Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: syila    30/12/2020    4 recensioni
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Bagliori d'Oriente'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
banner


Capitolo I
Il vino per gli amanti, il miele per gli sposi.

"Dove la gioia del nostro amore?
Ed è pur vano il pianto.
Tutto non fu che il sogno di una notte quel che uniti in dieci anni attraversammo."
Po Chu-i
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.

“Xue ge! Aiutami per favore!”
La scena che si presentò ai suoi occhi sarebbe risultata divertente, se non fosse stato per l'espressione terrorizzata del giovane uomo, che si era rifugiato sullo sperone di roccia sopra lo specchio d'acqua.
Era circondato da un gruppo di anatre starnazzanti e bellicose, affatto spaventate dai timidi tentativi dell'assediato di scacciarle con le mani.
“Xue Ge!” esclamò di nuovo “Volevo dargli un po' di pane, ma forse questi demoni si nutrono solo di carne umana!”
Il padrone di casa, che fino a quel momento si era trattenuto, scoppiò a ridere, poi batté le mani un paio di volte e gli aggressivi pennuti si calmarono, tornando a nuotare tra le ninfee.
“Non si nutrono di carne umana, però le loro beccate sono piuttosto dolorose...” spiegò porgendogli la mano per aiutarlo a scendere “Fanno buona guardia in mia assenza.”
“Come le oche del Campidoglio.” annuì l'altro divertito.
“Conosci la storia occidentale?”
“È ricca di avvenimenti interessanti e... Ti informo che leggo anche cose diverse dalle antiche pergamene.”
Parole a cui era difficile credere, se chi le aveva pronunciate vestiva un morbido hanfu(*) turchese e portava i capelli lunghi fino alla vita.
Il maestro Sheng Yun Bai sembrava uscito da un quadro della sua galleria di antenati ed era assolutamente perfetto contro lo sfondo di colonne rosse del Porticato Occidentale.



“Sei stanco?” gli chiese, lasciando sulla sua guancia l'abbozzo di una carezza.
Tutto in lui ispirava fragilità: era bianco, delicato, somigliava alle nuvole descritte nel suo nome o alle fioriture primaverili e Ye Xue, similmente a quelle apparizioni effimere, temeva di vederlo scomparire al primo soffio di vento.
“No, però con questa luce è difficile capire che ore sono.”
“La notte è quasi interamente trascorsa, manca poco all'alba.”
“Allora devi andare a riposare!” esclamò l'ospite preoccupato.
“Cosa pensi che mi succederebbe restando fuori?”
Ogni tanto si divertiva a metterlo in difficoltà, perché l'imbarazzo gli tingeva il viso candido di un soffuso rossore.
“Saresti in pericolo! Il sole...” lo sentì sussurrare.
“Nel Reame degli Spiriti le leggi fisiche funzionano in modo un po' diverso, stai tranquillo...” sorrise e gli prese le mani tra le sue “Non mi vedrai marcire come un frutto caduto dall'albero!”
“Smettila di scherzare.” lo ammonì l'altro “Vuoi passeggiare un po'?”
“Qualcosa del genere, mi accompagni?”
“Certo.” rispose dolcemente lasciandosi guidare da lui.

Attraversarono alcuni ambienti di collegamento che si concludevano presso una terrazza affacciata sulla cascata che dalla Montagna di Giada precipitava a valle, formando un lago.
Sporgendosi dal parapetto il giovane maestro guardò verso l'alto, dove le cateratte scomparivano dietro una spessa cortina di nubi, oltre le quali si nascondeva la vetta del monte.
“Dev'essere una bella arrampicata fin lassù!” esclamò alzando la voce per sovrastare il rombare dell'acqua.
“Circa tremila gradini scavati nella roccia a strapiombo sul precipizio; lo chiamano il Sentiero della Disperazione, puoi ben immaginare il perché...”
Yun Bai ragionò un attimo, poi disse “Tu... Non pensavi di arrivare in cima, vero?”
“Il panorama compensa le difficoltà del viaggio, ma forse il sentiero è troppo faticoso per te.” lo provocò, poi rise vedendo il suo volto di porcellana accartocciarsi in un broncio offeso.
“Sono perfettamente in grado di affrontare qualche rampa di scale.”
“Oh, peccato, invece io volevo prendere una scorciatoia.”
“Di nuovo il teletrasporto.” sospirò Yun Bai preparandosi ad essere sballottato tra le dimensioni.
Il tempo trascorso nel Reame degli Spiriti gli aveva fatto capire quanto fosse diverso il modo che avevano i suoi abitanti di usufruire della magia; una magia molto più caotica, potente e primitiva rispetto a quella ordinata e lineare dei maghi terrestri.
“In verità è un sistema tecnologico, l'uomo moderno lo definisce... ascensore!”



