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Autore: Fenrir_23    15/01/2021    4 recensioni
Rin sospirava spesso e altrettanto spesso i suoi grandi occhi castani erano velati da una sorta di tristezza.
Sesshomaru non conosceva quel tipo di amore, eppure, forse, era riuscito ad intuirlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaede, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutti i Fans della coppia che sono rinati a distanza di anni con YashaHime e, nonostante tutto il tempo passato, sono più carichi che mai ... buona lettura!



Quando Rin l’ aveva fissato con le labbra curvate in un insolito broncio, gli occhi sgranati che si riempivano di lacrime e si era alzata di scatto scappando via, Sesshomaru era rimasto immobile, lo sguardo perso verso il tramonto dai colori caldi di quella sera di inizio autunno.
Era sorpreso: si era aspettato che lei non sarebbe stata felice di sapere che si sarebbe dovuto assentare per un paio di mesi senza mai poterla andare a trovare, ma non l’aveva mai vista reagire in quel modo così esplosivo. Anche se ... si scostò i capelli dalla fronte, mentre rimuginava. Rin non era mai stata troppo incline al pianto, o alla tristezza, nemmeno da bambina, nonostante la sua vita non fosse stata facile; eppure negli ultimi mesi, a pensarci, si era fatta più ombrosa e malinconica. Sospirava spesso e altrettanto spesso i suoi grandi occhi castani erano velati da una sorta di tristezza. Sesshomaru non domandava nulla, ma era un ottimo osservatore e gli bastava poco per capirla, tanto che, forse, era riuscito a intuire qualcosa che aveva smosso anche in lui pensieri turbolenti e un’ insolita sensazione di natura ignota nel profondo del petto.
Si alzò, con una punta di irritazione verso se stesso, per essere stato la causa delle lacrime della sua protetta, ma non andò a cercarla.
Si concentrò per fiutare l’odore di Kaede e si mise in volo, mentre la Moko moko sulla sua spalla fluttuava nel vento, ingigantendosi.
Quando Kaede vide arrivare Sesshomaru da solo si insospettì, ma continuò a strappare la corteccia di un giovane albero che aveva preso di mira, raccogliendone alcuni pezzi in un cesto.
Gli lanciò solo un veloce sguardo, perché, nonostante ormai fosse abituata a vederlo, doveva ammettere che il fatto che un Demone maggiore come lui frequentasse quel villaggio e i sui dintorni era qualcosa di abbastanza sorprendente.
“Rin non è con Voi, Sesshomaru?”
Lui, ovviamente, non rispose subito.
“ ... si comporta in modo strano.”
Affermò dopo qualche minuto, inespressivo.
Kaede attese nuovamente e lasciò che lui continuasse a parlare: non erano certamente in confidenza, ma fra di loro c’era una sorta di reciproco e tacito rispetto e lei, ormai, poteva dire di conoscerlo abbastanza bene.
“Devo partire per un altro viaggio ... ma forse non tornerò per molto più tempo di quello che mi è necessario ... per il bene di Rin.”
Kaede fece un verso simile ad un ringhio.
“Lo Avete capito, vero?”
Il demone la scrutò, dall’alto della sua statura.
“Non conoscete quel sentimento, ma l’Avete intuito. Sapete che Rin prova per Voi quel tipo di un amore che fra umani e demoni è considerato un tabù.”
La sacerdotessa notò un’ombra di preoccupazione mista a qualcos’altro di indefinito, nello sguardo sempre distaccato di Sesshomaru.
Non fece altre domande, non osò inoltrarsi troppo a fondo in quel discorso.
“Proprio per questo devo allontanarmi...”
Mormorò lui, più rivolto a se stesso che all’anziana che annuì a malincuore, malgrado sapesse che quasi certamente non sarebbe servito a nulla.
“Se lo ritenete giusto, non posso darvi torto.”
“Soffrirà?” Domandò il demone, a bruciapelo.
“Sì ... ma è inevitabile.” La sacerdotessa fu schietta. “Qualsiasi strada non sarà facile.”
Sesshomaru assaggiò il sapore del suo stesso sangue, mordendosi il labbro con uno dei canini affilati, mentre si voltava, sparendo nel folto del bosco.
 
 
 
Non aveva potuto evitare di volare basso con lo sguardo in cerca della figura di Rin per un’ultima volta, anche se sapeva benissimo che ciò comportava il rischio di essere visto anche da lei.
Cosa stava facendo? Gli sembrava di essere in fuga da qualcosa ed era pervaso da una strana ansia.
L’anziana Kaede gli aveva detto che lui era stato in grado di intuire i sentimenti di Rin, pur non conoscendo quel tipo di amore e più ci pensava, più quella consapevolezza lo rendeva inquieto.
“SESSHOMARU SAMA!”
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente: Rin correva sulla collina sotto di lui cercando in qualche modo di raggiungerlo, i capelli che fluttuavano nel vento e lo sguardo puntato verso il cielo, mentre tendeva una mano verso colui che amava.
“Vi prego, Sesshomaru Sama!
Il demone si sforzò di non voltarsi, sapeva che andare da lei, in quel momento, sarebbe significato ricambiarla.
“Sesshomaru ... Sesshomaru Sama, non andate via senza di me!”
La voce di Rin era spezzata dal pianto e ormai lontana, tanto che il demone la udì con difficoltà.
“Sesshomaru Sama!”
Rin cadde a terra graffiandosi le gambe, ma si rimise subito in piedi.
Il demone si voltò di scatto: da quando aveva smesso di rispondere alla voce di lei che lo chiamava?
Lo stava davvero facendo per il bene della ragazza, o forse stava scappando, spaventato dalla consapevolezza ormai troppo chiara della natura in cui erano mutati i suoi sentimenti, da quando Rin era cresciuta? Un giorno, poco tempo addietro in realtà, l’aveva  guardata e si era accorto che i tratti infantili di un tempo e le forme di quel corpo di umana si erano trasformati in quelli di una giovane donna. Ne era stato attratto e aveva provato un desiderio mai sperimentato prima.
Senza nemmeno pensarci, la raggiunse, posandosi a terra e si trovò le braccia di lei strette intorno al collo con un’intensità carica di una disperazione travolgente.
Rin singhiozzava contro il suo petto e quando lui, istintivamente, strofinò il suo viso contro quello della sua protetta, in un gesto affettuoso, alcune lacrime gli bagnarono la fronte e lo zigomo destro.
Sesshomaru non conosceva quel tipo di amore, ma trovò comunque le labbra di Rin e, in quel baciò, cercò di imprimere l’intensità di tutto quello che non pensava di poter riuscire a dirle con le parole.
 
 
   
 
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