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Autore: BellaLuna    19/01/2021    4 recensioni
Prima Classificata al "Contest Puzzle" indetto da Anatra.Valeria sul forum di EFP.
In questa song-fic, Reira ricorda i cinque uomini che più l'hanno amata e che, chi per un motivo e chi per un altro, alla fine le hanno spezzato il cuore.
"Suo padre l'aveva lasciata troppo presto. Takumi le aveva costruito un castello per proteggerla e venerarla, ma non per amarla. Yasu non l'aveva amata abbastanza da seguirla. Shin era stato una dolce e infantile illusione, l'ultima. E con Ren, alla fine, erano sempre stati destinati a dirsi addio."
[Questa storia partecipa alle challenge "Solo i fiori sanno" indetta da Pampa313 e "Seasons die one after another" indetta da Laila_Dahl sul forum di EFP.]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reira Serizawa, Ren Honjo, Shinichi Okazaki, Takumi Ichinose, Yasushi Takagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premesse: cari lettori e care lettrici, benvenuti! Prima di lasciarvi alla lettura di questa song-fic, vi spiego alcuni dettagli che potranno aiutarvi nella sua comprensione. Innanzitutto, noterete subito che le strofe della canzone (“Already Gone”, cover degli Sleeping at Last, che vi consiglio di ascoltare durante la lettura, se vi va ^^) hanno dei colori diversi. Non si tratta né di una scelta estetica né di una scelta causale. Il tutto comincia con il Viola che è il colore di Reira, perché tutta la trama si sviluppa partendo dai suoi ricordi. Seguono poi due strofe di colore Blu, il colore di Takumi, che vi consiglio di immaginare come delle parole che Takumi stesso dedica a Reira. Al Blu, segue il Verde che è il colore di Yasu, e anche qui potete immaginare che quelle siano delle parole che il ragazzo dedica alla protagonista. Infine, ritornerà il viola. Ma su questo parlerò meglio nelle note finali (che vi consiglio di leggere se la storia vi è piaciuta e se volete averne un quadro più completo). Inoltre, aggiungo che questa storia partecipa agli "Oscar della Penna" indetti sul forum Ferisce più la penna. Dopo queste premesse, vi lascio alla lettura, sperando che possa piacervi ^^
 
 
 

 


 
Layla - Vuoti castelli d’amore


§
 
 

Remember all the things we wanted
Now all our memories, they're haunted
We were always meant to say goodbye

 
Era inverno quando suo padre morì, e la brina mattutina ne ghiacciò le membra e insieme il ricordo.
Fu allora che Reira imparò che quando i sogni si infrangono non fanno rumore, ma silenzio.
Il dolore gela dentro tutto – le ossa, il cuore, il sangue – e non resta più niente da dire.
Un tempo, Reira sarebbe stata in grado di disegnare i tratti del bel viso di suo padre a memoria; oggi, invece, mentirebbe se dicesse che di lui ricorda qualcosa di più di semplici dettagli, frammenti sparsi nel mosaico della sua memoria di bambina: il profumo del suo dopobarba, i suoi baffoni neri che le facevano il solletico quando le baciava le guance, il modo in cui sorrideva sempre ogniqualvolta pronunciasse il suo nome: Layla.
Ma non ricorda più il suono della sua voce.
La morte non le aveva strappato via solo suo padre, ma anche il ricordo del suo amore con il tempo aveva iniziato a sbiadire, finché, un giorno, Reira si era chiesta se fosse mai stato reale o solo una sua fantasia.
Delle volte, sente ancora quei ricordi investirla come flash dolorosi di momenti ritagliati nel tempo, che la sua mente riporta a galla in quegli istanti in cui si sente più fragile e sola, in quegli istanti in cui più avrebbe bisogno di sentirsi avvolta da braccia che profumano di casa e non di alte mura di castelli pronte a imprigionarla.
Certe notti, come un incantesimo che serve a scacciar via la solitudine e la paura, Reira lo invoca ancora: “Papà!”, e con il cuore che sanguina attende una risposta che sa non potrà mai arrivare.
Layla.
È triste: dell’amore di suo padre, oggi, non le resta più niente, nemmeno il nome che le ha dato le appartiene più.
 
