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Autore: Clodie Swan    03/01/2021    5 recensioni
Due innamorati sono costretti a separarsi, nonostante si amino profondamente. Pur consapevoli dell'impossibilità del loro amore e dei rischi che corrono, per loro è molto difficile affrontare questo momento.
Seconda classificata al contest "Manuale di Sopravvivenza Vol. 1" indetto da Spettro94
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo istante
 

Quali colombe dal disio chiamate con l'ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l'aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov'è Dido, a noi venendo per l'aere maligno, sì forte fu l'affettüoso grido.
(Dante, Inferno, Canto V)

 

“Laura. Laura. Svegliati.”

Sentendolo sussurrare il suo nome, lei si agitò nel sonno e lentamente aprì gli occhi. Sopra di sé s’intrecciavano i rami spogli di numerosi alberi, i cui tronchi si stagliavano neri contro il cielo pallido del tramonto. Mentre cercava di mettere a fuoco l’immagine, si accorse di essere semi sdraiata a terra tra le braccia di Dillon.

“Stai bene?” le chiese lui ansiosamente. Laura spalancò gli occhi con maggior sicurezza e li fissò in quelli azzurri di lui.

“Amore...”mormorò felice di riaverlo con sé.

Nella sua mente sovvennero i ricordi degli ultimi avvenimenti e fu percorsa da un brivido. Dillon cominciò a cullarla con dolcezza, appoggiandosela contro il petto e accarezzandole la schiena. Laura smise di tremare e si guardò i piedi nudi, il vestito lacerato in più punti, i segni delle corde intorno ai polsi. I suoi lunghi capelli scuri, erano impiastricciati di sangue.

“Dove sono quei vampiri?” domandò con voce flebile.

“Li ho uccisi tutti. Sei al sicuro. Per ora.”rispose Dillon ponendo enfasi sull’ultima parola.

Laura sussultò. “Cosa vuoi dire?”

“Hai rischiato la vita per colpa mia. Di nuovo.” disse lui pieno di amarezza.

Laura si sollevò a sedere e gli spostò una ciocca bionda dalla fronte. “Amore, non è stata colpa tua. Loro mi avevano catturato...” cominciò la ragazza.

“L’hanno fatto per arrivare a me! Non lo capisci?”le interruppe lui adirato. Si staccò da lei e si alzò in piedi agilmente allontanandosi di alcuni passi. “ Ti ho coinvolta ancora una volta. E non dovrà più succedere!”

Laura si mise in piedi e cercò di avvicinarsi a lui ma Dillon si tenne distante.

“Quel sentiero porta fuori dal bosco” spiegò lui indicando un punto dietro di lei. “Ti ho trovato un passaggio per tornare a casa in sicurezza.” Laura vide un sentiero illuminato dagli ultimi aggi del sole che si snodava in mezzo agli alberi. Dalla parte opposta il buio era già calato e riconobbe le torri del castello in cui era stata imprigionata.

“Non vieni con me?” chiese con una punta di angoscia. Conosceva già la risposta.

“Non posso. Devo andare.” rispose Dillon girandosi dall’altra parte.

“Ti prego...” lo implorò lei. “Non so neanche quando ti rivedrò.” Dillon s'irrigidì.

Le parlò senza voltarsi. “Non succederà. Non possiamo rivederci mai più.”

Per Laura quelle parole furono una pugnalata anche se aveva sempre saputo che un giorno le avrebbe pronunciate.

“Mi nasconderò. Troverò un posto sicuro...” balbettò nervosamente.

Dillon si girò, guardandola angosciato “Ci abbiamo già provato. E poi? Cosa credi che succederà se continui a stare con me? Ti troveranno di nuovo. Ti uccideranno. Potrei non arrivare in tempo la prossima volta!”

Laura gemette disperata. “Deve esserci una soluzione...andiamo via, lontano dove non ci trovino.”

Dillon trattenne il respiro e si passò le mani tra i capelli lisci. “Non funzionerà. C’è un altra ragione per cui sai che non funzionerà.”

Laura sospirò. Non voleva parlarne. Aveva sempre rimandato quel discorso. “Tu sai chi sono.” riprese Dillon. “Sono un cacciatore di vampiri. Mio padre era un licantropo e mia madre veniva da una famiglia di vampiri pacifici che si erano impegnati a difendere la vita umana. Ho accettato il loro lascito, ho continuato la loro missione ma, come loro, sono un immortale. Questo prima o poi finirà per dividerci. Prima o poi sarò costretto a vederti morire.”

“Potemmo avere una vita lunga e felice insieme.” ribatté lei. “Non ne varrebbe la pena?”

Dillon la guardò risoluto. “No! Non se penso a tutte le cose a cui dovresti rinunciare per me. Non posso più sopportarlo. Voglia farla finita. Dovevamo farlo molto tempo fa.”

“Non mi ami più?”chiese Laura in un sussurro.

Dillon si lasciò sfuggire un sospiro “Non è mai stato e non sarà mai questo il problema. Non posso chiederti di rinunciare alla tua vita. Di abbandonare la tua famiglia per sempre. Per cosa? Per un amore impossibile...”

Laura tacque. Aveva ragione. Aveva sempre saputo che i loro giorni insieme erano contati. Eppure non era pronta a lasciarlo. Non lo sarebbe mai stata.

“Avresti preferito non incontrarmi?”chiese mentre sentiva le lacrime bruciarle gli occhi. “Saresti stato più felice? Ti prego, rispondimi!”

La voce di Dillon risuonò dolce e priva di speranza “Se non ti avessi incontrato, non avrei nemmeno saputo cosa fosse la felicità. E´ stata una meteora in un universo senza stelle. Ma adesso è finita. Stavolta sul serio.”

