Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: killerqueen95    28/01/2021    1 recensioni
Avevo completamente la testa per aria, stavo già pregustando gli spaghetti e la comodità del mio divano sgangherato quando un uomo, molto più alto di me, si parò davanti a me all’improvviso. Ancora cerco di capire da dove cavolo sia spuntato fuori, forse grazie ad un trucco di magia, perché un secondo prima lui non era la. Cercai anche di fermarmi in tempo, ma fu del tutto inutile, gli andai addosso e gli versai la bevanda bollente sulla camicia.
Ma lasciamo perdere un secondo la vicenda, io ho una domanda! Chi diavolo è l’idiota che con quel freddo si lascia il cappotto aperto rimanendo in camicia?
Ve lo dico io chi è …
-Elettra!-
Alzai lo sguardo confusa per aver riconosciuto la voce dell’uomo e dannatamente imbarazza sospirai un –Signor Hiddleston … -
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
 
Avevo sentito bene? Tom Hiddleston mi stava davvero chiedendo di uscire con lui? Stavo sognando?
Rimasi imbambolata per qualche secondo, guardavo i suoi occhi limpidi, la barba rossiccia ben curata e quel sorrisino nervoso che avevo iniziato ad amare osservando soltanto uno schermo.
-Ehm… io … - biascicai, confusa, nel pallone più totale.
Come è che si parlava? Era tutta una questione di corde vocali, laringe, lingua, velo palatino e altre mille stronzate che avevo imparato preparando quello stupido esame di linguistica.
L’attore parve rabbuiarsi, si allontanò di un passo dal bancone come se gli avessi appena dato uno schiaffo. Chiaramente aveva preso la mia incapacità di saper comporre una frase come un rifiuto, immediatamente mi sentii una completa idiota.
-Okay- disse lui, aggiustandosi la giacca scura. –Mi dispiace, non volevo essere inopportuno, Elettra. Facciamo conto che non ti abbia detto nulla, nessun problema. Buona giornata- detto questo si girò dandomi le spalle e, grazie alle sue lunghe gambe, in due secondo arrivò alla porta, lasciò la caffetteria chiudendosi la porta alle spalle.
Io ero ancora la, con la bocca mezzo aperta, una faccia da ebete e il cervello che mi gridava “Che cazzo fai Elettra! Corri!”, eppure le mie gambe erano piantate a terra per l’emozione e il panico.
Tom Hiddleston mi aveva chiesto di uscire, porca miseria, io ero stata invitata ad uscire da un attore famoso.
-Mi spieghi cosa stai aspettando?- chiese sconvolto Jeffrey, mi guardava con gli occhi spalancati.
Mi girai verso di lui, ancora incapace di far funzione le gambe, ma finalmente in grado di utilizzare il mio apparato fonatorio nella maniera corretta.
-Che devo fare?- chiesi con un filo di voce.
-Corri immediatamente e vai a dargli una risposta!- disse, scuotendomi per un braccio e facendo finalmente muovere le mie gambe.
Si, dovevo correre.
Corsi fuori dalla caffetteria inciampando più volte sui miei stessi piedi, mi guardai attorno cercando di vedere da che parte fosse andato Tom. Non riuscivo a ricordarlo, corsi mi buttai in mezzo alla strada, completamente alla cieca, come se quella fosse la trovata dal secolo. Mentre attraversavo una delle strade più trafficate di Londra lo vidi, stava entrando in macchina, continuai a correre.
Sentivo il rumore dei freni delle auto e gli insulti degli automobilisti nella mia direzione,  ma non era poi così importante. Io venerdì sarei uscita con Tom Hiddleston.
Cazzo, stava partendo.
Corsi più veloce e iniziai a chiamarlo, agitando un braccio come una matta. Non riusciva a vedermi. Arrivai giusto in tempo per dare una botta al finestrino posteriore, il tanto per fargli venire un colpo e dargli l’impressione di aver investito qualcuno.
La macchina arrestò la marcia, avevo il fiatone, la portiera del guidatore si aprì, mi dovetti poggiare all’auto per riprendermi dalla corsa, un Tom Hiddleston bianco come un cencio venne fuori tenendosi una mano sul petto.
