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Autore: LazySoul    20/01/2021    4 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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4. Di quando Hermione flirtò con un uomo che non era suo marito



 

Seduta nel proprio ufficio, Hermione Granger in Weasley faceva di tutto pur di non posare lo sguardo sull'angolo a sinistra della scrivania, dove si trovava un plico piuttosto sottile di fogli, consegnatole intorno a mezzogiorno dalla sua assistente, Emily.

La Ministra della Magia continuava a ripetersi che aveva di meglio da fare che leggere le pratiche per il divorzio inviatele da Ronald; la realtà era che al solo pensiero di firmare quei fogli si sentiva perduta.

Era fiera di se stessa e del modo in cui era riuscita a mantenere da calma la sera prima, facendo credere all'uomo con cui era sposata da più di vent'anni di essere padrona della situazione e abbastanza adulta e matura da accettare la singolare situazione in cui si trovavano.

In verità Hermione era tutto fuorché padrona della situazione.

Era stato piuttosto destabilizzante scoprire della relazione segreta tra Harry e Ronald, ma mai quanto rendersi conto di aver avuto indizi di quella relazione sotto al naso per anni e non aver mai avuto abbastanza coraggio per indagare e mettere insieme i pezzi del puzzle.

Un sorriso amaro increspò le labbra di Hermione.

Come aveva fatto ad essere così cieca?

Come aveva fatto a non capire prima che l'allontanamento graduale di Ronald non era dovuto a una crisi di mezza età o all'età ormai adulta dei figli, ma al senso di colpa che doveva provare ogni volta che si trovavano da soli nella stessa stanza?

Più Hermione ci pensava, più si sentiva nauseata e triste.

Non aveva mai creduto Ronald capace di mentirle o nasconderle qualcosa di così grande; aveva sempre visto suo marito come la parte migliore nella loro relazione; la parte più dolce con i bambini, più sensibile con lei, più dedicata alla famiglia, quando lei invece tutto quello che voleva era lavorare, studiare e migliorarsi.

Per quanto credesse che l'unico da ritenere responsabile per la situazione in cui si trovavano era Ronald, Hermione non poteva fare a meno di chiederi cosa aveva fatto in passato per spingere suo marito tra le braccia di un altro.

Era forse stata troppo poco passionale a letto? Troppo esigente? Poco affettuosa?

Aveva rovinato tutto aumentando le proprie ore di lavoro e iniziando a dedicarsi anima e corpo alla causa degli elfi domestici, invece di dedicare più tempo al loro matrimonio in crisi?

Hermione sospirò, posò la pergamena, che stava leggendo un po' troppo distrattamente, di fronte a lei sulla scrivania e si alzò in piedi, iniziando a passeggiare per l'ampio ufficio; come era solita fare quando era pensierosa.

Attraverso le finte finestre affisse alle pareti, Hermione osservò il cielo rannuvolato che copriva Londra quel giorno, chiedendosi se avrebbe piovuto oppure no, poi i suoi pensieri tornarono su Ronald e lo sguardo le cadde sui fogli del divorzio, ordinatamente appoggiati nell'angolo sinistro della sua scrivania.

Con un'espressione colma di risoluzione, Hermione Granger in Weasley tornò alla propria scrivania, prese la pratica che da ore provava a ignorare e iniziò a leggerla.

Gli occhi scuri della donna scorrevano rapidi sulle righe, divorando centimetro dopo centimetro il primo foglio, poi si bloccarono improvvisamente, una volta che Hermione arrivò al punto in cui si attestava che i loro beni terreni sarrebero stati equamente divisi e che, anche se separati, si sarebbero equamente presi cura dei figli.

Hermione sollevò lo sguardo dal documento, tornando ad osservare il cielo plumbeo che sovrastava Londra.

Si sentì una pessima madre, per aver pensato fino a quel momento a come quello scandalo avrebbe potuto influire sul suo lavoro e sulla sua vita, ma non su come una simile notizia avrebbe potuto segnare i suoi figli.

