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Autore: lmpaoli94    29/01/2021    1 recensioni
In un tempo dove i cavalieri si conquistavano l’onore cavalcando per il popolo, le varie suddivisioni di 17 contrade si sfidavano per la supremazia del Regno di Numarsa.
Il primo giorno d’estate era il momento in cui gli uomini dimostravano il loro valore combattendo in duelli controversi.
Le battaglie duravano un tempo illimitato e la contrada vincitrice festeggiava in giro per il Regno dopo aver conquistato tutto il potere.
Ma i giochi sporchi di tali organizzazione andavano a macchiarsi di sangue e di tradimenti che il momento più importante del Regno veniva oscurato da una guerra improvvisa.
Ma cosa sarebbe successo se la pace avesse avuto le sembianze di una… donna?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva tutti gli occhi addosso.
Si muoveva a piccola passi mentre le sue catene sembravano la condanna verso l’entrata degli inferi.
ma Ginevra, per quanto potesse trovare il coraggio necessario in quel frangente, sentiva il vento scorrere sul suo viso sciupato dall’odio reciproco.
Distogliendo lo sguardo dai suoi pensieri, riuscì a vedere il marchese Angioino e il Conte Varello fissarla con sguardo immune e senza significato.
< E’ inutile guardarmi adesso, nipote > fece suo nonno come gesto di sfida < Avete firmato la vostra condanna a morte ribellandovi ai voleri di uomini più potenti di voi e rinnegando una vita serena e felice. Non avete nessuna scusa perché la vostra vita venga risparmiata. Sappiatelo. >
Ginevra, che era rimasta in silenzio per altri secondi si limitò a dire che non aveva la minima intenzione per continuare a soffrire a causa di un uomo che l’aveva sempre odiata fin dal momento della sua nascita.
< Continuate ad odiarmi anche da morta. Ma sappiate che un giorno ci sarà qualcuno che prenderà il mio posto nell’uccidervi. >
< Davvero? E chi sarebbe? Argentio, per caso? >
< Non osate nominare mio nipote. Non ne siete degno. >
vendendo Fra Tito dinanzi a lui, il Conte Varello fu estremamente felice che anche lui avesse accettato l’invito come tutti gli altri.
< Fra Tito, non posso nascondere la mia sorpresa nel vedervi. Volete portare in alto l’onore della vostra Contrada? >
< No. Solo venuto a vedere fin quanto il vostro odio si può spingere all’indirizzo di una povera creatura. Come potete pensare che la povera Ginevra… >
< Eppure non dovreste pensare a lei > lo interruppe l’uomo < Anche voi e gli altri miei nemici farete la stessa fine, sapete? >
< Minacciate pure quanto volete. Tanto non avrete mai il potere necessario per sottometterci. Numarsia è un Regno libero e voi non riuscirete a distruggerlo. >
< Ben detto! > gridò il Duca Gregio Fiorabesco e il suo alleato il Granduca Fieralberto scatenando una piccola rivolta tra gli spalti < Voi non ci avrete mai! Mai! >
Mentre le guardie stavano per ripotare la calma, l’ordine perentoria del Conte Varello spiazzò tutti i presenti.
< Marchese Angioino, sareste così gentile di esaudire uno dei miei più grandi desideri che albergano la mia mente da molti anni? >
< Con grande piacere. >
Scoccando le sue frecce prendendo una mira innaturale, il marchese Angioino uccise in maniera rapida i due Capi delle Contrade che erano state appena catturate.
< Fra Tito, che non sopportava un simile affronto, fu fermato a sua volta dal marchese Angioino che lo teneva in pugno con le sue frecce.
< Vi consiglio di non muovervi. Per il vostro bene. >
Ginevra, che aveva assistito a tutto quel dolore, non riusciva a credere a quanta oscurità potesse celarsi nel cuore di suo nonno.
< Ginevra, è inutile che voi mi guardiate così. >
< Tra poco non avrò più sguardo implorante nel vedere tutte le vostre cattiverie. Il buio e la pace mi risparmieranno una volta per tutte. >
< Scelta saggia, ma alquanto dolorosa. Almeno per voi. >
Dopo aver fatto placare gli animi una volta per tutte, Ginevra si ritrovò al cospetto di Equestre che stava continuando a versare lacrime per la sua imminente fine.
