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Autore: VigilanzaCostante    19/01/2021    9 recensioni
Hermione Granger si ritrova tra le mani un libro affascinante quanto potente, un libro che parla di ricordi lontani nel tempo e storie mai raccontate da nessuno. È quel libro che finisce a legarla a Draco Malfoy, cambiato dalla guerra e dal suo matrimonio.
Rimane, però, irrisolta una domanda: il loro rapporto è causa o conseguenza dei segreti che quel libro ha svelato?
|Draco/Hermione| Fred/Asteria| Accenni a coppie secondarie| Minilong
[Questa storia partecipa al contest "Una crociata per la Dramione IC" indetto da BessieB sul forum di EFP]
[Questa storia partecipa al contest "Titoli a catena" indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A Elisa,
perché le note di passione che dipingo sono quelle che mi insegni tu.
(Per fortuna noi non figuriamo nella lista degli amanti perduti)
 

Parte seconda: Gli amanti

 
 
È difficile convivere con la spiacevole sensazione di star mentendo a sé stessi, ma ormai Hermione lo faceva da giorni. Fingeva di non aver mai letto quei due nomi, di non sapere neanche cosa fosse quel libro degli amanti perduti, tanto da non toccarlo nemmeno con lo sguardo, sepolto in uno dei suoi cassettoni. Si era ammonita e aveva imposto all’Hermione Granger che era sempre stata, di non farsi distrarre da quelle futili sciocchezze e riprendere a pensare alla propria carriera.
In fin dei conti non c’era alcuna prova che quelle storie fossero vere e, di certo, tra lei e Draco Malfoy non c’era niente.
Eppure, quando lo vedeva discutere con il suo datore di lavoro o confrontarsi con gli altri tirocinanti, gli occhi marroni della giovane donna lo cercavano curiosi. Era ancora freddo, un po’ supponente e con una lingua decisamente affilata, ma aveva imparato l’arte di ascoltare – tendere le orecchie davanti a un consiglio o, perché no, a una critica.
Hermione si trovò a pensare che come collega, non sarebbe affatto male.  
Oltre a quella fastidiosa, ma costante, ossessione per il biondo, non riusciva nemmeno a discostarsi del tutto dal pensiero di Fred e Asteria.
Per un folle, incredibile attimo, pensò di rivolgersi perfino a George. Ma tornare nel negozio dei gemelli sarebbe stato troppo doloroso e, considerando che non ci metteva piede da anni, sarebbe stato irrispettoso comparire dal nulla per domandargli della storia d’amore folle tra Fred e una ragazzina serpeverde.
Quindi decise di fare qualcosa di estremamente avventato ma, a ragion del vero, anche sensato.
 
Egregia signora Malfoy,
sono Hermione Granger, tirocinante al Ministero della Magia. Ho trovato un oggetto magico che contiene diverse informazioni su di Voi e che voglio mostrarvi. Per evitare che queste finiscano nelle mani sbagliate vi chiederei di vederci in privata sede.
Cordiali saluti
Hermione Granger
Assistente di Elodie Vahn, Ufficio regolazione e controllo delle Creature Magiche.
 
