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Autore: paige95    11/01/2021    7 recensioni
Berlino 1975
Uno scambio di lettere e pochi fugaci incontri tengono viva la relazione tra Mark Flores, un giovane soldato tedesco originario del Mississipi che vive nella Germania Ovest (sotto il dominio americano) e Isabel Keller, una giovane tedesca che risiede nella Germania Est (sotto il dominio sovietico).
Mark è appena rientrato dal Vietnam, dove ha trascorso l'ultimo anno di guerra accanto ai suoi compatrioti americani.
I due vivono lo spietato conflitto di ideologie che si fa largo con la Guerra Fredda e da cui il loro amore viene irrimediabilmente influenzato.
[missing moment della mia long Congiunzione astrale, ma la trama è comprensibile anche senza la lettura di quest'ultima]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
- Questa storia fa parte della serie 'Destino'
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Macchie di sangue innocente - segni di amori (im)puri

 
 






 

A Bloody Wolf per aver preso a cuore questi personaggi, sostenerli, comprenderli e per supportarmi, anche nei momenti più bui.
A Star_Rover per avermi fatta innamorare della Storia, aver smascherato il cuore duro del generale Flores e per darmi fiducia sempre.


 



Berlino Ovest, maggio 1975
 

Ti ho vista oltre la breccia nel Muro, ma chi sono io per desiderarti? Siamo solo piccole anime in cerca di libertà, della libertà di ottenere ciò che desideriamo e non importa quanto lontano sia l'oggetto del nostro desiderio, noi lo pretendiamo e basta. Ti pretendo e non perché tu mi sia vietata, ti esigo perché il mondo intorno a noi é meno grigio con te accanto. 
Cara amica, ti ho vista oltre la Cortina di Ferro, chiacchieravi con un paio di ragazze. Loro - almeno loro - sanno di noi? O stai mantenendo il segreto, come fossimo criminali e fuggitivi? Ci nascondiamo, è vero, ma non abbiamo nulla di cui vergognarci.
Amica cara.
Amore mio.
Isabel.
Oltre l’amarezza di saperti costretta lontana da me, resta il tuo nome e i ricordi che esso accompagna.
Mi manchi.
Sono rientrato pochi giorni fa dal Vietnam, ma lo sai già. Ti ho vista, mi stavi aspettando e non hai osato avvicinarti a me. Quando ci vediamo? Ho voglia di abbracciarti. Dimmi solo ora e luogo e corro da te, ti raggiungo dall’altra parte del Muro, trovo un modo, riusciamo sempre.
Abbiamo vinto, gli Stati Uniti hanno vinto. Hai letto i quotidiani? Cosa abbiamo vinto, Isabel? Siamo miseri di cuore e non può esserci una vittoria dopo gli orrori che abbiamo compiuto.
Te lo confesso, al mio ritorno ho sperato di trovare un’altra Berlino, unita, e di poterti amare liberamente. Era solo un sogno, un'illusione. Non avrei mai potuto trovare la pace spostandomi da una guerra all'altra - il conflitto silenzioso che avevo lasciato alle spalle quando sono partito.
Per quanto tempo ancora dovrò sperare che il suono del pianoforte inondi la mia mente e la distolga da una socialista come te?
Ti amo, Isabel, e nemmeno l'America potrà impedirmelo.

 

