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Autore: Ellery    23/01/2021    3 recensioni
Il Generale Hux scova un gatto a bordo del suo Star Destroyer, ma non sa assolutamente come prendersene cura. Chiedere aiuto a Kylo Ren potrebbe non essere così geniale, come idea...
{Personaggi principali: Kylo Ren, Armitage Hux, Millicent, Un po' tutti}
Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.
«Non ti faccio niente» promise, cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

[La ff prende spunto dal famoso twitter di Pablo Hidalgo , secondo cui Hux ha una gatta di nome Millicent; è ambientata subito dopo la fine di Ep. VII]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Capitano Phasma, Generale Hux, Kylo Ren, Poe Dameron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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38. Un set di coltelli ci servirà di sicuro


L’ Agente G li aveva condotti in una stanza rettangolare piuttosto anonima, con la preghiera di aspettare le prossime istruzioni. Hux si era precipitato in bagno, deciso a sfruttare la doccia per rimuovere qualunque traccia di vomito dal proprio corpo. Nell’armadio aveva trovato alcune semplici uniformi – casacche e pantaloni grigi, simili a divise ospedaliere – e ne aveva requisita una per sé.

Ben Solo si era accomodato sul letto, fissando annoiato il soffitto: cosa c’era di interessante da fare su quel pianeta? Probabilmente… troppe cose! Così tante che non sapeva neppure da dove cominciare.

Dopo diversi minuti di inedia assoluta, requisì il telecomando dal comodino, puntandolo contro lo schermo nero appeso sulla parete difronte. Premette i pulsanti a caso, finché dal display non provenne un basso crepitio. Un istante dopo, il televisore si accese, mostrando un uomo in giacca e cravatta passare ripetutamente l’aspirapolvere sul tappeto. L’audio era comprensibile solo grazie agli auricolari con traduttore che ancora indossava.

«Folletto… novantanove dollari» scandì una accattivante voce maschile «Se sarete tra le prime quindici persone che chiameranno il numero in sovraimpressione, riceverete un secondo Folletto completamente gratis. Sì, avete capito bene! Due Folletti al prezzo di uno

«Che stai farneticando?!» una voce sconcertata provenne dalla vicina toilette «Sei finalmente impazzito del tutto?»

«Non sono io! È l’holo-proiettore…»

«Non aspettare, chiama ora! Per tutti coloro che telefoneranno, in omaggio un set di pentole in acciaio inox, un televisore diciotto pollici, una mountain bike con cambio Shimano e…»

«Hux! Vieni a vedere, questa offerta mi sembra interessante!»

L’ex-generale sgattaiolò fuori dal bagno in quel preciso istante, con indosso gli abiti puliti e una salvietta avvolta attorno ai capelli rossicci.

«Fai vedere!» ordinò, prendendo posto sul bordo del materasso e incollando gli occhi al teleschermo «Non male… in effetti, potrebbero servirci per… la casa nuova.»

«Casa nuova?»

«Beh, immagino ci daranno un posto dove vivere, no? Non penso ci butteranno sotto un ponte.»

«Già. Nel caso, tuttavia… suggerirei di cambiare la batteria di pentole con un set di cuscini e trapunte, che ne dici? Quelli sono utili anche se dovessimo finire per strada.»

«Mh… però ci tenevo alle pentole» biascicò Hux, mentre una sigla allegra diffondeva dagli altoparlanti «Oh, no! Ren… stanno per concludere! Telefona subito, prima che chiudano la…» con un guizzo, il venditore incravattato sparì dallo schermo, sostituito da un nuovo messaggio promozionale.

Uno chef paffuto apparve sullo sfondo:
«Sarete tutti d’accordo che questo è un coltello speciale» mormorò il cuoco, appoggiando la lama su un tagliere in primo piano «Bene! Questo è il primo della serie Miracle Blade 3, la serie perfetta…»

«Kriff! È splendido…»

«Vuoi che compriamo anche questo?»

«Un set di coltelli ci servirà di sicuro.»

«Whoa!! Ha affettato quella strana roccia marrone con i ciuffi verdi al volo.»

«Credo sia un frutto locale, Ren…»

«Chissenefrega! È fighissimo. Per avere dei riflessi simili, senza dubbio… quell’uomo deve essere un Jedi.»

«Oh, ti prego! Non ricominciamo con questa storia…» Hux impugnò il ricevitore sulla scrivania, componendo rapidamente il numero in sovraimpressione «Pronto?! C’è nessuno? Vorrei ordinare un set di Miracle Blade e…» si interruppe, quando dall’altra parte non gli rispose nessuno. Sbuffò, riagganciando e controllando i cavi del cordless «Sembra che le comunicazioni siano staccate in questa stanza» spiò l’altro, incapace di nascondere la propria delusione «Che palle! Che senso ha guardare offerte pubblicitarie se poi non possiamo comprare?»

