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Autore: Giude    22/01/2021    1 recensioni
“Strano come quattro mura possano essere un rifugio e al contempo una prigione. E quel cielo là fuori, incantevole e spaventoso. E oltre quel cielo, oltre quelle nuvole, altro spazio che non ci è permesso vivere. Cosa siamo noi, in confronto a ciò che c’è là fuori? Granelli di sabbia che si mescolano costantemente, giorno dopo giorno, in balia delle onde di un mare a noi sconosciuto. Ogni nostro timore, ogni nostra speranza o preoccupazione, è davvero reale? Qual è il motivo che mi fa alzare ogni mattino? Cosa mi spinge a sopravvivere in questo mondo?”.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Esisto.
Non esisto.
 
 
 
 
 
Alla mia gatta Camilla, poiché credo che nei suoi occhi
si celi la verità sull’esistenza di ognuno di noi. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
“Strano come quattro mura possano essere un rifugio e al contempo una prigione. E quel cielo là fuori, incantevole e spaventoso. E oltre quel cielo, oltre quelle nuvole, altro spazio che non ci è permesso vivere. Cosa siamo noi, in confronto a ciò che c’è là fuori? Granelli di sabbia che si mescolano costantemente, giorno dopo giorno, in balia delle onde di un mare a noi sconosciuto. Ogni nostro timore, ogni nostra speranza o preoccupazione, è davvero reale? Qual è il motivo che mi fa alzare ogni mattino? Cosa mi spinge a sopravvivere in questo mondo?”.
Camilla non trovava pace. Apriva gli occhi, all’alba, e si domandava cosa ci facesse lì. Ogni mattino, infastidita dalla sveglia, tornava a quella realtà che per lei era tutt’altro. Un groviglio di impegni e di relazioni personali che spesso le apparivano insignificanti. Beveva il suo caffè, guardando fuori dalla finestra, e si interrogava su qualunque cosa le capitasse sott’occhio. Era difficile trovare il coraggio di accendere il cellulare, che l’avrebbe inevitabilmente ricondotta a quella monotonia che tanto detestava. I messaggi dei colleghi che le ricordavano degli impegni lavorativi, il buongiorno degli spasimanti sempre nuovi, ma mai soddisfacenti. Sentiva il dovere di vivere la sua vita, o qualunque altra esistenza volesse condurre, eppure non ne aveva il minimo desiderio. Sin da bambina le era stato insegnato che fosse giusto darsi da fare per concludere qualcosa, per raggiungere obiettivi posti da lei o da altri. Osservava il cielo schiarirsi, la misteriosa notte ritirarsi con dolce crudeltà, e cercava un valido motivo che la spronasse, che le facesse venir voglia di vestirsi per affrontare il gelido mattino, adempiendo a quegli impegni tanto improrogabili quanto noiosi. Eppure, nonostante le difficoltà, sopravvivere al mattino era molto più semplice che trovare il coraggio per affrontare la notte. Ma era meglio non pensarci troppo, o quelle misere forze per affrontare il mondo l’avrebbero abbandonata.
 Dopo essersi sciacquata il viso, tutto le sembrava meno austero. ‘su chi punto oggi?’ si domandava mentre con precisione lasciava scivolare il pennellino dell’eyeliner su una palpebra. Anche un misero obiettivo quotidiano come quello le era d’aiuto. Ogni giorno si imbelliva per piacere, ed anche un solo sguardo colmo di desiderio riusciva a soddisfarla, a farla sentire al posto giusto, anche se poco dopo si rendeva conto di non esserlo affatto. Era ossessionata dagli specchi, come se nascondessero una verità celata sotto gli occhi di tutti. Osservava il suo riflesso il più possibile, con la speranza di illudersi anche quel giorno che la vita non fosse soltanto una menzogna. Un bel respiro, e anche oggi avrebbe condotto questa farsa nel miglior modo possibile.
Davide monitorava l’ingresso degli studenti, com’era solito fare. Camilla sospettava però che in realtà attendesse lei, per poi fermarsi al distributore a bere un caffè. In ogni caso, quelle solite quattro chiacchiere la rassicuravano.
-quattro dosi di zucchero anche oggi, dico bene?- ridacchiava lui, sistemandosi compulsivamente il ciuffo castano. Camilla sorrideva a quegli scherzi ormai familiari. -ecco qui il tuo caffè, corto e amaro come la vita!-. Lei continuava a ridere, domandandosi in fondo come potesse essere tanto spassosa una vita così descritta.
-ad ogni modo, hai passato un piacevole fine settimana?- Davide sembrava attendere con ansia una risposta.
-Piacevole, sì, e rilassante- mentì lei, domandandosi quante volte avesse riflettuto sul suicidio tra Sabato e Domenica.
-spero tu abbia fatto il pieno di pazienza, perché questa settimana sarà parecchio tosta. Dobbiamo concludere con le verifiche e consegnare le valutazioni di metà semestre. Di sicuro non staremo con le mani in mano- le ricordò il collega.
-lo avevo totalmente rimosso, che seccatura- Camilla si finse anch’ella sopraffatta, ringraziando in cuor suo di avere i giorni a seguire talmente pieni da non avere il tempo per pensare. -se le cose stanno così, corro subito in sala docenti a organizzarmi il tutto prima che cominci la mia lezione. Ci becchiamo in giro!- un sorriso teneramente fasullo e via, pronta ad affrontare i restanti esseri umani. ‘anche gli altri proveranno segretamente lo stesso sconforto che provo io?’ si domandava, augurando il buongiorno a chiunque le passasse davanti. ‘non posso crede di essere l’unica a credere che le nostre vite siano uno spreco di tempo e di spazio’.
 
