Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sia_    04/01/2021    9 recensioni
“Siamo entrambi qui, siamo entrambi qui” gli ripete con insistenza, allontanandosi dai suoi palmi, che d’un tratto si fanno congelati. Si aggrappa con le dita al suo maglione verdognolo, cercando gli occhi del ragazzo che perdono sempre più colore, diventando grigi quanto i muri della scuola in piena notte. Oh, come conosce bene quel colore.
“No, non lo siamo.” Riesce a convincerla, abbassando le braccia e scappando da lei. “L’avresti mai detto? Sei la cosa che mi manca di più.”
“Fred… ”
“Avanti, lo sai che sono morto,” scrolla il capo il gemello, lasciandosi scappare una risata lieve, “lo sai, non è vero?”
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La storia nasce grazie alle iniziative "Scrivimi" (2) del gruppo "Caffè e Calderotti" (❤)
Il pacchetto che ho sviluppato l'ha proposto VigilanzaCostante (❤): 

Coppia: Fred/Hermione
Citazione (obbligatoria): “Ogni persona è, tra le tante cose, un oggetto facile da rompere e difficile da riparare”
Prompt: Hermione trova un modo di comunicare con Fred dopo la sua morte, anche se significa perdere sempre di più il contatto con la realtà
 

Vienimi a prendere



[It's just a whisper

But I can hear it in my heart, vibrating strong as if he shouts]

Lo sente ogni sera, appena appoggia la testa al cuscino per scappare via dagli incubi della giornata. Un timido sussurro la raggiunge, rimbombando per tutto il castello: è un tono dolce che la chiama. E per quanto dolce sia, la sta facendo diventare pazza perché è sempre la stessa preghiera leggera, sono sempre le stesse parole, è sempre lui. 

Lo sente ogni sera e ogni sera si alza dal letto, cerca un maglione nel buio della stanza e scende gli scalini senza niente a proteggere la pelle dei piedi dal pavimento freddo. La tiene ancorata alla realtà, è anche per quel dolore che alla fine si decide a tornare in camera sua a far finta di niente. Non lo trova mai e lui la chiama. Lo fa in modo insistente, tale che quelle parole sussurrate diventano grida lanciate al vento, vengono a lacerarle il cuore: se lo trovasse? Finirebbe? Smetterebbe di sentirsi così vuota e così piena? 

“Hermione, te l’ho già detto, non c’è nessuna voce.” Ginny si rigira nel letto, facendole un segno stanco con il palmo della mano per esortarla a tornare a dormire. E lei vorrebbe dormire, ma Fred la chiama e non lo riesce a trovare. 

Non l’ha detto a Ginevra, di chi è la voce che sente, la prenderebbe per pazza, le direbbe di smetterla di tirare fuori fantasmi. 

 

Non è un fantasma, sento il suo respiro

Non è un fantasma, sono sicura che si sia messo a sorridere adesso

Non è un fantasma, perché mi viene a cercare

Forse il fantasma sono io, perché non lo trovo mai. 

 

Non lo trova mai, nonostante i suoi piedi congelati, la mani fredde e il naso arrossato. Vaga per i corridoi, sfiora i muri appena ricostruiti e si sforza di non pensare alla sera di maggio. Si sforza di non girare gli occhi verso il punto in cui hanno trovato il corpo senza vita e va avanti, stringendo le dita in un pugno e ricacciando giù le lacrime. Non c’era quando è successo e ora non lo riesce a raggiungere e lui la chiama senza sosta. 

Hermione, Hermione, Hermione, perché non mi rispondi mai?

 

[I am coming, I just need to work this maze inside my head]

Lo trova solo quando torna a letto e chiude gli occhi. Lo sogna tutte le notti e sembra essere così reale: ci parla, ci danza, ci ride, ci vive. 

“Mi manchi, Hermione.” 

“Sono qui” gli risponde sempre, stretta tra le sue braccia: non profuma più in quelle illusioni, non c’è odore di polvere da sparo e erba tagliata. 

Fred le prende il viso tra le mani e ride, scrollando il volto, “Non è vero, ma ti aspetto, so che verrai prima o poi.”

