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Autore: enoa79    04/01/2021    0 recensioni
Dopo la Lunga Guerra, Sigmund Snake si era recato a Kadma con tre obiettivi: rivendicare il titolo di reggente di Mardok, trovare e distruggere l’opera nera e imparare la guarigione dagli Elfi. Né i draghi nella loro millenaria saggezza, né gli abitanti di Mardok con la loro ben nota praticità, avevano però previsto che essendo orfano e minorenne, Sigmund sarebbe stato affidato ad un tutore e mandato all’Arpa, l’accademia di magia di Kadma, per diventare un membro produttivo della società. A peggiorar le cose, un ondata di crimini senza precedenti aveva investito il paese spingendo il Conclave ad azioni sempre più aggressive che avevano finito con il ridurre progressivamente le libertà dei cittadini. In questa situazione, riuscirà Sigmund a realizzare i suoi scopi e tornarsene a Mardok?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'opera Nera Libro uno Capitolo tre

Capitolo 4
In cui gli studenti dell’ARPA sono attaccati

 

Secondo gli esperti di Kadma, il metodo più rapido di viaggiare è usare le Strade della Magia [1], un insieme di tecniche che consentono di saltare da un punto all’altro dello spazio. Le Strade della Magia sono attualmente appannaggio esclusivo dei maghi e degli elfi, che le usano solo in caso di necessità perché sono difficili da creare e pericolose da attraversare anche per gli esperti.
Per questa ragione, agli studenti dell’Arpa non era permesso usarle salvo nei casi particolari elencati nei commi 650, 651 e 652 della Sezione 80, la legge che disciplinava la materia.
Anche quando erano costretti a spostarsi per motivi di studio, gli studenti dovevano avvalersi di mezzi tradizionali come gli Swenw, creature magiche dall’aspetto di grossi cavalli pelosi che avevano la capacità di muoversi così velocemente da distorcere lo spazio, e permettevano di percorrere in pochi giorni distanze che avrebbero richiesto mesi di viaggio.

Nonostante quindi l’Arpa distasse da Namis più di 800 vigit, il primo turno, formato da 35 studenti accompagnati da 3 insegnanti, avrebbe raggiunto la città elfica in soli tre giorni.

In realtà il viaggio avrebbe potuto essere ancora più breve se il gruppo avesse usato la Strada di Giada, una lunga bretella che passa per le 5 città che reggono il Cerchio e collega direttamente l’Arpa con Namis, ma questo avrebbe significato viaggiare senza interruzioni o trascorrere una notte accampati nell’Endarin. I professori avevano ritenuto che nessuna delle due opzioni fosse opportuna per ragazzi così giovani, anche perché a dispetto del nome [2], l’Endarin era in realtà una vera e propria foresta, con zone così tetre e intricate che erano evitate persino dai Silvani.
Gli insegnanti avevano quindi deciso di attraversare il lago Charity e fermarsi per una notte a Forte Fiorito, un avamposto a pochi vigit dalla città elfica di Dalin. Il mattino dopo, il primo turno aveva attraversato la parte meridionale dell’Endarin e aveva raggiunto la Strada di Giada che al momento stava percorrendo per entrare nella regione di Namis. Una volta nelle terre degli elfi Grigi, il gruppo avrebbe abbandonato la Strada di Giada per fare tappa alla Torretta, la roccaforte ai piedi del Kimesi, il monte sulla cui vetta sorge Namis. Il primo turno vi avrebbe trascorso la notte per poi partire alla volta della città.

Quando avevano lasciato l’Arpa gli studenti erano elettrizzati, ma ben presto ogni entusiasmo era stato spento dai disagi del viaggio, che il regolamento scolastico non aveva fatto altro che esasperare. Gli studenti, infatti, dovevano attenersi ad una rigida disciplina, non potevano conversare tra di loro ed erano obbligati a cavalcare in formazioni molto strutturate. Soddisfare quest’ultima richiesta non era facile a causa della velocità  sostenuta degli Swenw.
Ellyone era grata ai suoi genitori che l’avevano istruita fin dall’infanzia a cavalcare creature magiche di vario tipo, perché era certa che senza questo addestramento non sarebbe stata in grado di mantenere la formazione. Una parte di lei non vedeva l’ora di arrivare a Namis, un’altra era preoccupata. Non per l’esame in sé, ma per il fatto di dover fare squadra con Snake che notoriamente era un piantagrane.  
Poiché lei e Snake erano nemici giurati, probabilmente i loro insegnanti li avevano inseriti nella stessa squadra nella speranza che la necessità di superare l’esame li portasse ad appianare le loro divergenze, ma Ellyone sapeva che non sarebbe mai riuscita ad andare d’accordo con un tipo simile. Sigmund Snake era arrogante, egoista, totalmente indifferente alle regole e irrispettoso verso l’autorità. Al primo anno aveva pubblicamente chiamato la Griffin vecchia zitella e, sebbene tutti gli studenti concordassero che quello era l’appellativo più adatto a lei, l’educazione imponeva di non rivolgersi ai professori in quel modo. Era odioso e dispotico anche verso i suoi compagni, per cui, nonostante fosse uno dei migliori studenti della scuola, nessuno aveva piacere a lavorare con lui. E aveva la brutta tendenza a fare di testa sua. Raramente rispettava le procedure. Ellyone sapeva che avrebbe dovuto combattere per metterlo in riga.

<< Se non altro, il resto della squadra non è male! >> Pensò per consolarsi.

Era in gruppo con la sua amica Rika Tong, una ragazza magra e bassina, con gli occhi a mandorla e i capelli corti e neri, che era decisamente abile in incantesimi. C’era poi Eric Noir, un ragazzone biondo e paffuto con un perenne sorriso stampato in faccia, che era stato lodato più volte dagli insegnanti per la sua diligenza. L’ultima componente del gruppo era Palmira Morena, una robusta ragazza sempre abbronzata con i modi di un maschiaccio, che Ellyone conosceva solo di vista, ma le sembrava simpatica.

Mentre faceva questi pensieri la professoressa Sika, che guidava il gruppo, aveva dato ordine di passare nuovamente alla marcia di riposo. Per regolamento ogni quattro ore di galoppo, era obbligatorio fare un ora di cavalcata a velocità di trotto, o di riposo come si diceva in gergo, sebbene gli Swenw fossero in grado di galoppare anche per un’intera giornata senza risentirne. La velocità ridotta, permise ad Ellyone di notare che si erano addentrati molto nell’Endarin. Il paesaggio era più sgradevole di quanto si fosse aspettata. Erano in una larga galleria di legno e foglie, perché la vegetazione era così fitta da costituire un’unica parete che circondava tutta la strada. Rami, tronchi e radici nodose si contorcevano e si piegavano gli uni negli altri; foglie, fiori ed erba si confondevano e muschi, funghi e licheni crescevano ovunque. La luce si faceva strada a fatica in quel groviglio per cui tutto l’ambiente era buio nonostante fosse pieno giorno. L’umidità era altissima ed Ellyone sentiva la divisa bagnata aderirle al corpo. Avrebbe voluto lanciare un incantesimo per isolarsi da quell’ambiente ostile, ma il regolamento lo vietava e pertanto si costrinse ad assumere un atteggiamento di stoica sopportazione.

