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Autore: KronaJ    19/01/2021    0 recensioni
Bakugo è stato rapito durante il ritiro nei boschi! Chi è questa ragazza che lo va a trovare finché è prigioniero? Le loro anime sembrano simili, i due si capiscono alla perfezione! Delle decisioni andranno prese in fretta.
Scontro! Un'anima in trappola e una furente di incontrano?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Entrò nella stanza dove era stato legato il ragazzo.
 
«Katsuki, Bakugo», disse la ragazza. Lui alzò lo sguardo furente per incontrare il suo. «Mi ricordi un vecchio cane che gira da queste parti. Avete lo stesso sguardo adirato.» commentò lei scrutandone gli occhi. Katsuki sembrò contrarsi.
 
«Che cazzo stai dicendo, stronza villain? Vuoi che ti morda?» sbottò in risposta. La ragazza prese una sedia e la mise di fronte a lui. Sedendosi, i loro sguardi furono alla stessa altezza.  
 
«Puoi chiamarmi Jisei.» Katsuki digrignò i denti finché lei alzava le maniche della maglia sopra i gomiti.
 
«Zitta, stronza. Non me ne frega un cazzo. Liberami.»
 
«Ehi, cane. Cerchiamo di essere amici. Tomura mi ha solo chiesto di osservarti.»
 
‘Si prende gioco di me.’ pensò Bakugo, prima di dire «Se non lo avessi notato, stronza, di quello che vuole il coglione con le mani in faccia non me ne frega un cazzo. Che cazzo volete da me, bastardi. Voglio andarmene da qui. Mi state facendo incazzare. Vi ucciderò tutti!» Jisei sospirò e piegò la testa di lato.
 
«Quindi è questo quello di cui parlava Tomura. Effettivamente... hai l’aria da Vill-»
 
<> disse serio, con lo sguardo rivolto a terra. Lo alzò di scatto. <>, sbraitò, rivolgendosi a chissà chi. Jisei sembrò stizzirsi.
 
«Eppure non mi sembra ti interessi granché dell’ideologia Hero.» commentò la ragazza.
 
«Non mi interessa nulla. Io faccio ciò che voglio. Io voglio superare All Might, non mi interessano le vostre cazzate da sfigati. Io sono un vincente, non ho bisogno di voi coglioni.» Bakugo sembrava alquanto disperato.
 
«Non puoi negare che ti troveresti bene qui. Potresti combattere tutto le volte che vuoi. Non ci sarebbero limiti. Non ti piacciono i limiti, vero? Niente incontri amichevoli, solo scontri.»
 
 
Bakugo si girò verso di lei. «Mi fate ridere. Voi bastardi con queste definizioni da nero e bianco. Io non vedo il mondo come se fosse un cazzo di gioco a squadre», cominciò a dire. Poi sorrise, capendo di aver fatto breccia nella mente della ragazza. «Buoni e cattivi, uh? Che cazzo me ne frega. Per quanto mi riguarda il mondo è formato da me, il protagonista, e poi da tutti voi pezzenti, comparse, che pensate di potermi dire qual è il mio posto nel mondo.» 
 
Jisei ascoltò interessata. Effettivamente, capiva benissimo ciò che stava dicendo. «Sono d’accordo con te, cane. Ovviamente, dal mio punto di vista la comparsa sei tu. Insomma, Villain, Hero… sono solo definizioni per quanto mi riguarda. Combattono tutti per quello che vogliono.»
 
«E allora che cazzo ci fai qui, stronza? Sei per caso autistica?» chiese Bakugo, disgustato, «Questo teatrino mi fa vomitare. Pensi di convincermi a fare qualcosa? Che cazzo vuoi da me?»
 
«Io?» Jisei si mise a ridere, «Io non voglio niente da te. Io gioco da sola. Sono solo qui per fare un favore a Tomura. Insomma, c’eravamo solo io e Dabi. E Dabi non avrebbe avuto di certo tutta questa pazienza.»
 
«Ah! Hanno mandato l’anello debole? Sei un cane da guardia? Ti si addice, stronza.» Jisei si irrigidì appena. «E comunque avrei fatto fuori lo stronzo con la faccia bruciata. Ne ho già sconfitto uno, che cazzo vuoi che sia. Posso far fuori tutti voi, nessuno escluso.»
 
