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Autore: Lady Moonlight    01/01/2021    2 recensioni
C’era una volta una ragazza impossibile.
Visse milioni e milioni di vite: un volto per mille storie. La ragazza, che talvolta si chiamava Clara, correva e correva e correva con un unico scopo: salvare il Dottore.
Il ciclo sembrava ripetersi all’infinito, tanto che perfino l’originale credeva di aver smarrito la sua unicità. Ma un giorno un monaco pazzo si presentò alla porta della sua casa e la invitò a seguirlo nell’avventura più grande dell’universo.
Centinaia di mondi, migliaia di specie aliene e secoli successivi dopo, la ragazza impossibile dovette affrontare il Corvo. Sarebbe dovuta essere la fine di quella storia, eppure così non fu.
La ragazza che era morta, ma viva, rubò un Tardis e tornò a viaggiare nell’universo. Per decenni attese il momento giusto per dire addio e quando credette che fosse giunta l’ora…
Scoprì che la sua storia non sarebbe finita lì.
Trenzalore era un luogo freddo e buio, e lo sarebbe rimasto per novecento anni, ma la ragazza impossibile non aveva paura. Perché c’era un uomo lì. Alcuni lo chiamavano il Dottore, altri la Tempesta in Arrivo, altri ancora il Valeyard. [...]
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashildr/Lady Me, Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Doctor - 12, Madame Vastra
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Se sono intelligente – ed io sono molto più che intelligente, sono geniale – potrei salvare il mondo.
O squarciarlo in due.] Nono Dottore


 

CAPITOLO 02: I fratelli Latimer

 

 

 

Il vestito era blu. Clara lo trovava appropriato mentre si assicurava un’ultima volta che il suo aspetto fosse impeccabile. La gonna era più ampia di quanto aveva preventivato ma, d’altra parte, era trascorso molto tempo da quando aveva fatto un viaggio nel passato sulla Terra. I capelli erano acconciati in un’intricata capigliatura che Ashildr aveva aiutato a preparare e le forcine premevano con fare fastidioso sulla sua testa.

La mano scivolò sul corpetto, proseguì sul ventre, e poi Clara la fece cadere mollemente sul fianco.

Era pronta, si disse, mentre avanzava fuori dalla sua stanza dando un’ultima occhiata al piccolo acquario che il Diner aveva creato per lei.

Superata la sala di controllo trovò Ashildr, vestita come un giovane uomo che le offriva una mano. “Sarai il mio cavaliere?” ridacchiò, sistemandole il cappello piumato che aveva tirato fuori dall’armadio del Diner. “Certo non passerai inosservata. Sembri uscita da una commedia sheaksperiana” dichiarò divertita.

“Mi piace distinguermi” controbatté la compagna con una scrollata di spalle. “E di certo sono più mimetizzata di una donna lucertola che interpreta Sherlock Holmes.”

Clara roteò gli occhi al soffitto, quasi inciampando in uno dei suoi stivaletti a punta. “Questo è un pensiero scortese, Ashildr, anche per te” la riprese bonariamente. “Se la gente sapesse che sei nata in un villaggio vichingo ci sarebbero non poche battute.”

“Sei così noiosa. Ora non si può più fare ironia?”

Clara increspò la fronte, risparmiandosi la fatica di rispondere. Alla fine afferrò il suo braccio disteso e si lasciò accompagnare all’esterno. La Londra vittoriana era la stessa che ricordava dall’ultima volta che aveva fatto visita a Madame Vastra: carrozze, cantieri con edifici in costruzione, schiamazzi di bambini e fumi scuri che si levavano dalle industrie.

Erano arrivate in inverno a giudicare dai piccoli accumuli di neve che si intravedevano ai bordi delle strade. Furono superate da alcuni cavalli, mentre le persone si muovevano tranquille attorno a loro, ognuna impegnata in altre attività. Clara individuò perfino dei giovani ladruncoli mentre derubavano i passanti. A uno di quelli gettò alcune monete, proprio quando sentì Ashildr imprecare. Uno dei suoi piedi era finito in una pozzanghera, imbrattando la scarpa e l’orlo dei suoi vestiti.