Per distrarsi dai vestiti appiccicosi e dall’aria irrespirabile si concentrò sui suoi compagni.
Alcuni sembravano moto provati. Non tutti sopportavano le velocità elevate ed Ellyone aveva sentito di gente che era stata male dopo una lunga cavalcata, e nel caso delle creature magiche gli effetti dell’alta velocità potevano essere devastanti.
Come era ovvio, invece, i suoi insegnanti non sembravano aver risentito del viaggio, o almeno la professoressa Sika era imperturbabile, mentre in merito al professor Bonsiepe a del professor Kibir non avrebbe potuto dire. Purtroppo era a metà del corteo, troppo lontana per vedere bene i suoi professori e non era brava a leggere il linguaggio del corpo come le sue sorelle. Comunque, dal modo in cui Kibir era rigido sulla sella, le sembrava che fosse a disagio, ma questo significava poco visto che il professore era sempre a disagio quando non poteva sfoggiare uno dei suoi ricchi completi. Belan Hortensie Kibir, il professore di Evocazione Pratica, era un mago egocentrico e vanitoso che amava le comodità e vestire alla moda. Se si considerava solo il suo aspetto era un uomo affascinante. Aveva corti capelli neri sempre molto curati, occhi scuri, una mascella volitiva e un fisico muscoloso. Purtroppo aveva anche un pessimo carattere e detestava il lavoro d’insegnante. Per questa ragione era molto poco tollerante nei confronti dei suoi alunni che lo odiavano più o meno con la stessa passione con cui lui odiava loro.

Maurice Bonsiepe, invece cavalcava con una postura rilassata, troppo rilassata per i gusti di Ellyone. Ma anche in questo caso la cosa poteva essere determinata dal suo carattere piuttosto che da un tentativo di dissimulare la stanchezza. Maurice Bonsiepe, l’insegnante di Runologia Generale, aveva fama di essere una persona infaticabile anche se il suo aspetto sembrava indicare il contrario. Il mago, pur essendo piuttosto anziano, sembrava un ragazzone svogliato con corti ricci neri che non volevano stare a posto e occhi verdi perennemente assonnati. Era flemmatico nei movimenti e così calmo di carattere da sembrare menefreghista. Nessuno lo aveva mai visto agitato o semplicemente di fretta. Eppure era uno stacanovista, e si diceva che non ci fosse compito che non fosse in grado di portare a termine.

Sul fatto che la professoressa Sika, invece, non stesse risentendo del viaggio non potevano esserci dubbi. Anche perché la professoressa era una pluridecorata veterana della Lunga Guerra e attualmente prestava servizio come membro scelto del Nucleo di Soppressione delle Arti Oscure.
<< Solo i migliori tra gli Eregorius vengono scelti per far parte del Nucleo di Soppressione! >> Si disse Ellyone, ricordando la frase che i suoi genitori pronunciavano inevitabilmente quando si parlava di questa istituzione e dei suoi componenti.
In verità, nonostante la loro ammirazione per il Nucleo di Soppressione, i suoi genitori erano spesso critici verso la professoressa Sika. Suo padre ne apprezzava le capacità come Eregorius ma disapprovava alcune sue scelte di vita come quella di non sposarsi, mentre sua madre le raccontava sempre che da giovane era stata una persona difficile da trattare ed evidenziava come ancora adesso non avesse appreso l’arte della diplomazia. E in effetti la professoressa Sika era una persona schietta e diretta, e alle volte aveva atteggiamenti un po’ eccentrici per un Eregorius, ma era anche devota al bene pubblico e molto competente nel suo lavoro. Ed era un’ottima insegnante, apprezzata da colleghi e genitori e ben voluta da tutti gli studenti.
Le sue lezioni erano sempre molto piacevoli oltre che interessanti.
E le sue massime erano frequentemente citate dagli altri Eregorius, non solo da quelli che l’avevano avuta come insegnante.

<< E pensare che nessuno direbbe che è uno dei migliori Eregorius della sua generazione! >> Il ricordo della voce di Victor le riaffiorò alla mente. Il suo amico ripeteva questa frase praticamente dopo ogni lezione.
Un’affermazione che probabilmente era legata sia all’aspetto che al carattere della professoressa. Gertrude Sika era una donna di mezz’età che non poteva dirsi né bella né brutta. Indossava sempre abiti comodi, anche nelle occasioni formali, e sebbene non fosse trascurata era evidente che non si preoccupasse più di tanto della sua immagine. Aveva capelli castani tagliati in modo irregolare e occhi marroni perennemente vigili. Fisicamente era così minuta che effettivamente si stentava a credere che fosse un grande guerriero. Suo padre, le aveva spiegato che proprio un corpo leggero era la forza della professoressa. Lo spazio necessario per lanciare un incantesimo senza pericolo infatti è proporzionale alla massa del mago. Pertanto più piccolo è il mago, meno spazio gli serve perché possa usare la magia in sicurezza. A questo si aggiungeva il fatto che la professoressa aveva imparato a muoversi molto velocemente, in modo da sfruttare al massimo l’agilità che la sua piccola massa le consentiva. I suoi le avevano raccontato che quando era studentessa, la professoressa era stata soprannominata dai compagni Vespa, proprio per la velocità con la quale si spostava da un punto all’altro.

Ellyone si chiese se mai sarebbe riuscita a diventare abile come la professoressa. Fin da quando era bambina, il suo unico desiderio era diventare Eregorius come i suoi genitori, ma la carriera militare richiedeva grandi sacrifici e soprattutto capacità che lei non credeva di avere.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero e si rimproverò. Lei era una Narwhall.

<< E i Narwhall hanno la guerra nel sangue! >> Diceva sempre suo padre.

Doveva solo impegnarsi e tenere duro e forse un giorno sarebbe diventata anche lei un membro del Nucleo di Soppressione. Annuì a se stessa. Ci sarebbe sicuramente riuscita. Non avrebbe gettato la spugna come le sue sorelle, che avevano ripiegato sulla guarigione, con grande disappunto di tutta la famiglia. E pensare che i loro genitori si erano dati tanto da fare per istruirle adeguatamente in modo che potessero affrontare al meglio la vita nell’esercito.
Ellyone si costrinse a non scuotere la testa pensando al fatto che sia Ile che Arcadia avessero deciso di diventare guaritrici. Anche perché le sembrava ingiusto biasimarle completamente. La guarigione era una nobile arte e le sue sorelle erano professioniste apprezzate che avevano salvato molte vite con il loro lavoro. Tuttavia Ellyone non poteva fare a meno di pensare che avrebbero potuto essere più utili al paese se avessero seguito la vera vocazione dei Narwhall.

