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Autore: Mariam Kasinaga    23/01/2021    1 recensioni
Tutti stavano alla larga dal vecchio Gunter, dalla casa rossa vicino al bosco.
Su di lui si raccontavano molte storie: alcuni dicevano che durante la guerra aveva disertato, altri che era diventato un collaboratore dei nazisti.
Questa storia partecipa al contest La colonna sonora della mia storia indetto da Anatra.Valeria sul forum di EFP
Genere: Guerra, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda classificata al contest La colonna sonora della mia storia indetto da Anatra.Valeria sul forum di EFP

04.12.1939

 

Da qualche parte nei boschi polacchi, più o meno adesso

 

Tutti stavano alla larga dal vecchio Gunter, dalla casa rossa vicino al bosco.

Su di lui si raccontavano molte storie: alcuni dicevano che durante la guerra aveva disertato, altri che era diventato un collaboratore dei nazisti.

Non era mai stato simpatico a nessuno, Gunter il boscaiolo, nemmeno prima che i nazisti invadessero la Polonia: era troppo taciturno, troppo scostante, troppo isolato.

Lo si vedeva al paese sì e no due volte al mese, quando portava al mercato la legna da ardere. Arrivava, accatastava le fascine dove gli veniva detto, bofonchiava qualcosa a Piotr sul suo compenso e poi se ne andava da dove era venuto, verso il bosco.

 

Da quando sua madre Joana era morta di febbre, poco dopo lo scoppio della guerra, il boscaiolo era rimasto solo.

Tutti al paese si ricordavano di Joana, con i capelli biondi che parevano brillare al sole e gli occhi pieni di vita: si era ammalata nell’inverno nel 1939 ed era morta pochi mesi dopo.

Gunter non aveva permesso a nessuno di vedere il corpo; l’aveva seppellita nel bosco nel cuore della notte e poi era sparito, inghiottito dagli alberi.

Era tornato anni dopo la fine della guerra, ancora più silenzioso di quando era partito. Aveva sistemato la casa d’infanzia, affilato l’ascia ed aveva ripreso la sua vita da dove era stata interrotta.

Nessuno si avvicinava alla casa rossa, ma i pochi che si avventuravano fin là, sbirciando frettolosamente dai vetri delle finestre, giuravano di aver visto qualche oggetto raffigurante l’aquila del Reich.

 

A Gunter era sempre piaciuto il bosco: amava l’odore del muschio dopo i temporali, i disegni intricati dei rami, ascoltare il suono dolce dell’acqua del ruscello. Erano alberi antichi, figli di un tempo ormai dimenticato. L’erba e l’edera avevano ricoperto resti di antichi villaggi di cui nessuno parlava più.

A Gunter piaceva arrivare fino ad uno spazio circolare, delimitato da enormi pietre ormai sopraffatte dalla vegetazione, su cui si potevano scorgere strani disegni. Poteva stare seduto lì per ore intere, con la schiena appoggiata alla roccia: a volte gli pareva che, in quel luogo sperduto nel nulla, il tempo trascorresse diversamente.

 

I don't wait any longer

Love is made out of courage

Don't think about it for long - we drive on fire wheels

Towards the future through the night

 

Era una giornata come le altre.

Gunter si era alzato, aveva consumato una colazione a base di uova e pancetta e poi, dopo aver agganciato il carro al cavallo, era andato nel bosco a tagliare la legna.

Come sempre, aveva pranzato nel suo posto speciale, ascoltando il cinguettio degli uccelli ed il rumore della natura. Lì era molto meglio del paese, dove tutti facevano soltanto rumore.

La gente non faceva altro che parlare di cose che non conosceva e non sapeva; tutti lo ignoravano, eppure continuavano a volersi impicciare della sua vita.

Il boscaiolo si alzò, borbottando qualcosa a tra sé e sé, salì sul carro e si diresse verso casa.

 

 

Da qualche parte nei boschi polacchi, più o meno nel passato

 

Gunter si accorse subito che qualcosa non andava. Casa non era più casa. Il comignolo in pietra era lo stesso, il tetto con le tegole bianche era ancora lì, così come le pareti in legno dipinte di rosso.

Eppure, non era casa sua. Quella non era più casa sua da molto tempo.

L’uomo sistemò il cavallo nella stalla, accatastò le fascine nella legnaia e si avvicinò alla porta di ingresso. 

All’interno, rischiarato dalla fioca luce di una candela, qualcuno cantava a bassa voce.

 

The time is ripe for a bit of tenderness

Somehow, somewhere, someday

 

Gunter aprì la porta lentamente: vicino al tavolo della cucina, avvolta in una coperta, Joana era intenta a cucire.

