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Autore: ShinigamiGirl    17/01/2021    2 recensioni
Questa è la storia di Charlie Winchester. Ovviamente non si tratta di una ragazza come tutte le altre.
Potrebbe stupirvi il fatto che non sia intelligente come L, Light, Mello o Near. Ma è proprio così.
E allora perché si trova improvvisamente nelle indagini contro Kira?
Perché è una cacciatrice. I cacciatori uccidono i mostri.
E Kira è solo uno dei tanti.
D'altronde, salvare persone, uccidere mostri... Sono gli affari di famiglia, o no?
[Fanfiction CROSSOVER Death Note/Supernatural ]
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE
 
 

Charlie si trovava sull’Impala con lo zio e Castiel, seduta sul sedile del passeggero. Mello e altri tre scagnozzi, compreso di autista, li seguivano sulla Jeep che la ragazza aveva visto usare loro la sera prima per raggiungere il cimitero. Erano diretti a nord della città, verso il parco naturale di Santa Clarita. Non era esattamente l’orario adatto per un’intrusione, sotto al sole di mezzogiorno, ma non potevano aspettare oltre. Il rischio che l’intero nido di vampiri si fosse già spostato era reale e palpabile, ma ogni indizio che erano riusciti a reperire indicava una casa abbandonata proprio in quel parco.

-Come diavolo ti è venuto in mente che aiutare la mafia con un caso fosse una buona idea, Charlie?- aveva chiesto Sam alla nipote, mentre guidava.

-Pensavo potessero aiutarci a capire dov’è Crowley…- provò a giustificarsi lei.

-Crowley non si farà mai trovare, dopo tutti i demoni degli incroci che abbiamo evocato, è chiaro che ci stia evitando come la peste. Anche se fosse, non sarà la mafia a trovarlo per noi- sentenziò lo zio.

-Questa mafia… Sono criminali, ma di che tipo?- Castiel sembrava perso, e fissava gli altri due dai sedili posteriori.

-Cas, è criminalità organizzata. Non sono “solo” dei criminali, sono i peggiori in circolo. E non ho idea di cosa ci facciano quei due ragazzi li in mezzo, ma niente di buono, poco ma sicuro!- disse Sam, prima di tornare a rivolgersi a Charlie -Sterminiamo il nido e torniamo in Kansas. Sono stato chiaro?

La ragazza non era per niente d’accordo. E non poteva certo andarsene, non dopo aver fatto quel patto.

-Non possiamo!- esclamò.

-Charlie, so che vuoi provare a tutti i costi a riportare Dean qui… Ma non sarà la mafia a farlo, lo capisci? Non sono le persone giuste a cui chiedere aiuto- lo zio cercò di essere ragionevole con lei. Sapeva che non era una ragazza stupida, anche se era spesso testarda e arrogante.

-Ho degli indizi su Crowley. Era a Los Angeles! Datemi almeno un mese. Poi tornerò in Kansas, lo prometto- insistette lei.

-Hai diciassette anni, guidi a malapena e cacciare da sola è rischioso. Come se non bastasse, stai cercando il re degli Inferi…

-Che ci vuoi fare, sono una Winchester- lo interruppe la ragazza, con un’ironia pungente.

Castiel e Sam le lanciarono un’occhiataccia.

-Tuo padre ti avrà anche insegnato a cacciare, ma questo è troppo pericoloso!

-Papà ha fatto questo ed altro per te, sono certa lo farebbe anche per me e Cas! Noi dobbiamo riportarlo indietro, costi quel che costi- disse lei, con un tono che non ammetteva repliche.

Per un po’ calò il silenzio nella vettura. Era vero, Dean non si era mai tirato indietro in nessuna situazione, e se c’era una cosa di cui Samuel Winchester era certo, era che suo fratello avrebbe venduto la sua stessa anima per salvarli, se fosse successo loro qualcosa. Sua figlia era cresciuta con lo stesso modo di pensare, volente o nolente.

-Tre settimane- cedette infine lo zio -ma appena trovi qualcosa, ce lo fai sapere. Non prendere iniziative da sola, sono stato chiaro?

Charlie sorrise. Si sporse per dare un bacio sulla guancia a Sam, sebbene lui stesse guidando.

-Ti voglio bene, zio Sammy.

-Anche io. Proprio per questo sono preoccupato- precisò lui, con tono serio.

-Charlie, come sai che Crowley era a Los Angeles?- intervenne improvvisamente Castiel.

-Ho seguito delle tracce di alcuni suoi scagnozzi. Sembra stiano cercando qualcuno, o qualcosa… Non so ancora di che si tratta- ammise lei.

L’angelo si voltò a guardare Sam, con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. La ragazza si allarmò subito, dando allo zio con un’occhiata interrogativa.

