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Autore: Odiotuttipunto    31/12/2020    3 recensioni
Gonfia le guance, sa che è infantile, ma è cosi frustrante! Lo odia. “Mi prende che non devi decidere per me!” E lo sa che è un po’ fuori contesto tutta quella rabbia che gli dedica, di fatti la legge l’espressione di Scott, che sta dietro la figura alta di Derek. Quest’ultimo stringe di più il legno, rompendone alcuni punti. “Io sono il tuo alfa, ho tut-“ boccheggia, cominciando a camminare in direzione della sua auto. “Basta! Non ti parlo più, è finita!”
Scott e Deaton guardano Derek rompere definitivamente la porta dello studio e seguire Stiles con rabbia ossessiva. “Che cazzo vuol dire che è finita, Stiles?” Sbraita, incazzato, e loro si guardano.
Sentono delle urla e qualche colpo -Scott non ha il coraggio di vedere come Stiles, molto probabilmente, stia cercando di colpire Derek con un libro- mentre Deaton sembra fargli una domanda. Lo fa senza neanche aprire la bocca e lui arrossisce per il suo migliore amico. Imbarazzato, scuote a scatti la testa. “L- loro no. Non stanno insieme.”
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stringe i pugni dalla frustrazione, chiudendo gli occhi. Perchè fa così male? Perchè si sente così tradito? 

È andato a villa Hale, di venerdì sera. Derek l’aveva appena ristrutturata e Stiles si vergogna di ammetterlo, ma è lì praticamente sempre. Nonostante le proteste del proprietario, ormai quella è la sua tana. C’è silenzio, pace, branco. 

C’è Derek. 

Il punto che lo ferisce di più non è essere guardato male da lui ogni volta che cucina a casa sua o che si mette a pulirla come se fosse sua

La cosa peggiore è stata scoprire che usava il loft come una specie di tana dedicata al sesso con una baldracca diversa ogni mese. Perchè si, Derek non le porta a casa, a villa Hale, ma le porta nel vecchio loft grigio, liquidandole la mattina dopo. 

Prende un respiro, guardando il parabrezza un po’ sporco della sua jeep. È a trenta metri dalla Camaro, parcheggiata sotto il palazzo solitario dove c’è il loft. Derek sta scopando con qualcuno. 

Ingrana la marcia, ignorando gli occhi lucidi. 

Perchè fa così male? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Stiles. In piedi!” Balza sul pavimento quando sente l’urlo di Scott nelle orecchie. Che diavolo? 

“Fratello, ma che cazzo fai?” Mugugna qualche altro insulto, ha troppo sonno per ribellarsi alle manate del beta, che lo incitano ad alzarsi da terra. “Dobbiamo andare da Deaton. Le lezioni, ricordi?” 

Scatta all’impiedi sotto i versi contenti del suo migliore amico, fiondandosi in bagno. “Comincia ad accendere la jeep, sto arrivando!” 

Sente suo fratello ridere con il tintinnio del mazzo di chiavi, solito, accompagnare quelle vibrazioni eccitate. 

 

In macchina, mantiene bene il volante, sotto lo sguardo fisso di suo fratello. Lo sta analizzando, conosce quel tipo di espressione. “Allora, alla fine sei andato da Derek, ieri?” Ed è una frase bomba per la sua psiche -già troppo provata- seriamente, perchè inizia a ricordarsi di tutto e per un attimo, un brevissimo e stupidissimo istante, vuole fare marcia indietro e rintanarsi sotto le coperte, lontano da tutto e tutti. 

Scuote leggermente il mento, mimando una tipica espressione di impassibilità mista a noia. “Oh, no.” “Mh.” Il segnale fin troppo sapiente di Scott gli arriva alle orecchie così forte che quasi ha voglia di stringere i denti. 

Parcheggia, anche se è di mal umore, sa di essere eccitato. Non vede l’ora che il veterinario gli insegni magie stile Harry Potter. Lui non le chiama così, si ostina a riprenderlo e a dargli il nome di “trucchi da druido” ma Stiles lo sa che quelli non sono che magie. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Legge ad alta voce quell’incantesimo affascinante, alzando la mano contro il muro vuoto della clinica veterinaria. Sentiva la scintilla fluirgli nelle vene, era molto più che un trucco. Cazzo quella è la magia di cui fantasticava tanto da piccolo! Deaton capta, evidentemente, i suoi pensieri ed il suo sorrisetto orgoglioso mentre una scarica di fuoco nasce dalle sue mani. 

Gira il capo, guardando suo fratello. “Amico, guarda cos’ho fa-“ si interrompe quando loro gli urlano di chiudere la mano ed un ringhio minaccioso fa tremare le pareti. 

