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Autore: Ghostclimber    26/01/2021    5 recensioni
Kaede Rukawa nasconde un segreto.
Hanamichi Sakuragi, fedele alla propria natura di immenso rompiscatole, lo scoprirà accidentalmente.
AU, HanaRu
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Cos'è questo, Volpaccia? Ti metti addosso i gioielli, adesso?- la voce di Sakuragi penetra nel mio stato di semincoscienza: quando sono sul treno, tendo sempre a farmi un pisolino.

Valuto la possibilità di non rispondergli, e la tentazione è forte, quando aggiunge: -Cos'è, una perla? Un diamante? Una pietra preziosa? Perché te lo attacchi alla cintura?- spalanco gli occhi.

Oh, no.

Sakuragi sta rimirando la mia hoshi no tama. Se la prendesse, se per caso la catena con cui la tengo legata alla cintura si dovesse spezzare, io sarei fottuto.

Fottuto.

Il treno ha uno scossone, e logicamente la catenella si spezza. Perché da quando ho sfidato l'ira degli dei prendendo le sembianze di un giovane uomo, sono afflitto dalla sfiga di millenni. E dannazione, adesso la mia hoshi no tama è nelle mani di quel do'aho che, ammettiamolo, ha l'aria abbastanza contrita: -Oh! Scusami, kitsu...

-Ridammela!- ordino, e la mia voce esce come un ringhio.

-Oi, vacci piano, eccola.- risponde, stupito per il mio scoppio d'ira. Mi riprendo quel che è mio, tiro fuori il portamonete e ce la ficco dentro, bene in fondo per evitare di perderla come un deficiente la prima volta che tiro fuori i soldi per pagare qualcosa.

-Mi spiace,- dice Sakuragi, -Non volevo romperla, ero solo curioso.- alzo lo sguardo su di lui. Ha l'aria innocente, dannato lui, non se ne libererà mai ed è esattamente quella la causa della mia rovina. Vorrei spiegargli che cos'è, ma poi dovrei anche spiegargli tutto il resto e non credo di averne la forza.

-Non che siano fatti tuoi.- rispondo freddamente, -Vedilo come un cimelio di famiglia.

-Oh... ok.- risponde, e sembra soddisfatto. Chiudo di nuovo gli occhi, anche se so che non potrò più dormire per il resto del viaggio: sono stato incosciente, e non solo questa volta.

Se voglio continuare a vivere in questo mondo, e lo voglio, devo darmi una bella regolata: basta pisolini in giro per la scuola, basta risse, solo basket.

Che due palle.

 

-KITSUNEEE!- è Sakuragi che mi chiama, chi altri se no.

La prima volta che mi ha apostrofato con questo soprannome, per poco non ho dato di matto: nella sua ingenuità è arrivato molto più vicino di tutti gli altri insieme a capire la mia vera natura. Anzi, pensavo che stesse cercando di smascherarmi pubblicamente. E invece no, è pur sempre un idiota, ha davanti a sé i calcoli già fatti eppure non arriva allo stupido risultato.

-Che c'è?- chiedo.

-Tieni.- dice, raggiungendomi e allungando una mano. Troppo stupito per reagire, prendo qualsiasi cosa mi stia offrendo senza neanche pensarci.

Il tocco di un oggetto di metallo, liscio e morbido: è una catenina.

-Ma cosa...?

-Ieri la tua si è rotta per colpa mia che facevo il cretino.- dice, e in questo momento avrei voglia di baciarlo sul serio. Idiota, maleducato, cafone, rumoroso, eppure avevo visto qualcosa in lui: e quel dannato qualcosa è la sua onestà di fondo.

-Grazie, ma non dovevi.- dico, sporgendo la mano verso di lui per restituirgliela. Non farmi un'offerta, razza di deficiente, se mi regali questa catenella mi incatenerai a te ancor più di quanto io sia già in catene.

E sì, lo so che mi sto ripetendo, ma porca miseria, questo idiota mi sta condannando.

-Per favore, insisto. Ieri sei scattato, vuol dire che ci tieni, ma so che se aspetto te che ti vai a comprare qualcosa facciamo il nuovo millennio, quindi... tienila, per favore.- le sue mani si chiudono sulla mia.

