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Autore: Freya_Melyor    20/01/2021    11 recensioni
~ Quinta classificata al contest "Back to Black" indetto da parsefeni sul Forum di EFP ~
L'amore di una madre - per le madri che accolgono tale ruolo come un dono e non come un dovere - non ha confini; va oltre il nome, oltre il sangue, oltre ogni cosa.
Narcissa lo sa bene, avendo sperimentato su pelle quanto immensa e senza fondo possa essere la paura di perdere un figlio; quel figlio che è sangue del suo sangue, quel sangue divenuto più importante di ogni altro: non perché Malfoy, non perché Black. Ma perché sangue suo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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~ Sangue tuo ~


«Morto».
Una parola, una menzogna, una condanna.
Né per Potter e nemmeno per il Signore Oscuro. Una condanna per te stessa e per la tua famiglia.
Ma, sapevi, eravate già condannati.
Rimaneva un'unica via di fuga da quell'inferno, un unico salvagente che avrebbe potuto impedirvi di annegare nelle tortuose acque in cui annaspavate di già.
Perciò hai mentito al più grande mago oscuro che il mondo magico abbia mai conosciuto, sfoderando l'espressione più impassibile che ti riuscì di indossare, al contrario del tuo cuore che – impaurito come mai prima d'allora – pulsava di speranza: la speranza di riabbracciare tuo figlio.
Per quel che ne sapevi, il Prescelto poteva anche aver mentito, firmando con quel suo accenno quasi impercettibile la tua – la vostra fine.
E qualcuno, per la tua avventatezza, avrebbe potuto vedere in te la stessa nota folle che per l'intera esistenza caratterizzò l'indole di tua sorella; ma non fu la pazzia a spingerti a tanto, bensì l'amore. Solo in quell'attimo – nell'attimo in cui rischiasti il tutto per tutto senza alcun timore, senza alcuna remora – capisti che, se l'avessero fatto, ti avrebbero di certo paragonata alla sorella sbagliata.
Prima di quel momento, avevi sempre respinto le ragioni che mossero Andromeda ad abbandonare la famiglia, a scappare con un ignobile mezzosangue; ancor più, un brivido ti percosse la schiena quando scopristi che il suo – il tuo – sangue puro di Black si era mischiato a quello marcio di un nato babbano, dando vita a un abominio dalle indegne vene.
Perché così eri stata cresciuta, perché questo era il mantra della tua famiglia, perché la discendenza della nobile e antichissima Casata dei Black non poteva essere contaminata.
Non c'era margine d'errore, non c'era modo di sottrarsi al nome che portavi; lo sapevi bene e ne andavi fiera.
Così accettasti il nero – che non solo compariva nel tuo nome da nubile – anche quando sposasti Lucius e la sua causa, che era pure la tua.
Narcissa Black, fiore all'occhiello della prole di Cygnus e Druella, così giovane e ciononostante così aggraziata, fiera, regale, dalla giusta morale – né ossessiva come Bellatrix ma neppure corruttibile come Andromeda.
Narcissa Black in Malfoy divenuta una bugiarda, una traditrice dei propri ideali e – quasi – del proprio sangue.
Se te l'avessero detto, non ci avresti mai creduto.
Ma non avresti mai ritenuto possibile nemmeno che si potesse amare qualcuno molto più di se stessi, molto più del proprio nome e del proprio sangue. E, non appena emise il primo respiro, Draco rappresentò l'unico sangue del quale ti sarebbe importato per il resto della vita.
Ci vollero anni, ma alla fine capisti.... solamente in parte, ma capisti cosa spinse Andromeda a tradire la vostra stirpe: lo stesso sentimento che spinse te a ingannare Lord Voldemort, lo stesso amore nei confronti di una persona che non eri tu e che ti fece disinteressare a ogni cosa, a ogni causa.
Solo Draco contava; soltanto la sua incolumità, il suo respiro. Nulla più.
No, non ci avresti mai creduto se te l'avessero detto.
Non ci avrebbero mai creduto neanche gli altri. Ma non ha importanza alcuna.
Sai di aver fatto tutto quello che potevi per la tua famiglia, per il sangue del tuo sangue, per il plasma che tu stessa hai generato; per quel figlio che è una tua estensione, non solo il prodotto di due potenti e nobili Casate.
E non te ne penti affatto. Rischieresti la tua vita, il tuo nome, la tua reputazione ancora e ancora pur di salvarlo. Perché è questo che fa una madre, anche se la tua – osare mentire all'Oscuro Signore per una sciocchezza come l'amore? – non l'avrebbe fatto, né per te e neppure per le tue sorelle.
Ma poi arrivò il giorno funesto, quello in cui maledicesti il nero e tutte le ombre che lo accompagnavano: l'avevi accolto con fierezza, comportandoti da degna Black; l'avevi fatto tuo quando sposasti Lucius, sposando anche il marchio che gli macchiava la pelle; non avevi mai abbassato lo sguardo, rimanendo ferma nelle tue – vostre convinzioni anche quando Voldemort cadde, quando tuo marito dovette rinnegarlo pur di evitare Azkaban; non l'avevi mai allontanato, facendogli posto nelle giornate di sole, lasciando che adombrasse un po' la luce pur di crescere tuo figlio con i giusti ideali, con le giuste convinzioni.
Eppure... eppure lo odiasti quando arrivò a contaminare Draco, bruciandogli il braccio e l'animo, condannandolo ad azioni che tu – nel tuo cuore di madre – sapevi non era ancora pronto a compiere.