Ascensore, eh?
Yun Bai lo squadrò di sottecchi,anche perché guardare in basso gli avrebbe procurato le vertigini.
Stavano salendo dentro una specie di grossa cesta, che tramite un sofisticato sistema di funi, carrucole e contrappesi, li portava verso la cima della montagna.
Il percorso doveva essere una semplice ascensione in verticale, ma la verità era che la cesta ondeggiava in balia delle correnti d'aria, portandoli o troppo vicini alla parete di roccia o al turbine della cascata.
All'ennesimo scossone il maestro trattenne il fiato, chiuse gli occhi e si rassegnò a precipitare nel lago sottostante, poi li spalancò sentendo il braccio di Ye Xue cingerlo alla vita, mentre con l'altro si teneva aggrappato alle funi.
“È emozionante, vero?”
“Dì piuttosto che hai scelto questa specie di trappola mortale come scusa per abbracciarmi!”
“Mi hai scoperto!” l'altro ridacchiò, poi gli sussurrò all'orecchio “Pensavo di non avere bisogno di una scusa per abbracciarti Yubi...”
Davanti a insinuazioni così sfacciate puntualmente il giovane mago arrossiva e restava senza parole e questo lo rendeva ancora più adorabile agli occhi del suo amante, che una volta arrivati si premurò di sollevarlo, posandolo al sicuro sulla terraferma.
“Avevi ragione...” disse muovendo qualche passo sul belvedere da cui poteva contemplare un vasto altopiano, oltre il quale s'intravedevano nuove catene montuose, alcune perfino più alte della Montagna di Giada “Questa vista toglie il fiato.”
“Il Fiume che da' origine alla cascata si forma agli estremi confini del Reame degli Spiriti e la leggenda vuole che trasporti anche la polvere di Stelle degli Intermondi.”
“La dimora dei draghi celesti?”
“Esatto, però non è per parlare di quei vecchi brontoloni che ti ho portato fin quassù; vieni, è quasi ora...” disse accompagnandolo verso una zona precisa del belvedere, contrassegnata da una borchia di metallo “Da questo punto, appena sopra di noi, passa il primo raggio di sole che illumina il nostro mondo, servono tempismo e agilità per catturarlo!”
“Tu cosa... ”
Yun Bai comprese troppo tardi le sue intenzioni, l'uomo aveva già steso la destra intercettando la sottile lama di luce e con un movimento altrettanto rapido l'aveva ritirata stringendola a pugno.
“Hai catturato davvero un raggio di sole?” domandò accostandosi a lui, attratto dal brillio che scaturiva dal pugno chiuso.
“Ne dubitavi?”
Sorridendo soddisfatto gli posò il palmo sulla fronte e il mago avvertì una piacevole sensazione di calore, come se fosse stato baciato dai tiepidi raggi del mattino; tastò il punto con cautela e sentì sulla pelle un piccolo rilievo tondeggiante.
Molto era probabilmente di colore rosso.
“Hai creato un huadian*?”
“Mi sembra appropriato, sei un mago, nessuno potrebbe eccepire sulla tua natura sovrannaturale e sul tuo diritto di indossarlo.”
dichiarò soddisfatto, poi aggiunse “E ti dona molto.”
“Queste invece non ti donano affatto.” Ye Xue non era stato abbastanza svelto da nascondere la mano all'occhio attento del giovane “Quindi le leggi fisiche funzionerebbero diversamente?” chiese serio, prendendola tra le sue ed esaminandola.
“Sono solo ferite superficiali, guariranno nel giro...”
“No! Non devi! Tu non devi...” il mago s'interruppe, l'uomo lo stava fissando sconcertato e perfino lui stentava a riconoscersi in quel tono di voce così autoritario.
Prese un lungo respiro, s'impose la calma e proseguì in maniera più pacata “Non devi fare niente del genere per impressionarmi, soprattutto se mette a rischio la tua incolumità.”
“Questo è un bel guaio.” rispose Ye Xue chinandosi fino a toccare la fronte dell'altro “Come ti convinco a rimanere qui, se non posso fare sfoggio delle mie impressionanti abilità di Signore degli Shen*?”
“Comportandoti in questo modo resterà solo l'urna delle tue ceneri a farmi compagnia.” lo soppesò dietro la cortina setosa delle lunghe ciglia e aggiunse “Torniamo a palazzo, medicherò le tue ferite.”
“Oh, finalmente vedrò all'opera le sopraffine arti della tua scuola di magia!” gongolò l'altro, contento come un bambino.



