Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: FraJV_94    27/01/2021    0 recensioni
Vivienne Shepard è una giovane studentessa del college con una problematica famiglia alle spalle, alle prese con una minaccia proveniente dal passato che incombe su di lei. La sua protezione verrà affidata a una misteriosa Organizzazione, di cui Emily Lennox è la più brillante agente, da sempre impegnata nella ricerca di una pericolosa criminale.
La vita delle due donne si intreccia alle indagini, tra presente e passato, entrambe alle prese con amori difficili e destini complicati.
"-Devo farti un paio di domante. Vorrei che tu mi rispondessi con sincerità, se ti è possibile-
Vivienne lo guardò sorpresa. Era la prima volta da quando era arrivata in quel luogo che qualcuno la trattava con gentilezza, senza imporle di fare qualcosa.
Annuì.
-Allora, ti ricordi com'è iniziata la storia con David Cooper?-"
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

New York, New York – Circa un anno e mezzo prima 

 

-Tesoro, tu cosa vuoi da mangiare?- 

Emma Ryan e sua figlia Casey erano sedute in una piccola e accogliente tavola calda a Brooklyn, New York. La piccola stava guardando il menù plastificato del ristorante e indossava degli occhiali da sole rosa, che sua madre le sfilò con delicatezza dal viso.  

-Allora? Cosa ti piacerebbe mangiare?- 

-Voglio un caffè!- esclamò la bambina, ridendo. 

Emma sorrise. -Non puoi, il caffè è per i bimbi grandi e tu sei ancora una bimba piccola. Ti andrebbe un succo di frutta?- 

La bambina appoggiò il mento sulle mani e iniziò a scrutare le persone presenti nel locale, con sguardo beffardo. -Solo se ci metti il caffè dentro!- esclamò. 

-Certo che sei tremenda, eh!- fece Emma, ridendo.  

Osservò sua figlia, e le tornò in mente il volto e il sorriso del padre. Cercò di pensare ad altro e agitò una mano per attirare l’attenzione della cameriera. Ordinò da mangiare per  e per la bambina, che aveva iniziato a giocare con il barattolo dello zucchero. Emma prese il giornale posato sul tavolo dietro il loro e si mise a leggere distrattamente le notizie del giorno. I suoi pensieri erano concentrati su ben altro: stava aspettando che una delle sue collaboratrici, Megan Cross, la chiamasse per aggiornarla sul lavoro che aveva terminato ad Atlanta quella notte, durante il quale aveva scoperto una notizia importante su un’agente dell’Organizzazione che le dava la caccia da sette anni ormai. Emma collaborava con quella nuova collaboratrice da poco tempo ma aveva già capito che fosse molto in gamba, e che poteva fare affidamento su di lei.  

La cameriera portò il caffè, il succo e i pancakes che Emma aveva ordinato. Casey inondò subito il suo piatto con dello sciroppo d’acero e ripeté l’operazione con il piatto di sua madre, che la guardava sorridendo. Era il loro rito della domenica, con colazione e passeggiata. Il resto della settimana Emma lavorava e non riusciva a trascorrere molto tempo con sua figlia, che rimaneva con una babysitter. Ogni tanto si univa a loro anche Megan, sempre così attenta e determinata nello svolgere i lavori che lei le assegnava. 

Mentre la bambina continuava a fare pasticci con lo sciroppo d’acero, l’attenzione di Emma venne attirata dal tintinnio della porta che si apriva e alzò lo sguardo verso quella direzione. Entrarono tre uomini, di cui uno leggermente più arretrato rispetto ai primi due, tutti abbigliati con vestiti scuri e camicie bianche.  

Federali, pensò subito. Poi sobbalzò, quando riconobbe il terzo ultimo uomo. 

Jake Marshall.  

Sentì come se improvvisamente la temperatura si fosse abbassata di colpo, le orecchie ovattate.  

I loro sguardi si incrociarono e Jake le sorrise cortesemente.  

Non l’aveva riconosciuta 

Ad Emma si spezzò il fiato. 

Nella sua testa si susseguirono domande e dubbi, voleva parlargli ma sapeva di non poterlo fare, lo aveva sempre osservato da lontano e non si era più trovata così vicina a lui, non dopo quell’unica notte insieme, cinque anni prima.  