Sospirò e cercò di pensare ad altro. Purtroppo era difficile trovare qualcosa di positivo su cui concentrarsi in quell’ambiente lugubre. I suoi compagni sembravano condividere il suo pensiero visto che tutti apparivano giù di morale.

<< Tranne Snake! >> Si disse quando il suo sguardo cadde accidentalmente sul ragazzo che cavalcava a poca distanza da lei.

Sigmund Snake stava ben eretto sula sella e nulla nel suo atteggiamento sembrava indicare che stesse risentendo del viaggio, dei vestiti bagnati o dell’atmosfera.
Il viso aveva un’espressione seria e assorta che Ellyone gli aveva visto solo quando si impegnava in qualcosa che riteneva importante.

<< Ma che ha Snake? >> Si chiese. << Sono giorni che si comporta stranamente! Non ha protestato per la mia presenza in squadra, non ha fatto battutacce e non ha trattato male nessuno. Sta cavalcando con serietà e compostezza, nonostante questo viaggio sia pesantissimo… >>

Ellyone era perplessa. Vista l’inimicizia che c’era tra di loro, si era aspettata qualche frecciatina fin dalla partenza, ma Snake si era limitato a salutare tutti con un distaccato buon giorno e a montare in sella dopo aver ascoltato con attenzione le istruzioni dei professori.
Era stato assorto nei suoi pensieri per tutto il viaggio e a Forte Fiorito si era tenuto in disparte. Aveva mangiato velocemente e si era subito ritirato nella sua stanza. Quel mattino quando erano scesi nel cortile, Snake era già lì con gli insegnanti, in sella al suo Swenw pronto a partire.

<< Si sta comportando in modo impeccabile! >> Dovette riconoscere la ragazza.

<< E il fatto che sia così pensieroso…Che sia per l’esame? >> Si chiese incredula.  

Snake non aveva mai mostrato grande interesse per lezioni ed esami, ma forse stava cambiando. In fondo era un po’ di tempo che non faceva brutti scherzi ai suoi compagni e non era più tanto sfacciato con i professori. E veniva regolarmente a lezione senza che nessuno dovesse minacciarlo.

<< Forse ha finalmente capito che deve essere più serio e diligente! >> Si disse speranzosa.

In quel momento la voce di Sigmund la riportò alla realtà.

<< Vado a parlare con la prof! >> Sbottò, e prima che qualcuno potesse fermarlo stava già cavalcando verso il capo della fila. Sguardi increduli lo seguirono mentre bloccava il passaggio alla Sika, infrangendo una dozzina di norme del regolamento. Geltrude Sika era la professoressa che si era sempre mostrata più insofferente ai colpi di testa di Snake e gli studenti si aspettavano di vederla esplodere come i vulcani dell’Aras Tiris [3] a questa ennesima bravata. Invece la professoressa si mise ad ascoltare Snake con grande attenzione. I ragazzi intorno a loro, che potevano sentire quello che i due si stavano dicendo, sembravano preoccupati, gli altri si guardavano sempre più perplessi. Ellyone era troppo lontana per seguire il discorso, ma dai gesti della professoressa capì che qualcosa non andava.

La sensazione fu confermata quando Gertrude Sika diede ordine di estrarre le bacchette e invertire la marcia. Gli studenti erano spaesati, ma la professoressa non fece in tempo a dare spiegazioni.

Ellyone sentì un urlo alle sue spalle e si girò giusto in tempo per vedere un Fechupon [4]atterrare un suo compagno. In un attimo l’intero corteo si trovò accerchiato e fu il caos. Gli studenti non erano completamente impreparati all’attacco per via dell’ordine di estrarre le bacchette, ma non reagirono prontamente a causa della sorpresa. I soli Fechupon presenti nella barriera erano allevati alla foce dell’Odin [5] in apposite strutture.

Nel tumulto che seguì, il corteo si sfaldò e molti furono spinti lontano dalla strada. Superato lo shock iniziale, Ellyone iniziò ad analizzare la situazione. Era nel bosco con una decina di suoi compagni; tutti avevano perso i loro Swenw durante il primo attacco, ma la situazione non era molto grave. Anche se nessuno di loro aveva mai partecipato ad una battaglia reale, erano tutti ben addestrati ed i Fechupon erano avversari semplici per studenti del quarto anno. Ellyone riteneva che sarebbero facilmente riusciti a metterli in fuga nonostante la superiorità numerica. I compagni che erano con lei avevano evidentemente fatto il suo stesso ragionamento e si erano disposti in formazione di attacco, come gli era stato insegnato in addestramento. Le parole dei loro incantesimi risuonarono tra i rami ed il bosco si riempì di lampi blu e dorati.

Gli studenti, tuttavia, dovettero presto imparare che una battaglia vera è una cosa diversa da una sulla carta. Il fragore e la confusione ti impediscono di concentrarti e non è facile mantenere i ranghi nel tumulto della lotta. Per di più i nemici non ti danno il tempo di completare gli incantesimi o di estrarre le componenti ad essi necessarie.
Alcuni ragazzi caddero sotto gli artigli dei mostri mentre gli altri, stanchi e contusi, cominciarono a rendersi conto con angoscia che la magia non funzionava a dovere. Un Fechupon piombò sul compagno che copriva Ellyone spezzandogli il collo e poi si lanciò verso di lei colpendola all’addome e facendola stramazzare al suolo. Un altro nemico la afferrò per i capelli mentre ancora la testa le doleva per la botta, ma la ragazza ebbe la prontezza di difendersi.

<< Shat na Fleme, Nogmeginato! >> gridò alzando Shahrazad.

Dalla bacchetta partì un onda azzurra che in teoria avrebbe dovuto congelare tutti i mostri nell’arco di 20 git. In pratica, invece, il colpo ebbe effetto solo sul Fechupon più vicino, mentre gli altri, dopo un breve momento di stordimento, ripresero l’attacco come se nulla fosse.
Ellyone cercò di analizzare di nuovo la situazione, nonostante le facesse male ogni angolo del corpo. Ormai erano rimasti solo in quattro, ed erano tutti stanchi e feriti; la magia non aveva effetto e la superiorità numerica dei nemici era schiacciante. Non avrebbero resistito ad un altro attacco e lei non riusciva a vedere nessuna via di scampo. I suoi riflessi erano appannati e un Fechupon la colpì nuovamente ferendole braccio e fianco. Per la seconda volta Ellyone si accasciò al suolo. Aveva la divisa lacerata e sporca di terra e sangue, la testa le girava e sentiva un dolore acuto. In un attimo il mostro le fu addosso, ma quando stava per darle il colpo di grazia svanì in un lampo bianco. Tra gli spasimi del dolore, Ellyone vide la professoressa Sika avanzare con altri sei alunni. Tutti avevano ancora i loro Swenw e non sembravano feriti, anche se erano sporchi di sangue e terra. In un attimo Sigmund Snake le fu a fianco, smontò dallo Swenw e la sollevò da terra.