«Hai ragione» il pollice tozzo del cavaliere premette un altro tasto «Cambio canale…»
 

***
 

Trascorsero la successiva mezz’ora tra ulteriori televendite, soap opere e programmi strappalacrime. Hux aveva disperatamente cercato un programma di cucina, ma con scarso risultato. Ren aveva optato per un documentario sulla fauna indigena australiana. Si era rivelato essere peggio di un cortometraggio horror. Entrambi avevano giurato che mai avrebbero messo piede in Australia, ovunque fosse.
Infine, dopo un paio d’ore, una donna bussò alla loro soglia.

«Sono l’Agente F!» si presentò, con un sorriso smagliante. Era una signora di mezza età, dalla corporatura snella sottolineata da un tailleur nero e da un paio di decolté con un generoso tacco dodici. Le gambe magre erano avvolte da un paio di intriganti calze a rete, più adatte ad una ballerina Twi’lek dei bassifondi, che ad una impiegata statale. I capelli vaporosi circondavano un volto affilato, dove un prominente naso a pappagallo sporgeva in tutta la sua eleganza «Vi accompagnerò al centro medico. Una volta superati i controlli e installate le protesi, parleremo del vostro futuro sulla Terra.»

Hux storse prontamente il naso:
«Un momento! Quali protesi?»

«Oh, niente di invasivo, generale. Per vostra fortuna, siete sufficientemente umani da potervi confondere con la specie predominante locale. Non dovremo fare innesti cutanei o rimuovere tentacoli, ammesso che non ne abbiate in parti che non posso vedere.»

La mano di Ben Solo scattò immediatamente nell’aria, mentre una nota di panico gli risuonava nella voce:
«Per tentacolo intende anche…»

«No, signor Solo. I vostri apparati riproduttivi sono del tutto in linea con i nostri. Non verrà asportato.»

«Ah, che sollievo! Ora mi sento meglio.»

Hux decise di riprendere le redini del discorso, mentre adeguava il passo a quello della donna. Era sorprendentemente veloce, nonostante la vertiginosa altezza dei suoi tacchi a spillo:
«Mi scusi Agente F, quindi… queste protesi in cosa consistono?»

«Vi verrà impiantato un chip che fungerà da traduttore automatico; verrà inserito nel lato sinistro del collo, così che possa avere accesso, attraverso la rete nervosa, alle vostre funzioni linguistiche. Avrete a disposizione un pacchetto di circa cento idiomi, che potrete parlare, ascoltare, leggere e scrivere correttamente.»

«Capisco… controindicazioni?»

«Nessuna, signor Hux… se non un piccolo bruciore durante l’inoculo. Ah, naturalmente il dispositivo comprende anche un localizzatore GPS: abbiamo cura di monitorare costantemente i nostri ospiti, durante il loro soggiorno qui. Sono certa che comprenderete il perché.»

«Ovviamente. Insomma, una sorta di libertà vigilata…»

«Più o meno.»

La donna attraversò uno stretto corridoio, immerso in una luce bianca al neon. Raggiunse una porta scorrevole, che aprì semplicemente appoggiando il badge sull’apposito lettore:

«Accomodatevi» cinguettò, cedendo loro il passo «Io vi aspetterò qui.»
 

***
 

L’interno del padiglione medico puzzava di disinfettante.

Certe cose non cambiano mai, nemmeno nelle galassie lontane lontane… si disse Hux, prendendo posto su una scomoda poltroncina imbottita. Poggiò le mani sui braccioli, stringendoli nervosamente, mentre una infermiera gli adagiava il capo contro il poggiatesta.

«Fa male?» si lamentò, mentre qualcuno gli passava dello scrub chirurgico appena sotto la mandibola.

«Niente affatto, signor Hux. È come una punturina. Non è terrorizzato dagli aghi, vero?»

Dondolò il capo. Niente affatto! D’altronde, era sopravvissuto all’Accademia Imperiale, al corso per giovani cadetti, alle più disparate prove di campeggio in condizioni estreme e, in ultimo, alla sua lunga carriera da ufficiale più odiato di tutta la galassia. Una semplice iniezione non l’avrebbe sconvolto più di tanto.

«Sono pronto» annunciò dopo un istante, chiudendo gli occhi e rilassando la muscolatura. Cercò di estraniarsi, di concentrarsi sui rumori dell’ambiente che lo circondava: i passi felpati del personale, l’aprirsi e chiudersi dei cassetti, il fruscio degli involucri delle siringhe, il…

«AHH! PORCO YODA!»

