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Autore: Arkady    27/01/2021    0 recensioni
Dal capitolo 4:
- Stai bene? - Mi chiede
- Non. Farlo. Mai. Più!! - Riesco a dirgli con voce strozzata, tra un colpo di tosse e un altro.
- Come hai fatto a bere? Non dirmi che sei una di quelle che deve tapparsi il naso con la mano? -
- Mi hai preso completamente alla sprovvista, mi sono pietrificata! –
Troppo tardi penso che, detta così, può sembrare che io abbia paura. Cosa, ovviamente, falsa! Che sia chiaro!
- Se avessi saputo che avevi paura, non ti avrei fatto questo scherzo. –
Ecco, appunto.
- Io non ho paura! - dico, in perfetto stile bimba di quattro anni.
- Si, certo che no. - mi risponde accondiscendente.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 14: Freddo

 
Convinta dalle mie amiche, avevo tutte le intenzioni di scrivere a Lorenzo per chiedergli di passare da me, o portarmi a casa sua, o andare a fare una passeggiata. Insomma, di vedersi questa sera.
Ma i miei propositi sono sfumati quando, nemmeno mezz’ora dopo che sono rincasata dall’uscita con le ragazze, si presenta Greta a casa mia.
La cosa mi rende felice, almeno finché non capisco che la sua è solo una scusa: le servono dei consigli perché vorrebbe andare oltre i baci con Mattia, non le interessa passare del tempo con me (considerato che praticamente non ci parliamo da due mesi), o ascoltare le mie confidenze, dopo che io mi sono dovuta sorbire le sue per un’ora.
Mi dimostra il suo interesse solo quando capisce che tra me e Lorenzo c’è qualcosa che non va.
Lo avevo già notato, ma poi avevo archiviato la faccenda, che ogni qual volta ci fosse qualcosa di negativo tra me e lui, lei lo enfatizzasse. E io mi infastidivo.
Un giorno ha persino litigato con Lorenzo per una stupidaggine, per poi raccontarmela come le andava bene a lei e chiedermi di lasciarlo in nome della nostra amicizia.
Peccato che lei non sapesse che avevo assistito all’intera scena e sapevo che lui non c’entrasse, cosa che alla fine Greta ha dovuto confessare.
Non ho mai capito perché facesse di tutto per far chiudere la mia storia con lui, e a questo punto glielo chiedo.
Dopo aver farfugliato che “sto dando i numeri”, saluta frettolosamente e se ne va, senza affrontare davvero me e l’argomento.
 
Ancora infastidita da lei ed il suo comportamento, che subito riporto a Valeria e Ambra via messaggio, mi decido a scrivere a Lorenzo.
Un banale Ciao. Com’è andata la giornata? Domani hai tempo per una passeggiata?
Sono ansiosa di ricevere la sua risposta, voglio sistemare le cose con lui, al più presto. Perché si, oggi mi è mancato da morire.
La sua risposta non si fa attendere molto, ma non è quella che mi aspettavo.
Ciao. Domani mio padre mi ha incastrato con un lavoro a casa di mia nonna. Mi dispiace, lui può solo domani, perché dopodomani parte.
Beh, ci può stare. Però mi avrebbe fatto piacere che mi chiedesse a me com’era andata.
O che mi scrivesse “facciamo dopodomani”.
Che poi, questo fantomatico lavoro occupa proprio tutto il giorno? Sera compresa? Cioè, non fate nemmeno una pausa a pranzo?
 
- Sis! - 
La voce del mio fratellino mi fa sussultare. Mi giro a guardarlo, è al centro del corridoio, davanti alla mia porta che Greta ha lasciato aperta quando è fuggita via.
- dimmi Ci. –
- quando torna Lorenzo? –
Oh. Faccio un sorriso tirato, guardando lo schermo del telefono, mentre gli rispondo – non lo so. Domani ha da fare –
- domani io e la mamma siamo in piscina, che ne dici di dopodomani? – insiste lui
- forse – rispondo io scrollando le spalle – perché? –
- no così, per sapere. – ribatte lui, girandosi come se cercasse lo sguardo di qualcuno nel corridoio e poi tornando a guardarmi – sai vorrei provare con lui quel nuovo videogioco… –
- niente che non possa attendere, allora – decreto io, forse con un tono un po’ più duro di quello che volevo dargli, ma vorrei restare da sola e sono convinta che la persona che si nasconde nel corridoio, e che ha mandato avanti mio fratello, sia mia madre in cerca di informazioni.
- adesso va’ a giocare – gli dico addolcendo un po’ il tono, perché lui povero non c’entra nulla – io devo chiamare Vale –
- ma vi siete viste nel pomeriggio – ribatte lui aggrottando la fronte
- si, ma devo raccontarle della fantastica uscita di Greta di poco fa –
- ok – dice lui andandosene, non interessandogli affatto la cosa.
Ma in realtà non ho voglia di chiamarla. Avrei voglia di vedere Lorenzo.
 
