo guarda con quell’espressione seria e imbronciata, quell’espressione che è sempre la stessa da che ne ha memoria, così soffia con la sua vocina acuta e un po’ roca.
 
- Quest’anno non te lo permetterò. -
 
- Di fare cosa? – Fa il vago, lui. Alza persino il sopracciglio facendo finta di essere stupito e d’istinto prende a giocare con l’anellino luminoso che abbraccia l’anulare.
 
- Di fare quello che stai facendo. -
 
Quando lo guarda in quel modo, è come se George tornasse indietro nel tempo, quando frequentavano Hogwarts e Matilda non era, per lui, che una ragazzina algida, scontrosa e scorbutica. Se ci pensa gli viene da ridere, a ripensare a quella ragazzina tutta occhi e capelli che lo richiama a gran voce per restituirgli il suo libro di Storia della Magia, contrariata, perché a lei di dimenticarlo in aula, non sarebbe mai e poi mai successo.
 
- Poi sarei io quella che si assenta… - pigola infastidita, mentre si mette faticosamente a sedere sul letto, con la volontà di scendere. D’istinto George si fa un pochino più in là e tenta di aiutarla allungandole la mano, ma Matilda la schiaffeggia: - Ce la faccio da sola, per fortuna sono ancora dotata del dono della deambulazione. Uff, maledetti piedi gonfi… -
 
George la segue con lo sguardo scivolare via dal letto: sua moglie, di schiena, è minuscola come sempre e questo gli strappa un sorriso, prima di chiederle dove stia andando.
 
- A prepararmi, ti sei dimenticato che ci aspettano alla Tana? Le sette in punto, o Molly si arrabbierà. Ho promesso a mia zia che sarei passata a prendere Teddy, quindi dobbiamo uscire fra… - Matilda lancia un’occhiata all’orologio allacciato al polso – circa trenta minuti, si. Hai preso i regali? I piccoli non vedranno l’ora di scartarli. -
 
George annuisce debolmente, mentre le pupille cinte da iridi calde, vagano sulle pieghe della coperta del letto.
 
- Ottimo! – prima di chiudersi in bagno, Matilda lancia un’occhiata a George. Lo sa, lei, che la mente di suo marito è lontana anni luce da lì; ma quell’anno sarà diverso, deve esserlo.
 
 
 La Tana
 
- Ehi, mongolfiera, perché non ti siedi un po’? -
 
Con Teddy aggrappato a una gamba e Victoire all’altra, entrambi a chiederle con insistenza quanti bambini usciranno da quella pancia tanto grande, Matilda sta sistemando alcune decorazioni cadute dall’albero, quando la voce di Ginny le arriva alla schiena.
 
- Non sono stanca… beh, forse giusto un po’. – Sospira, sconfitta, intanto che attacca un grande fiocco rosso e oro a un ramo dell’albero. Così Ginny ingoia ciò che rimane di un biscotto che ha rubato in cucina, per poi afferrare le mani dei due bambini: - Ok ragazzi, ora calmiamoci… la zia non lo sa quanti bei cuginetti ci sono lì dentro, è una sorpresa! -
 
- Zio George dice che sono così. – Victoire, seria in volto, alza due dita della manina libera dalla stretta di Ginny, così quest’ultima si china alla sua altezza, senza smettere di trattenere Teddy che, altrimenti, si riattaccherebbe subito alla gamba della cognata: - E allora se lo sai come mai stai continuando a chiederlo? – Sul viso di Ginny si dipinge un sorriso minaccioso, ammutolendo così Victoire.
 