Hux sussultò, riaprendo le palpebre e guardandosi freneticamente attorno: Ben Solo si era accasciato a terra, premendosi con forza il lato sinistro del collo e continuando ad imprecare contro qualunque Jedi gli capitasse a tiro.

L’ex-generale scosse freneticamente la testa:
«Guardi…» esclamò, cercando di scivolar fuori dalla portata dell’infermiera «Ho cambiato idea. Non mi fraintenda, sono certo che lei ha la mano delicata come una piuma, ma… davvero, non me la sento di…»

La giovane gli rivolse un sorriso zuccherino:
«Veramente, ho già fatto, signor Hux»

«Cosa?»

«Mentre non guardava…»

«Non… non ho sentito niente» ammise, spiando poi verso il cavaliere ancora bocconi sul pavimento «Oh, quindi… Ren ha una soglia del dolore inferiore alla mia? Oh, che informazione utile! E…magari hai anche paura degli aghi, Ren?» sogghignò, rivolgendosi direttamente al compagno.

«Fottiti… e comunque, sono Ben.»

Ignorò quell’ennesima rimostranza quando l’infermiera gli mise in mano un corpulento libro dalla copertina in finta pelle rossa. Scorse le pagine sottili con le dita, ben attento a non rovinarle mentre le sfogliava:
«Cosa dovrei fare con questo?» chiese, mentre la donna lo liberava degli occhiali-traduttori che Rey gli aveva fornito.

«Legga la prima pagina. Ci occorre per controllare che sappia comunicare correttamente con noi…»

«Bene…» si schiarì la voce, attaccando «È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie… Hey! Non sto cercando moglie. Se era una avances, signorina… temo di dover declinare.»

«Io sono libero!»

«Taci Ren!»

«Sono Ben…»

Una risata graziosa sbocciò dalle labbra della ragazza:
«Mi dispiace deluderla, signor Hux… ma non sono in cerca di un uomo. Sono felicemente fidanzata.»

«Ah, meglio così!» si rilassò nuovamente, chiudendo il libro con un tonfo leggero «Prossimi step?»

«Finiremo i controlli. Poi… vi verrà assegnata una mansione.»

 
***
 

Le visite mediche si risolsero tutte con esito favorevole. Non fu sorprendente scoprire che Ben Solo aveva ottenuto il massimo dei punteggi nelle prove sotto sforzo. Viceversa, il team di dottori rimase stupito dall’elevato quoziente intellettivo del generale, tanto da segnalarlo come nota positiva nella scheda di dimissioni.

L’agente F era tornata a prenderli dopo un’ora abbondante, accompagnandoli in una sala riunioni dai toni completamente diversi: si trattava di una stanza circolare con un tavolo rotondo piazzato nel centro. Non vi erano finestre e le pareti nere contribuivano ad assorbire la luce dei lampadari, gettando l’area in una costante penombra.
Hux venne fatto accomodare su una sedia centrale e Ben gli si sedette subito accanto.

L’Agente F prese posto accanto all’Agente G e ad altre due persone che non tardarono a presentarsi:
«Io sono l’Agente W e questi è l’agente X» un corpulento uomo dalla pelle abbronzata e i capelli rasati indicò una donna sulla trentina, intenta a limarsi le unghie «Condurrò io questa riunione, visto che i miei colleghi sembrano interessati a far tutt’altro.»

In effetti, nessuno stava prestando attenzione: G leggeva un quotidiano mentre F sembrava assorbita da un intricato cruciverba senza schema.

«Veniamo a noi» W prese il primo dei fascicoli e lo aprì sul pianale ligneo «Armitage Hux. Un curriculum davvero interessante, lo confesso. Sono rimasto molto colpito dalla sua storia, generale. Mi stupisce solo come faccia ad essere ancora vivo, dopo quello che ha combinato.»

«Me lo chiedo anche io…»

«Bene. Sappia, comunque, che siamo qui per offrirle una seconda possibilità. Far esplodere cinque pianeti è un reato da pena capitale, in qualsiasi galassia si trovi, inclusa questa. Tuttavia… il governo degli Stati Uniti ha espresso particolare interesse per questo suo progetto. Lo riconosce?»

Hux sussultò quando si vide allungare una fotografia della Base Starkiller. Sentì un nodo nostalgico stringergli la gola e si sforzò di deglutire a vuoto, per scacciare l’emozione improvvisa. Era esattamente come la ricordava: gigantesca, solenne, assolutamente letale. Poteva quasi sentire il ronzio costante dell’oscillatore termico e il gelo della neve che ricopriva la superficie. Si sentiva ancora così orgoglioso di lei, nonostante fosse stata distrutta da troppo. Si rammaricava solo non averne potuta costruire una seconda… o una terza, magari.