Even with our fists held high
It never would have worked out right
We were never meant for do or die
 
Takumi non è mai stato bambino. Non aveva mai potuto concedersi il lusso di esserlo.
La vita gli aveva insegnato sin troppo presto che se non tieni la guardia costantemente alta, al primo sbaglio ti mette al tappeto, lì dove tutti i problemi sembrano farsi montagne insuperabili e da cui ci vuole il triplo del coraggio per potersi rialzare (o un’infinita quantità d’alcool in cui annegare per dimenticare).
Già a sei anni aveva imparato a guardarsi le spalle e cavarsela da solo.
A quell’età, invece, Reira sapeva solo piangere.
“Più piangi, più quei bulli ti prenderanno in giro, non lo capisci?”
“Sorry...”
“No, sorry, no. Insomma, Reira, smettila di piangere, per favore!”
Takumi era sempre stato come l’inverno: freddo e tenebroso. Il più spietato e integerrimo dei generali, ma anche il più scaltro e il più leale.
Reira ricorda che, quando lo conobbe per la prima volta, la maggior parte dei bambini avevano paura di lui, del suo sguardo di ghiaccio, delle sue nocche sempre sanguinanti che chiamavano guerra.
Eppure, non le erano bastati che pochi giorni in sua compagnia per smascherarlo.
All’inizio non era stato facile: se provava ad avvicinarsi troppo, correva il rischio di farsi male, perché il piccolo Takumi, per proteggersi dai mostri che si agitavano in casa sua, aveva nascosto il suo cuore dentro una prigione di ghiaccio, dove stalagmiti appuntite servivano a tenere alla larga chi non era gradito.
Per questo Reira gli si era avvicinata a piccoli passi, aveva bussato dolcemente alla sua porta e aveva aspettato, paziente, che lui la facesse entrare, che le riservasse un posto speciale nel suo cuore, come lei aveva fatto con il suo.
L’aveva amato di quell’amore genuino e spassionato dei bambini, una volta. Quando tutto ciò che voleva era poter alleviare le sue sofferenze grazie al dono che il Signore le aveva concesso: il suo canto.
Aveva cercato di spegnere la sua rabbia distruttiva con la sua dolcezza, cullandolo con il suo affetto, assillandolo con i suoi sorrisi, tenendolo per mano fino a quando anche la bella luce negli occhi di sua madre non si era spenta.
Aveva sempre cercato, Reira, di tener fede alla promessa che gli aveva fatto cantando da bambina, lungo la strada che portava al mare.
“Se ti perdi, io verrò a cercarti, volta dopo volta.” cantava Cyndi Lauper, e Reira si era illusa, – piccola, stupida, ingenua, Reira – che fosse una promessa d’amore sancita con un bacio.
Ma si sbagliava.
 
And I want you to know
You couldn't have loved me better
But I want you to move on
So I'm already gone  

C’era troppo ghiaccio nel cuore di Takumi per una piccola stellina che bruciava come lei.
C’era troppa paura, troppa rabbia nel suo cuore di bambino costretto a diventare adulto troppo presto, per accettare quello che lei gli aveva offerto su un piatto d’argento e non essere terrorizzato dall’idea di insozzarlo con la sua oscurità.
“Takumi, chi sono io per te?”
“Che vuoi dire?”
Ogni volta la stessa domanda e ogni volta la stessa risposta.
Takumi non sapeva cosa dirle, e allora Reira preferiva fingersi l’ingenua che non era e andarsene.
Oggi sa, che non era colpa sua: Takumi le aveva voluto bene a modo suo, nell’unico modo di cui era capace; nell’unico modo in cui era certo di non poterla ferire: l’aveva messa su un piedistallo e poi condotta per mano nella torre più alta del castello incantato che aveva costruito apposta per lei, adornandolo di promesse di gloria e promettendole protezione e ricchezze, promettendole tutto persino il mondo se solo lei glielo avesse chiesto, eccetto l’unica cosa che Reira voleva davvero: il suo amore.
“Non posso amarla nel modo in cui lei desidera.” lo sentirà un giorno spiegare a Ren, trattenendo le lacrime, in silenzio.
“Ma non puoi nemmeno tenerla per sempre prigioniera nel tuo castello e pensare che così lei possa essere comunque felice. È umana, Takumi. Non l’angelo disceso dal cielo che tu credi.” sarà la risposta di Ren, risposta a cui Takumi non avrebbe mai saputo come ribattere e che Reira avrebbe preferito dimenticare.
 
