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Autore: DarkWinter    22/01/2021    5 recensioni
In un ospedale vicino a Central City, i gemelli Lapis e Lazuli nascono da una madre amorevole e devota.
Fratello e sorella vivono un'adolescenza turbolenta e scoprono il crimine e l'amore, prima di essere rapiti dal malvagio dr. Gero e ristrutturati in macchine mangiatrici di uomini.
Ma cosa accadrebbe se C17 e C18 non dimenticassero totalmente la loro vita da umani e coloro che avevano conosciuto?
Fra genitori e amici, lotte quotidiane e rimpianti, amori vecchi e nuovi e piccoli passi per reinserirsi nel mondo.
Un'avventura con un tocco di romanticismo, speranza e amore sopra ogni cosa.
PROTAGONISTI: 17 e 18
PERSONAGGI SECONDARI: Crilin, Bulma, vari OC, 16, Z Warriors, Shenron, Marron, Ottone
ANTAGONISTI: dr. Gero, Cell, androidi del Red Ribbon, Babidi
{IN HIATUS}
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Nuovo personaggio | Coppie: 18/Crilin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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41. Niente Cuori infranti a un Matrimonio
 
 
 
Avere un drago magico che ti organizza il matrimonio è una chance che nessuno, o quasi, si lascerebbe scappare.
Diciotto e Crilin, seconda volta marito e moglie, si erano dati un cinque segreto quando, dopo la corsa mano nella mano lungo la navata dell’abbazia, avevano seguito i loro ospiti fuori dalle maestose mura e si erano ritrovati, portati dalla magia, su una caletta non lontana, insenata fra quelle falesie non troppo alte ricoperte di pratoni verdi.
La damigella d’onore aveva stretto un polso alla sua migliore amica, dallo stupore.
“Oh mio dio, Lazuli! Ma quanto avete speso?”
“La stessa tariffa che per la resurrezione di tuo marito.” Aveva ammiccato Diciotto fra sé e sé, “Sapessi, Sara...”
Sulla caletta sorgevano varie strutture in vetro colorato, ferro battuto e stoffa elegante. Assomigliavano a incroci fra padiglioni art nouveau e yurte, uno stile di gazebo decisamente inedito che fu una sorpresa totale anche per gli sposi: esattamente come per la Rolls Royce, non avevano dato indicazioni.
“Shenron wedding planner dell’anno.”
Crilin era sincero. E fece ridere Diciotto di gusto.
Sotto i padiglioni, tavole imbandite riposavano in bella mostra, in attesa dell’orda di ospiti affamati.
“Se Vegeta avesse saputo di tutto questo cibo, se ne sarebbe fregato e sarebbe venuto!”
Mai Chichi, occhi ancora vivissimi dalla videochiamata attraverso il rosone, aveva illuminato Bulma con parole più giuste.
“Cià, portiamo qualcosa al papà?” si consultò la scienziata con Trunks.
"Quanta roba,” si meravigliò Ronan. “Hai pagato te?”
Kate continuò a sorbire il suo cocktail pieno di ghiaccio.
Un virgin mojito (falso mojito!) alla mano, Carly ammirava l’angolo bar; il padiglione-yurta proteggeva dal sole cocente un tripudio di frutta intagliata e pronta da mangiare sotto forma di spiedini, bottiglie colorate di liquori, drink scintillanti già fatti.
“Fammi compagnia, Carly.”
Diciotto le apparve alle spalle, quasi spaventandola. Si prese un paio di shot si chissà quale roba che lei non poteva bere. “Facciamoci due shot insieme.”
“No, Lazuli, ti ringrazio.”
“Stai dicendo di no alla sposa?”
Diciotto voleva scherzare, eppure sapeva di aver messo Carly a disagio. Carly era la sola a ricordarsi di quanta soggezione avesse provato di fronte a Lazuli, i primi tempi.
Ora come ora, però, la damigella emanava una certa grinta spavalda. “Eh, già; devo dirti di no.”
“Ti senti bene?”
“Benissimo!” Carly svicolò, parlando in tono rassicurante, allontanandosi con una scodellina colma di fragole, mirtilli e ananas a tocchetti.
Diciotto cercò con le dita uno spiedino di ananas, scosse la testa e sospirò.
 
