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Autore: Easy_Peasy    18/01/2021    0 recensioni
Gli occhi grandi e lucidi, dal colore di foglie d’autunno, facevano ora da cornice ad un viso malinconico e preoccupato, mentre le labbra della ragazza parevano quasi tremare per enfatizzare la forte emozione provata nel decantare riflessioni che, come insegnamenti, aveva già fatto sue dopo una prima e distratta lettura.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ascolta invece questa parte!” La ragazza vestita di rosso finalmente cessò di camminare e, portandosi vicino ad una poltrona in pelle un po’ sgualcita, incominciò a decantare il suo lungo e tormentato sproloquio.
 
“Subentra l'angoscia quando si scopre che tutto è possibile ma al contempo, quando tutto è possibile, è come se nulla fosse possibile, pertanto, partendo da questo presupposto, se tutto è possibile esiste sempre l'errore e ciò si riduce all’ovvia e logica legge in cui l’agire ha sempre esiti imponderabili. L'angoscia, a differenza della paura che si riferisce sempre a qualcosa di determinato e cessa quando cessa il pericolo, non si riferisce a nulla di preciso e accompagna costantemente l'esistenza dell'uomo, capisci? Kierkegaard ha vissuto e scritto sotto il segno di questa incertezza: di fronte ad ogni alternativa si è sentito paralizzato per le infinite possibilità che gli si prospettavano e per gli infiniti errori che avrebbero contraddistinto ogni sua singola scelta e questo suo modo di agire non era frutto della paura, in quanto non soggiogava in uno stato di pericolo, ma era attanagliato dall’angoscia, uno stato d’animo peggiore perché è qualcosa di subdolo che si insinua nella mente. L’angoscia è come un seme che mette le sue radici nella terra fertile e cresce, cresce fino a diventare una possente pianta ancorata e robusta, con radici troppo profonde ormai per essere estirpate. A suo giudizio l'angoscia non è un sentimento che può essere o non essere presente nell'uomo: l'angoscia è essenzialmente connessa all'esistenza umana in quanto quest'ultima è divenire verso l'ignoto.”
 
Gli occhi grandi e lucidi, dal colore di foglie d’autunno, facevano ora da cornice ad un viso malinconico e preoccupato, mentre le labbra della ragazza parevano quasi tremare per enfatizzare la forte emozione provata nel decantare riflessioni che, come insegnamenti, aveva già fatto sue dopo una prima e distratta lettura. 
 
Con il libro ancora aperto nella mano destra, e un’altra pigna di manoscritti impilata sul tavolo accanto, sventolò con vigore l’altra mano verso la ragazza che insieme a lei stava nella stanza; dalla porta si udiva insistente la melodia di un valzer, e tra i violini, il pianoforte, il contrabbasso e chissà quali altri strumenti magici e melodiosi, le note danzando si mischiavano tra loro creando una sinfonia ipnotica, tanto da rapire la giovane che pareva solo assopita nei suoi più privati e profondi pensieri.
 
“Sembri distratta, mi stavi ascoltando?”
 
La ragazza che vestiva celeste e sedeva sul lato di un lungo divano fu così richiamata all’attenzione e si sforzò da subito, con tutta sé stessa, a resistere alla tentazione della musica, anche se in cuor suo non riusciva a capacitarsi di come ora si trovasse li e non dall’altra parte della porta. 
 
“Si, è tutto molto interessante! Adesso possiamo tornare alla festa?”
 
“Oh no, te ne prego. Ho trascorso qui l’intera serata a leggere queste preziose perle e vorrei sapere il tuo parere. Non trovi sia disperatamente romantico? Cosa ne dici della statua in suo onore che ora guarda per l’eternità nella direzione della casa in cui ha abitato l’amore della sua vita? Oh, che storia romantica, la maledizione e lui che per scongiurarla rinunciò per sempre all’amore di Regina Olsen, è proprio questo il significato profondo dei suoi pensieri tormentati, una maledizione, nulla di più terrificante, si può scegliere di crederci o meno ma se tutto è possibile allora anche quella maledizione lo era e per giunta rinunciò a tutto, vivendo una vita di solitudine e tormento; questo è il vero amore.”
 