Lui lo conosce fin troppo bene. 

Abbassa il suo arto potenzialmente mortale, fissando Derek, che a braccia incrociate -è tornato normale ringraziando Dio- lo sta uccidendo con lo sguardo. Un cerchio nero proprio a pochi centimetri dalla sua testa, sul muro. 

“Ops.” Purtroppo il ricordo di come si è scopato una, ieri sera, è troppo vivido per fare una battuta e accoglierlo come se fosse tutto normale. E lo sa che non ha il diritto di fare così. Lo sa bene e questo incrementa a farlo incazzare ancora di più. 

Derek ringhia, raggiungendolo in poche falcate, ignorando i presenti. Ignorando perfino Scott, che ha cercato di fermare il suo alfa dal commettere un omicidio nei confronti di Stiles. 

Si mostra impassibile, nonostante dentro bruci. “Ops? È tutto quello che hai da dire?” Mostra i suoi occhi rossi, minacciandolo. 

Stringe il libro antico che Deaton gli ha dato. È un libro di incantesimi naturali. “Se non ti allontani te ne tiro un’altra. E farò centro.” La minaccia così letale sorprende anche Derek, ma è una cosa lampo, perchè poi torna a pensare ai modi in cui fargli male, fissando anche il libro che lui tiene gelosamente vicino. “Scott. Cosa. Avevo. detto.” Guarda suo fratello con rabbia, e lui per un primo momento non capisce. Non capisce fin quando il bastardo non guarda anche Deaton male, e la collera arriva ai massimi livelli. “Non osare rimproverarli. È una mia scelta.” Glielo ordina come se fosse lui l’alfa, come se non ci fosse il rischio di essere azzannato. 

Dannazione, avevano perfino fatto passi avanti. Era da un po’ che non si davano più addosso così incattiviti. 

Gli afferra la felpa all’altezza del collo, come se fossi un cucciolo e lo stesse prendendo per la collottola. Cristo Santo. “Non è una tua fottuta scelta, Stiles. Non farmi arrabbiare.” È così prepotente che lui prende il suo libro con gesti di stizza, mormorando un “Palla di pelo.” 

Sente uno strattone più forte ed è costretto a tirare la testa indietro, lo guarda male, mentre lui ringhia. “Che hai detto?” È perfino più terrificante quando il tono non è arrabbiato o adornato dai ringhi, è schifosamente letale, proprio come il suo di prima. 

Prende un respiro, stringendosi al petto il suo libro -ormai è suo- come di conforto. Gli occhi ancora in quelli del mannaro, pieni di astio. “Ho detto che sei una palla di pelo presuntuosa.” Mentre Deaton scoppia a ridere e Scott cerca di trattenersi dal farlo, si divincola da quella presa, Derek ha sfoderato gli artigli, pronto per raggiungerlo. 

Alza il mento all’insù con fare altezzoso, raggiungendo la porta. “Deaton, studierò a casa mia.” 

Apre la porta con nonchalance, ma lo sente arrivare. Lui lo sente sempre arrivare. 

Se provi anche solo a toccarmi di ammanetterò alla mia auto e ti abbandonerò in una fottuta campagna isolata. Come un cucciolo.” Lo guarda sottocchio, ha le mani premute ai lati della porta, si sta trattenendo dall’attaccarlo, le vene pronunciate che nota sulle sue braccia parlano per lui. “Che diavolo ti prende, Stilinski?” 

Gonfia le guance, sa che è infantile, ma è cosi frustrante! Lo odia. “Mi prende che non devi decidere per me!” E lo sa che è un po’ fuori contesto tutta quella rabbia che gli dedica, di fatti la legge l’espressione di Scott, che sta dietro la figura alta di Derek. Quest’ultimo stringe di più il legno, rompendone alcuni punti. “Io sono il tuo alfa, ho tut-“ boccheggia, cominciando a camminare in direzione della sua auto. “Basta! Non ti parlo più, è finita!” 

 

Scott e Deaton guardano Derek rompere definitivamente la porta dello studio e seguire Stiles con rabbia ossessiva. “Che cazzo vuol dire che è finita, Stiles?” Sbraita, incazzato, e loro si guardano. Sentono delle urla e qualche colpo -Scott non ha il coraggio di vedere come Stiles, molto probabilmente, stia cercando di colpire Derek con un libro- mentre Deaton sembra fargli una domanda. Lo fa senza neanche aprire la bocca e lui arrossisce per il suo migliore amico. Imbarazzato, scuote a scatti la testa. “L- loro no. Non stanno insieme.” 