 Una pellicola invisibile proteggeva le tavolate da vento ed acqua, intrattenendo i commensali con piccoli arcobaleniad ogni spruzzo di sale.
La gente chiacchierava e mangiava.
Lo stupore di Ronan era passato, fra una forchettata di carpaccio e l'altra.
"Splendida festa, Lazuli e Crilin, congratulazioni. E ora, Lapis, avrai una bella concorrenza da battere quando sposerai Carly."
Il Rana cercava così tanto di fare il simpatico...
La damigella con la stola lo guardò un po' spaesata, masticando religiosamente la sua bistecca stracotta.
"O anche io, quando sposerò Kathryn."
"Ronnie…"
Ronnie si beccò un calcetto di avvertimento, sotto il tavolo.
"Che c'è, ora non posso manco fantasticare?"
"Non spezzatevi il cuore al mio matrimonio, voi due." Li fulminò la sposa.
"Ma davvero," si azzardò lo sposo, con una gomitata amichevole al cognato. "Progetti, voi due?"
Il livello di cringe nella conversazione aveva già raggiunto soglie che Diciassette non poteva tollerare; il cyborg si alzò repentinamente dal tavolo d'onore, sbattè il suo tovagliolo sulla sedia e piantò lì madre, sorella, fidanzata e rane varie.
Nessuno fece in tempo a vedere dove se l'era filata.
"Ehi! Che ho detto?" Crilin fece per andargli dietro.
"Mmm, lascialo perdere," asserì pacifica Kate, senza staccare gli occhi dalla sua forchetta.
"Io...a volte mi perplime," farfugliò Ronan.
"Ventitré anni, e oltre." Sospirò Kate, che con tutta la sua pratica come madre di Lapis, mai si era abituata ai suoi sbalzi d'umore. Era solito per lui fare l'altalena: un momento era leggero e scanzonato, uno spirito allegro, un momento dopo assumeva atteggiamenti selvatici e provocatori, quasi aggressivi.
Quante volte Kate si era mangiata il fegato, con lui!
Carly sperò che non le servissero due decadi; anch'ella voleva alzarsi e andarsene, ma Lazuli sembrava già abbastanza turbata e no, lei non avrebbe rovinato la festa a Lazuli.
Non dopo tutti i suoi grandi sforzi, per giunta.
 
