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Autore: BellaLuna    31/12/2020    6 recensioni
[Seconda Classificata al Contest Fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka sul forum di EFP e giudicato da BessieB. Inoltre, questa storia partecipa alle Challenge "Seasons die one after another" indetta da Laila_Dahl sul forum di EFP e "Real life challenge" indetta da ilminipony sul forum di EFP.]
Il tredicenne Edoardo, a causa degli impegni lavorativi del padre che lo costringono a trasferirsi per un anno all'estero, si troverà costretto ad andare a vivere con sua zia (sorella minore del padre) e con la sua compagna. Le due donne, però, non hanno la benché minima idea di come si debba badare a un’adolescente, né di come si faccia a essere adulte. Per questo motivo, durante il periodo natalizio, Edo si ritroverà coinvolto in faccende strane come “Serate Spoiler”, “Balletti della Tenerezza” e la nascita di una creatura abominevole.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AbeTino - Storia di un (brutto) Albero di Natale


§

 
 

Natale 2014
 
 

Il tutto aveva avuto origine in una apparentemente tranquilla domenica sera di fine novembre, sera che poi sarebbe passata alla storia come “La Serata degli Spoiler”.
Quel giorno, come ogni altra domenica dacché Edo si era traferito a vivere nell’appartamento di sua zia Anna e della sua compagna Cecilia, era prevista la visione di un film iconico della cultura pop per rimediare alle grandi lacune in materia di Cece.
Quell’ultima domenica di novembre si era deciso che fosse dedicata al recupero della Trilogia Originale di Star Wars.
Edo era particolarmente affezionato a quei film perché, prima che sua madre morisse, era solito guardarli con suo padre, che era sempre stato un grande appassionato – anche se a vederlo, con il suo cipiglio serio da manager internazionale, non si sarebbe mai detto – di film di fantascienza.
“Tuo padre piange ancora quando vede E.T.?” gli aveva chiesto una sera di tre mesi prima sua zia Anna, ridendo sotto i baffi, mentre Cece sbucava dalla cucina chiedendo incuriosita: “Chi è E.T.?”, al che, per non offendere sua eccellenza Steven Spielberg, sia lui che Anna erano corsi a recuperare il DVD nel primo negozio disponibile, e avevano subito dopo stilato una lista sacra di film che Cece doveva assolutamente recuperare.
“Non posso credere che hai lasciato la tua ragazza nell’ignoranza per così tanto tempo, zia. Sei proprio pessima.”
“Sta zitto, EdoNano. Chi poteva immaginarsi che fosse messa così male?”
Tutto era iniziato così, in un giorno qualsiasi di agosto, per poi arrivare, appunto, alla già citata Serata degli Spoiler e, infine, a Tino.
Nella ormai incriminata Serata, il disastro era scoppiato all’inizio dell’Episodio V, quando Anna, senza neanche pensarci, e mentre stava combattendo una spietata lotta contro Edo per il possesso del secchiello dei popcorn, si era lasciata sfuggire un’imitazione di Darth Vader mentre confessava a Luke di essere suo padre.
Lì per lì, nessuno dei due si era reso conto del danno fatto, finché Cece, che stava seduta sul divano fra di loro e che fino a quel momento stava cercando di mettere fine alla loro battaglia di popcorn, aveva messo il film in pausa, spalancando i suoi occhioni verdi contro la fidanzata con un’espressione di inquietante shock totale, dicendole: “Che cosa?!”
Al che, di nuovo senza minimamente pensare a che cosa stesse facendo, Anna le aveva risposto: “Questo è l’episodio in cui si scopre che Vader è il padre di Luke.”
Gli occhi di Cece si erano fatti ancora più enormi, il suo sguardo era saettato per un paio di volte fra il viso della sua ragazza e la televisione, tanto che, finalmente, sia Edo che Anna iniziarono ad allarmarsi.