<< E’ ancora viva! >> Gridò alla Sika che, nel frattempo, aveva dato ordine a due studenti che erano con lei di soccorrere gli altri loro compagni, mentre lei e i restanti ragazzi combattevano contro i Fechupon. Uno di loro cercò di cogliere Snake alle spalle, ma lui se ne liberò facilmente e caricò Ellyone sul suo Swenw. Ellyone sentì Snake stringerla e si rilasso tra le sue braccia. Non aveva nulla da temere con lui.

<< Andrà tutto bene! >> Le sussurrò lui e queste furono le ultime parole che sentì prima di perdere i sensi.

 

***

Forte Fiorito sorge su una delle due strade che collegano Dalin [6] al resto del mondo, ed essendo l’unico svincolo verso la citta elfica nel sud di Kadma, nel corso dei secoli era diventato una piccola cittadina. La sua amministrazione, tuttavia, era ancora in mano all’esercito e per questo tutti gli uffici pubblici si concentravano nel forte che dava il nome alla città.

Il forte era una struttura abbastanza originale poiché, nonostante sorgesse in una zona pianeggiante, aveva una pianta irregolare che era dovuta al fatto che gli antichi costruttori avevano voluto sfruttare le correnti energetiche del pianeta per creare le mura magiche che lo circondano e gli danno il nome.

Le mura di Forte Fiorito, infatti, erano state ottenute usando la difficile tecnica del Legno Cantato [7] che aveva permesso di intrecciare migliaia di alberi di Orospino [8] e Argentario [9].

Poiché l’Argentario fioriva nei mesi invernali, mentre l’Orospino in quelli estivi, le mura erano sempre un trionfo di fiori e foglie.

<< Un maledetto spreco! >> Pensò il maggiore Frida, mentre osservava le mura dalla finestra della sala Florenzuoli nel palazzo della guerra. << Se ci fosse un attacco, tutti quei fiori andrebbero distrutti e le piante soffrirebbero! Ma cosa avevano in mente i druidi [10] quando hanno progettato questo posto! >> Si disse scuotendo la testa.

<< Sto cercando solo di distarmi! >> Gli fece notare il suo senso del dovere.

Frida sospirò. Era vero, ma l’indagine che le era stata assegnata era arenata nell’ennesimo vicolo cieco e c’era poco che lei potesse fare al momento.

<< Continuare a rimuginarci su è controproducente. >> Si disse mentre osservava la sala, una tipica struttura degli elfi silvani tutta legno e intagli con motivi floreali, che era occupata da una lunga tavola ovale. Da un lato si aprivano grandi finestre ad arco mentre dall’altro c’era una Gheimann-Ohji che occupava tutta la parete. I Gheimann-Ohji, in Lesio Kerisos Helos , erano stati creati da meno di 20 anni in seguito alla felice intuizione di un tecnico dell’ISMA [11] che aveva capito come sfruttare alcune proprietà delle sfere magiche per creare lastre magiche in grado di trasmettere informazioni. L’esercito le aveva impiegate subito e si erano diffuse nei forti come fuoco sulla paglia.

Frida osservò la parete con un po’ di disagio. Benché sapesse usare i Gheimann-Ohji e ne apprezzasse l’utilità, era un Eregorius della vecchia scuola ed era molto più a suo agio con i mezzi tradizionali.

<< Ma non si può fermare il progresso! >> Si disse.

<< Sto nuovamente divagando! >> Gli fece notare ancora il suo senso del dovere.

Frida sospirò irritata con se stessa. L’indagine era importante, e il suo sesto senso le suggeriva che aveva tralasciato qualcosa, ma al momento non era in grado di dire cosa e comunque non poteva fare molto fino a quando non si fosse aggiornata con la reverenda Idrill. Tanto più che era stata convocata a Namis e non aveva più nessuna scusa per ritardare la partenza.
La terza sezione investigativa, di cui Frida di Titana era il comandante, vantava il maggior numero di casi risolti ed era considerata la più efficiente dei servizi segreti. Per questa ragione, sulla sua scrivania arrivavano tutti i casi più complessi e delicati, compresi quelli che coinvolgevano importanti autorità del paese e che nessuno voleva seguire.

L’ultimo caso che le era stato assegnato era del tipo peggiore. Così delicato ed importante che per il momento la Reverenda Idrill aveva deciso di non informare delle indagini nemmeno il Conclave.
Per cui Frida era arrivata a Dalin con una scusa. Ufficialmente per dare supporto in un’indagine su un traffico di armi. Per evitare che qualcuno sollevasse obiezioni sulla sua presenza a Dalin sostenendo che la terza sezione dovesse essere impegnata per questioni più importanti, la Reverenda Figlia aveva fatto in modo che l’assegnazione sembrasse un gesto di cortesia e un premio per il suo rendimento. Infatti sua sorella minore Mika era a Dalin per un corso di perfezionamento al termine del quale avrebbe sostenuto la difficile prova della Carità e della Speranza necessaria per l’abilitazione al IV livello. Coinvolgere Frida nell’indagine sul traffico d’armi significava darle la possibilità di assistere alla prova e, in caso di successo, alla cerimonia di promozione dell’amata sorella senza che dovesse chiedere un permesso [12].