/
 
 Non appena furono abbastanza sazi, gli ospiti si sparpagliarono fra padiglioni vari e bellezze naturali. Le damigelle avevano riservato, con la complicità dello sposo e di Kate, un'altra sorpresa a Diciotto.
Da un computer era partito uno slideshow casalingo, con varie foto di Diciotto da piccola, poi con Crilin (c'era pure il selfie col caschetto tutto scompigliato, dalla volta in cui si erano messi a cercare le sfere per resuscitare Bruno.); tutti avevano emesso un gemito di tenerezza quando era apparsa una foto in cui Diciotto allattava Marron, guardandola con occhi inconsciamente adoranti, e in cui Crilin la guardava in quella stessa maniera. Molte foto di momenti semplici quotidiani si susseguirono nello slideshow, sotto gli occhi di tutti; tranne che di Piccolo, andatosene per conto suo.
Piccolo e anche un altro.
Lasciandosi alle spalle la piccola folla di ospiti, Diciotto si tolse i suoi sandali dolorosi e si avviò verso il padiglione-bar, quasi vuoto.
Svaccato su una poltrona coi piedi su un tavolo, suo fratello guardava le onde lontane con occhio vitreo; si era slacciato la camicia e il papillon, le ciocche di capelli che erano sfuggite alla coda erano appiccicate alle tempie.
"Non hai guardato il mio slideshow…"
"Non mi perderò la sua nomination agli Oscar."
Simpatico come un calcio sui denti; avevano appena avuto la peggiore lite della loro vita e lui era ancora così! Errare è umano, perseverare è diabolico.
"Ne hai veramente voglia."
"Di che."
"Di giocare ancora all'allegro chirurgo."
“Mi sto spanciando dal ridere.”
Che battuta da Brent...
Diciotto raccolse le sue gonne e si sedette a cavalcioni sul tavolino, "Conosci il detto: non affogare le noie nell'alcool, sanno nuotare."
Diciassette bevve un sorso dalla bottiglia di rum che teneva in mano. "É inutile, questo non fa niente per me."
"Allora non hai scuse. Alza il culo e datti un contegno, mi metti in imbarazzo."
Diciassette alzò istintivamente le sopracciglia; guardò Oolong canticchiare e trascinare sempre più persone in un grezzissimo trenino ma giusto, quello imbarazzante era lui.
Se Diciotto non mostrava sul suo viso nemmeno la metà delle emozioni che provava, questo non la rendeva meno intuitiva nel riconoscere quelle degli altri:
"Poverina, Carly. Sembra che abbia il morale a terra. Vi state mollando?"
Guai a Diciassette se si fosse permesso di rovinarle la SUA giornata con l'annuncio che lui e Carly si erano mollati.
Chichi e Sara irruppero nel padiglione-bar, sghignazzando; poi la vedova si avvicinò con occhio scrutatore al gemello maschio. “Ma tu chi sei?"
Le sembrava che Diciotto fosse ancora più alta. E che aveva fatto ai capelli? Poi Chichi notò la Diciotto più piccola e bionda, "Quante Diciotto!”
Anche Gohan e da Sedici sopraggiunsero: Marron e Amelia stavano sedute fra le mani dell'androide come in cestini, un würstel croccante in mano a ciascuna. Goten e Trunks seguivano, mangiando due hot dogs ciascuno.
Chichi, che era stata giuliva fino a quel momento, si sciolse di punto in bianco in un mare di lacrime; un vero pianto a singhiozzoni, appoggiata al figlio maggiore.
“E ora mi sale la rabbia! Dimmi tu se si può.”
Sara le carezzava pazientemente la schiena. "Oh, Chichi. Sono solo i fumi dell'alcol."
“Ditemi voi, che ingrato! Preferisce restare morto che tornare da moglie e figli!”
I gemelli sapevano che stava parlando di Son Goku. E contrariamente a quanto gli ultimi eventi nella sua vita sentimentale potevano fargli credere, alla fine Diciassette non era il peggior fidanzato del mondo.
"Perchè sei qui da solo?" Incalzò ancora Diciotto, senza però attendere una risposta. "Merda. Vi siete mollati."
"No, qui nessuno si molla o si vuole male, chiaro? Non oggi."
Kate subentrò, sperando che Lazuli si dimenticasse dei capricci di Lapis e ritornasse al fianco di Crilin, a godersi la sua festa.
"E ora sono cazzi amari per te..."
Vedendo che Kate aveva assunto l'atteggiamento da dittatore, come le volte in cui loro erano piccoli e lei aveva detto "dopo facciamo i conti", le venne da ridere al pensiero che sarebbe toccato a Diciassette; Kate aveva un dono per rigirare le parole ed estorcere informazioni.
Quando la sposa se ne fu andata, Kate si sedette di fianco a Lapis.
