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Autore: Manu_00    02/01/2021    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Ex agente della polizia segreta comunista e ora anima dannata all'inferno, Mihaela Funar è solita accettare incarichi dalla natura non particolarmente pacifica per arrivare a fine mese e mantenere l'affitto nell'unico appartamento disposto ad accettare i suoi soldi.
Questa volta però sarà la richiesta di una sua stretta conoscenza a farla scendere in campo ed a scatenare la sua natura di demone radioattivo contro qualche povero sfortunato.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo


Dopo un'esaustiva serata di balli, sudore e altre attività divertenti con i clienti del Lusten Club, Sherry si era ritirata negli spogliatoi del locale per cambiarsi e rientrare nel suo appartamento.
Domani la ballerina che aveva dovuto sostituire sarebbe rientrata, ma la bella Melanie le avrebbe fatto sapere se e quando le fosse servita una nuova sostituta, in verità la matrona del bordello non si sarebbe fatta problemi ad assumerla a tempo pieno, ma Sherry non era per uno stile sedentario, amava cambiare aria e visitare nuovi e vecchi locali.
Del resto non si diventa famosi ballando nudi su un solo palcoscenico.
Fatta una calda doccia assieme ad altre ed altri avvenenti colleghi, la demone ragno si era affrettata a cambiarsi con la sua familiare giacca rosa e bianca per poi uscire dall'edificio.
Ma invece di tirare subito dritto verso l'ingresso, fece una deviazione per l'ufficio della proprietaria, dal quale un familiare demone composto da radici e vegetali (fra cui una grossa zucca come volto) era appena uscito.
<< Entra pure. >>
La voce di Melanie la chiamò ancora prima che avesse il tempo di bussare, ma Sherry preferì non interrogarsi su delle ipotetiche doti sensitive della proprietaria di uno dei club erotici più frequentati di tutta Pentagram City.
Entrata, non perse tempo ad accomodarsi sulla stessa poltrona dove la volta precedente aveva trovato seduta la sua amica, mentre Melanie, sempre come la volta prima, se ne stava sdraiata sul fidato divanetto.
La succube mutaforma sorrise come la vide entrare.
<< Eccoti dolcezza, scusa se non ho potuto riceverti prima, ma ultimamente ho più visitatori del solito. >>
In piena antitesi alla rigidità dell'ultima ospite della padrona, Sherry alzò le spalle ed accavallò le gambe per mettersi più comoda.
<< Fa niente, figurati, ti conosco abbastanza da sapere che non è da te non ripagare i favori. >>
Melanie batté le mani in segno d'assenso.
<< Esattamente, ecco la ricompensa. >>
Con nonchalance, una lunga coda dall'estremità romboidale fuoriuscita dal fondoschiena della mutaforma si allungò fin dietro il divanetto, per poi riemergere con attaccata una grossa sacca scura.
Appoggiata la sacca sul tavolino di cristallo che separava le due, Sherry poté constatare la generosa quantità di banconote al suo interno, per qualche settimana si sarebbe trattata davvero bene.
<< Spero non ve la siate presa se vi ho fatto attendere qualche giorno, ma volevo essere sicura che non vi fossero ulteriori attacchi ai miei clienti ed ai miei dipendenti. >> sussurrò con finto tono drammatico.
<< E così è stato, è un peccato non essere riusciti ad identificare il mandante, ma chiunque ha pagato quei delinquenti adesso sa che il Lusten non tollera ingerenze nei suoi affari. >>
Il sorriso tagliente con cui terminò la frase fece percepire a Sherry la natura ferina che si nascondeva dietro il viso seducente della proprietaria.
Natura che di certo le doveva essere di aiuto visto il ruolo che ricopriva, che andava aldilà della semplice gestione del locale.