 

 

 

 

 

 

 

Derek lo sbatte al cofano della Camaro con violenza. Blocca i polsi di quel fottuto ragazzino troppo poco incline agli ordini, portandoli dietro la sua schiena gracile. Il libro abbandonato da qualche parte. Ha cercato anche di colpirlo. Peste. 

“Che cosa intendevi?” Lo chiede ad alta voce, non riuscendo a fermare i ringhi. Stiles borbotta qualche insulto, continuando a ignorarlo. “Che cosa significa che è finita?!” Stavolta lo urla, incazzato nero. Stiles spalanca gli occhi, provando a muoversi i polsi. Li stringe di più, causandogli un lamento. “Significa che non ti parlo più.” Non sta mentendo, il suo cuore non mente, non gli piace. Neanche un po’

“Sono il tuo alfa.” E vorrebbe continuare, dire che gli appartiene di diritto, l’alfa possiede tutti i cuccioli del branco. Ma lui ha il coraggio di sbuffare una risata, avvicinando il viso al suo, incurante che possa seriamente azzannarlo. “È finita: ho detto.” 

 

Scott sente solo l’urlo disumano di Stiles prima di iniziare a correre con Deaton di fianco. 

Ma poi si calma di colpo, non lo sta uccidendo. 

 

Stiles si mantiene al tettuccio della Camaro, mentre Derek, che ha le mani sui suoi fianchi, lo spinge nell’auto come un fottuto rapitore. “Ti ho detto di lasciarmi andare!” 

Il veterinario fa un passo avanti, preoccupato, ma Scott lo ferma. 

È una cosa tra loro. 

Di fatti Derek gli ringhia di essere obbediente, continuando a spingerlo. “È finita, no? Ora posso finalmente ucciderti e lasciarti in qualche campagna.” Continua sotto le urla nervose di Stiles, che imperterrito, si muove come un ossesso per non entrare nella macchina. “Scott! Scott vuole rapirmi! Uno sconosciuto vuole rapirmi!” 

Derek sembra ancora più arrabbiato quando lo sente e vede il beta fare un passo, nel tentativo di calmarli. “Ragazzi, state esagerando.” Prova a dire, mentre Stiles continua a chiedergli, isterico, di salvarlo da uno sconosciuto. “Derek, gli stai facendo male.” È Deaton a parlare, più calmo di tutti. Il tempo sembra fermarsi. L’alfa si ferma dallo spingerlo, perfino Stiles si ferma dalla sua crisi convulsiva, guardandosi la pancia, circondata dalla braccia di Derek. “Non mi sta facendo male.” 

 

Ed è completamente sbagliato il modo in cui l’ha detto, perchè adesso sembra che lo stia difendendo agli occhi di Deaton e Scott. Ma lui non gli sta davvero facendo male. Gli sta causando un esaurimento psicologico, quello si, cazzo, ma non lo sta facendo male, fisicamente parlando, s’intende. 

Percepisce lo stesso che lui allenta la presa, tenendolo comunque. “Se entrasse in macchina io non dovrei usare le maniere forti.” 

E stava quasi per cedere, giura. 

Ma poi si ricorda che quella macchina lui l’ha vista ieri sera, parcheggiata con ostentazione sotto il palazzo. Il loft. La baldracca. La gelosia. 

La rabbia gli brucia di nuovo nelle vene. Prepotente. 

“Vaffanculo!” Urla di nuovo insulti, cercando di liberarsi, sotto i sospiri di Scott e Deaton, che pensano sia ricominciato quel loop infernalmente comico. 

 

Derek soffoca un urlo, provando ad abbassarsi di più per farlo entrare. Questo scatena di più Stiles, che urla come se lo stessero uccidendo. “Ti ho detto di lasciarmi! Vaffanculo, ti odio!” 

Il ruggito che l’alfa emette dopo quel fottutissimo “ti odio” fa mostrare istintivamente il collo pure a Scott. Deaton, invece, guarda meravigliato come Stiles si sia fermato dall’urlare e lo guardi negli occhi. “Prova di nuovo a ringhiarmi contro in quel modo e non ti parlerò mai più per il resto della mia vita.” La minaccia è così forte, e veritiera, perchè Scott non ha sentito il cuore di Stiles accelerare, che Derek illumina soltanto gli occhi, afferrandogli i polsi. “Entra in macchina o sarò io a sparire dalla tua vita.” 

È così letale che Stiles smette di fare forza. 

Gonfia le guance, mormorando che è un bastardo manipolatore, non opponendo resistenza alle sue mani, sui fianchi, che lo guidano nell’auto. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sbatte la portiera della Camaro, dirigendosi a passo spedito verso la porta di villa Hale. Sente anche l’altra portiera chiudersi ed immagina che lo scannarsi non sia finito dal modo in cui respira Derek. “Che cazzo ti prende?” 