 

 
 
Ieri sera ho scritto di nuovo a Valeria e Ambra, a parte per metterle a conoscenza dello scambio di opinioni con Greta, anche per trovare qualcosa da fare oggi.
Nessuna delle due può muoversi, papà è partito stamattina all’alba, mamma e Fabrizio sono al corso di immersione, Lorenzo è impegnato e Luca non ha ancora risposto.
Sembra mi abbiano abbandonato tutti, e la cosa un po’ mi deprime.
Ma finalmente Luca si degna di rispondermi e organizziamo al volo una giornata al mare.
Devo prepararmi alla svelta, dato che mi ha detto che sarà qui tra meno di mezz’ora. Una volta pronta, mi fiondo giù dalle scale e passando per il soggiorno, mi imbatto in Fabrizio che vedendomi fa cadere quello che aveva in mano.
- Eleonora! – quasi urla.
- so come mi chiamo, Ci. – replico io con un sorriso un po’ incerto per il suo comportamento, è strano che mi chiami per nome, intero per giunta – comunque buongiorno anche a te! dovresti stare più attento alle tue cose – aggiungo allegra, indicando l’attrezzatura per il corso di immersioni che sta seguendo, che non costa esattamente due lire, e che lui ha appena (di fatto) lanciato a terra.
- tesoro esci? – mia madre compare dalla porta della cucina.
- si! Vado al mare! Torno per cena. – rispondo io, dribblando Fabrizio e guadagnando la porta.
- ma non ti sei lagnata tutta la sera che erano tutti impegnati oggi ed eri sola? – mi chiede mio fratello.
Non pensavo che mi stesse ascoltando, mentre ieri esponevo ai miei la mia contrarietà nel dover restare da sola una giornata intera.
- alla fine, pare che non tutti mi abbiano abbandonato. Trovati degli amici che farebbero di tutto per te, Ci, compreso cancellare i loro impegni per venire in tuo soccorso – gli faccio l’occhiolino e mi appresto ad uscire.
- ma con chi vai? - mi urla dietro mia madre e io faccio finta di non averla sentita, allontanandomi prima che mi fermino con altro: sono in ritardo, non ho tempo per un terzo grado.
Luca mi aspetta già in auto, e sfrecciamo via verso la spiaggia più vicina, pronti per una giornata all’insegna del divertimento.
 
 

 
 