Ora la ragazza in rosso si era lasciata cadere sulla poltrona accanto alla finestra, e per meglio fingere uno svenimento, si portò da subito la mano destra alla fronte lasciando finire il libro sul freddo pavimento in marmo.
Restò li adagiata per qualche secondo, con le braccia a penzoloni e la schiena poggiata al bracciolo in pelle, per poi ricomporsi sedendosi con grazia ed eleganza e, con una luce viva negli occhi, invitò l’altra a decantare quanto teneva tra le mani.
 
Un respiro profondo, e sulle note del valzer “voci di primavera” di Strauss, la ragazza in celeste incominciò. “Bisogna imparare a conoscere sé stessi prima di conoscere qualsiasi altra cosa. Aspetta, è forse troppo allegro questo valzer? Preferisci attendere melodie più tristi così da poter vivere più intensamente questo attimo e portarmi via altro prezioso tempo alle danze?” L’entusiasmo per la lettura non era di certo distribuito in modo eguale ma la ragazza in rosso in risposta sorrise soltanto, restando in attesa senza profanare alcuna parola.
 
“Chiedevo! Bisogna imparare a conoscere sé stessi prima di conoscere qualsiasi altra cosa. Solo quando un uomo ha compreso sé stesso interiormente la sua vita acquista pace e significato; ecco, solo allora è libero da quel fastidioso, sinistro compagno di viaggio, quell'ironia della vita, che si manifesta nella sfera della conoscenza e invita il vero sapere a cominciare con un non-sapere proprio come Dio ha creato il mondo dal nulla. Ma nelle acque della moralità non sono particolarmente a proprio agio coloro che ancora non sono entrati negli alisei della virtù. Qui fa ruzzolare una persona in un modo orribile, per un po’ lo fa sentire felice e contento nella sua decisione di andare avanti sulla retta via, poi lo scaglia nell'abisso della disperazione. Spesso culla un uomo dormire con il pensiero: “dopotutto, le cose non possono essere altrimenti” solo per svegliarlo all'improvviso a un interrogatorio rigoroso. Spesso sembra che un velo di dimenticanza cada sul passato, solo per far riapparire ogni singola sciocchezza sotto una forte luce. Quando si dibatte sulla retta via, rallegrandosi di aver vinto il potere della tentazione, può sopraggiungere, quasi contemporaneamente e proprio sulla scia della perfetta vittoria, una circostanza esterna apparentemente insignificante che ci spinge giù, come Sisifo dall'altezza del balza. Spesso quando una persona si concentrata su qualcosa si verifica un fatto che distrugge tutto; è il caso di un uomo che, stanco della vita, sta per gettarsi nel Tamigi e nel momento cruciale viene fermato dalla puntura di una zanzara.”
 
“Ti sei mai sentita così?” Chiese la ragazza vestita in rosso che ora invece stava passando velocemente un dito tra un volume e l’altro dei libri, dimenticati da chissà quanti anni, tra gli scaffali di quella biblioteca.
 
“A cosa ti riferisci?” Sospirò l’altra in risposta, alzando poi gli occhi al soffitto.
 
“Ti sei mai domandata se le cose dopo tutto possono andare altrimenti? A questa domanda ti sei risposta in modo negativo? E ti sei mai svegliata di soprassalto nel cuore della notte solo per ritornare sui tuoi pensieri? Forse Kierkegaard aveva ragione, a volte a decidere è la rassegnazione stessa dettata dalla nostra incapacità di far andare le cose in modi differenti e forse quella puntura di zanzara, quella briciola, ci salva dall’inevitabile più di quanto possiamo fare noi per noi stessi.”
 
La ragazza in celeste, ora seccata, chiuse di colpo il libro lasciandolo cadere sul divano e solo dopo essersi sistemata il cappello e sgualcita l’abito si avvicinò all’altra che si era fermata pensierosa di fronte alla finestra, accanto alla lunga tenda in seta che dal soffitto cadeva come una cascata fino al pavimento. 
 
