Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |       
Autore: Gem    24/08/2009    7 recensioni
Era un semplice insegnante di yoga, ma aveva lanciato un portapenne al capo e s'era giocato il posto di lavoro.
S'era fatto ingannare dalla promessa di un'aria più pulita e respirabile di quella di Chicago, ma a quanto pare...
[Ispirata al film "La donna perfetta". Dissacrante parodia nata come una semplice commedia ed evolutasi come una summa di tutte le mie esperienze nei fandom esteri di SS]
Genere: Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Leo Aiolia, Virgo Shaka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

L’uke perfetto

 

UNO

… è biondo con gli occhi azzurri: che uke carino!

 

Si chiama Yaoi City e si trova negli Stati Uniti, più precisamente in una tranquilla zona del Kentucky orientale. È una cittadina nata di recente, in seguito allo smembramento di una città più grande che ha dato i natali anche a Yuriland e Hentaiville. Chi sono gli abitanti? Corre voce che gli abitanti di Yaoi City si chiamino seme e uke, ma non si riesce ancora a capire perché.

 

«… adesso espirate. Piano, mi raccomando: cercate di mantenere in equilibrio ogni parte del vostro corpo. Non appena sentite sciogliersi i muscoli, muovete delicatamente la gamba per avvicinarla ancora alla testa. Se ci riuscite, osservate la posizione che sto assumendo io. Si chiama Setu Bandha Sarvangasana ed è una figura tra le più belle e complesse. Un giorno anche voi riuscirete a farla. Mentre voi rimanete nella vostra posizione, vi racconterò un altro episodio della vita di Siddharta Gautama, il Buddha.»

«Maestro, mi scappa la pipì.»

«Io ho tanta sete.»

«Anch’io.»

Shaka sciolse la posizione del ponte e fissò con occhi vuoti il soffitto.

«Posso mangiare la merendina?»

«E io?»

Sollevò appena una mano per assentire. Perché, perché aveva accettato di insegnare yoga a dei bambini anziché ad anziani quel maledetto 2 dicembre, quando aveva firmato il contratto di lavoro con la palestra SignorShakaAbbiamoGiàInsegnantiDiYogaPerAdulti? Ah, sì. Non voleva essere il colpevole di danni irreparabili ad anziani che rischiavano di collassare anche solo alzando un braccio o battendo le palpebre.

«Facciamo cinque minuti di pausa.» annunciò non alzandosi, mentre tutti i bambini gridavano felici e correvano qua e là per la palestra.

No, non ce la faceva più. Erano trascorsi esattamente 104 giorni, 7 ore, 16 minuti e 34-35-36 secondi (come lo informava l’orologio sulla parete) da quando aveva apposto la sua firma sul foglio. Una firma piccola, con quella grafia particolare che la rendeva unica, composta solo dalle parole “Shaka Tuja”.

Era calmo, Shaka, era calmo – o così dicevano tutti quando lo vedevano mangiare un’insalata. D’accordo, era calmo perché spesso meditava e faceva acrobatiche posizioni di yoga, ma in cuor suo sapeva di essere agguerrito e polemico.

L’oroscopo di quel giorno per il segno della Vergine diceva: “È ora di prendere una pausa dal lavoro, o avrete una crisi di nervi. Siete sempre così pignoli, ma ultimamente distratti e confusi”.

Da buon virginiano, Shaka non aveva creduto all’oroscopo, bensì gli aveva dato ragione. È una differenza sottile, eh, che solo i segni di terra e d’aria possono comprendere – gli altri credono ciecamente a tutta l’astrologia e passano metà del loro tempo a convincere i colleghi che credere e dare ragione all’oroscopo sono sinonimi.

In ogni caso, la crisi di nervi si stava avvicinando davvero. Shaka non ne poteva più di bambini irrequieti che non capivano un’acca dei suoi discorsi e osavano chiamare Buddha “Buddy”.

Distratto e confuso erano aggettivi perfetti per il poveretto: in quella settimana aveva già lasciato una caffettiera nella lavatrice, tentato di pagare una maglietta con la tessera della palestra anziché la carta di credito, lavato con ammorbidente il pavimento.