“Siamo entrambi qui, siamo entrambi qui” gli ripete con insistenza, allontanandosi dai suoi palmi, che d’un tratto si fanno congelati. Si aggrappa con le dita al suo maglione verdognolo, cercando gli occhi del ragazzo che perdono sempre più colore, diventando grigi quanto i muri della scuola in piena notte. Oh, come conosce bene quel colore.

“No, non lo siamo.” Riesce a convincerla, abbassando le braccia e scappando da lei. “L’avresti mai detto? Sei la cosa che mi manca di più.” 

“Fred… ”

“Avanti, lo sai che sono morto,” scrolla il capo il gemello, lasciandosi scappare una risata lieve, “lo sai, non è vero?” 

Hermione non lo ascolta, il suo sonno è fatto di verità che non vuole accettare; le basta il giorno, dove non c'è modo di scappare via da una realtà senza Fred Weasley. “Dove sei? Come faccio ad arrivare da te? Dove devo venire?” domanda, le dita che si staccano dal maglione del gemello e si stringono al proprio corpo, una posizione che imita spesso con un libro incollato al petto  le fa male come se ci fosse una pietra sopra. 

“Da me.” 

 

[I wish I had that string, it's so damn dark, I think I'm going blind]

Ci sono dei luoghi nella scuola che lei non frequenta più, in special modo durante le camminate notturne nel tentativo di zittire la voce di Fred. Non entra più in Biblioteca, non scende più al lago, non va a respirare l’aria sporca di polvere delle aule al settimo piano. Ha paura che faccia troppo male. Se manca lui, a colorare quei posti, non c’è nemmeno gusto. E pensare che l’ha odiato tanto, perché ha interrotto innumerevoli pomeriggi di studio, perché le ha preso la mano e le ha spezzato il respiro a furia di correre sulle sponde del lago, perché ha scoperto parti di lei senza chiedere il permesso. 

Si racconta bugie, Hermione, per evitare di pensare al fatto che ogni angolo di quella scuola è Fred: è il bagno dei Prefetti, dove hanno fatto l’amore la notte prima che andasse via, è la Stanza delle Necessità, dove hanno ballato come se fosse stata la notte del Ballo del Ceppo nel tentativo di recuperare un’occasione persa, è la Sala Grande dove mangiavano uno vicino all'altro, è la Sala Comune e le due poltrone sotto la finestra e il tappeto e il camino e il fuoco. 

 

“Dove devo venire?”

“Da me.”

Ma tu sei ovunque e da nessuna parte, come faccio a trovarti?

 

Ha i piedi congelati, Hermione, quando si ferma davanti alla Biblioteca e guarda il portone con una certa paura. Una piccola parte di sé, mentre abbassa la maniglia e si perde tra i libri, sembra rompersi. Non sa che cosa sia, non riesce ad afferrare quel cambiamento perché è impegnata a guardare altro. Un’ombra tiene una copia di Storia della Magia, è appena percettibile, “Fred?” prova a chiamarlo e lui non si gira, impegnato com’è nello sfogliare pagine in una maniera casuale. Si mette a ridere poi, girandosi verso la sedia vuota.

“Mi chiedo perché tu stia perdendo il tuo tempo con queste cose,” la voce del gemello sembra un ricordo lontano e un ricordo lontano lo è: hanno avuto la stessa conversazione anni fa, “vieni con me al lago, è una bella giornata.” 

Hermione si appoggia alla libreria, guardando a terra nella speranza di ricacciare indietro le lacrime, “Non verrò con te, non ancora” sussurra a qualcuno che non la può sentire e che non si gira a guardarla nemmeno per sbaglio. Guarda la strega del passato, la trapassa con uno sguardo malizioso e le ruba il cuore con una battuta senza senso, alzando la voce per attirare la sua attenzione. La amava già, non è vero? È sempre stato il più veloce dei due. 

“La prossima volta verrai e desidererai esserci venuta prima, stiamo sprecando tempo, Hermione.”

