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Autore: Mariam Kasinaga    24/01/2021    2 recensioni
Quel giorno pioveva.
Pioveva sempre quando bisognava affrontare i mostri.
Storia partecipante al Contest "Let’s cliché!" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SACRIFICIO
 

“Non fare così, capirà che hai paura” disse Ilaria.

Martina annuì debolmente: “Per te è facile” replicò.
 

Si conoscevano da anni ed erano inseparabili: tutti sapevano che dove c’era Ilaria, là c’era anche Martina. Erano cresciute insieme, aiutandosi a vicenda; la loro era una situazione difficile, con pericoli ed avversità dietro ad ogni angolo.

I mostri erano dappertutto e attaccavano senza preavviso: bastava un errore, un singolo passo falso per diventarne le prossime vittime.
 

Quel giorno pioveva.

Pioveva sempre quando bisognava affrontare i mostri.

Ilaria e Martina avevano passato gli ultimi mesi ad allenarsi senza sosta, senza mai concedersi un attimo di tregua. L’allenamento era sfiancante, intenso, ma la posta in gioco era troppo alta: sopravvivenza, si parlava proprio di questo.

Certe volte era Martina a spiccare, altre volte Ilaria, ma una cercava sempre di aiutare l’altra. Sentivano sulle loro spalle la pressione crescere ogni giorno di più, arrivando fin quasi a schiacciarle: cercavano di ignorare i volti sconsolati degli amici, le grida disperate di chi sapeva avrebbe fallito la prova e gli sguardi costantemente preoccupati dei genitori.

Loro ce l’avrebbero fatta, loro sarebbero riuscite ad uccidere il mostro.

 

“Sempre insieme?”

“Sempre”

 

Il viaggio era lungo ed estenuante, come ogni volta.

Dopo aver salutato i loro genitori, Ilaria e Martina erano partite insieme ai compagni verso la loro missione. Alcuni, codardi, avevano disertato: non presentarsi era un puro e semplice atto di vigliaccheria e le pene inflitte a chi si macchiava di una simile colpa erano terribili.

Martina giocherellava con i capelli, continuando ad arrotolarli tra le dita: “E se ad una delle due va male?” domandò a bassa voce.

Ilaria guardava dritta davanti a sé: “Andrà bene, me lo sento. Ci siamo preparate mesi per questo momento” cercò di tranquillizzarla, mettendole una mano sulla spalla.

Le labbra dell’amica si incresparono in un timido sorriso: “Se lo dici tu. Io non mi sento affatto pronta”.

 

“Quando tutto questo sarà finito, cosa ti piacerebbe fare?”

“Andare al cinema. Cosa ci trovi da ridere?”

 

Non tutti avrebbero dovuto affrontare il mostro: a volte toccava a cinque di loro, altre volte due. Quel giorno, tre persone avrebbero dovuto lottare con ogni mezzo a loro disposizione.

Ilaria si meravigliava ogni volta di come quel luogo risultasse ogni giorno sempre più desolato: ogni volta che si recava lì il posto era sempre più malconcio e triste, come se stesse marcendo lentamente.

 

Eccoli lì, venticinque possibili sacrifici in attesa del loro destino. Martina indicò con un cenno del capo in direzione di Luca: il ragazzo era bianco come un lenzuolo e stava trattenendo a stento le lacrime.

“Tu l’hai visto fare qualcosa in questi mesi, a parte stare ore sdraiato sul divano?” domandò a bassa voce.

Ilaria scosse la testa: Luca prometteva sempre di allenarsi con loro, ma non si presentava mai. Nonostante ciò, la ragazza provava un lieve senso di compassione per lui.

Il mostro era davanti a loro: la pelle unticcia ricadeva flaccida sul volto, i movimenti lenti e stanchi contrastavano con gli occhi iniettati di sangue.

Bastava la sua presenza a far gelare il sangue nelle vene: era alto, snello, talmente magro che sembrava dovesse spezzarsi da un momento all’altro.

Ma i mostri non si spezzavano mai.

 

Tre di loro.

Tre nomi scelti dal fato, dal destino, da un insieme di coincidenze. Ogni mostro aveva il suo metodo preferito: la lettera iniziale del nome, la lettera finale del cognome. Data di nascita, somma di numeri, lettere del codice fiscale sottratti alla data di nascita. Una decisione presa in modo casuale, ma tutti sapevano che dietro la parola “casuale” si nascondeva un insondabile formula matematica.

 

Pietro, Luca, Martina.

 

Ilaria vide l’amica sbiancare e strofinare i palmi sui pantaloni. Era in preda all’ansia, quella che ti fa dimenticare tutto ciò che hai imparato durante l’allenamento; quella che annulla ogni tuo sforzo e decreta la vittoria finale del mostro.

No, lei non lo avrebbe permesso: la posta in gioco era troppo alta, il prezzo del fallimento troppo bruciante.

Alzò il braccio, vide cinquanta paia di occhi fissi su di lei.

 

“Mi offro volontaria al posto di Martina!” esclamò.

Il mostro ghignò, inclinando la testa di lato. Le fece un cenno con la mano e capì che la sua proposta era stata accettata.

 

“Parlami di Alessandro Magno”.

   
 
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