«Vuoi provare?» chiese Jisei. Katsuki non sembrò nemmeno avvertirla come una minaccia, anzi, non aspettava altro. Mantenne lo sguardo guardandola dal basso.
 
«Non chiedo altro.» Jisei si alzò. Rimise la sedia da dove l’aveva presa. Si avvicinò e liberò il primo braccio di Katsuki. Lui lo mosse d’istinto, cercando di raggiungere l’altro e liberarsi da solo. Jisei lo afferrò e lo trattenne.
 
«No. Credimi. È meglio se lo faccio io.» Katsuki scosse il braccio per liberarsi dalla sua presa, ma la lasciò fare. Lei liberò il secondo braccio, mostrando ciò che si celava al di sotto della tenaglia. «Vedi questi aghi? Sono pieni di sonnifero. Fortunatamente erano abbastanza stretti perché tu non cercassi di levartele da solo. Se lo avessi fatto ti avrebb-»
 
«Grazie un cazzo. Cagna. Mi stavi liberando, o sbaglio? Stai zitta e continua.» Finché liberava le gambe del prigioniero, Jisei perse ancora un po’ della calma che si era trascinata dentro alla stanza con lei.
 
Katsuki era libero. Si alzò in piedi. Jisei fece qualche passo indietro per dargli lo spazio di muoversi. Non c’era una grande differenza di altezza. Katsuki la guardò per un istante. “È magra come un ramoscello. Da quando è entrata non fa che muoversi. Anche ora sposta il peso da un piede all’altro.” Pensò.
 
«Ti pentirai di avermi liberato. Stronza.» Bakugo aprì la mano, facendo scaturire piccole esplosioni. Lei lo guardò finché iniziava uno scatto a testa bassa. “Non ha perso tempo.” Katsuki si rese conto, finché la caricava con tutta la velocità che lo spazio angusto gli permetteva, che la figura di lei, che gli stava proprio di fronte, era appena scomparsa. «Cosa cazz-»
 
Lei lo colpì alle spalle. Gli diede uno schiaffetto leggero sulla nuca. Appena lui si rese conto di quello che aveva visto, si girò di scatto e caricò ancora. «Questo è per avermi chiamato Cagna.» disse Jisei, prima di dargli un pugno in faccia, accentuato dalla carica. Bakugo era furente.
 
Caricò per la terza volta. Questa volta mirò alle sue gambe, e proprio come prima, la figura si mosse così velocemente da risultare quasi scomparsa, ma sollevando lo sguardo, come Bakugo aveva intuitivamente pensato, la vide semplicemente muoversi ad una velocità pazzesca sopra di lui. Lei capì che l’aveva osservata, e si lasciò cadere su di lui, bloccandolo appena, considerato il suo peso. Sollevò un pugnò e lo lasciò a mezz’aria. «L’hai capito quasi subito.» Commentò Jisei. Lentamente, alzò le braccia in segno di resa, e si allontanò da lui. Katsuki si rialzò. Tutta la sua postura urlava una grande rabbia a frustrazione. «Il mio quirk non è così complicato, dopotutto.»
 
«Zitta.» sibilò Katsuki «Ora ti prendo». Alzò un braccio e il sudore sul palmo esplose in una vampata. Katsuki si mosse subito. La luce accecò temporaneamente Jisei, che si mosse istintivamente verso l’altra mano di lui. Incontrò il braccio sollevato del ragazzo a mezz’aria appena la luce accecante si affievolì abbastanza. Inarcò la schiena per schivarlo, ma Katsuki era stato davvero astuto. Girandosi, la colpì con una ginocchiata furente, e lei finì a terra. «Ti ho presa, stronza.»
 
A Jisei rimase impresso lo sguardo vittorioso di lui. Una mano alzata sfavillava incandescente. Spingeva con forza il ginocchio nella sua pancia, mentre una mano si affrettava a bloccarle un braccio. Lei non si mosse finché cercava di bloccarle anche le gambe.
 