Si sollevò con prudenza da terra e osservò amareggiato dei bambini che mangiavano merendine accanto ai suoi libri di yoga e buddismo. Assomigliavano molto a quel buzzurro di coinquilino che si ritrovava, sempre impegnato a mangiare qualcosa e sbriciolarlo sui suoi oggetti e documenti, per poi tuffarsi nel letto e addormentarsi ronfando in meno di tre secondi.

“No, è che tra due giorni ho una scadenza e devo trovare l’ispirazione… no, puoi togliermi tutto ma non la crostata! Shaka, dammi la crostata! Giuro che lascio in pace la statuetta di Buddha!”.

Tsk, l’aveva beccato mentre mangiava una fetta di crostata e usava una statua di Buddha a mo’ di batteria, canticchiando hard rock e adducendo il motivo di tutto alla scadenza di un racconto breve. Aveva messo la torta nella cucina chiusa a chiave, portato lo scrittore in cerca d’estro davanti al computer e scandito: “Ci. Servono. I. Soldi. Per. L’. Affitto.”.

Più o meno allora si erano baciati e la scrittura era divenuta impossibile. Shaka si era innamorato di Aiolia Anthelios per una successione di eventi improbabili che aveva dovuto affrontare circa un anno prima.

«Il maestro è un  po’ triste oggi.» disse un bambino, annuendo con fare solenne.

«Perché non gli cantiamo qualcosa?» propose un altro.

E così, sulle note di Twinkle, twinkle little star, Shaka tornò a terra per osservare il soffitto senza coinvolgimento.

 

«Shaka, pulcino, dove sei? Petalo di rosa bianca… scintilla di vita eterna… lo so che sei tornato. Hai disseminato tutta la casa con i tuoi vestiti!»

Shaka s’immerse nell’acqua della vasca fino al naso, gli occhi sempre indecifrabili e puntati nel nulla. Aiolia poteva chiamarlo anche per l’eternità, ma non avrebbe avuto risposta. Perlomeno, non in quel momento, in quel contesto, in quella critica situazione.

«Shaka?» fece ancora Aiolia, affacciandosi alla porta del bagno. «Ma certo, stai facendo un bagno… prima fatti parlare così ti raggiungo!»

Si accucciò accanto alla vasca e stampò un bacio tra i capelli dell’altro, che non si mosse.

«Oggi ho ricevuto i soldi!» esclamò, prendendo dalla tasca un assegno. «Eh? Che ne pensi? Affitto e bollette pagati per tre mesi!»

Non ottenne risposta e ripose l’assegno. Shaka si limitò a fare le bolle con la bocca sotto l’acqua.

«Tu fai le bolle? Solo io faccio le bolle.» si stupì Aiolia, passando una mano davanti al volto di Shaka. Evidentemente il suo compagno non era in perfetta forma… «Comunque mi serve un aiuto: fra pulcino, petalo di rosa bianca e scintilla di vita eterna qual è il soprannome migliore per un marito premuroso?»

«Li… blubabrr… to.»

Aiolia alzò un sopracciglio sentendo i gorgoglii sotto l’acqua. Non era un comportamento consono a Shaka, sempre così contemplativo e rigoroso.

«Hai avuto un incidente? Hai litigato con qualcuno?» chiese sollevandogli il mento dall’acqua.

«Licenziato.» ripeté Shaka, incrociando finalmente lo sguardo di Aiolia. «Mi sono licenziato.»

Mh. Se c’erano cose che Shaka amava fare ovunque, erano contorcersi in posizioni di yoga e kamasutra e parlare di Buddha. Insegnare yoga ai bambini era stato piacevole per i primi tempi, Aiolia ricordava che Shaka tornava a casa relativamente allegro e bendisposto ad aiutarlo con i suoi romanzi. Ultimamente non aveva fatto altro che ritirarsi stressato e sbadato, ma nulla lasciava presagire il licenziamento.

«Mi disp-»

«Io sto benissimo, altrimenti non mi sarei licenziato.» soffiò Shaka, issandosi e poggiando la schiena alla parete della vasca. «Provvederò subito a cercare un altro lavoro. Scusa per prima, ero sovrappensiero: hai detto che hai ricevuto l’assegno? Ottimo. Trovo migliore l’appellativo “pulcino” per quel personaggio… è di quel racconto che mi hai fatto leggere ieri sera?»