Le sembrava che la testa le stesse per scoppiare, quando fu proprio Jake ad avvicinarsi al loro tavolo. Emma sentì il panico crescere in lei. 

Lui si chinò a raccogliere il giubbottino che era caduto dalla sedia di Casey. 

-Ecco, piccola- le disse sorridendo, mentre le porgeva la giacca. 

Emma sentì la bocca secca. Era proprio lui. -Ringrazia il signore- disse alla figlia, cercando di apparire il più naturale possibile. 

-Grazie Signor Elegante- disse Casey, con tono un po’ bisbetico.  

Lui scoppiò a ridere. - Puoi chiamarmi Jake-  

-Va bene, Signor Jake Elegante- 

-Vedo che sei un peperino, eh?- fece lui, continuando a sorridere. 

-Si, la scusi- rispose Emma, fingendosi imbarazzata. -Casey..!- aggiunse poi con tono severo, a mezza voce. In realtà non voleva sgridarla ma non sapeva che altro dire in quel momento.  

-Oh, non si preoccupi- fece lui, scuotendo le mani. - Fossero tutti come lei i bambini-  

-Grazie per la giacca- 

-Si figuri, signora..?- 

-Signorina, in realtà. Cece Wilson-  

Lui le porse la mano. -Jake Marshall, piacere- 

Emma la strinse, senza aggiungere altro.  

-Allora, buon appetito e buona giornata- disse ancora Jake sorridendo, prima di allontanarsi e raggiungere i suoi colleghi.  

Emma si sentì invadere dalla rabbia. Aveva sempre avuto il sospetto, ma solo in quel momento era stata travolta dalla certezza: lui si era dimenticato di lei.  

Si era convinta, negli anni, di essere riuscita a superare quello che era successo con lui. D’altronde, era sparita lei, dopo la morte di suo padre si era resa irrintracciabile e Jake, anche volendo, non avrebbe avuto modo di trovarla. Erano passati tanti anni ed Emma aveva subito una trasformazione fisica notevole, lo sapeva bene. Lo aveva voluto.  

In realtà era una ferita che non si rimarginava mai, nonostante Emma provasse ad andare avanti con tutta sé stessa. In cuor suo, Emma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. 

 

X 

 

Località segreta, Massachusetts - Oggi 

 

-Lennox, noi rimaniamo da questa parte del vetro, se si mette male interveniamo-  

Emily annuì, guardando Evans. -In ogni caso aspettate il mio segnale-  

Si trovavano fuori dalla sala interrogatori del bunker più inaccessibile e protetto del quarter generale dell’Organizzazione.  

C’erano anche Chris e Jake con loro, avrebbero assistito all’interrogatorio di Emma Ryan che avrebbe condotto Emily. 

Poco prima, insieme a Jake, aveva scoperto un dettaglio importante della vicenda e aveva deciso che lo avrebbe usato nell’interrogatorio per far cedere Emma Ryan. Sperava di aver scoperto la chiave per chiudere definitivamente quella storia. 

Entrò nella sala, dove Emma Ryan era già stata legata a una sedia.  

Aveva ancora il sorriso della sera precedente stampato sul volto.  

Emily aveva ancora la stessa voglia di spaccarle la faccia. 

La osservò per qualche minuto senza dire alcunché, aspettando una sua reazione. 

-Dopo tutti questi anni non c’è proprio nulla che mi vuoi chiedere?- disse poi Emma, assumendo una finta espressione noiosa.  

Emily inclinò la testa. Pensava di avere un vantaggio e non voleva sprecarlo. 

-Ad esempio? Che cosa ti dovrei chiedere?- 

Emma Ryan fece una smorfia. -Non vuoi sapere come mai conosco il tuo fidanzato?- 

-No- rispose semplicemente Emily, senza far trasparire alcuna emozione.  

-E allora cosa vuoi sapere?- 

-Voglio sapere chi sono i tuoi complici, le tue identità false e l’elenco dei tuoi covi- 

-Mi sono sempre nascosta alla luce del sole, non come i topi come voi. Qui ci sono dieci piani sotterranei, e adesso siamo al nono, sono piuttosto sicura- 

Emily ebbe la conferma che Emma Ryan non era capitata per caso a Charlesdale e, per di più, conosceva anche il quartier generale nei dettagli. Capì, anche, che non le aveva dato quell’informazione a caso. 