Berlino Est, maggio 1975
 

Mio dolce soldato, sei vivo e stai bene, non oserei chiedere di più.
Ho seguito - ti ho seguito - gli eventi di questi ultimi mesi. Arrivano notizie contrastanti, non riusciamo a capire cosa sia successo davvero in Vietnam. Qualunque cosa tu abbia commesso, amore mio, resti un uomo buono ed integro.
Non sento più il peso del Muro, ora so che tu sei dall’altra parte e mi infondi sicurezza.
Mark, non oltrepassare la Cortina, ti raggiungo io. Ci rifugiamo nella nostra soffitta, finché la Guerra non sarà terminata. 
Mi manchi.
Ti desidero anche io, non dovrei, ma ti desidero, voglio solo te al mio fianco. 
Desidero sfiorare i tuoi occhi. Non potrei mai dimenticarli.
Mi parli di libertà. È censurata ogni forma di libertà, non ricordi? Siamo solo liberi di respirare e soffrire. 
Ci condanneranno, censureranno la nostra corrispondenza e il nostro amore. Non accadrà prima di averti amato fino al mio ultimo respiro.
I sovietici non mi avranno mai, resto tua e tua soltanto.


PS quando mi insegni a suonare quel benedetto pianoforte? 

 

◦•●◉✿✿◉●•◦

 

Berlino Ovest, febbraio 1981
 

Sei scappata allo scoccare della mezzanotte. Avevi fretta? Come potrei non capirti.
Hai paura? Io ne ho tanta per te. Rischi troppo al mio fianco ed io non sono abbastanza egoista da consentirlo, ora, a mente lucida, dopo averti amata stanotte con tutto me stesso.
Ho i pensieri in subbuglio, Isabel. Sono ancora in soffitta, il nostro letto è disfatto, l’aria è leggera solo dopo essere passata tu. Non vedo alcun orizzonte davanti a noi, non scorgo la prospettiva di un futuro insieme, ma davanti al mio sguardo ci sono solo il tuo volto e tutte le certezze che sai donarmi. Dovresti bastarmi, dovrei lasciare che mi basti ciò che abbiamo "qui ed ora", eppure non è nella natura umana smettere di sognare. Non smetterò mai di pensare a come sarebbe il nostro futuro, a come saremmo io e te lontani da ciò che resta di Berlino, a come sarebbe vivere ogni santo giorno sotto lo stesso tetto. Non mi basta una misera mansarda dove nascondermi se voglio osare anche solo sfiorarti le labbra.
 È il nostro rifugio di segreti, di ricordi dolci e appassionati, è l'unica vita che ci è consentita vivere insieme. Non riesco a rassegnarmi, altri stanno decidendo per noi, stanno ponendo vincoli al nostro cuore, al nostro desiderio. Mi stanno trattenendo e con funi coercitive mi tengono lontano dall'unica donna che io abbia mai amato e che si trova però dalla parte sbagliata del mondo.
Non voglio più nascondermi, se resisto, se nego qualunque relazione con te, è solo per salvarti. Non ti voglio compromettere in alcun modo, rischi fin troppo ad oltrepassare la Cortina per raggiungermi.
Quando ci rivedremo, amore? Quando trascorreremo un’altra notte così nostra, così libera? Spero non rimanga un altro amaro sogno, l'ennesimo.
Manchi tanto e troppo spesso.

 

Berlino Est, febbraio 1981
 

Un soldato tedesco di origini americane che ama una tedesca filosocialista? 
Non suona bene per il resto del mondo, ma è poesia per noi. 
Mi hai regalato una notte luminosa, Mark, una delle tante notti che sai accendere solo tu. 
Non so se ci rivedremo e temo che il ricordo di questa notte dovrà bastarci per qualche giorno. Chiudono i passaggi per impedirci di uscire, ma non mi fermeranno a lungo. Ti rivedrò, lo so, forse sarà solo un riflesso, ma tornerai nella mia mente, tornerai a rifletterti nel mio sguardo.