"Ecco che la mamma interrompe il dramma," la schernì lui, con la sua solita insolenza.
Ma Kate non aveva voglia, o tempo, di stare dietro ai suoi capricci:
"Lo sai che è stupido rifiutare un aiuto disinteressato?"
Lapis non voleva parlare. Preferiva restare da solo a tracannare rum, con un'invisibile cortina di malumore che pendeva sopra di lui.
Era strano: quella era una festa, il matrimonio di sua sorella, Kate si sarebbe aspettata che la sua natura frizzante avrebbe sopraffatto le sue evidenti emozioni negative. Invece, come Kate aveva già capito fin dai suoi primi anni di vita, Lapis era tale e quale a suo padre: vivace di default ma perseverante in ira e malumori.
Doveva essere grave; e lei doveva dargli uno strattone metaforico.
Gli fregò la bottiglia di rum e guardò il suo viso, indurito dall'incazzatura:
"Senti, va bene che sei un cyborg ma mi preoccupo per la tua salute. Ora basta con le rogne, datti una sistemata e vai a fare compagnia a Carly. Se io fossi lei e tu ti presentassi conciato così, non te la farei passare liscia."
Diciassette scattò in piedi, il cuoio delle sue suole fece un rumore di nacchere.
"Fantastico! Anche tu dalla sua parte."
"Ci sono parti?"
"Io mi sto comportando da stronzo e lo so, ma lei è stata..."
Gli mancarono le parole; poi parlò d'istinto, sperando che Kate non peggiorasse la situazione con consigli non richiesti e domande.
"Carly aspetta un figlio, lo sapevi? No? Bene, per tre mesi non mi ha detto niente e poi sono caduto dal pero, come un cazzo di idiota. Io...non ci riesco."
Riacciuffò la bottiglia e se la scolò tutta.
Nero di rabbia si aggirò per il bar con la mano destra stretta a pugno contro le labbra, mangiucchiandosi il dito indice. Diciassette guardava Kate, che sicuramente non sapeva come sentirsi. Così si era sentito lui per colpa di Carly: elettrocardiogramma piatto.
"Ehi mà. Ti è caduta la mascella?"
Sicuramente a Kate era caduta la mascella; le donne avevano osservato la damigella nella sua armatura di stola per tutto quel tempo, erano giunte ad una conclusione sensata; alla fine, ci erano tutte passate prima di lei.
Kate aveva capito, ma sentirlo dire da Lapis le aveva dato un colpo al cuore; di quelli benevoli, da emozione. Forse non lo vedeva grande abbastanza? Forse, nel suo cuore di mamma, sapeva che lui era immaturo?
Kate era quasi certa che lui fosse così arrabbiato per una questione d'orgoglio, non gli andava giù che Carly l'avesse preso per fesso. Era anche sicura che Carly avesse avuto i suoi motivi, ma in quel momento lei era lì per fare il suo lavoro di mamma e Lapis era sempre il suo bambino, anche ora a ventitré anni suonati e futuro padre.
Dal canto suo, Diciassette fu grato a Kate per non averlo investito con mille reazioni e domande. Alla fi lo capiva, era sicura, solo del bene poteva venire da lei.
"Tesoro, sei contento?"
Quella fu la sola cosa che gli chiese.
Lapis le rispose con voce grave e uno sguardo nervoso. "Sì..."
"E allora, è tutto quello che importa. È così facile farsi prendere dal rancore e alimentarlo, ma poi diventa tossico. Non lasciare che i sentimenti negativi ti facciano dimenticare quanto tu sia privilegiato."
Poche, semplici parole: Kate era una benedizione.
Improvvisamente tutto si fece chiaro nel suo cuore.
O forse, quella capacità di sua madre di cambiargli la prospettiva in quattro e quattr'otto lo faceva sentire ancora più idiota.
Kate ridacchiò, invitandolo a esserle grato e basta; gli sfiorò un braccio, riabbottonandogli la camicia sul petto.
"Posso?"
Accennò al papillon ancora disfatto e prese la sua alzata di spalle per un sì.
E non gli chiese se potesse abbracciarlo, perchè lui avrebbe detto di no e lei l'avrebbe comunque fatto.
Kate strinse il suo amato figlio, fin quando non sentì quei muscoli che sembravano acciaio rilassarsi. Finalmente.
"E congratulazioni."
Kate volle sapere se Carly si era scusata; l'aveva fatto, aveva riconosciuto il suo sbaglio.
“Ora vai: non devi assolutamente stressare quella povera ragazza,” gli disse Kate.
“Vuoi farmi sentire in colpa?”
Agli uomini bisognava sempre spiegare tutto: “Lapis, la gravidanza è come correre una maratona per nove mesi. Nella vita di una donna, è uno dei momenti in cui la salute cardiaca è fragile, anche per una ragazza giovane e sana come Carly. Non tutti siamo sovrumani."
 
