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Autore: M a k o    07/01/2021    9 recensioni
• Kattomatoshipping/Akaimeshipping (Yuma/Yuya)
• Modern!AU
• Crossover con Arc-V
• Dal testo:
Yuma deglutì a fatica. «Cosa intendi dire?»
Yuya si umettò le labbra, sorridendo imbarazzato.
«Ecco…» cominciò, dondolandosi a destra e sinistra, le gote che pian piano assumevano un colorito sempre più rossiccio e le labbra un poco lucide che tremavano appena.
D'un tratto iniziò a parlare a raffica, fermandosi bruscamente solo verso la fine.
Buttò fuori tutto, senza risparmiarsi, un attimo prima che il mondo si capovolse.
Per entrambi.
• Questa storia partecipa alla Challenge “Prompt nevosi e natalizi” indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Yuma/Yuma
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Winter Collection'
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Lovely Confusion
• N.d.A. in fondo alla pagina. Buona lettura!



Lovely Confusion

Per Nao Yoshikawa



1

Yuma non capiva come mai in quel momento stesse provando certe sensazioni. Un profondo calore gli aveva invaso il petto
    (e no, non era affatto dovuto alla bevanda calda che stava distrattamente sorseggiando)
e gli occhi non potevano fare a meno di posarsi e restare immobili per infiniti attimi sull'ultima persona che era arrivata a casa di Sora quella sera: Yuya.
Yuya era entrato in scena come solo lui sapeva fare: come se, dopo essersi travestito da Babbo Natale, avesse racchiuso il sole in una sacca e, una volta poggiata a terra, lo avesse liberato lì nel salotto, portando allegria e facendo risplendere ancora di più le graziose decorazioni natalizie, le bevande e perfino gli stuzzichini
    (pareva tutto cosparso di polvere dorata).
Yuya era arrivato e si sentiva. E come sempre, brillava più dello stesso sole che aveva inavvertitamente rapito per portarlo in quel salotto colmo di persone
    (Shark e Kaito si erano momentaneamente assentati, ma nessuno ci aveva fatto caso).
Era talmente impegnato a guardarlo con lo specchio della sua anima da non essersi accorto che Yuya aveva annullato quasi del tutto la distanza tra loro, parandosi davanti a lui con un grande sorriso stampato in volto mentre con la mano sinistra gli sventolava un sacchettino davanti agli occhi
    (e che le loro iridi gemelle erano fisse le une sulle altre).
    «Yuma! Buon Natale! Pensa a un numero!» esclamò, forse non rendendosi conto della sua completa estraniazione da tutto ciò che lo circondava.
    (E Yuma non si accorse nemmeno di essersi scottato la lingua con la bevanda calda).


2

    «Uhm… quattordici?»
Yuma aveva risposto senza neanche pensare
    (e in realtà stava pensando a tutto e niente allo stesso tempo).
Il numero quattordici gli si era proiettato nella mente senza un motivo logico e lo aveva pronunciato solo per soddisfare una richiesta che evidentemente non aveva compreso. Non era certo sua intenzione distruggere la magia.
Difatti Yuya rise senza minimamente smorzare tutto il suo entusiasmo, nonostante il numero di magia fosse finito ancor prima di iniziare. «Yuma dovevi solo pensarlo, non dirlo!»
    (Oh!)
Fu in quel momento che la lingua divenne effettivamente bollente, che nel cervello gli esplosero mille petardi uno dietro l'altro e che dopo aver sbattuto diverse volte le palpebre tornò definitivamente alla realtà con un tonfo secco. E lì Yuma realizzò quanto lui e Yuya fossero estremamente vicini. E avvampò senza contegno alcuno.