“Odio le città precedenti al ventunesimo secolo, Londra in particolar modo. La puzza e l’aria delle fabbriche la rendono insopportabile” affermò la vichinga.

“Probabilmente perché non sei mai stata su Nebula Nove” le rivelò, coprendosi il naso quando superarono  un recinto di maiali. “È un piccolo pianeta, sfruttato per l’allevamento intensivo di bestiame. Puoi immaginare come può essere trascorrere lì un’intera settimana. Al confronto respirare l’aria di questa Londra è quasi liberatorio.”

Se era un’indicazione, la smorfia di Ashildr spiegava bene quel che pensasse di Nebula Nove. Clara ricordava ancora di come il tanfo di quel pianeta le fosse rimasto attaccato a ogni poro della pelle per giorni. Nel tentativo di levarselo, aveva trascorso due ore chiusa nella stanza del TARDIS, consumando ogni bottiglietta di shampoo e sapone portati dal suo appartamento. Quando era uscita e aveva scoperto il Dottore con gli stessi vestiti della loro avventura, l’aveva minacciato di bruciare la sua collezione di papillon preferita se non si fosse cambiato. Se si concentrava sentiva ancora i piagnucolii senza senso dell’Undicesimo mentre si trascinava nella sua camera come un bambino sgridato dal proprio genitore. Il pensiero la rallegrò, come sempre quando dedicava minuti del suo tempo a ricordare le avventure vissute insieme a lui.

“Ti ha portato in un letamaio!” esclamò Ashildr, chiaramente contraria all’idea. “Disgustoso, semplicemente orribile. Quell’alieno ha sempre avuto gusti discutibili” criticò spietata.

Clara alzò le gonne per superare un’altra pozzanghera. “Il suo cibo preferito erano bastoncini di pesce e crema pasticcera” le rivelò, schivando le feci di un cane.

La smorfia disgustata di Ashildr fu impagabile.

 “Non ha mai saputo cosa fosse la normalità.” Si accostarono alla ringhiera di un parco pubblico, costeggiandolo per raggiungere l’isolato successivo.

“La normalità sarebbe stata troppo noiosa per lui” ribatté Clara, prontamente.

 “Decisamente sopravvalutata” confermò accondiscendente una nuova voce.

Entrambe si fermarono bruscamente, Ashildr con la mano poggiata sul fianco vicino al fodero che custodiva un pugnale acquistato su un mercantile del 3671. La figura femminile che aveva parlato si staccò dal tronco di un ippocastano, camminando rapida verso di loro. Il viso era velato, ma Clara la riconobbe comunque.

“Jenny!” la salutò, studiando i lineamenti distesi dell’altra donna. Poi, con uno slancio che non credeva possibile, Clara le fu addosso, abbracciandola con un entusiasmo che sorprese anche lei. “Ti trovo bene, stai bene? Non ti vedo da…oh, un sacco di tempo! Quando ci siamo viste l’ultima volta dal tuo punto di vista?”

Jenny ricambiò la manifestazione d’affetto, mentre venivano superate da un gruppo di uomini vittoriani che rivolsero loro sguardi di disapprovazione. A Clara non poteva importarne di meno e si allontanò dall’amica con una scrollata di spalle. “Come sono andate le cose qui a Londra? Strax ha riparato il suo cannone al plasma o borbotta ancora di come i cani randagi dovrebbero essere sterminati?” L’idea di Strax inseguito da un gruppo di cani la fece ridacchiare. “E Madame Vastra? State ancora svolgendo qualche indagine di nascosto per conto di Scotland Yard?”

“Ehi, quante domande!” la fermò Jennny, scrutando con attenzione lei e Ashildr. “Non farò in tempo a rispondere a una che ne avrai preparate altre cento!” dichiarò con allegria, guidandola verso il bordo strada. “La cosa fondamentale è che stiamo tutti bene. Nessuna invasione aliena o dinosauri vaganti  provenienti dal passato disturbano la città in questi giorni.”