“Ahi! Brucia!”
Gli strepiti del padrone di casa echeggiavano in tutto il Palazzo, ma essendo pressoché deserto disturbavano solo le anatre e i pavoni del giardino segreto.
“Quante storie, ti lamenti come uno spettro in una notte di tempesta...” brontolò Yun Bai, intento a spalmare sulle ferite dello spavaldo Signore degli Shen un unguento curativo.
“Hai detto che volevi guarirmi, invece mi stai torturando! Cosa c'è in quel flacone? Un demone dell'inferno?”
“Sarebbe ciò che ti meriti.” rispose il mago che soffiò gentilmente sulle lesioni prima di iniziare a bendarle.
“Dove sono la compassione e la benevolenza del mio Fiore di Ciliegio? Io speravo in un po' di conforto!”
“Sono uscite in compagnia del conforto.”
“Sei crudele, davvero crudele!”
“Lo so.”
Ye Xue mise un broncio plateale e il mago rispose con un sorrisetto divertito “Yin e Yang. Ogni principio contiene il seme del suo opposto; avrei lo stesso fascino senza quel pizzico di cattiveria?”
Stavolta fu Ye Xue ad essere messo all'angolo; sapeva che il mago si stava riferendo alla prima notte trascorsa insieme al Palazzo d'Estate.
“Sia chiaro: non mi pento di averti offerto il moutai.” proclamò fiero “E nemmeno delle piacevoli conseguenze.”
“Quindi deduco che ti piacciano certe pratiche.”
L'interessato bofonchiò una risposta incomprensibile, poi mostrandosi scandalizzato esclamò “A volte sei troppo diretto nei tuoi discorsi, di certo è colpa delle tue frequentazioni occidentali!”
“Disse il Signore degli Shen, che andava a spasso nella campagna francese prima di incontrarmi...”



La giornata trascorsa a recuperare le energie spirituali gli sembrò interminabile; eppure c'era stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui solo la necessità di prendersi cura di Ye Feng lo aveva spinto a lasciare il letto e a volte l'allievo prediletto doveva andare a stanarlo di prepotenza dal suo eremo.
Ad un certo punto, forse verso Mezzogiorno, Yun Bai si era alzato ed era uscito dall'appartamento; aveva fame, esigenza piuttosto comprensibile per un umano.
Dimostrando spirito di iniziativa si era avventurato nei meandri del palazzo in cerca delle cucine, dove in maniera previdente il padrone di casa aveva provveduto a riempire la dispensa.
Ye Xue aveva seguito la traccia della sua aura, lasciando fluttuare la mente accanto a lui senza mai rivelarsi.
Non gli aveva vietato di visitare l'antica dimora, purché rimanesse al sicuro entro le mura del palazzo.
Il suo amante avrebbe sicuramente apprezzato le anticaglie e le reliquie magiche che conteneva.
Poi un cambiamento nel tragitto iniziò a preoccuparlo, stava entrando nel vecchio padiglione in cui aveva abitato dopo l'approdo nel Mondo degli Spiriti, al termine di una vita tumultuosa e violenta, che non era pronto ad abbandonare.
Non completamente almeno.
Quando si forzavano i limiti imposti dal Fato quest'ultimo chiedeva pegno in misura proporzionata alle colpe commesse.
Così nasceva un Signore degli Shen: né vivo, né morto; con l'anima lacerata, strappata a forza dal corpo e costretta a trovarne un altro in cui sopravvivere ad un'immortalità estenuante, in cerca di una impossibile redenzione.
Leng Ye Xue nei secoli aveva accettato la sua condanna, scoprendo che poteva perfino trarne vantaggio, ma quelle vecchie stanze contenevano cimeli e testimonianze di un passato sanguinario, in grado di turbare un animo delicato come quello di Yun Bai.
Il giovane mago se lo vide comparire di fianco all'improvviso e trasalì, distogliendo lo sguardo da un dipinto appeso alla parete del corridoio.
“Xue Ge! È successo qualcosa?”
“Nulla, però mi sono svegliato e tu non c'eri, perciò sono venuto a cercarti.”
“Oh, capisco e avevi così fretta che hai dimenticato i vestiti...”
Il tono sibillino costrinse l'uomo ad esaminare la sua tenuta; c'era di che vergognarsi in effetti.
“Oggi mi sento minimalista!” esclamò incrociando le braccia con ostentata noncuranza.
Yun Bai scosse il capo in segno di disapprovazione, poi gli indicò il quadro e disse “Cosa direbbero i tuoi antenati maestro Leng?”
Ye Xue alzò gli occhi e si sentì gelare il sangue, di tutte le cianfrusaglie in cui poteva inciampare il suo ospite aveva trovato quella più “impresentabile”.
“È...” annaspò in cerca di una giustificazione da propinargli “Lui non è un mio antenato.”
“Un antico funzionario imperiale allora? Ha un'aria fiera nonostante il suo sguardo sia malinconico.”
“Nessuno d'importante” glissò cingendogli le spalle col braccio “Comincio a sentire freddo e vorrei mettermi qualcosa addosso.”
Il giovane, tuttavia, contemplava assorto il dipinto e non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì.
“Ha un che di familiare.” disse e per la seconda volta Ye Xue sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena.
Aveva dimenticato che il piccolo mago della Terra, tanto fragile e soave, era anche incredibilmente testardo, non se ne sarebbe andato da lì senza una risposta.
“Hai ragione. L'uomo del ritratto sono io, le mie sembianze umane almeno.” ammise con una certa fatica e si preparò alla valanga di domande che Yun Bai gli avrebbe riversato addosso; alcune richiedevano risposte difficili e dolorose anche a secoli di distanza.