 

 ◦•●◉✿✿◉●•◦

 

Berlino Ovest, 6 gennaio 1985

 

È il quarto foglio che strappo. Non riesco più a parlare da ieri, ho esaurito la voce per riportarti da me, posso solo scrivere. Ne ho bisogno, Isabel, ho necessità di scriverti ancora. 
Non ti ho protetta e dannato io sia. Io sia maledetto se questo non era tra le mie priorità. 
Ti ho chiamata, Isabel, ti ho invocata centinaia di volte. Non mi hai più risposto. 
Non mi basta sapere che mi ami, questo non ti riporterà da me. Mi hai sorriso mentre morivi. Cosa significa? Non ti penti di nulla? 
Isabel, non posso sopravviverti, non può essermi concesso, è troppo per me, lo capisci? 
Ho sperato che il mio abbraccio ti tenesse ancora una volta al caldo. Per l'ultima volta, ho provato a farti sentire amata. È per questo che mi sorridevi, mentre le labbra che ho baciato centinaia di volte diventavano cianotiche per il freddo e la morte? 
Ti ha strappata dalle mie braccia tuo fratello, io non sono riuscito ad allontanarmi dal tuo corpo. Per me eri ancora viva, non era troppo tardi per noi. Sentivo ancora il tuo respiro, forse era solo un ricordo, forse lo porto dentro di me anche ora che sono ormai solo. 
Non mi capacito come sia potuto succedere. Avrei dovuto portarti via, sì, sfondare il muro, prendere insieme il primo treno e andare via. Non importava dove, ma avremmo dovuto dimenticare la Germania, gli Stati Uniti d'America e l'Urss, per sempre e mai avremmo dovuto avere la tentazione di voltarci indietro verso le nostre famiglie. 
Ti avevo appena chiesto di sposarmi. Ti avrei sposata, Isabel, in qualunque posto della Terra, in qualunque luogo ci avessero accolto e avessero accettato il nostro amore. Ti avevo donato questo anello, proprio ieri. Eri uscita da casa mia commossa, trattenevi a stento le lacrime, ti sei trattenuta dall'urlare al mondo che, a Dio piacendo, saresti un giorno diventata mia moglie, che saresti diventata la signora Flores. Ho gridato io al tuo posto. Non ho capito subito da dove provenissero gli spari e nemmeno a chi fossero destinati. L'ho letto nel tuo sguardo, i tuoi vestiti pesanti si sono macchiati rapidamente di rosso. Ricordo nitidi quegli attimi, anche se sembrano già così lontani. Sembri già troppo lontana, Isabel, e stavolta non ho modo di rimediare alla lontananza, non posso più raggiungerti. 
Non mi hai chiesto aiuto, non lo avresti mai fatto, ma io sono corso in tuo soccorso. La neve e le mie braccia hanno attutito la caduta. Mi fissavi come se volessi imprimere la mia immagine per sempre in memoria. Tremavi ed io ero inerme. Tremavo con te, ero terrorizzato, non ho mai avuto così tanta paura. Mi hai sussurrato di amarmi, vedo ancora il tuo sorriso innamorato che si dipinge sulle labbra, è marchiato a fuoco nella mia mente e lì resterà fino all'ultimo giorno della mia infelice vita. 
Sei morta serena, nonostante la tua morte sia stata violenta. Ti sei spenta come la candela più luminosa, senza rumore. Non hai smesso di sentirti amata, lo so, l'ho letto nei tuoi occhi prima che si chiudessero. 
La tua adorata neve si è macchiata del tuo stesso sangue, io mi sono macchiato del tuo sangue.  Amore, il tuo unico peccato è stato amarmi ed io non valgo quanto la tua vita. Il mio grande peccato è stato non capire quanto amarmi ti avrebbe condannata alla punizione peggiore, la più crudele: la pena capitale.
Aveva ragione mia madre, "finché c'è vita, c'è ancora speranza", ma ora che la vita che rappresentavi per me non c'è più io cosa faccio? 
Sono un soldato e ho lasciato che mi trovassero disarmato. Sono un inutile militare se non sono riuscito a proteggere le persone a me più care. Sento di aver premuto io stesso il grilletto di quel fucile, la tua morte pesa su di me. 
Non parlo né piango da ieri. Appena riuscirò, griderò al mondo quanto io sia stato sciocco. Isabel, a cosa è servito nascondersi? A cosa è servito stare lontani e soffrire? L'epilogo sarebbe stato identico. 
Avrebbero potuto sparare a me, hanno mancato la mira di poco oppure avrebbero potuto riservarmi almeno uno dei tre colpi. Canaglie. Non mi sono avventato contro il tuo assassino solo perché ti ho promesso che non avrei più preso parte ad una guerra. 
È sempre stato una bussola il nostro amore, mi ha sempre riportato a casa, anche quando non riuscivo più a riconoscerla. Non vedo più niente di fronte a me, sono disorientato e confuso. Non vedo alcun effimero futuro senza di te, non sogno più. 
Isabel, non è possibile che tu te ne sia andata. È impossibile che i nostri sforzi siano stati vani. 
Tuo padre mi accusa ti averti amata troppo. Buon uomo, ha ragione! Tua madre mi consola come un figlio e intanto si sgretola ora dopo ora. 
Il tuo sangue sotto le mie unghie non andrà più via. Ho paura, Isabel, che invece i ricordi svaniscano giorno dopo giorno troppo in fretta. 
Ti prego, non mi lasciare, amore, non te ne andare. Se avessi potuto scegliere, so che non lo avresti mai fatto. 
Isabel, te ne prego, aspettiamo insieme la primavera. Arriverà, ne sono certo, non può l'inverno durare in eterno. 
A chi spedirò queste parole? Da chi correrà il garzone che teneva viva la nostra corrispondenza? 
Vedi? Dimentico già che questa lettera non avrà mai una risposta. Tu non ci sei più. 