Era abbastanza sicura che Rose avrebbe capito, era la più grande e la più razionale tra i due, ma Hugo? Il sensibile e dolce Hugo?

Hermione non era sicura che il suo secondogenito avrebbe accettato facilmente l'improvviso divorzio dei suoi genitori, e come avrebbe potuto dargli torto?

La donna si coprì il volto con le mani e si sentì all'improvviso troppo stanca, per continuare a tormentarsi in quel modo.

Accarezzò il dolce pensiero di uscire prima dal lavoro, raggiungere la stanza del Paiolo Magico in cui risiedeva momentaneamente e farsi un lungo bagno bollente, per poi ordinare la cena da consumare in camera e, infine, coricarsi e lasciare che l'oblio del sonno le concedesse qualche prezionsa ora di risposo.

Era sul punto di afferrare il proprio mantello e realizzare quel dolce piano, quando la porta del suo ufficio si aprì ed Emily Perkins, la sua assistente, entrò.

«Il signor Wallabe dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia richiede un incontro con lei al più presto, per discorrere su una nuova idea di legge che vorrebbe proporle», disse Emily, porgendo ad Hermione la lettera che doveva contenere tale informazione: «Dice di rispondergli al più presto».

La Ministra annuì e fece per prendere un foglio di pergamena, in cui vergare una replica, quando le parole di Emily la bloccarono sul nascere.

«Se vuole me ne occupo io, lei ha una cena a breve».

Hermione inorridì e controllò l'orologio che aveva al polso con gli occhi sbarrati: «È tardissimo!», esclamò, sollevandosi in piedi e recuperando con un veloce gesto della bacchetta il mantello, che indossò con un un gesto nervoso: «Incastra un incontro col signor Wallabe domani, Emily, e lasciami un promemoria sulla scrivania», istruì, prima di afferrare la sua valigetta, nella quale infilò anche le pratiche per il divorzio, e dirigersi verso il grosso camino nel suo ufficio.

La Ministra era sul punto di voltarsi e farsi ricordare dall'assistente il luogo dell'appuntamento, quando Emily l'anticipò: «Ristorante La Laguna».

Hermione si voltò verso Emily Perkins con espressione accigliata: «Intendi...?»

«Sì, quello che hanno aperto recentemente accanto alla Grincott», anticipò ancora una volta la domanda l'assistente, sorridendo: «A quanto pare il signor M. è uno dei proprietari».

«Grazie, Emily, ci vediamo domani», disse Hermione, sorridendo alla propria assistente, prima di prendere una manciata di Metropolvere ed entrare nel camino, indicando al alta voce il nome del luogo verso cui era diretta.

Apparve dopo pochi secondi nell'atrio di un lussuoso ristorante, dove si pulì discretamente dalla cenere, mentre si guardava intorno.

La Laguna era davvero, come si diceva in giro, il più lussuoso ristorante di Diagon Alley: ogni cosa su cui lo sguardo di Hermione si posava sembrava costare una fortuna, a partire dal pavimento in vetro, oltre al quale si trovava un acquario ricco di fauna lagunare, tra cui avvincini, una sirena e numerosi pesci variopinti.

Le pareti del locale erano di un colore a metà strada tra il grigio più cupo e il verde più brillante e numerosi lampadari in ferro illuminavano l'ambiente con candele, incantate in modo tale da non poter mai essere consumate.

Il maître di sala le si affiancò con un sorriso accondiscendente sul volto pallido e baffuto.

Hermione notò il momento esatto in cui l'uomo si rese conto di avere di fronte la Ministra della Magia e non una qualsiasi signora di mezza età con della fuliggine tra i capelli; il maître fece un profondo inchino e senza chiederle se avesse prenotato e a quale nome, l'accompagnò semplicemente lungo la sala di tavoli magistralmente abbelliti da composizioni floreali sui toni caldi del giallo e del rosso, che contrastavano con il verdastro delle pareti.

