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Autore: KikiShadow93    15/01/2021    6 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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𝟝𝟜.  𝓔𝓅𝒾𝓁𝑜𝑔𝑜




Stare tutti riuniti nella stessa stanza, felici ed emozionati, per Radish è sempre incredibile.
Non era abituato a vincere nella vita, non dal momento che tutto, dalla sua nascita, gli ha sempre remato contro in qualche modo. Ma poi è successo qualcosa, nella sua vita tormentata e noiosa al tempo stesso. Qualcosa di tanto banale quanto incredibile, che ha stravolto ogni cosa: ha conosciuto Sherry.
L’ha conosciuta in una lurida bettola, nel modo meno convenzionale possibile. Ma cosa, in tutta la loro storia, è mai stato poi troppo convenzionale?
La cosa certa, però, è che non pensava, quell’ormai lontana sera, che sarebbero arrivati a festeggiare venticinque anni di matrimonio.
Venticinque.
Metà della sua vita l’ha donata a lui, permettendogli di poter finalmente vivere come si deve.
E non gli ha donato solo la sua, di vita.
Gliene ha donate altre sette.
Sette energici ragazzi che l’hanno fatto impazzire nel corso di tutti quegli anni, e che ancora non sembrano proprio accennare a smettere di sorprenderlo e fargli battere forte il cuore.
Sette energici ragazzi che in venticinque anni lo hanno fatto sospirare, pieno d’orgoglio, e soffrire, pieno di dubbi e sensi di colpa.
Sono tutti lì, adesso. Stanchi e silenziosi, quasi assenti, ma ci sono, e lui non riesce a staccarli gli occhi di dosso.
Sono così maledettamente cresciuti, ormai… dei giovani adulti, ognuno con la propria vita, le proprie passioni, i propri doveri. Li ha accompagnati mano nella mano finché glielo hanno permesso, fin quando non lo hanno staccato e sono corsi in avanti, fin quando non hanno preso le loro vite in mano e ne hanno fatto ciò che volevano. Lui, però, resterà sempre vicino ad ognuno di loro, e sarà lì per afferrarli quando scivoleranno, a prendersi la loro fatica quando il mondo gli peserà troppo, ad addossarsi tutto lo schifo così che possano risplendere e respirare.
Lui sarà lì, sempre.
Con gli occhi stanchi, passa di nuovo in rassegna il volto di ognuno di loro, da sinistra a destra, ed un fiume di ricordi sia belli che brutti lo investe.
Balkan se ne sta sdraiato su diverse sedie, mezzo addormentato, con la testa sulle cosce della sorella maggiore; i capelli scuri lunghi fino alle spalle adesso sono legati in un piccolo codino alto, tranne per il ciuffo bianco sulla tempia sinistra, che come sempre gli scende libero sul collo. Li vicino, sbuca con arroganza il tatuaggio che condivide con tutti gli altri: un piccolo pianeta che viene raggiunto da una piccola astronave stilizzata, e accanto la scritta 6/7. Tra tutti quelli che ha — e che hanno uno dei fratelli e delle sorelle —, è sinceramente quello che apprezza di più.
Dal momento che non si è mai tolto gli occhiali da quando è arrivato, presume che abbia fatto follie fino a metà pomeriggio.
Da un paio d’anni a questa parte, ormai, ha perso il conto delle sbronze epiche che si è preso, ed incazzarsi a morte è diventato decisamente inutile. Con vent’anni sulle spalle ed una carriera avviata, figuriamoci se gli darà ascolto sui pericoli dell’alcool. Quando poi farà qualche casino serio, magari giocandosi suddetta carriera, lo alzerà di dieci centimetri a furia di calci nel culo.
Lui è l’artista di casa. Per essere più precisi, è il cantante e il musicista. Ha mostrato uno spiccato interesse per il pianoforte sin dalla più tenera età, e il fatto che dormisse poco ha come aiutato lo sviluppo di questa passione e del suo innato talento. Rompeva un po’ le palle sulle prime, ma poi è diventato piacevole ascoltarlo.
Una passione preziosa la sua, che l’ha aiutato non solo a controllare il suo temperamento spesso molto aggressivo, ma anche a crearsi un futuro, a farsi un nome.
Ancora gli viene da sorridere al ricordo della prima volta che, mentre passeggiavano per strada, un gruppetto di ragazzine lo accerchiò per farsi una foto con lui, per avere un suo autografo.
Con tutti i suoi scazzi ed il poco impegno che mostrava per la maggior parte delle cose, tutto pensavano tranne che potesse fondare un gruppo di successo. E invece ce l’ha fatta: frontman e chitarrista degli Stage Dive, il cui album d’esordio è diventato velocemente un disco di platino.
Gli viene però da sorridere un po’ meno se ripensa ai problemi nati dalla cotta che la piccola Bra pare nutrire nei suoi confronti.
Non che abbia destato una grande sorpresa, poiché pure Vegeta si rende che Balkan è oggettivamente un bel ragazzo, un tipo dalla risata contagiosa, sempre ben disposto ad ascoltare e dispensare consigli, ma giustamente non ha apprezza lo stesso. Troppo grande per la sua bambina, con una vita caotica che non vorrebbe mai e poi mai per lei. Che lui nutra per lei solo una sincera amicizia è importato poco a tutti. Bra è infatti troppo carina ed ostinata per potersi permettere di prendere sotto gamba la faccenda.
Shandy, con la testa reclinata mollemente all’indietro, continua a rigirarsi attorno all’indice il ciuffo chiaro del fratello minore. Si è scorciata un po’ i capelli, sfoggiando un pixie cut davvero grazioso sul suo visetto dai lineamenti dolci e delicati. Peccato che sia anche meno dolce e delicata della madre, la sua Shandy. Non per niente è diventata uno dei due nuovi Capitani. La prima donna — ragazza — Mezzosangue con una carica del genere sulle spalle. Dopo averla vista allenarsi per anni, però, nessuno ha avuto alcunché da ridire, né ne è rimasto particolarmente sorpreso. Al massimo alcuni si sono interiormente disperati perché li avrebbe messi sotto torchio, ma niente più di questo.
Tosta, orgogliosa… ed innamorata del suo papà. Fino ai sei anni, almeno. Dopo disse che non voleva più sposare lui. Glielo spiegò a muso duro dopo avergli preparato una spremuta, e scoppiò poi in lacrime perché pensava di averlo ferito. Si rannicchiò sulle sue gambe, un po’ come aveva spesso visto fare alla madre dopo una qualche lite o semplicemente perché voleva stargli più vicino, e lì rimase per una ventina di minuti abbondanti.
Mentre le carezzava la testa corvina, le disse che andava bene così, che un giorno sarebbe cresciuta e, purtroppo, si sarebbe innamorata di qualcun altro, ma che lui sarebbe sempre rimasto lì per lei… e che avrebbe ammazzato a mani nude qualsiasi lumacone l’avesse fatta soffrire anche solo per sbaglio. Provò a ricordarle che non si sarebbe mai dovuta avvicinare ad un ragazzo fino alla sua morte, ma fu tutto inutile. Quella piccola spaccaculi è inevitabilmente cresciuta, si è fatta grande… ed ha ben pensato di seguire le orme della madre, fidanzandosi con Liam, terzo figlio niente meno che di River e Cloe. Dire che lo fece incazzare è dire poco, ma la piccoletta aveva già la strada spianata da quegli esagitati dei suoi fratelli e sorelle maggiori, quindi si è dovuta sorbire un muso meno lungo.
Muso meno lungo anche perché Liam non ha niente del padre, se non la bellezza. È dolce e attento, sempre in prima linea per lei, e — pare — biologicamente incapace di guardare una ragazza all’infuori di lei. Ed è bene che continui su questa strada, perché tra lui, Everett, Shiraz, Jerez Balkan e Cìroc — e la lista potrebbe tranquillamente continuare — non avrebbe alcuna possibilità di spuntarla. Ma anche contro la stessa Shandy la situazione sarebbe ben oltre il tragico, quindi…
«Ma dove sono finiti gli altri tre coi caffè?»
Cìroc, il piccolo di casa.
Ha un occhio di riguardo per lui, anche se lo nasconde. Sa bene che, se non lo facesse, lo offenderebbe e basta.
Non ha bisogno di protezione o attenzioni extra, il suo cowboy, sa cavarsela alla grande da solo. Però…
Diciamo che finché lo vedeva anche con qualche ragazza lasciava correre di più, ma da un paio d’anni fa coppia fissa con Klaus, quindi per lui è naturale preoccuparsi che qualcuno possa permettersi di fare battute. Il fatto che Cìroc sia il primo a farle, ovviamente non conta.
Se ripensa al giorno in cui, a dodici anni, gli disse che gli piacevano anche i ragazzi… si sente ancora una merda, davvero. Non perché reagì male venendo a conoscenza del suo orientamento sessuale, non gliene è mai potuto fregare di meno se preferiva i maschi, le femmine o i tostapane, ma perché lui stesso non aveva capito quale fosse il problema, e suo figlio glielo disse in lacrime, terrorizzato di poterlo disgustare, di perdere il suo affetto, di deluderlo. Gli chiese scusa tra i singhiozzi, incapace di sostenere il suo sguardo, e a lui si spezzò il cuore.
Ogni volta che ci ripensa, si sente uno schifo come in quel momento, dove si rese conto che tutti i possibili pregiudizi che la sua razza — come quella della madre — si portava dietro, stavano massacrando il cuore e lo spirito di suo figlio.
Lo strinse a sé, quella volta. Lo strinse a sé e pensò di non lasciarlo mai più andare, di tenerlo al sicuro tra le sue forti braccia per l’eternità, perché lì nessuno avrebbe mai potuto osare schernirlo o altro.