< Il vostro pianto, s’eppur sincero, non scalfirà mai la vostra anima dannata. Voi avete osato venire a patti con il diavolo in persona e la vostra nima ha conosciuto il volere di un uomo malvagio. Come vi sembra di sentirvi? >
< Ginevra, se io potessi salvarvi in qualche modo… >
< Non vorrei io. Perché non potrei permettere che voi mi tocchiate con il vostro sangue da traditore. >
Continuandolo a ferirlo nell’orgoglio, improvvisamente la rabbia repressa di Equestre esplose come un vulcano in piena.
< Continuate pure a maltrattarmi come volete, ma sarà un vero piacere per me ridurvi a pezzettini mentre il vostro sangue sgorga in mezzo alla folla. >
< pensate davvero che la vostra frenesia dell’uccidermi possa spaventarmi? >
< Non m’interessa se vi spaventa o no. L’importante è non sentire più la vostra voce una volta per tutte. >
Appena la testa della povera Ginevra si adagiò proprio sotto la spada di Equestre, il senso di vergogna scomparve improvvisamente e la vogliadi un urlo di dolore echeggiare in tutto il Regno si faceva sempre più forte.
ma appena scoccarono le sei del mattino e la luce del primo giorno diventava più insistente un individuo dalla maschera argentata ferì malamente la mano di Equestre mentre il Conte Varallo e il Marchese Angioino non credevano ai loro occhi.
< La vostra follia è pari solo alla vostra ignoranza, Equestre Orvalo dei Rigamonti. La vostra mancanza di onore rende la vostra Contrada una pura vergogna. >
Fissando i lineamenti di quel viso coperto e come si ergeva in tutta sicurezza, Equestre capì subito che si trattava di Argentio.
Ma incredibilmente, ilo giovane ragazzo non era per niente da solo.
< Vi siete fatto accompagnare? Paura di incorrere in rischi più grandi di voi? >
< No. Sono io che devo ripulire il mio onore a causa dei miei peccati passati. >
mentre il compare dell’uomo dalla maschera d’argento mostrava il suo volto, il Conte Varello non poteva rimanere ancora inerme per molto.
< Oltraggioso! Questa è pura follia! > gridava il Conte dagli spalti < Grigherio, voi non avete nessun diritto di farmi questo! >
< Posso eccome. E presto anche la vostra gente verrà dalla mia parte. Per fermare una volta per tutte il vostro odio che avete nei confronti di una famiglia che non ha fatto che portare del bene a Numarsia. >
< Sciocchezze! La Contrada della Pantera come la vostra, è la maledizione di questo Regno! Numarsia non ha bisogno di gente come voi! >
< Ah davvero? Allora lasciamolo decidere al popolo cos’è meglio oppure no. >
Mentre un’orda di gente si voltava verso il Conte Varello e il Marchese Angioino, il senso di rivalsa stava facendo spazio ad una paura incontrollabile per il Conte Varello.
Il marchese Angioino, fuggito inspiegabilmente per non incorrere alla morte, riuscì a confondersi tra la folla mentre il Conte Varello veniva circondato.
< Non mi avrete mai vivo! Mai! >
Sguainando la sua spada, Varello era pronto per togliersi la vita davanti ai suoi nemici.
< Non mi avrete mai vivo! Io non merito di morire come un plebeo della peggior specie! Nessuno riuscirà ad uccidermi se non io! >
Ma quando Argentio scaraventò via la sua maschera argentata per colpire a morte il suo acerrimo nemico, Ginevra lo fermò all’ultimo secondo per pregarlo di non ucciderlo.
< No! Ci sono stai troppi spargimenti di sangue in questo periodo > mormorò Ginevra con le lacrime agli occhi < E’ giunta l’ora di finire tutto questo. Torniamo alla nostra vecchia vita di amanti. Ormai l’amore e la felicità sono le uniche cose che ci rimangano. >
< Ma cosa dite?! Vostro nonno potrebbe essere sempre una minaccia. >
< Non lo sarà mai più. Ormai il polo si è ribellato. >
Prima che il Conte Varello potesse uccidersi definitivamente, la folla inferocita riuscì a disarmarlo e a renderlo inerme.
< Allora uccidetemi pure. Che cosa aspettate?! Avanti! >
Liberandosi dalle catene dell’odio che il Conte Varello gli aveva messo, Ginevra si recò verso di lui per guardarlo negli occhi anche solo un’ultima volta.
< A differenza vostra, io morirò con il cuore in pace. Mentre il vostro odio sarà talmente grande e immenso che sarà la vostra autodistruzione. Verrete rinchiuso nel vostro stesso castello e lasciato morire soffrendo. Non avrete mai più occasione di fare del male a me e a tutti quelli che mi circondano. Avete capito bene? >
Mentre un urlo strozzato e un ghigno malefico si dipinse sul volto del vecchio Conte, qualcosa di incomprensibile riuscì ad arrivare all’udito della donna.