Innanzitutto, proprio non capisco da dove diavolo arrivi questa sua gentilezza. Sembra quasi che stia flirtando con me, il che pare una cosa dell'altro mondo.

E va bene che anch'io sono una cosa dell'altro mondo, ma in un altro senso.

In secondo luogo, ma non inferiore in quanto ad importanza, porcaccia di una malora, Sakuragi ha appena fatto un'offerta ad una Kitsune sacra, e io ora dovrò rendere la sua vita un paradiso.

Comincerò impedendomi di prenderlo a calci nel culo fino a casa.

-Beh, allora grazie.

-Solo grazie?- eccolo, porca troia, -Hai ricevuto la benevolenza del Genio e mi dici solo “grazie”?

-Se fosse per me, ti direi “vaffanculo” direttamente, ma non mi è permesso.

-MA COME TI PERM...- e niente, rompiscatole, stavolta te la sei cercata. Lo zittisco usando i miei poteri, e lui continua a sbraitare ma senza emettere un suono, come un televisore a cui sia stato azzerato l'audio.

-Seguimi, idiota, così ti spiego. Dannazione.- mi giro e mi dirigo verso la palestra. A quest'ora è ancora vuota, e non avremo problemi di privacy. Non sto neanche a controllare se mi stia seguendo o meno, lo so che è curioso all'inverosimile e so di aver stuzzicato il suo interesse.

Mi arrampico fino alla finestra rotta del primo piano e la apro con una spallata, quanto basta per passarci e un po' di più, visto che Sakuragi è più grosso di me.

Lo sento che mi segue in silenzio e mi domando come mai non ho usato questo incantesimo prima d'ora. È una vera goduria non sentirlo urlare come una bertuccia.

Sempre senza parlare e senza voltarmi indietro, lo conduco in spogliatoio e mi tolgo di dosso la divisa della scuola; sento che sta per andarsene e lo immobilizzo con un altro incantesimo.

Mi volto verso di lui: è immobile, girato verso la porta dello spogliatoio. Gli giro intorno per entrare nel suo campo visivo e abbandono la mia immagine umana.

Sakuragi sviene, liberandosi di tutti i miei incantesimi, e piomba a terra.

Con comodo, riprendo la mia faccia di Kaede Rukawa, mi prendo il tempo di rivestirmi, poi bagno un asciugamano con dell'acqua fredda e lo uso per schiaffeggiarlo.

-OW! CHE CAZZO!- si lamenta. Sono tentato, davvero tentato, di zittirlo un'altra volta.

Sono anche tentato di andare in eremitaggio nei boschi fin quando non capisco che cosa diavolo mi stava dicendo il cervello quando l'ho visto e ho pensato “è lui”, ma anche se potrei potenzialmente vivere per altri ottocentosettant'anni circa non sarebbero di certo abbastanza per capirlo.

-Kitsune, che cazzo era quello?!- mi chiede, mettendosi seduto e spingendosi con le chiappe fino ad un angolo distante da me.

-Era il mio vero aspetto.

-Mi prendi per il culo. Mi hai messo la droga nel bento.

-Vorrei poterti dire di sì.

-Perché adesso? Perché non prima? Perché non tipo mai?- rimango in silenzio per un po'. Come faccia ad avere dei guizzi di intelligenza e poi ripiombare così a fondo nelle paludi della stupidità è un mistero che resterà nei secoli.

-...sei scemo?- riesco a chiedergli alla fine.

-Cosa?- risponde. La prendo come una risposta affermativa e gli mostro la catenella che ha insistito per regalarmi: -Do'aho. Hai fatto un'offerta diretta ad una Kitsune sacra.

-Ah.

-Adesso, per me ogni tuo desiderio è un ordine. Fama, soldi, fortuna, sarò costretto a darti qualunque cosa tu voglia.

-Voglio diventare bravo a basket!- esclama.

-Su quello ci sto già lavorando, imbecille, perché credi che non ti ho fatto buttare fuori dalla squadra?- rispondo, mollandogli una sberla sul braccio perché sì.

-Ma sto facendo una fatica dell'ostia!- si lagna.

