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Autore: TheManiae    04/01/2021    2 recensioni
Quando il male prende il sopravvento, un eroe deve ergersi in difesa di tutto ciò che è buono e succoso nel mondo.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Quando la sveglia squillò il sole era appena sorto all'orizzonte e Thomas era ancora immerso nel mondo dei sogni. Si svegliò ma rimase a letto ancora qualche minuto, non volendo abbandonare la comodità e il calore delle coperte, ma alla fine lo stomaco ebbe la meglio sul resto del corpo.

Thomas era un bel ragazzo, anche se solo gli altri sembravano notarlo. Capelli castani, occhi azzurri, un visto squadrato e alcune lentiggini rimaste sulle guance dai tempi della scuola media. Ora aveva vent'anni.

Era sabato e quindi poteva starsene in casa in totale relax quel giorno. Aveva già in programma di guardarsi alcuni episodi della sua serie preferita, mangiare qualche schifezza e dedicarsi alla lettura di un buon manga con le cuffiette nelle orecchie. Si prospettava una meravigliosa giornata, che sarebbe iniziata con una nutriente colazione.

Andò in cucina e prese una forma di pane, la tagliò in diverse fette e le cosparse di nutella. Prese il piatto e lo portò in salotto, con l'idea di mangiarle guardando la televisione, ma prima di sedersi emise uno sbuffo e tornò in cucina. Aveva dimenticato la lattina di aranciata in frigorifero. Non poteva certo mangiare senza la sua bevanda preferita.

Purtroppo per lui, qualcun altro era interessato a quella lattina.

«Ehi! Lascia la mia aranciata!» gridò Thomas a quello che sembrava un grosso criceto bianco, con ali da uccello sulla schiena e con una lunga coda avvolta attorno alla lattina. Vedendo il ragazzo arrivare, l'essere lanciò un grido e si tuffò fuori dalla finestra. 

Thomas corse fuori dalla porta, per la precisione ancora in pigiama, e riuscì a vedere il criceto volante che si lanciava in un cerchio di pietre tra l'erba e che spariva alla vista. Il giovane non aveva mai visto quei sassi, ma senza alcuna paura si lanciò all'inseguimento della sua preziosa aranciata.

Quando mise un piede nel cerchio una luce violacea lo accecò per qualche istante. Si stropicciò gli occhi con i palmi e vide di trovarsi sul ciglio di un profondo burrone, in fondo al quale scorreva un fiume di magma incandescente, su cui serpenti di roccia fusa giocavano lanciandosi soffi di lapilli e cenere. Un conveniente ponte di legno univa le due parti del burrone, e a metà di esso stava il criceto. 

«Ridammi la mia lattina, razza di furfante!» urlò Thomas, ignorando completamente il burrone sotto di lui e correndo sul ponte, agitando le braccia al cielo. Il criceto squittì e volò più velocemente che poteva nella direzione opposta, mentre sotto di loro i serpenti li guardavano confusi.

Giunti alla fine del ponte, un nuovo cerchio di pietre attendeva i due. Il criceto ci entrò e svanì, seguito a ruota da Thomas, che nuovamente rimase accecato dalla luce.

Stavolta si ritrovò in un grande campo erboso, ma anziché essere verde era rosso sangue e il cielo sopra di lui era pieno di creature sferiche che volteggiavano placidamente. Davanti a lui una strada dorata si inoltrava tra le colline fino a un castello bianco, ma l'unica cosa che Thomas notò fu il criceto che continuava a fuggire.

Lanciando un grido, il ragazzo inseguì il roditore con tutta la velocità che le sue gambe potevano concedergli. Senza accorgersene, i due passarono accanto a diversi villaggi, case, laghi, chioschi di hot dog e un venditore ambulante di aranciate gratuite.

Le grandi porte del castello erano aperte e due guardie bloccavano l'ingresso. Il criceto si insinuò facilmente tra loro non visto, fuggendo nel castello, mentre i due uomini alzavano un braccio per bloccare Thomas. «Fermo, in nome dell'amore!»

Thomas li investì come un treno in corsa, mandando pezzi di armatura ovunque mentre entrava nel castello. 

Nel salone centrale intanto, si stava svolgendo una gran festa di matrimonio tra il principe Chegnoc e la principessa Villan, quando quest'ultima, messa la corona in testa, non tirò fuori la spada e minacciò il re. «Ora il regno è mio! Mwahahahah!»