-Mio Dio, Elettra! Ti ho colpita?- chiese, spaventato.
Scossi la testa riprendendo fiato. –Sono libera … - affannai, guardando dritto nella sua direzione –Venerdì sono libera- conclusi.
Lui si avvicinò a me – Ma stai bene? Ti vuoi sedere un attimo?-. Poveretto, pareva davvero molto preoccupato.
Sollevai in alto i pollici e gli feci un sorriso incoraggiante. –Scusami se non ho risposto … mi hai mandata in confusione-.
-Vuoi che ti riporti a casa? Sembri non riuscire a stare in piedi- sembrava che ignorasse completamente la mia risposta alla sua domanda di uscire assieme, oh Zeus e se nel frattempo aveva cambiato idea e voleva tirarsi indietro?!
-Nono, devo tornare a lavoro- non continua ad insistere con la storia del venerdì. Improvvisamente mi sentii molto stupida ed ingenua, magari mi aveva chiesto di vederci solo per pena o per capire se avrei scritto bene di lui nell’articolo. Desiderai che la terra si aprisse sotto i miei piedi e mi ingoiasse. –Ora io torno a lavoro … arrivederci signor Hiddleston.-
Voltandomi per dargli le spalle mi sentii afferrare di nuovo, come una bambola mi fece girare. Sorrideva, sembrava divertito, quello stesso sorriso quasi da folle che ha ogni volta che interpreta Loki.
-Dove credi andare ragazzina!- ancora quell’appellativo maledetto. –Visto che io sono il signor Hiddleston, devo trovare un appellativo a te tanto odioso così da equilibrare i nostri fastidi- mi fece l’occhiolino prima di continuare a parlare –Ci vediamo venerdì, passo a prenderti alle sette- il suo sorriso mi tolse il fiato.
-Si… - balbettai come una sciocca –Cosa devo indossare?- chiesi.
Lui sembrò pensarci qualche istante, guardò il cielo chiaro come se la risposta fosse scritta tra le nuvole.
-Direi casual, vestiti come ti senti a tuo agio, Elettra- detto questo si sporse verso di me, mi diede un bacio sulla guancia e ci salutammo.
Io avevo il cervello completamente andato.
 
Matt quella settimana dovette partire per andare a trovare la sua famiglia e mi lasciò sola. Fu una settimana eterna, parve non finire mai, io ero iperattiva e non riuscivo a stare ferma mezzo secondo. Ne approfittai per lavare tutta la casa cominciando dalla cucina, il bagno, il salone e le camere da letto. Alla fine l’appartamento brillava ed ero riuscita a liberarmi di tutti quegli oggetti e vestiti inutili.
Quando tutta la casa fu perfettamente pulita la situazione andò peggiorando, ripresi a pulire tutto da capo, cercavo di studiare ma avevo la testa completamente altrove, facevo le prove per i vestiti e le prove trucco e ogni volta che finivo non ero mai soddisfatta.
-Sembri una battona- mi disse Ares, guardandomi in videochiamata mentre gli mostravo l’ennesimo outfit.
Effettivamente mio fratello non aveva tutti i torti, quella gonna era eccessivamente corta, non potevo nemmeno inchinarmi senza rischiare di finire con il sedere al vento, e quella maglia era troppo scollata.
-Oh Zeus… - risposi sconsolata, lasciandomi cadere a peso morto sul letto. Mi presi la testa tra le mani scuotendola piano, ero in disastro.
Ma mio fratello ebbe pietà di me e la mattina dopo, due giorni prima del mio appuntamento, me lo ritrovai sul pianerottolo con uno zaino in spalla. Bello come il sole, i gemelli avevano preso i tratti greci dalla parte della mamma. I loro visi sembravano scolpiti, labbra perfette,  mandibola delicata e marcata allo stesso tempo, occhi grandi e brillanti e capelli ricci castano cioccolato. Dei veri dei greci.