-Hai fatto in un anno i progressi che i comuni mortali fanno in dieci anni. Già così è sospetto, non posso trasformarti in Michael Jordan così di punto in bianco. Primo, sarebbe troppo strano, e secondo, i miracoli delle Kitsune non funzionano così.

-E come funzionano, allora?- chiese Sakuragi. Sospiro e mi siedo di fianco a lui, che non si sposta.

-Diciamo che... più che donarti la scienza infusa di qualcosa, rimuovo gli ostacoli che si pongono di fronte a te. Ti ho donato una resistenza fisica estrema e la propensione a immagazzinare tutte le tattiche che ti vengono insegnate in tempi brevi.

-Beh, sei bravissimo a farlo, infatti per poco non mi rompo la schiena.

-Senti, sono alle prime armi e non posso tenerti d'occhio ventiquattro ore al giorno. Se ti investe una macchina e rimani paraplegico, io avrò comunque fatto il possibile per aiutarti. E comunque, ti faccio presente che sei oggetto di quattordici saggi medici che non si spiegano la rapidità della tua ripresa. Se non fosse stato per me, saresti ancora a smadonnare in fisioterapia.

-Ah.- finalmente tace. Lo lascio ragionare per un po', poi gli dico: -Senti, non è necessario che esprimi un desiderio adesso. Io resto comunque legato a te, quando ti viene in mente qualcosa me lo fai sapere.- mi alzo in piedi e vado al mio armadietto. Tanto vale, a questo punto, fare un po' di esercizio prima che arrivi il resto della squadra.

-Kitsune...- mi si avvicina.

-Eh?

-Puoi fare proprio tutto tutto tutto?

-Quasi. Hai presente Aladdin?

-Seh...

-Ecco, le tre regole del Genio valgono anche per me: non posso resuscitare i morti, non posso uccidere nessuno, non posso far innamorare nessuno.

-Quindi se io ti chiedo di far innamorare Haruko di me...?

-Ti prenoto una visita da un neuropsichiatra per capire come fai ad essere così scemo. Te l'ho appena detto, Do'aho, non posso far innamorare nessuno.

-Quindi quello è fuori discussione? Non puoi neanche aggirare la regola, farmi diventare il principe di Agrabah e poi ci penso io a conquistarla?

-Ti ho fatto diventare una stella nascente del basket. Se non è bastato quello, visto che la ragazza è fissata, direi che non so proprio cosa farmi venire in mente.

-Dammi le tue sembianze! Lei è innamorata di te!

-Allora sei scemo per davvero! Cosa racconti poi in giro, che ti sei svegliato una mattina ed eri identico a me? Vuoi che cominciamo a vestirci uguali e facciamo gli scherzi alla gente?

-Già, non avrebbe il minimo senso...

-Senti.- mi faccio coraggio e gli dico quello che penso da quando ha conosciuto quella deficiente: -Renditi conto di una cosa. Quella va in giro a sbandierare ai quattro venti che mi ama, e poi mi ha rivolto la parola mezza volta. Mi comporto apposta da stronzo con lei...

-EHI! ALLORA LO AM...

-...PER TE, idiota, perché so che sei cotto come una pera e che soffriresti se io le dessi corda.

-Ah.

-E nonostante questo, lei è ancora lì a sbavare. Che conclusioni ne trai?

-Che evidentemente hai scelto una bella combinazione di tratti somatici?

-Da quando sai usare dei termini così difficili?

-Non lo so, magari mi stai regalando l'intelligenza senza accorgertene.- mi soffermo a pensarci. Ammetto di aver rimuginato sul fatto che se fosse appena un attimino più profondo sarebbe perfetto, e forse non ci ho fatto caso ma gli ho donato un po' di permeabilità alla cultura. -In effetti potrebbe essere plausibile.- confesso.

-Beh, quindi?

-Quindi cosa?

-Quindi cosa dovrei capire dal fatto che Haruko ti sta dietro?

-Bene o male, le ragazzine di quell'età hanno tutte un idolo. Che sia il campione della scuola, che sia un attore o un cantante... ma se un compagno di classe, un loro pari se vogliamo, le corteggia, loro ci escono. Dicono a loro stesse che se il loro eterno amore dovesse improvvisamente notarle si fionderebbero da loro, ma dentro di sé sanno che non succederà. Haruko è ossessionata da me.

