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Autore: K ANTHOS    18/01/2021    2 recensioni
Come poteva Sara essere a conoscenza addirittura di due omicidi?
Un fremito di terrore lo colse: ora sarebbe toccato a lui?
Rimase esangue al solo pensiero, era quasi in stato di choc, i suoni della campagna gli giungevano ora ovattati e lontani.
Perché non lo aveva ancora denunciato? Cosa la tratteneva?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

 

Alcuni agenti lo videro passare di corsa e, incuriositi, si fermarono a guardare per capire cosa stesse succedendo.

Uno di loro, l’agente Campi, rimase invece comodamente seduto a guardare la scena dalle telecamere di sorveglianza puntate sull’ingresso.

-Sara… Sara aspetta, devo parlarti… lo so che ce l’hai con me, ma devo spiegarti…-

-Non devi spiegarmi niente… io sono la tua indagine conclusa brillantemente…vi ho sentito... hai fatto il tuo lavoro e basta… tua sorella Ginevra me lo diceva che eri il migliore nel fare il tuo mestiere… forse l’unica cosa sincera che mi ha detto durante tutta quella settimana…- si sentiva profondamente ferita.

-… ora capisco quella sera a cena quando cercavate di trattenere Ginevra dal dirmi che eri commissario… vi siete presi gioco di me, tu e le tue sorelle… mi sento una completa stupida… mi sei stato addosso solo per ottenere le informazioni che ti interessavano per portare avanti le tue indagini!- concluse amareggiata.

-Non è così… cioè sì, stavo indagando su di te e ho chiesto alle mie sorelle di non dire chi fossi…- ammise.

-Avete fatto una bella squadra, complimenti! Non mi sono mai sentita più ingenua in vita mia… ti sei insinuato nella mia vita e mi hai fatto credere delle cose…- aveva le lacrime agli occhi ma riuscì a trattenerle.

 

-Hai capito che ti combina il commissario…- fece l’agente Campi davanti ai monitor. Tutti i presenti stettero con il fiato sospeso, non lo avevano mai visto coinvolto sentimentalmente con una ragazza a quel modo.

 

-Sara io…-

-Non parlare, non voglio sentire altre bugie… non voglio più ascoltarti... non ti preoccupare, porterò gli altri disegni così potrai fare una bella figura con i tuoi superiori…- era stanca e voleva andarsene.

Riccardo le si avvicinò, aveva una gran voglia di abbracciarla, di chiederle scusa e di dirle che l’amava, ma lei lo respinse:

-No… stammi lontano… non ti avvicinare…- fu determinata e categorica nel dirglielo e lui la rispettò.

Attraversò la strada, salì in macchina e partì.

Le lacrime che era riuscita fino a quel momento a trattenere cominciarono a scendere così irrefrenabili e violente da impedirle quasi di vedere la strada.

-Tutto bene Sara?- fece Filippo preoccupato.

-No… sembra che la mia vita stia andando a rotoli Fili…-

Riccardo la guardò andare via: decise di finire il suo turno di lavoro al commissariato poi avrebbe cercato di parlarle di nuovo, non si sarebbe dato per vinto.

Passò davanti alla guardiola e intuì che aveva dato spettacolo.

-Allora? Cosa c’è da guardare? Tornate tutti a lavoro! - fece perentorio.

-Sì, certo commissario -

-Agli ordini commissario -

-Subito commissario -

La piccola folla all’ingresso si disperse nei vari uffici velocemente come si era formata.

 

Nel tardo pomeriggio parcheggiò la sua moto vicino all’ingresso del condominio dove abitava Sara.

Riccardo si tolse il casco, ravviò i capelli, fece un profondo respiro e suonò il citofono: pochi secondi e rispose Filippo.

-Chi è?- fece il ragazzo.

-Sono il commissario Valenti, devo parlare con Sara, per favore apri- fece lui con voce ferma e autorevole.

Il portone scattò e Riccardo salì velocemente le scale portando con sé il casco.

Filippo aprì la porta.

-Perché vuole parlare con lei? Non ha già detto tutto in questura oggi?- gli chiese contrariato.

-Le devo dire che la amo da morire…- fece lui calmo e compassato guardandolo dritto negli occhi.

Il ragazzo rimase a bocca aperta nel sentir dire quelle parole con quell’espressione glaciale ed impassibile: ebbe come l’impressione di vedere la scena di un film ma con l’audio di un altro. Precisamente quando, si chiese Filippo, il commissario aveva avuto il tempo di innamorarsi di sua sorella? Era una situazione che per lui aveva del paradossale: si scansò e lo fece entrare.

-Sara? Sara dove sei?- fece Riccardo ad alta voce.

Lei lo sentì ed uscì dalla sua camera.

-Cosa succede? Perché sei qui?- fece Sara meravigliata di vederselo in casa.

-Ho aspettato che ti calmassi e ora sono qui perché devi ascoltarmi…- fece lui categorico. 

-Ma cosa sta succedendo Sara?- le chiese Filippo disorientato.