La folla urlò. Qualche dama strillò e svenne. Qualche giocoliere fece cadere i birilli sulle teste dei presenti. Qualche cavallo scalciò e venne ucciso da un ragazzino di otto anni con un coltello. Qualcuno suonò la sigla di my little pony in versione nightcore metal.
 
Improvvisamente le porte furono sfondate e un criceto alato si fiondò sulla testa della principessa Villan, che si ritrovò a urlare come una ragazzina. «Toglietemelo! I miei bellissimi capelli!»

Allora entrò anche Thomas che, vedendo il roditore nascosto nella corona, si lanciò sulla principessa,spingendola a terra nel modo meno aggraziato possibile e strappandole il copricapo di dosso, assieme a diverse ciocche di capelli biondi. Tuttavia, il criceto riuscì a fuggire dalla finestra.

«Mio eroe!» urlò il principe, baciando Thomas sulla guancia. «Papà, voglio sposare lui!»

Il re, tutto allegro e contento per non aver perso la testa, annuì e batté le mani. «Ma certo figlio mio!»

Thomas si liberò dell'abbraccio del principe afferrandogli il polso e sbattendolo sul re con una mossa di karate, prima di lanciarsi fuori dalla finestra in un salto della fede e atterrando dentro un mucchio di fieno, uscendone stranamente indenne. Lo stesso non si poteva dire del povero assassino che si era nascosto lì e si era ritrovato con tutte le ossa fracassate. 

Il ragazzo si lanciò all'inseguimento e balzò in un terzo cerchio di pietre. Si ritrovò alla base di una collina, sulla quale torreggiava l'albero più grande che avesse mai visto, praticamente un grattacielo formato legno. Il criceto stava correndo sulla strada che portava fino alla base delle radici grandi quanto un furgone.

«Torna qui piccolo *****» strillò Thomas, correndo lungo la strada mentre la censura copriva le sue numerose imprecazioni a tutte le divinità, i semidei, i santi e persino alla sacra Scrivania. Dovette saltare ed abbassarsi per evitare le diverse radici che sembravano schierate come in un pessimo videogioco di corsa per cellulare.

Raggiunse la base del tronco, dove le radici si aprivano in un passaggio che si inoltrava nelle profondità della terra. Il corridoio era illuminato da fiaccole dalle fiamme verde smeraldo e scendeva lentamente fino al cuore dell'albero, aprendosi in un grande salone.

La stanza era enorme e circolare, illuminata da grandi lampade appese al soffitto di rami intrecciati e foglie dorate. Un grande trono di legno bianco si ergeva dall'altro lato, e una figura alta e snella vi era seduta sopra, avvolta in abiti verde e argento. Il criceto riposava stanco morto sulla sua spalla, mentre stringeva l'aranciata tra le dita sottili.

«Prode eroe, io sono la regina Ellalta. Mi scuso di questo furto, ma dovevo condurti da me al più presto» disse la donna, meravigliosa e splendente di luce divina. «Come dice la leggenda, tu sei l'eroe scelto per sconfiggere il male e difendere il mio regno dal terrificante...»

«Non mi interessa!» esclamò Thomas, avvicinandosi e strappando l'aranciata dalla mano della donna, prima di afferrare la coda del criceto e lanciarlo contro il muro. «Andate a quel paese tu, il tuo ratto volante, il tuo albero e lo scrittore di questa fanfiction!» Detto questo, bevve tutta l'aranciata in un sorso, strinse la lattina, la tirò sulla fronte della regina e se ne andò.

Ellalta sbarrò gli occhi, confusa e sorpresa. Stava per dire qualcosa quando un gigantesco chihuahua nero sfondò una parete e la mangiò in un solo boccone, lanciandosi malefica risata da cattivo anni trenta, con tanto di baffi. Thomas tornò al cerchio di pietre, ignorando completamente le fiamme rosso sangue che stavano divorando l'albero e i chihuahua alati che volavano in giro, sputando fiamme dal naso e dal sedere. 

Attraversò nuovamente i regni del sogno e tornò a casa sua. Prese un'altra lattina dal frigorifero, che per la cronaca ne conteneva diverse decine, e si sedette sul divano. Solo dopo alcuni minuti si accorse che il pane era sparito, e voltandosi vide un canguro fuggire dalla finestra col suo piatto.

«Vagina!»







 
Non so bene come sia nata questa idea.
Spero vi abbia fatto sorridere.
Notte.

-La Follia mi scorre nelle vene.


 
   
 
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