Non c’era membro nell’esercito che non conoscesse la storia di Lady Frida di Titana, la migliore investigatrice del cerchio. Come molti altri Eregorius, i genitori di Frida erano morti durante il conflitto lasciando lei e tre fratelli più piccoli di cui l’elfa si era presa cura da sola nonostante i sui crescenti impegni nell’esercito. Per molti soldati, Frida era stata un fulgido esempio di dedizione. Purtroppo anche Daleen e Sirim, due dei suoi fratelli,  erano deceduti servendo la patria, e ora le restava solo Mika, la più piccola dei quattro, che non aveva potuto intraprendere la carriera di Eregorius a causa della sua salute troppo cagionevole. Vista l’indiscussa stima che tutti provavano nei confronti del comandante della terza sezione, Lady Idrill era certa che nessuno avrebbe osato allontanarla dalla città prima della cerimonia, il che le avrebbe permesso di condurre le sue indagini con relativa tranquillità.
La scusa aveva funzionato fin troppo bene. Visto il suo ottimo rendimento, Mika era stata invitata a concludere l’ultima parte dell’aggiornamento a Namis, e il Sommo Maestro in persona aveva convocato anche lei per affidarle un delicato incarico che le avrebbe permesso di passare qualche altro mese con la sorella. E Frida non poteva rifiutare, anche perché i trafficanti d’armi erano stati catturati e l’indagine per cui era stata mandata ufficialmente nel distretto di Dalin stava per concludersi. Si trattava solo di trovare dove erano state prodotte materialmente le armi sequestrate, ma di questo poteva occuparsi tranquillamente la polizia di stato.
Frida quindi era in attesa dei colleghi per effettuare il passaggio di consegne. In realtà avrebbe già dovuto passare l’incarico e partire per Namis quella mattina, accodandosi al gruppo di studenti dell’Arpa che era diretto in città per l’esame semestrale, ma era riuscita a ritardare la partenza con la scusa di voler coordinare l’arresto di uno dei trafficanti personalmente. Qualcuno avrebbe potuto accusarla di eccesso di zelo, ma la cosa era poco importante, visto che Frida doveva accertarsi che i trafficanti non avessero informazioni utili per la vera ragione che l’aveva portata a Dalin, un traffico ben più oscuro e pericoloso di quello di armi. Frida infatti stava indagando su un traffico di persone e organi finalizzato alla negromanzia. Il crimine era abominevole, ed era uno dei più gravi del loro codice. Le indagini su questo tipo di attività oltre ad essere spiacevoli, erano sempre delicatissime perché nessuno a Kadma avrebbe potuto praticare la negromanzia in modo sistematico senza un qualche tipo di protezione politica. Ma questo caso in particolare era molto più grave degli altri, perché Frida aveva trovato prove dell’esistenza di un’organizzazione criminale che sembrava aver contaminato non solo il Goldor, ma anche le alte sfere delle Truppe Speciali. Era stata inviata nel distretto di Dalin proprio per indagare su alcuni colleghi, ed inizialmente la madre l’aveva favorita, perché durante le indagini sul traffico di armi erano emersi collegamenti con la misteriosa organizzazione di negromanti. Purtroppo, dopo mesi d’indagine non era riuscita a trovare nulla di più concreto di qualche documento con riferimenti criptici o superficiali. Quest’organizzazione sembrava essere come l’Uyxayde [13]

<< Eppure non ho considerato qualcosa! >> Le disse il suo sesto senso per l’ennesima volta.
<< Lo so!>> Ammise, spostando una ciocca bionda che era sfuggita alla sua acconciatura. L’aspetto di Frida era inusuale per un silvano. Come gli elfi della sua razza era alta e slanciata e aveva un viso regolare e solare, ma i suoi capelli erano di un biondo molto chiaro e i suoi occhi erano azzurro mare. Questi due tratti non erano diffusi tra i silvani ed erano oggetto di un certo apprezzamento, che da giovane l’aveva infastidita molto.
<< Dovrò riguardare tutte le carte sul caso… >> Mentre faceva questo pensiero la porta della sala si aprì e Maharan e Jasea entrarono.

Maharan era poco più giovane di Frida e prestava servizio nell’unità anticrimine di Forte Fiorito. Era un elfo più alto della media, con un viso di un ovale perfetto in cui si incastonavano grandi occhi marroni. I suoi capelli castani erano raccolti in una treccia che era adornata con fiori e rametti di Haiamen [14] secondo la tradizione.

Anche Jasea, il comandante di Forte Fiorito, portava fiori e rametti intrecciati tra i capelli castano chiaro raccolti in una acconciatura, troppo elaborata per i gusti di Frida, che terminava in una coda di cavallo. I suoi occhi verdi si posarono immediatamente su di lei e la squadrarono da cima a fondo.
In altre circostanze Frida si sarebbe rimproverata per aver dimenticato di intrecciare dei fiori tra i capelli o almeno dei rametti di Asfea [15] come ogni altro silvano che si rispetti, ma in quel momento era troppo concentrata sull’atteggiamento degli elfi che erano appena entrati.
Benché fossero entrambi molto composti, era evidente che fossero preoccupati e portassero brutte notizie.

<< Lady Frida. >> La salutarono con un lieve inchino.
<< Che succede Jasea? Ci sono problemi? >> Chiese anticipando il comandante.
Sia Jasea che Maharen parvero sorpresi per la sua domanda, ma si ricomposero subito.

<< Lady Frida, è appena arrivato un messaggio da Dalin .>> Disse Maharen cercando evidentemente di controllare il tono di voce. << Sua sorella ha avuto un incidente. >>
Quelle parole furono sufficienti a far dimenticare a Frida qualunque problema, compresa la delicata indagine che stava seguendo, ma da Eregorios quale era mantenne la sua compostezza.
Jasea, tuttavia, si affrettò a rassicurarla.

<< Non preoccuparti. Non corre pericolo. >>
Sia lei che Maharan potevano ben immaginare come la notizia fosse stata recepita anche se il maggiore non lasciava trasparire i suoi sentimenti.

<< Cos’è successo? >> Chiese Frida, facendo un grande sforzo per controllare la voce.

<< Sono mesi che l’albero sacro è irrequieto, e Mika ha deciso di provare a parlargli. >>

Per un attimo, nonostante il suo addestramento, Frida sbiancò.

<< Benedetta ragazza! >> Non riuscì ad evitare di dire. << Sa perfettamente che non può parlare alla natura senza supervisione! Rischia di perdersi o di consumare tutta la sua energia magica e morire. >>

<< Da Dalin ci dicono che al momento è priva di sensi, ma non è in pericolo. Secondo i guaritori ha solo bisogno di un periodo di riposo, ma la terranno qualche giorno in osservazione per sicurezza. >> Le spiegò Jasea.

Frida annuì sentendosi più tranquilla. << Questo mi rincuora. >> Disse.
Poi scosse la testa. << Vorrei sapere cosa credeva di fare? >>

<< Ha solo cercato di capire le ragioni dell’agitazione del sacro albero! >> Jesea cercò di spezzare una lancia in favore di Mika.

Il maggiore intanto si stava rimproverando mentalmente. Conoscendo il carattere della sorella, avrebbe dovuto immaginare che avrebbe tentato di parlare a quell’albero impossibile nonostante le sue raccomandazioni. La città di Dalin era protetta dall’unico esemplare attualmente noto di Pero Sapiente, un albero magico benedetto dalla Madre con il dono dell’intelligenza, ma dal carattere molto difficile. Da tempo il sacro albero li avvisava di un pericolo, ma le indagini condotte dagli elfi non avevano rilevato minacce.

<< Jasea, parlare alla natura è un’arte molto difficile e pericolosa. >> Disse Frida. << E anche se mia sorella ha il talento per padroneggiarla, non può usarla con leggerezza. Tanto più che le informazioni ricavate dalle piante, compreso il Sacro Pero, sono spesso difficili da capire e interpretare visto che le piante parlano per emozioni. Ci vuole un druido esperto… >>

<< Ma sua sorella ha capito il Sacro Albero, lady Frida >> Intervenne Maharan. << O almeno così sembra! >> Si corresse l’elfo difronte all’occhiata sorpresa del maggiore.

<< Gia! >> Intervenne Jasea. << Sembra che il Sacro Pero abbia mostrato a tua sorella delle creature oscure che si aggirano per l’Endarin. >>

<< Dove di preciso? >> Chiese Frida, il suo io investigatore improvvisamente all’erta.