<< Quindi non avete più problemi? >>
<< Al momento no, ma nel caso il nostro mandante segreto non avesse imparato la lezione, mi assicurerò che questa volta il nome venga fuori... e poi, beh, non sono l'unica a cui preme la neutralità di questo posto, e quella persona si farà più di un nemico. >>
Sherry annuì soddisfatta, le piaceva il posto, sarebbe stato un peccato trovarlo in macerie od al servizio di qualche stronzetto borioso, poi Melanie pagava bene.
<< Parlando d'altro, come sta Mihaela? Ho dovuto spedirle la ricompensa visto che non poteva venire... >>
<< Non sta malissimo, ma mi ha detto che per qualche giorno resterà a riposo... tra l'altro, la cosa vale anche per il suo vicino, che era fra i delinquenti che avevano assoldato contro di te. >>
<< Allora mi auguro per lui una lentissima guarigione. >> sussurrò Melanie con una scintilla malevole negli occhi << O la prossima volta subirà qualcosa di molto peggiore di un'esplosione atomica. >>



Era l'una già da dieci minuti, e come suo solito, Mihaela stava facendo colazione ad un orario decisamente irregolare, e come solito del suo vicino, Innozenz stava finendo di consumare una zuppa di patate con carote e wurstel tagliati a cubetti che lui era solito chiamare kartoffelsuppe.
A Mihaela era sembrato il piatto che mangerebbe un vecchio malato, ed un vecchio malato era ciò che sembrava il suo vicino, ricoperto di fasciature, con la visiera ancora spaccata e l'armatura bruciata e ricucita con materiale di fortuna che avrebbe dovuto sostituire non appena si fosse ripreso.
La donna radioattiva però non era da meno, con il viso ricoperto di lividi, un braccio fasciato, ed il vestito a brandelli, ricoperto di toppe di fortuna e altri rimedi improvvisati che Mihaela era certa non avrebbero retto al primo stress (o ad un suo sfortunato aumento di temperatura), il che significava che aveva tutto l'interesse ad impegnarsi per non litigare con il vicino.
Ed a riprova della sua volontà di condurre una mattinata (nel caso di Innozenz pomeriggio) pacifica, ma anche perché il suo corpo era troppo dolorante per fare più del necessario per nutrirsi, Mihaela si era limitata ad un vasetto di yogurt al caffè a cui non aveva aggiunto né cereali né altro onde evitare di infastidire il crucco con la sua “masticata da carrarmato”.
Innozenz a sua volta si era risparmiato per una buona volta dal fare commenti sulle irregolari abitudini alimentari della vicina.
Ma la loro tregua era finita qui, non vi furono da nessuna delle due parti né scuse né parole, ed essendo gli unici presenti in sala pranzo (troppe vittime erano state causate dalle loro litigate in anni di convivenza), il posto risultava talmente silenzioso da mettere i brividi.
Il nazista a dire la verità sembrava a suo agio, tralasciando la colazione all'una di Mihaela, pareva non aver mai pranzato così bene da anni.
Forse era la prima volta da quando mangiavano assieme che riusciva a godersi un pasto.
Consumarono i loro magri pasti velocemente, beh in realtà solo Mihaela, ma siccome era arrivata dopo di lui (come sempre), i due finirono quasi allo stesso tempo, si alzarono allo stesso tempo, riposero le stoviglie allo stesso tempo, e lasciarono la stanza quasi contemporaneamente, senza guardarsi, senza rivolgersi la parola, senza nemmeno mettersi a discutere su a chi appartenesse la vittoria nello scontro di ieri.
Per Mihaela lei aveva vinto mandandolo k.o. con l'esplosione, per Innozenz lui aveva vinto perché si era rialzato prima di lei, ed a posizione invertite l'una avrebbe usato gli argomenti dell'altro per dichiararsi vincitrice e viceversa, pertanto decisero di tacito accorso di lasciare che l'altro la pensasse come voleva, per il bene loro e del pavimento da poco ristrutturato.
Camminarono assieme, senza fare nessuno sforzo per distanziare l'altro o mostrare il proprio disappunto nello stare vicini, entrambi si erano affrettati a finire per evitare questa eventualità e come risultato erano rimasti intrappolati in questa situazione, e nessuno voleva iniziare a litigare scattando in avanti, ma neanche cedere il passo all'altro e camminargli dietro.