Doveva essere una battuta e in altre circostanze sarebbe stata carina se solo Clara non avesse dovuto affrontare la scomparsa del Dodicesimo.

“Sarete alle prese solo con un meteo altalenante” s’inserì Ashildr, col chiaro scopo di cambiare argomento. “Se saremo fortunate non pioverà durante la nostra visita.”

Jenny fu sorpresa da quell’intervento. “Ah, Ashildr, giusto? L’ultima volta che siete venute non ci siamo presentate a dovere. Vastra sarà felice di parlare con voi. In effetti, vi stavamo proprio aspettando.”

“Oh?” commentò Clara, presa alla sprovvista.

“Sì, ero giusta andata a comprare qualche mela per la torta. Strax le ha polverizzate mentre collaudava un nuovo prototipo di pistola.”

“Sapevi che saremmo venute oggi?”

L’espressione di Jenny era enigmatica. “Potremmo dire di sì, ma… Spoiler” concluse, portandosi un dito alle labbra.

Stavano camminando verso la casa di Madame Vastra, quando qualcuno chiamò Clara e fu sufficiente a minare il poco controllo emotivo che aveva in quel momento.

Prima ancora di voltarsi, furono raggiunte da un balbettio sconclusionato.

“S-sei… sei tu? Ma, noi… la notte di Natale, tu…” Erano un’accozzaglia di parole senza senso, provenienti da un giovane ragazzo avvolto in un cappotto nero. Al suo fianco c’era una ragazza, le mani guantate poggiate sulla bocca come se avesse appena visto un fantasma.

E Clara, riconoscendoli, immaginò che lo fosse, per loro. Chiuse gli occhi un secondo e quando gli aprì attinse a ogni briciolo di conoscenza appresa durante il corso teatrale che aveva seguito su Nuova Londra. Accanto a lei, poteva percepire Jenny a disagio mentre Ashildr era solo curiosa.

“Vi conosco?” mormorò con voce flebile e incerta. Sperava che fosse una recitazione passabile perché come poteva spiegare ai due adolescenti che un’altra versione di lei era stata la loro tata e che era morta per salvare il Dottore?

Guardarli, vedere come erano cresciuti, era come ricevere una pugnalata al cuore. Incredibile, osservò, come un organo morto da tempo potesse sopportare ancora tanto dolore.

Non era stata la vera se stessa a incontrare e conoscere Francesca e Digby Latimer, eppure era come se l’avesse fatto. Negare quel fatto sarebbe stato come rinnegare il tempo con il Dottore.

Il ragazzo si fece avanti, una mano che stringeva il bastone da passeggio. “Sono passati sei anni, ma-“

“Digby è impossibile” intervenne la sorella, cercando di calmare il fratello. “Le somiglia molto, ma la signorina Clara è morta. Eravamo al suo funerale, ricordi?”

“È uguale a lei” sibilò, scuotendo la testa come se fosse impossibile.

Clara si appoggiò a Ashildr, che interpretò il suo dovere di cavaliere con eccessiva galanteria. “Scusate?” interruppe, fingendo debolezza. “Uguale a chi?”

Sentì Francesca sospirare e strofinare i guanti tra loro in cerca di calore. “Qualcuno che conoscevamo.”

Ashildr non perse tempo e la guidò in avanti, Jenny con la testa china nel tentativo di sfuggire all’interrogatorio dei due ragazzi. “Mi dispiace, ma la signorina Smith è stanca. Abbiamo fatto un lungo viaggio e-“

Fu bruscamente interrotta. “Impossibile era pure che l’ex governante si trasformasse in un mostro di ghiaccio” fece notare Digby, gli occhi socchiusi con fare indagatore.

Clara sentì l’impulso di abbracciarlo, invece si rannicchiò su Ashildr come se lui l’avesse schiaffeggiata. “Mi dispiace signore, ma io non vi conosco.” 