 
Quando Hermione si fece trovare nel luogo prestabilito, il palmo della mano sinistra sudava intorno al libretto sgualcito.
Asteria era una bella ragazza – troppo piccola per essere chiamata donna, ma troppo grande per non essere considerata tale – dai capelli scuri e lo sguardo dolce. Emanava una luce pura, quasi grezza, di chi non era consapevole della propria bellezza.
Hermione tese la mano e si presentò in un modo così formale che risultò ancora più rigida di quanto si sentiva.
«Chiamami pure Asteria, abbiamo quasi la stessa età, non c’è bisogno» le disse versando un po’ di the caldo in una tazzina dal manico spezzato. Capiva cosa ci aveva visto Fred in lei, era un fiore non ancora colto, una di quelle anime che irradiano la propria essenza senza troppa cognizione di causa. Esattamente come lui.
«Guarda Asteria, stavo sistemando le scartoffie del mio capo e ho trovato un oggetto che non ha niente a che vedere con l’ufficio in cui lavoro al Ministero. Quindi non spaventarti, niente problemi con gli elfi domestici.»
«Oh, non poteva proprio essere, noi non ne abbiamo! Di che si tratta?»
Hermione si rese conto di quanto fosse risultata piena di pregiudizi la sua affermazione ma la signora Malfoy non sembrava preoccuparsene.
Le porse l’oggetto, con estrema attenzione ad aprirlo alla pagina adeguata, quella che riguardava lei e non suo marito.
Asteria si portò una mano alla bocca, proprio come aveva fatto nel fermoimmagine che a sua insaputa aveva osservato. I suoi occhi chiari, di un verde acquoso, si dilatarono di uno stupore doloroso.
Evitò attentamente di soffermarsi su quello sguardo e prese a spiegare quello che sapeva. Asteria sembrava incapace di proferire parola e, per un folle attimo, sembrò congelata nel tempo.
Tese le dita sottili e, senza alcun tipo di esitazione, toccò il nome del suo vecchio amante.
Hermione si ritrovò a pensare che non aveva mai visto nessuno piangere in modo così silenzioso, affogando il suo sorriso – radioso – tra le lacrime. Era felice di rivederlo.
Era pericoloso quel quaderno, poteva attirare, assuefare, addormentare in un limbo magico che non corrispondeva alla realtà. Lentamente, senza essere troppo brusca, glielo allontanò.
Asteria non si premurò nemmeno di asciugarsi le lacrime prima di riprendere a parlare.
«Grazie Hermione, per avermelo mostrato.»
Tutto qui?
«Ti pregherei di non dirlo a nessuno, però. Ne andrebbe della reputazione di Draco. Mi fido, sei una persona corretta. Non hai salvato il mondo magico, per caso?» E ridacchiò, ripetendo il solito vizio di portarsi la mano alla bocca. Sembrava quasi frivola ma Hermione leggeva in lei una leggerezza toccante, disarmante. Non aveva mai conosciuto qualcuno di simile, che riuscisse a incarnare il dolore e le risate in un unico viso da bambina.
«Non potrei mai riferire una cosa del genere, no. Violerei la tua privacy e non sono Rita Skeeter.»
«Non sei venuta solo per avvertirmi, però. Sei curiosa, lo capisco.»
«Io… no, certo che no, sono affari tuoi, vostri» e Hermione arrossì come faceva quando aveva dodici anni.
«So cosa stai pensando, che io stia raggirando Draco o che il nostro sia un matrimonio programmato, non è così.»
Hermione boccheggiò, sentendosi invadente e fuori posto: «Non sei tenuta a spiegarmelo, davvero!»
«Ma voglio! Non ti conosco e non so a chi tu l’abbia detto, ma non voglio che le persone si facciano un’idea sbagliata di Draco e di me.»
Versò un altro po’ del suo tè e si riuscì a scorgere, nel suo volto diventato marmoreo, quella regalità e compostezza tipica della sua vecchia casa di Hogwarts.
Iniziò a parlare, a raccontare e Hermione smise per un secondo di sentirsi fuori posto e venne totalmente immersa in quella storia – l’ennesima non sua, da quando aveva scoperto quel libro.
«Ho una malattia del sangue. Un mio antenato è stato maledetto e quella magia oscura, ormai diventata genetica, si sta manifestando in me. Daphne e i miei genitori ne sono stati esenti, per fortuna.» Impassibile mentre lo raccontava, le sue labbra tremarono leggermente solo nominando la sorella.
«Fred è stato il grande amore della mia vita, anche se ero poco più di una bambina. Dopo la sua morte e dopo la guerra mi sono aggravata e, per quanto mi riguardava, avrei potuto anche morire. Daphne non riusciva ad accettarlo e cercò in tutti i modi di trovarmi un partner, e qui entrò in gioco Draco. Erano vecchi amici.»
Hermione ricordava vagamente la Greengrass da Hogwarts e non pensava potesse essere amica di Draco. Ne aveva? Non erano solo scagnozzi, i suoi?
«Draco e io non ci siamo mai innamorati. Ma un forte affetto intercorre tra di noi: ha preso molto a cuore la mia situazione e, secondo me, starmi vicino è il suo modo per espiare le proprie colpe, non si è ancora perdonato per la guerra» sorrise di un sorriso timido, comprensivo. «Inoltre aveva bisogno che il suo nome venisse riabilitato, un matrimonio stabile e una carriera soddisfacente lo avrebbero salvato dall’opinione pubblica.»
«E tu cosa ci guadagni?»
«Affetto e comprensione. I Malfoy sono ricchi, più dei Greengrass, mi assicura le migliori cure. Ma, soprattutto, una famiglia
La convinzione di Asteria crollò a quella parola, come se l’idea di poter assicurare il futuro a qualcuno, a un figlio e a un marito, fosse l’unica cosa che la manteneva in vita.
Hermione per un attimo trovò quel rapporto egoista, ma non si permise di giudicare quella donna dal cuore debole e le emozioni forti.
«Sono contenta tu abbia condiviso questa cosa con me, Asteria. Ma anche se non me l’avessi raccontata, non ti avrei diffamata. Amare non è una colpa.»
Hermione si alzò, mettendo fine a quel folle ma interessante scambio reciproco e si congedò. Sentiva il suo cuore più leggero, meno afflitto da pensieri confusi e intermittenti.
Per cosa era sollevata? Di non star trattenendo un segreto scomodo o di sapere che Draco non amava Asteria?
Di solito evitava l’alcol in tutte le sue forme ma, in quell’istante, sentiva addosso l’esigenza di scolarsi una bottiglia di Whiskey Incendiario.
 