<< Tra la barriera e il territorio di Namis. Purtroppo Mika ha perso i sensi prima i poter dire altro. >> Spiegò Jasea.

<< Ha parlato di demoni! >> Precisò Maharan guadagnandosi un occhiata di disapprovazione dal comandante, ma catturando l’attenzione immediata di Frida.

<< Per le piante tutte le creature oscure sono demoni! >> Disse Jesea con tono di rimprovero. << Ma non è possibile che dei demoni vengano evocati in quella parte dell’Endarin. A parte che questo bosco è troppo impervio perché un mago oscuro sano di mente decida di farvi alcunché, quella zona è vicina ai confini dell’antica Lothis [16].La magia della luce dovrebbe impedire qualunque infiltrazione! >>

Frida non era d’accordo. Né l’impenetrabilità dell’Endarin né la magia della Luce erano deterrenti per maghi oscuri abbastanza motivati o abbastanza disperati.

<< E demoni e negromanzia vanno a braccetto! >> Si disse ripensando ad alcuni indizi emersi dall’indagine segreta che le era stata affidata.

<< Tuttavia non è detto che qualcosa non ci sia nell’Endarin! >> Disse.

Jesea annuì. << Ho avvisato Namis e i forti lungo il confine. Manderanno qualcuno ad indagare. >>

<< Mandiamo anche noi delle squadre a perlustrare la zona. >> Disse Frida. << Queste creature potrebbero avere a che fare con i nostri trafficanti. >>

<< Lo penso anche io. >> Disse Maharan. << Onestamente, la consegna di armi che abbiamo sventato mi è sembrata un diversivo. >>

Frida aveva avuto la stessa impressione.
<< Vai nell’Endarin con la tua squadra. >> Disse all’elfo facendogli in cenno con la testa. << E cerca di scoprire qualcosa. >>

L’elfo si illuminò a quell’ordine. Maharan aveva affrontato quel particolare caso con una passione che aveva sorpreso tutti. Fece un inchino e lasciò la stanza.

<< Pensi veramente che siano i trafficanti? >> Chiese Jesea.

<< Non lo so. >> Rispose Frida. << Sono emersi evidenti indizi sul fatto che questi trafficanti hanno contatti con maghi oscuri. Ma le presenze avvertite dal Sacro Albero potrebbero non avere nulla a che fare con loro. Potremo farci un idea solo dopo che le squadre faranno rapporto. >>

<< Almeno abbiamo un riferimento geografico da cui partire. >> Disse Jesea ripensando ai mesi di indagini a vuoto.

In quel momento un campanello scattò nella mente di Frida.
<< Gli studenti che stavano andando a Namis…dovrebbero essere quasi arrivati nella regione. >>

Il volto di Jesea si scurì a quelle parole. Se il gruppo aveva rispettato la tabella di marcia, al momento era nell’area indicata da Mika.

<< Manda un messaggio alla Torretta e chiedi che una squadra vada loro incontro. >> Disse Frida.
<< Giusto per sicurezza. >>

Jesea annuì. Gli studenti erano accompagnati da tre Eregorius esperti, tra cui Gertrude Sika, quindi difficilmente avrebbero corso rischi anche se le misteriose presenze avessero deciso di attaccarli. << Cosa molto improbabile. >> Pensò Jesea. I Maghi viaggiavano con le loro insegne ben in vista e pertanto erano facilmente riconoscibili. Nessun mago oscuro avrebbe attaccato tre Eregorius del loro livello a così poca distanza dalle terre elfiche. Era molto più probabile che gli eventuali criminali si tenessero alla larga per finire qualunque cosa avessero iniziato una volta che il corteo dell’Arpa fosse stato a distanza di sicurezza. Tuttavia l’ordine di Frida era sensato.

<< Con gli amici delle tenebre non si è mai troppo cauti. >> Disse annuendo al maggiore con un cenno di approvazione.

 

***

 

Soccorsi i loro compagni, i ragazzi serrarono nuovamente i ranghi, respingendo con facilità gli attacchi nemici. La professoressa Sika era una veterana della Lunga Guerra e aveva capito subito perché gli incantesimi basati sulle forze elementari che determinavano effetti fisici erano inefficaci. Semplicemente i loro avversari non erano Fechupon, ma Hjiam-Af, i Masheras Daghorus comunemente detti demoni dell’illusione [17],contro i quali erano necessari incantesimi sacri non ancora padroneggiati da studenti del IV anno. Pochi ragazzi si erano resi conto dell’inganno e avevano avuto la prontezza e la capacità di reagire. La presenza dei demoni significava che da qualche parte c’era almeno un mago oscuro che li aveva evocati, e doveva essere molto potente, visto che aveva quasi ingannato persino lei. La professoressa sapeva che non aveva senso combattere i demoni, visto che la loro vera essenza non era su questo piano di esistenza, ma era necessario abbattere l’evocatore. Chiunque fosse, però, aveva alzato un potente campo magico per non farsi trovare, per di più un campo sfasato [18]. Erano anni che non affrontava un avversario tanto abile. Forse con l’aiuto dei colleghi sarebbe riuscita a stanarlo, ma si erano separati all’inizio dello scontro. Chi li aveva attaccati aveva cercato di renderli inoffensivi con una gabbia mistica. Lei e i suoi colleghi avevano impiegato solo pochi secondi per annullate la magia, ma erano stati sufficienti perché molti ragazzi, spaventati, si disperdessero. Gli studenti dei corsi avanzati non avrebbero mai rotto i ranghi in quella situazione anche senza la supervisione di un insegnante, ma non si poteva pretendere tanta lungimiranza da ragazzi così giovani.
In quella situazione, non avevano potuto fare altro che separarsi per cercare quanti si erano inoltrati nell’Endarin. Ragazzi del quarto anno non erano in grado di affrontare questo tipo di attacco, anche se alcun di loro si erano comportati molto bene. La sua priorità al momento era portare il gruppo che aveva raccolto al sicuro e possibilmente salvare qualcun altro lungo la strada.

La soluzione migliore sarebbe stata dirigersi verso il fiume Speranza che segnava l’inizio delle terre degli elfi ed era protetto dalla loro magia. Le sue acque erano sacre ed i demoni non avrebbero potuto avvicinarsi ad esse. Tuttavia, le distorsioni create dagli incantesimi e dal campo magico del nemico le impedivano di definire con precisione la direzione in cui si trovava il fiume. Si accorse, inoltre, che il loro avversario aveva anche lanciato un incantesimo di distorsione dello spazio, probabilmente per farli finire in trappola.

 << Veramente diabolico. >> Pensò mentre stendeva altri quattro demoni.