«Ho vinto.»
 
Jisei rise. Lo sguardo della ragazza era divertito. Aveva un che di folle. Il suo corpo era rilassato e caldo.
 
«Sei forte Katsuki!» Lui perse un po’ di sicurezza, forse incredulo per la reazione. Lei lo incatenò con lo sguardo. «Avanti, uccidimi.»
 
Il ragazzo ci rimase un po’ male, e qualcosa brillò negli occhi di entrambi. Il tempo si fermò un momento, finché Bakugo si lasciava andare alle emozioni, sperando che una si fermasse abbastanza perché potesse decidere cosa fare.
 
«Lo sospettavo, in realtà.» disse Jisei con serietà, prima di sferrare una testata contro il viso del ragazzo, che non poté reagire in alcun modo. Si allontanò vacillando e insultandola, tenendosi il naso sanguinante. Jisei era già a un centimetro da lui, gli afferrò la testa, e con forza lo scaraventò a terra, usando il suo corpo esile come leva. Balzò su di lui. Non era passato nemmeno un secondo da quando aveva sferrato la testata.
 
«Ho vinto.»
 
Jisei si aspettava insulti e minacce. Un comportamento da cane rabbioso. Si aspettava si divincolasse. Eppure, Katsuki rimase fermo dov’era guardandola, con uno sguardo sgomento.
 
«Che c’è moccioso? Hai perso tutto il fuoco?» lo schernì lei.
 
«Uccidimi. Non diventerò uno di voi. Te lo prometto. Stronza, non mi convincerete mai.» rispose.
 
«Che… cazzo stai dicendo?»
 
«Non ne hai le palle. Per questo ti sei fatta due risate prima, eh? Stronza Villain? Fai la spaccona, ma non riesci a uccidermi nemmeno tu.»
 
«Che cazzo stai dicendo moccios-», aveva sollevato la mano per rispondere, e Katsuki gli restituì il favore, aprendo la mano e dirigendo un’esplosione dritta alla sua faccia. Non fu troppo potente, perché dopotutto Bakugo non voleva ucciderla. Anche se aveva dei dubbi sul fatto che ci sarebbe riuscito in ogni caso. Lei si alzò di scatto, allontanandosi. Si era protetta il viso con una mano, e ora mignolo e anulare erano scuri per le bruciature e la contusione. «Cazzo… fa davvero male sai.» Katsuki si era rialzato e messo in posizione difensiva. Lei alzò lo sguardo su di lui e si mostrò furiosa. I suoi occhi trapelavano una minaccia che persino Bakugo dovette rispettare. Accentuò la difesa con la postura. I due trasalirono insieme quando sentirono un rumore di passi provenire dall’esterno.
 
«Ok. Ho capito. Non mi serve sapere altro.» Disse lei. Jisei attaccò per prima. Colpì allo stomaco Bakugo, che si piegò dolorante. In un frammento, il ragazzo si ritrovo a toccare il freddo acciaio della sedia che lo teneva prigioniero, le tenaglie abbassate. Di nuovo in trappola.
 
«Brutta stronza bastarda, dovevo ucciderti. Cazzo! La prossima volta ti ucciderò davvero!» Urlò ferocemente Katsuki.
 
Lei si mise a sedere e finse di leggere una rivista trovata lì vicino. Nella stanza entrarono i rapitori di Katsuki, lui sentì di essere proprio nello stato d’animo giusto per prenderli tutti a pugni sui denti.
 
 
 
Jisei uscì dalla stanza qualche minuto dopo. Kurogiri l’aveva sgridata per il sangue sul viso del prigioniero. Lei si era lamentata, mostrando le dita rotte e doloranti. Katsuki si era messo a ridere, insultandola. Aveva assistito al tentativo inutile di Tomura. Aveva guardato l’intervista del professore di Katsuki, e aveva ascoltato le sue parole.
 
«La sua rabbia è solo passione, eh?» Pensò ad alta voce. Il ragazzo non sembrava minimamente ciò che Tomura le aveva descritto. Aveva carpito uno sguardo affilato, un corpo pronto, e una mente spaventosamente intuitiva, veloce. Ma non aveva visto malvagità. “Quel tipo non è come te, Tomura. Dovrai piegarlo”, pensò.
 