- Cho, Lorenzo sa che sei al mare con me? –
La domanda di Luca, che mi pone mentre mi porge il gelato appena acquistato per me e si siede nella sedia di fronte alla mia, mi spiazza.
- in effetti no. – gli rispondo sincera, affondando il cucchiaino nella pallina al cioccolato e poi facendola sciogliere in bocca.
Mmm, che buono!
- va tutto bene tra voi? –
- si perché? – rispondo, forse un po’ troppo in fretta
- perchè non credo tu mi stia dicendo la verità –
- e cosa te lo fa pensare? – chiedo curiosa.
Non abbiamo affrontato l’argomento, in realtà è la prima volta che Lorenzo viene nominato, quindi non capisco da cosa abbia dedotto che ci siano dei problemi.
- perché ti conosco da 15 anni e ho fatto il corso di recitazione con te. Immagino che se andasse tutto bene, mi avresti raccontato qualcosa, e comunque riconosco quando menti –
Mi rivolge un sorriso beffardo e io gliene restituisco uno uguale – vorrà dire che imparerò un’altra tecnica che fregherà anche te –
- che è successo? Se vuoi dirmelo… -
- niente che non possa essere sistemato con una chiacchierata –
Luca è il mio primo confidente. Ci siamo sempre detti tutto, ma già ho paura che Lorenzo mi trovi inadeguata, non riuscirei a sopportare che lui me lo confermasse.
- che però ancora non avete fatto – non insiste per avere i dettagli, e questa sua riservatezza mi fa sorridere.
Nego con il capo, prendendo un’altra cucchiaiata di gelato – ieri non ci siamo visti, io ero fuori con le amiche, e oggi lui aveva un lavoro da fare con suo padre, che domani parte – scrollo le spalle e mi concentro sul mio gelato.
- vedrai che andrà tutto bene – mi dice, e io gli sorrido in risposta.
- e Laura? Sa che sei qui con me? –
- si lo sa. Anzi, dopo dovresti confermarglielo per cortesia –
- gelosa? –
- pare che la mia fama l’abbia raggiunta – ridacchia lui
- beh, non poteva essere altrimenti – commento io, che la sua fama la conosco fin troppo bene – come va con lei? –
- mi piace molto – confessa lui, dopo aver giocato un po’ con il gelato in silenzio
- non mi dire! – esclamo io, quasi urlando – hai trovato chi ti ha messo la palla al piede? –
- può darsi – dice lui per non sbilanciarsi, ma la scintilla che ha negli occhi non gliel’avevo mai vista.
- ne sono proprio felice! – dico, abbracciandolo con gioia.
 
Poco dopo, mi sento chiamare, e voltandomi mi ritrovo davanti Leonardo.
- Ciao – rispondo al suo saluto e quando noto i suoi occhi spostarsi su Luca, li presento tra loro.
- non sei ad aiutare Lorenzo? – chiedo, curiosa di sapere come ha fatto a defilarsi.
- di che parli? – mi chiede lui, e io lancio un’occhiata a Luca, prima di esporgli cosa mi ha detto Lorenzo.
- nostro padre è partito due giorni fa e tornerà la prossima settimana – risponde Leonardo
Perché Lorenzo mi ha raccontato una frottola del genere? Se non voleva vedermi, bastava dirlo.
Riesco a mantenere la mia dignità, non mostrando quanto questa bugia mi faccia male, ma il fratello del mio ragazzo vanifica i miei sforzi.
- stamattina Lorenzo è uscito presto. Credevo che stesse venendo da te, non vi stavate parlando al telefono scusa? Mi pareva fosse la tua voce. -
- no, non ero io. Non sento tuo fratello da due giorni. – dico atona, cercando di trattenere le lacrime
- devo aver capito male io – tenta di rimediare lui, e io mi ritrovo a pensare che è la prima volta che lo sento così particolarmente loquace.
- non ha importanza – dico alzandomi e subito Luca mi imita, salutiamo e ci allontaniamo.
 
- andiamo, ti porto a casa – mi dice Luca, una volta arrivati alle nostre cose ed iniziando a raccattarle
- non voglio tornare a casa – sussurro io con voce rotta, che lo fa fermare e girarsi a guardarmi. Sento le prime lacrime rotolarmi giù e lui subito mi abbraccia – non portarmi a casa – ripeto
- sono qui, Eleonora. – mi sussurra nell’orecchio.
Non so quanto ho pianto, né quanto ancora sono rimasta tra le braccia di Luca quando ho smesso.
Di nuovo, mi sono rifiutata di andare a casa, costringendo invece il mio amico a restare in spiaggia fingendo che andasse tutto bene.
Tornati dal bagno, prendo in mano il mio cellulare.
5 chiamate perse. Tre sono di Lorenzo e due di mia madre. Elimino le notifiche e rimetto via il telefono.
Leonardo deve aver avvisato il fratello della sua gaffe.
Non ho proprio voglia di sentirmi propinare delle scuse ridicole, quando ancora non sono pronta ad affrontare il tutto, o quanto meno a fingere che non faccia così male.
 
