“Giochiamo a auror e mangiamorte?”
Arthur sembrò quasi non udire la richiesta, tanto che il suo compagno di giochi dovette ripeterla per ben tre volte con il tono sempre più spazientito. Alla fine, si riscosse dal suo sogno ad occhi aperti e si decise ad alzare lo sguardo dallo strano oggetto che aveva tra le mani: una specie di paperella fatta di gomma, raccolta chissà dove.
“Giochiamo dopo… Solo se tu mi fai un favore prima: vai a chiedere a Dolores Umbridge qual è la funzione esatta di questa cosa?”
L’altro bambino – che a otto anni era regredito momentaneamente alla fase dei perché – aggrottò le sopracciglia e sbuffò irritato. “Perché devo andarci io? Perché vuoi sapere questa stupida cosa? Perché devo andare a chiedere a questa bambin… Aspetta, chi cazzo sarebbe Dolores Umbridge?”
Arthur si tappò di riflesso le orecchie nel sentire la parolaccia, ma poi rispose in maniera imperturbabile. “Questo è un oggetto specialissimo nel mondo dei Babbani e Dolores Umbridge è l’unica con un genitore Babbano qui dentro – l’ho sentito dire l’altro giorno dal maestro Horace – quindi deve saperlo. Però io mi vergogno e tu… Dai, Alastor, giochiamo se ci vai!” Concluse il tutto con un sorriso incoraggiante e l’indice puntato verso un tavolino dall’altra parte della stanza. “È quella che gioca a dare il tè alle bambole!”
Alastor grugnì, ma poi si alzò comunque dal suo posto e si avviò controvoglia nella direzione indicata. Salvo poi fermarsi a metà strada e urlare con aria perplessa: “Ehi, Arthur, ma quale di quelle bambole è la bambina vera?”

 

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“Sei proprio un ehm villano. Puoi sederti composto? E non dire parolacce, per la barba di Merlino! Stiamo facendo la cerimonia del tè…”
Arthur ascoltò da lontano il fiume di parole con cui Dolores aveva investito il suo amico e, vedendolo insolitamente ammutolito e immobile come un altro bambolotto, non potè fare a meno di scoppiare a ridere di gusto. Non si meravigliava che nessuno volesse giocare con quella Dolores, dopotutto.
Si sentì quasi in colpa per averlo messo in quella scomoda posizione… perlomeno fino a quando non si unì a loro un’altra bambina dai capelli rossi e il tono autorevole di chi sa come si versa davvero il tè.
In quel momento non provò affatto pietà per Alastor Moody, ma solo una strana invidia.

 

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Arthur aspettò con aria mezza imbronciata il ritorno del suo amico, che si trattenne a quel tavolino di bambole e bambine un po’ troppo per i suoi gusti.
“Finalmente sei tornato!” lo salutò, saltando su e riafferrando la paperella di gomma. “Allora, ti ha detto a cosa serve?”
Alastor spostò lo sguardo dalla paperella al suo amico con aria confusa e poi scosse semplicemente la testa. “Me ne sono dimenticato!”
“Ma come te ne sei dimenticato? E allora cosa sei stato a fare tutto il tempo lì?”
Alastor fece spallucce. “Giocavo. E adesso ci rivado!”
“Come ci rivai? E io? Potremmo giocare a–”. Auror e mangiamorte fu la proposta che gli restò incastrata in gola, quando notò che Molly Prewett era ancora lì. “Posso venire anche io a bere il tè con voi?”
 

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NDA: Indicazioni: kidfic, Alastor + Arthur.
Pensavo ormai di non scriverla più, ma visto che non avevo proprio voglia di finire di scrivere la Dolastor su cui sto lavorando dall'inizio delle vacanze natalizie, ho pensato di concentrami un attimo su questa idea. Ci tenevo a pubblicare, infatti, qualcosa proprio oggi in modo da avere esattamente 100 storie pubblicate per il 2020. Buon anno a tutti coloro che passano qui per caso:)