Ma poi lo lasciò andare, perché doveva fargli capire che non importava chi gli piacesse, chi si portasse a letto, con chi decidesse di dividere la sua vita. Per lui le uniche cose importanti sono solo la sua felicità e la sua salute, mentre tutto il resto non conta niente.
Da quel momento si è sforzato come meglio poteva di dargli più attenzioni, di seguirlo di più, tanto da non perdersi mai le sue competizioni equestri, tanto da fingere interesse per tutti i suoi cavalli e i suoi Tsagon, non capendo però che così lo faceva sentire diverso, quasi inadeguato. Ci pensò Sherry a fargli capire che doveva smetterla, che non aveva niente di diverso dagli altri, che era il solito ragazzino sensibile ed empatico che era prima del coming-out, e così la situazione, nei mesi successivi, si è appianata a tal punto da non essere proprio mai esistita.
Se però non si fosse innamorato ‘sto piccolo stronzo — del figlio di Bree e Mordecai, gliene sarebbe stato riconoscente. Ma no, i suoi figli sono biologicamente programmati per accoppiarsi proprio con le ultime persone che non dovrebbero calcolare, e lui non può far altro che farsene una ragione.
Per lo meno loro due non sono stati un maledettissimo dramma come gli altri, questo lo riconosce.
Sono amici da sempre, e un giorno si sono resi conto — senza drammi — di provare non solo una forte attrazione l’uno per l’altra, ma anche un tiepido sentimento che sentivano essere meglio approfondire. Hanno troncato ogni altra conoscenza, hanno cominciato ad uscire, e quando erano certi dei loro sentimenti, hanno semplicemente annunciato alle famiglie che stavano insieme da qualche mese e che la cosa era seria.
Fine, niente problemi.
Anche adesso, che stanno cercando un posto dove vivere insieme, non ci sono drammi. Cercano, valutano, esaminano, e nel frattempo vivono serenamente le loro vite in casa con i genitori.
Mica come gli altri sei!
Quella che gli ha fatto provare il primo vero infarto da papà è stata Alaska, che ora controlla con poco interesse le e-mail di lavoro sullo smartphone.
Ricorda ancora, Radish, che quel lontano giorno in casa c'erano solamente lui, Alaska e Moira. Le due al tempo avevano quattordici e quindici anni, e da perfette teenager si erano chiuse nella camera della ragazzina per parlottare dei fatti loro. Niente a cui non fosse già abituato da un po’, quindi non se ne preoccupò minimamente. Quando però le due scesero per andare a fare un giro in città, in volto erano bianche come lenzuoli. Questo non era normale, per niente.
Provò con tutto sé stesso a rimanersene buono in salotto, a riposarsi come voleva e soprattutto meritava, ma dentro tutto gli urlava che stava succedendo qualcosa di grosso, qualcosa che non gli sarebbe piaciuto, qualcosa di grave, così fece ciò che non avrebbe mai voluto fare: andò in camera delle figlie a curiosare.
Si sentì una merda, perché mai avrebbe voluto invadere così la loro privacy, mai avrebbe voluto frugare tra le loro cose… ma quando trovò quel test di gravidanza positivo, si sentì decisamente meno una merda.
Doveva agire, e doveva farlo immediatamente, così chiamò Sherry. Che altro avrebbe potuto fare? Per quanto ne sapeva, sua figlia neanche era attiva! E invece quel test maledetto segnava esito positivo.
Voleva morire, in quel momento. Portandosi ovviamente dietro il sudicio cane che non solo aveva violato la sua bambina, ma l’aveva pure messa incinta!
Ripensandoci adesso, quella giovane donna forte ed indipendente, che con la sorella si è creata un marchio di moda e cosmetici, non si sarebbe mai fatta “fregare” da nessuno. Non che quel genere di incidenti non possano avvenire, o che debbano necessariamente rovinare la vita, ma lei non l’avrebbe mai tollerato. Troppo ambiziosa — e a tratti egocentrica — per farlo, così è sempre stata più che attenta.
Al tempo, però, Radish non poteva saperlo.
Credeva di morirne, davvero, perché una cosa del genere avrebbe portato dei guai enormi, tantissime preoccupazioni… e gli avrebbe anche dato la totale certezza che la sua bambina non era più una bambina.
È stata però Sherry a farlo ragionare, ricordandogli un particolare che, in quel momento, lui aveva completamente dimenticato.
La loro bambina — perché questo era e questo è anche ora — non faceva ancora sesso, non aveva il fidanzatino — malgrado l’interesse reciproco con Chuck non fosse un segreto per nessuno —… ma Moira sì. Era fidanzata con Maximilian da qualche mese, e lo shock sia di Maddox che, soprattutto, di Major aveva suscitato un buon numero di esilaranti prese per il culo alla quale lui aveva partecipato in primissima fila.
Aggrappandosi disperatamente a questo pensiero, aspettò che la figlia tornasse. L’aspettò fuori, lontano da casa, così da poter affrontare di persona quello spinoso argomento senza che uno dei fratelli o la sorella si mettessero nel mezzo, così da evitare ad entrambi lo sguardo di Everett.
Però lei non tornò da sola, quella volta.
Tornò mano nella mano con Moira, perché voleva che lui le parlasse, che le facesse capire che scappare di casa era un’idea assurda, che poteva fidarsi dei suoi genitori tanto quanto lei si fidava di loro.
Si sentì ancor più una merda per aver frugato tra le sue cose… e risolse il problema.
Parlando a quattrocchi con quella ragazzina, la stessa che aveva visto crescere, che aveva visto appena nata, le fece capire che c’erano cose peggiori e più gravi nella vita di un bambino imprevisto, che doveva parlarne con i suoi genitori prima di prendere in considerazione il peggio, che il loro amore nei suoi confronti era più forte di una cosa del genere, e che doveva parlarne con Max, che probabilmente era spaventato allo stesso modo. Le fece vedere le cose da un altro punto di vista, le fece capire che non poteva più pensare solo per sé stessa… e che nessuno le avrebbe mai torto un capello finché c’era lui.
Si sentì benissimo, in quel momento.
Sua figlia non era incinta, quella ragazzina aveva come ritrovato il sorriso, la speranza… e Major si sarebbe strappato pure la pelle per la gelosia. Si preannunciava un periodo divertentissimo, per lui.
Peccato che, con sette figli, anche i momenti più divertenti possono eclissarsi in un secondo, soprattutto quando vedi quella stessa bambina che si sbaciucchia in piscina con una sottospecie di bomba inesplosa con troppi orecchini.
Dire che ha goduto anche fisicamente quando lo scaricò, è dire davvero poco… peccato solo che Chuck fu mandato a spasso per far spazio al tenebroso Julian!
Tempo un mese, infatti, e in casa sua girava un nuovo ragazzo — che poi, in realtà, ci girava da sempre, solo che prima non metteva le mani nelle mutande di sua figlia. E non solo le mani, purtroppo. Sarebbe stato troppo bello se a quel bestione non fosse interessato il sesso.
La nota positiva, però, è che è un tipo a posto, maturo per la sua età ed anche relativamente tranquillo per un Alpha Purosangue.
Nel “male”, a Radish è andata anche discretamente bene.
Fino a qui.
Kahlúa, infatti, non è stata certo da meno della gemella, figuriamoci.
Se da una parte Alaska — che adesso sorride raggiante al fidanzato che, con Klaus e Liam, sta portando l’ennesimo giro di caffè a tutti quanti — gli ha dato problemi e preoccupazioni con quei due ragazzi, lo stesso non si può certo dire per Kahlúa.
È sempre stata più estroversa, sotto quel punto di vista, e le è sempre piaciuto un sacco attirare gli sguardi maschili. Che poi in genere non facesse niente con loro, limitandosi ad uscirci per devastarli emotivamente, questo è un altro discorso.
Radish si è dovuto sorbire l’immagine di sua figlia che faceva la civetta con troppi giovanotti più che intenzionati a sfilarle le mutande, e questo gli è bastato per farsi il sangue marcio per almeno tre vite.
Ovviamente, poi, quella piccola sciagurata, che con il suo maledetto lavoro ha tirato su una tale somma da farle permettere già a ventidue anni un bell’attico nel centro della Città dell’Ovest, non poteva scegliere di portare tante grane con un ragazzo qualsiasi, no, figurarsi.
Son Kahlúa, principessa del Nord, non poteva scegliere niente di meno di Trunks!
I loro scherzi e i loro sguardi per quasi tutti loro erano solo un giochetto tra ragazzini, un qualcosa di innocente… ma quando li trovò a letto insieme, nudi e con l’involucro aperto di un preservativo sul comodino, capì che di innocente, tra quei due, non c’era proprio un cazzo di niente.
Dio solo sa se non ha davvero provato ad ucciderlo, quella volta.
Ci ha provato sul serio, con Sherry che tentava di bloccarlo mentre schiumava dalla rabbia. Poi ci si aggiunse ovviamente Vegeta, seguito da un ignaro Goku, convinto che si volessero allenare senza di lui, ed infine Piccolo, allertato dai gemelli.
Venne fuori un macello allucinante, e le prese per il culo che ne sono seguite per entrambi i Saiyan furono devastanti.
Se proprio si vuole trovare una nota positiva in quest’odiosa faccenda, è che, dopo svariate rotture, i due Mezzosangue adesso sembrano più uniti che mai, tanto che non sorprenderebbe nessuno se Trunks si trasferisse ufficialmente nell’attico della ragazza, dal momento che ci dorme ogni singola notte da mesi.
Guardandole adesso, così grandi e belle, gli sembra decisamente assurdo. Il giorno prima erano due adorabili bambine che stravedevano per lui, che si facevano continui dispetti con i fratelli, che mettevano i tutù ai dinosauri, che piangevano davanti alla Tv per la morte di Malefica e per quella della mamma di Piedino — che lui allora odiava ed odia pure adesso —, ed ora sono donne in carriera, innamorate e felici.
