Mi
sveglio di soprassalto mettendomi seduto sul letto cercando di
riprendere un respiro regolare, cosa che non è facile, sembra che
abbia deciso di far gli affari suoi.
Guardo
quel meraviglioso corpo d’ebano steso accanto a me, sembra scolpito
da quanto è bello.
Per
non infastidirlo mi alzo e mi dirigo in bagno chiudendomi dentro, non
voglio che qualche mio rumore lo svegli, in primis non voglio essere
obbligato a dargli spiegazioni, ma sopratutto odia essere disturbato
specialmente quando dorme.
Con
fatica calmo il respiro potendo tornare a letto, ma ahimè il sonno
mi ha abbandonato la mia natura mannara mi si ritorce contro in
questi casi.
Aggiusto
i cuscini e mi metto a guardare il soffitto mentre la mia testa torna
a pensare al motivo del brusco risveglio.
Ah
già ora ricordo, mi passo una mano sul viso seguendo la X, ricordo
quando me la fece.
Mi
sembra di sentire nuovamente ogni dolore provocato da quello scontro,
la mia furia animale non è bastata a fermarlo e vincere quello
scontro.
Ricordo
la frase che disse prima di schiacciarmi a terra <<”La testa
batte l’animale”>>
Subito
dopo mi hai marchiato, sento ancora il dolore di quelle lame sulla
mia pelle e ricordo quel ghigno soddisfatto del suo operato, poi il
buio devo essere svenuto non ricordo altro di quei momenti.
Però
da quel giorno non ho mai lasciato il suo fianco, ho giurato di non
farlo.
Con
questi pensieri le ore son volate, vedo che si muove fra pochi
istanti aprirà quelle cascate d’ambra che sono i suoi occhi, tutte
le volte mi ci perdo.
Aspetto
che sia sveglio per dargli il buongiorno, come risposta ottengo un
mugolio imprecisato.
Mi
alzo e mi metto la divisa rabbrividendo al freddo contatto con la
pelle con cui è fatta.
Ormai
la routine mattutina è sempre uguale: mi sveglio, mi vesto, vado a
prendere la colazione e ascolto i compiti.
Anche
oggi faccio così, ricordandomi che oggi è giornata d’allenamento
mentre faccio colazione assieme a lui.
<<”Cosa
c’è in programma oggi?”>> mi chiedi con la voce ancora
assonnata.
<<”Ci
sarebbe l’allenamento sir.”>> ti vedo annuire, è difficile
sentirti parlare di mattina.
Raccolgo
tutta la roba della colazione e sento nuovamente la tua voce <<”va
a preparare la sala d’allenamento ti raggiungo più tardi.”>>
Io
annuisco semplicemente uscendo da camera, prima tappa la cucina e
seconda la palestra che preparo accendendo il riscaldamento.
Dopo
poco lo vedo entrare e chiudersi la porta alle spalle bloccandola e
tutto questo non mi piace affatto, sento il mannaro ringhiare come se
mi dicesse di far attenzione.
Chiudo
per un attimo gli occhi rilassando ogni muscolo, non devo e non
voglio esser teso.
<<”Sei
pronto?”>> riapro gli occhi alla fine della sua frase, sento
che i denti sono più appuntiti e la vista è migliorata, il mannaro
ha completamente preso il posto della parte razionale.
Nessun
segno, nessuna parola il nostro allenamento ha inizio, nessuno di noi
vuol perdere.
Non
so per quanto andiamo avanti prima di ritrovarci con ferite
importanti, più il dolore aumenta più il mannaro ringhia, la mia
testa è in confusione.
Colpo,
parata, altro colpo, dolore.
Stiamo
danzando così da un po', sento la stanchezza ma non voglio
arrendermi, non posso distarmi.
Stavolta
parto io per primo ferendolo al braccio, bene sono riuscito a
colpirlo.
Chiudo
per pochi secondi gli occhi facendo così un pessimo errore, quando
li apro non lo trovo più al posto di prima.
Un
dolore lancinante al fianco mi fa capire dove si trova, il mannaro
adesso è infuriato, lascio la claymore e mi metto a quattro zampe
ringhiando.
Vedo
un impercettibile fremito di paura scorrere nei suoi occhi, ma io non
riesco a trattenermi, più sento dolore più mi infurio e questo
potrebbe andare a mio svantaggio.
Per
un attimo interminabile ci fissiamo negli occhi prima di sferrare
l’ultimo attacco, il mio corpo non regge e finisco k.o.
Mi
rintano in un angolo proprio come fa un animale ferito, mentre il
sangue scorre e macchia la mia divisa.
Vedo
che cammina verso di me, io mi rintano ma via via che si avvicina mi
accorgo di non aver vie di fuga.
Un
ringhio sottomesso esce dalla mia bocca quando avvicina
pericolosamente le lame al mio collo.
Ecco
di nuovo quel ghigno, dopotutto mi ha nuovamente battuto.
<<”Anche
per stavolta ho avuto la meglio”>> odio quando usi questa
voce per schernirmi.
Ti
godi del tuo risultato, so che ti piace vedermi nell’angolo
sconfitto, fai rientrare le lame e ti allontani andandoti a sedere,
io non ti tolgo gli occhi di dosso.
<<”Vieni
qui”>> mi ordini, ma io non mi sento sicuro <<”adesso”>>
la tua voce si è indurita, mi faccio coraggio e obbedisco al tuo
ordine.
Appena
ti raggiungo mi stendo ai tuoi piedi, il mannaro per adesso è calmo,
anche se direi che è sconfitto.
Sento
una tua mano accarezzarmi i capelli prima di tirarli facendomi alzare
a forza la testa.
<<”Riprenditi,
non abbiamo finito”>> spalanco gli occhi a quelle parole, nel
mentre hai lasciato la presa.
Pochi
minuti dopo ti alzo ordinandomi di farlo, io eseguo subito.
Ti
allontani da me estraendo le lame, io chiudo gli occhi sentendo
nuovamente fuori gli occhi e denti e via si riparte in questa danza
quasi mortale.