/
 
A luglio il sole tramontava tardi nel Sud-Est, ma verso le sette la luce era già cambiata sul bagnasciuga. Carly aveva fatto una piccola scorta di ciottoli piatti e rotondi; con i piedi nudi e la gonna annodata sulle cosce prendeva la rincorsa e lanciava i sassi, per farli rimbalzare sul pelo dell'acqua.
Un uomo dalla statura immensa e capelli di fiamma non molto diversi dai suoi la guardava, seduto in disparte.
Carly finì per attaccarci bottone, "Come ti chiami?"
"Mi identifico come androide n°16."
Il famoso Sedici? "Ohh."
Lei era l'umana di Diciassette. Era del tipo benigno come i Weiss, come i Brief; non come Cloe Mafia.
Sedici cominciò a fare qualche passo nell'acqua bassa, osservando le capriole dei delfini al largo.
"Ti piace il mare, Sedici?" Sorrise Carly. "A me sì, anche se non mi piace la 'vita da spiaggia'."
"Quindi il bagno con me non lo fai?"
Bulma era apparsa dal nulla e in silenzio totale aveva buttato una capsula sulla sabbia, era sparita in un camerino ed era riapparsa col vestito verde malachite in mano ed un bikini addosso. "Ho costumi anche per te."
Bulma aveva equipaggiato i kit d'emergenza con capsule come quella. Ne aveva messe a disposizione anche per gli ospiti.
"Con 'sto caldo e tutto 'sto mare, è un oltraggio non fare un bagno. Mettiti in costume, dai!"
"Ho le vene e la cellulite."
“É naturale.”
Bulma fece segno a Sedici di aspettare. Convinse in un qualche modo Carly ad arrampicarsi con lei sulla spalla del gigantesco androide e presto le due damigelle si trovarono al largo, circondate dai delfini.
"Io mi butto!"
Con un ponfo, Bulma cadde nell'acqua scura. Emise un gridolino di gioia quando sentì il primo delfino sfiorarle il braccio.
"Sedici, mettila giù."
"No, aspetta!"
L'androide prese Carly da sotto le ascelle e la posò delicatamente in acqua, mentre questa scalpitava.
Immersa fino al collo, Carly gemette di fastidio: sapeva che i delfini l'avrebbero trovata interessante e che si sarebbero strusciati addosso a lei.
Se li era immaginati lisci e quasi gommosi. Invece erano viscidi. E le passavano di fianco e fra le gambe come siluri, uno la fece finire con la faccia sott'acqua.
"Oddio! È ENORME!"
Ansimò Carly, mentre Bulma se la rideva a crepapelle.
 
Di ritorno alla caletta, la dottoressa Brief si asciugò in fretta, e il peso di vestito e capelli fradici gravava su Carly. La damigella che aveva perso la stola al largo rabbrividiva e si sentiva la febbre, voleva disperatamente dormire e in più un'ondata di nausea le aveva fatto girare forte la testa. Proprio ora doveva avere un attacco di nausea?
Dopotutto era ancora in debito con il suo fisico, che l'aveva implorata di rallentare il ritmo; era chiaro che tutta l'ansia e la stanchezza accumulata negli ultimi dieci giorni avrebbero avuto ripercussioni negative su di lei.
Bulma le diede del paracetamolo del kit d'emergenza e la spedì nel camerino a cambiarsi; quando fu uscita le mise un grande telo da mare intorno alle spalle e la fece sedere su uno scoglio. Carly tirò su col naso, sputacchiando in un fazzoletto.
Sedici rimase turbato nel vedere l'umana di Diciassette a disagio, "Qual é il problema?"
"É stanca morta e piena di ormoni: ha un mini umano in pancia."
Carly sobbalzò, "Bulma?! Che dici?"
La scienziata ammiccò e le spazzolò affettuosamente una ciocca di capelli, usando il pettine del kit.
"Oh tranquilla! Ce ne siamo subito accorte. E poi Sedici è così intelligente, merita di imparare."
Sedici era così allibito.
Carly si sentì ancora una volta il cuore fare un triplo carpiato. Lo sapeva anche Lazuli?
 