«Il suo ospite è già arrivato», disse il maître quando ormai si trovavano a una manciata di passi dal tavolo, che Emily aveva riservato per quella sera, al quale era seduto un uomo di spalle.

Hermione osservò l'orologio che aveva al polso e provò una punta di fastidio nel constatare di esser stata battuta quella sera, per la prima volta dopo tanto tempo, da qualcuno che era arrivato più in anticipo di lei rispetto all'orario stabilito.

Sollevando lo sguardo dall'orologio, il fastidio venne sostituito da un senso di déjà vu mentre osservava i capelli fini e biondi dell'uomo e le sue spalle coperte da un completo nero.

Ancora prima che il suo ospite si voltasse, Hermione sentì una brivido attraversarle la schiena e una smorfia a metà strada tra lo stupore e il ribrezzo alterarle i lineamenti.

«Finalmente ho il piacere di conoscere il misterioso signor M., se devo essere sincera, Malfoy, mi sarei aspettata chiunque, tranne te», disse la Ministra, appena il maître si allontanò.

Gli occhi chiari dell'uomo si fissarono in quelli scuri di Hermione e i lineamenti affilati si sciolsero in un sorriso di circostanza: «Signora Ministra», disse, sollevandosi con un movimento sinuoso e facendo il giro del tavolo, così da scostare la sedia per Hermione.

La donna sollevò un sopracciglio e scoppiò a ridere di gusto, attirando l'attenzione di qualche astante curioso.

«Torna al tuo posto, Malfoy, sono in grado di sedermi senza il tuo aiuto e, giusto per essere chiara, non basterà qualche moina per farmi dimenticare tutte le volte che mi hai chiamata Mezzosangue a scuola», disse la donna, appoggiando accanto al tavolo la propria valigetta e sfilandosi con un movimento brusco il mantello nero che portava sulle spalle.

I lineamenti di Malfoy persero l'accenno di sorriso e si adombrarono, mentre tornava al proprio posto, gli occhi incollati sul viso della donna con cui avrebbe cenato.

«Da quello che so questo è un incontro d'affari», disse Hermione, sedendosi al proprio posto, il mantello in equilibrio precario alle sue spalle, sullo schienale della sedia: «Sono proprio curiosa di sentire cosa possa volere il signor M., da me, una piccola e sporca Mezzosangue».

Il sorrisetto di poco prima tornò ad incurvare le labbra di Malfoy: «Buonasera, signora Ministra, pensavo che avremmo parlato di affari una volta arrivati al dolce, ma...»

«E di cosa pensavi di parlare fino a quel momento, Malfoy? Di quanto ti manchino i bei tempi andati, quando i Purosangue la facevano da padroni?»

Malfoy chiuse per qualche istante gli occhi, poi li riaprì, il sorriso ancora ben visibile sul suo volto: «Penso che siamo partiti col piede sbagliato, perché non rincominciamo?»

Prima che Hermione potesse ribattere, Draco aveva di nuovo preso la parola: «Buona sera, Ministra, la ringrazio infinitamente per avermi concesso quest'incontro, spero che stiate bene».

La donna emise un verso a metà strada tra un grugnito e un accenno di risata e scosse il capo, spargendo qualche particella di fuliggine intorno a sé: «Sempre il solito lecchino, Malfoy? Quanto sei disposto a strisciare per ottenere favori da me?»

Le spalle dell'uomo s'irrigidirono, così come i suoi lineamenti, che parvero più affilati che mai, mentre prendeva nuovamente la parola: «Sempre pronta ad elargire giudizi e a giungere a conclusioni affrettate, vedo. Mi chiedo come tu sia in grado di fare leggi tanto inclusive, quando sei la prima ad essere piena di pregiudizi».

