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Autore: M a k o    01/01/2021    19 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Modern!AU
• Dal testo:
Abbracciare Ryoken era come toccare il cielo.
Era una sensazione di immensità e al contempo intimità così profonda che non c'era altro da fare se non perdersi e lasciarsi andare e sorridere e amarlo ancora di più.
E forse per Yusaku quella era la prima volta in tutta la vita che abbracciava sul serio qualcuno.
Che cosa meravigliosa.
• Questa storia partecipa alla Challenge “Prompt nevosi e natalizi” indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp.
• Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento a cura di Fanwriter.it
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Winter Collection'
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Hugs_On_Ice
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Buona lettura!






Hugs on Ice



1

Yusaku non si era mai sentito tanto stupido come in quel momento. Nemmeno quando in terza media il professore di matematica lo aveva sorpreso a dormire durante la sua ora di lezione aveva provato un disagio tanto forte e invadente.
    (In realtà non gli era importato affatto. Con una disinteressata scrollata di spalle aveva aperto il libro senza neanche assicurarsi di sfogliarlo fino alla pagina giusta e, non appena il professore aveva ripreso a spiegare, lui aveva nuovamente chiuso gli occhi senza badare troppo ai risolini e le occhiatine divertite da parte dei compagni di classe).
    (Era stanco, era davvero tanto stanco).
Ma in questo caso era diverso. Quasi non riusciva più a tollerare il peso opprimente che gli schiacciava il petto e a sorreggere la sgradevole sensazione di cadere in avanti — o indietro — da un momento all'altro.
    (Oh cielo, cosa sarebbe accaduto se fosse caduto per davvero?)
Provò a concentrarsi solo e soltanto sulle braccia di Ryoken che gli stringevano i fianchi con garbo — e sicuramente anche con tanta pazienza.
Ci provò con tutto se stesso, anche perché la lieve pressione che le mani di Ryoken esercitavano sul suo corpo era alquanto piacevole e avrebbe voluto godersela appieno — e considerando che Yusaku era solito evitare il contatto fisico, non era cosa da poco.
All'ennesimo movimento fin troppo incerto e traballante, però, ogni suo buon proposito si frantumò e si disperse nell'aria fredda di quel pomeriggio dicembrino, un pomeriggio che pareva più una notte inoltrata poiché il sole si era addormentato già da un po'. E lì, circondato dalle luci, da tante persone che sicuramente se la cavavano meglio di lui, da un'immensa lastra di ghiaccio che i suoi occhi in quel momento stavano travisando come qualcosa di infernale e maligno — e dalle braccia di Ryoken che proprio non ne volevano sapere di lasciarlo andare —, Yusaku si aggrappò forte a lui, decisamente con poca grazia, sussultando nel momento in cui realizzò che avrebbe effettivamente sbattuto il fondoschiena sulla fredda lastra di ghiaccio se Ryoken non lo avesse sorretto.
    (Ed era, forse, la metafora perfetta e anche un po' tragicomica di ciò che loro due erano quando stavano insieme: la cristallina rappresentazione del “sono un disastro senza di te”).
Erano bellissimi. E lo erano perché si stringevano l'uno all'altro in un equilibrio precario e per nulla armonioso, aggrappandosi a qualcosa che doveva essere ancora consolidato — perché le buone intenzioni di certo non mancavano.
Erano bellissimi, davvero. Eppure Yusaku non se ne rendeva ancora conto. Era fin troppo imbottigliato in un traffico emotivo che lo stava conducendo in tutt'altra direzione, verso la negatività più assoluta. Il suo primo appuntamento con Ryoken gli si stava sgretolando davanti agli occhi per il semplice — ma al contempo micidiale — motivo che non sapeva pattinare.
E lui voleva riuscirci a tutti i costi, perché quello doveva essere il loro primo appuntamento e non una lezione di pattinaggio che con tutta probabilità sarebbe finita male. Era forse uno tra i più romantici cliché mai sbocciati sul pianeta: uno sapeva pattinare, l'altro no. E allora chi dei due se la cavava sul ghiaccio cercava di insegnarlo all'altro, magari tenendolo per mano, magari impedendogli di cadere, sorreggendolo e stringendolo un poco a sé. Tra le luci natalizie, un muto vociare di poco conto, occhi negli occhi, dove tutto diventava magico e si perdeva nell'infinito scorrere del tempo come una fotografia in movimento.
Ci si divertiva, ci si avvicinava, ci si abbracciava, si avvertiva un forte calore invadere il petto e un sorriso spontaneo incurvava le labbra infreddolite. E allora perché
    (perché, perché, perché)
Yusaku non riusciva a godersi tutto questo?