Alaska che bacia Julian quando le passa la sua tazza di caffè, Trunks che tiene un braccio sulle spalle di Kahlúa per tenerla stretta, guardandola come se fosse la creatura più bella e pura di questo mondo… quando è successo? Come? Perché? Quelle due erano solo delle bambine fino a poco prima…
Sforzandosi di passare oltre, non può fare a meno di pensare che, malgrado ogni possibile preoccupazione possano avergli dato loro due, neanche se unite possono raggiungere i livelli di Jerez.
Se ne sta con i gomiti poggiati sulle ginocchia, sfoggiando così la pelle tatuata delle braccia. Perché a quel bestione di due metri passati piace davvero molto imbrattarsi la pelle d’inchiostro, tanto da essersi riempito entrambe le braccia, le mani, un pettorale, parte della schiena ed anche dell’addome. Se da un paio d’anni a questa parte ha però smesso anche di bucherellarsi le orecchie, e si è tolto quel maledettissimo anellino dal naso, è solo perché alla compagna aveva rotto. “Ormai ti saranno rimasti forse dieci centimetri di pelle pulita, Rez. Anche basta, che dici?!
Una piccolezza alla quale poteva rinunciare tranquillamente, pur di tenersi stretta quella tanto agognata calma e felicità. Che però lo ha fatto incazzare a morte, perché quando erano lui, Sherry ed Everett a dirglielo, neanche se ne rendeva conto.
Al contrario delle possibili preoccupazioni che hanno potuto dare i fratelli e le sorelle, lui ha dato dei sinceri problemi a partire dai dodici anni. Non che Shiraz, tanto buono ed intelligente, si sia rivelato poi più semplice da gestire, ma di certo non eguagliava il fratello in quanto a preoccupazioni.
La verità, però, è che forse lo avrebbe anche fatto, anzi lo avrebbe proprio superato, ma non poteva perché doveva occuparsene. Malgrado tutto, Radish è davvero grato al figlio maggiore, perché è stato solo grazie a lui se la situazione non è precipitata in un orribile abisso di merda e lacrime ininterrotte, ed è solo grazie a lui e alla sua tenacia se a Sherry non si è spezzato del tutto il cuore.
In ogni caso, i problemi di Jerez si dividevano principalmente in due categorie. La prima riguardava senza ombra di dubbio le ragazze, e i principali nomi che sono stati sulla bocca di tutti sono due, ovvero “Sunset” e “Maron”. Ad essere del tutto puntigliosi, pure anche altri tre nomi sollevarono un polverone bestiale: Fleur, Belle e Dolly. Nomi che per lui non avevano niente di rilevante, ma che, a conti fatti, erano piuttosto noti nel mondo del porno.
Come uno sbarbatello di sedici anni sia riuscito a rimorchiarsi tre giovani e sexy pornoattrici non lo sa nessuno, neanche lui. Il suo secondo problema — oltre alla sua incommensurabile faccia da culo ed un documento falso — lo aveva aiutato in modo inspiegabile, e ha fatto sì che per una notte di follia scoppiasse un macello. Come? Beh, semplice: il giorno dopo era in rete il video amatoriale di suddetta notte!
Ma hanno dovuto lasciar perdere, perché non era il video il problema principale.
L’inizio dei suoi problemi, comunque, è stato in un caldo pomeriggio di primavera, quando stava cacciando da solo in montagna. Col fratello tanto preso dalle nuove dolcissime attenzioni della fidanzata, non era neanche troppo insolito.
Insolito era, invece, che pure Sunset fosse lì senza né fratelli né sorelle.
Gli si avvicinò per prendersi parte della sua preda, lui le mostrò i denti per scacciarla, e lei glieli mostrò di rimando, folgorandolo. La lasciò avvicinare, sconvolto da quella nuova, bizzarra ed eccitante scarica che avvertiva come lava nelle vene… e Dio solo sa come si sono poi ritrovati a rotolarsi tra gli arbusti.
Da quel momento è partito il loro calvario, fatto di interminabili tira e molla, di liti furiose e di sesso infuocato.
Maron, dal canto suo, ha sempre provato qualcosa per lui. Sempre, da che era poco più di una lattante, anche nei momenti in cui lui era tutto fuorché un ragazzo per bene, uno di quelli su cui fantasticare. Tutto in lui l’attirava, come una falena viene attirata dalla luce.
Dopo anni di tormento interiore, di lacrime versate nel cuscino perché quel grosso idiota non sembrava accorgersi che non le bastava più la sua sola amicizia, il principe e futuro Beta del Re la notò.
È stata una relazione intensa e passionale la loro, malgrado non particolarmente lunga.
Erano diversi sotto troppi punti di vista, e lei non era abbastanza “cazzuta” per poterlo gestire. Ma non voleva vederlo, perché ciò che provava per lui era troppo forte, troppo vivo. Così tanto che, alla fine, convinta anche di poterlo salvare, si è messa a nudo con lui, non più solo col corpo ma anche con la sua fragile anima.
Gli disse di amarlo guardandolo dritto negli occhi, mettendogli il suo cuore pieno di speranza e dolci sentimenti in mano… e lui gliel’ha ridato indietro, con i segni dei suoi artigli ben in vista.
Le disse di non amarla, di non poterla amare… perché lui amava Sunset.
Glielo disse in lacrime subito dopo la sua dichiarazione, perché solo in quel momento si rese conto di ciò che realmente provava, che aveva sempre provato, e lei ne rimase devastata.
Il suo primo amore, il suo primo vero ragazzo, quello con la quale aveva condiviso le prime esperienze, che aveva voluto sin da bambina, quello a cui aveva donato tutta sé stessa, quello per cui aveva affrontato innumerevoli liti con i genitori contrari alla loro relazione, le aveva detto di amare un’altra subito dopo avergli detto di amarlo.
Nessuno la prese bene, sia perché lei non meritava una simile cattiveria, sia perché lui non era stato educato in quel modo. Ma cosa potevano farci? Massacrarlo di botte fino a fargli cambiare idea? Evocare Shenron e chiedergli di far sparire la Cacciatrice e di far entrare l’umana nel suo cuore? Non avevano alcun potere, non su quello. Potevano solo dispiacersi per lei, e sperare che il dolore se ne andasse quanto prima.
Per quanto non gli sia piaciuto lo svolgersi degli eventi, a distanza di anni Radish può dire che il figlio sia finalmente calmo e felice. Lui e Sunset vivono ufficialmente insieme da quattordici mesi ormai, e tutto pare andare a gonfie vele. Certo, continuano a litigare per delle stronzatine, ma niente sembra comunque più in grado di mettersi davvero tra loro.
Il secondo grosso — e tragico — problema di Jerez, poi, si chiamava “gesso”. O “bianca”. O “coca”, “polvere di stelle”, “bamba”.
Sì, insomma: dai quindici ai diciannove anni, Jerez è stato un cocainomane.
Shiraz, Lux e Light all’inizio, avendo sniffato a loro volta per curiosità, non si erano realmente resi conto di quanto l’altro ci fosse rimasto sotto, di quanto gli piacesse, e così avevano lasciato correre. Quando, però, anche Light ha cominciato a rimanerci sotto, a sentire fisicamente il bisogno di farsi sin troppo spesso, è corso ai ripari, raccontando quanto stava accadendo al gemello e all’amico fraterno.
Da quel momento, Shiraz, che si era reso conto di colpo di un sacco di cose davvero dolorose, si è messo sotto per proteggerlo, per aiutarlo a smettere, e soprattutto a tenere la madre e lo zio all’oscuro di tutto. Con tutti i loro pensieri, secondo lui, non se lo meritavano, ed il fratello non meritava una simile umiliazione.
Carico di buoni propositi, così, ha provato a modo suo, dovendo però arrendersi all’evidenza quando la situazione gli è esplosa in faccia.
Lui, invece, l’ha scoperto dopo. Molto dopo.
Era appena tornato da uno dei suoi allenamenti sul pianeta di Lord Beerus con Vegeta e Goku, ed era felice di riunirsi alla famiglia, di riabbracciarli tutti, ed anche curioso di sapere le novità, come per esempio la vita da “nonno” di Major… e Jerez crollò giù per le scale, momentaneamente incapace di muoversi e respirare.
Se fosse stato un essere umano, sarebbe stata la sua seconda overdose.
Ma non è un semplice umano, Jerez. Il suo corpo non si poteva deteriorare per la cocaina, glielo impediva sistematicamente, e così nessuno poteva accorgersi di ciò che stava accadendo. Lui rimaneva sempre il solito adolescente tutto muscoli e con gli occhi belli e vispi, quello che con un sorriso abbagliava le coetanee, quello che cambiava una ragazza a settimana, che a scuola non s’impegnava ma era un drago con i numeri. Chi poteva anche solo sospettare che si spaccasse di cocaina da più di un anno?
Lui scoprì così del problema del figlio poco più che sedicenne, quel problema che Sherry aveva scoperto da troppo poco e non aveva ancora avuto modo di raccontargli perché lui non c’era… quel problema che Shiraz imputò essere da attribuire solo ed esclusivamente a lui e alla sua “mania” per gli allenamenti, che lo portavano quindi lontano da casa per lunghi periodi.
Ne scaturì quella che è certo di poter indicare come la più grande, feroce e dolorosa lite di tutta la sua vita.
Il figlio sedicenne lo accusava con cattiveria, gli occhi iniettati di sangue fuori dalle orbite, le zanne che non accennavano a ritirarsi, e lui non sapeva se ammazzarlo di botte o provare a calmarlo in qualche modo.