 Bulma e Carly non avevano fatto caso al sentiero scavato nella falesia che, come un parapetto, offriva una vista dall'alto sulla caletta.
Il Genio e Puar si erano originariamente appostati lí per guardare il panorama ma in seguito, come ogni volta, le cose col vecchio erano degenerate e ora Puar guardava senza stupore la sua faccia da pervertito.
“Non mi dire che stai guardando le scollature delle damigelle."
“Ma che damigelle! Quelle sono damigiane.”
 
A mente più chiara, Diciassette cercò sua sorella prima ancora di andare da Carly; stava ancora giocando a nascondino o aveva bisogno della sua presenza?
Diciotto non era con altri ospiti a ballare, giocare o fare il bagno; Diciassette la trovò rintanata nel bagno.
"Che ci fai qui?"
Era seduta su un cesso, da sola, assorbita da chissà quale attività.
"Lasciami."
Voleva una pausa dall'alta densità sociale della festa. Anche se era la sua festa.
"Ti trovi di fronte ad un avversario potente. Che incantesimo usi?" Lesse Diciotto, ad alta voce.
Diciassette non seppe se si stava rivolgendo a lui. "Incantesimo?"
Diciotto alzò gli occhi al cielo.
"É un gioco stupido su internet. In che casa di Hogwarts saresti."
Il genere di cose che si fa quando ci si annoia. A volte Lillian e Carly giocavano con quei test sui social, Che pianta sei, Quali saranno le tue ultime parole.
I gemelli si erano ricordati che a Lazuli piaceva Harry Potter; aveva tutti i libri a casa di Kate.
Diciotto continuò a leggere le opzioni della risposta, "Beh me lo chiedi anche? Crucio."
L'incantesimo-tortura che causa atroci dolori a chi lo subisce. Diciassette alzò un sopracciglio, "Ma perchè? Disarmali, se mai."
Diciotto era sempre la solita bulla. Quasi squittì dal divertimento quando lesse il risultato.
" 'Serpeverde! Faresti qualsiasi cosa per ottenere potere'."
Se c'era qualcuno che Diciassette conosceva e che poteva appartenere a quella casa, era proprio sua sorella.
Prese il cellulare di mano a Diciotto, voleva giocare.
"Io tanto lo so cosa ti esce," sogghignò la sposa, andando davanti allo specchio a ritoccarsi la cipria.
Diciassette prese quel gioco più sul serio di quanto si aspettasse.
"Becchi qualcuno che bara agli esami finali. Cosa fai?" Lesse le risposte in fretta. "Dargli il 5, tanto tutti barano."
Diciotto guardava la sua fronte corrugata, "Rilassati, é solo un gioco! Vuoi che ti legga io il risultato?"
Diciassette premette lo schermo e lasciò che Diciotto si riprese il telefono.
Vide un sorriso poco raccomandabile apparire sul suo viso e si sentì agitato, "No! Non dirmi…"
Diciotto continuò a sogghignare, " Ovvio che sei Grifondoro. Sei quasi lo stereotipo."
"Ma...No!"
Diciassette non ci andava matto per Harry Potter, ma gli piaciucchiava, lo divertiva. E la sua casa preferita era Serpeverde, i cattivoni ambiziosi, sofisticati e di classe. Non quei buonisti sempre allegri preferiti dalla massa, che l'hanno sempre vinta solo perché hanno il protagonista fra i loro ranghi.
"Ahh, se solo leggessi i libri…" Diciotto continuò a leggere dal cellulare.
"Diciassette, tu sei coraggioso, una testa calda, spavaldo al limite della stupidità e moriresti per ciò che ami."
Quel piccolo gioco le aveva risvegliato certi ricordi che le fecero stringere il cuore.
Perché tutto nella sua vita doveva riportarla all'orrore che aveva vissuto?
Diciassette si stava sistemando i capelli davanti allo specchio, con un accenno di muso lungo.
"Già. Tu invece sei un serpentaccio."
Diciotto doveva dirgli qualcosa di importante. Rimase di fronte a lui finché la sua presenza non lo obbligò ad alzare lo sguardo.
"Oggi però mi hai lasciato tutta la gloria. Sai, perché è il mio giorno." Diciotto rise sincera; apprezzava quello sforzo.
Diciassette non era sicuro dove lei volesse andare a parare.
Con movimenti vecchi quanto la loro esistenza, naturali, Diciotto l'abbracciò; un abbraccio delicato, sereno, tenero, come nessuno dei due ricordava.
"Grazie, Diciassette."
"Di cosa?"
"Sai di cosa."
Un abbraccio che significava che era contenta per lui. Più fiera di quanto non fosse mai stata. Anche se come al solito pensava di farla passare per scema, che lei non capisse.
Gli diede una carezza sul braccio, "E chissà, forse da un Grifondoro e una Corvonero può saltare fuori un piccolo Serpeverde."
 