3

    «Ah, scusa Yuya, io… io ero soprappensiero» ammise, grattandosi nervosamente dietro la nuca con la mano libera. Le gote erano bollenti come la sabbia nel deserto quando il sole era alto nel cielo
    (lo stesso sole che Yuya aveva portato lì, nel salotto di Sora).
Yuya si imbronciò. Per finta, era palese
    (ed era anche adorabile).
    «Avrei potuto leggerti la mente e indovinare il tuo numero» borbottò. «Per punizione potrei anche non darti questo». E sventolò ancora una volta il sacchettino davanti ai suoi occhi.
Ora che era connesso del tutto alla realtà, Yuma realizzò in un istante cosa fosse quel fagotto colorato. E il mondo gli crollò giusto un po' addosso, dato che…
    «Eh?! Non puoi farmi questo, sono i biscotti di tua madre!» piagnucolò.
Yoko Sakaki era solita cucinare dei biscotti allo zenzero, al cioccolato e alla vaniglia come regalo di Natale per tutti gli amici di Yuya. Inutile dire che Yuma ne andava matto e che quei biscotti erano uno dei motivi per i quali desiderava che fosse Natale tutti i giorni.
Yuma era conscio del fatto che Yuya stesse scherzando. Ma si trattava di cibo ed era diventata una faccenda seria.
E Yuya rise ancora una volta. Rise col cuore, sinceramente divertito dalla situazione tragicomica che si era creata. E Yuma… Yuma si innamorò ancora una volta di lui
    (anche se non lo aveva propriamente realizzato).
    «Va bene, dai, ti ho fatto penare abbastanza».
    (Non del tutto, almeno).
    «Tieni, è tutto tuo».
    (Era tanto, tanto confuso).


4

Yuya era bello. E un giorno sarebbe sicuramente diventato qualcuno. Non solo per la bellezza, ma anche – e soprattutto – per il suo talento: aveva, dalla sua parte, la meravigliosa capacità di calamitare tutta l'attenzione su di sé nel modo più genuino possibile. Yuya era un intrattenitore nato e nonostante avesse ancora tanta strada da percorrere, non era assolutamente l'ombra di suo padre, il grande Yusho Sakaki, colui che aveva ammaliato il mondo intero con la sua arte.
No, Yuya era diverso perché lui era Yuya. E aveva un modo tutto suo di mostrarsi al pubblico e di incantarlo, di fare stare bene il prossimo e di far sorridere le persone. Forse
    (anzi, sicuramente)
Yuma lo amava anche per questo. Ma era ancora tanto confuso o forse, molto più semplicemente, ammettere certe cose a se stesso ancora lo spaventava.
Eppure, al contempo, non riusciva a fare altro se non bearsi di ogni sua movenza, di catturare ogni sua sfumatura verde e rossa e perdersi nelle curve del suo sorriso.
Sora aveva invitato diverse persone, quella sera. Di quella che doveva essere una serata intima, riservata a pochi amici, erano rimasti sì e no gli strascichi: il salotto pareva una galassia colma di pianeti.
E tutti quei pianeti orbitavano intorno al loro sole: Yuya. Yuya che stava incantando con le magie, che faceva battute senza mai offendere nessuno, che era talmente impegnato a rendere felice il prossimo da essersi completamente dimenticato di tutto il bendidìo allestito sui tavoli
    (oh cielo, forse non stava poi tanto bene)
e tutto l'altrettanto bendidìo che si trovava in cucina – Sora aveva pensato proprio a tutto, in particolare ai dolciumi.
Perfino Kaito, a un certo punto, si era lasciato andare a un sorriso – lui e Shark erano tornati in salotto dopo essersi momentaneamente appartati, anche se per Yuma, troppo concentrato sul sole in miniatura che sussurrava all'anima e scaldava il cuore, erano sempre rimasti lì a punzecchiarsi come solo loro due sapevano fare.
Più osservava Yuya e più si perdeva. E più si perdeva, più il battito cardiaco accelerava. Le sue emozioni erano ridotte a un subbuglio bollente color arcobaleno e nella foga di distrarsi in qualche modo aveva quasi terminato tutti i biscotti che la signora Yoko aveva cucinato per lui. Riuscì a fermarsi in tempo, dato che voleva tenerne da parte sia per sua sorella Kari che per nonna Haru.
    (Giusto, nonna Haru).


5

    «Yuma, vai già a casa?»
    «Sì. So che è ancora presto per noi, ma nonna Haru sicuramente sarà ancora sveglia ad aspettarmi e… beh, io le ho detto di andare a dormire, ma sai come è fatta».
    «Sì, ho presente. Allora buonanotte. E grazie per essere venuto».
    «Grazie a te, Sora».
    «Yuma, aspetta! Ti accompagno a casa!»
    (Oh, cielo…)