Gli disse che era colpa sua perché non c’era mai, perché pensava solo ai suoi allenamenti, e Jerez stava provando nel modo più sbagliato possibile a farsi notare, proprio perché lui non c’era. Una scusa del cazzo, lo sapevano allora come lo sanno adesso, ma abbastanza sottile e potente da fargli più male di tutte le botte prese in vita sua.
Non si parlarono per mesi. Non un ciao, non un nome sibilato con astio. Neanche più uno sguardo.
Nessuno dei due voleva cedere, troppo orgogliosi per ammettere entrambi i propri possibili errori, finché Jerez, che ormai non riusciva a stare più di qualche ora senza farsi una striscia, e che ormai aveva escogitato ogni possibile modo per procurarsi una dose malgrado fosse più che sorvegliato, li pregò di smetterla, perché la tensione che si stavano portando dietro per colpa sua lo stava inesorabilmente spingendo ancora più a fondo.
È stato un percorso difficile, e tutti, in qualche modo, hanno provato ad aiutarlo ad uscirne, a ripulirsi totalmente. Ci sono voluti anni prima che riuscisse a smettere del tutto, e Sunset è sempre stata in prima fila, riafferrandolo pazientemente per i capelli ad ogni ricaduta. Non le importava se poi le urlava in faccia di odiarla perché faceva la spia; voleva riavere il suo Jerez, quel ragazzo dagli occhi brillanti che tanto aveva a cuore, che tanto voleva al suo fianco, e per farlo avrebbe sempre fatto la spia.
Fu solo grazie a Shiraz che, ormai a pezzi per il fratello e con il cuore sanguinante per tutte le volte che aveva sentito piangere la madre, a diciannove anni lo afferrò per i capelli e lo trascinò nella Camera dello Spirito e del Tempo.
Gli Spettri, lì dentro, non ci durano perché non possono cacciare, ne uscirebbero impazziti, fuori controllo, tanto da essere ciechi anche di fronte a chi amano, ma al principe appena diciannovenne non fregò niente. Doveva salvare suo fratello, doveva farlo smettere, riportarlo in vita, perché era ormai pericoloso per chi gli stava vicino, perché stava facendo del male alla madre e, di conseguenza, all’intera famiglia. Così, più che stufo di tutte le sue ricadute e di quei metodi comuni che non sembravano funzionare per più di qualche mese, tentò il tutto per tutto: un anno lì dentro, solo loro due.
Dio solo sa se ha una forza di volontà oltre lo straordinario, perché non solo l’ha fatto disintossicare, ma ha pure soppresso — seppur momentaneamente — l’innato e potentissimo istinto della caccia intrinseco negli Spettri, tanto che, una volta fuori, sono potuti girare per le strade affollate della città senza il minimo disagio.
Ora, a ventisei anni, è totalmente pulito da quasi sei anni, e pare decisamente rinato e del tutto fuori da quell’orribile vortice.
Se ne sta seduto tra Light e Set, e vicina a quest’ultima ci sono Sunrise e Amos. Parlottano tra loro, sorridono spensierati e, al tempo stesso, emozionati. Amos tiene sulle ginocchia una delle due figlie di un anno e mezzo, e Rise culla dolcemente l’altra.
Sono così cresciuti, anche loro... così adulti, così indipendenti. Gli sembra assurdo anche questo.
Quand’è successo che sono diventati così? Quand’è successo che hanno smesso di guardare i cartoni in TV e di giocare ad acchiapparella in giardino? Quand’è successo che sono diventati pronti a tutto questo? Quand’è successo che il mondo può dirsi è al sicuro nelle loro forti mani?
Radish ha sempre ovviamente paura che qualcosa possa spingerlo di nuovo giù, che un possibile dispiacere troppo forte possa ributtarlo a terra, ma sotto sotto è consapevole che le sue nuove responsabilità da Beta non glielo lasceranno fare. È troppo attaccato alla sua carica, e troppo gonfio di un nuovo orgoglio per ricaderci.
Senza contare, poi, che a breve queste responsabilità aumenteranno ancora, con esse la sua personalissima gioia, e non permetterà mai a quello schifo di sfiorarla.
E poi c’è sempre Shiraz.
Quello col cazzo che permetterà al fratello di ricaderci. Non lo fa neanche bere più di un bicchiere di vino e solo durante i pasti, il resto glielo ha proibito.
Può sembrare un gesto cattivo da fuori, da tiranno, ma la verità è che lui più di tutti lo ha visto, lui più di tutti sa, e di certo non lascerà che si presenti mai una sola opportunità di ricascarci. Quello sarebbe cattivo, da vero stronzo.
Gli ha lasciato giusto le sigarette, ma un pacchetto deve farselo durare due giorni. Se gli ha permesso un simile “lusso”, è solo perché lui stesso fuma da quando ha quindici anni, e gli sembrava da ipocrita vietarglielo.
Pure adesso sta tornando tra loro dopo l’ennesima sigaretta, che tutto pare tranne che calmarlo.
Quante litigate sono scaturite da questo suo vizio? Non che avrebbe potuto in qualche modo danneggiarlo, questo non è proprio possibile, ma semplicemente a Radish non piaceva — e non piace — l’idea. Con tutto quello che poteva fare, lui proprio le sigarette si era andato a prendere, fumandosi anche un paio di pacchetti in un giorno quando stava sotto esami.
La verità, però, è che a Radish sono serviti anni per riuscire a capirlo. Si domandava sempre perché un ragazzo come lui, un ragazzo che aveva avuto tutto dalla vita, e che poteva tranquillamente ottenere molto di più, dovesse perdere tempo dietro a simili stronzate, perché facesse tanto il cretino sbronzandosi nei club e nelle discoteche, perché si mostrasse tanto arrogante e spesso freddo nei suoi soli confronti.
La verità pura e semplice, è che pure Shiraz, che mai ha mostrato il minimo segno di preoccupazione riguardo ciò che lo avrebbe atteso una volta adulto, in realtà ne soffriva. Non se ne rendeva neanche conto, ma la paura di fallire e di non essere all'altezza delle aspettative generali era sempre lì, pronta a farlo scattare rabbiosamente.
Tutti si aspettavano grandi cose da lui, da sempre. Tutti vedevano in lui qualcosa che ancora non poteva essere, qualcosa che non era pronto ad essere, e ciò lo ha sempre spinto a voler essere il migliore in ogni cosa.
Voleva essere il migliore negli studi, e così è stato.
Voleva essere il migliore nelle arti, e così è stato.
Voleva essere il migliore in combattimento, e così è stato.
Lui si è massacrato in ogni modo possibile per riuscire in ciò che si era prefissato, malgrado dall'esterno sembrasse non fare alcuna fatica. Sembrava naturalmente portato per il successo, un vero e proprio vincente sotto un punto di visita biologico e sociale, ma la verità è che anche lui era un ragazzino che voleva comportarsi come un ragazzino. La sua cieca ambizione, unita alla paura di portare delle delusioni a chi amava, lo ha spinto a non chiedere mai, né a sé stesso né agli altri, se stesse facendo la cosa giusta, se anche lui potesse permettersi le stesse follie che pure la madre si era largamente concessa in gioventù.
Non voleva deluderla. Il solo pensiero gli stritolava dolorosamente il cuore.
Quante volte, dopo che si spargeva la voce di una sua scazzottata all’accademia, dopo che lo vedeva tornare a casa che puzzava come una distilleria, o che lo trovava coi nervi a fior di pelle perché doveva prendere il massimo negli esami, lui si rifugiava nel suo letto? Le si avvicinava e lì rimaneva, stringendola a sé per tutta la notte.
Si beava del suo calore, e provava anche a toglierle di dosso quel dolore che lui avvertiva chiaramente, quello di una madre che sa che qualcosa turba la felicità del figlio, ed anche quello di una donna che si ritrova senza l’uomo che tanto ama — con la quale ha unito l’anima — per lunghi periodo. Ecco quest’ultimo punto, poi, non ha fatto altro che accentuare i problemi nel loro rapporto.
Quando era un bambino stravedeva per lui, lo adorava, lo vedeva come il più forte e valoroso tra tutti gli eroi mai esistiti nell’intera storia dell’Universo, ma crescendo…
Radish sapeva che continuava ad amarlo allo stesso modo, che quello non era cambiato, ma sentiva lo stesso il suo astio continuo, il suo respingerlo con freddezza, la sua competizione.
Poi semplicemente tutto esplose con la seconda overdose di Jerez.
Shiraz lo voleva rimpiazzare, lo stava sbalzando fuori dalla famiglia perché non capiva per quale ragione spesso stesse tanto lontano dalla famiglia, perché li “trascurasse”, e così sentiva che doveva essere lui a tenerli uniti; lui, un ragazzino, a doversi caricare delle sue responsabilità di padre. Per qualche ragione, non voleva che lo zio si facesse carico anche di questo, lo trovava ingiusto.
Inutili sono state le parole della madre e di Everett per fargli capire che stava sbagliando, che lui non li avrebbe mai abbandonati, e che se si stava spaccando il culo con quegli allenamenti estenuanti, era solo per loro, per essere certo di poterli proteggere da ogni minaccia.
Non lo capiva, non ci riusciva. Per lui semplicemente li stava lasciando indietro come inutili e pesanti zavorre, e questo gli era intollerabile. Dapprima suo fratello gemello a quindici anni finì sotto la cocaina, e non riusciva più a toglierci le gambe; poi Shandy e Balkan hanno cominciato a struggersi per il dolore perché Cìroc, il loro fratellino più piccolo, non parlava più con nessuno. Era un caso se tutto ciò avveniva proprio dal momento in cui lui si era “lavato le mani” di tutti loro? Impossibile, secondo la sua mente da adolescente preoccupato.