Siamo rimasti praticamente solo noi ed il sole inizia a calare.
Fa quasi freddo, ma forse sono io che lo avverto, per quanto male sto.
Sento il mio telefono vibrare in continuazione ed in realtà un po’ mi sento in colpa per mia madre, a cui questa mattina non ho detto con chi stavo andando via. Le avevo anche detto che sarei rientrata per cena, e credo sia abbastanza preoccupata, dato che a quest’ora sarei già dovuta essere a casa.
Luca ha risposto alla chiamata di Laura, me la sono fatta passare e devo ammettere che un po’ mi ha sollevato parlare con lei, che si è dimostrata davvero comprensiva. Mi ha spronato quanto meno a tranquillizzare mia madre sul dove sono e con chi.
Mi ha anche consigliato di dare il beneficio del dubbio a Lorenzo, prima di giungere a conclusioni affrettate dettate solo da indizi circostanziali.
Le ho risposto che si vede che studia per diventare avvocato, e questo mi ha strappato la prima risata dall’incontro con Leonardo.
Le ho chiesto se posso rubarle Luca anche per la serata e lei mi ha risposto di non preoccuparmi, dato che loro si sarebbero visti l’indomani in ogni caso.
Il suo primo consiglio lo seguo chiedendo al mio amico se può chiedere ai suoi di ospitarmi per la notte. Non sarebbe la prima volta che dormo da lui, anche se dall’ultima volta sembrano passati secoli.
Quando i suoi gli dicono che va bene, gli chiedo di avvisare mia madre.
- Cho, dovresti chiamarla tu –
Riesco solo a scuotere il capo, lui sospira e la chiama con il suo cellulare.
- si, sig.ra Daniela, salve sono Luca… Si, Eleonora è con me… Si, si sta bene. Fisicamente, si… si, ecco, ho chiesto ai miei se può venire a dormire da me… si, nessun disturbo, si figuri, è la benvenuta… eh… aspetti –
Luca mi ha guardata tutto il tempo mentre parlava al telefono, ma le successive parole sono per me – tua madre vorrebbe parlarti – mi dice, aspettando che io faccia un cenno qualsiasi prima di passarmi il cellulare.
Io non so cosa fare, parlarle mi farebbe scoppiare a piangere, lo so. E allora è Luca a decidere per me.
- vuole richiamare dai miei più tardi? Si. Si, non si preoccupi… è in buone mani, gliel’assicuro… si certo… a domani… buonanotte –
- grazie, Luca -
- per te questo ed altro, Cho – mi dice, dandomi una carezza sulla guancia.
Mi perdo a guardare il mare e poco dopo sento il suo telefono che inizia a vibrare. – è di nuovo Laura – mi dice alzandosi.
Io non mi muovo e lui continua – ti scoccia se rispondo, ehm, da solo? –
- no, vai pure – dico con un sorriso malizioso, ma quando mi giro lui si è già allontanato.
Eh, Laura l’ha proprio preso al guinzaglio. Il pensiero mi solleva di poco l’umore e mentre Luca non c’è sistemo tutte le nostre cose.
Quando torna, un po’ pensieroso, mi trova pronta e sorridente – andiamo? – gli chiedo spiazzandolo non poco.
Mi osserva per un attimo, e poi mi accontenta.
 
 

 
 
Io e Luca siamo in auto, mi sta riportando a casa dopo la notte passata da lui.
Mi sono divertita molto con le sue sorelle gemelle, che hanno un paio di anni meno di noi, ho parlato con mia madre, tranquillizzandola ed interrompendola subito quando ha nominato Lorenzo, per dirmi che era passato a casa ed era preoccupato.
Fermando la macchina sotto casa mia, Luca mi prende le mani tra le sue.
- Eleonora, ascolta. Ti parlo da uno che solitamente è dall’altra parte. Parlagli e lascia che si spieghi. Dagli il beneficio del dubbio, come ha detto Laura, magari è tutto un enorme malinteso. –
Il suo tono è serio e capisco che ci crede davvero in quello che mi sta dicendo, tesi avvalorata dall’uso del mio nome intero.
- Luca. - esordisco calma - Di solito dall’altra parte ci sono io con te. Ho lasciato tre o quattro ragazze al posto tuo, ho fatto finta di aver assistito a te che ne tradivi un altro paio, ho effettivamente assistito a te che ne tradivi non so quante... –
- Lorenzo non è come me – mi interrompe lui.
- questo non puoi saperlo. Ci avrai parlato due volte. –
- riconosco i miei simili – mi dice con un ghigno, e io sono tentata di credergli – ascolterai il consiglio mio e di Laura? –
Io sfilo le mani dalle sue e le alzo – va bene, va bene. –
- e se mi sono sbagliato – riprende di nuovo serio – andrò personalmente a spaccargli la faccia -
Se c’è un aggettivo che non potrei mai associare a Luca è “violento”, ma sono certa che per difendere il mio onore non esiterebbe a dare qualche pugno.
Lo saluto con un bacio sulla guancia e inizio a salire verso casa, mettendoci quanto più tempo possibile.
 