- Grazie, non ne potevo davvero più. – Sistemata l’ultima decorazione con maniacale precisione, Matilda prende Teddy in braccio e sorride nel vedere i capelli del bambino virare dall’azzurro al rosso. Mentre nell’aria risuona la voce di Celestina Warbeck che attraversa le stanze, sovrastando il vociare delle numerose persone presenti alla Tana, Ginny e Matilda si avviano verso il salotto in cui è il caos a regnare. La tempesta dei suoi occhi, però, si ferma in un angolo ben preciso della stanza: George, con aria assente, sta ascoltando il padre raccontargli qualcosa di straordinario riguardo il proprio lavoro. Appena la nota, il ragazzo raddrizza la schiena e si sforza per esporre un sorriso gentile, ma che a Matilda fa male al cuore. Non dice nulla e nemmeno tenta di avvicinarsi limitandosi invece a guardare George intanto che Harry, probabilmente allertato da Ginny, la libera dalla stretta di Teddy; lo porta a sgraffignare qualcosa dalla cucina, così sente dirgli al piccolo il quale libera una risata al sapore di marachelle.
Mentre si accarezza con distrazione la pancia, Matilda prende a guardarsi intorno nel vano tentativo di colmarsi di tutta la felicità che ingombra la Tana: ci sono Bill e Fleur, con in braccio la piccolissima Dominique, intenti a parlare con Audrey. C’è Percy che culla con amorevole dolcezza la piccolissima Molly, l’ultima arrivata in famiglia, mentre sua madre canta alla nipotina “Un calderone pieno di forte amor bollente”. Ronald, rintanato in un angolo, tenta una bislacca conversazione al telefono con Hermione –ancora non ha imparato a usare quegli strumenti babbani, pensa Matilda mentre ridacchia e scuote il capo- che li raggiungerà domani con i propri genitori e Charlie si è unito alla conversazione con padre e fratello.
A vederli da fuori sembrerebbe non ci sia spazio per un solo altro essere umano, eppure anche Matilda percepisce lo stesso grande vuoto di suo marito e di tutto il resto della famiglia.
Si chiede, se prima o poi, il buco lasciato da Fred si colmerà, almeno un pochino, quel tanto sufficiente a non sentire gli strappi nell’anima, ogni volta che si avvicina il Natale.
Le lacrime, maledettamente calde e salate, salgono a pizzicare gli occhi e lei ingoia, perché non vuole permettersi di versare una sola lacrima. Quando riesce a tornare a guardare nel punto in cui fino a poco fa era rannicchiato George, si rende conto che suo marito è sparito; ma appena sente delle braccia lunghe stringerla appena da dietro e posare le mani sul ventre coperto da un maglione color vinaccia, rilascia il fiato e sorride.
 
- Zio! Zio! Siete sotto il vischio! -
 
La vocina di Victoire richiama la loro attenzione e insieme alzano lo sguardo, notando un bel ciuffo di vischio appena spuntato sopra le loro teste; Matilda rotea gli occhi e con essi cerca subito sua cognata Fleur perché lo sa che è stata lei, tant’è che la strega le sorride e le fa l’occhiolino.
 
- Ehi, non mi servono mica queste scuse per baciare la palla da bowling che ho sposato. -
 
- Guarda che questa qui è colpa tua! – Matilda fa finta di infuriarsi, come sempre, anche se ogni battuta che esce dalla bocca di George durante quel periodo è come oro colato, per cui si sente infinitamente grata.
 
- Che vuol dire che è colpa tua, zio? – Chiede insistentemente la bambina, mentre George circumnaviga Matilda per porsi infine davanti a lei, afferrarle il visino con le mani e chinarsi di molto. La fissa con i suoi occhi caldi e sorride, mentre risponde distrattamente a Victoire: - Lo zio te lo spiegherà quando sarai grande, anzi… ci penserà papà. – E senza aggiungere altro bacia la sua bella, come fosse il loro primo bacio.
Del resto, fra George e Matilda, è sempre stato così.
 
31 Dicembre
 
Anche Victoire aveva preteso che lo zio George, colui che vuole sposare quando sarà grande, la baciasse sotto il vischio. George l’aveva ovviamente accontentata e caricata in braccio, aveva stampato alla nipotina ben due baci sulle guanciotte morbide. Victoire aveva riso vezzosa e George con lei e quella risata aveva messo fine alla tristezza del Natale, facendo accantonare le multiple ansie coltivate da Matilda.
Ora manca l’ultimo scoglio.
Mentre osserva la neve cadere fuori dalla finestra della camera da letto, intanto che la luce affoga nella notte, Matilda allaccia con fatica i bottoni del cappotto con un sospiro carico di stanchezza. Quei due sembrano non voler smettere di ballare nella sua pancia, ormai decisamente troppo piccola per ospitarli.
Scende le scale di legno facendo attenzione, rimpiangendo i tempi in cui era in Svezia a studiare quei draghi che hanno lasciato il loro docile segno sulla sua pelle.
 
- Nox. – Sussurra, agitando la sua bacchetta, prima di scomparire oltre l’uscio di casa.
 