Mi prende che ieri hai scopato! 

Il suo cervello gli suggerisce quella frase suicida mentre va verso le scale per raggiungere la sua stanza. Si, ha una stanza personale in quella casa. Ma ce l’ha anche Isaac, per dire. 

Lo sta seguendo, è dietro di lui. Entra nella camera con rabbia, non prova neanche a chiuderlo fuori. Non è possibile chiuderlo fuori. 

“Stupido lupo con problemi di rabbia.” Mastica tra i denti, posando sulla scrivania -si, ha anche quella oltre il letto ed una libreria- il libro. L’ha raccattato da terra, sull’asfalto. Controlla che non si sia rovinato mentre Derek è a pochi centimetri da lui, lo sguardo così scuro e attraente che vorrebbe baciarlo. Stop. No. Fermi tutti. 

“Lasciami in pace.” Occhi negli occhi, è una sfida. Lo fa mentre si siede, pronto ad ignorarlo studiando un po’ di quella roba magica. “Perchè stai cercando di farmi impazzire? Vuoi litigare con me?” Il fastidio e la rabbia nel suo tono sono insopportabili sulla sua pelle. “Perchè la devi smettere!” Sbotta, stringendo i pugni. Spalanca gli occhi sotto gli occhi rossi di Derek, cosa stava per dire? La devi smettere di...? 

Decide di salvarsi in calcio d’angolo. Incrociando le braccia ed alzando il mento. “La devi smettere di decidere per me. Se voglio fare qualcosa posso farla anche senza il tuo permesso.” 

Si riferisce alla faccenda del controllo asfissiante che esercita su di lui, che sinceramente è anche una delle tante cose per cui è arrabbiato con il lupo. S’avvicina, puntandolo alla gola. Minaccioso. “Sono il tuo alfa. Sei mio di diritto.”

Quasi vorrebbe arrossire, quasi vorrebbe ammettere che si, è suo. 

Ma sbuffa solo una risata, scuotendo leggermente il mento. “Non sei il mio alfa. È finita.” 

Sa che forse ha esagerato quando Derek si ammutolisce, ringhiandogli sommessamente addosso. “Fuori.”
Lo sta cacciando? Questa è anche un po’ casa mia, stronzo! 

Afferra il libro con stizza, alzandosi. “Mi ci hai portato tu qui, psicopatico!” 

Cammina verso la porta con velocità, non andrà mai più in quella casa. È finita. Sul serio. 

Però poi geme, perché l’ha sbattuto contro il muro, ha sentito il crack della sua schiena e non promette bene. “Derek.” È un rimprovero, è un -cretino potevi fare più piano- che è espresso nelle mani, che sono aggrappate alla sua maglia, per stare in piedi. Derek respira male, affannato. Ha le braccia ai lati del viso di Stiles, è intrappolato. “Non dirlo mai più.” 

Si morde il labbro, guardando in tutte le direzioni tranne che nei suoi occhi, lo sa che ha esagerato. Ma la baldracca, il loft, l’auto. 

Ed è di nuovo punto e a capo. 

Si sente così tradito. Non sa neanche perché! 

Cerca di tirarlo via, di allontanarlo, ma è fottutamente immobile. “È finita.” Ripete, cercando di svincolare via, mentre Derek -quella palla di pelo attraente- gli blocca i polsi, facendogli anche male, perché stringe da matti. “È finita.” Ancora, e ancora e ancora. 

Il loft, la baldracca, l’auto. 

Qualcuno che tocca Derek come lui non ha mai fatto.

Prende un respiro per far passare quel male insistente alla gola, provando muovere i polsi sotto la sua stretta. Derek che continuava a guardarlo, ad analizzarlo. 

“Stiles.” Odia quando lo chiama, lo odia, perché si sgretola. 

Il primo singhiozzo che emette è mal trattenuto contro la spalla del lupo, lo sta stringendo così tanto. “Non toccarmi.” Cerca di tirarlo via, di liberarsi, ma quel bastardo prepotente lo tiene stretto. “Derek. Ti ho detto di lasciarmi.” È un ordine sputato tra le lacrime, Derek ha il viso nel suo collo e non va bene! Non va bene perché adora quando lo fa. “Ragazzino. Stai fermo e piangi per una buona volta.”

 

È così liberatorio che perde perfino forza nelle gambe, aggrappandosi a lui. È un respiro, è qualcosa che non si permette di fare da quando sua madre è morta. E Derek gliel’ha permesso, gliel’ha ordinato perché è il suo alfa. È suo e basta Cristo Santo. 