Malgrado tutto, però, Radish era ed è estremamente fiero di lui, di quel ragazzino che si è fatto in quattro per tenerli uniti. È stato lui a far disintossicare più volte il fratello, lui a convincere le sorelle che il loro sogno non erano una stronzata, lui a spronare Shandy a diventare Capitano, lui ad aiutare Balkan con le sue canzoni, a trovargli una sala prove adeguata e poi un manager che impedisse a chiunque di provare a fregarlo in qualche modo, lui a stringere Cìroc tra le braccia e dirgli “Tu sei mio fratello, Rocky. Che tu ami un uomo, una donna, un unicorno e quel che vuoi, rimarrai sempre mio fratello, e l’amore che nutro per te— che tutti noi nutriamo per te, non cambierà mai.
Come Sherry sia poi riuscita a farlo ragionare, come lo abbia convinto della verità, Radish davvero non lo sa, ma non vuole neanche saperlo, non gli importa. Ciò che sa, ciò che importa, è che suo figlio ha ricominciato a farlo avvicinare, l’ha riammesso nel suo mondo, ha ricostruito con lui quel legame tanto prezioso… tanto che il giorno della sua incoronazione gli ha chiesto, con la voce rotta dall’emozione, di non lasciarlo.
Mai” gli ha risposto “Io non lascerò mai né te, né tua madre, né i tuoi fratelli o le tue sorelle. Neanche tuo zio. Io sarò sempre lì, in ogni momento, anche quando voi non potrete vedermi. Io non potrò mai lasciarvi, Shir”.
E adesso eccolo lì a parlare con Lux, che tenta in ogni modo di strappargli un sorriso.
È così teso, il suo ragazzo. Il suo Re.
Non credeva che sarebbe mai arrivato il giorno in cui lo avrebbe visto così teso. A confronto l’incoronazione, avvenuta tre anni prima, è stata una passeggiata di salute in riva al mare!
Non credeva neanche, però, che quel bimbo magrolino sarebbe diventato più alto di lui di quasi venti centimetri, ed anche ben più pesante. Non voleva neanche credere che sarebbe potuto diventare fisicamente più forte, e invece…
Sunshine lo sta faticosamente convincendo a seguire i suoi stessi allenamenti, così da poter splendere com’è destino che faccia, ma lui non ne è troppo convinto. Non vuole lasciarla indietro, non vuole lasciarla da sola com'è successo alla madre, non vuole scaricarle addosso anche tutte le sue responsabilità.
Non sarà una cosa facile, Radish se ne rende conto, ma quella donna tanto tenace riuscirà a convincerlo, e lui avrà modo di vedere suo figlio, quel portentoso uomo per il quale lui stesso è tornato in vita, superare ogni possibile limite.
«Se continui a fissarli così, li consumi.»
E poi c’è lei…
Si domanda ogni santo giorno se sia normale amare così tanto un’altra persona. Gli sembra folle! Eppure è così. Ogni volta che la guarda, anche da lontano, il cuore gli batte più veloce e più lento allo stesso tempo.
Si domanda anche cos'abbia fatto di tanto buono per meritarsela, per meritarsi la sua pazienza, la sua devozione. Il loro legame indissolubile. Doveva nascere Shiraz dalla loro unione, lo sa… ma non ci crede che sia solo per questo se adesso può ancora tenerla stretta, se può ancora crogiolarsi nella loro personalissima bolla.
Qualcosa di buono, alla fin fine, deve averla fatta pure lui, immagina.
Non è cambiata molto in quegli anni, proprio come lui.
È stata una sorpresa piacevole e terrificante allo stesso tempo, che gli Spettri invecchino lentamente quanto i Saiyan.
Piacevole lo è stato praticamente solo per lei, che è si tolta quell’orrenda paura di apparire più vecchia di lui, di perdere quel fascino che continua a mandarlo tanto su di giri.
Terrificante lo è stato per lui, che dovrà fare i conti ancora per molto con gli sguardi concupiscenti che in molti le rivolgono quando sono per strada assieme. Non che a lui manchino, lei glielo ha fatto notare in più di un’occasione, ma di quelli non si accorge proprio. Tutto ciò che nota sono quegli uomini che la spogliano con gli occhi, che s’immaginano per pochi istanti di poterle fare cose consentite solo a lui.
La gelosia, però, è sempre reciproca tra loro.
Non scorderà mai la preoccupazione nei suoi occhi una volta finito il Torneo del Potere. Dio, il fatto che, in un altro Universo, esistessero delle donne Saiyan l’aveva mandata completamente nel panico. Temeva che potesse andarsene, che potesse preferire una donna della sua stessa specie aliena a lei.
Gli è sembrata la più grande assurdità mai sentita.
Per lui, lei è tutto. È a lei che si appoggia, è a lei che chiede consiglio, è di lei che si fida ciecamente, è lei che gli dà la forza di andare avanti, di fare meglio ogni giorno. Ed è sempre lei quella che gli fa infiammare il sangue, quella che lo manda in orbita con un semplice bacio, che con una carezza lo eccita come un adolescente in piena tempesta ormonale.
Dopo lunghe spiegazioni, dove le faceva capire in ogni modo possibile quanto e cosa significasse per lui, alla fine ha ceduto, si è calmata, e gli ha ribadito nuovamente quanto intensamente lo amasse.
Si sentiva lusingato da queste sue paure, sentiva che niente e nessuno gliel’avrebbe mai portata via, che niente sarebbe mai stato in grado di togliergli questa dolcissima consapevolezza… ma poi è spuntato lui.
Non solo quello stronzo lo ha fatto sentire inferiore su un livello di forza, non solo lo ha preso a calci nel culo come forse non era mai successo prima, ma gli ha pure instillato l’orribile ed insopportabile dubbio che lei avrebbe trovato il modo di raggiungerlo su quel pianetucolo sperduto in culo all’Universo.
Broly.
Solo il nome gli fa ribollire il sangue.
Non che abbia fatto o detto alcunché su sua moglie, a malapena forse si è reso conto della sua presenza o di quella di Bulma, però a lui ha dato proprio fastidio. Un fastidio sfociato praticamente subito in un odio mai provato prima, forse superiore anche a quello provato per Jäger. Quello era marcio dentro, bramava Sherry più di ogni altra cosa, le aveva fatto così male che tutt’ora porta dentro e fuori i segni… ma anche lei lo odiava.
Broly, invece…
Lui sa capire in una frazione di secondo ciò che prova grazie alle sue espressioni, anche senza doversi basare sulle emozioni che percepisce. Le riconosce e basta, e questo nel tempo gli ha dato modo di gestire al meglio il suo carattere esplosivo. E anche quella volta la riconobbe subito, purtroppo per lui.
Lo trovava eccitante.
Non le rivolse la parola, una volta tornati a casa. Non una sola parola.
Più lei provava a farlo parlare, più lui si chiudeva a riccio, tanto che alla fine uscì di casa per andare a sfogarsi altrove. Non poteva affrontarla in quel momento, se la sarebbe mangiata viva, e Dio solo sa come sarebbe precipitata male tutta la situazione.
Gliene parlò la mattina dopo, che lei stava anche più incazzata di lui. Non l'avesse mai fatto…
Non appena le disse che si era accorto di tutto, lei esplose, dicendogli che, fino a prova contraria, aveva gli occhi per guardare esattamente come celi aveva lui. E che lei non gli aveva mai detto niente quando suddetti occhi gli cascavano sul bel culo di Nike.
Colpito e affondato subito.
Non sapeva come controbattere, e sapeva anche che sarebbe stato stupido provarci, così le disse qual era il vero problema, qual era la sua paura… sono state poche le volte in cui hanno scopato così duro.
A ben pensarci, potrebbe casualmente farsi tornare quell’orribile dubbio anche una volta tornati a casa, e farsi scivolare un po’ di soldi di tasca per far capire a Cìroc e Shandy che devono togliersi dalle palle per qualche ora.
Purtroppo sa che stavolta è meglio evitare una tattica tanto vile, perché entrambi saranno piacevolmente molto scossi una volta rincasati, ma si appunta mentalmente di rifarlo in settimana. Se la fortuna lo assisterà, i due cucciolotti saranno fuori per i fatti loro come al solito, e lui non ci rimetterà niente.
«Pare incredibile, ma quel ragazzino pare pure più ansioso di te, adesso.»
Neanche Everett è cambiato molto. Gli occhi rivelano la sua vera età, ma fisicamente si difende ancora alla grandissima. Anche troppo, a parer suo. A sentire i racconti delle figlie, non sono poche le ragazzette che hanno fantasticato pesantemente su di lui, arrivando pure a frignare perché tanto non le avrebbe mai e poi mai degnate neanche di uno misero sguardo.
Il fatto che abbiano fantasticato più su Everett anziché su di lui all’inizio lo infastidiva, ma poi si è reso conto di un qualcosa che ha dell’assurdo: lui vuole solo che sia Sherry a fantasticare pesantemente su di lui.
«È figlio mio, doveva essere ansioso per forza.» Scherza con un sorrisetto, ricevendone uno di rimando.
Ormai è rarissimo che si punzecchino, si sono come rassegnati. Ci sono voluti più di quindici anni prima che si dessero una calmata degna di questo nome, ma alla fine è successo.
Tutto sommato, però, non poteva essere altrimenti: con un adolescente tossicodipendente, uno che si rigirava come una biscia per niente, ed uno con delle profonde e dolorose crisi esistenziali per il proprio orientamento sessuale, che altro potevano fare se non unirsi davvero?
Ma sono tutti problemi passati ormai. Dimenticati no, perché quelle sono cose che non si dimenticano mai, ma passati.
La verità è che, malgrado tutto, a loro non è andata davvero male.
