Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
Ricorda la storia  |      
Autore: M a k o    20/01/2021    14 recensioni
• Storia collegata a Lovely Confusion
• Challengeshipping (Kaito/Ryoga)
• Modern!AU
• Dal testo:
Avevano perso l'equilibrio insieme, sempre insieme erano caduti e Kaito si ritrovò sopra di lui, le labbra poggiate sulle sue, gli occhi socchiusi e un calore che stava crescendo nel petto e che pian piano si stava diramando in ogni parte del corpo.
E comprese, forse, perché Ryoga non si era mai esposto a riguardo: perché rendere reale ciò che erano veramente avrebbe irrimediabilmente cambiato le carte in tavola.
E forse era meglio restare “una coppia sposata da trent'anni” per finta e accontentarsi delle briciole che quel tipo di rapporto offriva rispetto al concretizzarlo, col rischio che forse nella realtà non si sarebbero sopportati per davvero, portandoli a una rottura definitiva.
Perché dopo non sarebbe rimasto più nulla: nessun battibecco, nessuna presa in giro, nessun sorriso sghembo e nessun sospiro rassegnato.
Niente. Non sarebbe rimasto niente.
• Questa storia partecipa alla Challenge “Prompt nevosi e natalizi” indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Ryoga/Shark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Winter Collection'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Snowy Kiss • Questa storia è collegata a Lovely Confusion, ma non è necessario aver letto la One Shot citata prima di iniziare questa. A fine storia ci saranno anche le N.d.A. Buona lettura!



Snowy Kiss




1

    «Ryoga, no».
    «Kaito, ».
Kaito alzò gli occhi al cielo. «Mi spieghi perché lo vuoi fare?» domandò. Gli sfuggivano ancora dei particolari circa quanto accaduto dopo l'arrivo di Yuya
    (tutto, in realtà. Gli sfuggiva proprio tutto)
e non comprendeva appieno come mai Ryoga lo avesse trascinato con sé, in disparte, fino a ritrovarsi davanti la porta della casa di Sora. La stessa porta che avevano varcato neanche venti minuti addietro, insieme, intenti a battibeccare
    (come al solito)
per un nonnulla.
    «Perché Sora mi ha dato il permesso» rispose Ryoga, intento a sistemare dei ramoscelli di vischio con del nastro rosso e del fil di ferro sottile – era alquanto concentrato nel suo tentativo di rendere l'addobbo presentabile. Frattanto, dal salotto si udivano tante risate alternate ad applausi e una serie di esclamazioni di pura meraviglia. Yuya si stava dando da fare a intrattenere gli invitati, su questo non c'era dubbio
    (e con una certezza ancora più assoluta, Yuma si era perso a osservarlo estraniandosi completamente da tutto ciò che lo circondava).
    («Yuma! Buon Natale! Pensa a un numero!»)
    («Uhm… quattordici?»)
    («Yuma dovevi solo pensarlo, non dirlo!»)
    «Fin qui c'ero arrivato anch'io» disse Kaito, incrociando le braccia al petto. «Però vorrei capire il vero motivo di tutto ciò».
Ryoga sospirò, come se improvvisamente avesse realizzato la solennità delle parole che stava per pronunciare: «Perché Yuma è scemo. E se Yuya si mette d'impegno, è scemo anche lui».
    (Aveva senso).
Osservando l'impegno che ci stava mettendo nel tentativo di sistemare alla meno peggio il vischio, Kaito fece due più due e realizzò quello che era il vero intento di Ryoga.
    «Direi che ha senso,» commentò, «anche se mi sfugge il motivo per cui hai voluto che ci fossi anche io».
E per un attimo, l'assurda idea che Ryoga volesse testare il vischio proprio con lui gli balenò in testa ed esplose in un assordante concerto di fuochi d'artificio. Le sue gote non riuscirono neanche a velarsi di rosso, però. Neanche il tempo di mostrarsi diverso rispetto al solito
    (oh cielo, Kaito sapeva esprimere le proprie emozioni)
che Ryoga disintegrò tutto quanto con un sorriso sghembo, un'alzata di spalle e poche parole: «Avrei bisogno di una scala». E indicò la parte superiore della porta.
Kaito aggrottò la fronte, ridusse gli occhi a due fessure minacciose e strinse ancora di più le braccia al petto.
    «Ryoga, no».
    «Kaito, ».


2

Alla fine aveva ceduto. Non tanto perché la questione “Yuma che non riusciva a dichiararsi a Yuya e Yuya che non riusciva a fare altrettanto” gli fosse particolarmente entrata nel cuore al punto tale da addolcirlo – anche se, effettivamente, quei due necessitavano di un aiuto esterno in ogni caso –, bensì perché Ryoga lo aveva portato all'esasperazione come solo lui sapeva fare.
    («Devo solo salire sulle tue spalle e appendere 'sto coso alla porta, che sarà mai?»)
    («Ho detto di no. Se ti manca un sostegno, puoi benissimo usare una sedia o uno sgabello»).

