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Autore: Vanclau    06/01/2021    0 recensioni
[Questa storia partecipa alla Winter Wonderland del forum Piume d'Ottone]
One-shot natalizia con protagonisti i personaggi di un'altra storia pubblicata da me qui (I Sette Altari)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva incredibilmente freddo quella notte, anche per gli standard cui Thea era abituata. Stretta in una coperta che a malapena sembrava in grado di ripararla dal gelido e pungente vento invernale, si guardava intorno con aria quasi sconsolata contemplando la vita che ancora animava le tende del Campo Base.
In Danimarca gli inverni erano sempre stati rigidi, ma quello sembrava il più freddo che la giovane avesse mai sperimentato fino a quel momento. Forse in parte era dovuto alla situazione nella quale si trovavano, ma sembrava davvero che le temperature avessero subito un brusco calo negli ultimi tempi.
«Fai una passeggiata notturna?»
Quasi trasalì nel sentire la voce ormai familiare di Beatriz, così assorta nei suoi pensieri che non l’aveva sentita avvicinarsi.
«Non riuscivo a dormire» si giustificò lei, voltandosi verso l’amica dai lunghi capelli corvini. Non aveva mai chiesto l’età alla ragazza spagnola, ma sapeva fosse più grande di lei di almeno cinque o sei anni e che, prima di tutto quello, lavorava come barista a Barcellona.
«Posso immaginare» rispose lei, facendole segno di andare a sedersi da qualche parte.
La notte continuava ad avanzare tranquilla e il silenzio che regnava veniva interrotto solo dalle voci sporadiche che di tanto in tanto uscivano dalle tende.
«Non è facile per nessuno e per te deve essere ancora peggio» commentò Beatriz, sfilandosi la spada dal fodero che la teneva assicurata alla schiena e posandola al lato della panchina sulla quale si erano sedute.
Ormai da qualche giorno avevano predisposto il proprio Campo Base nei pressi dei Giardini di Tivoli, pur pensando di spostarsi di lì a breve non potendosi fidarsi della relativa quiete che in quel momento stavano sperimentando.
Thea guardo per un attimo Gramr, la spada che si dicesse fosse appartenuta all’eroe Siegfried, non sapendo se provasse più curiosità o ammirazione per un’arma tanto importante.
«Non ho neanche più bisogno della spada per poterti parlare o farmi capire» spiegò Beatriz. «Credo ormai di aver assorbito pienamente il potere di Siegfried.»
Thea annuì. Conosceva in parte le storie di Siegfried grazie alla sua passione per la letteratura, pur non essendo una vera amante della mitologia o delle varie leggende e dopo quegli ultimi mesi aveva imparato come poter avere una normale conversazione con Beatriz senza dover usare una lingua che entrambe conoscevano, potendo tranquillamente rivolgersi a lei in danese mentre la ragazza le rispondeva in spagnolo. Grazie a Siegfried, il quale aveva bevuto il sangue di un drago imparando a parlare tutte le lingue del mondo, potevano conversare con estrema naturalezza.
«Hai paura?»
«Non posso dire di non avere paura» rispose Thea alla domanda di Beatriz. «Ovviamente tutto questo mi spaventa.» Nel parlare, Thea indico gli edifici di Copenaghen che si vedevano dalla panchina. Molti erano distrutti e pericolanti, senza più finestre o una qualche parvenza di vita al loro interno. L’Apocalisse non aveva risparmiato granché della città e dello stesso parco divertimenti dei Giardini di Tivoli rimaneva solo lo scheletro di quel che era stato. «Ho paura di quello che potrebbe accadere ogni giorno che passa.»
Beatriz parve comprenderla, mettendole un braccio intorno al collo e osservando e tende. «Di certo né tu, né io o loro avremmo mai pensato di passare una simile Viglia di Natale, vero?»