2

Era ormai da un'ora che cercava di mantenere l'equilibrio senza aggrapparsi a Ryoken l'attimo successivo. Un'ora in cui l'imbarazzo e un forte senso di inadeguatezza si erano fatti strada in lui con prepotenza, fossilizzandolo in una tensione sia fisica che emotiva. Si umettò le labbra prima di sciogliere per l'ennesima volta l'abbraccio con Ryoken e staccarsi un poco da lui, in un nuovo e disastroso tentativo di restare in equilibrio senza alcun supporto.
Ed eccolo, dopo aver traballato un poco, nuovamente tra le sue braccia. Tra quelle braccia forti che, però, lo stringevano con immensa delicatezza. Non andava bene. Non andava affatto bene.
    (Era un completo disastro).
    «Yusaku, rilassati».
La voce di Ryoken era pregna di pazienza e tanta apprensione. Risuonava come le piccole onde del mare che si avvicinano lentamente alla riva
    (una melodia piacevole da ascoltare)
e che riflettevano l'azzurro dei suoi occhi limpidi.
    (Cielo, Ryoken, ancora non ti sei stancato di tutto ciò?)
    «Ci sto provando» borbottò Yusaku, lo sguardo basso, perché fissare Ryoken negli occhi in quel momento lo avrebbe solo fatto sprofondare ancora di più nel buco nero che era diventato il suo imbarazzo.
Quando l'ennesimo tentativo fallì, si ritrovò anche a tremare, cosa che a Ryoken non sfuggì e che cercò di quietare stringendolo ancora più forte a sé. Nonostante una spessa sciarpa grigia gli fasciasse il collo come una fedele armatura, Yusaku avvertì il respiro di Ryoken intrufolarsi nel tessuto e carezzargli la pelle. E tremò ancora, non riuscendo più a staccarsi da lui, ricambiando istintivamente quell'abbraccio nel quale desiderò perdersi una volta per tutte.
    «Inizia a essere molto più freddo».
    (No, ti prego, non lo dire).
    «Ti accompagno a casa».
    (Era finita).

3

Poter nuovamente indossare le scarpe comode fu una liberazione. Nonostante ciò, le sgradevoli sensazioni che avevano trovato appiglio nel suo petto proprio non ne volevano sapere di schiodarsi da lì. Anzi, parevano essersi appesantite ancora di più nel momento in cui, alzatosi dalla panca, Yusaku quasi perse l'equilibrio
    (eppure non era più sul ghiaccio)
e Ryoken lo sorresse ancora.
    (Di nuovo. Per l'ennesima volta).
    (Che imbarazzo).

4

Stavano percorrendo la lunga e affollata via che portava a casa di Yusaku quando Ryoken gli disse di aspettare un attimo. Si era allontanato un poco, raggiungendo l'altra parte della strada, e la sua figura ancora non sfuggiva agli occhi impensieriti di Yusaku, anche se era troppo impegnato a rimuginare su quel disastroso pomeriggio e a dannarsi per quanto accaduto da non prestare attenzione a ciò che Ryoken era intento a fare.
Non voleva che tutto finisse in quel modo. Avrebbe voluto godersi le vacanze invernali con lui prima di tornare svogliatamente tra i banchi di scuola. E avrebbe voluto mostrarsi a lui in maniera differente
    (ma aveva sedici anni, quello era stato il suo primo appuntamento ed era andato letteralmente nel pallone)
e lasciargli un bel ricordo di sé prima che anche Ryoken tornasse a concentrarsi sullo studio e agli imminenti esami che avrebbe dovuto sostenere per l'ammissione all'università.
Yusaku si sentì improvvisamente triste. Uno strano senso di dolore lo portò ad abbassare lo sguardo, ad adombrare gli occhi verdi che Ryoken più e più volte gli aveva detto di adorare. E si sentì ancora più stupido di un quarto d'ora addietro, quando ancora era sul ghiaccio e traballava ogniqualvolta si staccava da Ryoken.
Se solo fosse stato più... intraprendente? Spontaneo? Qualunque cosa gli sarebbe andata bene. Se solo il suo carattere tanto chiuso non lo avesse portato a…
    («Ehi»).