Gli Spettri sono diversi dagli umani, tutto in loro si accende alla svelta, il mondo lo scoprono prima, le esperienze vengono vissute quando di norma neanche ci si dovrebbe pensare, e la curiosità è così forte da non fargli mai porre dei veri limiti. Questo è anche spiegabile grazie al fatto che il loro organismo non può essere danneggiato come succede agli altri, e che di conseguenza non rischiano malattie o peggio.
Vivono in modo più estremo, scoprono sulla loro pelle ciò che li interessa, e non si fanno particolari problemi nel farlo. Chi non ha a che fare in modo così stretto con loro non può capirlo, i suoi stessi amici non potevano, rimproverandogli di aver permesso loro di far cose inadatte a dei ragazzini tanto piccoli, ma a lui non interessava.
Sapeva allora come sa adesso di non aver sbagliato, non secondo gli standard degli Spettri. Semplicemente i suoi ragazzi hanno seguito il loro istinto, così come avevano fatto tutti quelli prima di loro e come faranno quelli dopo. Che poi questo istinto fosse particolarmente mordace, o che i loro intimi problemi li abbiano portati su sentieri pericolosi, sono un altro paio di maniche.
Dal momento che non era solo Jerez, nel suo circolo più intimo, quello con problemi tanto gravi, che non era l’unico a ricaderci — sue testali parole — “come uno stronzo”, negli ultimi tredici anni hanno fondato un grande centro dove affrontare le varie dipendenze.
Che poi lo abbiano fatto più per rendere felice lui, per andare in contro a ciò a cui lui era abituato, a ciò che lui inconsciamente continuava a reputare normale e giusto, poco importa. Qualsiasi motivazione si voglia trovare per la costruzione del centro va bene, perché ha permesso ad un gran numero di ragazzini e non di tirarsi fuori dai guai.
C’è chi ci finiva perché, per un motivo o per un altro, stava sotto agli alcolici, chi all’eroina, chi alla coca, chi un po’ a tutto.
Magnus, per fare un esempio, aveva preso l’orribile vizio di bucarsi. Non c’era un motivo reale se lo faceva, semplicemente gli piaceva quella sensazione. Per tirar fuori lui ci sono voluti diversi sforzi, ma ormai anche lui è pulito e se ne tiene ben alla larga.
Un altro, invece, era Light. Lui e gli Speedball andavano a braccetto quando aveva circa diciassette anni. Ora è un altro di quelli più che puliti, che non sfiora neanche più l’alcol o le sigarette, che si sta costruendo una carriera come medico degna sia di nota che di applauso, e che, come gli altri, aiuta quando può nel centro.
Sono tutti ragazzi che, chi per noia, chi per curiosità, chi per problemi personali, si sono lasciati abbindolare da quelle momentanee sporche gioie, che ne hanno poi pagato il prezzo, e che infine ne sono usciti.
Negli ultimi quattro anni i casi sono curiosamente diminuiti, questo è vero, ma tutti sanno bene che non spariranno mai. Il loro essere teoricamente invincibili li spingerà sempre ad addentrarsi nell’oscurità, anche se solo per una volta.
Ma oggi non c’è tempo per pensarci davvero.
Non c’è tempo per fare battute sul fatto che festeggeranno con spumante analcolico.
Oggi è un giorno in cui si può pensare solo a quanto la vita vada assurdamente veloce, quanto non stia a guardare in faccia nessuno, quanto sia maledettamente eccitante.
Oggi, 15 Gennaio, Shiraz sta per diventare papà… e lui stesso sta per diventare nonno per la prima volta.
Gli sembra così assurdo… il giorno prima festeggiavano in famiglia — tutta la famiglia — il compleanno di Everett, e adesso si stanno mangiando le mani fino ai gomiti in attesa di vedere i tanto sospirati eredi al trono degli Spettri.
Se ripensa a quando Sunshine, ad una cena di diversi mesi prima, disse alle due famiglie che non solo stavano pensando di mettere su famiglia, ma che entro i prossimi mesi sarebbe effettivamente successo… non sa spiegare neanche adesso come si sentì.
Orgoglioso, felice, spaventato, euforico. Tutto insieme, in un mix devastante che lo lasciò senza parole per dieci secondi abbondanti. Un po’ come quando scoprì che stava per diventare padre la prima volta. E la seconda. E la terza.
Ed ora ci sono, Sunshine sta partorendo davvero.
Ad attendere il lieto evento ci sono solo i familiari più stretti e i partner, su volere della nuova Regina. Per quale motivo, poi, abbia deciso di partorire nei più freddi Territori del Nord, anziché farsi trasportare in quelli del Sud, o in qualsiasi altro posto, non si spiega. Aveva tutto il tempo per farsi portare in tutta calma pure sull’isola privata dei genitori, volendo, ma il panico le ha fatto puntare i piedi, e quindi ora sono lì, ad attendere. Inutile specificare che fuori dalla struttura siano tutti in attesa allo stesso modo ormai da ore.
Bree, il sala parto a prendersi tutte le sue minacce mentre la fa partorire, non ha detto una parola a nessuno su questa gravidanza, ovviamente sotto richiesta della giovane. Quella PsycoBarbie del cazzo non ha fatto altro che lasciar credere di tutto a tutti, e questo li ha mandati nel pallone. Neanche del numero sono sicuri! C’è chi dice che siano in tre, chi è certo che siano quattro, chi è assolutamente certo che siano due, grossi come il padre alla sua nascita.
Tutti hanno una teoria… e Sherry e Nike sanno ma stanno zitte!
Quattro stronze, ‘ste carogne.
Pure Shiraz non sa niente. La sua amatissima Shine ha sempre avuto un caratterino tutto particolare, quindi la gravidanza e gli ormoni in eccesso non gli hanno dato molti indizi. Ma gli sta bene il suo silenzio, a patto che non faccia sforzi di alcun genere. Dire che in quei mesi l’abbia viziata più del solito, è davvero un eufemismo.
E adesso eccolo lì, il suo ragazzo, il suo cucciolo, che si lascia sballottare un po’ da Blackwood, mentre ascolta i discorsi mezzi sconclusionati di Lux, Beta della Regina. Se ripensa a quanto quel ragazzone fu entusiasta all’idea di essersi schivato la corona, ed invece è finito in una posizione poco inferiore per volere della sorella…
Osserva il figlio come se lo vedesse per la prima volta.
Non è più quel tenero bambino intelligente di un tempo, con il faccino magro e il corpo esile, gli occhi quasi sempre coperti da un ciuffo corvino di capelli ed il sorriso furbo e luminoso.
È un uomo, adesso.
È un uomo adulto, grande e forte, con gli occhi pieni di orgoglio e forza, di autorità e sicurezza.
Lo guarda e pensa, esattamente come quando se ne andò di casa per vivere la sua vita in modo totalmente indipendente, che il cerchio si sta chiudendo, che ormai i suoi giorni pieni di emozioni forti sono andati, finiti.
Ormai sono loro — i suoi figli, quelli del fratello e quelli di Vegeta — ad avere il mondo in mano, a dominarlo, a proteggerlo. Loro resteranno sempre in prima linea per proteggerli e aiutarli, ma ormai sta diventando sempre più evidente che non sia più così necessario.
Hanno fatto il loro dovere come guerrieri e come genitori, hanno tirato su una nuova feroce e potente generazione di combattenti, e ciò che sente rimanergli da fare, è mettersi in disparte a godersi lo spettacolo.
Lo farà con Sherry al proprio fianco, e lascerà che Everett si unisca a loro, gli farà spazio come sente essere giusto che sia.
Ripenseranno a tutto ciò che hanno passato, e probabilmente lo faranno sorridendo con nostalgia.
Ne hanno passate così tante, insieme. Dalle battaglie ai momenti di estrema dolcezza, dalle crisi di pianto alle risate incontrollate.
Per un istante ripensa al loro secondo matrimonio.
Ripensa a quanto gli batteva forte il cuore quando se ne stava sotto quell’arco di fiori bianchi ad aspettarla, a quanto si sentì maledettamente felice ed orgoglioso quando la vide camminare sulla navata, a quel momento di intesa e pace con Everett quando la lasciò al suo fianco, stringendogli la mano con un sorriso tenero in volto, a come sorridevano tutti quando i loro figli, tutti assieme, portavano loro le fedi, le stesse che poi hanno sempre tenuto al collo.
La sfiora adesso, sentendo la fascetta dorata sotto al tessuto leggero della maglietta, ed un sorriso soddisfatto gli increspa debolmente gli angoli della bocca.
Ripensa a quelle sere in cui si buttavano tutti sul divano, e si mettevano a prendere in giro ogni possibile film, telefilm, o programma di qualsivoglia genere. Ridevano fino alle lacrime in quelle occasioni, e generalmente si scofanavano un numero imbarazzante di gelati e patatine.
Ricorda quando andavano in vacanza con gli amici, a quanto ridevano tutti assieme, a quanto si prendevano bonariamente in giro, a quanto si scatenavano tutti assieme ogni volta che ne avevano l’occasione.
Ripensa a quando, otto anni prima, Tristan gli ha presentato quelle due adorabili canaglie che lo chiamano zio. E lui si sente tale, per loro. Sente che sono i suoi nipoti, che gli vuole bene, che li vuole tenere al sicuro, che gli piace quando gli corrono in contro per raccontargli di tutti quei piccoli traguardi che stanno raggiungendo giorno dopo giorno.
Ricorda, però, anche quando Fern si è spenta.
È successo quasi tre anni prima. Una mattina, semplicemente, non si è più svegliata. Aveva novantasei anni, quella roccia.
Era arrivato a volerle bene sul serio, ad avere di lei la considerazione che si ha di una madre, tanto da non voler appesantire il suo cuore stanco parlandole delle cose brutte che succedevano in famiglia. Non meritava altre preoccupazioni, e lui non si sarebbe mai azzardato a dargliele. Voleva proteggerla, ecco la verità.