E Io come sono?” si chiese distrattamente uscendo. Finché sentiva le urla di Bakugo che veniva nuovamente liberato, e le esplosioni del suo quirk, si voltò pronta verso il rumore che proveniva dalla città.
 
All Might stava arrivando.
 
Successero molte cose finché Jisei si nascondeva. Vide All Might entrare rompendo il muro, vide un’espressione di paura su Dabi, e vide l’odio negli occhi di Tomura accendersi. Vide lo sguardo di Katsuki che si riempiva di speranza, nel vedere l’eroe numero uno che finalmente era giunto in suo soccorso. Con orrore, vide i Nomu arrivare da ogni dove, subito dopo gli altri Hero, che avevano prontamente bloccato i loro nemici. Quando sentì una sostanza fangosa appropriarsi senza permesso del suo corpo, guardò Katsuki venire inghiottito allo stesso modo, e All Might cercare di recuperarlo. Prima di sparire completamente, poté sentire chiaramente il suo urlo disperato. A quanto pare anche i Villain avevano un eroe pronto a salvarli.
 
Si ritrovarono tutti vicino alla fabbrica dei Nomu. Jisei guardò All For One accogliere i suoi compagni. Non si sentì parte della gratitudine di Tomura. Guardò distrattamente Katsuki, spaventato a morte da quell’uomo.
 
Jisei sentì delle voci provenire da dietro un muro e scomparve. Camminandovi sopra, poté distinguere le figure di alcuni ragazzi. Li riconobbe subito grazie al campionato svoltosi alla Yuei, anche se erano vestiti in un modo al quanto strano. Finché Best Jeanist veniva annichilito insieme agli altri Hero, vide le loro espressioni farsi sempre più terrorizzate.
 
«Dobbiamo fare qualcosa.» Disse Midoriya.
 
All Might arrivò sulla scena. Katsuki non riacquistò l’espressione di speranza che aveva mostrato prima. Jisei rimase su quel muro, nascosta, quel tanto che bastava per sentire il loro piano. “Quei ragazzi si faranno ammazzare. Non esiste che Tomura non sia abbastanza veloce da recuperarlo prima che cerchi di scappare.” Finché pensava, Jisei ricordò quello che Katsuki le aveva chiesto poco prima.
 
“E allora che cazzo ci fai qui, Stronza?”
 
Agì in fretta, mentre All Might si batteva. Vide le braccia di All For One raggiungere Kurogiri e aprire così il Warp Gate. Finché si lanciava verso Katsuki, sentì alle spalle il ghiaccio di Todoroki formarsi. Katsuki guardò quel ghiaccio, stupito, e non si rese conto subito di Jisei che lo raggiungeva. La guardò frastornato, ma si mise subito sulla difensiva, non capendo quello che succedeva. Jisei lo raggiunse, lo superò, e colpì Dabi in faccia con potenza. Tomura stava per afferrare Katsuki, ma la ragazza fu più veloce nel prevederlo, gli corse incontro e lo scagliò via con un calcio. Si girò, incontrando gli occhi spalancati di Katsuki. In quel momento, tre ragazzi avevano preso il volo, usando il ghiaccio come trampolino. Uno di loro chiamò l’amico a gran voce.
 
«Ti conviene prendere il volo.» gli disse guardando Tomura che si rialzava, pronto a recuperare il ragazzo.
 
Katsuki non disse nulla, si voltò, e fece come gli era stato detto. Afferrò la mano di Kirishima, e si voltò giusto in tempo per vedere Jisei venire atterrata da Dabi e Twice. Quando anche Magne le fu addosso, questa smise di divincolarsi.
 