5

Sgranò gli occhi e si voltò, avvertendo subito dopo un piacevole calore punzecchiargli una gota infreddolita. Ryoken lo stava guardando, era tornato senza che lui se ne accorgesse e premeva una lattina di caffè caldo contro la sua guancia, nel naturale tentativo di riportarlo alla realtà.
Yusaku la prese in mano, senza però stapparla. Non ancora. Se la rigirò un po' tra le dita, ringraziandolo con un sussurro.
    (Era la sua marca preferita).
    «Bevilo prima che si raffreddi» gli consigliò Ryoken, affondando poi le mani nelle tasche del giubbotto pesante.
Notando che l'unica lattina acquistata era quella che teneva tra le mani, Yusaku gli domandò un “E tu?” a stento udibile, maledicendosi per essere così chiuso in se stesso anche in quel momento.
    «Non ne ho tanta voglia» rispose Ryoken. «E poi quello è il tuo preferito ed era rimasta solo una lattina. Le bevande dei distributori automatici in questi giorni vanno a ruba» ammise con un sorriso.
Nell'udire quelle parole, Yusaku si sentì sciogliere all'altezza del petto.
    (Certo, se solo fosse stato più sciolto prima, sulla pista di pattinaggio...)
Scosse la testa, tentando di scacciare i pensieri negativi come se fossero un nugolo di moscerini fastidiosi che gli ronzavano attorno senza sosta.
    «Ryoken, io...»
    «Ci vediamo anche domani?»
“Mi dispiace”, avrebbe voluto dirgli. Ma non era assolutamente pronto a un ribaltamento del genere.
    «Come...?»
    «Se non ti va fa lo stesso».
Yusaku sbatté le palpebre diverse volte prima di replicare: «Certo che mi va. Solo... io...»
    (Non credevo andasse a te, in realtà).
    «... insomma, oggi–»
    «È stato un bel pomeriggio. Non pensavo avresti preso così seriamente l'idea di imparare a pattinare. E vedendoti tanto concentrato ho perso la cognizione del tempo e me ne sono accorto quando si era ormai fatto tardi. Avrei voluto offrirti un caffè o una cioccolata calda—»
Si bloccò quando Yusaku gli indicò la lattina che teneva in mano. E sorrise ancora.
    «Intendo in una caffetteria, seduti a un tavolo... al caldo».
    (Oh…)
    «Non ti devi preoccupare, ho apprezzato il gesto. Piuttosto...»
Yusaku arricciò le labbra, indeciso su come proseguire. «Ti chiedo scusa» disse infine, lasciandosi andare a un sospiro.
Ryoken inarcò un sopracciglio. «Per cosa?»
    «Per quello che è successo oggi».
Ryoken parve ancora più confuso. «Ti stai scusando per il nostro appuntamento?»
E allora Yusaku sussultò lievemente, arrossendo subito dopo. «No! Certo che no! È per quello che ho fatto che mi sto scusando».
Instaurò il contatto visivo, perdendosi in quelle iridi azzurre — e le adorava allo stesso modo in cui Ryoken adorava il verde dei suoi occhi.
    «Io... io avrei voluto che oggi andasse diversamente. Farti capire che ci tengo... ma non ho fatto altro che irritarmi e stare zitto e aggrapparmi a te e—»
    «Yusaku, non c'è niente di male in tutto ciò. Non si impara a pattinare nel giro di un pomeriggio e poi il fatto che tu abbia preso la faccenda sul serio non può che farmi piacere. Significa che se ti impunti su una cosa fai di tutto per realizzarla. Sui pattini sei ancora un po' goffo...»
    (goffo, non stupido)
    «... ma mi piaci anche per questo».
    (Mi piaci. Mi piaci. Mi piaci).
Quel “mi piaci” gli rimbombò nella mente infinite volte prima di tuffarsi nel cuore, il quale iniziò a battere celere. Deglutì a fatica, mentre tutt'intorno il freddo di quel pomeriggio inoltrato — o di quella sera anticipata — si annullava sempre più.
    «Mi piaci anche tu» ammise, ricominciando a provare un lieve senso di imbarazzo — e questa volta, per fortuna, molto più piacevole e tollerabile.
All'ennesimo sorriso da parte di Ryoken, Yusaku si sentì definitivamente sciogliere dentro. Gli si avvicinò, la lattina ancora da stappare in mano, e senza pensarci due volte
    (senza neanche riflettere, in realtà)
lo abbracciò.

6

Abbracciare Ryoken era come toccare il cielo. Era una sensazione di immensità e al contempo intimità così profonda che non c'era altro da fare se non perdersi e lasciarsi andare e sorridere e amarlo ancora di più. E forse per Yusaku quella era la prima volta in tutta la vita che abbracciava sul serio qualcuno.
Che cosa meravigliosa.






Prompt Giardino: A non sa pattinare e B prova a insegnarglielo. [1]

Data Calendario dell'Avvento: 1 Gennaio 2021

Il titolo della storia è ispirato all'Anime Yuri!!! on Ice


BUON ANNO A TUTTI!
Potevo forse lasciarmi sfuggire l'occasione di iniziare le pubblicazioni del 2021 con la Datastormshipping, la mia OTP suprema?
Certo che no — e ancora oggi mi bacio i gomiti per essere riuscita a prenotare proprio il primo di gennaio per il Calendario dell'Avvento.

Ho una concezione strana del Fluff [?] perché se prima i personaggi non si arrovellano il cervello proprio non son felice, però alla fine ci siamo arrivati e spero ne sia valsa l'attesa!
Se si tratta di Ryoken e Yusaku, poi, io parto proprio per la tangente e nessuno riesce più a fermarmi, ma dettagli.
(MA POI QUANTO È BELLA LA FANART, AIUTO, MI HA ISPIRATA UN SACCO PER QUESTA OS)

Nella speranza che la storia sia stata di vostro gradimento, vi ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.
Buon anno ancora!

M a k o
   
 
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