-Sono successe un paio di cose… Il motivo per cui abbiamo fatto ritardo.

-Avevo intuito, ma… Di cosa si tratta, esattamente?- incalzò Charlie. Sam aveva il brutto vizio di tergiversare, specialmente quando si trattava di pessime notizie.

-Mentre cercavamo indizi su Dean… E’ apparso un uomo a chiedere il nostro aiuto. A quanto pare si trattava del padre di John Winchester…

-Cioè, il mio bisnonno?- chiese Charlie, incredula.

-Precisamente. Lui è arrivato dal passato portandosi dietro Abaddon, un demone tanto antico quanto potente- si intromise Castiel, con tono grave -abbiamo dovuto fronteggiarla, ma non siamo sicuri di averla uccisa.

-Fatemi capire… Cosa vuole ora questa Abaddon? E in che senso non siete sicuri di averla uccisa?- domandò la ragazza.

-Ci è sfuggita… Il suo obiettivo è prendere il posto di Crowley, si suppone. Motivo per cui prima lo troviamo, meglio è. Gli scagnozzi che hai pedinato probabilmente stanno cercando proprio Abaddon…- spiegò Sam.

Charlie gettò un soffio d’aria fuori dalle labbra, alzando leggermente le sopracciglia. Era incredibile come le cose si complicassero sempre di più quando si trattava della sua famiglia. Si sporse ad alzare il volume della cassetta dei Led Zeppelin.

-Appena scopro qualcosa su Crowley vi chiamerò- promise ai due, decisa.

-Ora pensiamo a questo nido…- borbottò Sam, coperto dal volume alto della musica.

Dopo dieci minuti, frenò e parcheggiò al limitare di un bosco.

La Jeep dietro di loro li imitò, facendo scendere Mello e due tirapiedi, mentre il terzo rimaneva a bordo di pattuglia. Charlie scese dall’Impala e andò ad aprire il baule, sollevando lo scomparto segreto che nascondeva l’arsenale di armi. Estrasse tre machete, due dei quali passò a Castiel e allo zio.

-Seguiteci, non fate un suono e non usate le pistole, è inutile. Io, Charlie e Mello passeremo dal lato sinistro della casa, Castiel e i restanti dal lato destro. Pattugliamo l’edificio e cerchiamo di entrare dal retro- Sam fu molto specifico, ma il biondo alzò l’indice della mano destra.

-Capisco la tua idea di proteggere i ragazzini, ma me la so cavare benissimo con i miei due uomini. Dimentichi che non mi fido di voi, e voi non vi fidate di me- ricordò, socchiudendo gli occhi con fare sospettoso.

-Castiel di accompagnerà il tuo gruppo. Io e Charlie faremo da soli. Non posso lasciarvi scoperti- decise  Samuel.

-Può andare- acconsentì finalmente il ragazzo, abbassandosi il cappuccio scuro e impellicciato.

Il biondo spostò lo sguardo sulla fanciulla, che stava reggendo il machete tra le ginocchia mentre si legava i capelli castani in una coda di cavallo. Charlie se ne accorse e ricambiò l’occhiata, alzando un sopracciglio, in un muto “Embè?”. Sotto al sole brillante, le iridi castane della ragazza sembravano essersi schiarite, lasciando intravedere delle pagliuzze verdi smeraldo. Tenendo le spalle ben ritte, impugnò l’arma e si avvicinò a Mello.

-Vedi di non fare una cagata come ieri sera- lo ammonì, seria.

-Ho afferrato il concetto. Più machete, meno pallottole. Non sono stupido- sibilò lui, guardandola dall’alto in basso.

-Charlie…- la rimproverò subito Sam, allargando le braccia e guardando il ragazzo con fare sconsolato, a mo’ di scuse. Si affrettò poi a seguire la nipote, mentre il ragazzo li guardava con irritazione malcelata nello sguardo.

Castiel era rimasto impalato, e si accorse solo in quel momento che i mafiosi lo stavano guardando, attendendo che facesse loro da guida. Si riscosse goffamente dai suoi pensieri.

-Ehm… Da questa parte- disse, incamminandosi.

Il biondo ancora non riusciva a capacitarsi che quello fosse un angelo. Era chiaramente fuori posto, si notava dal modo che aveva di comunicare. Non aveva ali, aureola o piume bianche, e tantomeno bella presenza, se non per gli occhi celestiali. Ma non era momento di concentrarsi su quei dettagli, dato che la sera prima aveva davvero rischiato la pelle. Ovviamente si mise alla fine del piccolo corteo, lasciando andare per primi i suoi uomini.