«Ehm… sì, grazie.» replicò Aiolia, scrutando gli occhi di Shaka. Qualcosa non quadrava.

«Entra nella vasca.» ordinò Shaka.

«Mi nascondi qualcosa.»

«Ho detto che devi entrare nella vasca.»

«Cos’è successo?»

«Hotiratounportapennealmiocapoperchénonvolevadarmiunaumentononostanteiomispacchiindueperlavorare.» disse tutto d’un fiato Shaka. «Entra nella vasca, adesso.»

Aiolia sgranò gli occhi e si ritrovò a fissare l’amante a bocca aperta. Un portapenne al capo? Ecco, quelli erano istanti in cui Shaka s’infiammava e dava del filo da torcere anche alla testa più calda che si trovasse in circolazione. Anche Aiolia era di indole pacifica con improvvisi scatti di rabbia, ma la volta che s’era arrabbiato di più aveva solamente gettato per terra un pezzo di pane.

«Al tuo capo.» ripeté. «Non è molto educato, ma…»

«È il frutto di una meditazione estenuante.» si giustificò Shaka, stringendo i capelli in una mano e strizzandoli. Biondi e lunghi com’erano, si inzuppavano facilmente ed erano difficili da asciugare. «Come diceva Buddha, se qualcuno…»

«No, Shaka. Hai frainteso.» replicò Aiolia, sfilandosi la camicia. «Avrei voluto assistere ad una scena del genere, perché odio il tuo capo da sempre.»

Shaka accavallò le gambe diafane, che nell’azione affiorarono dall’acqua. «Il mio capo è tua cugina Shaina.»

«Appunto, quella serpe.» sbuffò, sbottonandosi i pantaloni. Ebbe qualche difficoltà con la zip, ma fu aiutato subito da Shaka. «Da piccola mi tirava i capelli e mio fratello non faceva nulla per aiutarmi.»

«Tra fratelli è sempre così.» osservò giustamente l’altro, soffermandosi ad ammirare il corpo palestrato del suo uomo. Aiolia si spogliò completamente, entrò nella vasca e si fermò, in piedi, davanti a lui.

«Che ne dici, eh? Anni e anni di rugby…» si vantò, facendo scorrere un dito lungo i pettorali.

«Salviamo le tartarughe.» disse Shaka, e Aiolia scoppiò a ridere. Per qualche anno, Aiolia aveva prestato servizio presso lo zoo della città e si occupava principalmente di rettili, invitando i visitatori a rispettare e a salvaguardare le tartarughe (non le stesse di cui parlava Shaka, comunque).

«A proposito di mio fratello…» Aiolia si sedette nella vasca e cercò di attrarre a sé l’altro, con scarsi risultati dato l’esiguo spazio. Dovette quindi accontentarsi di accovacciarsi su di lui. «Te l’ho detto che si è trasferito in quella nuova città, Yaoi City… beh, si è candidato a sindaco. Non trovi che abbia fatto passi da gigante in politica? Fino a ieri vendeva patatine agli angoli delle strade per farsi pubblicità.»

Aiolia ridacchiò, e Shaka alzò un sopracciglio, commentando: «E tu lo aiutavi.»

«È vero…» mugugnò Aiolia, appoggiando la testa al petto dell’altro. Gli morse un capezzolo, ed ebbe in tal modo l’illuminazione. Alzò la testa, bloccò Shaka per le spalle e con occhi estatici gli propose, infervorato: «Andiamo a vivere anche noi a Yaoi City!»

Un piede gli si stampò in  volto.

«Cosa stai farfugliando? Lasciare Chicago?» borbottò Shaka, gettando un’occhiata fuori dalla finestra semiaperta. Spiccavano alti grattacieli, luci intermittenti di insegne e l’aria era irrespir… cioè, non molto pura, e Shaka era un salutista di prim’ordine…

«Un momento. Mi cogli impreparato.» continuò, abbassando il piede.

«Ora che sei senza lavoro, potremmo andare lì e comprare un appartamentino o una villetta…» suggerì trasognato, portando le mani al bacino di Shaka, che sussultò. «Allora, ho appena guadagnato 3.500 $. A te quanto spetta ancora?»