“Stai scherzando?” le aveva chiesto Cece, con la sua vocina delicata e sottile, quasi in lacrime.
“No...” le aveva risposto Anna, iniziando a sentirsi in colpa.
“Aspetta!” era intervenuto solo in quel momento Edo, “Tu non lo sapevi? Cioè, non sapevi che Vader è il padre di Luke?”
“Certo che no! Come avrei potuto saperlo?!” gli aveva urlato in faccia Cece, afflitta e indignata, indicandogli lo schermo della tv.
“Non ci posso credere!” aveva poi cominciato a strillare, prendendo a cuscinate sia Edo che Anna, “Mi avete fatto spoiler! Mi avete rovinato tutto il film! Tutta la saga! Siete pessimi!”
Nonostante lo sfogo melodrammatico di Cece, Edo e Anna tuttavia non poterono evitare di scoppiare a ridere.
“Ma come facevi a non saperlo!? Cioè... tutto il mondo lo sa! È come non sapere, chessò... che...”
“Trunks è il figlio di Vegeta!”
“Harry Potter è il prescelto!”
“R+L=J!”
“Che?!”
“Calma, nipote. La nostra Cece non è ancora pronta a uno shock del genere. E poi non è ancora canon!”
“Vi odio! Ora rimetto play, e con voi non ci parlo più! E mi prendo pure tutti i popcorn! Stronzi!”
Dopo quella sera nefasta, Cece aveva tenuto loro il broncio per un bel po', esibendosi in quello che Anna aveva battezzato “Il Balletto della Tenerezza”.
Dal nome non si sarebbe mai detto, ma in realtà, “Il Balletto della Tenerezza”, era un’arma molto potente e pericolosa.
Cece era una maestra in quell’arte spietata, nessuno meglio di lei, infatti, era bravo nell’ispirare tenerezza tenendo comunque un atteggiamento passivo-aggressivo: metteva il muso, strisciava i piedi per terra quando camminava, sospirava sconsolata, smetteva all’improvviso di mettere lo zucchero nel caffè, nel tè, nei dolci e in qualsiasi altra cosa cucinasse, parlava solo a monosillabi, e aveva pure smesso di inviargli tramite WhatsApp i messaggini del buongiorno e della buonanotte, cosa che normalmente faceva sempre nonostante abitassero nella stessa casa.
Insomma, alla fine, pur di farla smettere e di vederla ritornare a essere il solito esuberante folletto dai capelli rossi di sempre che canticchiava e saltellava per casa, persino due testoni orgogliosi come Edo e sua zia, si ritrovarono prostrati ai suoi piedi, chiedendo umilmente perdono e pronti a fare qualsiasi cosa lei avesse chiesto loro di fare. D’altronde, come ripeteva sempre Anna ad Edo, c’era un limite al numero di volte in cui si poteva sentire Cece ascoltare le canzoni degli Zero Assoluto, senza impazzire di conseguenza.
Quella volta, in apparenza, Cece aveva imposto loro una richiesta alquanto semplice per i suoi soliti standard (in ordine cronologico da quando, a luglio, Edo si era trasferito da loro c’erano stati: un intero sabato passato a giocare a Just Dance e poi un’intera giornata passata in ben tre centri commerciali diversi; tutte attività che sia Edo che Anna non avrebbero messo nemmeno all’interno della loro top mille delle cose da fare almeno una volta nella vita), ossia, Cece chiese loro di recarsi tutti insieme da un fioraio per scegliere l’Albero di Natale da portare a casa e poi, con l’espressione più dolce e innocente che riuscì a mettere su, si fece promettere che avrebbe avuto lei e lei soltanto il potere assoluto di scegliere come addobbare la casa per le feste natalizie e che nessuno e per nessun motivo avrebbe potuto mettere parola sulle sue decisioni.
Sia Anna che Edo accettarono l’accordo di buon grado, anche se a Edo non sfuggì l’espressione di puro terrore che per un attimo aveva palesemente trasfigurato i bei lineamenti di sua zia.
E così, quello fu il giorno (5 dicembre 2014, per essere precisi) in cui nacque AbeTino, meglio conosciuto poi come “Tino: l’albero di Natale molto più che bruttino”, come lo aveva denominato Anna dopo che la sua fidanzata ebbe mostrato loro il suo capolavoro ultimato.
