Per Cress,
Solo
un rimpianto
«Avrei
creduto che ti saresti vergognato a farti superare in tutti gli esami
da una
ragazza di una famiglia di Babbani!»
Le parole piene
di
disappunto di suo padre sono un rimbombo nelle orecchie.
Non è
colpa sua. La predilezione
degli insegnanti per la Granger è inspiegabile, non
è poi così brava! Ma suo
padre non vuole sentir ragioni, e allora dovrà sconfiggerla.
Hermione Granger
diviene
l’obiettivo da superare, un pensiero fisso. Non deve
lasciarsi battere, non
più.
«Almeno
nessuno dei Grifondoro si è dovuto comprare
l’ammissione. Loro sono stati
scelti per il talento».
Quando la
Granger osa
addirittura provocarlo e Draco non riesce a trovare una buona replica,
la furia
l’acceca e la parola trova spontanea la via. Sanguesporco,
la chiama –
lo è.
Non ha bisogno
di
risponderle, perché lei in fondo non ha alcun diritto di
parlargli. Ottenere
buoni voti deve averle fatto montare la testa, ma lui non ci
cascherà più.
Hermione Granger non
è nulla, solo una ragazza inferiore.
«Non
osare mai più dire che Hagrid è patetico, tu,
mostro... tu, razza di brutto...»
La guancia gli
brucia
ancora, continua a sentire il tocco scottante di quella
mano.
Non ha solo
osato
schiaffeggiarlo, l’ha poi minacciato con la bacchetta. Draco
si è ritirato,
perché non è stupido: anche se finge
d’ignorarla, conosce l’abilità della
rivale.
Hermione Granger è
irritante e imprevedibile, oltre che inferiore. La pensa spesso,
perché la
detesta.
«Ucciderai
Albus Silente, o morirai».
I pensieri di
Draco sono una
spirale negativa attorno a quel singolo ordine. L’assenza di
suo padre, il
dolore di sua madre, il Marchio Nero sul suo braccio e la
consapevolezza di un
fallimento inevitabile. In mezzo al groviglio confuso, si fa strada un
pensiero
diverso – qualcuno che un tempo richiedeva la sua attenzione.
Hermione Granger.
Ha sempre
creduto di doverla
superare, ma ora capisce che dovrebbe imitarla.
Odia
ammetterselo, ma se c’è
qualcuno a Hogwarts in grado di aiutarlo con il suo compito quella
è
probabilmente lei. La userà – senza che
lo sappia. L’osserverà, come ha
già
fatto. Imparerà.
Monete.
Il ricordo
arriva
improvviso, accanto al volto insopportabilmente sorridente della
Sanguesporco.
Non erano proprio delle monete false il mezzo usato dal gruppo di
Potter per
comunicare l’anno prima? Se avesse un complice… non
proprio volontario…
fuori da Hogwarts, potrebbe comunicarci così, senza
rischiare d’essere
intercettato.
Trovare
informazioni
sull’incanto Proteus è facile. Draco fa una
smorfia: è un incanto di livello
M.A.G.O., scopre, ma lei l’ha padroneggiato durante il quinto
anno.
Lo
farà anche lui. Ne è in
grado; deve esserlo.
Superare
– raggiungere
– la Granger non è più una stupida
sfida.
«Ho
preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla
sporca mezzosangue Granger,
l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere
le pozioni…»
«Sì...
sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto
sul Profeta! Guarda,
Draco, non è quella Granger?»
Draco,
riluttante, fissa Hermione
Granger e pensa che sono passati mesi dall’ultima
volta che l’ha vista,
sicuramente di più dall’ultima che l’ha
guardata davvero.
È
terrorizzato. Lei non
dovrebbe essere lì, nessuno di loro dovrebbe.
Anche lei sembra
terrorizzata;
forse è la prima volta che la vede così, realizza
d’un tratto. Ma non è
divertito, no – affatto. Non è più un
ragazzino che si diverte a prendere in
giro e rimettere al loro posto gli altri, no – è
un uomo in guerra. O dovrebbe
esserlo.
Sua madre
– no, tutta la
stanza – attende la sua risposta. Non può
tergiversare, né negare oltre.
Vorrebbe poter scappare lontano; distoglie lo sguardo dalla rivale
divenuta nemica.
«Io...
forse... sì».
«Chiamo
a testimoniare Hermione Granger».
Dovere la vita a
Potter è
una cosa, ma dover essere grato a lui e Hermione Granger
per aver
testimoniato in suo favore al processo gli sembra una beffa del destino.
Quando, mesi
dopo il
processo, la rivede a Diagon Alley, Draco si trova – di
nuovo, con lei –
a corto di parole. Passerebbe oltre senza dire niente, in effetti, se
non fosse
che si è fermato e così ha fatto lei. Sono
immobili, uno di fronte all’altro,
in mezzo a una via poco affollata. Non può scappare neanche
questa volta.
«Granger».
Accenna un
saluto. Ha cercato di suonare sicuro, spera di esserci riuscito.
«Malfoy»
replica lei,
sostenendo il suo sguardo senza un’ombra sul volto. Non lo
teme – non l’ha
mai temuto. Lui, invece?
«Hai
testimoniato per me»
dice, sforzandosi di mantenere il contatto.
«Grazie» mormora con difficoltà.
Non sa se gli è mai pesato tanto pronunciare una parola.
Vede la sorpresa
balenare
negli occhi di Hermione Granger, che non è più
sua nemica ma non sa allora bene
cosa sia. È un attimo; la donna annuisce, senza commentare,
e con un ultimo
cenno di saluto riprende la sua strada.
Draco
l’osserva
allontanarsi, ed è allora che lo colpisce un pensiero: l’ha
sempre osservata.
Da vicino, da lontano, per schernire o per imparare: in un modo o
nell’altro,
le ha prestato attenzione. Ma lei?
Lo sguardo fisso
sulla sua
schiena, pensa che l’attimo di maggior contatto tra loro
è stato con tutta
probabilità uno schiaffo.
«Papà,
quello è…?»
Voltarsi per
seguire lo
sguardo del figlio è istintivo, ma non è su
Potter che si ferma il suo. Accanto
a Potter, vicino a Weasley, c’è Hermione
Granger. È con i figli – come
lui.
L’ha
osservata per anni, ma
non ha cambiato nulla. Hanno percorso binari paralleli
dall’inizio: si sono
sfiorati, a volte, ma incrociarsi davvero è risultato
impossibile. Draco ha
capito di volere di più, da lei, quand’era
già troppo tardi.
Si riscuote,
notando che ora
il trio di eroi guarda nella sua direzione. I suoi occhi incontrano per
un
attimo quelli della donna. Saluta, brusco, e si volta. Poggia una mano
sulla
spalla di Scorpius, sorride a sua moglie.
Ha una famiglia
ora, e la
ama – non è solo.
Hermione Granger
è solo uno
dei tanti rimpianti.