Shaka cercò di sottrarsi alla lussuriosa presa dell’altro, mormorando: «Credo 1.200 o 1.300…»

«Facciamo i conti. In banca ne ho altri 15.000, tu 12.000 e se invio quel libro che ho finito ma non mi piace potrei farne altri 5.000… mio fratello potrà trovarci una casa poco costosa, i miei genitori e i tuoi daranno in totale qualcosa come 3.000 dollari…»

«Siamo intorno ai 35 mila dollari.» fece Shaka.

«Mutuo o affitto? Questo è il problema.» rimuginò Aiolia. Allontanò le mani da Shaka e si distese sulla schiena, in un vago atteggiamento di eroe pensante. Poi, ebbe l’Idea e muovendosi fece schizzare l’acqua per terra.

Shaka lo osservò perplesso.

«Milo e Camus.» bisbigliò Aiolia, quasi volesse tenere nascosti quei nomi. «Volevano andarsene da Chicago, no? Camus è ricco sfondato e insieme potremmo comprare una duplex! Wah! Oh Dio, devo chiamarli, devo chiamarli!»

Si alzò dalla vasca e bagnò tutto il pavimento, mentre Shaka gli ricordava che erano tutte illazioni e premesse senza fondamenti. Era troppo tardi: scivolando due o tre volte, il nudo e contento Aiolia uscì dal bagno e raggiunse il telefono.

 

«Adesso sorpassiamo imprudentemente Camus.» ridacchiò Aiolia, premendo l’acceleratore. «Tieniti forte.»

Cosa mai spingeva Aiolia e Shaka sulla strada statale diretta a Yaoi City, dietro la macchina di Camus e Milo, fra i campi di tabacco del Kentucky?

Ma un trasferimento, ovvio. Incentivato da altri tre importanti fattori: primo, una vincita alla lotteria di Aiolia di 20.000 dollari; secondo, l’elezione di Aiolos a sindaco; terzo, Milo e Camus avevano già comprato una piccola villetta a Yaoi City.

Anche loro avevano finalmente una casuccia propria! Aiolos, felicissimo e gentilissimo come mai in vita sua, aveva trovato e pagato per metà una deliziosa villa a due piani per il fratello e il fidanzato. E aveva anche una sorpresa, ma non l’aveva ancora rivelata ai due…

«Non farlo. Camus odia correre.» mormorò Shaka, appoggiato ad occhi chiusi allo sportello.

«Camus odia che gli altri corrano quando si trova anche lui in macchina. Questa volta è lui a guidare.» gli fece notare Aiolia, e sterzando all’improvviso superò – da destra – l’auto dei due amici. Ebbe anche modo di fare marameo al mezzo addormentato Milo, che subito si destò e incitò Camus a raggiungerlo.

Aiolia accelerò.

«Fra un po’ c’è l’uscita per Yaoi City.» ricordò seccato Shaka, reggendosi al sedile.

La macchina di Camus saettò nuovamente davanti alla loro.

«State correndo su una strada pubblica.» continuò, puntellando i piedi sul tappetino per prepararsi alla corsa. «Prenderete una multa.»

«Medita un modo per arrivare prima, su…» disse Aiolia, e compì una pericolosa infrazione sorpassando di destra l’auto di Camus e accelerando per occupare la corsia di sorpasso. Shaka vide un bauletto scivolare dal portabagagli sui sedili posteriori. Menomale che avevano caricato pochissimo l’auto e insistito sul camion del trasloco…

«Rallenta.» ordinò Shaka, avvistando l’uscita per Yaoi City.

«Un attimo.» e arrivarono ai 120 km/h.

Shaka sentì la bile agitarsi. Non aveva mai tollerato le alte velocità. «Rallenta, Aiolia.»

«Aspetta…» e 130 km/h.

«Aiolia, Aiolia!» gridò Shaka, e non era per la paura. Avevano appena superato l’uscita per la città, mentre Camus con una frenata di fortuna riusciva ad imboccarla. Milo esultò dal finestrino.

«Ops.» mormorò Aiolia decelerando.

Fu fulminato dagli occhi penetranti dell’ex maestro di yoga, che non esitò a dargli una sberla sul collo.

