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Autore: Merkelig    05/01/2021    0 recensioni
Storia partecipante al contest “Manuale di sopravvivenza Vol.1” indetto da Spettro94 sul forum EFP.
La brama consuma gli uomini. Ma quale desiderio arde nel cuore nero di Serafina, la regina oscura?
La sete di conquista?
L'ambizione di portare finalmente a compimento l'opera paterna?
O la cupidigia per Astelera, la bellissima regina elfica?
Dal testo:"Fu così che la sovrana seppe che i tempi erano ormai maturi; ben presto avrebbe appagato il desiderio suo e di suo padre, la brama che la consumava da quando era fanciulla, per un regno incantato che non era ancora nelle sue mani."
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore più nero
 
 
 
Serafina riprese faticosamente conoscenza.
Intorno a sé non vi era altro che oscurità e silenzio.
Lentamente si girò su un fianco ma una fitta al petto la portò ad artigliarsi la tunica con uno spasmo di dolore.
Una lacrima di irritazione le sfuggì dall'angolo dell'occhio.
All'improvviso tese le orecchie. Quello che sembrò un mugolio soffocato aveva attirato la sua attenzione.
Sentendo la testa girare per lo sforzo si alzò seduta e creò una piccola fiamma nel palmo della mano. Dovette portare l'altra al petto quando un fiotto di sangue sfuggì alla sua ferita e le colò in grembo.
Astelera era riversa al suolo, le membra scomposte come una bambola rotta.
Con orrore Serafina si precipitò su di lei, voltandole il viso ferito verso di sé.
L'elfa respirava con difficoltà, la veste lacera e inzuppata di sangue dorato.
Le sue gambe, solitamente dalla linea incantevole e dalla pelle liscia e fresca come vetro, cadevano senza vita come appendici spezzate.
Serafina la sollevò e la adagiò contro di sé. Due grosse lacrime scesero lungo le sue guance prima che potesse trattenerle.
Astelera aprì i grandi occhi grigi con immensa sofferenza.
- Ti prego... - mormorò con voce rotta - Ti prego...
Le sue dita diafane si chiusero debolmente attorno al polso della donna.
- Possiamo curarti - le disse con voce esitante - Ci sarà un incantesimo che possa...
Astelera tossì a sangue prima di parlare, la voce melodiosa ridotta ad un sibilo roco e graffiato.
- Non per una Dea Rinata... dai qualcosa... in cambio di tutto.
Serafina lo sapeva già naturalmente, Fawaris le aveva spiegato con dovizia di particolari in cosa consistesse la nuova condizione della sorella.
Per ottenere i poteri magici di cui era stata investita Astelera aveva dovuto sacrificare qualcosa di altrettanto prezioso. Aveva legato la sua anima alle fiamme dell'inferno, e questo aveva iniziato a corrodere il suo spirito e il suo corpo.
Nessun incantesimo di guarigione l'avrebbe salvata. Forse sarebbe potuta sopravvivere ma non sarebbe mai tornata al suo splendore originale.
- Solo tu puoi farlo... - le ricordò l'elfa.
Serafina si lasciò andare ad una risata amarissima, mentre continuava a piangere lacrime che bruciavano come il fuoco.
Infilò due dita nello stivale ed estrasse il pugnale che vi aveva nascosto, l'unica arma che i soldati non le avevano confiscato al momento della perquisizione.
Guardò per l'ultima volta Astelera negli occhi e vide che erano colmi di lacrime.
La corta lama calò e accompagnò la bellissima regina elfica nella sua ultima, silenziosa, dimora.
 