Sigmund stava facendo gli stessi ragionamenti della sua insegnante, ma era molto meno propenso a lodare il loro avversario. Anzi, mentalmente lo stava apostrofando con epiteti che neanche lui avrebbe mai pensato di poter usare contro qualcuno. << Probabilmente sta usando la Visione di Jesel [19] o roba simile per colpirci a distanza, quel xxxxxx xx xxxx [20]. Potrebbe essere ovunque il bastardo xxxxx! >> Pensò. << xxx! Se solo riuscissi ad identificare il centro del campo di occultamento, o almeno il flusso magico del fiume Speranza! >>

Aris giunse in suo soccorso. << La Speranza è a nord dalla tua posizione, dietro quella radura. >>  La sua voce impassibile risuonò direttamente nella sua testa. << Il nostro avversario invece è a sud, Fuori dall’Endarin. Siamo molto lontani da lui. >>

Sigmund sarebbe voluto partire immediatamente alla ricerca del disgraziato che era la causa di tutto quel tumulto, ma questo significava abbandonare i suoi compagni.

<< Se la caveranno da soli! >> Pensò senza convinzione mentre la sua coscienza lo pungolava. Ellyone, in quel momento gemette. Aveva bisogno di cure urgenti. La coscienza di Sigmund si fece ancora più insistente. Da quello che aveva visto, i suoi compagni non avevano idea di quello che stavano facendo e certo la Sika da sola non poteva difenderli in eterno.

<< Ci sono altri superstiti? >> Chiese ad Aris.

<< 2 a nord, 4 a sud e 5 a ovest. >> Rispose lei.

Sigmund capì che non era possibile aiutare tutti. Spronò lo Swenw e si avvicinò alla Sika.

<< Ho identificato il flusso di energia del fiume! >> Urlò.
Lei capì al volo e diede ordine a tutti i presenti di seguirlo. La professoressa aveva trovato un inatteso quanto valido aiuto in Sigmund Snake. Non solo il ragazzo aveva percepito l’aura maligna dei nemici per primo, ma aveva capito da solo la loro natura di demoni e si era comportato in maniera eccellente durate tutto lo scontro. Era stato più abile di quanto la Sika si aspettasse.

<< Troppo abile per la sua età! >> Si disse la donna. Un campanello suonò nella sua mente, ma la Sika era una guerriera consumata e sapeva quando era il caso di mettere da parte i pensieri non direttamente utili alla sopravvivenza fisica. Avrebbe pensato a Sigmund Snake dopo.  

Il gruppo cavalcò verso nord, soccorrendo per strada altri due compagni, e sbucò su un costone di roccia. Il fiume Speranza scorreva una decina di git più in basso. Era in piena per lo scioglimento primaverile dei ghiacciai. I nemici avanzavano minacciosamente alle spalle dei superstiti. La Sika non poté fare altro che ordinare a tutti di buttarsi in acqua.


Note:

[1] Strade della Magia: termine introdotto da A. Papel nella VI era per indicare l’insieme di tecniche che consentono di viaggiare nello spazio. Il nome deriva dal suo famoso saggio Regathas-Mogh in cui lo studioso ha raccolto e classificato tutte le tecniche di viaggio note fino alla sua era. La classificazione di Papel distingue 3 famiglie di tecniche di viaggio: Vie, Ponti e Porte. Le Vie sono gallerie extra dimensionali che collegano due punti nello spazio, possono essere permanenti o temporanee e attualmente se ne distinguono 11 diverse categorie. I Ponti sono tecniche che consentono di saltare da un punto all’altro dello spazio e  pertanto si prestano all’uso individuale. I Ponti sono distinti in 5 categorie e sono generalmente più facili da utilizzare rispetto alle Vie,  ma non creano nessun passaggio permanente. Inoltre l’energia necessaria per un Ponte è proporzionale al numero di persone che deve essere trasportato e alla distanza tra luogo di partenza e luogo di arrivo, mentre l’energia per la creazione di una Via è costante e dipende dalla categoria di Via che si intende creare. Le Porte, dette anticamente Portali o Passaggi, sono degli squarci nello spazio. Le Porte sfruttano l’energia del pianeta e sono indifferenti alla distanza, ma sono anche molto più difficili da creare. Si distinguono in 13 categorie delle quali 10 sono solo teoriche.Back-->

[2] Il nome Endarin può essere tradotto come “bosco interno” o “bosco che è dentro”. Il nome deriva infatti dall’unione di due parole in Lesio:  Arin, che significa bosco/selva, e End, sostantivo che indica ciò che è all’interno o contenuto in qualcos’altro.Back-->

[3] Aras Tiris: detta comunemente Terre di Fuoco o Terra dei Giganti, è una regione che sorge quasi al centro del continente ed è dominata dalla catena dei Flamesi. E’ famosa per essere la zona con il maggior numero di vulcani attivi di Arda e prima della lunga guerra era stata dimora dei Muspell, i Giganti di Fuoco.Back-->

[4] Fechupon: impropriamente detti demoni succhia-sangue, sono dei grossi anfibi feroci e scarsamente intelligenti originari dell’area del Grande Golfo. Sono creature dalla forma vagamente umanoide con teste tozze munite di sei occhi e pelle liscia e oleosa di colore scuro. Vivono in branco e generalmente sono animali notturni, ma nel periodo dell’accoppiamento cacciano anche di giorno. Non dispongono di particolari capacità magiche, ma la loro pelle li rende resistenti agli incantesimi minori.  I loro organi e liquidi corporei sono ingredienti usati in diverse pozioni e la loro pelle è usata per la fabbricazione di diversi accessori magici per la facilità con cui assorbe la magia.Back-->

[5]Odin: fiume che nasce dal monte Sunmesi e sfocia nel Belenam. E’ famoso perché scorre a breve distanza dall’Arpa e da Taris.Back-->

[6] Dalin, detta la Città Albero perché è stata costruita collegando centinaia di alberi secolari, sorge molto all’interno dell’Endarin, in un luogo così impervio che solo la tenacia degli elfi avrebbe potuto rendere abitabile. Per via della sua ubicazione, la città può essere raggiunta solo da due strade, una a nord che parte da Aurora e una a sud che parte da Forte Fiorito. In realtà esistono altre due strade che raggiungono Dalin, una che termina poco lontano dalla Torre d’Avorio e una che collega la città alla Strada di Giada nel tratto tra Namis e l’Arpa, ma sono poco più di mulattiere e vengono usate solo dagli Eregorius o da qualche funzionario in caso di necessità.Back-->

[7] Legno Cantato: detto Jahalen Gneko in elfico e Aheleto Krothe in Lesio, è un insieme di tecniche molto complesse che consentono di modellare e attribuire proprietà magiche a piante o parti di esse lasciandole vive e sane. Benché tecniche simili sembra siano state sviluppate anche da altri popoli, il Legno Cantato è comunemente associato alla cultura elfica e in particolare alla tradizione dei druidi elfici che durante la V era diedero un fondamentale contributo allo sviluppo della magia.Back-->

[8]Orospino: nome comune dell’Egheita Sueite , pianta tipica delle regioni meridionali di Arda, diffusa in particolare nell’isola di Logos, si caratterizza per un tronco contorto e spinoso, piccole foglie verde scuro e fiori dal tipico colore dorato che assorbono la luce del sole e per poi disperderla nelle ore notturne. La pianta fiorisce nei mesi estivi e primaverili ed è stata a lungo usata da vaie popolazioni in alternativa alle torce, ai fuochi fatui e alle luci alchemiche.Back-->