-Succede che questo bastardo mi ha mentito… si è preso gioco di me, mi ha usata per le sue indagini e per fare carriera, l’unica cosa che lo interessi veramente…- Sara era ora calma e determinata, non ebbe problemi a sostenere il suo sguardo, perché era quello che pensava di lui.

-Detta così la storia, credo che la parola bastardo sia quella più adatta…- fece Filippo prendendo le difese della sorella.

Il ragazzo ora guardava in cagnesco Riccardo, si era messo tra di loro e sembrava aver assunto il ruolo di arbitro.

Riccardo le si avvicinò e consegnò il casco a Filippo che se lo ritrovò così tra le mani.

-Non ho mai pensato di usarti per fare carriera… per le indagini sì… e non me ne pento… è stata una vera stupidaggine convincerti a non collaborare con la giustizia in tutti questi anni. Molta gente poteva essere salvata… ma non te ne faccio una colpa… ti hanno fatto il lavaggio del cervello fin da piccola. Sara… io ti amo da impazzire, non riesco a pensare ad altro… se ti può far piacere saperlo non riesco più a concentrarmi a lavoro… sono diventato lo zimbello del commissariato!- confessò lui quasi con imbarazzo.  

Sara lo aveva ascoltato in silenzio, faticava ora a distinguere la verità dalla menzogna e si sentì in difficoltà.       

-Non sono bravo in queste cose… è la prima volta che mi dichiaro, che mi innamoro come un adolescente in preda ad una tempesta ormonale… ti chiedo perdono se ti ho ferita ma non potevo corteggiarti mentre ero intento ad indagare su di te… Mi sono innamorato di te proprio mentre indagavo su di te! Non voglio perderti, non me lo perdonerei-

Riccardo era stato diretto e determinato con lei, esattamente come il suo carattere risoluto gli suggeriva di fare nel lavoro e di fronte a qualsivoglia situazione della sua vita privata.

Il sentimento sincero che provava gli aveva permesso di affossare definitivamente le sue insicurezze imparando così a gestire senza timore anche l’imprevedibile irrazionalità delle sue emozioni. 

Sara scuoteva la testa incredula, faticava a credergli:

-Chi mi dice che tu non mi stia ancora mentendo, chi mi garantisce che tu non mi voglia usare per altri fini? E comunque ti sei comportato da bastardo e…-

Riccardo la finì di raggiungere e la baciò appassionatamente,

era così tanto tempo che desiderava farlo che non riuscì più a resistere.

-E io che pensavo che con Nicola alle calcagna non avresti mai trovato nessuno!- fece Filippo meravigliato.

-Sei la cosa più bella in cui mi è capitato di imbattermi nella mia vita…- la voce di Riccardo era appassionata.

-Beh… io torno in camera mia…- fece Filippo in imbarazzo.

Sara era senza parole, ora lo guardava frastornata da sensazioni contrastanti.

-Ho creduto di averti persa quando tuo fratello ha riconosciuto in quell’uomo l’assassino seriale… Sono stato malissimo… Mi sono sentito un deficiente per non essermi chiarito con te prima… e ora non voglio più perdere tempo- spiegò Riccardo.

-Mi ero convinta che ti fossi indifferente… Quando domenica mi hai salutato ho dovuto resistere all’impulso di implorarti di rimanere per darmi una spiegazione…- ammise lei confusa.

-Non potevo espormi… avrei dovuto convocarti lunedì per avere da te chiarimenti riguardo il disegno dell’assassino della Rocci… e poi ho visto il ritratto di Romanelli a casa di Nicola… mi sono ritrovato in una situazione delicata…-

-Hai guardato nella mia cartellina sabato scorso?- Sara aveva bisogno di capire.

-Sì, e lì sono crollato… credevo sinceramente alla tua innocenza ma dopo averlo visto mi sono sentito preso in giro…-

-Ecco perché hai cambiato umore quando sei sceso e ci hai raggiunto a tavola…- rammentò lei.

-Sono partito l’indomani con una sensazione di abbattimento che non ti so descrivere… ti guardavo nello specchietto retrovisore e non volevo lasciarti, ma allo stesso tempo mi sentivo tradito e umiliato… e comunque l’indagine avrebbe avuto la precedenza su tutto… anche su di noi-

-Ho sofferto tantissimo dopo che sei partito a quel modo…- Sara aveva ora gli occhi lucidi.       

-Mi dispiace, ho sofferto anch’io… e non sai quanto… ero molto combattuto ma era importante per me scoprire la verità, ho dubitato di te, lo ammetto…-

Sara ripensò al suo comportamento interessato ma discreto in vacanza e alla sua passionalità a stento trattenuta durante la passeggiata sul lungomare: nel suo cuore tutto finalmente ebbe un senso, e cominciò a rilassarsi.

Si erano infine chiariti, quella situazione ambigua si era basata su una serie di sgradevoli e tristi circostanze.  

Riccardo cedette quindi all’esigenza di abbracciarla e l’attirò teneramente a sé perdendosi per un po’ nell’odore fruttato dei suoi capelli.