 
 
- Finalmente se ne sono andati… miseriaccia! La notte di capodanno questo posto si trasforma in un delirio! -
 
Ron lancia colpi di bacchetta per riordinare i Tiri Vispi, più che lieto che la terribile giornata lavorativa sia giunta a conclusione mentre George, con le mani nei capelli di fiamma viva, tenta di far quadrare i conti. Il trillo del campanello appeso alla porta, l’ennesimo della giornata – avrebbe volentieri staccato quel fastidioso marchingegno, pur di non sentirlo più suonare- gli fa alzare lo sguardo carico di rabbia:
 
- Ehi! Siamo chiu… Lemonsoda! Che ci fai qui?! Ti avevo detto di rimanere a casa! -
 
La strega ignora il rimprovero del marito e si avvicina a lui ciondolando appena.
 
- In queste condizioni, come ben sai caro mio, non posso andare a lavoro, di conseguenza l’unico nostro sostentamento, ahimè, proviene da questo negozio. È bene che controlli i conti, chissà che avrete combinato tu e Ronald. – Matilda, già in possesso del libro dei conti, alza un momento lo sguardo da esso per lanciare un’occhiata a Ron, richiamata dalle sue imprecazioni: - Forse è il caso che tu vada ad aiutare tuo fratello, mi sembra in difficoltà e non ho nessuna intenzione di fare tardi per la serata. -
 
George sbuffa e si gratta la nuca: - Ti ho già detto che questa sera non voglio fare nulla, pref… -
 
Il mago si zittisce, davanti all’occhiata glaciale di Matilda: - E io ti ho detto che questa sera andremo dove voglio io e faremo quello che voglio io. Non una sola altra parola a riguardo; sono già costretta a questo, - sottolinea, indicandosi la pancia, - Pretendo almeno di divertirmi un po’. –
 
- Beh, non ha mica tutti i torti. Hermione dice sempre che la gravidanza è un fardello, seppur necessario, che noi uomini non potremo mai capire. -
 
La perfetta imitazione della voce di Hermione porta il broncio di George a trasformarsi in una risata, alla quale anche Matilda si accoda.
 
- E va bene… hai vinto tu, viscida serpe. -
 
 
 
La cena a casa di Lee e Dafne è andata meglio del previsto e George è costretto ad ammettere a se stesso che, forse, Matilda ha fatto bene a insistere tanto. Ma ora che si avvicina la mezzanotte si fa sempre più cupo, nonostante Lee, Harry e Ron tentino in ogni modo di tirargli su il morale. Sembra non ci sia verso, comunque: George tortura ciò che rimane della fetta di torta di zucca che ha nel piatto, sperando che la mezzanotte arrivi il prima possibile; sente l’impellente esigenza di salutare tutti e tornarsene a casa con la sua Matilda e consumare con lei ciò che rimane di quella notte.
 
- Georgie… metti il cappotto, manca poco alla mezzanotte. -
 
Matilda è in piedi accanto a lui, coperta da sciarpa, cappello e moffette; pensare che assomigli a un piccolo pupazzo di neve è inevitabile e George vorrebbe ridere, ma sente la risata morirgli in gola.
 
- E dove volete andare? Perché non rimaniamo qui? -
 
- Stai zitto e muoviti! – Gli dicono in coro i fratelli, lanciandogli addosso cappotto e sciarpa; solo a quel punto George si rende conto che sono tutti vestiti, pronti ad affrontare il gelo dell’ultima notte dell’anno.
 
 
 
Il soffio del vento gli schiaffeggia le guance scarne. Matilda lo sta strattonando su per una delle collinette che circondano Diagon Alley, cercando di raggiungere il gruppo di amici che è già arrivato in cima.
 
- Mati… per piacere va piano, non sei nelle condizioni di correre… -
 
- E allora tu sbrigati! Mancano solo cinque minuti alla mezzanotte! – pigola lei, con la bocca coperta dalla grande sciarpa che Molly le ha regalato quell’anno. Fino a questo momento George non si è chiesto dove stiano andando, ma percepisce urgenza, nel tono della voce di lei e nei suoi occhi, mossi da una febbrile agitazione. Così frena di botto, strattonandola appena.
 