Arrivata a casa e dopo una doccia per schiarirsi le idee, riprese in mano quel libricino sgualcito che stava fin troppo in alto nella lista dei suoi pensieri. Non poteva scappare da quello che aveva letto, quindi riaprì la pagina contente il suo nome e, atona, osservò nuovamente quell’accostamento elegante di lettere. Pensò, scioccamente, che non stonavano così tanto quei due nomi insieme.
Via il dente, via il dolore. Chiuse gli occhi e alla cieca premette l’indice sulla facciata.
Nulla – nessuna immagine, nessun frammento, nessuno spezzone futuro. Sospirò di sollievo: lei e Draco non erano niente, solamente inchiostro invecchiato su carta straccia.
 
***
 
«Buongiorno Granger, credo che tu mi debba delle spiegazioni.»
Hermione alzò lo sguardo dal Trattato sull’utilizzo improprio del sangue di Unicorno per puntarlo in direzione di Draco Malfoy, che indossava uno sguardo apparentemente non diverso dal solito.
«Scusami?»
«Mia moglie mi ha raccontato tutto. Ho trovato molto inopportuna la tua decisione di richiedere un incontro con lei.»
Hermione si alzò dalla sedia con i pugni serrati, ma non arrabbiata. Le premeva farsi capire, non accettava e non voleva accettare che qualcuno potesse criticare la sua professionalità. Non lo aveva fatto in cattiva fede ed era stata una decisione ponderata.
«Cosa ti ha detto Asteria sulla questione?»
Draco le riassunse brevemente quello che aveva scoperto e Hermione si trovò sorpresa nel sapere che Asteria era stata talmente limpida nel raccontare la realtà dei fatti.
«Allora saprai anche che l’ho avvisata per accertarmi che lei fosse a conoscenza dell’esistenza di un oggetto magico potenzialmente pericoloso, che riporta fatti estremamente personali sulla sua vita e quindi, indirettamente, anche della tua.»
Draco non mollava, Hermione aveva sempre saputo che era un osso duro ma, negli anni, aveva dimostrato anche una tendenza alla vigliaccheria che lo portava lontano dalle situazioni scomode. Forse, dopotutto, la guerra lo aveva cambiato.
Si avvicinò a lei, ancora piccato e infastidito: «Però ora sai tutto, hai ottenuto quello che volevi. Potresti benissimo dire a tutti della malattia di Asteria o del nostro matrimonio non d’amore» lo soffiò a un centimetro dalla sua faccia e Hermione arrossì violentemente. C’era qualcosa di magnetico nei movimenti del biondo quando era arrabbiato. Era da tanto che non lo vedeva così.
«Malfoy è lei ad aver deciso di parlarmene. Io non le ho chiesto nulla, né l’ho minimamente forzata» riprese un attimo fiato perché stargli così vicino la agitava «e poi, non ho motivo di infangarti in nessun modo.»
In realtà di motivi ne aveva a milioni – se ci pensava davvero – ma il suo senso di giustizia non avrebbe mai potuto arrivare a meditare vendetta. Non verso un uomo che, a detta della moglie, viveva ancora ogni giorno con i sensi di colpa.
Perché, in ogni caso, doveva dare una spiegazione? Perché doveva essere guardata in quel modo indagatore, come se avesse violato l’intimità di qualcuno? Anche lei avrebbe voluto non vedere, non sapere, ma ormai non si poteva più tornare indietro.
La tensione venne momentaneamente sciolta e Draco sembrò crederle, perché si rilassò e si allontanò. Fece un cenno veloce con il capo e se ne andò, lasciandola imbarazzata e scossa a guardare il vuoto davanti a sé.
Anche quando riprese a visionare i documenti non riuscì veramente a concentrarsi, l’odore di acqua di colonia le irradiava le narici.
 