Stringe la mascella: se fosse andata al lago quel pomeriggio, avrebbe vissuto qualche ora in più con Fred. Cosa darebbe, adesso, per avere solo qualche minuto? Cosa darebbe affinché quell’ombra si giri verso di lei e si accorga della sua presenza? Ti prego, ti prego. Non lo fa, Fred è ancora troppo distante: lo può vedere con i suoi occhi da sveglia, ma non è abbastanza. Non le servono i ricordi, serve che ci sia lui, che la guardi e cacci via gli incubi. 

 

Perché devo essere io a scovarti? Vienimi a prendere, Fred. 

Cercarti dove non voglio andare fa troppo male. 

Vienimi a prendere, Fred. 

 

[You're the only thing I'm thinking of]

Fred la chiama e basta, la convince a continuare quella ricerca senza fine. Quando ha avuto inizio? Perché lo sente? È l’unico pezzo, pensa, mentre cammina di notte per i corridoi con parti del cuore che non combaciano, che possa rimetterla a posto. Manca lui: da quando non c’è niente ha più senso, niente sembra averlo mai avuto. Fred era vita che scorreva, era pazzia, era urla, era rabbia, era amore. La faceva stare bene nel dolore e ora che il dolore l’ha creato lui, non può fare altro che chiamarla. Dall’altra parte di un muro che la strega non trova, le lascia indizi, dandole l'impressione di non essere sola. 

Che follia: non è mai stata così sola, lo pensa mentre il fantasma di Fred le passa a fianco velocemente e ride, guardandosi indietro e cercando qualcosa che non è lei, ma che è stata lei qualche anno prima. Le allunga una mano e Hermione cerca di prenderla, ma incontra l’aria e l’ombra sparisce presto davanti ai suoi occhi. Fa più male di prima, non lo vuole più. 

“Va tutto bene?” Ginny cerca di portarla alla realtà, toccandole la spalla: è preoccupata, tutti sono preoccupati e hanno buone ragioni per esserlo, perché la strega più brillante della sua età non brilla più. Manca il fuoco ad accendere la candela. Manca il sole in un cielo d’inverno. 

“Certo, sì” le risponde, mentendo: mente ogni volta, Hermione. Racconta bugie a tutti, persino a sé stessa, nella speranza di andare avanti. E nelle sue bugie non parla mai di quel Fred che vede sempre, le usa come scudo per evitare di impazzire del tutto. 

 

Non lo voglio, perché non è te. 

Non voglio il tuo fantasma. Sei un fantasma, vero? 

Fred, Fred, Fred perché non mi rispondi? 

 

Fred sparisce anche dai suoi sogni, non lo trova più con il suo maglione verdogno sopra la collina della Tana con i capelli illuminati dai raggi del sole primaverile. Ne dimentica persino i dettagli, di quella realtà a cui si è tanto aggrappata e più dimentica, più vede ombre in giro per il castello: la prima volta l’ha trovato in Biblioteca e adesso è ovunque. Pensa sempre e solo a lui e i secondi che non pensa a lui, pensa a Fred che pensa a Hermione. Ha senso? No, l’ho già detto: senza lui niente ha più senso, anche s’era un controsenso con due gambe. 

“Andrò via tra qualche settimana.” La voce di Fred viene a riempire il vuoto del bagno dei Prefetti. La strega si irrigidisce a sentire quel suono e ferma il movimento dei piedi che rompe la perfezione dell'acqua andando avanti ed indietro. 

“Lo sapevi?” si mette a ridere il gemello, alzandosi e raggiungendo l’altra sponda della vasca, “Finalmente hai una fonte certa.” 

Hermione alza la gonna alle cosce e immerge le gambe, camminando verso l’ombra del giovane che sorride maliziosamente: fa un errore, perché l’acqua le arriva all’altezza del busto, ma non le importa se ora è completamente bagnata. Si avvicina a Fred e si mette proprio davanti a lui, cercando i suoi occhi. Guarderanno mai verso di lei? Torneranno mai a scrutarle l’anima? 

“Mi manchi.”

Il cuore scende nello stomaco e ci rimane per qualche secondo, “Fred? Puoi vedermi?” 