 
 
 
Jisei senti un forte rumore e si svegliò di soprassalto. Era svenuta di nuovo per l’ipotermia. Il ferro che la teneva stretta sembrava una gabbia dalla forma umana. Perfetta per spezzare il suo quirk. Aprì gli occhi lentamente. La testa le faceva malissimo e sentiva il corpo tremare dal freddo. “Morirò. Non mi rimane molto tempo”, pensò. Ricordò il motivo per cui sarebbe morta, e per sbaglio sorrise. Sentì un gran dolore alla mascella. Si sentì scaldare per quello che aveva fatto. Aveva salvato quel ragazzo. Aveva fatto qualcosa di giusto. Era andata contro la volontà dei suoi compagni, ma aveva fatto ciò che sentiva. Lui era salvo e libero di vivere la sua vita con passione, di questo almeno era felice.
 
Questo pensò poco prima di trovarselo davanti.
 
Inarcato e furioso, aveva appena distrutto il muro dietro di lui. E ora la guardava.
 
«Ehi. Stronza. Sono venuto a prenderti.» Lei voleva rispondere qualcosa, ma le uscì un solo un suono pietoso. «Vedo che ti hanno ammorbidita per bene.» disse serio, guardando i segni visibili di pugni e bruciature sul suo corpo. La vide tremare.
 
«Stupido idiota arrogante…», provò a dire lei, ma non continuò. Bakugo la raggiunse velocemente e sciolse toccandoli i lucchetti che chiudevano la tetra gabbia in cui era stata infilata. Le sue gambe non ressero e Katsuki fu costretto a reggerla. Il corpo di lei era congelato. Non sembrava normale. Lei si aggrappò e assorbi il calore del corpo di lui. «Se ti prendono giuro che-»
 
«Zitta, cazzo! Riesci a camminare?» lei per poco non si mise a piangere. Non poteva sapere quanto l’avessero indebolita. «Ho capito. Ti aiuto io.» Si diressero verso il buco che aveva appena creato Bakugo. Proseguirono verso il bosco di fronte a loro. Finché si muoveva, Jisei riacquistò un po’ di forze, ma rimase attaccata al ragazzo. In un momento, si rese conto del pericolo.
 
«Katsuki. Nasconditi». Lui la guardò stralunato.
 
«Eh? Che cazzo stai dicendo? Dobbiamo scappare!» Lei gli diresse l’espressione più esplicativa che era riuscita a fare. Era spaventata, dolorante, stava quasi chiedendo per favore con gli occhi. Lui sbuffò, incazzato, ma si nascose repentinamente dietro il primo albero di fronte a loro. Il Warp Gate di Kurogiri si aprì nella stanza dove era stata incatenata fino a poco prima. Dabi era con lui.
 
I due la individuarono subito.
 
«Jisei. Torna qui prima di creare altri problemi» disse Kurogiri pacatamente.
 
«Come cazzo è scappata…?» chiese Dabi raccogliendo un lucchetto distrutto e guardando poi il muro rotto. «I cocci sono verso l’interno. Qualcuno l’ha aiutata.» Katsuki si irrigidì.
 
«Jisei.» Ripeté Kurogiri. Dabi iniziò ad avvicinarsi.
 
«Lo sapete benissimo che non riuscirete a prendermi.» replicò lei, sfoggiando una sicurezza che si discostava dal proprio stato fisico.
 
«Sei messa male, Ji-San. Non essere stupida. Il fatto che pensi a parlare invece di agire ne è la prova», disse Dabi.
 
“È vero. Il mio corpo è troppo freddo. Non mi sono scaldata abbastanza con il corpo di Katsuki. Il mio quirk è compromesso. Ancora un momento. Mi serve tempo. Qualche minuto per scaldarmi…” Interruppe il pensiero.
 
Una macchina stava arrivando a tutta velocità dal fondo della via. Il ragazzo nascosto uscì allo scoperto, mentre Dabi lo puntò muovendosi spedito. Kurogiri creò un Gate sotto i piedi di lei. Bakugo creò una poderosa esplosione nella direzione di Dabi. La macchina li raggiunse e una porta si aprì. Katsuki afferrò per un braccio Jisei, che stava sprofondando inesorabilmente verso quell’abisso, la strinse e con un’esplosione si diede la spinta per farli entrare entrambi, ma Kurogiri fu svelto nel creare un altro gate al posto della portiera. Jisei, con l’ultimo sforzo di un guerriero in punto di morte, fece perno con le gambe in un punto dove il gate non era attaccato all’entrata. I due si ritrovarono a sbattere contro il tettuccio della macchina. Jisei era senza fiato per il dolore. Dabi stava nel frattempo caricando un muro di fiamme blu, Katsuki, per un soffio, creò un ultimo colpo esplosivo, ma non mirò Dabi, bensì il retro della macchina. Essa si spostò in avanti e ripartì immediatamente, evitando il colpo infuocato.
 