Perlustrando i lati dell’abitazione, si imbatterono in una porta che Castiel scoprì essere aperta. Fece un cenno silenzioso con la mano di attendere, mentre entrava lui per primo. Gli interni erano logori, ogni passo dell’angelo cigolava sul legno marcio. Quando fu il turno di Mello, storse il naso dall’odore di muffa, ma non solo; c’era un che di putrido nell’aria. Improvvisamente udirono dei rumori di combattimento corpo a corpo in fondo al corridoio. Il biondo si sarebbe aspettato di vedere Castiel correre, invece si avvicinò lentamente alla porta dalla quale provenivano i rumori.

-Rimanete di guardia alle scale- sussurrò, indicando la rampa che portava al secondo piano.

-Fate come vi dice. Vengo con te- decise Mello, impugnando saldamente il machete che si era portato appresso.

L’angelo non aveva tempo di perdersi in discussioni, perciò annuì e si voltò, aprendo di scatto la porta. La scena che si presentò davanti agli occhi dei due era più che macabra. A terra stavano tre cadaveri dalla testa amputata, Sam teneva stretta una figura esile, minacciandola alla gola col lungo coltello. Charlie era più vicina, sarebbe scattata alla loro gola se non avesse riconosciuto Castiel in tempo. Aveva la coda spettinata dal combattimento appena affrontato, e tossicchiava quasi ad ogni respiro, sembrava essersi appena rialzata dopo essere stata spinta contro la scrivania spezzata che stava dietro ai suoi piedi.

-Quanti siete?- grugnì Samuel, rivolto alla ragazzina che stava quasi strangolando.

-Charlie… Tutto bene?- l’angelo si era avvicinato, ma lei lo allontanò con un rapido gesto della mano.

-Sto bene- liquidò, ansimante, prima di guardare storto la giovane che suo zio stava tenendo in ostaggio.

La vampira era magrissima, dai capelli biondi tagliati a caschetto, visibilmente sporca e con qualche macchia di sangue addosso. Mello sorpassò i cadaveri per raggiungere Sam e la sua prigioniera.

Sembrava terrorizzata, infatti appena vide il biondo avvicinarsi cominciò a gemere disperata.

-Parla!- tuonò Charlie, passando oltre a Mello e piantandole un coltello nella coscia.

Che quel gesto fosse necessario o meno, funzionò.

-Mancano solo Gerard e Richie!- gemette la bionda, supplicando -Vi prego, lasciateci in pace, noi non…

Sam non la lasciò finire la frase, tagliandole di netto la testa. Il corpo stramazzò a terra, iniziando a tingere il legno marcio di un rosso denso e scuro.

-Altri due… Saranno di sopra?- domandò Castiel, e in quell’esatto momento udirono un grido provenire dal primo piano.

Mello lanciò un’occhiata alla rampa di scale, notando che uno dei suoi uomini li stava raggiungendo di corsa, l’espressione terrorizzata in volto.

-Capo, Williams è salito, temo sia…

-Vi avevo ordinato di rimanere di guardia!- tuonò il biondo, furioso.

Castiel e Charlie scattarono, seguiti a ruota da Sam, uscirono dalla stanza e corsero su per le scale, trovandosi di fronte la scena raccapricciante di due vampiri sul corpo esanime del mafioso. Il dettaglio più inquietante era l’aspetto dei due mostri: erano chiaramente giovani, probabilmente trasformati tra i tredici e i quattordici anni. Erano troppo presi a bere il sangue per accorgersi di loro. La giovane Winchester, a differenza dei suoi due compagni, non esitò. Si avvicinò e decapitò la testa di uno dei due ragazzini. L’altro a quel punto si accorse di loro, allontanandosi dal corpo e indietreggiando con le natiche a terra, osservando i tre con occhi spalancati e colmi di terrore.

-Vi prego, ho fame, non volevo fare del male a nessuno…- provò a dire, quando anche Mello raggiunse la sommità delle scale.

-Mi dispiace…- disse Sam, sincero, prima di calare il machete anche su di lui.

Castiel non distolse lo sguardo dalla scena, rassegnato. Il biondo, che nel mentre aveva estratto una tavoletta di cioccolata dalla tasca, aveva l’attenzione rivolta a Charlie, in piedi di fianco alla prima vittima. Stava fissando il vuoto, come ricordandosi qualcosa nel suo lontano passato, con un’espressione dura in volto. La fanciulla si era macchiata di sangue su braccia e spalle, ma non ne sembrava toccata.
-A questo punto, non avrete più magagne coi vampiri da queste parti- dichiarò Samuel, rivolgendosi al ragazzo.

Lui annuì lentamente, senza togliere lo sguardo di dosso a Charlie, che ora si era voltata e stava ricambiando l’occhiata.

-Mi dispiace per il tuo uomo…- aggiunse, notando che i due ragazzi si stavano fissando.

-Ha disobbedito- fece spallucce Mello, aggiungendo poi -Charlie deve recuperare i suoi bagagli al covo, suppongo.