It started with the perfect kiss then
We could feel the poison set in
Perfect couldn't keep this love alive
 
Quando Yasu l’aveva baciata per la prima volta, Reira aveva appena quindici anni, e fuori nevicava.
Fiocchi di neve le danzavano tutt’intorno, lungo la strada verso il mare che entrambi stavano percorrendo.
La bocca di Yasu sapeva di alcool e Black Stone, un miscuglio che sin da allora aveva trovato dolceamaro.
Quando era riuscita a guardarlo negli occhi, aveva intravisto all’interno del suo sguardo un calore sconosciuto, una bontà d’animo travolgente, e si era lasciata andare a quella magia, a quell’incanto, a quel tepore che sembrava in grado di spazzar via la solitudine e di riportarla alla vita come il bacio del principe azzurro aveva fatto con la bella addormentata, costretta fino a quel momento a dormire per cento anni dentro il suo castello.
È così che fanno gli eroi e Yasu è un eroe, aveva pensato, l’ultimo rimasto.
Yasu non l’avrebbe mai ferita. Yasu non l’avrebbe mai lasciata. Yasu la amava.
(Ed essere amata è sempre stato tutto ciò che Reira ha sempre voluto.)
Perciò aveva accettato il suo amore, accogliendolo dentro di sé, lasciando che facesse radici, che germogliasse e che crescesse forte e vigoroso. E intanto aveva sperato che da quelle gemme d’affetto non sorgessero rovi pronti ancora una volta a imprigionarla.
Ma Yasu non era Takumi.
Quando la guardava non vedeva la principessa del canto, ma solo una ragazza dolce e sola, una damigella da salvare perché lui era il cavaliere buono pronto a immolarsi per il bene superiore, a sacrificare tutto, persino se stesso per il bene degli altri.
 
You know that I love you so
I love you enough to let you go
 
Per questo, quando era arrivato il momento di andare alla conquista della capitale, Yasu aveva ritirato le armi e l’aveva lasciata andare, anche se quella era l’ultima cosa che Reira avrebbe voluto, anche se era l’ultima cosa di cui Reira sentiva di aver bisogno.
Gli aveva chiesto di seguirla, e lui le aveva detto di no.
(Ma seguirà Nana, un giorno, e non esisterà tradimento più grande, sconfitta più atroce di quella di sentirsi nuovamente non all’altezza di essere amata abbastanza da restare, da tentare.)
“La musica è il tuo destino, Reira, non il mio. Non posso rischiare il mio futuro per un semplice passatempo.”
Reira lo aveva guardato, diciassette anni e un cuore ferito già troppe volte da troppi abbandoni, e in silenzioche cosa avrebbe mai potuto dirgli? Che cosa avrebbe mai potuto offrirgli, più di tutto quello che già gli aveva dato? gli aveva voltato le spalle ed era andata via, a Tokyo, a realizzare quel destino che altri – non lei – professavano che fosse destinata a compiere.
 
I want you to know
That it doesn't matter
Where we take this road
But someone's gotta go
 
Shin era stato una dolce e infantile illusione, l’ultima.
Reira mentirebbe, se dicesse che all’inizio non l’avesse sfruttato, che non l’avesse utilizzato semplicemente come palliativo contro i morsi pungenti della solitudine a cui la sua corona e la sua gabbia dorata l’avevano costretta.
È il destino di ogni celebrità, Takumi l’aveva avvertita che sarebbe successo, le aveva detto che se voleva una tiara da mostrare al mondo, allora avrebbe dovuto pagarne il prezzo.
Ma, dopo Yasu, Reira pensava di aver imparato la lezione e dunque aveva spontaneamente fatto ritorno nell’alta torre del castello che Takumi aveva costruito per lei per proteggerla e venerarla, ma non per amarla.
Lì aveva provato con tutte le sue forze a trasformarsi in ciò che tutti pretendevano che fosse: una macchina del canto, bellissima e letale, brava solo a dar fiato alla bocca e azzeccare le note, ma non c’era riuscita.
E quando il peso della sua umanità repressa era ritornato a bussare alla sua porta, schiacciandola nella morsa soffocante di una stanza sempre troppo vuota e troppo fredda, Reira aveva scelto una vittima sacrificale da portare con sé dentro il suo castello incantato: un ragazzino che si vendeva per amore pur non conoscendone neppure il significato.
 