    («Non aggiungere altro, ho capito. Immagino che con l'età che avanza ormai sia difficile, per te…»)
    («Ryoga, non iniziare»).
    («Con uno sforzo del genere potresti sentire le ossa scricchiolare…»)
    («Ryoga»).
    («E comprendo tu non voglia restare con la schiena bloccata…»)
    («Non sei simpatico»).
    (Un sospiro in risposta a un altro sorriso sghembo).
    («Dai, vieni. Ma vedi di fare in fretta, intesi?»)
Si era ritrovato a sorreggere Ryoga sulle spalle per due minuti, forse anche meno. Ryoga era… leggero. Come forse era leggero il modo in cui prendeva la loro relazione. Che poi, quella che avevano poteva seriamente essere definita una relazione? Forse, tutto sommato, non erano poi così diversi da Yuma e Yuya: probabilmente erano scemi anche loro.
Era mai capitato che non battibeccassero per qualcosa quando si incontravano? Kaito aveva riflettuto a riguardo mentre Ryoga gli intimava di spostarsi un po' più a destra
    («Più in là, verso il centro!»)
ed era arrivato alla conclusione che no, non c'era un episodio in cui non si fossero fatti la guerra da quando si conoscevano.
Inizialmente – e con molta probabilità – non si sopportavano nemmeno. Il costante battibeccare, però, li aveva portati ad avvicinarsi a modo loro, arrivando a stare bene insieme, a trovare un equilibrio che stranamente funzionava. Poi un bel giorno, all'ennesima discussione, Yuma aveva sbottato esasperato
    («La smettete di bisticciare ogni volta che ci vediamo? Mi sembrate una coppia sposata da trent'anni!»)
e dopo un minuto abbondante di imbarazzo avevano ripreso da dove si erano interrotti apparentemente come se niente fosse, con Yuma che aveva alzato gli occhi al cielo e si era allontanato borbottando insieme a Yuya. Da che pulpito, poi: la frase che più aveva smosso qualcosa dentro di loro era stata detta proprio da Yuma.
Davano davvero questa impressione a chi li osservava? Di due persone impegnate in una relazione stabile? Era a dir poco assurdo. Eppure, da quando Yuma si era lasciato andare a quella considerazione esagitata, Kaito ci aveva pensato spesso. E chissà, magari ci aveva pensato anche Ryoga.


3

Dopo aver sistemato il vischio alla meno peggio ed essere sceso dalle sue spalle, Ryoga aveva osservato il proprio operato con una punta di soddisfazione stampata in volto, prima di voltarsi e dirigersi in salotto, dove Yuya stava continuando a intrattenere gli invitati con chissà quale trucco di magia.
Kaito, invece, era rimasto qualche altro istante davanti alla porta, intento a fissare il vischio con espressione muta e indecifrabile.
    (Che occasione sprecata).


4

    («Perché guardavi Yuma in quel modo?»)
    («Per incoraggiarlo»).
    («Ryoga, sembrava che tu lo volessi sbranare. O prendere a parole. O entrambe le cose»).
    («La mia faccia agguerrita fa davvero così paura?»)
    (Kaito alzò gli occhi al cielo. «Bevi la cioccolata, prima che si raffreddi. E… Ryoga: non osare andare a sbirciare»).
    («Ma… non sto facendo niente!»)
    («Però lo hai pensato»).
    (Ryoga inarcò un sopracciglio. «Che fai, ora? Leggi nel pensiero come Yuya?»)
    («Probabile»).
    (La verità era che Ryoga, per Kaito, era ormai un libro aperto quasi su tutto, tranne che per loro stessi e ciò che stavano inconsapevolmente costruendo giorno dopo giorno).


5

Era stata una bella serata. Sora era soddisfatto, gli invitati contenti, Yuya aveva offerto uno spettacolo memorabile e con molta probabilità lui e Yuma erano riusciti, finalmente, a coronare il loro sogno sotto al vischio. Non era dato saperlo, anche se Ryoga aveva tentato di sbirciare più e più volte e Kaito lo aveva sempre fermato in tempo, riportandolo indietro tra sbuffi infastiditi e borbottii mischiati a imprecazioni sconnesse tra loro.
Lui e Ryoga lasciarono la festa sul tardi, circa verso mezzanotte. Quando giunsero davanti la porta, il vischio era ancora lì, intento a osservarli con muta e statica impazienza; come se stesse tacitamente intimando a entrambi di non sprecare quell'occasione una seconda volta.
Fu Ryoga a spezzare la magia: avvolto nel cappotto pesante, intento a guardare dritto davanti a sé, aprì la porta senza proferir parola e con una velocità che quasi sorprese Kaito. Un attimo prima erano carezzati dal calore della casa di Sora e un attimo dopo si ritrovarono ad affrontare la gelida notte invernale. E stava anche nevicando.
    «Kaito».
    «Sì?»
    «Dovevamo venire in macchina».
    «Per una volta ti do ragione».