Baciò poi delicatamente lo zigomo tumefatto e si soffermò di nuovo e con calma sulla sua bocca:

-Ha ragione Nicola…- disse poco dopo.

-Su cosa ha ragione?-

-Baci benissimo… e insieme faremo scintille!- rise lui ripensando a quella serata al mare.

Sara sorrise imbarazzata:

-Ti voglio ricordare che quando lo ha detto era un po’ su di giri per la birra…-

-Già… la famosa frase in birra veritas!- rise divertito.

Era una sensazione del tutto nuova per lui quella di sapere di appartenere in modo esclusivo ad una persona: aveva rischiato seriamente di perderla e non se lo sarebbe mai perdonato.

Per la prima volta si trovava di fronte a sentimenti solidi, reali, che mai avrebbe pensato di provare, il suo cuore, nonostante tutto, era riuscito a condurlo fino a lei.

-Vuoi rimanere per cena?- gli chiese Sara persa nei suoi occhi.

-Certo, se non sono di disturbo…-

-Vediamo un po’… un bel ragazzo che ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, amante delle indagini impossibili, molto intelligente e con uno sguardo da far tremare le gambe… direi l’ospite perfetto per una serata in famiglia!- fece lei.

Si misero a ridere complici: erano finalmente insieme, l’uno di fronte all’altra, senza bugie o segreti a separarli.

In quel momento udirono dei passi sul pianerottolo ed una chiave girò nella toppa del portone d’ingresso.

Si sciolsero dall’abbraccio e stettero ad aspettare: il padre non poteva immaginare che si conoscessero già da prima del rapimento e ora Riccardo doveva dargli una spiegazione per la sua presenza.

Agostino entrò con due grosse borse della spesa.

-Cos’è successo… perché è qui commissario?- appena lo vide assunse un’espressione preoccupata e seria.

-Buonasera signor Morelli… non si preoccupi, non sono qui in veste di commissario…- lo rassicurò subito.

Sara intrecciò le dita della sua mano con quelle di Riccardo e guardando il padre disse:   

-Papà… ho invitato a cena Riccardo… sempre se sei d’accordo…-

Il padre li guardò insieme, si rilassò e si aprì in un ampio sorriso.

-Caro signor commissario, questa sera mangerà i migliori gnocchi con il sugo della sua vita!-

 

                                Alcuni mesi dopo

 

Malgrado tutto quello che le era recentemente successo Sara aveva avuto modo di farsi notare con i suoi lavori tanto da attirare l’attenzione di un noto gallerista di Roma che le aveva chiesto alcuni ritratti da esporre.

-Ho appena parlato con il proprietario della galleria, sembra abbia avuto diverse proposte di acquisto… è incredibile… ci sono persone disposte a pagare per avere i miei disegni, capisci? Non puoi immaginare quanto sia emozionata…- era a telefono con Riccardo e stava uscendo da un palazzo in via dei Coronari.

Sara se lo ritrovò davanti, subito fuori la galleria d’arte, che le sorrideva divertito appoggiato alla sua moto.

Chiuse la telefonata e lo raggiunse.

-Cosa ci fai qui?- lo guardò sorpresa.

-Ero da queste parti e ho pensato di venirti a prendere…- fece lui vago.   

-Da queste parti eh? Questa è la versione ufficiale… Non è che mi controlli?- fece lei piegando la testa di lato.

-Volevo mangiare con te in un locale qui vicino a Trastevere- ammise lui.

-E questa è la versione ufficiosa…- gli sorrise e lo baciò.

-Sono contenta che tu mi sia venuto a prendere… però… se ti metti in posa così con la tua moto… attirerai gli sguardi della gente che passa…- aggiunse contrariata.

-Gente? Gente tipo donne? Sei gelosa?- le chiese sorridendo.

-No… io non sono gelosa- gli rispose piccata.

-Io invece lo sono tantissimo di te…-  la attirò a sé e la baciò con trasporto.

Il cellulare di Riccardo squillò.

-Pronto… Nadia… ciao…- Riccardo guardò divertito Sara per valutarne la reazione, ogni tanto gli capitava ancora di ricevere telefonate dalle ex in sua presenza.

-Come stai?-

Il volto di Riccardo espresse sorpresa:

-Stai divorziando? Di già? Vorresti incontrarmi?-

Sara lo guardò con occhi a fessura, arricciando la bocca in una delle smorfie preferite di Riccardo.

-Gelosa?- lesse Sara sulle sue labbra.

-Mi dispiace ma sono fidanzato… con chi?- Riccardo guardò innamorato Sara.

-Con una ragazza bellissima… si chiama Sara, mi ha stregato e non riesco più a starle lontano…- mentre parlava la strinse ancora di più a sé tanto che Sara poté distinguere chiaramente la voce della donna.

-Sì, grazie… buona fortuna anche a te Nadia…- chiuse la comunicazione e sorrise soddisfatto.

-Quindi… tu non saresti gelosa, vero?-

-Forse… solo un po’- ammise lei sorridendo.

   
 
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