-Conosciamo molti dei tuoi spostamenti, sappiamo cos’hai fatto negli anni. Ti stiamo dando l’opportunità di collaborare con noi. Potresti veder ridotta la tua pena-  

-Non prendiamoci in giro, Emily. Trattami come una tua pari. Sappiamo entrambe che non riceverò alcuno sconto- 

-Beh, però potremmo essere clementi con tua figlia-  

La minaccia di Emily non era seria ma sapeva di risultare credibile, voleva che Emma lo pensasse. 

Lei rimase in silenzio e continuò a guardare l’altra donna con la medesima espressione. 

Emily si sarebbe aspettata una reazione diversa, o almeno una reazione di qualsiasi tipo. 

-Bene,- disse, dopo qualche istante. -finché non ti deciderai a parlare, terrai compagnia ai topi- 

Emma scoppiò a ridere, selvaggiamente, come un’ossessa. 

Il suono della sua risata fece rabbrividire Emily, che non si voltò a guardarla. 

-Dai un bacio a Jake da parte mia- 

Emily uscì dalla sala e raggiunse Evans, Chris e Jake. 

-Tecnica un po’ anomala,- commentò il Capo Sezione, -la prossima volta posso pensarci io, o mandiamo Rogers, se non te la senti-  

Emily scosse la testa. -Emma Ryan è mia. Ci penso io. Ho una strategia, sto aspettando che commetta un passo falso. Ho un vantaggio e non lo voglio sprecare- 

Lui la guardò, facendo trasparire dell’ammirazione. -Va bene, mi fido del tuo giudizio- 

Emily si girò verso il suo fidanzato. -Inizia un po’ a infastidirmi tutta questa confidenza nei tuoi confronti- fece, posando una mano sulla sua spalla.  

-Non so che dire, è tutto così assurdo. L’ho vista una volta sola e ci avrò parlato per due minuti, me lo ricordo a malapena-  

-Non ti preoccupare amico,- si intromise Chris, continuando a osservare Emma Ryan attraverso il vetro a specchio della sala interrogatori, -è una squilibrata, non vedo altre spiegazioni- 

-Torniamo su, prima che la riportino nella sua cella- disse Evans. 

Emily lanciò un’ultima occhiata a Emma Ryan, ancora sorridente e legata alla sedia, e poi seguì i tre uomini lontano da lei. 

 

~ 

 

Vivienne era molto eccitata dall’idea di partecipare alla festa in onore di Emily e Chris: finalmente dopo tante, troppe settimane, avrebbe potuto fare qualcosa che non fosse guardare film, leggere libri o continuare a pensare a David Cooper ed Emma Ryan. 

Aveva insistito con Chris e poi direttamente con il Capo Sezione Evans per poter partecipare all’organizzazione della festa, che si sarebbe tenuta il giorno dopo nell’auditorium del quartier generale, all’ultimo piano superiore. 

La mattina dopo l’arresto di Emma Ryan, il giorno prima della festa, Vivienne aveva affiancato una vecchia signora, impiegata nell’ufficio amministrativo, e l’aveva aiutata a scegliere le decorazioni, coordinare i cuochi della mensa per la preparazione di alcuni spuntini dolci e salati da servire dopo la premiazione e aveva potuto dare qualche suggerimento circa la lista di bibite e alcolici. Avrebbe dovuto incontrare Nick per studiare, quel pomeriggio, ma aveva deciso di rimandare.  

Avery l’aveva sorvegliata e aiutata. In effetti, dovette anche eseguire molti degli ordini che lei gli impartiva, soprattutto quando si misero cercare le decorazioni in un vecchio archivio.  

-Beh, non posso dire di essere particolarmente soddisfatta. Voglio dire, abbiamo scelto un tema semplice, io avrei preferito un ballo in maschera ma non importa,- continuava a blaterare Vivienne, -Notte Stellata andrà più che bene, sono sicura che non abbiate mai partecipato a balli o feste di alcun tipo- 

-Sai,- rispose Avery, mentre risalivano con gli scatoloni colmi di decorazioni, verso l’auditorium, -a volte capita che per certe missioni sotto copertura si debba partecipare a eventi, anche di gala-  

-Fatico a crederci, ma va bene- 

-Guarda che è vero- 

-Vi ci vedo proprio a mimetizzarvi nell’alta società, con i vostri portamenti rigidi e le divise nere. Aspetta, mettilo lì a terra, domani montiamo tutto-  

Avery posò lo scatolone sul pavimento. -Ci cambiamo per l’occasione, ok? Non è che andiamo vestiti così- rispose, indicando i propri indumenti. 