Guardai mio fratello imbambolata per qualche secondo poi gli saltai al collo, erano mesi che non vedevo nessuno della mia famiglia, quasi mi venne da piangere quando sentii le forti braccia di Ares circondarmi e stringermi forte.
-Ma che ci fai qui?- chiesi, sciogliendo l’abbraccio e guardandolo.
-Eri disperata, con Tristano abbiamo fatto una colletta e visto che sei qui tutta sola sono venuto io a darti sostegno- lo disse con nonchalance, ma sapevo che il biglietto all’ultimo minuto doveva essergli costato parecchio. –Quindi senza ulteriori indugi mostrami il tuo armadio, sorellina-.
Percorremmo il corridoio immacolato del mio appartamento, praticamente tutto brillava talmente avevo pulito a fondo. Camera mia non era mai stata così ordinata, tutti i libri perfettamente sistemati nella libreria, i vestiti nell’armadio e nella cassettiera, scarpe nella scarpiera.
Ares si guardò attorno stupito con la bocca mezza aperta –Wow, non scherzavi El quando hai detto di aver pulito tutta la casa!-
-Te lo dicevo che sono nervosa- replicai, aprendo l’anta dell’armadio.
Feci un cenno per indicare che era tutto suo mentre mi sedevo sul letto, Ares si posizionò davanti all’armadio e iniziò a spulciare uno ad uno i miei vestiti. Acchiappò qualche capo di dubbio gusto e me li piazzò davanti al viso come per dire “Sul serio?”. Tra questi c’era la gonna utilizzata durante l’intervista con Tom, una tutina rosa confetto lucida che mi faceva un sedere bellissimo, una maglietta bianca con su scritto “il bianco è banale, ma sapessi cosa c’è sotto questa tshirt”.
-Zeus! Se questa maglietta la vedesse la mamma penso che le prenderebbe un colpo al cuore- ridacchiò lui, rimettendola al suo posto.-Sorellina questo armadio sembra quello di una squillo, devo preoccuparmi?-
In tutta risposta gli feci il dito medio e lo sentii ridere di gusto. La risata dei gemelli era sempre contagiosa, avevano una risata cristallina e buttavano sempre la testa all’indietro  mostrando il collo chiaro. Quando ancora stavamo a Roma ed eravamo ad una festa tutti e tre, avevo sentito una ragazza dire qualcosa tipo “Ma quanto vorresti mordere il collo dei gemelli Leone, cioè quelli pure il collo hanno che butta fuori testosterone e sesso”. A me era venuto da ridere, riconoscevo che i miei fratelli fossero davvero belli, ma sentire che effetto facessero sulle ragazze era sempre stranissimo. Senza contare che quando si parlava di Ade bisognava immaginarsi una fitta coda di ragazze adoranti e smaniose di ricevere attenzioni; vi basti sapere che alle superiori e all’università aveva come soprannome “Adone”, questa la diceva abbastanza lunga.
-Okay!- esclamò Ares, riportandomi alla realtà –Forse ho trovato qualcosa che non dica “ti prego strappami questi straccetti di dosso e scopami duro”-
-Sai che sei veramente deficiente?- lo sciommottai.
-Questo deficiente però ti ha trovato un outfit che probabilmente ti farà davvero ottenere una bella scopata, anche senza essere vestita come una battona.-
Ares mi sventolò davanti agli occhi i vestiti. Una mini nero scuro di velluto, maglione bianco a collo alto, cappotto color cammello dritto al ginocchio e le marteens.
-Non ti pare troppo banale?- dissi inclinando la testa di lato.
-Ah no no, signorina devi vederlo sotto la giusta ottica. Questo maglione mette in risalto i tuoi capelli scuri e siccome è bello attillato sembrerà anche che tu abbia le tette-
-Ti ringrazio, Ares-
-Non c’è di che honey. La gonna non è eccessivamente corta, ma mostra le tue gambe perfette. Sarai perfetta Elettra. Sei sempre bellissima- concluse lui accarezzandomi la testa.
Io feci spallucce –Nah, tu, Tristano, Ade e Calliope siete bellissimi. Io sono un po’ la pecora nera della famiglia- ammisi.