And I want you to know
You couldn't have loved me better
But I want you to move on
So I'm already gone
 
Per un po', Reira aveva deciso di illudersi, entrambi si erano illusi che il legame che li univa fosse giusto e che ci fosse un filo rosso, attaccato ai loro mignoli, pronto a legittimare ogni loro azione, ogni loro peccato.
Ma non era che l’ennesimo castello in aria il loro, l’ennesimo castello di carte pronto a crollare al primo soffio di realtà.
Alla fine, Reira aveva raccolto i cocci che ne erano rimasti da sola e di rosso, fra le sue dita, aveva scorto solo i frammenti ancora una volta sanguinanti del suo cuore spezzato.  
“Devo pensare al bene della mia band, Shin. Lo capisci, vero? Per ora è meglio se non ci vediamo più.”
“Come vuoi.”
Non gli aveva chiesto che tempo a Shin, e lui non aveva fatto che darle dell’egoista, ancora e ancora.
 
Remember all the things we wanted
Now all our memories, they're haunted

L’amore di Ren era puro e gentile, come quello che un tempo le aveva donato suo padre.
“Tu sei stata il mio primo amore, Reira.” le aveva confessato una volta, in macchina, mentre fuori era inverno e lungo la strada verso il mare nevicava ancora.
Ma Yasu era arrivato per primo – “Yasu mi ha sempre dato tutto ciò che volevo. Tutto. Tranne te.” – e così Ren aveva preferito dimenticarla.
Eppure, ogni volta che si sentiva solo, o triste, o così vuoto dentro da aver paura di impazzire, veniva sempre a bussare alla sua porta, a tirarla giù dall’alta torre del suo castello, portandola ovunque lei gli avesse chiesto di andare e continuando, imperterrito, a scriverle canzoni.  
“Canta per me, Reira.” le aveva chiesto, al di là della porta del bagno del suo appartamento, lì dove si era rinchiuso per la vergogna, lì dove lei si era lasciata scivolare fino a terra promettendogli che non se ne sarebbe mai andata, che avrebbe fatto di tutto pur di farlo stare meglio.
“Canta per me...” le aveva chiesto Ren, un’ultima volta, prima di andarsene, prima che il veleno che gli scorreva nelle vene e un mondo troppo corrotto lo strappasse via dalla sua vita.
“Canta per me.”
Quando la terra inghiotte il suo corpo è ancora inverno, fuori nevica.
Reira assiste al funerale mentre la brina mattutina le ghiaccia le membra e il ricordo, e pensa che, senza Ren, non avrebbe più saputo con quali parole poter ancora cantare.
Alle sue spalle, tutti i castelli in cui negli anni è stata rinchiusa sono al fine crollati, e la sua voce si è persa fra le rovine, sepolta dal peso dell’ennesimo addio.
 
We were always meant to say goodbye
 
 
 

 
FINE
 
 
 