6

Yuma era intento a fissare Yuya
    (come se già non lo avesse fatto durante tutta la serata)
mentre indossava il pesante cappotto invernale lasciato chissà dove fino a quel momento. Non capiva come mai avesse deciso di accompagnarlo, dato che quasi sicuramente aveva ancora un sacco di numeri da mostrare – e in ogni caso Yuya era anche in grado di improvvisare, quindi lo spettacolo poteva benissimo proseguire per altre due ore.
Si morse il labbro inferiore e subito dopo avvertì uno sguardo penetrante puntato su di sé. Era Shark. E lo stava guardando con un miscuglio di impazienza ed esasperazione riflesso negli occhi. Yuma ricambiò l'occhiata con un sopracciglio inarcato e se Kaito non avesse poggiato una mano sulla spalla del ragazzo per poi offrirgli un bicchiere con una bevanda fumante, molto probabilmente Shark avrebbe attraversato il salotto a grandi falcate e gli avrebbe urlato in faccia qualcosa di poco carino
    (conosceva abbastanza bene il suo migliore amico e solitamente quando era tanto nervoso – anche se in quell'occasione non capiva per cosa – sapeva essere molto irruento e diretto).
Nel momento in cui Yuya salutò Sora e tutti gli altri invitati – i quali lo salutarono a loro volta con un ultimo applauso seguito da un ultimo inchino da parte sua –, Yuma si rese effettivamente conto che da lì in poi sarebbero rimasti soli. E desiderò sprofondare.


7

    «Sai, mia madre in questi giorni ha salvato altri due cuccioli dalla strada,» gli stava spiegando Yuya con un sorriso, «e non si addormentano fino a quando non carezzo loro la testa. Sono due cagnolini e… oh…»
Si fermarono entrambi. Yuya smise di parlare e Yuma, che lo stava ascoltando, avrebbe voluto domandargli come mai. L'istinto, però, gli suggerì di non chiedere, bensì di seguire lo sguardo del ragazzo, il quale si era bloccato un attimo prima di aprire la porta. E fu lì che desiderò sprofondare ancora una volta: alla fine del lungo corridoio, dove il vociare in salotto arrivava leggermente ovattato e confuso, c'era la porta d'entrata, proprio quella che Yuya avrebbe dovuto aprire. Ma si era bloccato… perché vi era appeso del vischio.
    (Era una magia che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato).


8

    «Sono… sono assolutamente convinto che non c'era, quando sono arrivato».
Yuma si morse la lingua subito dopo. Con tutto quello che poteva dire, proprio la cosa peggiore fra tutte doveva uscire dalle sue labbra? Come se intendesse: prima non c'era e per quanto mi riguarda non c'è neanche ora.
Ma era l'esatto opposto: il vischio c'era e Yuma lo percepiva con ogni cellula del corpo – con le labbra tremanti in particolar modo.
    «Questa sì che è una magia!» esclamò Yuya come se niente fosse, genuinamente sorpreso da quella romantica presenza. «Nemmeno quando sono arrivato io c'era…»
E si fece improvvisamente pensieroso, abbassando un poco lo sguardo. «Sarà forse un segno?» sussurrò, la mente persa chissà dove.
    (Un segno?)
Yuma deglutì a fatica. «Cosa intendi dire?»
Yuya si umettò le labbra, sorridendo imbarazzato. «Ecco…» cominciò, dondolandosi a destra e sinistra, le gote che pian piano assumevano un colorito sempre più rossiccio e le labbra un poco lucide che tremavano appena. D'un tratto iniziò a parlare a raffica, fermandosi bruscamente solo verso la fine. Buttò fuori tutto, senza risparmiarsi, un attimo prima che il mondo si capovolse.
    (Per entrambi).


9

    («Vedi, ho trascorso l'intera settimana a ingegnarmi sul modo migliore per far comparire un vischio sopra di noi all'improvviso, proprio come se fosse una magia. Ci ho provato – cavolo se ci ho provato! –, ma non ero per niente soddisfatto. Così ho pensato di… di sorprenderti nella maniera più normale possibile, mentre ti accompagnavo a casa. Immaginavo avresti lasciato la festa prima per nonna Haru – salutamela! – e dato che anche io avrei fatto lo stesso per i cuccioli… insomma, quale occasione migliore? Il fatto è che ci conosciamo dalle elementari e siamo sempre stati ottimi amici. E ti dirò, alcune volte mi domandavo perché Shark e non io. Cioè, volevo essere io il tuo migliore amico. Ma poi ho capito che non era questo, era… molto di più. Penso di averlo realizzato alle medie e ora siamo alle superiori, come vola il tempo! E… beh, hai capito, no? O forse ho parlato troppo in fretta? Senti Yuma, lascia perdere– cioè no, nel senso… oh insomma, non so nemmeno cosa ne pensi tu! E forse dovrei chiedertelo prima di–»)
    (Yuma lo interruppe nel modo più naturale possibile).
    (Con un bacio).