/
 
 
 
 
Quando Carly si ridestò, la mattina dopo il matrimonio, si rese conto che Sedici e Bulma l'avevano riaccompagnata all'hotel Ryz prima che si sentisse troppo male.
"Vado a prendere Diciassette," aveva dichiarato Sedici.
"No, lascia stare Diciassette," si ricordava di avergli detto.
Poi si era addormentata in braccio a Sedici durante il tragitto, non si era manco svegliata quando la Brief e l'androide l'avevano infilata sotto le coperte.
La damigella di Lazuli non aveva assistito al taglio della torta nuziale, che era stato programmato per le otto di sera.
Se ne dispiacque; si sentiva meglio, però, quindi non era vero dispiacere.
Aveva proprio dovuto dormire, il suo fisico le aveva detto basta.
Sperava solo che Lazuli non si fosse offesa.
Diciassette aveva quasi litigato con Sedici: l'androide era andato a cercarlo con veemenza, allarmato; gli aveva ripetuto la strabiliante spiegazione di Bulma.
"Lo sapevi?"
"Certo che lo sapevo, scemo di un Sedici, il mini umano nella pancia l'ho messo io."
Il pacifico Sedici si era incavolato al sentirsi chiamare scemo, si era caricato il cyborg sotto braccio e l'aveva portato di peso all'hotel.
Diciassette aveva cercato di liberarsi, senza risultato: quello sforzo l'aveva ripulito dall'incazzatura che gli era rimasta.
E adesso a mattina inoltrata, vedendola svegliarsi, Diciassette accolse Carly con i suoi succo d'arancia e supplemento di ferro. E con un tono di voce più morbido del solito.
"Allora?"
Il ragazzo non riuscì a impedirsi di far trasparire la sua preoccupazione. Ormai, alla fine, non poteva più essere freddo con lei.
Coi capelli profumati di lenzuola Carly si accoccolò contro il petto di Lapis.
"Posso abbracciarti?" Lo pregò.
Diciassette cominciava ad avvertire i morsi del rimorso, per dieci giorni aveva fatto stressare la sua diletta; la madre del suo bambino.
Mentre Diciotto e Crilin tagliavano la torta, Diciassette era rimasto immobile a fianco di Carly che dormiva; le aveva sussurrato "Perdonami",  trascinando una mano gentile sulla curva del suo ventre.
Ora la sentiva fremere leggermente fra le sue braccia, il cuore le batteva all'impazzata.
Le posò le labbra in cima alla fronte e restò così, mentre Carly lo stringeva sempre più forte.
"Perdonami, Lapis. Perdonami."
Si scostò da lui per guardarlo negli occhi, nel pronunciare quelle parole; per guardare ogni suo lineamento perfetto e perfettamente immobile.
Lapis stava cercando qualcosa dentro di sé; Carly lo conosceva e sapeva che quando la posta in gioco era alta, Lapis perdeva la sua aura irriverente e tendeva a volere onestà assoluta.
"Vuoi restare con me o no?"
Diciassette aggrottò le sopracciglia: che domande erano quelle?
Carly gli aveva dato il dono della verità, aiutandolo a comprendere che Gero non l'aveva completamente snaturato; aveva sempre voluto Carly, aveva sempre voluto dei bambini con lei.
"Perchè se non puoi perdonarmi, non possiamo stare insieme."
Carly non riusciva a concepire un'idea di stare insieme irrorata di irritabilità e rancore. Non era sostenibile.
Sentì un vuoto ancora più grande scavarsi nel suo petto, non riusciva e non voleva pensare a quello scenario: lei aveva pianto già così tanto per Lapis, fin dalle volte in cui erano ragazzini e lei lo vedeva sprecare la sua intelligenza e la sua energia in attività losche.
Carly puntò due occhi lucidi in quelli di Lapis e gli afferrò le spalle, obbligandolo a guardarla:
"Tu sei l'amore della mia vita e io non posso perderti ancora! Ne morirei. Voglio che tu capisca che so di aver sbagliato. Se tu vuoi andare via, non voglio che sia per un mio errore. Non ho mai voluto ferirti."
"Ma l'hai fatto."
"E tu hai ferito me!"
La rabbia poteva diventare tossica e trasformarsi in pugnali con cui era facile ferire, rompere. E fino a quel momento Diciassette e Carly si erano pugnalati a vicenda, intrappolati in quella tossicità.
Il cyborg osservò la sua Carly in piedi sulle sue ginocchia arrossate, con la dolcezza scritta in viso e quell'altro essere invisibile attaccato a lei. Diciassette, nel suo profondo, sapeva che non voleva andarsene: voleva essere testimone, giorno per giorno, del miracolo che lui stesso aveva compiuto.
La creatura era un altro motivo per cui voleva restare, ma il primo era sempre Carly.
Per la seconda volta quel giorno ( la prima per Carly, visto che si era appena svegliata) Diciassette le toccò timidamente il ventre.
Ora sapeva come immaginarsela, quella cosina lì dentro; aveva visto le sue gambe e le sue braccia flettersi.
"Non vedo l'ora di sentirlo scalciare…" Sospirò Carly, con aria ancora un po' mogia.
Ma in un attimo il suo il respiro e il suo sguardo si fermarono nella più assoluta meraviglia. "Lapis!!'
Strinse la sua mano e lo vide girarsi veloce, nascondere una luce negli occhi che forse era arrivata alle guance.
Il bambino si era mosso, per la prima volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pensieri dell'autrice:
 