“Deve esserci una soluzione!”gridò Laura con un singhiozzo.

“Lo sai che non c’è.”rispose Dillon svuotato. “Mi dispiace.”

Laura si arrese. Ripensò a tutti i giorni e le settimane in cui aveva aspettato il suo ritorno. La sua frustrazione nel non potergli nemmeno scrivere né telefonargli. E quando cominciava a credere che non lo avrebbe più rivisto, Dillon si rifaceva vivo.

“Allora, se hai davvero deciso così, promettimi di non tornare più, stavolta.” gli disse rassegnata “Non voglio più doverti dire addio.”

Dillon annuì: “Va bene. Te lo prometto. Stavolta sarà per sempre.”

Laura si avvicinò a lui lentamente, sopraffatta dal dolore, e pur temendo di essere respinta, lo cinse con le braccia e gli posò il viso contro la spalla. Dillon tremava. Dopo un secondo però, ricambiò l’abbraccio stringendola forte a sé. Laura pianse in silenzio. Lo strinse più forte quando sentì le mani di lui che le accarezzavano i capelli. A quel punto si scostò per guardarlo, guardarlo il più a lungo possibile, cercando di imprimere nella memoria ogni particolare ogni dettaglio, del suo viso fino all’ultimo istante…

“Laura...”mormorò Dillon dopo qualche minuto. “Devo andare...”

Era già arrivato il momento? Con una fatica enorme la ragazza sciolse l’abbraccio e si ritrasse. Dillon la trattenne ancora per un attimo, accarezzandole il viso con la punta delle dita, chinandosi leggermente come se volesse baciarla, per poi allontanarsi del tutto interrompendo ogni contatto tra loro. Laura si sentì salire un senso di angoscia.

“Chiudi gli occhi.”la implorò lui. “Non riesco ad andarmene se mi guardi così.”

Laura acconsentì e fece come le aveva chiesto. Sentì sulla bocca il respiro caldo di Dillon e le sue labbra che sfioravano per l’ultima volta, in un lieve bacio. Poi più nulla. Quando riaprì gli occhi, Dillon era scomparso. Il freddo la avvolse e si strinse le braccia intorno al corpo come per proteggersi. Avrebbe voluto crollare a terra e piangere ma si voltò verso il sentiero e lentamente, un passo alla volta, si diresse in quella direzione, prima che calassero le tenebre. Avrebbe dovuto trovare un modo per ricominciare senza di lui, avrebbe potuto provare a dimenticarlo sul serio ma sapeva già che una parte di sé lo avrebbe aspettato per sempre.

 

Dillon si era dileguato con la velocità tipica dei vampiri e stava correndo in mezzo ai rami degli alberi, saltando agilmente da un ramo all’altro senza la minima difficoltà. Andava così veloce che le lacrime non facevano in tempo a scivolargli sulle guance, sospese nell’aria per una frazione di secondo, in una piccola scia luminosa. Il cacciatore di vampiri si fermò solo quando fu certo di essersi allontanato abbastanza da non poterla più vedere, e da non poter essere raggiunto. Abbastanza lontano da non poter tornare indietro, non ne era sicuro. Stavolta però, avrebbe dovuto riuscirci sul serio. Vivere senza di lei…

Sembrava impossibile. Aveva rimandato quel momento mille volte ma alla fine era arrivato. Non poteva più rischiare di vederla morire. L’unica cosa da fare era lasciarla andare.

 

Si erano incontrati per puro caso, durante una delle sue prime cacce e l’aveva salvata poco prima dell’attacco di un vampiro. Non si era mai imbattuto in una vittima sopravvissuta e non era preparato su come comportarsi. Dillon sapeva che sarebbe dovuto scappare immediatamente, non appena si fosse accertato che la ragazza fosse illesa. Le avrebbe mandato i soccorsi e avrebbe lasciato che credesse che fosse stato solo un brutto sogno.

Ma poi le aveva alzato lo sguardo e aveva accettato la sua mano per rialzarsi. Si erano guardati negli occhi per la prima volta. Dillon era rimasto.

Aveva deciso di fidarsi di lei e le aveva chiesto di mantenere il segreto. Lei glielo aveva promesso. Così era iniziato il periodo che avrebbe ricordato come il più felice della sua vita, in cui si era di nuovo sentito umano, dove aveva potuto fingere per un po’ che la morte non si nascondesse dietro ogni angolo, e che la notte fosse un momento sereno in cui poteva sognare di lei, con lei, stretto tra le sue braccia…

 

Dillon strinse i pugni cercando di trattenere le urla di disperazione che gli salivano alla gola. Aveva preso la giusta decisione, disse a sé stesso, ricordandosi quando aveva saputo del rapimento di Laura. Erano passate poche ore eppure gli sembravano anni. Nonostante le avesse sempre fatto visita di nascosto e sporadicamente, i suoi nemici avevano scoperto di lei. Avevano creduto così poterlo facilmente far cadere in trappola, ma non avevano calcolato che per lei avrebbe combattuto con una furia ancora più forte senza la minima esitazione. Laura aveva riportato delle lievi ferite, ma era salva. L’aveva portata via priva di sensi e aveva organizzato il suo ritorno a casa in sicurezza. Non l’avrebbe mai più rivista. Doveva essere così. Controllò il cellulare e trovò il messaggio che aveva chiesto di ricevere non appena Laura fosse salita in macchina e si trovasse in viaggio verso casa.

Annuì soddisfatto e cominciò a sistemare le armi. Ricaricò le pistole con nuovi proiettili, affilò le lame della spada e dei pugnali. Li rinfoderò di nuovo e si rimise in viaggio verso il centro della foresta addentrandosi nell’ombra, senza alcuna paura. Non aveva più nulla da perdere.

  
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