- Ehi, ma che fai? Ti ho detto che… -
 
Matilda boccheggia nel momento in cui George la prende in braccio, facendo si che allacci le braccia intorno al suo collo; le sorride, lui, prima di parlare: - Se hai tanta fretta facciamo prima così, non voglio rischiare di passare la notte di capodanno al San Mungo ad aspettare che tu partorisca. –
 
Così affretta il passo, poi corre, mentre dalla cima della collina Harry, Dafne, Hermione e Ron agitano le braccia nella loro direzione. Non capisce il perché, ma nonostante l’affanno a George viene da ridere e Matilda, emozionata, incomincia a ridere con lui, con il visino infilato nell’incavo del suo collo, dal lato dell’orecchio mancante.
 
Perderebbe il fiato altri cento, mille anni, con lei attaccata al suo corpo.
 
Giunto finalmente in cima, George lascia che Matilda appoggi i piedi a terra e poi tenta di regolarizzare il respiro.
 
- Mancano trenta secondi! – Grida Dafne, che fa segno a Matilda e George di posizionarsi al loro fianco. Con il fiato ancora corto, George individua Ginny e Lee distanti una decina di metri: stanno trafficando con qualcosa; si sente strattonare la mano, così guarda alla sua destra, puntando gli occhi in quelli di Matilda, di cui vede il sorriso spuntare sotto la sciarpa.
 
- Guarda su! -
 
- Dieci! Nove! Otto… -
 
George non si unisce al countdown e alza lo sguardo, come la strega gli ha chiesto di fare. I primi fuochi d’artificio, in lontananza, rischiarano il cielo cupo.
 
- Tre! Due! Uno… -
 
Dal punto in cui si trovano Lee e Ginny parte un fischio poi, con una scia rossa e dorata, dei fuochi si fanno spazio sopra le loro teste.
George sente la mano di Matilda stringersi più forte alla sua, mentre nei suoi occhi si riflette la luce di un dragone verde, rosso e oro, che spalanca le fauci e morde una nuvola scura, prima di esplodere e lasciare spazio ad altri fuochi, girandole coloratissime e uniche, che colorano il cielo privo di stelle. Tutta la gioia del momento sale agli occhi, impetuosa e rovente e George scoppia a ridere e singhiozzare, intanto che lo sguardo rimane incollato alla miriade di fuochi d’artificio che sono stati Ginny e Lee a far partire.
Sente i suoi amici scambiarsi gli auguri di buon anno e qualcuno lo stringe forte da dietro la schiena: è Ron, che gli augura buon anno e indica in alto.
 
- Guarda! -
 
Ancora in lacrime, George torna a fissare il cielo, dove un fiore di petali d’oro esplode, lasciando spazio a una scritta che scaccia l’oscurità di quella notte senza stelle.
 
Fatto il misfatto
 
Sente di annaspare nella marea di emozioni che lo sovrastano. In ogni singola lettera che splende sopra di lui, George legge il nome di Fred.
Allarga un braccio per stringere Ron, mentre con l’altro tira a sé Matilda, che gli stringe la vita e lo guarda dal basso. Per qualche istante i loro occhi si incontrano e non ci sono parole necessarie, se non un sussurrato grazie che scivola dalle labbra di George, infinitamente grato di avere incontrato, tanti anni prima, quella persona così speciale che non ha mai fatto nulla per cercare di fargli dissipare il ricordo di Fred.
Ma che, al contrario, lo celebra con lui, con disincantata felicità.
 

 
Cari tutti.
È qualche tempo che la nostalgia si è fatta strada dentro di me e che questa coppia, che è in assoluto la mia coppia preferita, bussava per farsi sentire ancora.
Questo è stato un anno orribile per tutti e il periodo delle feste, che già di per sé non trovo un momento particolarmente felice, mi ha avviluppata con la sua malinconia. Quale momento migliore, quindi, per aggiungere un nuovo pezzetto della vita di George e Matilda? Del resto mi hanno sempre aiutata ad affrontare momenti terribili in passato e anche questa volta hanno fatto il loro dovere.
Ebbene questo è il mio regalino di Natale e il mio augurio per un felice anno nuovo a chi ha seguito Ghiaccio e si è affezionato a Georgie e Lemonsoda, con la speranza che abbia portato anche a voi un piccolo momento di felicità.
Un caldo abbraccio a distanza a tutti voi.


Bri
   
 
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