-Forse percepisce il tuo potere?- propone Sakuragi.

-Possibile. Ma non posso andarmene fin quando non ho esaudito il tuo desiderio.

-E come mai?- sospiro. Questa conversazione si sta protraendo più del necessario e sto cominciando a sentirmi stanco. Non sono abituato a conversare in linguaggio umano.

-Perché è così che funziona. Se me ne vado, dovrei tornare nel bosco dove sono cresciuto e chiedere perdono per essere fuggito. E se dovessero decidere di punirmi, dovrò stare lontano da te almeno un centinaio d'anni. Se vuoi, però, torno quando ne hai centosedici e vediamo di riprendere il discorso, se nel frattempo non hai tirato le cuoia.

-E tu perché sei fuggito?

-E tu perché non ti fai una ciotolina di cazzi tuoi?- alza le mani e ride.

-E va bene, va bene, non voglio far imbestialire una Kitsune, mi pare un'idea poco intelligente.

-Cazzo, dovevo dirtelo subito, mi sarei risparmiato un anno di rotture di coglioni.- ribatto, e lui ride di nuovo. È così bello, quando ride, che non trovo altre parole.

Mi limito a cambiarmi per indossare i vestiti che uso per gli allenamenti, in silenzio.

-Hai detto che non devo scegliere adesso, comunque, vero?- chiede.

-Confermo.

-Allora quando mi verrà in mente qualcosa ti verrò a cercare.

-Sai dove trovarmi.- non ribatte e si allontana.

 

Non si è più fatto vivo per mesi.

Ormai è estate e fa un caldo insopportabile; stamattina siamo partiti per il nostro secondo campionato nazionale e siamo appena arrivati al ryokan che ci ospiterà. Senza che lui me lo chiedesse, ho proseguito la mia opera per renderlo un campione di basket, e ormai a questo punto è un giocatore completo e particolarmente abile; l'unico segno che si ricordasse ancora della nostra conversazione è stato un piccolo cenno del capo dopo la finale, quando è stato eletto tra i cinque migliori giocatori della prefettura. Un minimo ringraziamento nel bel mezzo di una filippica su come non fosse possibile che qualche dannata Kitsune fosse di nuovo finita nei best five, condita di ipotesi di brogli e inganni.

-Hana, tu stai in stanza con Rukawa.- ammetto di non aver ascoltato un cazzo del discorso di Miyagi, ma quando colgo questa frase per poco non perdo i sensi.

Anche se sono uno yokai, posso provare dei sentimenti: è la condanna che le Kitsune raccolgono dalla forma umana latente in loro. E, per quanto mi costi ammetterlo, sono innamorato di questo sciocco mortale. Ho cercato a lungo di negarlo a me stesso, ma non c'è verso: e sopra alla mia testa aleggia la condanna a servirlo per tutta la sua vita per poi vederlo spegnersi e morire, lasciandomi solo a vagabondare su questa terra, sempre se non mi ucciderà il dolore.

-Che bello.- commento, grondando ironia.

-Dai, Rukawa, per favore,- mi supplica Miyagi, -Sei l'unico che riesce a tenere a bada questo stronzo, non voglio dover spiegare al mondo perché cazzo c'è uno che parla come se volesse farsi sentire durante un concerto rock dalla band che suona mentre lui è in ultima fila.- il ragionamento del capitano è talmente intricato da farmi sospettare che se lo sia preparato in anticipo. Ho come l'impressione che il prossimo passo potrebbe essere inginocchiarsi e baciarmi i piedi, per cui in tutta la mia bontà gli evito l'umiliazione e sospiro: -E va bene.

-Kitsuneee! Non sei contento?

-Russi?

-No.

-Allora si può fare.- Sakuragi ride, ma c'è qualcosa di stonato. Ho come l'impressione che stanotte mi esporrà il suo desiderio.

E ho l'impressione che se ne vergogni, per cui sarà una simpatica tortura per entrambi.

Che bello.

 

-Kitsune, io prendo il letto vicino alla finestra!- annuncia Sakuragi, saltellando nella stanza.

-La tua decisione è definitiva, sappilo.