-Acquistate abiti per l’occasione? Tra l’altro, tu domani cosa ti metti? Dovrò chiedere in prestito qualcosa a Emily. Sarebbe stato meglio Will, abbiamo più o meno la stessa taglia, ma l’ho fatta cacciare- 

Avery fece una smorfia e sbuffò. 

-Dai Wood, stavo scherzando, non te la prendere. Ma sul serio, tu che ti metti? Hai qualche abito da riciclare?- 

Lui sorrise e scosse la testa. -Non so ancora cosa mettere, ma so dove trovarlo-  

Lei lo guardò incuriosita. -Dove?- 

-Ti piacerà- 

Vivienne lo seguì fuori dall’auditorium e tornarono verso i piani inferiori.  

Arrivarono al piano con la zona fitness e superarono la piscina. Entrarono in una stanza che a Vivienne sembrò subito un altro magazzino. 

Era stipato da armadioni alti e polverosi. 

-È qui che nascondete i serial killer che catturate e uccidete?- fece, sarcastica.  

-Aspetta, questo sta per diventare il tuo posto preferito in tutta la base- 

Avery aprì il primo armadione, svelando decine di bustoni bianchi appesi all’interno. 

-Ma queste sono...- fece Vivienne, incredula.  

-Proprio così, custodie porta abitiPiene zeppe di vestiti- 

La ragazza iniziò ad aprirne alcuni, svelando splendidi abiti da sera da donna e da uomo. 

-Questo è il Versace che ha indossato Elizabeth Hurley nel 1994...- mormorò estasiata, continuando ad aprire custodie, -… cielo, questo è il Ralph Lauren che Gwyneth aveva quando ha vinto l’oscar nel 1999, e questo... Angelina nel 2012. Sono senza parole! Avery ma è incredibile!- 

Lui sorrise divertito. -Te l’ho detto che ti sarebbe piaciuto-  

-E tutto questo sarebbe per... come li chiamate? Lavori sotto copertura?- ghignò lei ironica, ancora incredula. -Dimmi che ci sono anche le scarpe e posso morire anche adesso, qui- 

-Certo, per chi ci hai preso..? Siamo un’Organizzazione seria-  

Vivienne scosse la testa, incantata.  

Chiuse un momento gli occhi e visualizzò il vestito che avrebbe voluto indossare per la festa. 

Avrebbe dovuto lasciare Chris a bocca aperta. 

-Ok Avery, adesso ti spiego esattamente cosa mi devi aiutare a cercare- 

Trascorsero le due ore successive a rovistare tra abiti e paia di scarpe, finché Vivienne non riuscì a trovare ciò che stava cercando. Abito, scarpe e soprabito. Proprio come aveva immaginato. 

Avrebbe voluto rubare tutti quei vestiti, non riusciva a credere che in un luogo come quello fossero conservati così tanti capi d’alta moda, sentiva come se fossero un po’ sprecati per quegli agenti, per l’Organizzazione. 

Terminata la scelta dell’abito, Vivienne tornò in camera sua e nascose l’abito nel piccolo bagnetto della sua stanza, dove normalmente nessuno entrava ad eccezione di lei.  

Non riusciva più a stare nella pelle per l’evento della sera successiva, era entusiasta ed eccitata.  

Ad un tratto si ricordò che non avevano pensato al dj.  

-Chi mette la musica a queste feste? Chi decide la scaletta?- 

-No, guarda,- iniziò Avery, -in realtà normalmente dopo il discorso del Direttore e la premiazione, si sta un po’ nella sala e poi ognuno torna ai propri compiti. Non c’è la musica, non si balla dopo- 

-Non c’è… che cosa? Bene, torniamo da Evans, non esiste che non ci sia la musica! Voi siete matti, con che coraggio la chiamate festa?- 

Balzò in piedi e fece per uscire. Avery però non si era mosso nella sua direzione. -Andiamo Wood, lo sai che se non mi accompagni ci vado lo stesso!- 

 

~ 

 

-Vivienne sembra impazzita, non ha fatto che pensare all’organizzazione della festa per tutto il giorno- 

Emily era seduta nel suo ufficio insieme a Chris. Si stavano rilassando, mentre si lanciavano una piccola palla di gommapiuma. 