 

Sempre tuo per l'eternità, 
Mark

 

PS ti insegneranno gli angeli a suonare. 


◦•●◉✿✿◉●•◦

 

                                        Berlino, 9 novembre 1989
 

Il Campo Santo era deserto, i defunti riposavano in solitudine, alcuna preghiera stava accompagnando il loro sonno. Vi era solo Mark e il suo respiro pesante risuonava attraverso lo spiazzo isolato del cimitero. Un unico soldato aveva avuto il pensiero di ricordare i caduti della Guerra Fredda che giungeva ormai al termine. I giornali riportavano parole di speranza e di pace. Uno dei momenti simbolici della tregua stipulata si stava consumando in quella serena giornata di quasi metà novembre. 
Si intravedevano i contorni del futuro, erano sempre più definiti, eppure Mark continuava a fare i conti con il suo passato. Non avrebbe potuto trascorrere quel giorno tanto atteso lontano da lei. Risuonavano colpi trionfanti alle sue spalle, provenivano dal confine tra la Germania Est e la Germania Ovest, limite che a breve non sarebbe più esistito. Era questione di poche ore e anni di sacrifici sarebbero stati cancellati nell'atto di un semplice crollo, quando il muro si sarebbe accartocciato su se stesso, demolendo parte della loro giovinezza. Giovani stanchi e affamati
 di amore stavano squarciando il muro con spranghe e martelli.
Mark non voleva cancellare nemmeno un anno del suo vissuto personale, continuava a non esserci alcuna prospettiva per lui all'orizzonte, men che meno la speranza di un nuovo amore.
N
on si trovava sotto il Muro tanto odiato, maledetto, dannato, non stava contribuendo a ricordare quel giorno nei libri di storia. Era accanto ad Isabel, come si erano ripromessi di fare, se mai fosse giunto quel momento si erano promessi di bearsene insieme. 
Le numerose lettere che l'uomo le aveva lasciato nel corso degli anni erano ormai umide di pioggia, brina, nebbia. Le scritte si leggevano appena, ma lui le ricordava tutte, pensava ancora ogni singola riga che aveva scritto. Sperava che in qualche modo qualcuno le avesse recapitate ad Isabel.
«Splende il sole su Berlino, amore. Il  nostro giorno è arrivato»
Posò un bacio sulla foto, sul viso che tanto amava e che non aveva dimenticato. Sfiorò il suo nome con accortezza, come se le lettere e i numeri in rilievo fossero stati forgiati d'oro. 
 