 
Una mattina Draco, inaspettato come una giornata di sole, comparve davanti a lei con un caffè in mano. Non sorrideva, ma aveva quella solita aria sprezzante che, nel suo linguaggio, significava rispetto. Era quello il suo modo per scusarsi di averla accusata?
«Granger mi chiedevo, chi altro c’è in quel dannato libro? Sono curioso.»
«Buongiorno anche a te, Draco. È per me quello?»
Draco le porse la bevanda e sogghignò: «Un modo balordo per entrare nelle tue grazie e sapere di più riguardo alla tua scoperta.»
Hermione sorrise quasi divertita e, fingendo indifferenza, si diresse verso l’ufficio della Vahn. In realtà voleva sprofondare perché, come lei ben sapeva, Draco c’era tra quelle pagine.
«Mi hai perfino chiamato Draco, Granger, e tu sai la storia della mia vita praticamente. Non ti sembra corretto condividere con me qualcosa di tuo?»
Hermione sbuffò – non sicura di essere davvero infastidita – e gli rivolse uno sguardo di supponenza: «Stasera devo sbrigare delle faccende fino a tardi in ufficio, se vuoi raggiungermi ti mostro qualcosa. Ma decido io cosa mostrarti!»
«U-uh Granger, quasi mi piace essere bacchettato da te.»
Sparì com’era venuto, lasciandola con un caffè annacquato ormai divenuto freddo e la sensazione spiacevole di essere stata incastrata.
 