-Ah, sì…- fece lei, con fare distratto.

Castiel si era avvicinato alla ragazza, le sollevò la manica della camicia. Scoprì una ferita, un taglio abbastanza profondo. L’uomo mise una mano qualche centimetro sopra di esso, e una luce candida apparve dal suo palmo. Quando la luce svanì, il braccio di Charlie era tornato normale e lei fece per scostarsi, ma l’angelo la trattenne per il polso.

-Hai una costola incrinata, aspetta- la rimproverò.

Ripeté l’azione di poco prima, stavolta posandole la mano appena sotto la spalla, sulla schiena. Mello era rimasto in silenzio, gli occhi glaciali spalancati a osservare la scena. Quelli sì che erano dei poteri da angelo. Non era scioccato, ma profondamente affascinato da tutte quelle novità. Una parte di sé continuava a chiedersi quanto in realtà non sapessero riguardo al sovrannaturale. Era come un mondo inesplorato, possibile che L non ne fosse mai stato a conoscenza? Alla Wammy’s House nessuno aveva mai ipotizzato che quel genere di cose potessero anche solo esistere.

-Beh, andiamo?

La voce di Charlie lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Si era avvicinata, e stava visibilmente meglio, era solo sporca. Il biondo non rispose, si girò e scese le scale, raggiungendo lo scagnozzo rimasto in vita.

Una volta tornati alle automobili, Sam aveva fermato la ragazza per stringerla in un abbraccio.

-Sta’ attenta- le disse, prima che lei si staccasse dalla stretta.

-Vi chiamerò ogni sera- promise.

Si sporse a dare un pugno sulla spalla a Castiel, con un sorriso beffardo.

-Non fatevi prendere da Abaddon- disse loro, avviandosi verso Mello, che la stava aspettando con la portiera della Jeep aperta.

I due la osservarono salire sull’auto, che si mise in moto e sgommò via.

-Sicuro che sia stata la scelta giusta, Sam?- chiese Castiel, col volto corrucciato.

-Ho un pessimo presentimento, ma dobbiamo ancora sistemare il bunker…- rispose lui.

Si riferiva a una struttura sotterranea che il bisnonno gli aveva lasciato, nella quale erano conservati migliaia di libri sul sovrannaturale. Sicuramente c’erano buone probabilità di scovare qualcosa sul Purgatorio, in quel luogo. E magari avrebbero finalmente scoperto il modo di tirare fuori Dean da quel posto, se era ancora vivo.

-Chiederò a qualche angelo di tenerla d’occhio- decise Castiel, salendo sull’Impala.

Sam annuì, sospirando, prima di sedersi al volante.

Ormai erano passati quasi un anno e sei mesi dalla scomparsa di suo fratello, e immaginarlo nel Purgatorio a cercare di sopravvivere a mostri di ogni genere, leviatani compresi, non era divertente. Anche perché era molto probabile fosse morto. Sam però non avrebbe mollato, anzi.

I Winchester erano sempre stati duri a morire, al limite dell’assurdo. Forse fu proprio per questo che in un bosco non troppo lontano da Denver, in Colorado, successe qualcosa di strano e inusuale. In mezzo agli alberi alti, nel silenzio più totale, un ronzio fastidioso iniziò a farsi sempre più forte, sin quando una luce apparve dal nulla. Questa luce prese man mano ad allargarsi, creando un cerchio sempre più grande dai riflessi azzurrognoli, dall’aspetto etereo. Dal centro dell’accumulo energetico, un uomo apparve e cadde in avanti, col fiatone. Aveva indosso dei vestiti più che logori, scarpe in cuoio ormai quasi consumate e una giacca in pelle rovinata sui bordi. I capelli corti erano unti e sudici, la pelle chiara coperta da terriccio, sudore e sangue.

Quello che possiamo chiamare portale, si chiuse dietro di lui con un suono piatto. Ora l’unico rumore era il respiro affannato del tizio, che tese davanti a sé il braccio sinistro, scoprendo la pelle. Sotto la cute, una luce strana scorreva creando dei rigonfiamenti. Prese un coltello e si tagliò il braccio. Il sangue iniziò a scorrere, insieme ad esso la luce si liberò, assumendo accanto a lui una forma umanoide. Quando la luce si affievolì, svelò un uomo con una barba importante e in testa un berretto anni ’60, che sorrise guardandosi attorno.

-Ce l’abbiamo fatta, Dean…- disse il tizio, offrendo una mano al compagno accasciato a terra.

Dean Winchester, senza rispondere, afferrò la mano dell’amico.

-Non c’è di che, Benny- rispose, con aria profondamente sollevata.

Erano appena riusciti a scappare dal Purgatorio, dopotutto.

Ora doveva trovare assolutamente un telefono.
   
 
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