-Perché?

-Perché se ci sono spifferi ti attacchi al tram.- Sakuragi sembra sul punto di ripensarci, ma io mi sono già schiantato sul letto più interno.

Che poi, chi è il cretino che ha pensato di prenotare stanze doppie? Così saremo costretti a riunirci nella sala comune per discutere di tattica e roba simile. Una bella cosa rilassante per gli altri ospiti, costretti a convivere con Sakuragi e con il resto della squadra.

-Avanti, dimmi.- lo invito. Voglio tagliare corto e andare a farmi una doccia.

-Eh... cosa?

-Senti, ho centotrenta anni. Ormai ho capito come funzionano le facce di voi umani, so che hai un desiderio da sottopormi.

-Hai QUANTO?!- sospiro.

-Le Kitsune possono trasformarsi in umani solo dopo i cent'anni. Cazzo, Do'aho, un ripassino di mitologia una volta ogni tanto non guasterebbe. Tanto più che hai a che fare con me.

-Ho letto qualcosina su Wikipedia, ma mi sa che quella parte l'ho saltata.

-E andiamo.

-Comunque no, non è una cosa che ti posso chiedere.- dice. Mi volto verso di lui, che si è sdraiato sul letto a pancia in su e sta fissando il soffitto.

-Vorresti riavere tuo padre?- gli chiedo a bruciapelo. Lo seguo da più tempo di quanto crede, ho assistito a tutto l'episodio; purtroppo, l'unica cosa che ho potuto fare è stato salvare la vita a lui quando è stato aggredito.

-No.- risponde, -Cioè, ovviamente sì, ma mi hai detto che non si può.

-E allora cos'è?

-Kitsune, piantala, ho detto che non posso chiedertelo!

-E allora che cazzo vuoi fare? Tenermi incatenato a te, pronto e in attesa per esaudire il prossimo desiderio che ti verrà in mente? Quanto dovrò aspettare, fin quando muori?

-Rukawa, senti...

-No, senti tu. Mi hai fatto un'offerta e io l'ho accettata, quindi sono costretto ad esaudire un tuo desiderio. E se non me lo dici, devo tentare di scoprirlo in ogni modo. Quindi, in una maniera o nell'altra lo verrò a sapere.

-E allora cosa cambia?- chiede, e non ha tutti i torti. Mi scopro appena: -Cambia che se ti fidi di me potrei decidere di restare al tuo fianco. E se un giorno avrai di nuovo bisogno di me, ti basterà farmi un'altra offerta per ottenere un altro desiderio, perché io continuerò ad... perché sarò lì e tu sarai un mio protetto. Ma se mi costringi a sapere...

-Rukawa, non me ne frega un accidente dei desideri, ok? È che...- prende un grosso respiro, -Se prometti di restare al mio fianco, giuro di inventarmi un desiderio. Così la passi liscia.

-Do'aho. Dannazione, non funziona così, ma con chi credi di avere a che fare? Non stai trollando il prof per convincerlo a non interrogarti, stai cercando di far fessi gli dei!

-E allora scoprilo da solo!- urla, alzandosi in piedi. Sono sconvolto dalla sua rabbia, che è molto più intensa e viscerale di quanto sia mai stata, -Scoprilo da solo e poi vattene! Io non posso obbligarti a restare con me!

-Testa di cazzo, certo che puoi! Dimmi che cosa vuoi da me!

-Voglio te, ecco! Voglio te...- appoggia la fronte al vetro della finestra e io lo raggiungo. Mi fermo un passo dietro di lui per non invadere i suoi spazi.

-Ci ho provato, a non pensarci. Ma... quando ti ho chiesto quella cosa di Haruko già mentivo. Pensavo che l'idea che tu sei una creatura di un altro mondo mi avrebbe fatto capire che non è cosa, e invece no, ti amerei anche se tu mi seguissi con le tue vere sembianze.

-Hanamichi...

-Ma non posso chiederti di amarmi. Insomma, ho un desiderio per te ma è un'altra delle mie cazzate irrealizzabili, per cui vai tranquillo, abbi pazienza, mi verrà in mente altro.- il cuore mi batte all'impazzata. Io l'ho seguito con istinti altruistici, un amore puro e platonico, e ho cercato di soffocare gli istinti carnali che mi dettava il mio corpo di adolescente. E ora lui mi sta dicendo che vorrebbe avermi al suo fianco non come addetto ai miracoli, ma come partner.