La giornata passò fin troppo velocemente per Hermione, certa di star andando incontro qualcosa di pericoloso e lentamente per Draco, che si aggrappava a quel diversivo per uscire dalla monotonia del quotidiano.
Quando Draco entrò nel caotico ufficio, Hermione era china su un tomo e i capelli ricci si confondevano tra i nervi tesi della giovane donna.
«Sono venuto a riscuotere la mia ricompensa.»
«Ricompensa?» Hermione alzò il volto, stravolto dalla stanchezza, e lo inclinò leggermente, interrogativa. «Non mi pare tu abbia fatto qualcosa che meritasse una ricompensa.»
Draco le si sedette accanto, senza chiedere permesso, e il suo sguardo curioso indugiò su tutta la scrivania. Era famelico, Draco, proprio come lei.
«Non so veramente cosa tu stia cercando e perché ti sia incaponito su questa questione.»
«Sono affascinanti gli amori impossibili per chi è destinato a non conoscere l’amore.»
«Sciocchezze, Malfoy. Tutti meritano di essere amati. E quella tra te e Asteria è una forma d’amore.»
Draco schivò lo sguardo dolce – fin troppo dolce – della mora, perché sul braccio aveva impressa la realtà dei fatti e, in verità, non aveva mai pensato di sposare una donna per amore. La fortuna lo aveva portato a sposarne una per affetto, e questo già gli bastava.
«Quindi me lo mostri questo libro?»
Hermione seppe di non poter più temporeggiare, e riprese tra le mani l’oggetto che ignorava da giorni.
Passarono del tempo piacevole, insieme, a immergersi nei tempi stonati degli altri.
«Secondo te siamo destinati a trovare un amore del genere?» Draco non seppe perché lo chiese, ma la reazione che suscitò in Hermione fu strana. Gli disse che doveva andare in bagno e di aspettarla, non ci avrebbe messo molto.
Era impulsiva, Hermione, anche nel suo ricercare la razionalità, nel suo prefissarsi degli orari e degli schemi, nella giustizia per cui lottava. Era impulsiva e questo la tradiva, come la tradivano le gote arrossate, e la tensione nervosa quando lui osava prendere in mano il libretto da solo. C’era qualcosa che voleva nascondere e l’emotività l’aveva fregata: per fuggire via dal suo essere trasparente, aveva lasciato lì l’oggetto della contesa.
Draco era cambiato ma non così tanto da starsene buono ad aspettare il suo ritorno. Furtivo prese tra le mani il libro e lo sfogliò vorace, con una velocità necessaria per trovare una spia del segreto della mora.
Il cuore sprofondò quando trovò la pagina incriminata – Fred e Asteria – ma solo quando voltò per passare alla successiva arrivò la realizzazione. Ecco perché la Granger era così strana, ecco perché così tesa. Loro erano quell’amore impossibile.
Draco dovette passare dalla fase di shock a quella di accettazione più in fretta di quanto l’avesse fatto lei, un po’ perché sentiva i passi leggeri di Hermione tornare verso di lì, un po’ perché una voragine nel suo petto veniva inondata da calore. Qualcuno sarebbe stato in grado di amarlo.
Toccò sui nomi e vide i loro visi, tesi e arrossati, vicini durante la discussione di qualche giorno prima.
Quando Hermione rientrò, Draco fece finta di niente. Lei vide il libro nello stesso identico punto di prima, e si diede mentalmente della sciocca per essere stata così avventata. Si comportò normalmente – o almeno ci provò – mentre Draco tentava di fare esattamente lo stesso.
«Il tuo nome c’è in quel libro?»
«Spero di no, sono tristi questi amori perduti.»
«Ma sono pur sempre amori. Meglio di niente, non trovi?»
Hermione si sentì trafitta da quelle parole, lui sapeva.
«Non mi piace accontentarmi» spostò una ciocca di capelli dal viso «e sinceramente non credevo tu fossi in grado di farlo.»
Draco assunse un’espressione strana, confusa. «Granger, ma hai visto quei ritagli di tempo? Non è accontentarsi, questo è amarsi più della propria vita. È vivere per un sentimento che infuoca da dentro.»
«Non è importante, non ci sono in quel libro.»
Sapeva di mentire e non seppe perché lo fece, lei non mentiva mai. Se lo aveva fatto, era stato solo durante la guerra, tremante e dolorante al cospetto delle forze del male. In casa di Draco, per giunta, torturata da sua zia. Come poteva essere anche lontanamente amore, quello?
«Non mentire, non sei capace. Ci siamo anche noi.»
«No, ci sono solo due nomi, che se ne stanno lì sulla carta. Se li tocchi non si vede niente, neanche un’immagine o un ricordo assopito. Perché è un libro sugli amori perduti e da quel che ricordo non ci siamo mai amati, Malfoy.»
Draco seppe che, a quel punto, non stava più mentendo. Lo leggeva dai suoi occhi sicuri, che sembravano quasi trapelare un dispiacere.
Non seppe come, non seppe perché, si avventò sulle labbra di lei e non le diede tempo di ponderare, di decidere se fosse giusto o sbagliato.
Si staccarono per prendere fiato e poi si rituffarono verso quei lidi sconosciuti, pericolosi perché ignoti. Il tempo sfuggì loro dalle mani e si ritrovarono accaldati e confusi uno addosso all’altra.
«Tocca adesso quei nomi, Hermione
E lei lo fece davvero, non spaventata né tremante. Era strano rivedersi da spettatrice, guardarsi dall’esterno e scoprirsi desiderosa e desiderata.
Quando si salutarono confusi ma non pentiti, non c’era il sapore di un addio. Si sarebbero rivisti, perché non avrebbero dovuto?
Ma Hermione fu invasa dai dubbi, da un panico incessante, di star facendo tutto male, di aver corso verso la fermata del treno sbagliata, solo perché un oggetto le aveva detto che erano quelli i binari da seguire.
“Forse mi sto semplicemente autoconvincendo, forse ho solo un disperato bisogno di sentirmi amata, di sentirmi donna e lui era lì.”
Ma le labbra erano ancora bollenti e bruciavano al tocco, come poteva ignorare questo?
 