 
N/A: cari lettori e care lettrici benvenuti!
Spero davvero che questa mia song-fic vi sia piaciuta e ringrazio ancora una volta Valeria e i suoi contest per avermi dato l’occasione di mettermi alla prova e di scrivere su uno dei Fandom a me più cari.
Nana occupa un posto davvero speciale nel mio cuore. Adoro tutti i suoi personaggi, la loro imperfetta umanità, l’intreccio di vite e anime che l’autrice è riuscita magnificamente a raccogliere nella sua opera.
Ho tanto da dire su questa fan fiction, quindi, se vi va, mettetevi comodi.
Innanzitutto, mi sono presa alcune lievissime licenze poetiche qui e là e, soprattutto, dovendomi limitare come regola del contest alle 2000 parole, fra le varie storyline di Reira ho ripreso solo le parti che ho ritenuto più importanti al fine della mia trama.
La prima è quella con Takumi: infatti, (seguendo un ordine cronologico degli avvenimenti che parte dalla morte del padre della protagonista), mi sono voluta concentrare sulla nascita e poi sulla crescita del rapporto fra Reira e Takumi durante la loro prima adolescenza e l’inizio dei Trapnest, fino all’entrata in scena di Hachi (il dialogo fra Ren e Takumi è infatti preso da una delle puntate dell’anime, anche se l’inserimento di Reira che ascolta il loro discorso di nascosto è un mio piccolo What if?).
Devo essere sincera, il mio rapporto con Takumi è complicato: a volte lo odio a morte, altre penso che senza di lui i Trapnest sarebbero andati allo sbaraglio ognuno perso nei suoi melodrammi.
Il legame fra lui e Reira è complicatissimo: rigettando il suo amore, ma volendo comunque sempre tenere Reira sotto la sua ala protettrice, Takumi non ha fatto altro che peggiorare le cose. Reira sa che Takumi ha creato i Trapnest per lei, di conseguenza, perché lo ama e perché vuole farlo felice, Reira ha fatto del canto quasi la sua malattia. Io ho sempre trovato tristissimo il momento in cui (dopo aver saputo di Hachi) Reira scappa via da Yasu dicendogli che “Io non servo a niente se non canto”, proprio perché la sua vera paura è quello di distruggere tutto il lavoro che Takumi ha fatto per lei.
Il loro è un circolo vizioso che esplode in prossimità degli ultimi capitoli del manga, che, di nuovo, per motivi di limite di parole, è un argomento che non ho potuto toccare all’interno della mia storia.
Come ho detto nelle premesse, le parole in blu sono le strofe che Takumi “dedica” a Reira. Per chi non mastica bene l’inglese, ecco qui una traduzione approssimativa realizzata da me: “Anche se avessimo tenuto la guardia alta, non avrebbe mai potuto funzionare bene. Non eravamo fatti per il << Dobbiamo riuscirci a tutti i costi >>, […] e io voglio che tu sappia che non avresti potuto amarmi meglio, ma voglio che tu vada avanti, così io mi sono già allontanato” ora... secondo il mio personalissimo pensiero, queste parole esprimono abbastanza bene quelli che potrebbero essere stati i pensieri di Takumi ogniqualvolta Reira tornava a chiedergli chi fosse lei per lui. Quel “Tu non avresti potuto amarmi meglio” secondo me riassume perfettamente il loro rapporto: l’amore di Reira è sincero e puro, Takumi lo sa, ed è proprio perché ha paura di “insozzarlo con la sua oscurità” (qui mi sono permessa di autocitarmi XD) che continua a rifiutarlo.
(Per quanto riguarda la canzone della Luaper, la mia traduzione non è attendibile al cento per cento, ma ho dovuto fare così sempre per rispettare il limite di parole ^^”).
L’unico che secondo me sarebbe stato in grado di mettere fine a questo circolo vizioso è Yasu.
Le sue strofe di colore verde dicono: “È iniziato con il bacio perfetto, ma si poteva già sentire il veleno, la perfezione non sarebbe riuscita a tenere vivo il nostro amore”.
Io credo che Yasu fosse sinceramente innamorato di Reira (anche in base a ciò che Ren ci ha detto a riguardo nel manga), e credo anche che fosse l’unico che non si limitasse solo a idolatrarla come un angelo sceso in terra.
Nella scena del bacio ho ripreso la canzone quando dice “da quel bacio si poteva già sentire il veleno”, infatti Reira ci racconta che quando baciò Yasu la sua bocca sapeva di Black Stone... infatti, un altro momento secondo me molto triste è quando scopre che Yasu si è al fine trasferito a Tokyo per i Blast. L’ha fatto per Nana, eppure non l’ha fatto per lei.