-Forse riusciremo ad avere una festa decente finalmente- commentò lei, un po’ vaga. 

Stava ancora pensando a Emma Ryan e all’interrogatorio della mattina. Non era per nulla soddisfatta.  

-E poi Avery l’ha portata al magazzino dei vestiti e ha preso qualcosa da lì, ma non mi ha voluto dire cosa- 

-Certo, chi pensi voglia impressionare domani sera?- fece Emily, con un ghigno.  

Chris spalancò gli occhi. -Ma cos… ma perché dovrebbe impressionare me? Io sono già… lasciamo perdere, non ne voglio parlare- 

Lei lasciò la sua testa cadere all’indietro, esasperata. -Rogers, ce la puoi fare, te lo assicuro- 

Lui la guardò ancora stupito. -Ems, non ha senso quello che dici- 

-Mi fai innervosire con la tua ingenuità, giuro- 

Chris scosse la testa. -Voi donne siete così… bah!- 

Ancora con la testa inclinata all’indietro, Emily sbuffò.  

-Anche io devo andare a cercare qualcosa da mettere. Anche per Jake- 

-Come va con lui? Un po’ meglio ora che Emma Ryan è una questione chiusa?- 

-No. Andrebbe meglio se non avessi perso il bambino- 

Rimasero in silenzio, entrambi consapevoli della verità nelle parole di Emily.  

-Sei hai bisogno di parlare ci sono, lo sai- 

Lei annuì sorridendo. -Ok, vado a casa, voglio uscire un po’ da questo ufficio e da questo posto 

Chris la salutò e se ne andò. 

Lei riordinò velocemente la scrivania e lanciò un ultimo sguardo verso la bacheca.  

C’erano ancora tante, troppe cose da capire, ma sapeva che quella storia era giunta al termine. Da lì a poco, quello che era stato l’obiettivo principale del suo lavoro, che le aveva riempito le giornate letteralmente per anni, era stato raggiunto.  

Dopo la premiazione, tutto sarebbe finito. 

Si sentì vuota, tutto d’un tratto.  

Anche la consapevolezza che ormai la sua carriera avesse preso il volo e lei fosse lanciata a diventare, da lì a qualche anno, il Direttore più giovane dell’Organizzazione, non la rendeva felice.  

Era perfettamente consapevole che poche volte in vita sua era stata davvero felice, e non era stato a causa di una missione completata con successo, né tantomeno per Jake.  

Vecchi fantasmi le affiorarono in mente, così decise di uscire da quell’ufficio e cercare di staccare un po’ il cervello, prendersi una pausa. 

Sapeva che avrebbe dovuto prendere una decisione, ma ancora non si sentiva pronta e questo la destabilizzava. Lei era sempre stata pronta a tutto. 

Mentre si dirigeva verso l’uscita della base per rientrare nel suo appartamento, incrociò Vivienne e Avery, in compagnia di alcuni giovani cadetti, freschi di accademia, che trasportavano dei pacchi di cartone.  

-Che cosa combini, ragazzina?- le chiese, insospettita. 

Vivienne sbuffò. -Pensi sempre che stia per combinare qualche guaio, ma...- 

-Chissà perché- la interruppe Emily, sarcastica. 

-…ti assicuro che questa volta non è così e non possiamo svelarti nulla, quindi non chiedere- 

Sorrideva furbescamente, lanciando occhiate complici ad Avery. 

-Va bene, Vivienne, basta che non scappi un’altra volta- si arrese Emily, sorridendo. 

-Ceni con noi?- 

Emily scosse la testa. -No, questa sera torno a casa- 

-Salutami Jake!- esclamò Vivienne, prima di tornare a dare ordini ai cadetti. -Forza, questi vanno in camera mia e dobbiamo tornare di sopra prima di andare a cena, sbrighiamoci- 


*to be continued*

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: FraJV_94