[9] Argentario: nome comune dell’Agoyh Gliarlinis , è una pianta tipica delle regioni nordiche che fiorisce in inverno e si caratterizza per un tronco irregolare sul quale crescono gruppi di grandi foglie argentate e fiori dello stesso colore. I fiori hanno la proprietà di assorbire la luce solare e diffonderla nelle ore notturne emanando un caratteristico bagliore argentato. Molto più rara dell’Egheita Sueite, la Agoyh Gliarlinis era considerata da molte popolazioni del nord come una pianta sacra.Back-->

[10] Il termine Druido è comunemente usato dagli Elfi per indicare coloro che si impegnano in attività legate alla cura della natura ad alto livello, come gli Esperti di agraria di Taris o di botanica di Titana. Gli elfi silvani in particolare usano il termine anche come formula di rispetto verso coloro che mostrano una particolare affinità con la natura. La parola deriva dalla tradizione del Druidesimo, che si era diffusa nelle aree meridionali di Arda durante la VI e la V era. Il Druidesimo era un insieme di pratiche magiche che spaziavano in numerosi campi, ma anche uno stile di vita che ebbe molta influenza sulla cultura elfica che ancora oggi ne abbracciano molti precetti. Da un punto di vista scientifico, il Druidesimo è stato una disciplina a se stante fino alla fine della V era, ma nella VI è stata assorbita da discipline più specifiche. Oggi non esiste più come materia di studio e viene ricordata solo nelle leggende e nelle storie.Back-->

[11] L’Istituto per lo Sviluppo della Magia Avanzata (ISMA) di Titana è il principale centro di ricerca di Kadma.Back-->

[12] Durante la guerra, con l’aggravarsi della situazione nella barriera, molti abitanti di Kadma avevano abbracciato l’irragionevole idea secondo cui gli Eregorius dovessero dedicarsi esclusivamente all’attività bellica e non avessero diritto ad una vita privata. Per evitare che i soldati incorressero nel pubblico biasimo, si era pertanto diffusa l’usanza di assegnare ai più meritevoli degli incarichi temporanei nelle città di residenza dei loro familiari nel caso i soldati avessero la necessità di ricongiungersi ad essi.Back-->

[13] Uyxayde mitico essere dalle grandi proprietà magiche citato nelle tradizioni di molti popoli. Nelle leggende elfiche assume spesso la forma di un uccello dal piumaggio oscuro o di una bambina dai lunghi capelli argentati. Secondo la tradizione Elfica che è confluita nel famoso ciclo Aluriano, la Uyxayde è un essere estremamente sfuggente. Nelle leggende più antiche non può essere né vista né toccata e si manifesta solo attraverso alcuni segni fisici come impronte o capelli e piume persi nei posti in cui è solita passare. Numerose sono le storie che parlano della caccia, solitamente infruttuosa e dal finale tragico, alla Uyxayde. La Uyxayde viene spesso citata anche in molte filastrocche, canti e poesie come metafora di ciò che non si può ottenere.Back-->

[14] Haiamen, nome elfico della Belisma – Sel , nota comunemente come lacrime di Belisma o gocce di luce, è una pianta da fiore tipica nel Narwhaim che si caratterizza per piccole foglie verde chiaro e fiori dal colore intenso giallo arancio. La pianta ha varie applicazioni nel campo delle pozioni ed è l’ingrediente principale di molte pozioni di fortuna, buona sorte o modifica del destino soggettivo. Gli elfi silvani usano agghindare i loro capelli e gli abiti con questo fiore nei mesi primaverili in segno di buon auspicio.Back-->

[15]Asfea, nome elfico della Magahuil Helo , pianta tipica della costa occidentale di Arda, si caratterizza per un tronco molto chiaro, quasi bianco e per piccole foglie argentate. E’ usata in molte pozioni o per la creazione di artefatti magici.Back-->

[16]Lothis, regno elfico creato alla fine della V era con capitale Namis. Nella VI era è confluito nella Federazione degli Stati di Arda di cui è stato uno dei regni più importanti fino alla Lunga Guerra.Back-->

[17]Masheras Daghorus (nome magico: Hjiam-Af) detti Demoni dell’illusione in lingua comune, sono delle entità incorporee che vivono in un altro piano d’esistenza. Possono essere evocati con un complesso rituale e si manifestano come una foschia semitrasparente. I Demoni d’illusione hanno la capacità di generare illusioni nella mente delle vittime  e non possono essere distrutti se non nel loro piano d’esistenza. Per accedere a tale piano è necessario entrare nel cerchio che li ha evocati. Se il cerchio viene distrutto i demoni perdono la capacità di agire sul piano reale. I demoni sono fortemente legati alla volontà del mago che li ha evocati, per cui il mago viene ucciso i demoni vengono distrutti.  Back-->

[18] Esistono numerosi tipi di campo magico. Quelli a cui si riferisce la professoressa Sika sono campi di occultamento ed esclusione, che possono essere usati per numerose applicazioni, tra cui nascondere un oggetto o una persona. I maghi esperti sono generalmente in grado di percepire la presenza del campo e, con complesse operazioni di calcolo, anche definire la posizione della fonte di generazione. Questa operazione, tuttavia, risulta molto difficile da compiere senza supporti magici nel caso dei campi sfasati. (In queste sede non si entra nei dettagli tecnici. Per approfondimenti sui campi e sulle tecniche per identificarli vedere “Ashei Moghe”di A.P.Papell; “Gigias Moghe Phila” di S.G. Chang e “Defise a Mogh Ashos y Durkut Minol” di E. Gloryhart).
I campi sfasati sono molto efficaci durante le battaglie perché anche i maghi più esperti non hanno gli strumenti e il tempo di identificarli nel tumulto della lotta. Tuttavia questi campi sono molto difficili da generare e mantenere, perché sono instabili per loro natura, e solo i maghi più abili e potenti sono capaci di compiere altri incantesimi mentre stanno reggendo un campo del genere.Back-->

[19] L’incantesimo a cui fa riferimento Sigmund consente ad un mago di esercitare la sua magia in un luogo fisico, senza esserci realmente. Questo tipo di incantesimo richiede una approfondita conoscenza di numerose discipline tecniche tra cui la mentalica. L’incantesimo, non appartiene, di per sé alla magia nera, ma era stato  ugualmente bandito dal Goldor, per cui apparteneva alle Arti Proibite.Back-->

[20] Alcune parole sono censurate in quanto eccessivamente volgari.Back-->

 

Utilities

Mappa di Kadma: https://www.deviantart.com/enoa79/art/Kadma-Map-716862960


Link al fumetto

L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

Galleria

Deviantart: https://www.deviantart.com/enoa79

  
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