10

Di ciò che Yuya gli aveva detto, doveva essere onesto, aveva afferrato ben poco. Ma il senso generale lo aveva colto. E mentre lui era sempre stato tanto confuso, Yuya era sempre stato tanto sicuro sui suoi sentimenti. Nonostante l'imbarazzo e la paura, Yuya aveva ammesso a se stesso già da molto tempo ciò che provava.
Yuma era arrivato all'ultimo, ma nel giro di poco aveva compiuto un enorme passo in avanti. Forse sarebbe stato un po' troppo pretenzioso spingersi oltre già con quel bacio
    (le loro labbra erano semplicemente premute le une sulle altre)
ma nel momento in cui Yuya lo strinse forte a sé e schiuse le labbra, Yuma si sentì libero. E allora approfondì quel contatto nella maniera più passionale e al contempo impacciata che tanto lo rendeva lui.
    (Che tanto li rendeva loro).


11

Yuma non sapeva come fosse apparso quel vischio e probabilmente scoprire la verità a riguardo lo avrebbe sconvolto
    (giusto un po', nulla di che… forse).
Libero da ogni pressione se non quella delle labbra di Yuya che premevano sulle sue, decise di credere ciecamente nella magia.
E baciare la persona che amava era la magia più bella del mondo.



N.d.A.

Prompt Giardino: X si trova per caso sotto il vischio con Y, e Y non ha idea di ciò che provi… [3]
(Molto probabilmente il prompt è andato un po' dove gli pare, ma in ogni caso spero di averlo sviluppato bene)

È la primissima volta che scrivo di un bacio tra Yuma e Yuya e sto spargendo cuoricini per tutta casa.
E il loro primo bacio è esattamente come l'ho sempre immaginato: dolce, molto impacciato e “causato” da una situazione inaspettata.
Spero sia piaciuto anche a voi.
Ad ogni modo, penso siano abbastanza palesi gli artefici di tutto questo… ma avrò modo di raccontare anche di loro, infatti nei prossimi giorni pubblicherò una OS collegata a questa con protagonisti gli altri due.

Giusto una curiosità: il numero 14, quello che Yuma pronuncia a caso, in realtà è una scelta “ponderata”, nel senso che senza neanche saperlo, tra tutti i numeri, ha pensato proprio a quello associato all'amore.
Ho letto un articolo tempo fa in cui vi era scritto che è la media di incontri che ci vogliono prima di poter dire di avere un rapporto d'amore col partner, ma sono giusto curiosità, ecco.

Per quanto riguarda la storia in generale, in questa AU ho immaginato che Yuya desideri entrare nel mondo dello spettacolo proprio come ha fatto suo padre – nel canon tutto questo è basato sui Duelli di Intrattenimento che qui ho escluso, ma sempre di spettacolo si tratta.

Poi, è canon il fatto che la madre di Yuya sia solita adottare un sacco di animali, in particolare cani e (se non ricordo male) gatti.
Ma per i cani confermo assolutamente.

Sora è un personaggio di Arc-V e il fatto che abbia una grande casa e che sia solito organizzare feste è un mio personalissimo Headcanon, soprattutto nelle AU – e non so nemmeno il perché, ma ce lo vedo proprio.

Ammetto che dovrei fare un bel re-watch di ZEXAL, ma in ogni caso penso che sia proprio da nonna Haru restare sveglia ad aspettare Yuma, quindi ho pensato di inserire questa cosa come “pretesto” per mandare Yuma a casa presto – anche se mi sa che arriverà tardi comunque, visto come si è conclusa (o forse è iniziata?) la serata per lui e Yuya.

Nella speranza che questa storia sia stata di vostro gradimento, vi ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.
Come ho scritto all'inizio, la dedico a Nao Yoshikawa perché sì, perché per me ogni occasione è buona per dedicarle una storia e perché non avrebbe mai dovuto dire che le è partita la ship per questi due ciccini adorabili dato che ha letteralmente liberato un mostro, ew.
Scherzi a parte, spero che ti/vi sia piaciuta *^*

Ame
   
 
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