La seconda parte dice “Lo sai che ti amo... ti amo abbastanza da lasciarti andare” che è proprio quello che fa Yasu. Sempre nella puntata in cui Reira fugge da lui, infatti, Yasu chiama Takumi e gli dice “Non ho lasciato Reira per sentirle dire che se non canta non vale niente”, credo quindi che Yasu l’abbia lasciata andare proprio per permetterle di realizzare il suo sogno e diventare una cantante professionista.
Passiamo poi a Shin, anche qui sono stata costretta a tralasciare un po' gli avvenimenti degli ultimi numeri del manga, concentrandomi principalmente sul momento in cui, dopo le foto scattate a lei e Ren e lo scandalo evitato da Takumi (ossia ciò che accade nel numero 15 del manga), Reira chiede a Shin di non vedersi per un po', perché ha paura di mettere in difficoltà la sua band. Shin naturalmente reagisce male, troncando ogni comunicazione con lei e dandole dell’egoista.
Ora, se avete notato, le strofe dedicate a Shin hanno il colore viola di Reira e dicono: “Voglio che tu sappia che non importa, dove andremo da questa strada, ma qualcuno deve andarsene. E voglio che tu sappia che non avresti potuto amarmi meglio. Ma voglio che tu vada avanti, perciò io mi sono già allontanata.” In pratica sono le stesse parole che Takumi un tempo ha “dedicato” a Reira e, nel mio immaginario, io ho sempre pensato che Reira avrebbe usato proprio lo stesso metodo per allontanare da sé Shin. Sa che in quel momento è la cosa giusta da fare e la fa, proprio come Takumi, anche se compiere quel gesto le spezza il cuore.
Adesso, passiamo alla parte più dolorosa e controversa: Ren.
So che molti di voi mi odieranno, forse, dopo quello che sto per dire, ma secondo me Ren e Reira sono la Nana e lo Yasu dei Trapnest.
Lo stesso Ren, in uno degli ultimi numeri del manga, dice a Takumi che lui e Reira sono “anime gemelle” (anche se, ovviamente, trattandosi di Ren, non è proprio così attendibile ^^”), nel senso che ci sono sempre l’uno per l’altra e condividono la stessa straziante solitudine.
I discorsi fra Ren e Reira – sia nell’anime che nel manga – sono, a mio avviso, fra i più belli mai scritti.
Con nessun altro Ren e Reira riescono a parlare così a cuore aperto, senza aver paura di essere giudicati.
Nella mia fan fiction Ren dice “Tu sei stata il mio primo amore, Reira” che è una mia piccola licenza poetica, così come il fatto che i due si trovino in macchina quando invece si trovano in un aereo di ritorno a Tokyo dal loro paese natale.
Nel manga, infatti, Ren dice a Reira ricordando la loro adolescenza: “Credo che a quei tempi io fossi davvero innamorato di te. Anche se me ne rendo conto solo ora.”
Mentre la frase in cui Ren parla di Yasu quella è presa dal numero 14 del manga.
Inoltre, un’altra scena che a me è sempre sembrata un po' ambigua è quella del capitolo numero 75, quando, dopo essersi chiuso in bagno a sniffare coca, Ren sente Reira dirgli che farà qualunque cosa per farlo stare meglio e che non lo lascerà mai da solo.
In quel momento, vediamo Ren pensare a ciò che Hachi gli ha chiesto per telefono: “Tu non potresti mai amare un’altra donna che non sia Nana, vero?”
Ora, nessuno di noi sa che cosa sia davvero successo fra Ren e Reira (molto probabilmente nulla) ma credo che il significato di mettere lì quella scena si possa interpretare così: credo che Ren avrebbe desiderato che fosse Nana a fargli quelle promesse, che fosse Nana quella disposta a fare di tutto per lui. Ma sa che non può essere così, e che, invece, l’unica che c’è sempre stata è Reira.
Ed è lo stesso Ren che, alla fine, quando gli viene chiesto di scegliere se andare da Nana o da Reira, sceglie di andare a riprendere quest’ultima, per i Trapnest.
Purtroppo, non sapremo mai che cosa sarebbe successo se non ci fosse stato quell’indicente :(
La morte di Ren ovviamente distrugge Reira fino a spingerla a non cantare più.
Questa è la mia versione della storia della principessa cantante che ho voluto raccontare: una storia di solitudine e addii.
Ringrazio tutti coloro i quali sono arrivati a leggere fino a qui e spero di poter a mia volta leggere un vostro parere a riguardo :)
Faccio inoltre un in bocca al lupo a tutti gli altri partecipanti al contest!
Alla prossima,
BellaLuna
  
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