“Mh.” Incastra le braccia intorno al suo collo, è un fottuto abbraccio. E quasi sta per perdonarlo, sul serio, quasi sta per tornare normale. Ma poi Derek gli accarezza un fianco con il pollice e lui immagina. 

Quelle mani hanno toccato una donna ieri sera. Quelle mano sono state dentro di lei.

E la rabbia monta così prepotente che non sa neanche lui come ha fatto, ma si ritrova nella sua auto, quasi vicino casa sua, ricorda solo un “Non toccarmi mai più.” Sussurratogli mentre apriva la porta di villa Hale. 

 

 

 

 

 

 

Entra nel Jungle con una sensazione di paura mista a eccitazione nello stomaco. Ci ha pensato, lui non è fidanzato. Non è legato a nessuno, non ha una cotta per nessuno in particolare. Quindi perchè non si scopa o non si fa scopare da qualcuno? 

La musica gli sfonda i timpani, e vede tra la folla accalcata un gruppetto di ragazze, potrebbe andare a letto con una di loro -nonostante quello sia un locale gay, è sicuro che una di loro ci starebbe, magari bendandolo- ma poi il suo sguardo vaga su di un ballerino con una tartaruga scolpita ballare come se fosse nel fottuto magic make e sente le mani prudere. 

Stiles vuole un uomo. 

Si passa la lingua tra le labbra, chiedendosi se è il caso di bere. Sciogliersi un po’ lo farà solo stare meglio e l’alcool sapeva inibirlo più di quanto lui non fosse, ma voleva essere lucido. 

Desiderava poter ricordare ogni secondo del momento in cui qualcuno gli fosse scivolato dentro, prendendosi la sua verginità anale. 

Perchè poteva farlo, anche Derek scopava, che problema c’era se Stiles Stilinski perdeva la verginità anale con qualcuno? 

Scuote la testa solo al pensiero di quel lupo insopportabile, accostandosi al bancone. Fanculo, un bicchierino l’aiuterà a rimorchiare. 

Maledetto lui che non ha portato Danny, lui conosce tutti lì. 

Mentre gli si lucidano g’occhi per qualche istante -maledetta vodka brucia gola- sente lo sgabello al suo fianco occuparsi e deve inghiottire un sorrisino trionfante quando un bel moro dallo sguardo troppo scuro gli chiede se ne vuole un altro. Scuote la testa, presentandosi. Sta cercando di avere un tono affabile, ma quando si ritrova attaccato alla porta del bagno, sotto gli attacchi di lingua di quel dannato ragazzo, per poco non gli viene da ridere. 

Ha rimorchiato, quanto, in tre secondi? Cavolo, domani dovrà vantarsene con Lydia. 

“Entriamo.” Glielo sussurra nell’orecchio destro, e quasi chiude gli occhi. Si! Voglio entrare in quello squallido bagno e farmi scopare da te. Ma ha un dignità, almeno con uno sconosciuto, per cui si limita ad annuire, baciandolo di nuovo sulle labbra. Sa di essere arrossito, ma non è abituato a quel tipo di contatto. 

Però, poi, sente la nuca vibrare. 

Giura, Stiles giura sulla benedettissima tomba di sua madre che nonostante la musica, ed il suo udito da umano, lo ha sentito ringhiare. 

Ha l’agilità di spingere Jordan -è così che si chiama il suo moro tenebroso- nel bagno e chiuderlo dentro appena in tempo per vederlo dirigersi da lui con i tratti da lupo. 

Si morde le labbra rosse, alzando una mano. “Fermo. Derek, fermo.” E cerca di ignorare come Jordan gridi di voler uscire, ma cazzo, gli sta salvando la vita perchè Derek si è fermato davanti a lui con le zanne di fuori e guarda la porta come se volesse farla spaventare e fuggire. 

“Spostati.” Glielo sta ordinando così schifosamente da alfa che Stiles ha bisogno di mostrargli il collo. Non lo fa, incrocia le braccia, spostando il suo peso sulla porta del bagno. Schiena contro legno. “Perchè sei qui?” 

Derek non sembra neanche sentire le sue parole, lo vede avvicinare la mano artigliata alla maniglia, con tutta l’intenzione di rompere il lucchetto della porta. È fulmineo a coprirla con il fianco, proteggendo Jordan -cazzo quel tizio dovrà fargli un pompino mondiale per come gli sta salvando la vita, il suo alfa da arrabbiato gli fa tremare il culo- “No.” È una missione suicida dare un divieto a Derek quando è in quello stato, ma non è famoso per il suo istinto di auto-conservazione. 