Resto fuori dalla porta ancora un secondo, poi dopo un enorme sospiro, indosso un sorriso e finalmente rincaso.
Mia madre quasi mi investe in un abbraccio, che io ricambio con piccole pacche sulle sue spalle.
Sembra così piccola, mentre mi rendo conto che l’ho superata in altezza. Mi sento così in colpa per come l’ho fatta preoccupare ieri e le sussurro un – mi dispiace – tra i capelli.
Lei scioglie l’abbraccio e mi scruta a lungo – mi dispiace averti fatto preoccupare – le ripeto, per riempire il silenzio.
- sei qui, è questo che conta. Stai bene? –
Sto bene? No, non direi. Però sto meglio di ieri in spiaggia, e sono pronta ad affrontare il mio ragazzo e le sue spiegazioni.
- sto bene – le dico e lei inclina la testa di lato, con uno sguardo che sembra dirmi “chi speri di convincere?”.
- se credi di sapere la risposta, perché mi poni la domanda? – le chiedo con un sorriso, e la sorpasso andando verso le scale.
- Eleonora – mi richiama lei e io mi volto a guardarla, in attesa che continui – lo sai che a me puoi dire tutto? –
- lo so – rispondo
- ma non lo farai – Non è una domanda.
- non lo farò – le confermo con un sorriso – ma questo non vuol dire che io non ti voglia bene –
- te ne voglio tanto anche io –
- lo so – replico di nuovo – posso andare ora? – chiedo con un sorriso
- richiesta approvata! – replica lei in stile militare e io salgo le scale ridacchiando.
 
Entro in camera e faccio letteralmente cadere a terra la borsa che ho in spalle, che atterra sul pavimento con un tonfo, e poi mi lancio di peso sul letto.
Non faccio in tempo a pensare a niente, che la porta si spalanca e Fabrizio si butta su di me urlando - Sis! – 
- ehi! Piano! Le costole sembra che mi servano tutte –
- ieri è stato un infermo! la mamma era così preoccupata per te e faceva di tutto perché papà al telefono con capisse che c’era qualcosa che non andava! Anche Lorenzo era così preoccupato per te! –
- alla mamma ho già chiesto scusa – replico io, ignorando la stilettata che mi è arrivata al sentire quel nome
- e Lorenzo? –
- non sono io a dover chiedere scusa – ribatto, fiera di me per l’inflessione completamente atona che ho dato alla frase.
Chissà se anche davanti a lui sarò così forte.
- ma cosa è successo? – mi chiede confuso, strappandomi un sorriso tenero.
- sono curiosa di saperlo anche io – gli confido con tono confabulatorio – ora fuori di qui che mi devo cambiare – ordino indicandogli la porta e lui quasi schizza fuori.
 