Uscirono allo svincolo successivo e tornarono indietro da un’altra strada, procedendo in una strada sterrata fra le piante di tabacco. Due o tre volte degli arbusti entrarono nell’abitacolo dal finestrino aperto di Shaka, stampandosi sul volto. Aiolia cercò di non guardarlo per non farlo arrabbiare – e per non ridere delle lotte di Shaka il salutista contro il nocivo tabacco.

«Ecco la villa!» esclamò Aiolia, percorrendo Manga Street a bassa velocità. Indicò la casa che aveva già visto su alcune foto e saltellò sul sedile. «Ma è bellissima! Quella accanto è di Milo e Camus, quella in fondo alla via… sì, quella gialla! Quella gialla è di mio fratello!»

Sfrecciò nel vialetto e parcheggiò, cercando in tasca le chiavi che gli erano state consegnate. Fra biglietti, involucri di cibo e oggettini vari esse non comparirono, dato che Shaka aveva già provveduto a salvarle portandole nella propria tasca. Scese dall’auto.

«Shaka! Shaka, Aiolia! Finalmente siete arrivati!» vociò contento qualcuno dalla strada.

Aiolia scese anch’egli dall’auto e guardò l’interlocutore, elegantemente vestito e comodamente seduto in una decapottabile di lusso in compagnia di un uomo.

«Aiolos!!! Vieni, fatti abbracciare!»

Aiolos raggiunse il fratello e si abbracciarono energicamente, salutandosi come se non si incontrassero da decine di anni. Dopo toccò al rigoroso Shaka, stretto dal sindaco di Yaoi City con un’enfasi quasi esagerata.

«Ora che vi siete trasferiti ci divertiremo un sacco!» trillò felicemente Aiolos, raggiunto dall’uomo che prima era in auto. «Lia, ti devo portare a pattinare sul ghiaccio, da piccolo me lo chiedevi sempre! E la piscina con le onde…  un attimo: vi presento una persona.»

L’uomo che stava con lui sorrise.

«Questo è il mio segretario, Saga Valiant.»  spiegò, mentre i tre si stringevano le mani. «E…»

Saga ammiccò, e Aiolos ne rise imbarazzato. Aiolia attese.

«Ed è anche il mio fidanzato.» cinguettò Aiolos, baciando la guancia di Saga.

Aiolia rimase immobile, prima di assimilare la notizia. Trattenne un respiro, sgranò gli occhi e strinse i pugni. Da bravo romanziere, inserì il fidanzato del fratello in una storia inventata sul momento per avere un consiglio su come trattarlo. Essendo Aiolia molto, molto, MOLTO geloso del suo amatissimo fratello, riuscì solo a immaginare Saga impegnato a combattere un enorme serpente con la testa di Shaina.

«Capisco.» sibilò tra i denti. Shaka volse altrove lo sguardo: quando faceva così, Aiolia era da prendere a schiaffi.

«Stavamo andando ad una festa in centro, si celebrano i primi 6 mesi di Yaoi City e in quanto sindaco non posso mancare. Se siete stanchi perché non vi riposate un po’ e poi venite?» propose Aiolos. «C’è tempo fino a stasera.»

«Potrete conoscere i vostri concittadini.» aggiunse Saga, con una voce gradevole che ad Aiolia parve un gracidare di rane.

«Volentieri.» soffiò ancora il geloso fratello, a cui il segretario aveva appena dichiarato guerra.

 

La festa in centro era dietro casa, visto che la città non era propriamente grandissima. Era stato allestito un palco sul quale si trovavano membri della giunta comunale, Saga e Aiolos che avevano appena tenuto un discorso, mentre nel resto della piazza si trovavano alcune bancarelle di dolciumi e cibi vari. Aiolia camminava con fare maestoso (aveva deciso a casa di tenerlo) per spaventare Saga, osservando minacciosamente tre quarti dei presenti, e stringendo per le spalle un infastidito Shaka che desiderava sistemare la casa insieme alla ditta del trasloco appena giunta.

«Aiolia sconfiggerà il male.» bofonchiò lo stesso Aiolia. «Inserirò Saga nel mio romanzo nelle vesti di un povero psicolabile soggetto a crisi di identità ucciso da me.»

Shaka lo ignorò e proseguì la camminata tra i concittadini, che osservavano la coppia sorridendo. Nonostante la gentilezza, c’era qualcosa che non andava in quella festa e nei suoi partecipanti… anche Aiolia, terminando di parlare a vanvera, se ne accorse.