Arrivò lesto, forzato. Offuscò quell'unico raggio che ancora illuminava e riscaldava la vostra vita in fretta capitolata.
Arrivò non richiesto e inquinò tuo figlio, avvolgendolo col suo manto scuro e caricandolo di responsabilità e compiti che non spettava a lui portare a termine.
“È solo un ragazzo” pensavi. E avresti voluto gridarlo fino a perderci la voce. Avresti, senza ombra di dubbio, preso il suo posto se solo ti fosse stato possibile.
Ma no, non era quello il momento di agire. Non era ancora arrivata la tua ora.
L'ora di sfoderare l'arte dell'inganno e della dissimulazione, l'ora di mettere in atto le buone maniere, quelle che si addicevano a una strega del tuo rango, quelle che tua madre aveva austeramente e insindacabilmente insegnato alle sue figlie – femmine.
E quante volte vi aveva condannate per la vostra femminilità, perché tra di voi non vi era un erede, perché con voi finiva la stirpe dei Black dal ramo di Cygnus.
L'unica speranza era quella di contrarre un matrimonio vantaggioso, onorevole, invidiato nel quale diventare matrone della nuova famiglia che avreste costruito, portando avanti gli ideali che la vostra nobile e antica Casata sosteneva con fierezza da generazioni.
E tu avevi imparato, con pazienza e diligenza; eri piccola, ma capisti subito quali erano gli onori e gli oneri di appartenere alla famiglia in cui eri nata, di essere una Black.
Avevi imparato e non avevi dimenticato le lezioni, affinandole invece, facendole tue, trasmettendole – se il fato avesse voluto – a quelle figlie che – al contrario – il destino non ti aveva concesso.
Ti aveva però benedetta con un maschio, un erede, con quel sangue divenuto più importante di ogni altro: non perché Malfoy, non perché Black. Ma perché tuo.
E allora l'avevi fatto, avevi mistificato e mentito, divenendo una bugiarda e una traditrice esattamente come Andromeda, come Sirius, come gli sporchi traditori del proprio sangue.
Perché ingannare Voldemort significava ingannare se stessi, infangando il proprio rispettabile nome, sputando sul sangue puro che scorreva nelle vene poiché – come diceva l'Oscuro – non c'era posto per i sentimenti in quella causa che perpetuava da tutta la vita.
Lo sapevi in quanto Malfoy, come moglie di Lucius, ma ancor prima in quanto Black.
Sei cresciuta tra mura impregnate di ben precise regole, respirando la superiorità della tua casta, nutrendoti di ideali tassativi e giusti, consapevole della magia che ti scorreva dentro... quella nobile e antica, così potente quanto pura da non poter e dover essere contaminata dall'indegnità degli ibridi, dei sanguemarcio, degli abietti.
E mai avresti pensato di sconfessare – in un certo qual modo – quel padre e quella madre, quella stirpe e quei principi indiscussi; mai avresti immaginato di far parte di quella cerchia di traditori della propria fortuna, superiorità e nobiltà.
Hai sempre vissuto bene con te stessa, con l'alterigia che ti contraddistingueva, con la superiorità che eri riuscita a mantenere nonostante gli scandali che avevano intaccato la reputazione del tuo nome.
Mai una volta hai abbassato le palpebre in segno di resa o vergogna.
La tua aurea è sempre stata nera, a differenza della tua pelle candida e del biondo della chioma: nera come i Black, come i purosangue ai quale appartenevi, come le certezze che possedevi.
Ma quando il mondo iniziò a crollarti addosso, quando la paura cominciò a farti tremare le viscere... là rimpiangesti il tuo nome, il tuo sangue, la tua posizione.
Rimpiangesti la tua natura, anatemizzandola per le conseguenze che stava comportando.
E per un attimo, per un lunghissimo e maledetto attimo, avresti voluto essere una persona qualunque, lontana dal pericolo, lontana dall'odore ferroso del sangue che aveva imbrattato le pareti della propria casa e della propria vita.
Ma poi una scintilla di orgoglio riportò un fugace baluginio nei tuoi occhi, facendoli scintillare quel tanto che bastò per non farti crollare, senza che altri scoprissero il tuo inganno.
Quindi chiamasti a raccolta le forze che ti rimanevano, mossa da un qualcosa che nessuno lì in mezzo poteva comprendere – se non una madre che aveva accolto quel ruolo come un dono, non come un dovere.
Stringesti i denti e lo sfidasti, l'Oscuro Signore, impegnandoti affinché non potesse raggiungere i tuoi pensieri più reconditi e i tuoi segreti più bui. Chiudesti la mente e apristi il tuo cuore alla fiducia nei confronti di Potter – quando scegliesti di credergli – e alla speranza che ancora illuminava con flebile quanto persistente sfavillio il cammino che ti rimaneva da compiere per salvare tuo figlio dai demoni che l'abbrancavano.
Allora comprendesti che essere nata Black non era stata una condanna, bensì una fortuna: grazie al tuo nome avevi imparato a fingere, a occultare, a sopravvivere; grazie alle lezioni che ti erano state impartite, avevi potuto salvare la tua famiglia.

«Morto».
«Morto».
«Morto».

Se ci rifletti, ti sembra ancora paradossale come una così funesta parola rese a voi la vita.

 

 

   
 
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