Ares spalancò gli occhi scuri e mi guardò con aria sconvolta. –Scusami? Puoi ripetere? Credo di aver capito male-.
-Oh dai, guardami!-
-Ti guardo Elettra!- esclamò.
-Voi siete perfetti, tu e Tristano sembrate due statue greche. Ade non è parliamo, Calliope è perfettamente proporzionata, tette da paura, sedere che Belen spostati proprio e nasconditi nella spazzatura … e poi ci sono io. Bassa, insignificante, il naso troppo grande, tette inesistenti, sai che non riempio nemmeno una prima? Non so cosa ci vede un attore in una come me.- buttai fuori tutto guardandomi allo specchio.
Non ne avevo mai parlato con i miei fratelli, forse una volta era capitato con Ade e si era arrabbiato moltissimo nel sentire quanto io mi sminuissi.
Ares pareva incredulo, non se lo aspettava. Non era comune in casa nostra avere una scarsa autostima, proprio perché erano tutti bellissimi.
-Ok, siediti subito El e ascoltami bene- il suo tono non ammetteva repliche e la sua espressione era così seria da far quasi paura. Così mi sedetti e alzai il viso nella sua direzione per guardarlo. –Tu sei bellissima. I tuoi capelli così scuri e lunghi sono perfetti, i tuoi occhi hanno il colore della cioccolata e brillano, le tue labbra sono perfette e sembrano disegnate da un artista. È vero, non hai le super curve come Calliope, non hai un seno prosperoso, ma ti posso assicurare che nostra sorella darebbe una mano per avere il tuo fisico. Pancia piatta, fianchi stretti, come dice il mio amico Cristiano, “tua sorella ha un culo che nemmeno parla, canta direttamente!”. Quindi smettila subito, non voglio più sentire certe idiozie venire fuori dalla tua bocca.-
 
E così fu, dopo il discorso di Ares non osai replicare in maniera diversa e cercai ogni giorno di vedere i miei punti di forza e ciò che di bello c’era nel mio corpo. Devo dire che con questo esercizio arrivai al giorno dell’appuntamento abbastanza carica e con una buona dose di autostima.
Quando Tom suonò il campanello ero pronta e l’outfit scelto da mio fratello era perfetto, sul serio metteva in luce tutti i miei punti di forza, mi faceva sentire bella e a mio agio.
Il campanello suonò e io mi precipitai come una trottola verso la porta di casa, avevo il cuore che mi batteva a mille nel petto e non riuscivo a smettere di sorridere mi sentivo un po’ una sciocca, ma insomma non capita tutti i giorni di uscire con un attore.
Quando aprii la porta Ares si catapultò al mio fianco, avrei voluto ucciderlo, ma potevo capire la sua curiosità.
-Buonasera Elettra- disse Tom. Era fottutamente bellissimo, ma ragazzi da togliere il fiato, più bello del sole, della luna, di qualsiasi cosa.
Portava una maglione con dei pantaloni neri che gli fasciavano le gambe alla perfezione e una cappotto nero aperto sul davanti. Doveva essere un vizio il suo visto che ancora faceva un freddo cane a Londra, ma d’altronde, a Londra fa mai caldo? La barba rossiccia faceva risaltare i suoi occhi chiari e limpidi e io dovetti concentrarmi per riuscire a partorire una frase con un senso compiuto.
-Salve signor Hiddle… oh Zeus, scusami. Tom. Ciao Tom- arrossi violentemente nel pronunciare il suo, sentii un brivido lungo tutta la schiena mentre lui emetteva un verso divertito. –Lui è- cominciai indicando mio fratello –Ares, mio fratello … ti ricordi? L’ho nominato durante lo sproloquio all’intervista- Zeus, ma perché stavo tirando fuori quella storia imbarazzante?!
Tom fece un sorriso ancora più divertito –Ma certo che mi ricordo.- e quando mai si sarebbe dimenticato di una cosa così assurda? –Molto piacere- disse tendendo la mano verso mio fratello che temetti si sarebbe fatto la pipì addosso per l’emozione di stringere la mano all’attore.