Isabel Keller
4/03/1954 - 5/01/1985


Un sorriso commosso si dipinse sulle labbra di Mark. Il frastuono del muro che collassava su se stesso era ovattato dai ricordi. 
Era finita. La Guerra Fredda era finita davvero e senza colei che viveva per poter vedere l'alba di quel giorno


Berlino, 5 gennaio 2018

 

Da anni ormai Mark aveva deciso di lasciare la Germania, la pace costruita a Berlino non corrispondeva a quella che serbava nel cuore. Era tornato negli Stati Uniti, nella patria dei suoi genitori nella speranza che i territori americani potessero quietare la sua anima. Non aveva avuto molto successo il suo trasferimento.
Mancavano poco meno di settantadue ore alla partenza per l'Afghanistan e il generale Flores si trovava molto lontano dalle vaste distese del Mississipi. Era tornato a Berlino, dove la sua vita era iniziata e si era spenta. 
Ormai all'alba dei sessant'anni, rimise piede con rispetto 
nella soffitta che aveva visto nascere il loro amore. Tolse il cappello varcando la porta marcia e con un gesto da militare veterano lo portò sotto l'avambraccio. 
Ritrovarsi tra quelle mura gli fece meglio di quanto riuscisse ad ammettere a se stesso. Non ricordava più per quale ragione avesse deciso di andarsene. Lei non era solo i resti che si trovavano al Campo Santo, lei era in ognidove in quella stanza: nella brezza gelida e leggera che filtrava attraverso la finestrella priva di un riparo, nel materasso gonfio di acari, nei tasti del pianoforte alzati e ingialliti. Le risate di Isabel rimbombavano attraverso le pareti vuote, la sentì urlare il  che avrebbe suggellato il loro amore e che di fatto lo aveva reso indissolubile. Rivisse ogni battito, ogni respiro, ogni atto di puro amore, consumato all'ombra dei loro corpi.
Sfiorò i tasti rotti del pianoforte come sapeva toccarli solo lei da inesperta e volenterosa allieva. Li suonò con la punta di un paio di dita e con il pensiero rivolto al cielo, ma la melodia era stridente e ciò servì a ricordargli quanto tempo fosse trascorso da allora.
Nulla era mutato nella vita di Mark, era solo e viveva del pensiero della sua Isabel. In fondo era cambiato tutto, in trentatré anni di lutto aveva trasgredito più volte alla promessa rivolta all'amata, si stava dirigendo per l'ennesima volta a Kabul.
Prima di uscire dalla stanza e riemergere dal passato, indossò il cappello e rivolse un saluto a Isabel sfiorando la visiera.

La guerra personale del generale Flores era iniziata con l'assassinio di Isabel, proseguiva da anni e si sarebbe placata solo dopo aver portato a termine con successo il conflitto che stava dilaniando il Medio Oriente da poco meno di due decenni. Giovò alla sua anima tornare in quel luogo appena prima di essere sommerso dall'ennesima guerra, davanti alla quale lui non si era mai tirato indietro. Lei portava il merito del soldato che era diventato, nel bene e nel male Isabel aveva influito sulla sua esistenza.
 


Buonasera, cari lettori e care lettrici! 

Avevo voglia di pubblicare in questa sezione e per farlo ho recuperato due miei personaggi originali tratti da Congiunzione astrale, una storia ben più ampia in cui loro sono personaggi secondari e ambientata nell'arco temporale proprio dopo questa one-shot.
Non mi resta che ringraziarvi di cuore per essere giunti fino alla fine di questa lettura, mi rendo conto non sia una lettura leggerissima, quindi chiunque sia giunto a leggere queste note ha un cuore fortissimo <3

Una abbraccio grande
-Vale

   
 
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