Derek sbatte cosi forte la mano contro la porta, a pochi centimetri dalla sua tempia, che è sicuro si sia incrinato il legno. “Spostati.” È un ringhio che gli vibra il petto. 

Ed è abbastanza per fargli perdere anche quel briciolo di istinto di sopravvivenza che un umano deve avere. 

Avvicina il viso al suo, abbassando di poco le palpebre. “Si può sapere che ti prende? Mi stai interrompendo e non capisco perchè.” È nervoso mentre lo dice, gli sta mettendo un’ansia terribile, non sa quanto maledettamente è in grado di trattenerlo prima che faccia seriamente male a qualcuno. 

Si avvicina pure lui, stavolta non solo di viso, fa proprio un passo, sovrastandolo con la sua presenza. Riesce a sentire il suo petto contro di sé e non va bene. Soprattutto se adesso è lui quello intrappolato dalle sue braccia, ha gli avambracci premuti contro la porta, la sua testa nel mezzo ed è troppo vicino.

“Derek.” Fa l’errore di posare le mani sul suo petto, per cercare di mettere un po’ di distanza e spazio tra loro due, ma ha fatto solo peggio, perchè quel bastardo si cala di più su di lui. 

Non crede di poter respirare. 

“Ora conto fino a tre, Stiles. E se al tre non ti sposti, ci saranno delle conseguenze.” I brividi che g’attraversano la schiena quando, ringhiosamente, nel suo orecchio, lo avvisa, sono inarrestabili. 

Chiude per un secondo gli occhi, prendendo un respiro. Sta stringendo il tessuto della maglia di Derek e neanche se ne è accorto. “Smettila. Non sto facendo niente di male.” Lo guarda negli occhi, se ne infischia se è una sorta di sfida per i lupi, ma non distoglie lo sguardo nelle situazioni di pericolo imminente, non con lui. “Uno.”

Il primo tremito è scandito da quel bastardo. 

Il secondo lo ferma, o almeno cerca di farlo, contro la porta, mentre il “Due.” di quel lupo rognoso gli squassa il cuore. “Tre.” 

Spalanca gli occhi quando gli afferra i polsi, lo tirerà via, è nulla la sua forza quando Derek è nei paraggi. Fa appello a tutto il suo orgoglio, fa appello a tutta la sua dignità, ma quando ammette che scorrerà del sangue se quella maledetta porta si apre, ingoia tutto. 

“Basta, per favore.” 

E lo sente fermarsi, lo sente fermarsi di scatto. Non l’ha mai pregato. Mai. 

Derek incastra così tanto la testa nel suo collo che quasi crede che glielo strapperà con le zanne. Ma poi si limita solo ad odorarlo e ad emettere un basso ringhio che lo fa tremare

“Sento il bisogno del suo sangue nella mia gola, Stiles.” Ed è così innaturale, così selvaggio e terrificante che realizza di avere qualcosa che non va quando non prova l’istinto di scappare da lui. “Possiamo, solo, andare a casa?” Non vuole andarsene senza una scopata, vuole litigare con quel prepotente e dirgli che non può fare così. Non può e basta. 

E lo farà, giura. Litigherà con lui e farà valere i suoi diritti. 

Ma non ora, perchè Derek prova l’istinto di recidere la gola di qualcuno e non va bene.

 È in grado di definire quali sono le giuste priorità da quando ha otto anni, perciò non prova vergogna -dovrebbe- quando appoggia la fronte sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. “Voglio andare a casa con il mio alfa.” 

Sa che quelle sono le paroline magiche per sussurrare all’istinto di Derek. Ha imparato che l’istinto di provvedere ai bisogni dei cuccioli è più forte della rabbia assassina che prova certi momenti. 

“Esponi il collo.” È la prima cosa che gli dice senza ringhiare in quella serata, ma il tono resta comunque sporco. 

Ecco, quello è il momento peggiore di quando dice le paroline. Perchè gli viene da piangere dall’imbarazzo e lui è abituato alle situazioni imbarazzanti ma a questo? Non si abituerà mai. 

Respira tremolante, curvando il capo per permettergli più accesso. Chiude gli occhi, premendo la faccia nella sua t-shirt. L’odore del lupo è così buono da distrarlo per qualche secondo, il tempo che ha Derek per premere le labbra umide e calde sul suo collo, nella parte più vulnerabile e mordere. 

Il singulto che nasce spontaneo dalla sua gola è mal trattenuto dai brividi che compaiono automaticamente su tutto il suo corpo. Ringrazia Dio che Derek sia grande quanto un fottuto armadio e che lo copra con la sua figura. Gli sta mordendo il collo, così da lupo, che anche dei semplici umani si farebbero delle domande. 