“Guardate come ho addobbato il nostro AbeTino! Vi piace?” aveva chiesto loro Cece, emanando da ogni poro della sua pelle lentigginosa pura gioia natalizia.
Era bruttissimo.
“È bellissimo, amore.”, le aveva risposto Anna, abbracciando la sua fidanzata mentre accanto a lei Edo rabbrividiva dall’orrore.
“E tu che ne pensi, Edo?”
Non si poteva nemmeno commentare.
“È proprio bello, Cece.”
Era il disastro.
C’era infatti una cosa molto importante da sapere su Cece, che Edo aveva scoperto solo con il tempo, abitandoci insieme.
La compagna di sua zia era di sicuro una ragazza allegra e dolcissima, di una bellezza fatata. Cece era un’ottima padrona di casa, era estroversa e generosa fin quasi all’inverosimile, inoltre possedeva una qualità più unica che rara: sapeva come prendersi cura delle persone che amava, ed era questo ciò che aveva inevitabilmente conquistato prima Anna e poi anche Edo, pur con i loro caratteracci. Tuttavia, – e questo era un gigantesco, enorme TUTTAVIA – fra tutte queste virtù che possedeva gliene mancava una, che era poi una sua peculiare caratteristica: Cece non possedeva, purtroppo, nessun senso estetico.
Per quanto ci provasse, pur essendo una delle persone probabilmente più creative sulla Terra, tutte le sue creazioni – che fossero sciarpe fatte a mano o anche solo semplici pacchi da regalo – erano semplicemente non classificabili.
Il fatto era anche che, per non offendere l’animo estremamente sensibile della sua ragazza, Anna era solita mentirle in faccia spudoratamente, per proteggerla dalla dura realtà.
Quella volta, con AbeTino, non era stato diverso, e così facendo non faceva altro che alimentare l’assurda arte senza senso della sua ragazza che puntualmente arrivava a riempire la casa di oggetti sempre più stravaganti.
C’era stata la testa di moro realizzata a settembre che serviva come portaspazzolini e che aveva reso stitici sia Edo che Anna per quasi un mese, poi il centrotavola che sembrava un mostro di melma venuto ad esalare il suo ultimo respiro proprio sul loro tavolo. E poi tutta una serie di dolci – buonissimi, per fortuna – ma che a guardarli sembravano avere la forma di una palla di pelo appena sputata da un gatto.
E, di fronte a tutte quelle mostruosità, alla domanda: “Vi piacciano? Che ne dite?” che Cece poneva loro, Anna rispondeva sempre: “Sono bellissimi, amore.”, alimentando un circolo vizioso che, alla fine, li aveva portati ad AbeTino, il quale, proprio come tutte le sue passate creazioni, non aveva fatto eccezione.
AbeTino – che di tino non aveva proprio niente, visto che era alto più di due metri e che lui e Anna si erano spaccati la schiena per salirlo fino al sesto piano del loro maledetto palazzo senza ascensore! – era un brutto Albero di Natale. Anche se brutto non rendeva neanche l’idea del suo stato attuale.
Tino era storto, pomposo, male assortito, e Cece ci aveva piazzato tante di quelle decorazioni sopra che Edo era convinto che una sola pallina in più sarebbe bastata per far collassare quel povero albero su sé stesso.
Per dirla in poche parole, quindi, era come se Cece si fosse impegnata con tutte le sue forze per rendere quel povero abete senza alcuna colpa il più brutto Albero di Natale realizzato mai nella storia degli Alberi di Natale.
Una roba da non credere: faceva quasi paura.
Inoltre, perché Cece, anche se le apparenze ingannavano, in realtà era un vero genio del male, aveva fatto in modo che in qualunque punto della casa loro si fossero ritrovati, avrebbero potuto vederlo.
Edo poteva vederlo se si stava preparando qualcosa in cucina, se si metteva a vedere un film in salotto, se usciva dalla sua stanza, se andava al bagno, se si metteva sulla veranda.