-È davvero un piacere conoscerla!- biascicò Ares, gli occhi gli brillavano e sapevo si stava trattenendo dal fare mille domande al divo.
-Bene, noi andiamo- dissi, prima che mio fratello iniziasse a scatenarsi.
-Se allunga troppo le mani lo uccido.- disse mio fratello in greco, mentre mi dava un bacio sulla guancia. –Buona serata!- aggiunse poi in inglese.
Tom ed io lo salutammo mentre io ridacchiavo per la frase in greco. Nel momento in cui la porta di casa si chiuse alle mie spalle piombai nel panico più totale, ero da sola con Tom Hiddleston, con un attore, stavo uscendo con un attore.
Ero nel panico, era da diverso tempo che non uscivo con qualcuno. L’ultimo era stato un tizio del mio corso di giornalismo che dopo la prima uscita e al primo bacio, aveva ben pensato di infilarmi una mano sotto la gonna pronto a strapparmi via le mutandine. Chiaramente era stato un grandissimo NO.
Ma ora era tutto diverso, Tom non era una persona come un’altra, non era come uscire con un mio coetaneo. E se mi avesse trovata infantile o stupida?
Improvvisamente mi ritrovai fuori dal mio palazzo, l’attore mi aprì lo sportello dell’auto e io mi resi conto di non aver ancora spicciato parola.
Le cose non stavano partendo bene. Okay, dovevo concentrarmi e stare serena, fare dei piccoli respiri e … l’attore si sedette accanto a me, al posto del guidatore, si mise la cintura e accendendo il motore mi sorrise, io mi sciolsi come un budino.
-Hai avuto l’occasione di leggere l’articolo che abbiamo redatto con Michelle?- chiesi io, con una vocina che non sembrava nemmeno la mia.
-Certo! L’ho trovato piacevole, ben impostato e sono grato che non mi abbiate fatto domande noiose, siete state veramente molto brave, complimenti!- mise in moto l’auto.
Certo che se continuava a sorridere in quel modo e a farmi i complimenti, mi sarei sciolta così tanto che mi avrebbe riportata a casa nel mio stato liquido e non in quello solido.
-Allora- riprese lui –Parlami un po’ di te, come mai sei venuta ad abitare qui a Londra?- mi chiese.
-Oh, beh ho deciso di spostarmi quando ho iniziato l’università. Sai l’Inghilterra mi ha sempre affascinata, la monarchia, l’architettura, il verde. Così quando mi sono diplomata ho deciso di cambiare aria e ho provato un test di ingresso qui a Londra e alla fine sono partita con quello che era il mio ragazzo, ma poi con lui non ha funzionato e mentre io mi facevo il mazzo tra lo studio e il lavoro si è messo con una mia collega dell’università. Ora lui è tornato a Roma da un bel po’, mentre io mi sono rimboccata le maniche e ho fatto di tutto per riuscire a rimanere.-
Lui inclinò la testa con un gesto di approvazione. –Lodevole, davvero. Riesci a mantenerti completamente da sola?-
-Si- ammisi, con un certo orgoglio nella voce. –Io non chiedo nulla ai miei genitori, ma loro ogni tanto mi mandano lo stesso qualcosa e questo mi permette di togliermi qualche sfizio.-
-Te l’ho chiesto perché all’inizio ti ho giudicata male, Elettra. Durante l’intervista, non appena ti ho vista mi ha colpito immediatamente la tua bellezza così fuori dal comune e così distante da tutte le ragazze inglesi. Poi quando ho saputo che venivi dall’Italia e ho visto il tuo abbigliamento, che permettimi era del tutto fuori luogo anche se piacevole per gli occhi, ho pensato che fossi la classica ragazza in erasmus che pensa soltanto a divertirsi e farsi la vacanza sulle spalle della propria famiglia.- lo dice con calma, e sento nel suo tono che non c’è accusa o sufficienza, ma quello che sta dicendo lo dice per complimentarsi con me. –Quando ho visto la tua casa e il tuo coinquilino, ho capito che eri giovane, ma che eri una abituata a rimboccarsi le maniche e lavorare.-
Wow, wow, wow! Cosa sentivano le mie orecchie. Tom Hiddleston mi stava facendo dei complimenti e mi aveva detto che ad averlo colpito era stata la mia bellezza! Entro la fine della serata sarei diventata un liquido.