Thea provò a sorridere, senza troppo successo. «Tutte le feste dovrebbero essere motivo di gioia in famiglia» disse Thea. «Natale nel tempo, però, sembrava lo fosse diventato molto più di altre.» Un sospiro, poi si stacco dal tentativo di abbraccio della ragazza. Non voleva più essere trattata come una bambina, non dopo quanto accaduto. «Scusa, ho bisogno di prendermi del tempo per schiarirmi le idee.»
Beatriz la osservò perplessa. «Come?»
«Uiwaaien» ripeté lei, rendendosi conto solo in quel momento di una cosa che nessuno aveva ancora provato a fare in presenza della donna. «È una parola danese per dire di dover prendersi un po’ di tempo per schiarirsi le idee.» Quest’ultima frase venne detta in inglese. «Non credo ne esista una traduzione in qualunque lingua.»
Beatriz annuì, guardando la propria spada. «Quindi parole che sono intraducibili in una lingua non posso capirle neanche io» commentò con un lieve divertimento nel tono della voce. «Non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo.»
«Uitwaaien letteralmente significa “camminare nel vento”» spiegò Thea. «È forse è proprio quello che mi servirebbe in questo momento.»
«La notte della Vigilia però dovresti stare con tua madre, non perderti in pensieri che una ragazzina di quindici anni neanche dovrebbe avere.»
«Non sono più la ragazzina che hai conosciuto al concerto.»
«Forse hai ragione, ma questo non significa che tu debba dimenticarti cosa realmente è importante nella vita.»
«Proteggere tutte queste persone non è importante?»
Beatriz si alzò guardandola per la prima volta con un’espressione seria sul volto. «Sicuramente è importante ma non proteggerai nessuno con le tue preoccupazioni e inoltre se non riesci neanche a stare con chi più di tutti ti è vicino come pensi di proteggere chi neanche conosci?»
La ragazza non aggiunse altro, riprendendo Gramr e allontanandosi dopo essersela nuovamente assicurata alla schiena, lasciando Thea ai suoi pensieri. Una parte di lei sapeva che Beatriz aveva ragione, che non doveva farsi sopraffare così tanto dalle proprie preoccupazioni ma proprio non riusciva a togliersi dalla testa tutti quei pensieri.
«Cioccolata calda?» Quelle parole improvvise furono seguite da una tazza bianca fumante che le veniva messa davanti gli occhi all’improvviso. Il tono di voce sembrava allegro e molto giovanile, difficile non riconoscerlo.
«Ora non ne ho voglia, Clovis» rispose Thea osservando l’amico. Senza più la presenza di Beatriz, per conversare con Clovis aveva dovuto ricorrere all’inglese ma per fortuna entrambi si destreggiavano piuttosto bene con quella lingua.
«Suvvia, con questo freddo non c’è niente di meglio di un buona cioccolata calda con un amico!»
Nonostante le proteste di Thea, il giovane musicista le mise quasi a forza la tazza tra le mani e per poco Thea non si scottò. «Ti ho detto che…» provò a ribattere lei, ma Clovis non sembrava aver intenzione di ascoltarla.
«Non ho potuto evitare di ascoltare la conversazione con Beatriz» le disse. «Posso solo concordare con lei, prima di pensare a proteggere tutti, dovresti proteggere chi ti è più vicino.»
«Proteggere tutti comprende anche proteggere la mia famiglia o i miei amici» rispose lei, rinunciando alle proteste e sorseggiando la propria cioccolata.
«Non è proprio esatto» fu l’inaspettata risposta di Clovis. «”Tutti” non comprende necessariamente anche famiglia o amici.»
«Questo è un controsenso.»
«Davvero?» Clovis sorrise. «Dovresti dare maggiormente retta a chi è più grande di te, Thea.» A differenza di Beatriz, che spesso la si vedeva portare la propria spada, Clovis non aveva la sua arma, sostituita dalla custodia di una chitarra, la quale venne tirata fuori non appena il musicista si mise seduto nello stesso punto dove poco prima stava Beatriz. «Cioccolata calda e un po’ di musica» spiegò a una palesemente sorpresa Thea. «Niente di meglio per riscaldarsi, sei d’accordo?»