«Mmm…» fece socchiudendo gli occhi. «Come mai non c’è neanche una donna?»

Milo camminava alle sue spalle, e non appena sentì la domanda rispose sospirando di felicità: «Il paradiso, amico!»

«Anch’io me ne sono accorto.» disse Camus, sospettoso. «Che sia una tradizione locale vietare alle donne di festeggiare in pubblico? Il Kentucky è culturalmente indietro rispetto all’Illinois.»

Aiolia alzò un sopracciglio. «Certo che ne spari, di caz-»

«Lia, sei venuto!» Aiolos, sceso dal palco, notò il gruppo e corse dal fratello, mentre tutti i presenti lo salutavano raggianti. «Oh, Milo, Camus! Da quanto tempo! È bellissimo riavervi tutti insieme.»

Dopo abbracci e strette di mano, Aiolos continuò a parlare. «Allora, avete visto? Che ne pensate?»

Mostrò muovendo il braccio tutta la piazza in festa.

«Bel paese.»  commentò Milo. «Siamo venuti qui e…»

«No, no.» fece Aiolos. «Che ne pensate? La prima città totalmente gay degli Stati Uniti d’America!»

Aiolia sorseggiava della limonata e alle parole del fratello reagì con un bagno sui presenti. Aiolos fu investito in pieno dal liquido, Camus si bagnò i capelli rossi.

«Eh?» fu l’unico verso emesso da Milo, che si reggeva a Shaka per lo stupore.

Aiolos si pulì con un fazzoletto il viso. «Sì, avete sentito bene. Yaoi City è una città gay.»

I quattro nuovi abitanti guardarono ancora i presenti.

C’era un ragazzo con i capelli biondi e un neo sulla guancia seduto in atteggiamenti intimi su una panchina con un albino; poi, un ragazzo alto e robusto che camminava sotto braccio con un orientale più minuto; qualche ragazzo spaiato che lanciava occhiate qua e là…

All’improvviso  arrivarono alle orecchie di Shaka le limpide parole: «Uno è biondo con gli occhi azzurri: che uke carino!»

Anche Milo era biondo con gli occhi azzurri, ma Shaka sapeva che quelle parole erano dirette a lui perché due ragazzi gli stavano osservando… ehm, osservando il fondoschiena.

«Che cos’è un uke?» chiese ad occhi sbarrati.

Aiolos annuì comprensivo. «Giusto, devo spiegarvelo. Uke passivo, seme attivo. Capito? Uke passivo, seme attivo.»

Come spiegazione era molto essenziale. Shaka tuttavia capì che la frase di prima era quasi certamente diretta a lui.

«Los, che cavolata è questa?» sbottò un innervosito Aiolia.

«Aiolia, modera i termini.» lo rimproverò il fratello, che però doveva tornare sul palco. Così si allontanò e fece un cenno di saluto: «Capirete, non preoccupatevi. A presto!»

Camus fece dietrofront. «Torniamo a casa, Milo.»

«Seme e uke?» ripeté Milo. «Perché dobbiamo sventolare ai quattro venti le nostre preferenze?»

Ma già si allontanavano. Shaka stava per seguirli, ma Aiolia si bloccò esterrefatto indicando due uomini ad una bancarella di tè inglese. Gli tremava la mano.

«Sha… ka…» balbettò.

Shaka osservò nella direzione indicata. In effetti si stupì anche lui, vedendo Saga che baciava sulle labbra il noto opinionista e critico letterario inglese Lord Rhadamantys de Wyvern reggendo due tazzine di tè.

«Sta tradendo mio fratello senza alcun ritegno con il critico che scrisse del mio romanzo “Ottima atmosfera ed eccellente caratterizzazione dei personaggi”!» ringhiò. «Lo uccido! Sta disonorando mio fratello e pure Lord Rhadamantys!»

Aiolia si diresse a passo svelto verso i due e, incrociando torvamente le braccia, si bloccò davanti a loro.

«Cosa sta facendo, signor Saga?!»

Shaka arrivò. Saga non indossava più gli stessi abiti eleganti di quando l’avevano incontrato davanti casa… vestiva dei jeans strappati, una camicia stinta e teneva i capelli legati da una fascia. Non aveva neppure lontanamente le sembianze di un segretario… sembrava persino l’opposto dell’impeccabile Lord Rhadamantys.