Sente le ciglia bagnarsi, è così intimo, lo sente così tanto che finisce sempre così -l’hanno fatto rare volte, e nessuno del branco è mai stato presente, potrebbe morire se loro vedessero- perchè a quanto pare lo fa solo con lui. Gli altri posso fare quello che vogliono, maledizione, Lydia ne cambia due a settimana e non le dice niente. Sul serio, che problema ha con lui? Soprattutto se è il primo a scopare con delle sconosciute. 

Cerca di cacciare indietro la rabbia mentre Derek gli lascia un altro morso, stringe la pelle della gola, proprio sulla giugulare. All’adolescente tremolano perfino le gambe. 

Quando si stacca sembra più calmo, mentre Stiles non riesce a muovere un solo fottuto muscolo per quanto l’ha destabilizzato. 

Derek se lo preme addosso, mettendogli un braccio intorno ai fianchi, è quasi sicuro di non star realmente con i piedi per terra, quando lo trascina fuori dal Jungle ha la faccia premuta nel suo collo, quasi per non permettergli di guardare -o farsi guardare- gli suggerisce la sua vanità e Stiles odia quando fa così tanto l’alfa. Perchè si sente talmente in una bolla protettiva che è disarmante. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando Derek entra in cucina, appena sveglio e con un broncio fottutamente adorabile, Stiles lo ignora, ed a braccia incrociate guarda fisso la finestra, che da sul bosco. Lo vede sottocchio fermarsi e guardarlo in quel suo fottuto modo seducente. Che è quello suo, serio, che ha di solito quando vuole intraprendere una conversazione importante con qualcuno e risolvere i problemi, ma per Stiles quella è l’espressione sexy di Derek a cui non riesce a resistere. “Stiles.” 

Gira di scatto la testa nella sua direzione, respirando velocemente. “Sono contento che tu abbia detto il mio nome in quel modo, perchè si! Ho delle lamentele!” Si indica, nervoso. 

Ora è il mio momento per svalvolare piccolo bastardo.  

Derek grugnisce, incrociando anche lui le braccia, ha i pantaloni del pigiama un po’ abbassati -complice la loro dannata posizione a cucchiaio la notte prima- e gli si vede la v pronunciata sulla parte basse del ventre. Si da del fottuto idiota, cercando di ignorare quella vista. 

“Mi stavo divertendo, e sei piombato lì con tutta l’intenzione di uccidere chiunque avessi deciso di rimorchiare!” È così esasperato che non si è neanche accorto di avere le mani che tremano dalla rabbia. Derek prova a rispondere, a dire qualcosa, ma lo ferma, indicandolo. “Non provare, fottutamente a ripetere che sono tuo. Valgo allo stesso modo di Lydia e gli altri, ma a loro non dici niente se scopano!” Sa di aver alzato la voce, ma quella non è la prima volta che succede, cazzo. Può farsi un album da trecento pagine di tutte le volte in cui l’ha fatto. 

“È diverso.” È teso, ha le spalle rigide mentre gli risponde. 

Nega, scuotendo subito la testa. “Come ti sentiresti se mentre ti stessi per scopare una ragazza io minacciassi di ucciderla? Perchè è quello che hai fatto ieri sera con Jordan.” 

Lo sente ringhiare quando dice il nome del moro, ma che cazzo, ora ha il controllo di se e Stiles ne approfitterà per farlo sentire di merda. “Non. Dire. Il. Suo. Nome.” Glielo vieta senza neanche fare gli occhi rossi. Gli basta scandirlo tra i ringhi. 

No cazzo. Non te lo permetto. 

Stringe i lati rotondi dello sgabello su cui è seduto, incazzato nero. “Sai almeno come mi sono sentito quando non sapevo come fermarti dal fare del male a qualcuno di innocente? Lo sai quanto è stato frustrante capire che non riuscivo a farti ragionare?” Sapeva di ferirlo, ma dannazione, se non avesse esposto il collo? Se non fosse stato in grado di fermarlo? Sentiva ancora l’ansia mangiarsi il petto. Continua, sotto il suo sguardo impassibile. “È cosi che dovrebbe andare quando cerco semplicemente di divertirmi con qualcuno, Derek?” Lo ha messo con le spalle al muro, perchè ringhia dal nervosismo, stringendo i pugni. 

Prende un respiro, guardandolo. “Rispondimi.” 

Si avvicina in un lampo all’isola, premendoci le mani sopra. Ha abbassato la schiena nella sua direzione, per fronteggiarlo. “Me ne fotto se non dovrebbe andare così, Stiles. Sono il tuo alfa.” 