Hermione si sentì punta sul vivo da quel commento, ma cercò di non darlo a vedere, mentre accettava il menù che le stava porgendo il maître e nel frattempo continuava a studiare il volto di Malfoy.

Era sicura che se l'avesse visto per strada non ci avrebbe impiegato poi molto a riconoscere quel volto che, malgrado le rughe e l'ombra bianca di una cicatrice su una guancia, era fin troppo simile a quello che Hermione ricordava appartenere al ragazzino arrogante e crudele, che non aveva mai perso occasione di denigrarla.

«Buffo, credevo fossi tu quello pieno di pregiudizi, Malfoy», ribattè infine Hermione, abbassando lo sguardo sul menù aperto tra le sue mani.

Per qualche secondo rimasero entrambi in silenzio, Hermione intenta a leggere l'elenco degli antipasti, mentre Draco osservava un pesciolino rosso scomparire alla vista sotto al loro tavolo.

«A quanto pare siamo più simili di quanto sembri, penso che sia arrivato il momento di lasciarci alle spalle stupidi pregiudizi», disse l'uomo, attento ad ogni parola pronunciata, prima di portare nuovamente gli occhi chiari sul volto sorpreso di Hermione: «Inizierò io: sono passati più di vent'anni da Hogwarts e dalla Guerra, Granger, io e mia madre siamo stati scagionati da ogni accusa. Negli ultimi anni mi sono avvicinato al mondo dei Babbani, intuendo che potesse essere una buona strategia affaristica introdurre nel mercato magico oggetti quali telefoni e cellulari, radio e videogiochi, utilizzando i pannelli solari per ricavare l'energia necessaria a farli funzionare. Non sono qua per chiederti favori, ma per proporti di entrare in affari con me».

Hermione, che era rimasta momentaneamente senza parole, recuperò all'istante i suoi modi piccati e prese la parola: «In affari con me, Malfoy? Perché mai?»

L'uomo sbuffò e sollevò gli occhi al cielo: «Sei la nuova Ministra della Magia, Granger, ti sto proponendo di entrare in affari con me, perché penso che il prossimo oggetto che introdurrò nel Mondo Magico possa essere molto utile al Ministero; sto parlando, ovviamente, della televisione».

Hermione socchiuse gli occhi, mentre rifletteva sulle parole di Malfoy e si chiedeva dove si trovasse il tranello.

«Mi chiedi di entrare in affari con te ora che vuoi introdurre il televisore, ma per la radio di due anni fa...?» le parole morirono sulle labbra di Hermione, mentre notava il sorrisetto sardonico sulle labbra di Draco.

«Avevi già un accordo con il precedente Ministro, vero? Ti trovi qua solo per rinnovarlo».

Draco annuì: «Vedo che non hai perso il tuo intuito e la tua intelligenza, Granger».

Hermione aprì bocca, poi la richiuse e il volto le si colorò di un rosso acceso.

Per qualche secondo aveva pensato di correggere Malfoy e chiedergli di chiamarla "signora Weasley", invece che Granger.

Con lo sguardo basso la Ministra chiuse il menù, anche se non era riuscita ancora a decidere cosa ordinare, e una volta che il battito impazzito del suo cuore si fu calmato e il rischio di scoppiare a piangere scomparve, tornò a guardare Malfoy: «Quali sarebbero i termini dell'accordo?»

Sul volto pallido dell'uomo comparve un sorriso colmo di soddisfazione, mentre intrecciava le dita sotto al suo mento e si sporgeva leggermente verso Hermione: «Il televisore non è ancora pronto per essere introdotto nel Mondo Magico, devo ancora sistemare qualche piccolo difetto babbano, ma appena lo sarà il Ministero della Magia avrà a disposizione un canale, che potrà essere utilizzato a vostro piacimento, così come il canale radio del Ministero che tiene i cittadini informati ventiquattr'ore su ventiquattro di ogni novità. Questo, se la Ministra della Magia sarà tanto buona da non mettermi i bastoni tra le ruote come ha fatto negli ultimi mesi, cercando di farmi chiudere».