«Aiolia.» lo chiamò Shaka. Aveva capito che quell’uomo non era Saga.

«Mio fratello è dietro di lei, su quel palco, e lei bacia un altro uomo?» continuò imperterrito Aiolia.

Lord Rhadamantys guardò perplesso il compagno, poi alzando le sopraccig- il monociglio che possedeva bevve del tè .

«Lord Rhadamantys, io sono Aiolia Anthelios e lei ha recensito anche un mio romanzo, ma non posso permetterle di prendersi gioco di mio fratello.»

«Aiolia.» insistette Shaka fulminandolo con un’occhiata.

«Ancora complimenti per Mi sento un leone, è un fantastico thriller psicologico di stampo dualista.» sorrise Lord Rhadamantys. «Ma per avere ulteriori commenti non c’è bisogno di minacciare me e il mio compagno.»

Saga si ravvivò la fascia e bevve il suo tè.

«Sono qui pe-» iniziò Aiolia, ma Shaka lo interruppe: «Scusateci. Abbiamo scambiato lei per Saga.»

Il misterioso uomo dal volto di Saga assunse un’espressione molto insolente e annuì gravemente.

«Questa è una cosa terribile.» mormorò. «Scambiarmi per il mio gemello è sempre molto triste. Io mi chiamo Kanon.»

Aiolia si ammutolì e se non fosse stato abbronzato il suo volto sarebbe divenuto rosso per l’imbarazzo. Shaka, che aveva ragione, alzò le spalle.

«Signor Anthelios, non si preoccupi.» fece Lord Rhadamantys. «Son cose che accadono. Mi sembra di aver capito che lei è il fratello del fidanzato del fratello del mio fidanzato?»

Kanon scoppiò a ridere, e l’avrebbe fatto anche Aiolia se non fosse stato in imbarazzo.

«Cos’è, Beautiful?» rise Kanon, che lo seguiva sin da quand’era bambino.

«Kanon, lascia perdere quella soap-opera.» disse il critico. «Ne parli sempre.»

«Rhada, sei così inglese!» lo accusò il compagno, che tornò a ridere e a bere del tè.

Shaka porse la mano. «Piacere di conoscervi. Sono Shaka Tuja, il compagno di Aiolia.»

«Allora…» rifletté Kanon, stringendogli la mano. «Il fidanzato del fratello del fidanzato di mio fratello!»

Shaka non gradì la battuta, Rhada gli strinse la mano e bisbigliò: «Lo perdoni, qualunque cosa io dica diventa inesorabilmente motivo di derisione.»

Aiolia sospirò.

«Questo posto fa schifo.» sbottò, all’improvviso, Kanon. «Non esiste una definizione per noi poveri versatili! Seme, uke, Ridge, gatto Silvestro… noi, Rhada, siamo fuori dal mondo.»

Il Lord inglese sgranò gli occhi, imbarazzato tanto quanto Aiolia. Mormorò qualche parola di scusa e si allontanò da Aiolia e Shaka trascinando via Kanon, che evidentemente non assimilava bene il tè.

«Primo giorno.» annunciò Aiolia. «Anzi, prime tre ore.»

«Aiolia, la prossima volta che ti chiamo dimmi: “Cosa c’è, pulcino, petalo di rosa bianca, scintilla di vita eterna?”.»

«Sì, credo che lo farò.»

 

 

 

 

 

 

Gem racconta…

Sapete le fic di prova, quelle con cui devi abituarti al carattere di personaggi che non hai mai gestito?

Bene. Siccome a breve – spero – arriveranno due Aiolia/Shaka a cui tengo molto, devo trattare con i guanti i loro caratteri, perché non voglio andare OOC – se capita qui, pazienza, NELLE ALTRE DUE NO.

“L’uke perfetto” è liberamente ispirata al film “La donna perfetta” con Nicole Kidman.  Oh, Shaka, don’t make it bad… (?)…

Spero che la fic sia di vostro gradimento, chi ha visto il film forse avrà già qualche idea… stia zitto, però! XD ora devo fare i compiti, per Athena. Il computer è cattivo, oggi avrei dovuto studiare! A presto,

Gem!

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Gem