Annuì piano e l’Agente W si affrettò a continuare:
«Come le dicevo, la Central Intelligence Agency sarebbe felice di finanziarle un progetto simile. Ad alcune condizioni, ovviamente…»

«Cosa?!» quasi cadde dalla sedia per la sorpresa «Posso… ricostruirla?»

«Nì. Diciamo che siamo molto interessati alla sua tecnologia, ma la vorremmo su scala più piccola. Immagino possa capire il perché: non ha senso che distruggiamo il pianeta su cui noi stessi viviamo, giusto? Tuttavia, non le nascondo che abbiamo alcuni nemici sparsi per il globo di cui vorremmo occuparci, ecco. Quindi, se sta pensando di scavare la luna per renderla simile al suo precedente progetto, beh… la risposta è no» una pausa e un sorriso ferino «Costruiremo un nuovo satellite; una struttura orbitante attorno alla Terra. Ufficialmente sarà lanciato come satellite per le telecomunicazioni, ma a bordo installeremo questa innovazione: un cannone capace di colpire gli obiettivi dallo spazio. Crede che possa fornirci un grado di precisione tale da poter centrare… addirittura una persona?»

«Non lo so… dovrei lavorarci. Presumo sia fattibile, in realtà. Ci vorrà solo un po’ di tempo e un po’ di calcoli. Avete… qualcosa di simile ai cristalli di Kyber per la sua alimentazione?»

«Ammetto di non sapere nemmeno cosa sia questo Kyber di cui parla, generale… ma avrà a disposizione tutte le risorse energetiche e finanziarie che gli Stati Uniti posseggono»

«Una sola domanda… è sicuro che questo possa essere considerato “legale” sulla Terra?»

«No» W scrollò le spalle con noncuranza «La preoccupa davvero questo aspetto?»

Hux sogghignò, visibilmente soddisfatto:
«Oh, niente affatto.»

«Ne ero certo! Benvenuto nella CIA, signor Hux. D’ora in avanti, lei sarà assegnato al progetto Starkiller II come consulente esterno. Questo significa che non assumerà alcun rango militare o qualsiasi altro tipo di carica all’interno dell’agenzia, ma avrà piena voce in capitolo in ogni aspetto correlato alla costruzione dell’arma finale.»

Si vide accostare un badge e una cartelletta con una serie di istruzioni. Le sfogliò rapidamente, affatto stupito di poter leggere e comprendere correttamente quanto riportato dai fogli.

«Prima di passare a Ren…» attaccò, ignorando il “Sono Ben” in sottofondo «Mi tolga una curiosità… dove alloggeremo? Avremo diritto ad una casa oppure dovremo accontentarci di vivere sotto ad un ponte? Perché… poco fa volevamo comprare un set di coltelli e delle pentole, ma non abbiamo fatto in tempo ad organizzarci»

«Non avete di che preoccuparvi. Abbiamo già predisposto tutto.» W sfoderò un’altra cartelletta, decisamente meno voluminosa della precedente «Ben Solo, veniamo a lei» disse, indirizzando a questi l’attenzione «Un eccellente curriculum il suo, ma… sfortunatamente niente che possa essere sfruttato qui sulla Terra. Senza le sue doti mistiche, temo che non ci sarà d’alcun interesse…»

Ren scattò in piedi, picchiando i pugni sul tavolo:

«Mi state dicendo che sono inutile?»

«Circa…»

«Oh… quindi?» una nota dubbiosa «Mi rimanderete indietro?»

W scosse il capo e spinse verso di lui un contratto di lavoro. Il viso di Ben Solo si illuminò immediatamente, mentre la voce tremante e commossa leggeva il suo nuovo impiego:

«Commesso in un negozio di vestiti? H&M? è… semplicemente fantastico!»
 

 

Angolino: siamo giunti agli sgoccioli  e spero di non ritrovarmi ad aggiornare l'ultimo capitolo con l'ennesimo dei miei ritardi fotonici. Al solito, vi ringrazio per aver letto fin qui.
dicembre è stato un mese un po' altalenante, ma sono contenta di aver recuperato la voglia e il tempo per scrivere un nuovo capitolo. I nostri eroi compreranno la batteria di pentole o caderanno nella tentazione di Miracle Blade III? Chissà..
nel mentre, un enorme grazie a tutte per il sostegno! Mi è servito molto.
Vi abbraccio virtualmente

E'ry
  
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