Stavano attirando gli sguardi dei passanti e Clara cominciò a sentirsi realmente a disagio.

“Stiamo dando spettacolo. Per favore, Digby” lo pregò la sorella. “I suoi occhi sono sinceri. La signorina Clara manca anche a me, ma sono passati anni.”

“È tutta colpa di quell’uomo, il Dottore” dichiarò Digby con una tale rabbia che per poco Clara non sobbalzò. Jenny si agitava nervosa al loro fianco e Ashildr era desiderosa di andarsene.

Clara si morse la lingua. “John” disse, strattonando la ragazza immortale al suo fianco affinché prestasse attenzione. “Desidero vedere mio marito, portatemi via” supplicò, accompagnando una mano alla fronte.

Riusciva a vedere l’ombra di un sorriso mutare l’espressione austera di Ashildr. “Naturalmente, vogliate scusarci” approvò, oltrepassando con fare sgarbato la barriera creata dai fratelli Latimer.

Alle loro spalle poteva sentire i due ragazzi discutere animatamente, un discorso che sembrava essere stato affrontato più volte. Poteva immaginarli, seduti davanti allo stagno del loro giardino, intenti a fantasticare sugli eventi avvenuti anni prima. Le loro domande non avrebbero mai ricevuto risposta, ma a volte, come avrebbe detto il Dottore, il viaggio era più importante della destinazione.

Clara si concesse di dare loro un’ultima occhiata, orgogliosa di chi fossero diventati i bambini sigillati nei suoi ricordi. “Buona fortuna…” augurò nel vento.

 

 

 

“Buonasera, ragazzo” la salutò Strax quando furono accolte nella casa di Madame Vastra. Clara roteò gli occhi e Jenny sospirò, prima di invitarle a levarsi i cappotti.

“Oh, non di nuovo” commentò Ashildr, seccata. “È sempre stato così, o l’intelligenza non è mai stata uno dei suoi punti forti?”

“Dovrei sentirmi offeso, signore?” proclamò il Sontaran, la bocca spalancata.

“Come non detto” rettificò la ragazza, sentendosi quasi offesa.

Jenny intervenne prima che potesse scatenarsi il caos. “Strax, forse dovresti andare a preparare del tea. Ci troverai in salotto quando potrai servirlo.”

“Gli ospiti si fermeranno?” domandò l’uomo patata, sbattendo più volte le palpebre.

“Confesso di non aver patito troppo la tua mancanza, Strax” sogghignò Clara, srotolando la sciarpa e infilandola nelle mani del guerriero Sontaran.

“Devo sterilizzarla, ragazza?” interrogò, vagamente sospettoso. “Non è una colonia per vermi di Trascarium mi auguro.”

Clara lo fissò allibita. “Un cosa di cosa?” balbettò, prima che Jenny la trascinasse verso un corridoio ala loro destra.

“Non dimenticarti del tea, Starx!” gridò la moglie di Vastra, a metà tra il divertito e l’esasperato.

“C’è da impazzire in questa casa” asserì Ashildr, soffermandosi ad ammirare i dipinti appesi alle pareti. “Non so come riuscite a sopportarlo.”

Clara le diede un colpetto sulle spalle. “Non è così male se lo conosci… Bisogna solo avere un po’ di pazienza, ecco tutto.”

Tanta pazienza” precisò Jenny. Tutte e tre si bloccarono di colpo, poi scoppiarono a ridere.

 


 

 

 


Note: Prima di tutto: buon 2021! Spero che potrà essere un buon anno per tutti!

Secondo: No, non mi sono dimenticata della storia, anzi ringrazio i pochi lettori che aspettavano l’aggiornamento! Dicembre è stato un mese intenso e la sera ero sempre troppo esausta per aggiornare, ma dovevo far partire bene il 2021 aggiornando una fanfiction a cui sono molto affezionata!

Nei prossimi capitoli la storia entrerà nel vivo della vicenda… avete qualche aspettativa? Teoria?

 




 

   
 
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