Hermione Granger arrossì nuovamente, ma non abbassò lo sguardo, sostenendo fieramente quello dell'uomo.

«Ho chiesto di avviare un'inchiesta sulla tua azienda Malfoy, solo perché non si sapeva con quali fondi fosse finanziata, chi la dirigesse e altre simili informazioni che per legge devono essere fornite al Ministero della Magia, se si desidera aprire e mandare avanti regolarmente un'azienda come la tua».

Malfoy annuì lentamente: «Bene, ora sai che la dirigo io e che i fondi che la finanziano sono gentilmente offerti da partner in affari o dalle quantità di oro nel mio caveau alla Grincott, pensi di poter smettere di tormentarmi e metterti in affari con me?»

«Mi chiedo, Malfoy, come mai tutta questa segretezza? Perché non sbandierare ai quattro venti di essere il proprietario di "Babbananze, le stravaganze babbane di cui non sapevi di aver bisogno"?», chiese Hermione, scimmiottando lo slogan che ormai chiunque nel Mondo Magico conosceva a memoria.

«Qua entra il gioco il tuo pregiudizio, Granger: pensi davvero che gli oggetti che vendo avrebbero lo stesso successo se la gente sapesse che a dirigere "Babbananze" c'è un ex Mangiamorte pentito? Se tu avessi saputo di dover incontrare me, questa sera in questo elegante ristorante, saresti venuta?»

Hermione fece una piccola smorfia, arricciando appena il naso e stringendo le labbra in una linea sottile e non rispose, punta nuovamente sul vivo.

«Vedo che ti sei data una risposta e che quella risposta non ti piace», disse Draco, guardando la donna di fronte a lui con quella che sembrava pietà: «Ci sono passato anche io, Granger. È dura quando vieni messo di fronte ai tuoi limiti mentali e ti rendi conto di avere solo due opzioni di fronte a te: autoconvincerti di non avere assolutamente dei limiti e continuare ad essere la persona bigotta di sempre, oppure accettare di avere dei pregiudizi e lavorare per metterli da parte e diventare una persona migliore».

«Non avrei mai pensato, nemmeno nei miei sogni più assurdi, che mi sarei ritrovata a prendere lezioni di apertura mentale da Draco Malfoy, questa sera», disse Hermione, una punta di malcelato fastidio nel tono di voce.

L'uomo sorrise apertamente: «Se ad Hogwarts mi avessero detto che un giorno mi sarei trovato di mia volontà a cena con Hermione Granger, probabilmente avrei lanciato una Maledizione Senza Perdono a chiunque avesse osato screditarmi con fandonie simili».

Calò il silenzio sulla tavola, ma non un silenzio pesante o imbarazzante, Hermione Granger e Draco Malfoy si trovarono semplicemente a corto di parole mentre scoprivano, segretamente, di iniziare ad apprezzare la compagnia l'uno dell'altra.

«Siete pronti ad ordinare?»

La voce del cameriere spezzò il silenzio e il filo dei pensieri che entrambi stavano avendo, riportandoli alla realtà.

Hermione aprì subito il menù, con il volto arrossato per l'imbarazzo, e iniziò a cercare un piatto dal nome abbastanza accattivante da attirare la sua attenzione, mentre Draco metteva da parte il proprio stupore, nato dal realizzare che la presenza di fronte a lui di Hermione Granger non gli era del tutto indifferente, e ordinò del pesce persico al forno e un contorno di verdure grigliate.

La Ministra decise di seguire l'esempio dell'uomo, ma invece delle verdure grigliate ordinò delle patate al forno da accompagnare al pesce.

Quando il cameriere si allontanò con i loro ordini, fu Hermione a spezzare per prima il silenzio: «Ho deciso di prendere seriamente in considerazione la tua proposta, Malfoy, fai avere alla mia segretaria tutti i documenti del caso, li studierò attentamente e se dovessi avere dei dubbi organizzerò un altro incontro con te per parlarne».