-Non puoi chiedermi di amarmi, ma mi puoi chiedere di abbandonare i poteri.- dico.

-Sì, certo, ti faccio vivere settant'anni invece di mille, bella prova d'amore.

-Bene, allora lasciami vivere mille anni di cui novecento e rotti in cui non saprò pensare ad altro che all'ultima volta che ti ho potuto stringere tra le braccia.

-Cosa?

-Non ti ho scelto perché spiccavi tra la folla e io non avevo un cazzo da fare, Hanamichi. Ti ho scelto perché mi sei passato di fronte e ho capito che tu eri l'essere che avrei amato per il resto della mia vita. Quindi, se davvero mi vuoi, chiedimi di stare al tuo fianco. Lo farò. Liberami dalla consapevolezza che sarò costretto a vivere per secoli dopo che tu te ne sarai andato.

-Ma... i tuoi poteri?

-Posso usarli solo su di te, per ora. Se tornassi a casa, sarei condannato per aver preso sembianze umane senza permesso, te l'ho già detto. Liberami, Hanamichi.

-Tu... tu rimarrai quello che sei, intendo... non è che da domani non sai più giocare a basket o mi disimpari a leggere o cose così?

-Resterò esattamente come oggi. Ma non potrò più fare i miracoli. Ti ho portato fino a qui con il basket, ho portato me stesso fino a qui con il basket, da ora in avanti dovremo cavarcela da soli. Ma non perderemo nulla di quello che abbiamo acquisito.

-Allora resta con me, Kaede.- dice. Le mie due code, che solitamente nascondo, si dipanano, poi cadono a terra e si bruciano; di esse resta solo la punta, arancione e bianca.

Sento il potere allontanarsi da me, e non pensavo che sarebbe stato un tale sollievo: per anni ho vissuto il suo peso come se fosse qualcosa di ineluttabile, un po' come l'esigenza di andare in bagno ogni tanto, di mangiare, di farmi una sega. E invece, ora scopro di essere più leggero. Ritrovo un sorriso, scopro di saper sorridere come tutti; è il mio primo sorriso, e lo regalo a lui.

-Sei sicuro?- mi chiede in un singhiozzo.

-Testa di cazzo, ormai è fatta, è tardi per chiedermi se sono sicuro.- rispondo, -Adesso sono tuo per il resto della vita, idiota.

-Oi, non sommergermi di complimenti, che mi monto la testa.

-Do'aho.

-Kitsune.- e d'incanto, sono tra le sue braccia.

E il suo bacio ha il sapore della primavera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, non so questa cosa da dove esce.

So che oggi sono di umore nero (e cosa cambia dal solito?), ho provato a scrivere una bella storia piena di massacri per un altro fandom e invece no, la Kitsune mi ha obbligata a scrivere questa roba.

E va bene, non facciamo incattivire le Volpi sacre che non si sa mai, già sono abbastanza sfigata per fatti miei e non mi pare il caso.

Spero che vi sia piaciuta; probabilmente ho stravolto un po' la mitologia: non mi è in effetti ben chiaro se possono trasformarsi in esseri umani senza rendere conto a nessuno, ma per motivi di trama ho deciso che era così. Anche la faccenda della hoshi no tama, tecnicamente la Kitsune è obbligata a esaudire i desideri se le viene sottratta e viene richiesto il pagamento della restituzione. Ma è vero anche che le Kitsune esaudiscono i desideri se accettano le offerte, quindi me la faccio passare da sola. Anni e anni a sparare boiate sull'arte contemporanea per cavarmi un voto o per sembrare una bella guida convinta del cazzo che dice fanno quest'effetto.

E niente, spero che vi sia piaciuta, un grazie a chi è arrivato fin qui, mi siete mancati un sacco e vi voglio bene, adesso mi sa che vado a spegnere il cervello prima che faccia altri danni.

Come sempre, se avete gradito battete un colpo (anche in testa, tanto ormai...)

XOXO

 
   
 
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