Il gate si dissolse, in quanto Kurogiri non poteva sapere esattamente dove si trovava il veicolo. La macchina si perse nell’oscurità. Finché proseguivano Katsuki teneva saldamente il corpo di Jisei, le cui forze sembravano abbandonarla sempre più. Aprì la portiera dall’alto e vi si lanciò dentro con lei.
 
Jisei si ritrovò sdraiata sui sedili del retro della macchina. Katsuki era sopra di lei, affannato, e la guardava.
 
«Che cazzo pensavi di fare?! Ti sei messa a parlarci?!» Lei desiderò dargli una seconda testata.
 
«E secondo te che cazzo avrei dovuto fare, idiota? Attaccarli a testa bassa nello stato in cui mi ritrovo?»
 
«Zitta! Hai rischiato di farti prendere di nuovo!»
 
«Se si fossero avvicinati, se ti avessero visto subito, ora saremmo tutti e due nella merda.»
 
«Mi prendi per il culo? Io mi faccio mettere sotto di nuovo da quelli?! Li avrei fatti saltare in aria!»
 
«È quello che è successo al tuo cervello? L’hai fatto saltare in aria?»
 
Qualcuno rise dal sedile del guidatore. Un ragazzo dai capelli scarlatti li guardò entrambi dallo specchietto retrovisore. Il sudore e il tremolio delle spalle tradivano grande paura e pressione.
 
«Cavolo, ti somiglia, Katsuki.» Bakugo strinse le sopracciglia in un’espressione estremamente stizzita.
 
«Che cazzo dici, Kirishima? Vuoi morire?»
 
«Katsuki.» Lo chiamò Jisei. Dal tono della voce si capiva che era completamente sfinita. Lui la guardò incazzato. «Fammi sedere.» Il ragazzo constatò che la stava tenendo stretta per le braccia e il proprio corpo era un po’ troppo vicino al suo, ma non mollò la presa.
 
«Come se potessi farlo, Stronza. Chi cazzo mi dice che non cercheresti di tornare da quelli? O cercheresti di sviare la macchina, o che cazzo ne so, psicopatica» Sbottò in risposta.
 
Jisei capì che i suoi dubbi erano legittimi. Dopotutto, si erano scontrati… quanti giorni erano passati? Non ne aveva idea. Cercò una soluzione. Guardò il ragazzo con la stessa prepotenza di lui. «Spezzami una gamba.»
 
Bakugo sembrò stupirsi. La rabbia fece posto alla sorpresa. «Non mi sfidare. Stronza. Mi brucia ancora il naso. Non penso che mi tratterrei» disse in risposta, stringendo la presa. Lei mantenne lo sguardo.
 
«Non mi aspetto di meno, cane rabbioso.»
 
Bakugo sorrise. Rispettava questo coraggio. Lo sguardo di lei si incrinò un po’, mentre Bakugo mirava con la mano a una sua gamba già malridotta. Jisei chiuse gli occhi, preparandosi ad altro dolore. Sentì qualcosa passare da sotto le suo cosce. Aprì gli occhi. Katsuki la stava legando con una cintura. Fece lo stesso con i polsi.
 
Si levò in fretta. Lei si rialzò, ma una fitta violenta alla testa la costrinse a trattenere un conato di vomito.
 
«Ohi, ohi.» La riprese Bakugo. «Non ti ho fatto niente. Che cazzo ti succede?» Lei lo guardò per dirgli di non preoccuparsi, ma la macchina sobbalzò a causa di un sasso, facendole sentire un dolore lancinante in tutto il corpo. Sentì Kirishima riprendere il compagno. Katsuki inveì, dicendo di non aver fatto proprio nulla. La vista di Jisei si fece nera e svenne.
   
 
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