Draco osservò con stupore la donna di fronte a sé, poi sorrise: «Pensavo che avrei dovuto tirare fuori altre argomentazioni, prima di riuscire a convincerti».

Hermione sorrise e inclinò leggermente il capo: «Sono curiosa, cosa ti eri preparato?»

«Probabilmente avrei fatto leva sul tuo coraggio e orgoglio, Grifondoro, o magari ti avrei fatto sentire in colpa, facendoti notare che non entrare in affari con me, sarebbe come voltare le spalle alle tue origini babbane, di cui invece dovresti essere fiera».

Hermione sorrise, colpita da quella risposta e dal fatto che, ne era certa, Malfoy sarebbe riuscito a convincerla con uno di quei due cavalli di battaglia: «Molto astuto».

Malfoy sorrise e chinò appena il capo: «Sono in fondo un Serpeverde, l'astuzia è una delle mie molte armi».

Fu in quel momento che, con stupore e orrore, si resero entrambi conto di quello che stavano facendo e con una punta d'imbarazzo, ben visibile sulle loro guance arrossate, distolsero lo sguardo.

Draco Malfoy non poteva credere di aver appena flirtato apertamente con una delle persona che aveva destetato di più al mondo, durante i suoi anni ad Hogwarts.

Hermione Granger in Weasley non poteva credere di aver appena flirtato con un uomo che non era suo marito, ma l'arrogante e crudele ragazzo che un tempo aveva odiato profondamente, quasi quanto si odia un fastidioso sassolino nella scarpa.

Per il resto della cena parlarono solo di lavoro ed evitarono in ogni modo di trovarsi nuovamente a farsi gli occhi dolci o ad osservarsi con genuino apprezzamento.

Dopodiché si alzarono, si strinsero la mano, Hermione pagò il conto e poi ognuno se ne andò per la sua strada.

Draco prese la Metropolvere per tornare nel grande e lussuolo attico in cui viveva da quando Astoria l'aveva lasciato per un altro, la mente invasa dal ricordo del modo semplice, ma accattivante, che aveva Hermione Granger di umettarsi le labbra.

Hermione camminò invece lungo Diagon Alley fino ad arrivare al Paiolo Magico, dove salì subito nella stanza che aveva preso in affitto la sera prima. Solo quando si trovò al sicuro, circondata dalle quattro mura della camera, si portò le mani al viso bollente e sorrise, al pensiero degli occhi chiari e pieni di malcelato interesse di Draco Malfoy.

 

 

***

Buonasalve popolo di EFP!

Eccoci finalmente ad un capitolo che credo molt* di voi troveranno particolarmente interessante: finalmente è apparso il tanto desiderato Draco Malfoy! Yaaaay!

Cosa ne pensate? Vi immaginavate un incontro simile o vi ho sorpres*?

Per chi dovesse chiedersi come sia possibile che Draco Malfoy abbia iniziato a commerciare oggetti babbani nel Mondo Magico vedrò di fare una panoramica in uno dei prossimi capitoli, non preoccupatevi.

Per quanto riguarda invece il nome "Babbananze" lo trovo adorabilmente buffo e sono molto fiera di averlo inventato, voi cosa ne pensate?

Il prossimo capitolo di questa storia arriverà sabato; ebbene sì, ho deciso di provare (anche se non so se riuscirò effettivamente a starci dietro) di aggiornare "Amori segreti" due volte a settimana: il mercoledì e il sabato. Nel caso dovessi avere problemi di qualsiasi tipo ve lo farò sapere, per il momento, godetevi quella che spero sia una buona notizia!

Come sempre ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp; se invece voleste sostenere il mio lavoro con un caffè, trovate il link alla mia pagina Ko-fi nella mia bio.

A sabato!

Un bacio,

LazySoul

 

 

  
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