Sua madre lo aspettava sempre, la sera, quando faceva tardi nel bosco. Rimaneva alzata fino a quando lui non varcava la porta. Non appena lo vedeva gli sorrideva, si avvolgeva nella coperta ed andava nella sua stanza a riposare. L’aveva fatto per anni, prima dell’arrivo dei tedeschi.

“Mamma…” la voce dell’uomo si incrinò, facendo qualche passo incerto.

La donna continuò il suo lavoro, senza alzare sguardo verso di lui: “Sei in ritardo. Avevi promesso che saresti tornato per la festa di San Casimiro” lo accusò.

Il boscaiolo strinse i pugni. 

 

La notte del 4 marzo 1939 l’aveva trascorsa nella lurida cella del paese per una rissa da bar; all’inizio aveva urlato, aveva implorato la guardia di farlo tornare da sua madre, ma nessuno lo aveva ascoltato.

La mattina seguente, per farsi perdonare, le aveva comprato i suoi fiori preferiti e si era precipitato a casa. Dopo la notte di festa, non aveva incontrato nessuno lungo la strada, tranne una camionetta tedeschi che ricevevano sguaiatamente. 

Una volta rientrato, aveva trovato Joana riversa sul letto in un mare di sangue, con i vestiti strappati. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto immobile sul vano della porta, balbettando stupide parole di scuse che nessuno a parte lui avrebbe sentito.

 

“Mi dispiace..il signor Ganz, lui…ha detto delle cose orribili su papà e l’ho picchiato. Se fossi stato qui, tu saresti…tu non saresti…”cominciò a balbettare.

Cacciatori di nazisti, è così che si chiamavano adesso. Da quella notte aveva trascorso dieci anni della sua vita ad uccidere quei bastardi. Avevano delle facce così sbigottite, quando si ricordavano di essere degli uomini mortali: alcuni di loro scoppiavano a piangere, altri gli facevano vedere foto con moglie e bambini sorridenti, molti altri gli chiedevano di avere pietà.

Ne aveva uccisi talmente tanti che non si ricordava più il numero, né i loro volti o i loro nomi.

 

Per combattere i mostri, era diventato lui stesso un mostro. 

 

Nonostante continuasse a ripetersi che era nel giusto, che quei maledetti tedeschi se lo meritavano, aver spezzato così tante vite lo aveva segnato indelebilmente. Forse era quel senso di colpa a renderlo umano, al contrario dei nazisti. 

Ogni mattina, quando si guardava allo specchio, guardava un volto che non riconosceva: quell’espressione dura, quegli occhi freddi e quell’espressione malinconica che lo specchio rifletteva era come se appartenessero ad un altro.

 

Nel frattempo, la donna aveva alzato lo sguardo su di lui, con aria perplessa: “Gunter?” mormorò indecisa.

Il boscaiolo si asciugò le lacrime con il dorso della mano e cercò di sorridere: “Sono io mamma” rispose, sedendosi davanti a lei e prendendole le mani.

Joana inclinò leggermente la testa di lato: “Cosa ti è successo?” domandò.

L’uomo aprì la bocca per parlare, ma nemmeno lui avrebbe saputo spiegare cosa stava succedendo. Rimasero per qualche minuto entrambi in silenzio, poi l’uomo si alzò di scatto: “Dobbiamo andare, devo portarti via da qui. Andremo in paese, lì sarai al sicuro” aggiunse, facendola alzare.

La donna sospirò: “Gunter, sto morendo. Dove vuoi che vada?” replicò a bassa voce, accarezzandogli una guancia.

L’uomo voleva ribattere, ma lei lo anticipò: “Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa sia accaduto devi smetterla, smettila di fare tutto quel male, non c'è motivo. Ti sta avvelenando dentro, figlio mio. Non ti ho mai dato la colpa di nulla, Gunter, nemmeno per un secondo. Wiedz tylko, że cię kocham”.

Dall’esterno, i fari di una camionetta illuminarono la stanza: Gunter avrebbe voluto fare qualcosa. Avrebbe voluto prendere il fucile da caccia e sparare ai tedeschi, avrebbe voluto salvare sua madre, avrebbe voluto cambiare gli ultimi dieci anni della sua vita avrebbe voluto essere un uomo migliore.

Avrebbe voluto fare quello e mille altre cose, ma la stanza cominciò a vorticare su se stessa, i rumori sempre più ovattati ed il volto di sua madre sempre più distante.

In un attimo fu il buio.

 

In the fall through room and time he wakes from a dream

Just a short moment - then the night comes back.

 

Quando Gunter aprì gli occhi, steso in mezzo allo spazio circolare, era ormai quasi il tramonto. L’uomo si accorse che stringeva qualcosa in mano: era la croce d’argento di sua madre. 

 

 

 

 

1 “Sappi solo che ti voglio bene”, in polacco

 

   
 
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