-Io …. Ehm … Zeus …- biascicai imbarazzata.
-Scusami! Non volevo metterti in imbarazzo!- disse lui, girandosi un secondo nella mia direzione e ridacchiando appena.
-No- mi scusai io –è solo che sembra così assurda tutta questa situazione- ammisi.
-È lo stesso per me, non ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che sono uscito con una ragazza che non fosse famosa e così tanto più giovane di me. Sai sono agitato anche io-  lo disse sorridendo mentre parcheggiava l’auto.
Tirò il freno a mano e mi guardò per qualche istante, era così bello e io così goffa. Come aveva potuto scegliere me tra le mille ragazze famose che poteva avere, cioè l’ultima con cui si sapeva che era stato era Taylor Swift. TAYLOR SWIFT. State capendo? Io ero la signora nessuno.
-Comunque- dissi ridacchiando –Tanto per la cronaca, l’abbigliamento da squillo il giorno dell’intervista, non era affatto previsto.- dissi, non per cercare di difendermi, ma perché volevo raccontargli qualcosa di divertente.
Così feci. Scendemmo dall’auto e iniziammo a passeggiare, io gli raccontai della sera prima dell’intervista e della sbronza che mi ero presa con Matt, gli raccontai di come il caffè avesse rovinato i pantaloni e di come fossi entrata nel panico fino a decidere di presentarmi vestita in quel modo.
Tom rise, ma proprio di gusto e mi raccontò di quanto fosse agitato per quell’intervista. Per lui fu la prima volta un intervista condotta da universitari e così mi racconto che la Professoressa Patt è sua zia e del fatto che gli dovesse un favore o qualcosa del genere. Rimasi sbalordita perché non avevo idea del fatto che fosse sua zia, erano stati entrambi molto discreti.
-Devo ammettere che ho chiesto a mia zia prima di invitarti ad uscire, dovevo capire se fossi una pazza o di quelle fan esaltate, sai non amo molto quel genere di persone-.
Ecco spiegato come aveva potuto fidarsi, fortunatamente la professoressa aveva una buona opinione di me.
E continuammo a parlare, mi raccontò di alcune disavventure con i fan, di quando una ragazza si era infilata in casa sua e si era fatta trovare nuda sul letto. O di quanto un fan aveva frugato tra la sua spazzatura per rivendere i rifiuti su internet.
Arrivammo davanti un chiosco che vendeva street food e io fui enormemente felice del fatto che non mi avesse portata fin da subito in un super ristorante o roba simile. Credo che mi sarei sentita profondamente a disagio.
Invece fu tutto così naturale, mangiare crocchette di patate seduti su una panchina, ridere insieme, in pochissimo tempo non mi sentii più inferiore, ma mi sembrò di avere accanto una persona del tutto normale come me.
Parlammo dei miei studi, i miei progetti per il futuro, parlammo assieme di Endgame e di quanto avessi sofferto nel vedere Loki morire e lui mi prese in giro tantissimo.
-Hey- esclamai, dandogli una pacca sul braccio. –Non sfottermi, Loki è sempre stato il mio preferito!- mi lamentai.
Lui rise, buttando appena la testa indietro e mi cinse le spalle con un braccio, improvvisamente iniziai a sentire molto caldo.
-Quindi sono il tuo preferito?- disse, abbassando leggermente il tono della voce che si fece più caldo e sensuale.
Oh Zeus, pensai, qui oggi muoio per infarto.
Sentii le guance tingersi di rosso, lo capii anche dal suo sorriso che si fece più furbo, ero quasi certa che stesse per baciarmi quando entrambi notammo che un gruppo di persone l’avevano riconosciuto.