Scossa per quel momento e per tali rivelazioni, la giovane donna scappò in lacrime mentre sentiva che la sua vita era stata sconvolta ancora una volta.
< Scappate via, se volete. Ma il vostro senso di rimorso per non avermi ucciso prenderà il sopravvento e andando avanti con il tempo sarà troppo tardi! >
Portato via con la forza, Argentio riuscì a ringraziare il suo amico Grigherio per non avergli voltato le spalle nel momento del bisogno.
< Siete voi che mi avete dato una possibilità, amico mio > fece il Capo della Contrada Spadaforte < Mi avete ridato un futuro che pensavo di non avere più. La vostra bontà vi rende il cavaliere con tutte le maggiori onorificenze. >
< Vi sono grato per queste belle parole, Grigherio… Ma credo che la mia felicità sia stata messa a dura prova ancora una volta. >
< Parlate con la vostra amata e chiaritevi. Numarsia da oggi sarà un luogo felice per tutti. >
voltandosi verso suo padre che si limitò a guardarlo serio, con un inchino lieve gli fece capire di avere il suo benestare.
< Siate felice, figlio mio. Ve lo meritate. >
E dopo aver visto un lieve sorriso sul volto di Fra Tito, Argentio si apprestò a inseguire quella donna tanto amata che non voleva dargli pace in nessun modo.
 
 
Trovandola su uno sperone di una collina in cui si poteva godere una vista mozzafiato, le lacrime che Ginevra stava versando era solo per la sua debolezza.
< Non mi dovreste vedere piangere > fece la donna con tono flebile.
< Piangere non è segno di debolezza > fece l’uomo risoluto < Vi viglio aiutare. Non mandatemi via. >
< Segno di debolezza? Per me lo è eccome… Sapete che cosa mi ha detto quel bastardo di mio nonno prima di venire portato via con la forza? Che è stato lui ad uccidere i miei genitori. >
< Che cosa? >
< E’ stato vago con le parole, ma pare che il motivo sia molto semplice: la gelosia e l’irriverenza di un figlio che voleva trasformare Numarsia in un luogo migliore come avete fatto voi in incognito per tutti questi anni. >
< Io non avrei mai creduto… >
< Che la follia di quell’uomo si potesse spingere a tanto? Nemmeno io… Eppure dopo quelle parole, avevo il motivo valido per una vendetta che mi era stata servita su un piatto d’argento. Ma qualcosa mi bloccava e non sono riuscita ad essere giudiziosa come avrei voluto. >
< Ginevra, a voi non vi mancherà mai la forza di essere giudiziosa. >
< Ho paura, Argentio. Ho paura che il futuro che si prospetta davanti a noi sia lugubre come il mio passato. >
< Non permetterò mai che accada una cosa del genere. >
Inchinandosi al suo cospetto e fissandola dritta negli occhi, Argentio lasciò trapelare una dichiarazione sopra ogni sorpresa.
< Ginevra, forse non sarò mai l’uomo perfetto che voi desiderate, ma di una cosa posso farvi elice: il mio amore per voi è incommensurabile e la voglia di starvi accanto nonostante tutte le difficoltà mi è dolce in questa vita che non ho mai compreso appieno. Quindi vi prego, accettate di diventare mia moglie e combatteremo tutte le avversità della nostra vita. Insieme. >
Non potendo dire di no mentre sentimenti sinceri stavano facendosi largo tra l’odio che aveva per suo nonno, un bacio appassionato e pieno d’amore sancì la loro definitiva unione.
< Sì, Argentio. Il vostro bene e il vostro coraggio sono riusciti a conquistare il mio cuore e il poco onore che mi rimane. >
< Non dite così. Il vostro onore… >
< Ciononostante la mia vita prenderà una diversa strada: la strada della vostra protezione e del vostro amore, culminata con la voglia di tornare a vivere. Di tornare a sognare. >
< Cara Ginevra, non potevate dire parole più chiare e sincere. >
E mentre le luci del nuovo giorno diventavano sempre più brillanti, il loro futuro si prosperava roseo, nonostante il Regno di Numarsia avesse bisogno di tutto per tornare allo splendore e alla pace di un tempo.
Ma in fondo la gioventù dei due cavalieri era forte e il coraggio di cambiare le cose non mancava.
L’unica domanda da farsi era la seguente: Ce l’avrebbero fatta? O avrebbero fallito?
Solo il loro destino avverso avrebbe potuto rispondere… E voi che cosa pensate?
   
 
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