Secondo molti, compreso lui, alla fine era come in attesa di veder realizzare quella tanto sospirata profezia, di vedere l’ascesa al trono dell’adorato nipote, lo stesso che, quando aveva tempo, la portava a spasso per i musei o alle mostre d’arte che le piacevano tanto.
Adorava i suoi figli. Adorava tutti i nipoti che quel gruppo di scalmanati le avevano dato, e con ognuno di loro aveva una specie di usanza, un qualcosa di speciale che condividevano solo loro due.
Il funerale fu un qualcosa di immenso.
Tutti gli Spettri e le Fate, il Team Z con le rispettive famiglie, Lord Beerus e Wish si riunirono su quello strapiombo sul mare dove sono state sparse le sue ceneri, ed i lupi hanno ululato al cielo il loro dolore. Hanno poi intonato un canto che alla donna piaceva molto, Amazing Grace. Lo hanno cantato tutti insieme, creando così un coro straziante e delicatissimo.
Teneva Sherry tra le braccia, quando la prima lacrima gli scivolò sulla guancia, e poi si lasciò andare quando Cìroc si strinse a lui, col cuore in mille pezzi. È sempre stato sensibile il suo ragazzo, e forse fu anche per questo se sentì di potersi lasciare andare.
Un altro lutto importante è stato senza ombra di dubbio quello di Nuggets, avvenuto all’incirca due anni prima.
Era così vecchio, quello stupido gattone… ed è stato così stronzo da morire ai suoi piedi. Perché gli voleva bene, quel maledetto perdi-pelo, gliene ha sempre voluto, e così voleva stargli vicino.
Lo hanno seppellito dietro al capanno, dove spesso si metteva a pisolare sotto al Sole. Quello era il suo posto, si sono detti, ma tutti hanno concordato silenziosamente che il suo posto era in casa, in mezzo a loro.
In famiglia sono stati malissimo per giorni. Pure Everett sembrava abbattuto proprio nello spirito, e questo gli ha fatto provare ancora più male.
Non sa esattamente quale percorso mentale l’abbia portato poi a fare ciò che ha fatto, ma ormai è più che certo di aver fatto la cosa giusta quando, dopo tre giorni di piagnucolii e occhi lucidi, se n’è tornato a casa con un’adorabile pallina di pelo bianco e nero.
Lo hanno chiamato Oreo, il loro nuovo micio, e stavolta non lo allontana con un grugnito scocciato quando gli si struscia alle gambe.
Penseranno anche a tutto questo, sdrammatizzando con delle battute quando sicuramente Sherry, magari preda di qualche possibile sbalzo ormonale o Dio solo sa quale suo altro scazzo mentale, si metterà a guardare i filmanti delle loro recite, delle loro partite, dei loro spettacoli, sfilate e concerti… ridacchieranno, faranno battute, e torneranno con la mente a quei momenti che, al tempo, sembravano così scontati.
Se ne staranno quindi ai margini con i loro ricordi, e li guarderanno muoversi liberamente, prendere le loro scelte senza più il bisogno di interpellarli, di avere la loro approvazione. Non è più necessaria, e lo capisce maggiormente quando, col rumore della porta che finalmente si apre, suo figlio non ci pensa proprio a cercare il suo sguardo.
Nessuno di loro lo fa, perché ormai sono cresciuti.
Per quanto possano averlo fatto involontariamente preoccupare, per quando non volendo possano averlo ferito, e per quanto talvolta possa avergli urlato contro di crescere, sperava che non succedesse mai.
Quelli che si stanno rianimando — incluso il ragazzone col sicuro dopo sbornia che quasi si schianta a terra dopo lo scatto improvviso di Shandy — non sono più dei bambini, non hanno più bisogno che lui li protegga, che gli spieghi le cose, che insegni loro come stare al mondo.
Quelli che si stanno rianimando ormai sono indipendenti, sono cresciuti.
Per un brevissimo istante gli si stringe un poco il cuore, ma è questione quasi di niente. Non può stare a pensare a questo, non ora che Bree, diventata anche lei nonna circa un anno prima, li sta raggiungendo con un grande sorriso in volto.
La guarda mentre con sicurezza mette le mani sulle spalle di Shiraz, scuotendolo un poco.
«Andiamo, ragazzaccio! C’è qualcuno che ti vuole conoscere!»
Quella maledetta non ci pensa proprio a dare qualche informazione utile, a parte un semplicissimo “stanno tutti bene”.
Vorrebbe andarle dietro, afferrarle quella lunghissima coda di cavallo, e costringerla a vuotare il sacco, ad eliminare o consolidare i suoi più atroci dubbi, ma quando Sherry si stringe al suo braccio e gli sorride felice, tutto passa in secondo piano.
Non importa quanti sono, non importa cosa sono; importa che Sunshine sta bene, che i cuccioli stanno bene… e che, da adesso, sono nonni.
Stringe la moglie con forza, la solleva da terra e la fa roteare in aria per qualche secondo, mentre per quella grande stanza si scatenano le risate e le esultanze.
La loro felicità è così contagiosa che, senza rendersene neanche conto, in pochi secondi si ritrova con gli occhi lucidi.
Prende con mano quasi incerta il bicchiere di plastica con dentro lo spumante analcolico, e brinda con tutti loro. Pure Blackwood, che in quei mesi ha alternato continui momenti di euforia a preoccupante gelosia mista quasi a rancore, adesso sembra essersi come dimenticato di colpo di tutto ciò che poteva preoccuparlo.
Per un secondo si domanda se anche lui si comporterà tanto da pazzo quando una delle sue figlie annuncerà di essere in dolce attesa, ma quando Nike lo abbraccia ridendo felice, se ne dimentica.
Ora come ora, in realtà, non riesce a tenersi stretto un solo pensiero che non sia “cazzo, sono diventato nonno!”.
Guarda i suoi figli che si scatenano tra loro, che berciano nomi completamente a caso, che bisticciano nuovamente tra loro sull’eventualità di almeno una nipotina, su quello che permetteranno o meno di fare — e fanculo i genitori, ovviamente —, che già si mettono d’accordo su chi li terrà e quando, su dove li porteranno, su cosa gli regaleranno.
È una gara senza esclusione di colpi, e Dio solo sa quanto potrà diventare pesante.
Pure Blackwood ed Everett sembrano prontissimi a fare a gara, come al solito, ma non è del tutto certo che il cognato faccia sul serio. Ha già avuto sette calamità ambulanti per le mani, figuriamoci se ne vorrà altre.
Abbassando lo sguardo, poi, si ritrova a guardare negli occhi l’amore della sua vita, colei che ha preso la sua vita tra le mani e gli ha restituito qualcosa di molto più grande.
Senza dire nessuna parola, che adesso gli suonerebbe come vuota, le solleva il viso prendendole il mento tra indice e pollice, e prima che lei stessa possa dire qualsiasi cosa, la bacia, stringendola ulteriormente a sé.
Nella vita può anche aver rinunciato a tante piccolezze, può anche aver segretamente rinunciato a quell’assurda idea di poter diventare, un giorno, più forte di quel fenomeno del fratello, ma non potrà mai rinunciare a lei.
«E chi lo immaginava che diventare nonno ti rendesse così dolce?» Mormora contro le sue labbra, facendolo sorridere.
Non le risponde, limitandosi ad avvolgerle nuovamente le braccia attorno al corpo, poggiandole il mento sulla testa quando poggia la guancia sul suo petto. È una cosa che segretamente adora, che lo fa sentire indispensabile e potente.
Se Bree non stesse facendo cenno a loro due, ad Everett e ai genitori della neo-mamma di farsi avanti, non ci penserebbe proprio a lasciarla andare. Anzi, se non fosse per l’assurdo pensiero che Shiraz possa aver bisogno di averlo vicino, non lo farebbe lo stesso.
Ma quel pensiero si è subito insinuato nella sua mente, e così lascia scivolare le braccia dal suo corpo caldo e forte, finché una delle sue piccole mani non si stringe alla sua.
Non appena varcano quella soglia, per Radish è come un incredibile déjà-vu: gli sembra di sentire nelle narici quell’insolito odore con le note del gelsomino, di essere scaldato da un nuovo calore, e sconvolto da una serie di emozioni sconosciute.
Gli sembra esattamente come il giorno in cui quell’uomo grande e grosso, che tanto gelosamente nasconde ai suoi occhi uno dei suoi cuccioli, venne al mondo.
Vederlo lì, adesso, con un neonato tra le braccia, è a dir poco sconvolgente, tanto che a fatica sente le parole della bellissima Sunshine, che afferma vivacemente che sono tre maschietti Alpha.
Per quanto sia stato fisicamente faticoso sentirla, però, l’ha sentita.
Si guarda negli occhi con Blackwood per qualche secondo, ripete l’operazione con Everett, i due poi si guardano a loro volta, ed infine tirano tutti e tre un pesante sospiro di sollievo.
Tre maschi.
Shiraz e Sunshine hanno fatto loro l’immenso piacere di concepire tre maschi!
Dio, i suoi fratelli non hanno fatto altro che massacrarlo dicendogli di come avrebbero corrotto i loro nipoti per convincerli subito a scoparsi quanto prima la nipotina — o, Dio non voglia, le nipotine — in arrivo. E invece tre maschi!
«È permesso?» Sfotte con un sorrisone Blackwood, prima di avvicinarsi alla figlia. Non sia mai che al giovane Re scatti qualche istinto omicida nel cervello, nessuno riuscirebbe a fargli rinfoderare le zanne prima di aver trucidato tutti.
Ma Shiraz è calmo adesso, in pace con tutto e tutti. Li guarda di sottecchi quando si avvicinano all’adorata moglie e ai due preziosi cuccioli che tiene in braccio, e che con amore e fiducia lascia poi scivolare tra le braccia delle due neo-nonne.