“Non esistono zanzare che ti salvano, esisti solo tu con la tua vita, e per quanto quella tua testa macini in continuazione pensieri mi sento libera di dirti, cosciente che la mia risposta potrebbe sembrarti banale e fredda, che la verità è che io non ho mai pensato a nulla del genere. Non ci sono zanzare, perché se ci fossero sarebbe la prova di quanto sia stupido che l’uomo abbia una coscienza, dei sentimenti e dei pensieri razionali e non. Se dopo aver pensato giorno e notte, una vita intera, ad una scelta basta una zanzara a frantumare i tuoi incubi peggiori perché macinare tutti questi pensieri se tanto è tutto inutile? Per esempio, tu hai deciso di tenermi qui a parlare di questo tizio e dei suoi tormenti per tutta la serata del ballo e se dalla porta ora entrasse un nobile e ti invitasse a ballare? Sarebbe dunque arrivata la tua “zanzara”? Te ne prego, pensa e agisci per te stessa, non aspettare che qualcosa cambi il corso della tua vita perché non c’è nessuno che può farlo al posto tuo. Tutto è possibile, e ti tolgo dell’incertezza, la possibilità di errore esiste ma è questo il bello, se sei sicura della tua scelta quando arriverà la zanzara la schiaccerai e continuerai per la tua strada ma non focalizzarti sui pensieri degli altri per poi macinare i tuoi, devi essere tu a farti una tua idea e con quella devi trovare la forza di affrontare ciò che ne segue per la tua felicita. Dinnanzi alla tua domanda di prima: “le cose possono andare altrimenti?” non ho risposta, le cose vanno solo ed esclusivamente nella direzione in cui tu vuoi farle andare. Per quel che mi riguarda esistono due tipi di problemi: quelli che sono risolvibili e quelli che non lo sono, quest’ultimi perciò non sono più problemi ma dati di fatto. Risolvi ciò che puoi, con la consapevolezza e la certezza che ascoltare il tuo cuore e la tua mente sia il modo giusto di agire. Questo ti risparmierà tante notti insonni, credimi.”
 
La ragazza vestita di rosso fissò per un’altra manciata di secondi il buio di quella notte fuori da quella finestra e poi sorrise. “È innaturale come tu possa smontare anni e anni di pensieri e di idee radicate nella mia testa, è innaturale come tu sia in grado di ridurre al misero il pensiero profondo di un filosofo quale Kierkegaard, eppure hai più ragione tu di tutti noi e io non posso che ascoltarti e non profanare alcuna parola per ribattere.”
 
“Possiamo tornare al ballo adesso? Abbiamo faticato per questa serata, solo la stoffa dell’abito mi è costata una settimana di lavoro dalla signora Jensen.”

“Non farmici pensare, questa settimana le sue figlie sono state insopportabili, non facevano altro che parlare di questa festa. Ti chiedo scusa per la perdita di tempo, volevo solo leggere qualcosa di Kierkegaard avendone finalmente la possibilità. Sai, mentre ti aspettavo ho visto la sua statua nel parco sul retro; è in un posto sperduto e dimenticato da tutti, è difficile da trovare, durante la mia audace impresa sono inciampata in una radice e candendo a terra mi sono anche rotta il vestito, proprio qui, vedi?” Disse indicando un con un dito la gonna.
 
“Mamma non sarà per niente contenta, quando inizierai a comportarti da donna? Era necessario entrare nel prato vestita con abiti da festa e andare chissà dove?”
 
“Se non l’avessi fatto ora non saremo qui a fare questa conversazione e tu non saresti qui a rimproverarmi e ad insegnarmi qualcosa.” Si scambiarono un sorriso sincero dopodiché uscirono finalmente dalla biblioteca ed entrarono nella sala dove, illuminati da candelabri in argento e da grossi lampadari in cristallo, gli invitati danzando davano l’illusione di librarsi leggeri in aria, quasi come se stessero fluttuando a qualche centimetro da terra per la tanta eleganza e maestranza che possedevano nel ballo.
 