Serafina non seppe mai cosa fu a guidare i suoi passi nel buio. Non istinto di sopravvivenza, di certo, né uno scopo preciso. Si muoveva semplicemente per inerzia, arrancando un passo alla volta nel niente. Tendeva le orecchie senza accorgersene, forse per sentire una voce flautata chiamarla dall'oscurità. Ma solo un ronzio di sottofondo occupava le sue orecchie stanche, e il mondo era ormai un luogo freddo e vuoto.
Metteva un piede davanti all'altro, incespicando, la testa leggera e il braccio libero che pendeva inerte. La ferita al petto sembrava quasi non dolere più.
Forse anche lei era morta.
Forse Astelera già l'aspettava in un luogo fatto unicamente di neve e profumo di rose.
Poi una luce si stagliò in lontananza e capì che no, non poteva essere già nell'Aldilà. Ne era certa, nessuna luce l'avrebbe accolta una volta passata a miglior vita.
Pian piano uscì all'aperto, tra le rocce brunite, e le si offrì la vista del reame elfico squarciato e devastato dalla potenza dell'esercito demoniaco.
Girò attorno uno sguardo indifferente. I candidi palazzi in fiamme, i giardini bruciati ormai sterili, le statue crollate e ridotte in briciole, tutto le era indifferente.
- Eccola là! - gridò una voce in lontananza.
Serafina alzò appena gli occhi.
Un manipolo di soldati scendeva precipitosamente verso di lei, arrampicandosi sugli spuntoni di roccia e sui resti del palazzo di Astelera.
- Maestà!
Riconobbe con fatica alcuni dei soldati della sua guarnigione personale, e due stregoni dai mantelli scuri che li accompagnavano.
- Cosa fate qui? - chiese loro confusa quando le si furono avvicinati.
- Sua maestà il principe Gregory ci ha mandati avanti giorni or sono - spiegò il primo che si era fatto avanti, chinandosi in segno di rispetto - Avevamo il compito di trovarla in mezzo alla battaglia e ricondurla a casa sana e salva. Il principe ha saputo che gli elfi erano in fermento, e temendo una trappola del nemico ci ha inviati qui per soccorrervi. Ci ha dovuto rivelare l'incantesimo, perché apparentemente aveva il vostro aspetto quando ci ha convocati! Abbiamo mantenuto il segreto e viaggiato con i vostri demoni. Sapevamo che sareste stata vicina al palazzo elfico, e così siamo venuti qui come prima cosa.
Serafina aveva ascoltato la spiegazione in silenzio. L'uomo si alzò cauto e le porse una mano.
- Venite con noi, maestà - le disse gentilmente.
 
Passarono venti giorni prima che la sovrana si fosse ristabilita abbastanza da poter interrompere le cure.
Ricordava bene che i soldati l'avevano condotta fino alla strada, dove li aspettavano una colonna di cavalli e una carrozza, e che gli stregoni si erano messi subito all'opera per guarire le sue ferite.
Avevano impiegato tre giorni a tornare a palazzo, e ricordava la schiera di guaritori che le si erano affaccendati attorno e Gregory che al suo capezzale la guardava con un misto di sollievo e ansia per le condizioni in cui versava.
Ricordava ogni cosa, la faccia del marito in special modo le si era stampata nella mente come un dipinto; eppure nulla di ciò le appariva reale.
Semplicemente aspettava che la vita attorno a lei si placasse per potersi rifugiare nel silenzio.
Quando finalmente il mondo tacque e scese la notte, la sovrana oscura si ritrovò sola con i suoi fantasmi.
Si alzò dal letto con un po' di difficoltà e prese a scrutare dalla finestra il mondo addormentato, sorprendendosi a pensare che nulla, né l'alba più tersa né la stella più splendente, erano abbastanza per essere paragonate alla bellezza perduta di Astelera.
La squama affissa nel suo petto non pungeva più; era come se fosse morta. 
La donna, tenendo la schiena incurvata come una vecchia, si voltò e uscì dalla propria stanza. Camminò a lungo nei corridoi silenziosi, i piedi nudi che si posavano sulle mattonelle congelate e la veste da notte che frusciava leggera.
Arrivò finalmente dinnanzi alla sala del trono e vi entrò, incedendo con la camminata di uno spettro.
Al mattino la guardia reale entrò nella sala, per disporsi lungo le pareti secondo il consueto.
Trovarono la regina seduta sul trono, in veste regale. In mano teneva la propria spada a mo' di scettro, mentre l'altro braccio era mollemente adagiato sul bracciolo di broccato.
- Mia regina - si fece avanti uno dei soldati, esitante - Voi dovreste riposare...
La donna lo trafisse con un'occhiata glaciale.
- Riposerò quando sarò sotto terra - dichiarò altera - C'è un piano di conquista da portare avanti.
 
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
  
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