***
 
Si lasciarono andare a quella passione. Era difficile da spiegare e, come soluzione al problema, non se lo spiegarono. Era un gioco di sguardi proibiti, di incontri notturni, di risate al gusto di amaro perché il loro nome era sul libro degli amanti perduti – quindi era scritto nel loro destino: si sarebbero persi.
Ma lo dimenticarono o finsero di dimenticarsene, immersi in quel rapporto strampalato.
«Forse è il momento di chiederti scusa per tutti gli insulti, Granger.» Il cognome a volte ritornava, un modo per Draco di smorzare quelle frasi (quasi) sentimentali.
«Vorrei chiederti scusa per quel pugno al terzo anno, ma sinceramente non me ne pento.»
Lo fece ridere e gli accarezzò gli zigomi fin troppo appuntiti.
«No davvero, Hermione. Non deve essere stata una passeggiata, anche a Villa Malfoy, non credo di poter dimenticare facilmente le tue urla.»
Hermione impallidì al ricordo e i suoi occhi si gonfiarono, fin troppo velocemente, di lacrime inconsapevoli. Le cacciò via, con fatica e timore di apparire troppo fragile.
«Non credo sia stata una passeggiata nemmeno per te, no? E a Villa Malfoy ci hai risparmiato, se ricordo bene.»
Lo baciò con l’intraprendenza che quella storia le stava dando, per zittire i pensieri e quell’argomento scomodo. La guerra era una ferita aperta, lampante nelle loro cicatrici, così opposte ma similari.
Parlavano tanto, delle visioni diverse che avevano della vita, delle loro aspirazioni e delle relazioni passate. Draco scoprì la gelosia ma la nascose in un ghigno, Hermione si mostrò curiosa e non riuscì a dissimularlo.
«Asteria sa di noi?»
«Sì, non ha senso mentirle. Dice di essere contenta, secondo me è un po’ invidiosa.»
«Invidiosa?»
«Sì, non gelosa. Le manca quello che aveva con Weasley.»
Hermione annuì, sembrava lontana anni luce, quasi distratta, prima di dare voce ai suoi reali pensieri: «Forse ci siamo fatti condizionare da quel libro.»
Draco la guardò interrogativo.
«Ci siamo lasciati trascinare perché abbiamo visto quei due nomi scritti. Ma non sarebbe mai successo se non li avessimo trovati. La nostra passione è causa o conseguenza della presenza dei nostri nomi là sopra?»
Draco alzò le spalle, un po’ ferito da quella considerazione e decise di ignorarla. Le baciò il collo dalle orecchie fino alla base e lei si zittì. Non serviva più parlare, ora.
 
Non puoi fare l'amore se non smetti di urlare
Se non smetti di farti ogni volta del male
Per le cose che non puoi cambiare
Ma lasciale stare
Ma lasciaci stare
(Bello appare il mondo – Brunori Sas)
 
C’erano le giornate brutte, quelle in cui Draco era scostante e spesso sembrava anche infastidito. Si immergeva nel lavoro e Hermione, di conseguenza, faceva lo stesso. Si trovarono similari anche in questo, avevano lo stesso modo di ritagliarsi uno spazio fuori dalla realtà.
Poi finita la brutta giornata, la burrasca si trasformava in pioggia gentile e Draco le proponeva di stare un po’ insieme. Lei voleva chiederglielo, urlandolo, il perché di quella incostanza, ma le sembrava di violare un tacito accordo. C’entrava Asteria? Una gelosia maligna, cattiva, le serpeggiava nelle viscere quando ci pensava. Nel dubbio taceva e faceva la sostenuta per un po’.
Muore di freddo, chi non gioca con il fuoco e loro giocarono a pieno – d’altronde erano stati entrambi bambini che la guerra aveva fatto crescere troppo in fretta.
 
La tua storia personale
È una grande cazzata, lo sai?
È soltanto una scatola vuota
Riempita di vecchie versioni di te
Che non servono più
Che non sei neanche tu
 