6

Le vie della città erano ricoperte da uno spesso strato di neve candida e ovviamente anche il parco pubblico non era rimasto esente da quell'abbondante spolverata di fiocchi ghiacciati. Quel luogo che, nella maggior parte dei casi, si era rivelato una salvezza poiché fungeva da scorciatoia e faceva risparmiare diversi minuti preziosi, specie quando fuori gelava e si desiderava tornare a casa il più presto possibile per barricarsi tra le coperte calde e accoglienti.
I lampioni illuminavano quella che durante l'estate era un'area completamente verde che profumava di petali di infiniti tipi di fiori e nella quale riecheggiavano le grida divertite dei bambini che si rincorrevano coi gavettoni. L'acqua della fontana era gelata e pareva una raffinata scultura di ghiaccio; tutt'intorno non si udiva altro se non i passi di Kaito e Ryoga che affondavano un poco nella neve e i borbottii di quest'ultimo legati alle pessime condizioni atmosferiche. A Kaito il gelo non dispiaceva, a differenza di Ryoga che preferiva di gran lunga l'afa estiva.
Fu in quel momento, mentre camminavano in silenzio nel parco pubblico – mormorii di Ryoga a parte – che Kaito pensò alla loro relazione ancora una volta. Un improvviso moto di frustrazione gli invase ogni cellula del corpo, portandolo a stringersi ancora di più nel cappotto bianco che quasi si mimetizzava con la neve.
    «Ryoga» lo chiamò, convinto che stesse ancora camminando accanto a lui. Non ricevendo risposta, si voltò e si accorse della sua assenza. Sussultò.
    «Ryo…»
Non fece neanche in tempo a pronunciare nuovamente il suo nome che qualcosa
    (un movimento sospetto)
lo portò a scansarsi di lato, come se il suo istinto di sopravvivenza si fosse risvegliato tutto in una volta e avesse cominciato a muovere il suo corpo verso la salvezza.
Ed effettivamente fu proprio così, dato che evitò per un soffio una palla di neve che altrimenti gli sarebbe piombata dritta in faccia.
    «Devo dire che nonostante l'età i tuoi riflessi sono ancora ottimi» commentò Ryoga, intento a modellare una seconda palla di neve tra le mani – come facesse a tollerare tutto quel gelo sui polpastrelli scoperti, Kaito non ne aveva idea.
    «Non ti stavi lamentando del freddo fino a un attimo fa?» gli domandò, pur restando sull'attenti.
    «Potrebbe essere un buon modo per scaldarmi un po', anche se non ho i guanti» rispose Ryoga, pronto a lanciare la seconda bomba gelata.
    (E l'ennesimo sorriso sghembo gli incurvò le labbra sottili).
Kaito si incupì. Uno sguardo minaccioso gli adombrò i lineamenti del volto, come se una tempesta di dimensioni colossali fosse in procinto di abbattersi sulla città.
    «Ryoga, no».
    «Kaito, ».


7

Ryoga non demordeva. Continuava a spostarsi da una parte all'altra, raccogliendo tra le mani quanta più neve possibile, al solo scopo di centrarlo almeno una volta. Dal modo in cui sghignazzava, pareva si stesse alquanto divertendo
    (Kaito un po' meno).
Era una battaglia a palle di neve assolutamente a senso unico – Ryoga lanciava e Kaito schivava – e in quel tumulto di azioni reiterate all'infinito forse si erano entrambi persi e forse si stavano anche avvicinando. A modo loro
    (sempre e soltanto a modo loro)
ma qualcosa, tra la neve che scendeva lentamente, stava per cambiare. E stava per cambiare sul serio.


8

    «Ryoga sme–»
Accadde in un attimo. Non era riuscito ad anticipare la sua nuova mossa e nell'ennesimo tentativo di intimargli di smettere, ecco che Ryoga aveva fatto centro. Kaito avvertì una tonnellata di gelo imprimersi sul volto e gocciolare piano piano lungo le tempie, le gote e il mento, pizzicandogli il collo e facendolo sentire come un surgelato al banco frigo.
E Ryoga rise. Rise portando le mani al ventre, mentre Kaito le portava al volto per togliersi quella strana sensazione di freddezza che gli punzecchiava la pelle. Poi fu il turno di Ryoga di essere preso in contropiede, perché era tanto impegnato a crogiolarsi nella sua piccola vittoria
    (e rideva e rideva e rideva)
da non accorgersi che Kaito si era pericolosamente avvicinato a lui e che a passo spedito aveva annullato le distanze tra i loro corpi.
Se ne accorse solo quando Kaito poggiò le mani sulle sue spalle. O forse se ne accorse per davvero solo quando entrambi caddero sul prato bianco e le loro labbra si unirono in un bacio innevato.