La ragazza in rosso si portò una mano davanti alla bocca. “Certo che la signora Jensen ha proprio uno strano naso; la maschera di carnevale che indossa ne accentua di più la forma.”
 
L’altra ragazza scoppiò in una flebile risata. “Non si dicono queste cose, soprattutto mi sembra strano udire certi commenti uscire dalla tua bocca!”
 
“Me l’hai detto tu prima, ci sono problemi risolvibili e altri che non lo sono, i così detti dati di fatto; a parer mio, il triangolo che ha in mezzo agli occhi la signora Jensen è un dato di fatto! Ecco, guarda.”
 
Con indifferenza entrambe le ragazze si voltarono nella direzione in cui il naso della signora ora fluttuava assieme agli altri invitati e, coperto dalla maschera di lustrini e piume, pareva essere il becco di qualche uccellaccio. 
Le ragazze scoppiarono ora in una fragorosa risata e al termine della melodia si unirono al resto degli invitati dove attesero qualche minuto prima che l’orchestra riprese a suonare.
 
Danzarono sulle note di valzer, mazurka, polka, galop e già dopo la prima mazurca la ragazza in rosso aveva perso interesse; tornò sui discorsi fatti in precedenza. Iniziò a domandarsi se quella vita la soddisfacesse, se la sua rassegnazione l’aveva fino ad ora condotta all’accettazione di condizioni a lei poco consone; un ragazzo continuava a fissarla e a sorriderle e lei ingenuamente non faceva che ricambiare. 
 
“Dunque verrete anche voi al ballo in maschera di domani?” Aveva esordito la signora Jensen il giorno precedente, sentendo i discorsi delle due ragazze. “Ci saranno nobili e aristocratici; in particolare sarà presente l’intera famiglia Arenstorff con il suo prodigioso e aitante primogenito, Erland, uomo perfetto per una delle mie figlie, alla morte dei sui genitori erediterà tutte le terre e gli investimenti del Signor Arenstorff e diventerà a sua volta uno dei più ricchi uomini della Danimarca. Abbiamo lavorato tanto per questo ballo e credo che una delle mie figlie riuscirà a conquistarlo anzi, ne sono certa!”
 
Un applauso seguì la fine della musica e mentre l’orchestra si prepara ad un altro brano la ragazza in rosso, annoiata, si allontanò dalla pista e si avvicinò ad una delle cinque grandi finestre che si affacciavano nel solenne e primordiale buio di quella notte.
 
La giovane sapeva esattamente cosa c’era li fuori: la statua di Kierkegaard, il laghetto con la fontana in centro, alberi e prima del calar del sole aveva anche notato delle carrozze accanto alla scuderia.
 
Iniziò a porsi un quesito, si domandò come ci si sarebbe dovuti sentire a stare li fuori in quella notte, mentre dalle finestre calore e vita squarciavano le tenebre.
 
Un brivido le percorse tutto il corpo, chiuse gli occhi e ora si immaginò di essere all’esterno, con i piedi sulla ghiaia e avvolta completamente nel buio e nel freddo che toglieva il fiato mentre le finestre emanavano luce, calore per l’anima.
 
D’un tratto la giovane non era più dentro ma era anche fuori; ed ecco che aprendo gli occhi, affacciata su quell’oscurità, vide sé stessa guardare proprio verso la finestra in cui ora si trovava e sentì d’impulso il desiderio di raccontare della vita di quella giovane che non aveva partecipato a quel ballo ma che ammirava, con invidia e curiosità, la maestosità della vita che si stava consumando dentro quelle mura in quella fredda notte.
 
“Vorrebbe concedermi il prossimo ballo?” Una voce ferma e morbida strappò la ragazza dai suoi pensieri e di colpo si voltò, lasciandosi alle spalle l’ombra che aveva saputo scorgere nel buio.
 