Pareva quasi una sorta di persecuzione.
“Che cosa facciamo?” aveva chiesto disperato una mattina ad Anna che, tra un sorso e un altro del suo immancabile latte macchiato mattutino, gli aveva risposto, all’ombra dei rami di Tino: “Quello che facciamo ogni anno, EdoMignolo: aspettiamo che Natale passi.”
“Tu non sei normale.”
Il vero problema era stato che, dopo Tino, Cece non si era più fermata.
Ormai si era messa in testa di voler trasformare il loro piccolo appartamento in una sorta di villaggio di Babbo Natale, perciò aveva comprato ghirlande per ogni porta, soldati-schiaccianoci giganti dall’aria assassina, adesivi imbarazzanti da appiccicare sulle finestre e fili di luci colorate da appendere in ogni dove come liane in una giungla.
Visto che pur essendo lui il minorenne della casa, Edo ormai si sentiva come la persona più adulta in mezzo a due folli sorelle minori, dieci giorni prima della Vigilia di Natale chiamò Yuri, il suo padrino, esperto da una vita dei colpi di testa di Anna e su come risolvere i disastri familiari altrui, e gli chiese: “Fa qualcosa! Sei tu l’avvocato della famiglia! Falle ragionare! L’altro giorno Cece ha iniziato a spruzzarci sopra pure lo spray per la neve finta e ora temo che stia facendo reazione perché tutta la casa fa una puzza strana!”
Yuri gli aveva riso in faccia, praticamente, nonostante Edo fosse perfettamente serio.
“Avete stipulato un accordo, mi pare” gli ricordò, dopo che il suo attacco di ridarella era finito. “Non c’è nulla da fare, dovrai sopportare quell’albero fino alla fine, Edo.”
“Grandioso.”
Tuttavia, qualche giorno dopo, forse perché incuriosito dalla sfuriata telefonica del figlioccio, Yuri passò insieme a Teo, un amico di vecchia data di Anna, a dare un’occhiata a Tino.
Anna aprì loro la porta già incazzata – perché solo lei poteva criticare le terribili opere d’arte della sua ragazza, tutti gli altri no! – e li condusse in soggiorno dove le reazioni furono diverse.
Yuri, che in un primo momento si era tolto gli occhiali da sole per mettersi quelli da vista, cambiò idea lasciandosi quelli con le luci oscuranti, mentre Teo andò subito a nascondersi dietro le spalle di Anna.
Fu Yuri il primo a spezzare quel silenzio imbarazzante.
“Però! Credevo che voi stesse esagerando come al solito, invece questa cosa è…”
“Allucinante?” suggerì inizialmente Anna.
“Troppo terribile per essere vera?” provò ancora Edo.
“Perché c’è un delfino sulla cima?” domandò poi Teo, indicando il punto in questione.
Anna gli rifilò un’occhiataccia “Quello non è un delfino, è una stella cometa, deficiente!”
Ognuno di loro stava tenendo una certa distanza di sicurezza dalla creatura, finché Teo non provò a toccarlo, venendo però fermato da Anna prima che una delle millesettecento lucine che Cece gli aveva messo intorno potesse fulminarlo.
“Che fai?! Non toccare quella cosa! Non vedi che è tipo la fusione brutta fra Grooth e la Stark Tower?”
“Mi chiedo come non abbiate mandato in cortocircuito il sistema elettrico dell’intero palazzo.” commentò ancora Yuri.
 “Inoltre... che cos’è questo odore strano?” aggiunse Teo.
Solo a quel punto Edo lanciò un’occhiata fulminante verso il suo padrino, che sembrò volergli dire: “Vedi? Te l’ho detto che stava facendo reazione!”
Mentre il dibattito su Tino era ancora aperto, Cece rientrò dal lavoro, trovandoli tutti riuniti intorno all’albero.
“Ehi, ragazzi! Che bello che siete venuti a trovarci! Vi piace il nostro AbeTino?” chiese loro, con il suo sorrisone ammaliante.
Sotto lo sguardo minaccioso di Anna, tutti e due gli ospiti diedero, ovviamente, la stessa risposta: “È bellissimo, Cece.”
Falsi, pensò Edo, non riuscendo però a trattenere un sorriso divertito.