“Avevi un aspetto molto autorevole.” fu invece la sintetica conclusione del mago, che soddisfatto infilò le mani nelle ampie maniche dell'hanfu e s'incamminò verso il loro appartamento.
“C-come sarebbe a dire avevo! Perché adesso sono meno autorevole forse?” esclamò Ye Xue sorpreso dalla sua reazione.
“Se dovessi giudicare dal tuo abbigliamento qualche dubbio lo avrei...” risposeYun Bai, che si voltò e gli dedicò una languida occhiata.
L'altro arrossì e incassò il colpo limitandosi a sottolineare che un vero uomo rimaneva tale in ogni circostanza e il mago, che ci aveva preso gusto a provocarlo, lo sfidò a dimostrarlo in camera da letto.
Ne scaturì un animato inseguimento tra i corridoi deserti, che terminò appena oltre le porte della camera, dove il Signore degli Shen provvide a difendere il suo onore e la sua autorevolezza finché entrambi non giacquero stremati tra le lenzuola sgualcite.
“Yubi?” lo chiamò piano, ma non rispose, allora gli scostò delicatamente i capelli dal viso e ne scrutò i morbidi lineamenti abbandonati al sonno; le ciglia argentee tremavano appena, segno che stava sognando.
Si chiese in quali terre favolose volasse la sua anima durante il sonno.
Lui aveva i mezzi per raggiungerla, sarebbe bastato legare quel desiderio ad un bastoncino d'incenso e lasciare che le sottili spirali di fumo avvolgessero entrambi.
Tuttavia un pensiero lo trattenne: aveva già scombussolato la sua vita, entrandovi con l'impeto di un sasso gettato in uno stagno tranquillo, non poteva mettersi a pasticciare anche coi suoi sogni.
“Me li racconterai al risveglio.” sussurrò, posandogli sulla fronte un bacio leggero come una piuma.

Fine prima parte


⋆ La voce dell'intrapredenza ⋆

Carissimi, con l'annus horribilis che ci stiamo lasciando alle spalle, sentivo il bisogno di condividere con voi qualcosa che ne addolcisse gli ultimi giorni.
Questo racconto e i suoi protagonisti sono usciti da due teste pensanti e giocanti quali siamo Syl e io, che dopo il mondo vittoriano abbiamo deciso di sbarcare decisamente più a Est, dove si trovano creature affascinanti, esotiche e pericolose, portandoci dietro un clandestino francese...
Che ci fa un francese dentro una storia cinese?
Se volete scoprirlo restate a bordo della cesta-ascensore, ma tenetevi forte, perché Yin e Yang sono sostanze in continuo mutamento, che minacciano equilibri raggiunti a fatica e scombinano i piani di tutti, anche quelli di un millenario Signore degli Shen.
Colgo qui l'occasione di ringraziare Old Fashioned per i suggerimenti avuti in corso di stesura e tutti coloro che vorranno leggere, preferire e commentare questa storia a base di antichi palazzi, reami incantati, assenzio e champagne! ^^
***Auguri a tutti di Buon Anno!***

TERMINI:
Hanfu: abbigliamento tradizionale dei cinesi Han di antichissima origine, che consiste in una sopravveste e in una o più vesti sottostanti, da non confondere col kimono, che pare sia ispirato ad esso.
Huadian: elemento decorativo che viene applicato sulla fronte, sviluppato durante la dinastia Tang, riveste molteplici significati a seconda della sua forma o colore. Nell'iconografia tradizionale è associato a creature di origine magica o divina.
Signore degli Shen: in questo caso Shen significa genericamente "esseri sovrannaturali"
Moutai: Distillato a base di cereali assimilabile alla grappa negli ultimi anni è diventato una sorta di status simbol per i cinesi, soprattutto della classe dirigente.



   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: syila