La giovane incrociò gli occhi con il ragazzo, che ora stava immobile con una mano protesa nella sua direzione in attesa soltanto che lei gli concedesse la sua per poter danzare insieme sulle note della prossima melodia; era talmente presa dai suoi pensieri che non si accorse nemmeno degli occhi di tutti i presenti che ora li stavano scrutando con stupore e curiosità.
 
Si trovò davanti lo stesso ragazzo con cui aveva scambiato sorrisi per tutti il corso della serata ma non si aspettava di sicuro che lo stesso fosse il tanto ammirato e desiderato Erland.
 
D’un tratto la giovane si sentì combattuta, dinnanzi a lei l’uomo più ricercato e desiderato della serata. L’uomo che chiunque avrebbe voluto conoscere ora era li a tenderle la mano, trasudante dell’assoluta certezza verso il futuro, un futuro fatto di ricchezza: abiti in seta con pizzi, merli e velluti, tessuti importati da ogni dove, collane e anelli che il solo averli addosso avrebbero fatto affogare anche il più esperto dei nuotatori, cappelli per ogni occasione e mani sempre perfette e senza calli eppure, qualcosa mancava. 
 
Alle sue spalle l’ombra di un’altra sé che, più libera e lontana da quei luoghi, la stava chiamando e il suo canto era ipnotico come quello delle sirene, una tentazione verso qualcosa di nuovo e ignoto, lontano da quelle feste e da quel mondo alla quale sapeva con certezza di non appartenere. Fece per porgere la mano perché troppo abituata a rispondere in modo negativo alla domanda: “le cose possono andare altrimenti?” ma si fermò quando le tornarono in mente i discorsi fatti con la ragazza dall’abito celeste che in quel momento la stava osservando come tutti gli altri presenti in sala e, nel meditabondo abisso dei suoi pensieri, si voltò di scatto e guardò ancora una volta fuori dalla finestra sentendo che era li il luogo in cui doveva essere, libera. 
 
All’improvviso si accorse dell’esplosione di stelle che in quella notte illuminavano il firmamento indicando la strada a chi avrebbe saputo coglierne il più ancestrale dei significati di questo mondo.
 
Tornò al nobile, e finalmente con serenità e sicurezza, fece un gentile inchino e ringraziando declinò l’invito.
 
La signora Jensen svenne e le sue figlie subito la soccorsero insieme ad altri ospiti. Il Signor Erland non parve dispiaciuto, si comportò da vero gentiluomo, ricambiò l’inchino e si diresse altrove, ignorando i chiacchiericci e le malelingue che già si stavano issando alte, come vele al primo soffiar del vento.
 
La ragazza in celeste si diresse verso l’altra che ancora era incredula per quanto appena accaduto e l’abbracciò forte. “Sono tanto orgogliosa di te.”
 
E così pensò che sarebbe tornata a casa più ricca quella sera, aveva scelto per sé stessa, aveva sconfitto quel sentimento di angoscia che le tormentava il giorno e la notte e aveva di fronte a sé un domani ignoto. Guardava verso il futuro con curiosità ed emozione, un futuro diverso dal passato e che profumava di avventura e novità.
 
La giovane, come Kierkegaard, aveva da sempre temuto con angoscia il domani: l’incognita e il cambiamento che, giorno dopo giorno, bussano alla porta della nostra vita insieme al sorgere del sole.
 
Fu grata alla ragazza in celeste, perché con lei il salto nel vuoto non le sembrò più così tanto spaventoso. 
 
Temiamo il salto, gli errori e le conseguenze che essi comportano; circondiamoci allora di cose belle, di belle persone, perché solo avendo salde le nostre certezze potremo vincere la paura dell’incognita del futuro; così ciò che di bello abbiamo oggi lo avremo inevitabilmente anche domani, ed ecco come allora il salto nel vuoto diventa solo un salto da un gradino, e quando avremo toccato terra ci sentiremo solo stupidi per aver aspettato così tanto e per non aver saltato prima.
   
 
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