La morte mi terrorizza. La sera mi infilo sotto le coperte consapevole del fatto che tutto ciò che mi circonda un giorno svanirà. Tutti i sacrifici fatti, le lotte, le conquiste ottenute con fatica se ne andranno via con noi, diverranno polvere così come le nostre membra. Ma ciò che più mi turba è il non sapere se la mia coscienza continuerà o meno ad esistere anche dopo che il mio corpo avrà cessato di funzionare. E se fosse così, dove andremo a finire? Sarà un bel posto, o uno spaventoso incubo? Non posso credere che ognuno di noi possa semplicemente volatilizzarsi. Non posso credere che IO un giorno smetterò di esistere. Per poter continuare a vivere più o meno serenamente, ho bisogno di credere che dopo ci sia dell’altro, qualunque cosa sia. Non riesco ad accettare il fatto che dopo la morte possa semplicemente esserci il nulla più assoluto. Possibile che delle coscienze tanto sviluppate, colme di ricordi e di abilità acquisite con fatica, svaniscano e basta? Lo reputo impossibile. Ciò che mi tiene sveglia la notte, è la consapevolezza del fatto che non sapremo mai la verità. Non finché saremo in vita. Quindi in sostanza tu prosegui con la tua vita giorno dopo giorno, ignorando che prima o poi, forse domani, la fine giungerà anche per te. E quando sarà il momento, capirai di essere giunta al capolinea, e morirai colma di ansia e angoscia, con la paura di chiudere gli occhi perché non sai cosa ti aspetterà dopo. Vivi con la speranza che quel giorno arrivi il più tardi possibile. Mi affascina, a questo punto del mio ragionamento paranoico, il suicidio. Cosa spinge una persona a decidere di farla finita? Ci vuole più coraggio ad affrontare la vita o a procurarsi la morte? Cosa spinge un suicida a rinunciare alla “sicurezza” di un’esistenza terrena, per tuffarsi in un buco nero? Probabilmente sperano in qualcosa di meglio, e sono disposti a correre il rischio. Per una persona come me, che si definisce inadatta e fuori posto, il suicidio è un’alternativa allettante. Risparmiarsi una vita di sofferenze e frustrazioni, dicendo però addio anche alla piccole gioie che questo mondo può offrirti. Ma queste gioie e questi doloro, sono effettivamente reali? E se l’autentica realtà fosse dopo? E se la raggiungessimo mentre dormiamo, senza rendercene conto? E se i sogni fossero esperienze effettivamente vissute da noi?
   
 
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