Tom sospirò piano e si alzò in piedi, sembrava un po’ seccato. Io lo ero di certo, insomma la situazione si stava facendo molto interessante.
-Vieni, continuiamo la passeggiata, ti va?- chiese, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
Era un vero gentleman, un vero inglese. Accettai l’aiuto e credesti che subito dopo mi avrebbe lasciato la mano, ma non fu così. Riprendemmo la nostra passeggiata mano nella mano. Accanto a lui mi sentivo così piccola!
-Tom … - sussurrai piano, alzando il viso per poterlo guardare. –Credo ci stiano scattando delle foto- dissi.
Lui sbuffò leggermente –Già … mi dispiace, avrei dovuto prevederlo. Se ti da fastidio posso chiedere di smetterla- .
-Oh no, nessun problema, è solo strano- ridacchiai –Di certo non mi capita tutti i giorni di essere fotografata mentre cammino per strada.-
-Magari la prossima volta organizziamo qualcosa di meno esibizionista- rispose lui.
La prossima volta? Zeus, quindi ci sarebbe stata davvero una prossima volta? Il mio stomaco fece una capriola e vi giuro che mi sarai messa a saltare per strada, ma cercai di mantenere un certo contegno.
Arrivammo fino a Buckingham Palace e io ne rimasi estasiata come tutte le volte in cui passavo davanti al palazzo. Era bellissimo.
-Sai da bambina ho sempre immaginato di essere invitata per qualche evento super figo, mi immaginavo con un vestito bellissimo e una corona in testa-
-Sai, il prossimo mese io sono invitato al matrimonio del principe- lo disse con grande calma, come se fosse del tutto normale.
Io mi bloccai, spalancai occhi e bocca –COSA?- quasi gridai.
Lui fu costretto a fermarsi per non perdere la presa sulla mia mano e mi venne più vicino. –Eh si!- fece spallucce, ancora con quell’atteggiamento pacato.
-Tu … tu – balbettai –Conosci il principe?- riuscii alla fine a dire.
-Si- ridacchio continuando a vedere la mia espressione sempre più stupita. –Insieme abbiamo fatto alcune arrampicate con la doppia corda e ho partecipato ad alcune delle sue campagne umanitarie in Africa. Tutto qui.-
-Tutto qui, dice lui! Come se conoscere un membro della casata reale dei Windsor fosse la cosa più normale a questo mondo!-
Continuammo a camminare fino a quando non iniziarono ad arrivare dei veri e propri paparazzi, tra cui uno di questi addirittura afferrò il mio braccio per farmi voltare. A quel punto Tom accelerò il passo fino a riportare entrambi dentro l’auto. Fu abbastanza sconvolgente essere assalita in quel modo e lui mi chiese scusa circa mille volte.
-Mi dispiace tantissimo- disse di nuovo, mentre parcheggiava l’auto sotto il mio palazzo. –Spero non ti sia spaventata quando quell’uomo di ha afferrata per un braccio- accarezzò il mio braccio con fare gentile.
-Un pochino, ma ora è tutto okay. Più che altro non mi aspettavo sarebbe successa una cosa simile.- di rimando gli accarezzai la mano che ancora posava sul mio braccio, sorrisi per tranquillizzarlo.
-Forza, ti accompagno di sopra-.
Era stata una serata bellissima e onestamente non vedevo l’ora di rivederlo, niente avrebbe potuto guastare questo appuntamento perfetto.
Niente, tranne forse …
Il maledetto ascensore che si ferma.
Esatto, porca miseria!
L’ascensore si bloccò prima di arrivare al mio piano, si fermò producendo un tonfo sonoro che fece tremare tutta la cabina. Io mi spiaccicai la mano in faccia e subito dopo iniziai a premere i pulsanti imprecando in greco.
-Non ci posso credere, maledizione- mollai un pugno alla pulsantiera che non dava segni di vita e poi poggiai la schiena contro la parete della cabina.
-Non riparte?- mi chiese lui.