Rieccomi risorta, buon anno a tutti in ritardo!
Spero che stiate tutti bene e che l'ambiente intorno a voi sia positivo. Qui nel Regno Unito è un disastro, per cui ci vuole un bel capitolo positivo🙂
Ci tenevo a tornare con un capitolo sì dedicato alla coppia di sposi, ma in cui volevo mostrare un po' i piccoli drammi di tutti (Ronan che non ha ancora conquistato i gemelli, Chichi e la sua vedovanza, etc.).
Ho voluto dare spazio anche ai personaggi minori, visto che fanno parte della festa e della vita di Crilin e ormai di Diciotto.
 Mi piace anche fare interagire personaggi umani basic e Z Fighters&co., come qui Sara e Chichi.
Kate ha il dono di rigirare le parole: nemmeno io so se i gemelli lo sanno ma prima di averli, quando viveva ancora sull'isola di Amenbo, Kate era un'avvocatessa coi fiocchi🙄
Mi immagino che contrattare selvaggio abbiano fatto lei e i suoi figli nel corso della loro vita insieme😂
E grazie a Kate...hallelujah, Diciassette fa pace con Carly, questa volta per davvero!
50 punti a Grifondoro.
 
 
Ps. Ho davvero visto delle fanart con i personaggi di db e il cappello di hp!
Pps. Ho fatto anche io uno di quei test su internet e la mia casa è Ravenclaw (Corvonero)😎
 
 
 
 
 
 
   
 
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