Hermione fingeva di non saperlo, ma sentiva che quel rapporto andava avanti come una biglia su un piano inclinato. Correva, correva veloce, ed era impossibile fermarla e più correva, più la fine era vicina. Lo sentiva perché Draco era intenso quanto sfuggente, tagliente quanto fragile. Tagliava e pretendeva di ricucire Draco, con i sensi di colpa per il passato e per la moglie che lasciava a casa da sola.
La fine arrivò dolorosa come tutte le conclusioni, e anche se Hermione se lo aspettava, le frantumò il cuore.
«Sai Granger, avevi ragione. Su quella questione dell’autoconvincersi.»
«Forse avevo torto, Draco.»
«Ma sappiamo entrambi che tu hai quasi sempre ragione.»
Non la guardava nemmeno negli occhi, si lisciava il lembo della camicia come se fosse l’unico movimento che gli dava un senso di pace.
«Se stai chiudendo con me abbi almeno il coraggio di guardarmi negli occhi» esalò lei con un fil di fiato ma con la fierezza di un leone.
Draco alzò gli occhi, insolente e al tempo stesso docile: «Hermione, ma io sono un vigliacco.»
Le spiegazioni non servirono (com’era da contratto), ma lei sapeva perché la lasciava su due piedi. I sensi di colpa e un forte senso del dovere lo richiamavano verso quella casa intrinseca di morte e rimpianti. Asteria peggiorava di giorno in giorno e l’assenza di Draco, troppo intento ad ardere per quell’amore che consumava le pareti, aggravava sul suo senso di solitudine. Non pretendeva niente, ma Draco aveva giurato sul suo onore perduto e sul nome (vano) della sua famiglia.
Lasciò a Hermione dei ricordi dolorosi e un biglietto su quella pagina, un biglietto intrinseco di lacrime mai versate e promesse mai mantenute.
 
Ci rincontreremo un giorno dove i segreti si spogliano, dove non si vede niente ma si sente l’anima tremare fra le parole. Ci vedremo più arrugginiti, più persi, meno felici ma tu non dimenticarmi, io non ti dimenticherò.
Abbiamo perso questo amore ma non lo spazio-tempo in cui ci siamo avuti.
Tuo, Draco.
 
***
 
Asteria Grengrass in Malfoy fu seppellita in un campo di girasoli – i suoi fiori preferiti. A nulla erano servite le insistenze della madre, quelle erano state le sue ultime volontà e Draco Malfoy, marito apparentemente innamorato e devoto, fece di tutto per portarle a termine.
Chi conosceva tutta la storia sapeva che il sole era Fred e lei tendeva a lui in morte, come aveva fatto in vita.
Al funerale suo figlio si era stretto contro al busto rigido di suo padre, guardando scomparire in un singulto contrito la donna che aveva permesso loro d’esistere.
Asteria Grengrass in Malfoy, quel giorno di settembre, si unì al grande amore della sua vita.
Hermione si presentò al funerale, rimanendo tra le ultime file vicino alla figlia. Non sapeva bene come dirle che aveva conosciuto quella ragazzina travestita da adulta e che l’aveva ammirata, dopo un iniziale risentimento. Rivide lei in Scorpius, perché non osò vederci Draco, le avrebbe fatto troppo male.
Quando si avvicinarono per far loro le condoglianze, per un fermo istante i loro occhi si incrociarono e li riportarono a casa. Quella casa che avevano in mente ma che, in assenza di mattoni o fondamenta, non era mai stata costruita.
 
E tu occupavi un posto troppo grande
E certo adesso è strano non parlarne
Di quella casa che avevamo in mente
Lontano dalla strada in mezzo al verde
Ti ricordi? Avevi sempre freddo
E anche io, ma non te l'ho mai ammesso
Perché la nostra storia è in queste cose
In ciò che non si dice, ma rimane
(Quella casa che avevamo in mente – Ultimo)
 
Hermione scrisse un biglietto e lo ripose tra le pagine di quel libro maledetto. Erano parole vuote, che rimbombavano nel silenzio: lui, non le avrebbe mai lette.
 
Ci siamo rincontrati in un luogo che apparteneva a un altro amore, e nei tuoi occhi ho trovato sollievo. Non so se siamo pronti a spogliarci dei nostri segreti, a correre come bambini in un campo di grano: ora siamo noi ad avere dei bambini e il nostro tempo è scaduto.
Siamo più arrugginiti e meno felici, ma non ti ho dimenticato – era una promessa.
Quel libro ci ha condizionato Draco, ha segnato il nostro inizio e la nostra fine e ora non siamo altro che due amanti perduti.
Tua, Hermione.
 


 
NDA:
Eccomi con il secondo capitolo, stanotte ha riposato e dopo un’attenta lettura decido di pubblicarlo senza tornare indietro.
Non mi convincono troppo le citazioni inserite all’interno della storia con riferimento conseguente, ma fanno parte di essa perché mi ispiravano questi titoli e quelle parole mentre scrivevo.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, ma soprattutto spero che Draco e Hermione risultino IC!
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio
Mati.
   
 
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