«Questo è Skiren…»
Skiren, il nome di quello che viene considerato come il Re più giusto del Nord, il nome dello Spettro che riuscì a scongiurare una guerra atroce, il nome dello Spettro alla quale tutt’ora pensano con grande rispetto.
«Lui, invece, è Amarantos.»
Amarantos, il nome del Primo Re del Sud, dello Spettro che coraggiosamente e dolorosamente mise fine alla tirannia di Regan, il nome dell’uomo che ha gettato le solide fondamenta per una società forte e duratura.
Sono così piccoli, così innocenti…
Hanno la pelle bronzea, un po’ più chiara di quella della madre, le bocche delicate e carnose, gli occhioni di un insolito blu scuro, i nasini piccoli e delicati, e dei folti capelli castano scuro. Sono identici in tutto e per tutto, e sembrano aver ereditato ben poco dal padre.
Tutti e cinque li guardano con adorazione, cercando di attirare i loro sguardi un poco appannati e spersi.
Vorrebbe allungare una mano per toccarli, così come ha sempre potuto fare con i suoi figli. Ma quelli non sono suoi, non ha più il diritto di fare come vuole.
Anche se non sono suoi, però, niente e nessuno gli toglierà la soddisfazione di iniziarli alle arti marziali, di gettare le basi per quella nobile e faticosa arte… e neanche di viziarli, così da rendere la vita un po’ più difficile ai neo-genitori.
«Pà…»
Neanche avesse preso la scossa, rizza la schiena di scatto e si volta, incuriosito dalla strana dolcezza nella sua voce. Non che Shiraz non sia capace di mostrare affetto o cose del genere, ma lui sa bene che difficilmente si lascia tanto andare nei suoi confronti. Non vuol farsi percepire come debole, lo sa e se ne dispiace, ma non ha intenzione di criticarlo per una piccolezza simile, soprattutto in un momento simile. Tanto sa che gli vuole un bene incommensurabile, quindi non ha di che lamentarsi o preoccuparsi.
Senza accorgersene, si ritrova a sorridergli orgoglioso e commosso, faticando ad accettare che ciò che sta vedendo sia reale.
Shiraz, il suo cucciolo, tiene tra le braccia il suo terzo figlio. O meglio, il primo.
Non lo sta guardando, però, rimanendo concentrato sullo sguardo ora addolcito del genitore… e poi, senza dire una parola, glielo porge, adagiandolo con attenzione tra le sue braccia, dove lui stesso si sentiva tanto protetto e sicuro.
E Radish lo prende, lo stringe delicatamente a sé, si bea di quella sensazione a lui tanto cara e conosciuta, ma anche così lontana ed ormai creduta persa per sempre.
È più grande dei due gemellini... e per lui è come un dolcissimo déjà-vu.
Un primogenito più grande, già fisicamente più forte, e che assomiglia in modo strabiliante al padre.
Forse, pensa, è una qualche strana caratteristica di famiglia.
Sorride al piccolo, che pare come ridestarsi da un lunghissimo sonno a mano a mano che i secondi passano. E lo fissa negli occhi, gli guarda fin dentro l’anima, e poi sorride con quella boccuccia delicata e sdentata, cercando di liberarsi dalla copertina che lo tiene stretto. Tutto suo padre, non c'è che dire.
«Allora, come avete deciso di chiamarlo?» Dio, quanto può essere difficile parlare in certi momenti. E quanto può essere difficile nascondere il fatto che ti viene da piangere quando sei così assurdamente felice!
«Bardack.»
Per un momento infinito, sente il cuore fermarsi e il respiro morirgli in gola.
Suo figlio, quello che per un periodo per lui lunghissimo ed atroce lo voleva allontanare, che era arrivato a credere che non li amasse, che volesse sbarazzarsi di loro, ha deciso di dare il nome di suo padre al suo primogenito.
Un segno sfolgorante di rispetto, di accettazione assoluta, e di indiscutibile e profondo affetto.
Lo ha fatto per ricordare a tutti che appartengono anche loro a quel ramo tanto lontano ed ormai estinto, e che sono fieri di ciò. Sono fieri del loro sangue sporco, delle loro origini sanguinarie. Lo ha fatto perché gli vuole bene, perché ancora oggi lo considera il suo supereroe, e perché vuole che anche tra mille anni vengano ricordati i loro nomi stranieri, che venga ricordato il suo nome, e con esso tutti gli strabilianti cambiamenti che hanno portato la loro nobile razza a splendere come il fuoco del Sole.
Si guardano negli occhi per un brevissimo e dolcissimo istante, e Shiraz gli regala uno dei suoi sorrisi abbaglianti, di quelli che gli rivolgeva spesso da bambino, con quell’adorabile fossetta che gli si forma sulla guancia sinistra.
Il resto della scatenatissima famiglia entra proprio in quel momento, e Shiraz si volta verso di loro, lasciandosi stringere con entusiasmo. Tutti vogliono far le congratulazioni alla dolce coppia, e vogliono ancor di più osservare i bei nipotini tanto attesi… e Radish, stringendo quel corpicino fragile e delicato tra le braccia, si rende conto di una semplice quanto meravigliosa verità.
I giorni in cui dovrà occuparsi di qualcun altro non sono finiti.
I giorni in cui dovrà preoccuparsi per qualcun altro non sono finiti.
I giorni in cui riceverà e donerà amore, sentimento che reputava da smidollati e alla quale ora è invece perdutamente legato, non sono finiti.
Stringendo Bardack, suo nipote, Radish capisce che niente è finito, non ancora.
Capisce che, finché ci sarà anche solo uno di loro da amare e proteggere, finché il tempo non avrà fine, non sarà mai finita.




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Sì, eccoci al capolinea.
Il cerchio si chiude proprio come si è aperto, con Radish che osserva tutti i cambiamenti attorno a sé, che tira le somme della sua vita, che ripensa al proprio passato, con l’enorme differenza che, finalmente, ha tanto, troppo, tutto da perdere, e che ha trovato il suo tanto sospirato posto nel mondo.
Non è più solo, le sue giornate non sono più una uguale all’altra. Si sente amato, sente di non essere più un misero Saiyan di infimo livello.
Finisce com’è iniziata, ma in modo del tutto opposto.
Spero che vi sia piaciuto almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverlo. 🖤

Mi ero ripromessa di dire tante di quelle cose in queste righe… mentre in questo momento non mi viene in mente nulla.

Sento però di dover ringraziare alcune persone.
Prima di tutto, ci tengo a ringraziare in Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 42 e per aver recensito il 29! 💛 Ma anche Kiira_kun, Giadastales, The Big Dreamer, Il corsaro nero e siero al mic per aver lasciato almeno un segno durante questo viaggio. 💛
Ringrazio anche Achiko, Chimera__, ComeleOndedelMare, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, Kiira_kun, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551, The Big Dreamer e Whisper of the Wind per aver messo la storia tra le seguite 🧡; Chimera__, Nhirn9001, Whisper of the Wind e wicapiwakan per aver messo la storia tra le ricordate ❤️; A l e x a n d r a, ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Mirwen, Noemy 1551, Teo5Astor, Whisper of the Wind e _Cramisi_  per aver messo la storia tra le preferite 💚
Ringrazio molto anche tutti coloro che hanno letto silenziosamente. 💙
Un secondo ringraziamento poi è doveroso farlo sempre a Kiira_kun per le bellissime fanart, che ho sinceramente adorato! 💜
Siete stati dei tesori, dico davvero! 🖤
Ebbene: grazie a tutti per avermi seguita in questo lungo, lunghissimo viaggio. Ogni commento, ogni segno di vita che mi avete regalato, mi ha dato la piacevole certezza di non star scrivendo solo per me stessa, ma anche per voi.
Il fatto di avervi divertito, stupito, sconvolto o commosso è stato l’enorme guadagno che ho tratto da questa esperienza.

Questa storia mi ha accompagnata per più di un anno (19/10/2019  – 15/01/2021) e ora è difficile separarsene. 😔
Scrivere la parola fine a questo racconto mi dà una sensazione davvero strana... tristezza ed euforia al tempo stesso. Probabilmente è proprio in previdenza di ciò che ho cominciato a pensare ad un sequel già qualche mese fa. Con quest’ultimo capitolo direi che, volendo, ci sarebbero ancora tante cose da approfondire e raccontare… ma questo dovete deciderlo voi.
C’è una storia in particolare che vorreste leggere? Abbiamo Trunks e Maron con una storia di cui si conosce la fine, ma non l’intermezzo… ed una possibile storia per Bra che mi ronza nel cervellino, ma che oserei dire non poco avventata, considerando di chi si parla. 😨
Oppure vorreste un qualcosa di più “sconclusionato”, una specie di raccolta — con possibili capitoli song-fic —, in attesa di una nuova storia? In ogni caso, temo che con tutte si andrà sul raiting rosso questa volta.
Beh, non posso che chiedere il vostro parere e poi agire di conseguenza!
Per una storia ex novo, invece, ci sarà da attendere un pochetto di più, perché ho davvero troppe trame in testa e non so quale andare a sviluppare. Come ci provo, poi, mi sembrano tutte delle incredibili cagate 😥

Bene, temo sia giunto il momento di salutarci e credo sia meglio farlo di colpo, come quando si toglie un cerotto da una ferita. Inoltre sto iniziando a prendermi troppo sul serio con tutte queste dediche e ringraziamenti… rischio di sentirmi una vera scrittrice e non mi pare proprio il caso!
Quindi… alla prossima storia, gente! Non so se il 22 riuscirò già a pubblicare qualcosa, ma spero ardentemente di avere qualcosa di pronto almeno per il 30.


Un bacione a tutti 😘
KikiShadow93 🤙🏼

  
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