Sono catastrofico? Lo so che siamo entrambi qui, ma mi manchi come se me ne fossi già andato.” 

È lei quella che ride adesso, ma è una risata mista alle lacrime che le cadono sulle guance e vanno a finire nella vasca piena d’acqua: quell’aggiunta non sarà niente, è un pianto insignificante; non rimarrà traccia di quel dolore. Non si accorge, disperata com’è, delle pupille di Fred che si spostano su di lei e tornano di un colore che manca da troppo tempo. 

“Che posso fare, se mi manchi?”

 

“Mi manchi.”

“Puoi vedermi?” 

Mi puoi vedere sempre, sei sempre con me, sono io che non me ne accorgo mai. 

 

[I just need to work this maze inside my heart

If I'd known that you could guide me, I'd have listened from the start]

Dov’erano, nel sogno che faceva sempre? 

Era con Fred? Era lui? 

La vita sembra essere diventata il sogno, perché ogni giorno la sua ombra si colora di qualche dettaglio: sono stati gli occhi a tornare per primi, alcune ciocche, il colore chiaro della pelle, qualche lentiggine – non sarebbe stato lui senza quelle. Gliel’ha contate talmente tante volte che saprebbe dirne il numero a memoria e la posizione. 

Fred torna a tingere quell’universo, a volte si gira a guardarla, ma non parla ancora. Si aggrappa a quegli sguardi e gli sorride di rimando, nel tentativo di sbloccare qualcos’altro. Anche un suono, uno sbuffo o un mugolio. Parla con me, ma quando Fred prova ad aprire la bocca non esce niente e rimangono a guardarsi feriti da quel muro che non va via. 

“È peggio così.”

Il gemello alza le spalle e sorride, crede che sia troppo presto: avrebbe aspettato anche una infinità di anni, è troppo presto. Voleva vederla vivere, prima. Hermione non riesce a lasciarlo andare però, è l’ultimo pezzo del cuore e senza quello non funziona più niente: è solo un oggetto, è stato facile romperlo, ma è tremendamente doloroso ripararlo. Ripararlo? La morte non ripara praticamente niente, questa è la verità. 

 

“Siamo entrambi qui, siamo entrambi qui.”

“No, non lo siamo.”

Rimangiati quelle parole, perché ogni giorno sono sempre più qui che lì. 

 

“Sei venuto a prendermi?”

Fred sorride, accarezzandole la guancia.

“Sei venuta tu da me.”

 
Buonasera, per quanto dovrebbe essere molto più un buonanotte. 
Pubblico tardi, ma siccome è da un po' che faccio qualsiasi cosa tardi, è bene che io continui questa pazzia. Non avrei scritto di Fred ed Hermione così presto, ma quando arrivano certi pacchetti e mi rimangono in testa certe canzoni, non posso fare altro. Ringrazio ancora VigilanzaCostante per il suo supporto indispensabile: senza lei non avrei pubblicato proprio niente, è stata lei a convincermi a raggiungere questo angolo lettore. Perché? Ho tanta paura che non si capisca il senso di questa storia: ogni volta che torno a pubblicare, colpevole qualche mia altra long, mi accorgo che la realtà mi scappa via. Hermione qui cerca di rimettersi insieme, è un oggetto rotto [come suggerisce il prompt] e l'unico modo per tornare a posto è Fred. Così lo sogna e i sogni diventano sempre più veri, le dicono di venirlo a cercare. E lei lo fa, impaurita di tornare nei posti in cui si sono amati. E ci trova uno spettro, che non la sente e non la vede. Più lo incontra, meno lo sogna. 
Lo vede solo lei, nessuno sa di quel Fred che ogni tanto arriva e ogni tanto sparisce: lo cerca anche con gli occhi degli altri addosso e non se ne rende conto. Hermione, in tutto quel cercare e desiderare, perde il contatto con la realtà: vuole rimettere a posto il suo cuore e l'unico modo è andare dall'altra parte. Farsi prendere, venire da lui. 
Spero che queste note sia state in grado di spiegare meglio quello che magari non si è capito. 
Auguro a tutti una buona nanna, 
Sia 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sia_