Per fortuna quella piccola tortura si interruppe non appena raggiunsero le rispettive stanze, l'una di fronte all'altra, e vi entrarono quasi allo stesso tempo.
Rimasta, sola, Mihaela zoppicò fino al suo letto e si lasciò cadere sul materasso.
Dopo l'esplosione e l'incendio radioattivo si era sentita svuotata, come se anni e anni di energia atomica accumulatasi all'interno del suo corpo fosse svanita tutta d'un colpo, Sherry aveva potuto riportarla all'appartamento senza trovare qualche strano attrezzo per raccoglierla.
La cosa però non era durata, e anche se si sentiva ancora debilitata, Mihaela avvertiva che il processo di fusione al suo interno era tutt'altro che fermo, e presto sarebbe tornata alla normalità.
Fino ad allora si sarebbe concessa il giusto riposo.
Portò il braccio buono sotto il letto e tirò fuori la borsa di banconote gentilmente offerta da uno dei corrieri di Melanie.
Iniziò a contare i soldi, e solo allora notò la presenza di qualcosa di inaspettato assieme al denaro della ricompensa: un sacchetto di plastica.
Lo tirò fuori, il sacchetto era trasparente e poté osservarne subito il contenuto, una tuta scura, un pezzo unico (vide non appena lo tirò fuori) che la ricopriva dai piedi fino al collo.
L'abito era gradevole, e non dubitava che se Melanie glielo aveva mandato era perché poteva indossarlo senza temere di distruggerlo.
Osservò bene il regalo, per come si sentiva non lo avrebbe provato immediatamente, ma a guardarlo pareva essere un abito più adatto per andare in missione la notte che non ad indossarlo durante il giorno, perciò rimaneva il problema che il suo unico abito vero e proprio era in condizioni pietose... ma avrebbe trovato un modo per risolvere la situazione più avanti.
Spostò il letto e scoprì la cassaforte, dove infilò le banconote, la cassaforte era tornata piena (non tanto per il numero delle banconote in se ma per le sue modeste dimensioni), e Mihaela si ripromise che una volta tornata in forma si sarebbe trattata bene, per prima cosa facendo colazione con qualcosa di diverso dallo yogurt.
Subito dopo, mise il regalo di Melanie nell'armadio, promettendosi di provarlo non appena si fosse sentita in grado di farlo, finalmente quel mobile aveva acquisito un utilità.
Prima di chiudere l'armadio, notò un pezzo di carta che spuntava fuori dalla cima della tasca, lo prese e lo lesse.
“Spero ti piaccia il mio regalo, mi sono personalmente assicurata che possa valorizzare a dovere il tuo bel corpicino, M.”
Le guance color metallo della donna si scurirono, mentre il foglietto bruciava fra le sue mani, ma ciò nonostante apprezzò quelle parole, i gesti d'affetto non erano molto comuni all'inferno.
Improvvisamente si sentì esausta... doveva ancora riprendersi del tutto, pertanto si sdraiò sul materasso e chiuse gli occhi, per un po' non voleva saperne di missioni, gang e cazzi vari...



La coltre di grandi nuvole bianche donava al cielo un aspetto deprimente, e proteggeva il suo pallido viso dall'azione dei raggi solari.
In linea assieme ad una ventina di nuove reclute, lei ascoltava la voce dell'istruttore, un uomo tarchiato dai capelli tanto scuri quanto oleosi, che con un tono eccessivamente alto per quelle che erano perlopiù informazioni tecniche, spiegava loro come utilizzare il dispositivo radioattivo, un curioso aggeggio delle dimensioni di un orologio da polso, per avvelenare i dissidenti all'estero senza compromettersi con le autorità locali.
Da quando era stata reclutata nel Servizio K, le era stato insegnato tutto quello che poteva sapere per svolgere il loro “servizio di annichilimento dei dissidenti”.