Quando scendo giù, dopo essermi sistemata ed aver indossato un fresco vestito bianco, non c’è nessuno.
- Ma? Ci? – chiamo gironzolando per casa, trovandola deserta.
- vabbè – dico ad alta voce e mi piazzo sul divano accendendo la tv.
Sto tranquillamente facendo zapping quando sento la mia suoneria partire. È quella della sveglia, e guardando l’orologio del soggiorno faccio mente locale che è l’ora della pastiglia che prendo ogni giorno.
Mi guardo intorno per zittire il cellulare e mi rendo conto che devo averlo lasciato su in carica.
- che palle – esclamo, salendo su e spegnendo la ormai assordante sveglia.
Stacco il cellulare dalla presa e vedo la notifica dei messaggi lampeggiare. Guardo chi è senza entrare nel messaggio e quando leggo “Lorenzo” chiudo senza leggere.
Non voglio leggere stupide scuse, deve venirmele a dire in faccia.
Sto scendendo giù, ma mi blocco sentendo un rumore. Sto quasi pensando di essermelo immaginato, quando lo sento di nuovo.
Faccio dietrofront e dalla camera di mio fratello esco con la mazza da baseball in mano. Con la sicurezza che la mia arma mi infonde, scendo le scale a piedi nudi, senza emettere un suono.
Mi guardo intorno guardinga, pronta a difendermi se necessario e cercando di captare nuovi rumori.
Dopo un controllo in cucina faccio per tornare in soggiorno, e nel mio campo visivo compare un’ombra. Calo la mazza da baseball addosso a chiunque sia, e solo dopo che sento il contraccolpo per aver colpito il mio avversario, realizzo che potrebbe essere mia madre o Fabrizio.
- ma sei impazzita?! –
La voce che mi urla contro è quella di Lorenzo, che disteso a terra con il naso sanguinante mi guarda con rimprovero
- così impari a bussare! – urlo io di rimando, ancora scossa e molto infastidita dalla sua accusa.
Che diamine! È lui che si muoveva di soppiatto in casa mia!
- veramente ho bussato, e quando non mi hai aperto sono entrato dalla porta sul retro, che tua mamma mi ha lasciato aperta apposta – si tampona il naso con la mano e dopo aver fatto una smorfia continua – credo che tu mi abbia rotto il naso –
Mi munisco di panno pulito che bagno sotto l’acqua e mi inginocchio accanto a lui, spostandogli la mano e tamponandogli il sangue, cercando di valutare se ha ragione o meno.
Mi osserva in silenzio mentre finisco la mia opera, e parla solo dopo che gli ho dato un po’ di carta da infilarsi a mo’ di tappo nelle narici.
- grazie – mormora piano – e scusa se ti ho spaventato, non era mia intenzione farmi scambiare per un ladro –
- spero di non avertelo rotto davvero il naso, ma dovremmo andare in pronto soccorso – replico io alzandomi e cercando con lo sguardo il cellulare per chiamare mia madre.
Lui mi afferra un braccio, delicato ma deciso, dopo essersi alzato a sua volta – il mio naso può aspettare. Sono qui per parlare con te –
- non dire assurdità. Possiamo parlare nelle ore che ci toccherà aspettare in pronto soccorso. Se andiamo adesso, possiamo essere fuori per cena, spero –
Un naso rotto, su un ragazzo maggiorenne, non è certo un caso della massima urgenza. Gli passerebbero davanti praticamente tutti, e più tardi andiamo, peggio è.
- ma… non… non saremo soli – balbetta, e credo si sia anche imbarazzato.
- prometto che non ti picchierò davanti a testimoni – dico con un sorriso un po’ amaro – anzi, credo di aver già fatto abbastanza –
- Ele… - protesta di nuovo lui
Lo zittisco – Lore, per piacere, se non vuoi farlo per te, andiamoci per me. Mi sentirei più tranquilla se ti curassero a dovere quanto prima –
Lo lascio lì senza aspettare replica, vado su recupero il cellulare e le scarpe, controllo di essere più o meno presentabile e torno a scendere.
Trovo Lorenzo che si tiene la testa con una mano, mentre con l’altra si regge al muro.
- ehi! Ti gira la testa? – gli chiedo subito allarmata e lui veloce abbassa la mano cercando di simulare sicurezza, ma gli esce solo una smorfia di dolore.
Mia madre non risponde al telefono, e lui di certo non può guidare in queste condizioni. Io ho solo il foglio rosa ed inizio ad agitarmi non sapendo cosa fare.
- chiama tuo fratello, mia madre non risponde – gli dico, cercando di non fargli capire il mio stato d’animo.
- mio fratello non è a casa – replica lui – ora che torna tanto vale aspettare che risponda tua madre –
Mi parla ad occhi chiusi, e lentamente. – andiamo. – ordino – guido io la tua auto – affermo con una sicurezza che assolutamente non ho.
- ma sei fuori? Tu non hai la patente! –
- l’ospedale non è lontano. – dico per convincere più me che lui.
- si, infatti. - Mormora lui – ce la posso fare a guidare io –
- non se ne parla – ribatto, e dopo un ultimo tentativo con mia madre, lo prendo sottobraccio e mi avvio.
   
 
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