*

Per il cenone della Vigilia di Natale, Cece non badò a spese: preparò tanto di quel cibo da poter sfamare un regimento, tirò fuori la tovaglia natalizia e disseminò in ogni superficie piana un Babbo Natale canterino.
Sia Edo che Anna erano stati ovviamente “coinvolti” nei preparativi, mentre Cece volteggiava per aria troppo contenta di poter finalmente avere tutta la famiglia riunita per Natale.
In realtà, gli ospiti previsti erano solo tre: il padre di Edo, Yuri e sua figlia Miki, migliore amica del piccolo di casa.
Quest’ultima, una volta arrivata e salutati tutti, nemmeno si tolse il cappotto e andò subito ad ammirare Tino.  
“Quest’albero è davvero... davvero...”
“Lo so.” gli rispose Edo, beffardo “La leggenda dice che se lo fissi troppo a lungo può prendere il controllo del tuo corpo.”
“Oooh!”
Quando arrivò anche suo padre, elegantissimo e serissimo come sempre, Anna lo accolse soffiandoci in faccia una trombetta, Cece mettendogli in testa un capello da Babbo Natale ed Edo rifilandogli un’occhiataccia per tutto il tempo in cui l’aveva lasciato solo a gestire quelle due matte.
“Non fissarmi così, Edo. Ho saputo solo da poco della creatura.”
“Quale creatura?” gli chiese subito Cece.
“Dell’albero!” lo indicò Taki, disgustato.
“Oh, capisco!” trillò Cece, tutta emozionata, “Anche a te piace il nostro AbeTino, vero, Taki?”
Prima che suo padre potesse rispondere, venne bersagliato da ben quattro occhiate fulminanti.
E così, alla fine, rispose anche lui: “È bellissimo, Cece. Complimenti.”
 




 
FINE
 
 



N/A: Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna. Salve a tutti cari lettori e care lettrici!
Dunque, innanzitutto, se siete arrivati fin qui, complimenti per il coraggio! xD
La cosa veramente pazzesca di questa storia è che – a parte non essere assolutamente seria e di avermi catapultata a un numero incalcolabile di km via dalla mia comfort-zone – è anche ispirata a una storia vera!
Dal numero di riferimenti al mondo nerd che avrete notato al suo interno (MCU, Dragon Ball, Harry Potter, E’ tutta colpa di Mignolo col Prof, Game of Thrones), potete quindi ben intuire i livelli di disagio in cui certe volte si può cadere anche nella realtà quotidiana... ma andiamo oltre… allora, questa storia nasce dal Contest “Acquerelli” di Juriaka e segue dei prompt specifici che sono segreti e che dunque non posso rivelarvi, ma che, come accennato sopra, mi hanno in qualche modo spinta a uscire dai soliti mood di cui impregno le mie storie – tanto angst e struggimento, per intenderci – per realizzare questa piccola one-shot che spero possa almeno avervi strappato una risata xD
Questa è stata la mia prima apparizione nel mondo della Commedia, mentre i personaggi di cui avete letto le buffe avventure compaiono anche in altre mie storie, e spero che vi siano piaciuti, da parte mia ci sono parecchio affezionata.
Se volete sapere a titolo informativo l’età delle ragazze, (quella di Edo è specificata nell’intro), Anna ha trent’anni, mentre Cece ventisette! Sono due bambine giganti, in pratica...
Se siete sopravvissuti alla lettura, mi piacerebbe poter conoscere la vostra opinione in merito ^^
Buone feste, lettori!
Alla prossima,
BellaLuna
  
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