-No, oddio che imbarazzo!- esclamai componendo il numero dei vigili del fuoco che ormai erano diventati miei cari amici e almeno una volta al mese venivano a salvarmi dall’ascensore. –Si pronto! Sono Elettra Leone, si esatto … civico 227, si sempre io. Sono chiusa nell’ascensore e non sono sola, si è fermato al terzo piano. Okay, grazie mille, a tra poco- chiusi la chiamata e buttai il cellulare dentro la borsa sbuffando sonoramente.
-Hey, Elettra!- esclamò Tom, venendomi più vicino –Non ti preoccupare, è tutto okay! Tutto questo rende ancora più movimentata la nostra uscita.- cercò di consolarmi.
Ma io ero imbarazzatissima, non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi e, quando per l’ennesima volta ripeté il mio nome, mi mise tue dita sotto il mento costringendomi ad alzare il viso.
-Va tutto bene- disse di nuovo.
-Sono mortificata- sussurrai –Penserai che vivo in una catapecchia- abbassai nuovamente lo sguardo.
-No! Penso  che tu viva in una casa normale e che grazie al tuo lavoro ti puoi permettere.-
-Molto distante dalle case a cui sei abituato… - dissi in un soffio.
-Questo è vero, ma non è meno piacevole- poi fece una pausa, si avvicinò di più a me fino a far toccare i nostri corpi. Trattenni il respiro e sollevai immediatamente lo sguardo trattenendo il fiato, cosa stava succedendo? I suoi occhi era furbi, maliziosi, come quelle espressioni da Loki che mi facevano gridare “Sono già senza mutandine”. –Sai questo inconveniente potrebbe rivelarsi piacevole, dopotutto- posò una mano proprio sulla parete sopra la mia testa, la mano che mi sosteneva il mento mi accarezzò la guancia molto vicino alle labbra.
Porca miseria, oh santissimi numi!
-C’è una cosa che avrei voluto fare, ma tra persone comuni e paparazzi non me la sono sentita di esporti così tanto alla nostra prima uscita- madonna la sua voce vellutata e quell’accento britannico, stavo per avere un orgasmo soltanto ascoltando le sue parole.
-Cosa?- dissi con un filo di voce, le gambe mi si erano ridotte a due budini e il cappotto stava cominciando a farmi sentire troppo caldo.
Lui sorrise, quel sorriso furbo di Loki e io dovetti appellarmi a tutti gli dei per non morire li sul momento.  Poi, con estrema lentezza si piegò su di me e io mi sentii così piccola mentre il suo corpo mi sovrastava, il cuore stava per schizzarmi dal petto. Le sue labbra si poggiarono delicatamente sulle mie e io di riflesso chiusi immediatamente gli occhi. Le sue labbra erano morbide, combaciavano perfettamente contro le mie, si muovevano piano, senza fretta. Stavo letteralmente uscendo di testa. Quando sentii le sue labbra schiudersi appena, lo imitai, lasciai che le nostre lingue si toccassero piano e poi in maniera sempre più forte e più audace. La mia mano andò ad infilarsi tra i suoi riccioli rossicci, erano così morbidi, lo attirai di più a me e fu a quel punto che mi afferrò per le gambe e mi sollevò da terra, probabilmente si era stancato di stare piegato per arrivare al mio viso. Gli misi le braccia al collo e mi godetti quel bacio assolutamente fantastico.
Fino a quando non sentimmo un –Signorina Leone, è li dentro?-
Tom si staccò da me, entrambi avevamo le labbra gonfie e umide, mi rimise a terra e io mi diedi un tono mentre rispondevo ai vigili del fuoco.
Ovviamente ci liberarono in pochi minuti, Tom mi accompagnò alla porta e mi diede un bacio leggero per salutarmi e poi tornò a casa sua.
E questa è stato il mio primo appuntamento con Tom Hiddleston
 
Non voglio nemmeno guardare quando è stata l’ultima volta che ho aggiornato! Sono in sessione d’esame e mi è venuta una voglia matta di continuare questa ff, quindi ecco a voi il capitolo 4!
Scusatemi, cercherò di aggiornare presto! Killerqueen95
   
 
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