Sa che non deve reagire in modo così infantile, lo sa, ma non riesce proprio a frenare la lingua. “Scoperò con qualcuno prima o poi. E tu non potrai impedirmelo.” Lo dice saccente e divertito sulla sua faccia da lupo incazzato. 

Un istante dopo gli è addosso, Stiles ha la schiena premuta contro il marmo dell’isola, con le mani di Derek attorno i suoi polsi, premuti contro la superficie. Quel bastardo tra le gambe, ad un centimetro da lui. “No, non lo farai.” Lo odia, lo odia, cazzo. 

Cerca di liberarsi i polsi, senza successo. È abbastanza per farlo impazzire. “Io non posso farmi scopare da qualcuno mentre gli altri del branco si. Perchè?” Lo guarda negli occhi, è arrabbiato marcio. Derek ringhia così forte che gli fanno male le orecchie. Ha gli occhi impazziti. “Vuoi così tanto farti scopare da qualcuno, Stiles? Ti fotto io.” È così burbero che gli tiene fermi i polsi con una mano, mentre con l’altra gli alza la maglietta. “Ma sta zitto.” È uno sbuffo divertito, non potrebbe mai farlo.

Derek viene più vicino, stringendogli un fianco. “Credi che non possa fotterti su questo tavolo, Stiles?”  È così indecente che comincia perfino ed eccitarsi. No. Stop. One momento, please.

“Fammi capire, non posso farmi scopare dagli altri ma da te si?” E se quello non lo ha messo in difficoltà; lui non sa fare di meglio. Davvero. 

Derek non risponde, risale solo con la mano, sfiorandogli il collo con la punta delle dita, dove ci sono i segni dei suoi morsi. Stiles lo sa che ci sono perchè li ha visti nello specchio del bagno, e si è sentito morire. “Perché non puoi ignorarlo e accettare che sono il tuo alfa?” Ed è più calmo, ha quasi una pace ossessiva mentre guarda i suoi segni e a lui viene solo d’annuire. “Sei il mio alfa, non il mio ragazzo. Sono tuo come cucciolo del branco, ma non hai l’intera proprietà su di me. È un diritto che spetta a qualcun altro, non credi?” Sta sospirando, la rabbia assassina si è placata, Dio sa solo come. 

Non si è neanche accorto che hanno le mani intrecciate e Derek ha il naso nel suo collo. “No.”

Si morde il labbro per non sorridere per quanto è carino. Guarda il soffitto per chiedere aiuto, cosa cavolo deve fare? 

“Okay, mettiamola in questi termini. Se io sono tuo, totalmente tuo, non ti sembra un tantinello sleale che tu però possa divertiti? Perchè devo farmi stare bene di non potermi avvicinare a qualcuno per paura che tu possa uscire fuori di testa se sei il primo a non essere totalmente mio?” Gli è costato qualche anno di vita impasticciare quella frase, perchè ora stanno decisamente dichiarando qualcosa. Stiles sta fottutamente dichiarando che non sarà suo fin quando lui scoperà in giro. 

Diavolo, non è abituato a quell’imbarazzo. 

Derek continua a fare le fusa sul suo collo e non lo sa se sta ascoltando, apparentemente sembra di si, però poi emette uno stupido “Okay.” che lo manda in confusione totale. Aggrotta le sopracciglia, guardandolo di sottecchi. È ancora su di lui, quindi non può cercare un contatto visivo decente. “Cosa significa “Okay” ragazzone? Non sono nella tua testa.” Lo sente sorridere sui morsi e si chiede fin dove arriverà senza rasentare l’infarto, sul serio. Sta sorridendo, lui l’ha visto rarissime volte sorridere, il più delle volte l’ha fatto mentre mutilava o picchiava qualcuno, quindi. “Okay, tu sei mio, totalmente mio, ed io sono tuo.” Assottiglia gli occhi quando lo sente. “Stai fottendo con il ragazzo sbagliando. Parzialmente o totalmente?” Sa che il suo tono è parso troppo come se stesse risolvendo un crimine, ma andiamo, ha appena cercato di fregarlo? Lui è il re della manipolazione con master in psicologia inversa. Sa che Derek ha alzato gli occhi al cielo, lo sa e basta. “Totalmente.” 

Sa anche troppo bene che il “Mh.” che ha pronunciato è troppo felice, che le braccia che ha stretto al suo collo raggiungono un contatto troppo forte per la relazione che hanno, ma Derek preme ancora la bocca sul suo collo, stringendolo a sua volta. 

E va bene così. 

Lui gli appartiene e Derek è totalmente suo. 

È perfetto così. 

Per ora.

   
 
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