Thea era sempre più perplessa mentre lo guardava darsi da fare per accordare lo strumento. In passato poteva essersi detta una fan di Clovis, quando ancora si poteva esibire nei concerti, ma non vedeva il nesso tra quello di cui stavano parlando, la cioccolata e la musica.
«Ascoltami. Thea» continuò lui. «Tu sei forse la più fortunata tra di noi. Io, Beatriz ed Edgard non possiamo vedere i nostri genitori e non sappiamo come stanno, Julius li ha persi entrambi quando era anche più giovane di te, Jeanne non li ha mai conosciuti.» Suonò un paio di note, prima di continuare ad accordare la chitarra. «Oggi è la Vigilia di Natale e nessun brutto pensiero dovrebbe essere ammesso; dimenticati di tutto e tutti, pensa solo a quelli che sono considerabili tuoi amici, alla tua famiglia, e trascorri questa notte con loro.» Altre note suonate, le quali questa volta fecero sorridere soddisfatto il ragazzo. «Per quanto negli ultimi tempi il Natale sia diventato molto commerciale, questa è la prima Vigilia dall’Apocalisse e ora più che mai chiunque ha bisogno del Natale per ritrovare, anche solo per un giorno o due, il sorriso; anche tu ne hai bisogno.»
«E cosa dovrei fare?»
«Vuoi proteggere tutti?»
Thea annuì.
«Proteggere non è sinonimo di combattere» spiegò Clovis. «Proteggere significa difendere il sorriso di chi ti sta vicino in primo luogo; solo dopo esserci riuscita potrai avere successo anche nel difendere persone che non conosci!»
Thea osservo il liquido scuro ancora caldo nella propria tazza, riflettendo sulle parole che Clovis gli aveva detto e sulla sua precedente conversazione con Beatriz. «Ne hai ancora di cioccolata?»
«Quanta ne vuoi» fu la particolare risposta di Clovis, che suonò qualche nota e parlò cantando.
«Se ora torno alla tenda, però, ho una condizione.»
Clovis si fece attento e a Thea parve di vedere una luce divertita.
«Chiama anche gli altri, questa è la Vigilia di Natale, non posso essere l’unica a passarla in maniera spensierata.»
«Allora portiamo noi la cioccolata, tu vai da tua madre che era preoccupata per te!»
Thea ormai aveva immaginato che Clovis e Beatriz le avessero parlato sotto richiesta di sua madre, ma non poté biasimare nessuno dei tre; forse si era davvero isolata troppo nei suoi pensieri. Uitwaaiern? Certo, prendersi del tempo per schiarirsi le idee era utile alle volte, ma non era necessario far ordine nei propri pensieri da sola. Con l’aiuto dei propri amici sarebbe arrivata ancora più lontano perché lei, ormai, non doveva più sentirsi sola come in passato. Forse, dopotutto, l’Apocalisse non aveva portato solo conseguenze negative.
Quella sera, allo scoccare della mezzanotte, nella tenda di Thea e di sua madre c’erano davvero tutti o quasi. Mancava solo Jeanne, della quale non si avevano ancora notizie, ma Thea si era ripromessa di non pensarci troppo. Dentro di sé le fece gli auguri di Natale, concentrandosi poi su Clovis che aveva iniziato un concerto di Natale improvvisato con Beatriz che gli faceva da ballerina. In mano stringeva ancora la tazza di cioccolata calda, sorseggiandola evitando di scottarsi mentre fu felice di vedere i suoi amici e, soprattutto, sua madre sorridenti nonostante tutto quel che avevano passato.
Il primo Natale dell’Apocalisse, almeno per lei, non era poi andato così male alla fine.
   
 
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