9

Kaito non aveva capito più nulla. Nel momento in cui Ryoga aveva fatto centro, nella maniera più bizzarra possibile aveva compreso una cosa. Qualcosa che mosse i muscoli delle gambe verso di lui, verso quella risata, verso quelle labbra sottili e quegli occhi scuri e al contempo brillanti.
    (Ryoga aveva fatto centro. In ogni modo. In ogni sfumatura possibile).
Avevano perso l'equilibrio insieme, sempre insieme erano caduti e Kaito si ritrovò sopra di lui, le labbra poggiate sulle sue, gli occhi socchiusi e un calore che stava crescendo nel petto e che pian piano si stava diramando in ogni parte del corpo.
E comprese, forse, perché Ryoga non si era mai esposto a riguardo: perché rendere reale ciò che erano veramente avrebbe irrimediabilmente cambiato le carte in tavola. E forse era meglio restare “una coppia sposata da trent'anni” per finta e accontentarsi delle briciole che quel tipo di rapporto offriva rispetto al concretizzarlo, col rischio che forse nella realtà non si sarebbero sopportati per davvero, portandoli a una rottura definitiva. Perché dopo non sarebbe rimasto più nulla: nessun battibecco, nessuna presa in giro, nessun sorriso sghembo e nessun sospiro rassegnato. Niente. Non sarebbe rimasto niente.
E per un attimo pensò che forse era meglio staccarsi e dimenticarsi di quel bacio. Ma nel momento in cui Ryoga affondò le dita tra i suoi capelli
    (potevano essere gelate e bollenti al tempo stesso?)
e schiuse le labbra, si lasciò completamente andare e incontrò la sua lingua
    (era calda)
e fremette e si sciolse e si innamorò perdutamente di lui.
Quando si staccarono per riprendere fiato, delle nuvolette bianche e compatte si miscelarono tra loro, unendosi e dissolvendosi nel giro di qualche istante.
Ryoga lo guardò negli occhi e sorrise. Un sorriso nuovo, diverso rispetto ai soliti sghignazzi da presa in giro. Era dolce. E Kaito avrebbe voluto baciarlo ancora, ancora e ancora. Cosa che effettivamente era in procinto di fare, se solo Ryoga non avesse parlato.


10

    «Kaito… è tutto bellissimo, davvero. Ma credo che mi sia entrata della neve nelle mutande».
La magia si era spezzata, ma non per questo era stata rovinata. In un certo senso, continuare a scambiarsi effusioni tra la neve poteva anche essere romantico, ma sicuramente poco salutare.
Kaito si lasciò andare a uno sbuffo divertito mentre si staccava da lui, aiutandolo poi a rialzarsi.
    «Dai, su, ti accompagno a casa».
    «E poi non resti?»
Sussultò.
    «Ryoga…»
    «Non vuoi?»
    «Scherzi? Certo che voglio».
    «Allora andiamo».


11

Non era un per sempre.
Ma sicuramente era un inizio.



N.d.A.

Prompt Giardino: Battaglia di palle di neve [15]

Ebbene… sì. Ecco la storia incentrata sugli altri due, quelli che hanno fatto la magia per Yuma e Yuya con il vischio e li hanno aiutati dietro le quinte senza pensare che anche loro necessitavano di una piccola spinta per farsi avanti – giusto un po', eh.

Sono davvero felice di aver finalmente pubblicato questa One Shot, avrei voluto farlo qualche giorno fa, lo ammetto, ma da quando Emy ha detto che si poteva pubblicare anche dopo la scadenza… niente, mi sono un po' lasciata andare, ecco.
Mi auguro, quantomeno, che ne sia valsa l'attesa!

Come ho scritto all'inizio, dedico questa storia a Rhurab e A_Liebert, due autrici meravigliose che ho avuto la fortuna di conoscere in questi ultimi mesi e alle quali devo molto, perché tutto l'entusiasmo che hanno mostrato nei confronti di questa ship mi ha resa felicissima e io, a mia volta, ho avuto modo di scoprire storie e personaggi meravigliosi grazie a loro – ogni riferimento alla FrUk e alla Klance è puramente casuale *fischietta*
Spero abbiate gradito questo piccolo pensiero *^*

Nella speranza di avervi offerto una lettura piacevole, vi ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.

Ame
   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL / Vai alla pagina dell'autore: M a k o