Il loro compito si basava sulla somministrazione di materiale radioattivo, gentilmente offerto dall'alleato sovietico, a tutti quei dissidenti la cui morte violenta avrebbe potuto infangare la reputazione del partito.
Non si trattava pertanto di semplici oppositori e intellettuali non allineati rinchiusi nelle prigioni, ma anche di tutti quei funzionari di partito con una diversa visione sul metodo di conduzione della rivoluzione proletaria, rivali politici del presidente Ceaușescu, e tutte quelle persone scomode ma di contro cui non sussistevano prove sufficienti per una condanna formale, tutte persone la cui morte sarebbe dovuta avvenire comodamente per cause naturali.
L'uso del dispositivo era limitato alle missioni estere, dove non potevano certamente portarsi dietro intere bare di plutonio, e l'uso del materiale radioattivo in se non era sempre necessario per provocare un decesso che poteva essere dichiarato avvenuto per “cause naturali”, ma l'uso di questa nuova arma avrebbe rimosso gli ostacoli più immediati al compiersi della rivoluzione.
Mihaela non era certa di questa scelta, ma erano stati assicurati che le protezioni che erano loro state fornite ed il dispositivo erano “di provata efficacia”, parole a cui credeva non tanto per cieca fiducia nelle istituzioni di regime quando per necessità di convincersi che non la stessero mandando a morte certa.
Avrebbe eliminato i dissidenti con ogni mezzo a disposizione pur di raggiungere un'alta posizione nel Dipartimento di Sicurezza dello Stato, e le radiazioni non facevano eccezioni.
Le dispiaceva di non poter condividere tutto questo con Mircea, ma la segretezza era un requisito fondamentale per le azioni e l'esistenza del Servizio K (esistenza non troppo segreta viste le voci che giravano da prima ancora che ne entrasse fra i ranghi).
Non era così male a dirla tutta, certo, non era la scrivania che sperava, ma sarebbe stata pagata meglio, avrebbe avuto accesso ad una migliore unità abitativa e il suo ottimo servizio le avrebbe aperto altre porte ancora.
O almeno sperava, ma per tutta la vita le avevano insegnato ad essere ottimista, non viveva forse nel primo mondo? Nel paradiso socialista? Non erano forse nelle mani di persone illuminate che li avrebbero guidati verso un giusto futuro?
Si augurava di sì, o avrebbe seriamente messo in discussione tutto quello che sapeva.
Guardò alla sua destra ed alla sua sinistra, la maggior parte dei presenti veniva dalla sua stessa Direzione per il Controspionaggio, ma l'istruttore aveva detto che le reclute del Servizio K venivano estratte dagli elementi più efficienti e fidati di tutti i settori: paramilitari, spie, intercettatori di chiamate, controllori di passaporti, guardie carcerarie, spie che spiavano la stessa Securitate per conto del leader del paese, tutti convertiti in sicari di stato.
Se si aspettavano che lei lo considerasse un onore, lei li avrebbe accontentati.
Quando l'istruttore le assicurò al polso quello strano orologio radioattivo, lo trovò pesante, non tanto per il peso effettivo, quanto per il cambiamento che comportava.
Ora non si torna indietro, le dice l'istruttore, e lei annuisce mentre ammira il dispositivo.
Ora non si torna indietro, e nulla sarà più come prima.




Nota dell'autore
Mi scuso per il finale che si è fatto attendere più di quanto avrei voluto, ma la storia non poteva rimanere incompiuta, ho adorato scrivere di Mihaela e spero che questa brevissima long possa essere una buona base per futuri lavori.
Se così non fosse, è stato divertente comunque, ci tengo a ringraziare lettori e recensori, in particolare
Thanos 05, Aladidragocchiodiluce e Golden Fredbear, senza i quali questa storia non sarebbe esistita.
Per il resto, vi saluto e spero in un 2021 migliore dell'anno appena passato.
   
 
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